GLOSSARIO
FILOSOFIA DELLO SPIRITO
Filosofia dello spirito. La filosofia dello spirito, che Hegel definisce «la più concreta delle
conoscenze, e perciò la più alta e difficile» (Enciclopedia, par. 377), è lo studio dello spirito
considerato come libertà e secondo la triade di spirito soggettivo, spirito oggettivo e spirito
assoluto.
Libertà. La libertà è «l'essenza dello spirito» (Enciclopedia, par. 382), in quanto essere
indipendente e auto-producentesi: «Lo spirito [...] è proprio questo avere il suo centro in se stesso
[...]. La materia ha la sua sostanza fuori di sé; lo spirito invece è l'esser presso di sé, e ciò
appunto è la libertà»; «L'occupazione dello spirito è quella di prodursi, di farsi oggetto di sé, di
sapere di sé; così esso è per se stesso. Le cose della natura non sono per se stesse; perciò esse non
sono libere. Lo spirito produce, realizza se stesso in conformità del suo sapere di sé: esso fa sì
che ciò che esso sa di sé, anche si realizzi» (Lezioni sulla filosofia della storia). Ovviamente, dire
che lo spirito è libertà significa anche dire che esso è sforzo di auto-liberazione, ossia lotta contro
gli ostacoli che ne limitano l'attività (v. Fichte).
Spirito soggettivo. Lo spirito soggettivo è lo spirito individuale, considerato nel suo lento
emergere dalla natura e nel suo progressivo porsi come libertà. Lo spirito soggettivo si articola
in: anima (oggetto dell'antropologia), coscienza (oggetto della fenomenologia) e spirito in senso
stretto (oggetto della psicologia, che studia l'uomo come conoscenza, azione e libertà).
Spirito oggettivo. Lo spirito oggettivo è lo spirito fattosi "mondo" a livello sociale, ossia in
quell'insieme di determinazioni sovra-individuali che Hegel raccoglie sotto il concetto di diritto
in senso lato.
Diritto. In Hegel il termine "diritto" (Recht) «è adoperato per indicare tanto una parte del sistema
- il diritto astratto, che è poi il diritto propriamente detto, il diritto, per intenderci, dei giuristi -,
quanto il sistema nel suo complesso, comprendente, oltre il diritto in senso stretto, tutte le
materie tradizionalmente comprese nella filosofia pratica (ovvero, economia, politica e morale).
Quando Hegel dice che "il sistema del diritto è il regno della libertà realizzata" usa il termine in
senso ampio e improprio, tanto da comprendervi, oltre il diritto in senso proprio, la moralità e
l'eticità. "Diritto" dunque indica, secondo i contesti, ora una parte ora il tutto» (Norberto
Bobbio). Ovviamente, questo schema «comporta poi o, quanto meno, si traduce in uno
smembramento e in una ridistribuzione del tutto particolare delle diverse discipline giuridiche e
delle loro parti».
Diritto astratto. Il diritto astratto (abstrakte Recht) o formale concerne l'esistenza esterna della
libertà delle persone, considerate come puri soggetti astratti di diritto, e si identifica con il diritto
privato e con una parte di quello penale (mentre il diritto di famiglia, altri elementi del diritto
penale, il diritto pubblico e quello internazionale rientrano nella sfera dell'eticità). Il diritto
astratto si articola nei momenti della proprietà, del contratto e del diritto contro il torto.
Moralità. La moralità (Moralität) è la sfera della volontà soggettiva, quale si manifesta
nell'azione. Le sue articolazioni interne sono: il proponimento, l'intenzione e il bene e il male.
Secondo Hegel il dominio della moralità è caratterizzato dalla separazione tra la soggettività che
deve realizzare il bene, e il bene che deve essere realizzato. Da ciò la contraddizione tra essere e
dover essere che è tipica della morale, e in particolare di quella kantiana, che Hegel critica per la
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sua formalità e astrattezza, cioè per la mancanza di contenuti concreti e per l'incapacità di
realizzarsi nella realtà.
Eticità. Per "eticità" (Sittlichkeit, da Sitte, "costume", corrispondente al gr. éthos, "costume")
Hegel intende la moralità sociale, ovvero la realizzazione del bene in quelle forme istituzionali
che sono la famiglia, la società civile e lo Stato. Essendo la più alta manifestazione dello spirito
oggettivo e della volontà di libertà che ne sta alla base, l'eticità rappresenta «il concetto della
libertà divenuto mondo sussistente e natura dell'autocoscienza» (Lineamenti, par. 142).
Famiglia. La famiglia è il primo momento dell'eticità, quello in cui il rapporto immediato e
naturale tra i sessi assume la forma di un'«unità spirituale» basata sull'amore e sulla fiducia. La
famiglia si articola nel matrimonio, nel patrimonio e nell'educazione dei figli.
Società civile. La società civile (bügerliche Gesellschaft) è il secondo momento dialettico
dell'eticità e si identifica con quello spazio intermedio tra l'individuo e lo Stato che coincide, di
fatto, con la sfera economico-sociale e giuridico-amministrativa del vivere insieme, ovvero con il
luogo in cui vengono a contatto e devono coesistere interessi particolari e indipendenti. Infatti
He-gel, pur parlando della società civile come di un «sistema dell'atomistica», la definisce come
una «connessione universale e mediatrice di estremi indipendenti e dei loro interessi particolari»
e come uno «Stato esterno» (Enciclopedia, par. 523), ovvero come un sistema di interessi privati
regolati da organi pubblici che si impongono dall'esterno e nell'ambito di una universalità ancora
«formale» (Enciclopedia, par. 517). Stato «esterno» che il filosofo, per sottolineare il carattere di
frazionamento e di scissione che è tipico della società civile, chiama anche della «necessità» o
dell'«intelletto» (come si è visto, quest'ultimo è l'organo della «separazione»). La società civile si
divide in tre momenti: il sistema dei bisogni, l'amministrazione della giustizia, la polizia e le
corporazioni.
N.B. 1. Per evitare una serie di equivoci interpretativi che gravano tuttora su tale concetto, è bene
tenere presenti le seguenti puntualizzazioni di Norberto Bobbio: «Sulla società civile è stato
versato in questi ultimi anni dopo quasi un secolo di abbandono un profluvio di scritti. Ma sulla
scia di un celeberrimo passo di Marx che identifica la società civile di Hegel con l'insieme dei
rapporti materiali dell'esistenza e propone di cercare nella economia politica l'anatomia della
società civile, si è finito per vedere nella nuova categoria della società civile soprattutto
l'espediente di cui Hegel si servì per introdurre nel sistema i problemi dell'economia. Ma l'analisi
dei bisogni, del lavoro e delle classi occupa, com'è noto, solo la prima parte della sezione. La
seconda, che è oltretutto la più lunga, e anche la terza, trattano temi in gran parte giuridici. La
società civile hegeliana non è tanto la descrizione del sistema dell'economia borghese e dei
rapporti di classe, quanto piuttosto la descrizione del modo con cui nello stato borghese i rapporti
economici sono giuridicamente regolati». Detto altrimenti: «l'identificazione tra società civile e
luogo dei rapporti economici, o, che è lo stesso, la distinzione tra società civile e Stato come
distinzione tra società economica e società politica è opera di Marx e non di Hegel: riferita, come
accade spesso, a Hegel, è puramente e semplicemente una deformazione del suo pensiero» (Studi
hegeliani).
N.B. 2. Nel pensiero anteriore a Hegel, in particolare nel giusnaturalismo, la "società civile" si
contrapponeva alla "società naturale" ed era sinonimo di "società politica" e quindi di "Stato".
Nel Sei-Settecento per società civile si comincia anche a intendere la società "civilizzata", in
antitesi alla società "selvaggia", e quest'accezione diviene predominante in Rousseau. Come si
vede, si tratta di significati distanti da quello hegeliano, il quale possiede dunque una sua spiccata
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Stato. Lo Stato (Staat) costituisce la riaffermazione dell'unità della famiglia (tesi) al di là della
dispersione della società civile (antitesi). Esso rappresenta quindi una sorta di famiglia in grande,
nella quale l'éthos di un popolo esprime se stesso in modo consapevole, superando i
particolarismi della società civile in vista del bene comune: «Lo Stato è la sostanza etica
consapevole di sé, la riunione del principio della famiglia e della società civile» (Enciclopedia,
par. 537).
Stato etico. Per "Stato etico" si intende abitualmente la concezione hegeliana dello Stato come
incarnazione suprema della moralità sociale e come promotore del bene comune. Tale
concezione si differenzia storicamente da quella liberale e da quella democratica e si configura
come una forma di organicismo (v. "concezione organicistica dello Stato").
Concezione organicistica dello Stato. Per "concezione organicistica dello Stato" si intende la
prospettiva anti-atomistica e anti-individualistica che è propria della filosofia politica di Hegel.
Secondo tale prospettiva «lo Stato è un'unione e non un'associazione, un organismo vivente e
non un prodotto artificiale, una totalità e non un aggregato, un tutto superiore e anteriore alle sue
parti, e non una somma di parti indipendenti tra loro» (N. Bobbio). In virtù di questa prospettiva,
il filosofo tedesco - il quale si compiace in più luoghi di riprendere l'affermazione aristotelica che
«secondo natura il popolo [nel testo greco è pólis] è precedente al singolo» (Politica, 1253a) ritiene che non sia l'individuo a fondare lo Stato, ma lo Stato a fondare l'individuo.
Costituzione. La "costituzione", secondo Hegel, è «l'organizzazione dello Stato» (Lineamenti,
par. 271; Enciclopedia, par. 539), la quale non deriva da una pianificazione astratta, ma
scaturisce necessariamente dalla vita storica di un popolo. Hegel identifica la costituzione
«razionale» con la monarchia costituzionale moderna, ossia con un organismo che contempla tre
poteri tra loro distinti, ma non divisi: il potere legislativo, il potere governativo e il potere
principesco.
Storia del mondo. La storia del mondo (Weltgeschichte) è «lo svolgimento dell'idea universale
dello spirito» (Enciclopedia, par. 536) attraverso una serie di gradi razionali e necessari che
obbediscono a un piano provvidenziale immanente. In concreto, la storia, che ha come soggetto
lo spirito del mondo incarnato nei vari «spiriti dei popoli» (Volksgeister), è una successione di
forme statali che tendono alla realizzazione della libertà. I tre momenti fondamentali di essa
sono: il mondo orientale (dove uno solo è libero), il mondo greco-romano (dove alcuni sono
liberi) e il mondo cristiano-germanico (dove tutti sono liberi, ossia soggetti di diritto).
Astuzia della ragione. Quello dell'"astuzia della ragione" (List der Vernunft) è forse il concetto
più caratteristico della filosofia della storia di Hegel. Con esso, il filosofo ha voluto alludere al
fatto che l'idea universale fa agire nella storia le passioni degli uomini come propri strumenti e le
fa logorare e consumarsi per i propri fini: «L'Idea paga il tributo dell'esistenza e della caducità
non di sua tasca, ma con le passioni degli individui. Cesare doveva compiere quello che era
necessario per rovesciare la decrepita libertà; la sua persona perì nella lotta ma quello che era
necessario restò» (Lezioni sulla filosofia della storia).
Spirito assoluto. Lo spirito assoluto è il momento in cui l'idea giunge alla piena coscienza della
propria infinità o assolutezza (cioè alla coscienza del fatto che tutto è spirito e non vi è nulla al di
fuori dello spirito). Questo auto-sapersi assoluto dell'Assoluto avviene attraverso l'arte, la
religione e la filosofia.
Arte. L'arte è il momento in cui lo spirito acquista coscienza di se medesimo nella forma
dell'intuizione sensibile (figure, parole, musica ecc.), vivendo in modo immediato e intuitivo
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quella fusione tra soggetto e oggetto, spirito e natura, che la filosofia idealistica teorizza tramite
la mediazione dei concetti. Ciò accade perché di fronte all'esperienza del bello artistico (si pensi
ad esempio a una statua greca), spirito e natura vengono recepiti come un tutt'uno, in quanto
nella statua l'oggetto (il marmo) è già natura spiritualizzata, cioè la manifestazione sensibile di
un messaggio spirituale, e il soggetto (l'idea artistica) è già spirito naturalizzato, concetto
incarnato e reso visibile. A seconda che vi sia squilibrio oppure equilibrio tra contenuto e forma,
ossia tra messaggio spirituale e forma sensibile, Hegel distingue tra arte simbolica (squilibrio per
povertà di contenuto), arte classica (perfetto equilibrio) e arte romantica (squilibrio per eccesso
di contenuto).
Religione. La religione è il momento in cui lo spirito acquista coscienza di se medesimo nella
forma della rappresentazione, intendendo per quest'ultima un modo di pensare che: 1. si pone a
metà strada tra l'intuizione sensibile e il concetto, in quanto «le rappresentazioni in genere
possono essere considerate come metafore dei pensieri e concetti» (Enciclopedia, par. 3); 2.
procede in modo a-dialettico, ovvero giustapponendo le proprie determinazioni, quasi fossero
indipendenti le une dalle altre. Ad esempio, la rappresentazione cristiana di Dio-Padre che crea il
mondo è la rappresentazione, ossia l'ipostatizzazione metaforica (frutto di immagini
giustapposte), del fatto che la natura costituisce un momento dialettico della vita dello spirito. Lo
sviluppo della coscienza religiosa inizia con le religioni naturali e culmina nel cristianesimo,
religione «assoluta» in cui Dio appare finalmente come puro spirito, sebbene ancora nella forma
imperfetta della rappresentazione.
Filosofia. La filosofia è «l'idea che pensa se stessa» (Enciclopedia, par. 574) e «la verità assoluta
e intera» (Enciclopedia, par. 236), cioè il momento in cui l'Assoluto acquista coscienza di sé in
forma concettuale. Per questa sua natura, la filosofia ha i propri oggetti in comune con la
religione «perché oggetto di entrambe è la verità, e nel senso altissimo della parola — in quanto
cioè Dio, e Dio solo, è la verità», anche se essa, a differenza della religione, «manifesta
l'esigenza di mostrare la necessità del suo contenuto» e di «provare l'essere e i caratteri dei suoi
oggetti» (Enciclopedia, par. 1). In quanto «considerazione pensante degli oggetti» (Enciclopedia,
par. 2), la filosofia ha come fine specifico e come scopo supremo la dimostrazione della
razionalità del reale: «Comprendere ciò che è è il compito della filosofia, poiché ciò che è è la
ragione» (Lineamenti, "Prefazione"). Di conseguenza, essa risulta simile alla nottola di Minerva,
che «inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo» (Lineamenti).
N.B. Vista in rapporto all'epoca in cui sorge, la filosofia può essere definita come il proprio
tempo «appreso in pensieri» (Lineamenti): tempo di cui essa rappresenta «il fiore più elevato»
(Lezioni sulla filosofia della storia, "Introduzione").
Storia della filosofia. La storia della filosofia è l'insieme delle tappe necessarie attraverso cui,
dai Greci fino a Hegel, la verità dell'idea è andata progressivamente manifestando se stessa.
Infatti, al di là della molteplicità apparentemente caotica e accidentale delle filosofie vi è l'autocostituirsi di quell'unica vera filosofia che procede dallo spirito e in cui lo spirito perviene
finalmente alla propria compiuta consapevolezza: «l'artefice di questo lavoro di millenni è
quell'Uno spirito vivente, la cui natura pensante consiste nel recarsi alla coscienza ciò ch'esso è».
«La storia della filosofia mostra, da una parte, che le filosofie, che sembrano diverse, sono una
medesima filosofia in diversi gradi di svolgimento; dall'altra, che i princìpi particolari, di cui
ciascuno è a fondamento di un sistema, non sono altro che rami di un solo e medesimo tutto. La
filosofia, che è ultima nel tempo, è insieme il risultato di tutte le precedenti e deve contenere i
principi di tutte: essa è perciò — beninteso, se è davvero una filosofia — la più sviluppata, ricca
e concreta» (Enciclopedia, par. 13).
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