Un luogo per rinsaldare l`amicizia tra fede e ragione

Italia
4 Sabato, 28 maggio 2011
Notizie flash
■ Milano
❚❚ Mons. Crociata
In politica
la Chiesa non
è “partigiana”
Politiche familiari:
si deve fare di più
Nel campo delle politiche familiari
non solo si può ma si deve fare di
più”: lo ha detto martedì in Vaticano,
rispondendo a una domanda sulla
situazione di difficoltà delle famiglie
emersa ieri dai dati diffusi dall’Istat, il
card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo
di Milano, intervenuto alla conferenza
stampa di presentazione del VII
Incontro mondiale delle famiglie in
programma nel capoluogo lombardo il
prossimo anno (30 maggio-3 giugno
2012). Il cardinale ha sostenuto che
“se l’auspicio è che siano potenziate
tutte le politiche di sostegno per
i più bisognosi, a maggior ragione
andrebbero sostenute le politiche
familiari così indispensabili per dare
respiro a quanti sono in difficoltà.
L’Italia – ha poi aggiunto – non brilla
come potrebbe e come dovrebbe in
questo settore”. Il cardinale ha poi
risposto a un’altra domanda sulla
situazione femminile, in famiglia
e nel lavoro, sostenendo che
“dall’insegnamento di Giovanni Paolo
II si può e si deve recuperare il suo
appello profetico perché la donna sia
adeguatamente sostenuta e valorizzata
nei suoi ruoli di madre e di lavoratrice”.
L
a Chiesa “non sceglie una parte, ma assume il bene di tutti e accoglie tutti coloro
che esprimono un voto in un senso o in
un altro, che svolgono un impegno in uno o
in altro schieramento. Senza farsi partigiana,
ma con l’impegno di accompagnare tutti nella
ricerca del bene comune”. Mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ha sintetizzato in questi termini il rapporto tra cattolici e
politica, tema di alcune domande della prima
conferenza stampa della 63ma Assemblea generale dei vescovi italiani. Quello della Cei è
“un invito ad assumere in coscienza” l’impegno ad esprimere la preferenza per i candidati
alle amministrative, “ma senza coinvolgere
la comunità cristiana come tale nell’assunzione di questo impegno”. Ai cattolici che
“svolgono un servizio nella vita pubblica
o politica”, ha ribadito mons. Crociata, “è
chiesto un pegno coerente, di essere coerenti con la loro fede, e anche la scelta dei
candidati deve tener conto del quadro delle
caratteristiche e delle esigenze che permettono a chi assume responsabilità in ambito
pubblico di essere capace di rappresentare
non gli interessi di una parte, ma la visione dell’uomo che esprime la fede cristiana:
non come espressione di parte, ma come
espressione del bene comune a vantaggio di
tutti. Io credo – ha aggiunto mons. Crociata a
proposito del voto – che non ci possa sostituire
alla coscienza di nessuno. Dobbiamo ricordare quali sono i criteri che valgono per la vita
spirituale, pastorale, a cui i pastori richiamano
tutti i fedeli. Sono loro, poi, a scegliere - liberamente rispetto alla loro coscienza - il candidato che risponda alla visione cristiana della
vita e della realtà”. Interrogato dai giornalisti
sul referendum, mons. Crociata ha risposto
che “tutte le forme di espressione della volontà popolare sono forme da apprezzare, stimare
e incoraggiare”.
UNIVERSITà CATTOLICA. In udienza da Benedetto XVI.
Un luogo per rinsaldare
l’amicizia tra fede e ragione
F
■ Roma
Amnesty International
da Napolitano
Martedì mattina una delegazione
della sezione italiana di Amnesty
International, guidata dalla
vicepresidente Sonia Villone, ha
incontrato al Quirinale il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano
“per un ideale brindisi alla libertà”, in
occasione del 50° anniversario della
nascita dell’organizzazione, che ricorre
sabato 28 maggio. “La delegazione
di Amnesty International – si legge
in un comunicato - ha illustrato al
presidente Napolitano la situazione dei
diritti umani nel mondo, evidenziando
come l’attuale, crescente domanda di
libertà, giustizia e uguaglianza si stia
diffondendo dall’Africa del Nord e dal
Medio Oriente fino a costituire una
rivendicazione globale, ‘alba di una
possibile rivoluzione dei diritti umani’”;
ha ringraziato il presidente Napolitano
per il suo impegno per l’affermazione,
“anche in Italia, di una cultura dei
diritti umani”, ed ha esposto le
“proprie preoccupazioni” per “l’erosione
dei diritti” di categorie vulnerabili e
per “alcune lacune legislative, quali
l’assenza del reato di tortura nel codice
penale”.
ra le prime responsabilità dell’Università Cattolica, “vi è certamente quella
di rinsaldare – nel campo della ricerca scientifica, soprattutto – l’amicizia tra
fede e ragione, così che l’antropologia cristiana non appaia mai subordinata
o di rango inferiore nei confronti della conoscenza scientifica, bensì ne
orienti gli avanzamenti e ne illumini i risultati”. Lo ha detto, sabato 21 maggio
Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, rivolgendo il
suo saluto a Benedetto XVI, che ha ricevuto, nell’Aula Paolo VI, dirigenti, docenti
e studenti dell’Ateneo, in occasione del 90° della fondazione. “Il nostro tempo –
ha dichiarato Benedetto XVI - è tempo di grandi e rapide trasformazioni, che si
riflettono anche sulla vita universitaria:
l’orizzonte del nostro pensiero, è via alla
la cultura umanistica sembra colpita
verità piena, guida di autentico sviluppo”.
da un progressivo logoramento” e
“Senza orientamento alla verità, senza
la cultura contemporanea “tende a
un atteggiamento di ricerca umile e
confinare la religione fuori dagli spazi
ardita – ha evidenziato il Papa -, ogni
della razionalità: nella misura in cui
cultura si sfalda, decade nel relativismo
le scienze empiriche monopolizzano
e si perde nell’effimero. Sottratta invece
i territori della ragione, non sembra
alla morsa di un riduzionismo che la
esserci più spazio per le ragioni del
mortifica e la circoscrive può aprirsi
credere, per cui la dimensione religiosa
ad un’interpretazione veramente
viene relegata nella sfera dell’opinabile
illuminata del reale, svolgendo così
e del privato”. Perciò, “in questo
un autentico servizio alla vita. Fede e
tornante storico” per l’Università
cultura – ha sostenuto il Santo Padre
Cattolica del Sacro Cuore “è importante
- sono grandezze indissolubilmente
consolidare e incrementare le ragioni
connesse”, perciò “quando questo
per le quali è nata”. La prospettiva
connubio si infrange, l’umanità
cristiana “non si contrappone al sapere
tende a ripiegarsi e a rinchiudersi
scientifico e alle conquiste dell’ingegno
nelle sue stesse capacità creative. È
umano, ma, al contrario, la fede allarga
Il Papa ha ricevuto
universitari e docenti in
occasione del 90.esimo
della fondazione.
necessario, allora, che in Università abiti
un’autentica passione per la questione
dell’assoluto”. Rivolgendosi, poi, ai
giovani universitari, il Papa ha affermato:
“Voi siete la dimostrazione vivente di
quel carattere della fede che cambia la
vita e salva il mondo, con i problemi
e le speranze, con gli interrogativi e
le certezze, con le aspirazioni e gli
impegni che il desiderio di una vita
migliore genera e la preghiera alimenta”.
Ai docenti, invece, “è affidato un
ruolo decisivo: mostrare come la fede
cristiana sia fermento di cultura e luce
per l’intelligenza, stimolo a svilupparne
tutte le potenzialità positive, per il bene
autentico dell’uomo. Ciò che la ragione
scorge, la fede illumina e manifesta”.
Nota economica. Dopo il declassamento dell’agenzia di rating Standard & Poor’s.
Sono attendibili le previsioni di Tremonti?
I
n Marco 8,15 si legge: “Badate! Fate attenzione al lievito dei farisei e al lievito
di Erode”. In altre parole: non collaborate all’edificazione della società civile, politica ed economica, antitetica all’architettura cristiana. Non intendo riferirmi
a modelli architettonici utopici, quindi mi
limito a sostenere che i cristiani dovrebbero
operare per rendere la società il più possibile rispettosa dell’insegnamento sociale della
Chiesa e dello spirito evangelico. La società
dovrebbe quantomeno essere rispettosa di
due concetti: avere e essere. Giovanni Paolo II nella Sollicitudo rei socialis scrive: “L’avere oggetti e beni non perfeziona di per sé
il soggetto umano, se non contribuisce alla
maturazione e all’arricchimento del suo essere”. Indi completa: “Né sarebbe veramente
degno dell’uomo un tipo di sviluppo che non
rispettasse e non promovesse i diritti umani”. Dal 2004 al 2008 il “modello Zapatero”, in
Europa, veniva osannato. La sinistra italiana
lo presentava come modello di modernizzazione sociale e di sviluppo economico. La
Spagna, come tutte le Nazioni occidentali,
è entrata in recessione nel 2008, a seguito
delle note vicende di Wall Street e di tutta
una serie di ragioni che hanno colpito, con
caratteristiche e misure differenziate, i singoli Stati. Si è parlato molto di bolla edilizia
e poco di mancate riforme strutturali, ed è in
quest’ultima palude che si trova impantanata l’Italia. Si sono falliti obiettivi qualificanti e
rilevanti, quali le riforme strutturali, il lavoro
e il futuro di intere generazioni. In Italia nella
fascia d’età fra i 16 e i 24 anni lavora solo 1
ragazzo su 4, mentre nella media dei Paesi
europei, uno su due. Ricordo che il divario
non dipende dal fatto che i ragazzi italiani
abbiano optato a favore di studi prolungati
e impegnativi, al fine di garantirsi un futuro
migliore, semplicemente non cercano o non
trovano lavoro. La disoccupazione giovanile in Italia supera il 25%, contro il 10% della
Germania e il 19% dell’area Euro. Completo il
quadro ricordando l’altissimo numero di giovani assunti con contratti a tempo determinato e che, quel che è peggio, incorrono nel
rischio di restare precari, per ampi spazi di
vita attiva. Governo, sindacati e imprenditori hanno responsabilità rilevanti, purtroppo
paiono intenzionati a perseverare nella loro sconoscenza e conseguente incapacità di
programmare il futuro. La situazione potrebbe infatti peggiorare, perché come la Candy,
molte industrie chiudono, dopo aver deciso
di portare la produzione all’estero. L’Agenzia Standard & Poor’s ha declassato l’Italia
tagliando l’outlook, da stabile a negativo e
ha declassato il rating, per il debito a lungo termine, ad un modesto A+. Le Agenzie
di rating hanno a volte errato le previsioni,
quindi la notizia non è da suicidio, ma accresce il sospetto che le previsioni del Ministro
Tremonti siano poco attendibili.
GIANNI MUNARINI