Generatore di funzioni digitale Di Marco Francesco Istituto Tecnico Industriale Statale “Alessandro Volta” Palermo Progetto di un generatore di funzioni digitale programmabile Anno scolastico 2008/2009 Classe 5B Di Marco Francesco Indice: 1. Introduzione 2. Specifiche di progetto 3. Analisi progettuale 4. Generatore di clock 5. Contatore 6. Eprom 7. DAC 8. Condizionamento segnale 9. Alimentatore 10. Realizzazione pratica 11. Schemi e fotografie pag.2 pag.3 pag.3 pag.5 pag.9 pag.12 pag.16 pag.19 pag.21 pag.24 pag.26 1 Introduzione Lo studio della risposta dei circuiti elettronici necessita dell’utilizzo di un generatore di funzioni che possa sollecitare l’ingresso di un circuito con diverse forme d’onda, con frequenze e ampiezze regolabili in un elevato range. I primi generatori di funzioni, di tipo analogico, basavano il loro funzionamento su diversi oscillatori sinusoidali che, grazie a complessi circuiti di sincronizzazione e controllo di frequenza e ampiezza, riproducevano forme d’onda più o meno complesse (segnale rettangolare, a dente di sega, triangolare, etc). Tali circuiti andavano incontro a numerose problematiche, soprattutto per quanto riguarda la stabilità dei parametri impostati (frequenza, ampiezza, duty cycle) in funzione del tempo, della temperatura o di altre variabili che possono influire la risposta di un qualsiasi componente elettronico. Con l’avvento delle prime tecnologie digitali, i generatori di funzioni divennero ben presto molto più precisi e personalizzabili. L’utilizzo di memorie digitali come per la memorizzazione del valore istantaneo da mandare in uscita, portò numerosi vantaggi: un numero più alto di segnali generabili, possibilità di creare forme d’onda molto complesse, maggiore immunità ai disturbi, etc. 2 Specifiche del progetto Si è scelto di voler progettare un semplice generatore di funzioni che faccia uso di logiche di tipo digitale per la generazione delle forme d’onda. Il dispositivo deve avere le seguenti caratteristiche: • Generazione di 16 segnali • Ampiezza di uscita regolabile tra ± 1 ÷ 10v; con offset di ± 10v • Frequenza del segnale 0.1 ÷ 1000 Hz Analisi progettuale Il dispositivo da progettare genera le forme d’onda analogiche in base a una tabella di valori digitali. Un generatore di clock pilota un contatore binario che permette lo scorrimento di locazioni di memoria dove è memorizzato il valore esadecimale istantaneo di diversi campioni del segnali da riprodurre, tali dati vengono quindi trasferiti sequenzialmente a un convertitore D/A, che provvede a generare un segnale analogico proporzionale al valore binario ricevuto. Il segnale analogico generato viene quindi condizionato tramite un amplificatore operazionale, per adattare il suo livello in valori rispettanti le specifiche di progetto. Un secondo op-amp aggiunge un offset al segnale risultante. In fig.1 è mostrato lo schema a blocchi del circuito da realizzare. Fig. 1: Schema a blocchi dell’intero sistema 3 Come possiamo notare dalla fig.1, l’accuratezza dell’intero dispositivo dipende principalmente dalla quantità di locazioni di memoria disponibili e dal numero di bit usati per ogni campione. Dato che le specifiche non impongono vincoli sull’accuratezza del segnale ricostruito in uscita, la risoluzione del DAC può essere anche molto modesta per rispettare dei criteri di economicità; in commercio si trovano a prezzo irrisorio memorie e DAC con capaci di lavorare con 8 bit, più che sufficienti per il semplice uso a cui è destinato il generatore di funzioni in una realizzazione didattica. Viene quindi scelto un convertitore con 8 bit di ingresso, e una memoria organizzata in 4K x 8bit, ovvero 4096 parole da 8 bit. In tal modo a ciascuna delle 16 forme d’onda saranno assegnate 256 parole che convertite tramite il DAC costituiscono 256 campioni per periodo. Per ottenere un corretto indirizzamento devono essere collegati alle 8 linee meno significative di ingresso in memoria i segnali provenienti da un contatore modulo 256. Le restanti 4 linee verranno collegate a un selettore binario a 4bit, ovvero a 16 posizioni, tale selettore servirà per scegliere quale forma d’onda mandare in uscita. La frequenza del segnale all’uscita del dispositivo dipenderà quindi direttamente dalla frequenza del segnale di clock generato da un multivibratore astabile; dato che per ogni periodo vengono letti 256 campioni di segnale, la frequenza del segnale di clock dovrà essere 256 volte maggiore rispetto alla frequenza del segnale che desideriamo in uscita. Allo schema di fig.1 si dovrà quindi aggiungere un alimentatore stabilizzato che fornisca i rail di alimentazione a tutte le parti del circuito. Per comprendere meglio il funzionamento delle varie parti che compongono il generatore è stata fatta un approfondita analisi di ognuno dei blocchi che compone il sistema mettendo in evidenza le scelte progettuali e le soluzioni circuitali. 4 Generatore di clock Il generatore di clock è un dispositivo che genera un segnale di tipo periodico che viene utilizzato per scandire ad intervalli regolari la successione delle operazioni in larga parte dei circuiti di tipo digitale. Nel caso del progetto in esame viene usato come generatore della base dei tempi per il funzionamento dell’intero generatore di funzioni. Tale segnale consiste in un onda quadra con duty cycle del 50%, e periodo variabile in un ampio range di frequenze. Viene generato tramite un multivibratore astabile, un dispositivo che presenta un funzionamento a scatto, che spontaneamente passa per due condizioni simmetriche di funzionamento con una precisa tempistica. La soluzione circuitale scelta è basata sul comparatore LM311, di fig. 2, che presenta due caratteristiche che lo rendono ideale per il nostro circuito: • Bassa impedenza di uscita, realizzata con la soluzione circuitale dell’open-drain, che permette un diretto interfacciamento a logiche di tipo TTL o CMOS • Condensatore di tempistica connesso tra un punto e la massa, per poter più facilmente utilizzare capacità multiple commutate e quindi cambiare facilmente il range di frequenze generate Per il progetto in questione, è necessario di un generatore di clock che consenta di variare la frequenza in un ampio range di valori, da 25.6 Hz a 256KHz. Il periodo di oscillazione potrà facilmente essere modificato mediante l’inserimento di quattro valori di capacità e di un potenziometro resistivo. Un selettore rotativo a quattro posizioni permetterà di selezionare la decade di frequenza desiderata, mentre il potenziometro regolerà i valori entro la decade scelta. 5 Fig. 2:: Schema elettrico del generatore di clock Proseguiamo ora con un attenta analisi del circuito proposto. La rete di reazione positiva fa dipendere la tensione di ingresso non invertente V+ dalla tensione di uscita V0. L’LM311 è un comparatore di tensione, la sua uscita varia in funzione degli ingressi secondo la seguente legge: La V0 al livello basso è circa 0, poiché rappresenta la tensione Vce di saturazione del transistor che pilota l’uscita del comparatore. comparatore. Al livello alto, V0 dipende dalla caduta di tensione ai capi di R3. Questa d.d.p., che risulta indesiderata, è causata dalla corrente che scorre su R6, e dalla corrente che carica il condensatore. Per minimizzare gli effetti dovuti a questa caduta di tensione, t ed ottenere un fronte di salita ripido e compatibile con il blocco digitale successivo (contatore modulo 256), occorre che la corrente di carica del condensatore sia piccola, e che la tensione sulla R3 si riduca velocemente, locemente, in modo tale che V0 al livello alto sia quasi 5v. Si assumono i seguenti valori: 6 R3 = 330Ω; R4 = R5 = 22KΩ; R6 = 33KΩ. Con questi valori la V0 arriva a 4.9v, ovvero molto prossima a 5v. R1 ed R2 vanno dimensionati in base alla frequenza desiderata per il segnale di uscita. Per mantenere piccola la corrente che scorre sul condensatore, R1 non deve avere valore troppo basso. Le costanti di carica e di scarica sono: ; Le soglie imposte tramite R4, R5 ed R6, fanno caricare ciclicamente la capacità tra 1.8v e 3.1v. Dalla relazione: Otteniamo che 0.5 e che 0.5 ; il periodo sarà quindi uguale a: 0.5 2 2 A seconda del valore assunto dal potenziometro R2, il periodo avrà come valori limite: 0.5 2 2 ; 0.5 2 Che rappresentano i valori estremi di ogni decade di frequenza. Pertanto si deduce che: 10 " 10 5 Se Tmin = 3.7µs (frequenza massima, pari a 270KHz), se poniamo C = 1nF, si ha che 2R1 + R3 = 7.4KΩ, quindi R1=3.5KΩ. Per semplicità si sceglie la coppia di valori commerciali R1 = 3.3KΩ, R2 = 47KΩ. 7 Fig. 3: Il processo di carica e scarica della capacità Vc 3.1v 1.8v 5v Vo 8 Contatore Il circuito digitale che segue il generatore di clock è un contatore binario a 8 bit modulo 256 ottenuto mediante il collegamento in cascata di due contatori a 4 bit modulo 16,, montato come in fig.4. Le 8 linee d’uscita del contatore piloteranno oteranno le linee indirizzi A0 : A7 della EPROM. Il contatore è una rete sequenziale in grado incrementare il valore binario presente in uscita ogni qual volta incontra un impulso di clock. In generale, qualunque sia il dispositivo utilizzato per il conteggio, deve esistere un sufficiente intervallo di tempo tra due impulsi successivi perché il contatore riesca a registrarli correttamente; cor questo tempo minimo si chiama risoluzione del sistema e determina la massima frequenza di lavoro. Il modulo di un contatore è il numero di configurazioni differenti che egli consente di ottenere; ad esempio, un contatore binario a 3 bit consente consent di ottenere 23 configurazioni diverse, per cui si dice che è modulo 8. In generale M = 2n, in cui n è il numero di bit. Un contatore si avvale di diverse unità di memoria semplici ad un bit, chiamate flip-flop, flop, collegate l’una in cascata all’altra. Fig. 4:: Schema elettrico di un contatore modulo 256 9 I contatori possono distinguersi in sincroni e asincroni, ciò in relazione alla modalità di acquisizione ed elaborazione del dato. Nei contatori asincroni l’impulso di conteggio non è inviato contemporaneamente a tutti i flip-flop e quindi questi non possono commutare simultaneamente. Considerando la disposizione in cascata dei flip-flop, segue che l’uscita di ciascuno genera l’impulso di comando del flip-flop successivo. Si parla, per questo motivo di contatori asincroni di tipo serie. Questo modo di funzionamento produce la configurazione d’uscita con un tempo di ritardo dipendente dal numero di flip-flop in cascata che hanno commutato. Tale ritardo limita pesantemente il valore massimo della frequenza di conteggio; di contro questo contatore presenta una notevole semplicità circuitale. Nei contatori sincroni invece l’impulso di conteggio è inviato in modo contemporaneo a tutti i flip-flop permettendone la commutazione simultanea; i vari flip-flop hanno quindi la stessa priorità, e si parla per questo di contatori di tipo parallelo. Il ritardo di commutazione di questo contatore è dovuto quindi al tempo di commutazione di un singolo flip-flop, quindi la massima frequenza di conteggio è maggiore di quella ammessa per i contatori asincroni. Essendo il nostro blocco di conteggio costituito da due contatori modulo 16 perfettamente identici sarà sufficiente analizzare il funzionamento di uno, in quanto rispecchierà il principio di funzionamento di conteggio del blocco. Fig. 5: Schema interno di un 74LS393 10 In fig.5 possiamo osservare lo schema funzionale di un 74LS393, che contiene al suo interno quattro flip-flop di tipo JK.Il segnale di clock proveniente dal blocco precedente viene applicato all’incresso CP del primo flip-flop. Ad ogni impulso di clock, in corrispondenza di uno dei due fronti del segnale, il primo flip-flop varia la sua uscita invertendone lo stato logico. Abbiamo quindi ottenuto un segnale in uscita di frequenza dimezzata rispetto al segnale di comando. Collegando l’uscita di questo flip-flop all’ingresso del seguente, otteniamo il risultato desiderato. In fig.6 possiamo vedere lo schema dei vari segnali generati in funzione del tempo. Fig. 6: Diagramma tempistiche delle uscite di un 74LS393 11 Eprom La EPROM, acronimo di Erasable Programmable Read Only Memory, è una memoria di sola lettura cancellabile tramite un esposizione ai raggi ultravioletti. Si tratta di un evoluzione della PROM, che una volta programmata non poteva più essere cancellata; la EPROM invece può essere totalmente cancellata (per un numero limitato di volte) e riprogrammata a piacimento. Sono quindi utilizzabili anche nel caso si preveda una modifica del loro contenuto. Le EPROM sono realizzate in tecnologia MOS, il principio di funzionamento delle EPROM infatti si basa su un particolare transistor detto FAMOS (Flooting Gate Avalance Injection MOS) di cui se ne mostra la costruzione fisica in fig.7 Fig. 7: Struttura interna di un FAMOS e relativo simbolo elettrico Lo scopo del progetto è quello di costruire un generatore di funzioni che possa fornire forme d’onda complesse utilizzando tecniche digitali secondo il principio di funzionamento dei generatori di funzioni arbitrarie (AFG). Questo tipo di generatori implica l’utilizzo di una memoria ad alta velocità all’interno della quale deve essere preventivamente caricata una sequenza di valori numerici che definisce la forma, il periodo ed il contenuto armonico delle funzioni desiderate. Ogni cella di memoria conterrà un valore numerico (espresso in bit) che insieme ai valori contenuti nelle altre celle di una ben 12 definita area di memoria dovrà riprodurre la forma del segnale in questione. I segnali analogici saranno allora costituiti da campioni, ottenibili tramite una conversione digitale-analogica, la cui ampiezza sarà proporzionale al valore numerico contenuto nelle rispettive celle. L’accuratezza con la quale sarà possibile ricostruire il segnale dipenderà dal numero di campioni che lo definiscono, quindi dal numero di celle di memoria e in definitiva dalla capacità della memoria stessa. Per quanto i segnali in uscita al generatore non presentino andamento perfettamente continuo, gli AFG permettono di ottenere qualsiasi segnale desiderato purché esprimibile attraverso una formula matematica. Per questo motivo, e per la stabilità del segnale ottenuto, in molte applicazioni i generatori a tecnica digitale sostituiscono i classici generatori a tecnica analogica. Scelta della memoria La realizzazione del generatore di funzioni programmabile necessita di una memoria che sia in grado di memorizzare parole corrispondenti a campioni dei segnali da generare per renderli successivamente disponibili in sequenza, indirizzando in modo incrementale le successive celle di memoria. Considerato che un generatore di forme d’onda deve essere una apparecchiatura trasportabile e che sarebbe, comunque, impensabile tenerlo continuamente alimentato, la scelta della memoria ricade su di un tipo non volatile. Scartata la possibilità di scegliere memorie RAM aventi buoni tempi di accesso, bisogna trovare una memoria di tipo ROM o SAM altrettanto veloce come le già citate memorie volatili. Tra le specifiche del progetto, infatti, è richiesta una frequenza massima selezionabile di 1KHz a cui corrisponde un periodo di 1ms; considerato ciò bisogna scegliere una memoria che abbia tempi d’accesso molto minori del periodo del segnale da generare. A questo punto si possono escludere dalla nostra scelta anche le memorie SAM, i quali tempi i accesso, 13 oltre ad essere dipendenti dalla posizione del dato in memoria, sono compresi tra il microsecondo ed il centinaio di microsecondi. Tra le memorie di tipo ROM si è scelto di utilizzare una EPROM, infatti, si sono scartate le PROM poiché si è considerata la necessità di cambiare col tempo le forme d’onda da generare adeguandosi alle necessità del momento. Così si è scelta una EPROM 2732A a 32Kbit di capacità; le specifiche non richiedevano d'altronde particolare precisione nei segnali di uscita, migliorabile, da questo punto di vista, da una EPROM a capacità più elevata che potesse immagazzinare al proprio interno un numero di campioni maggiori in un periodo. La soluzione scelta è risultata comunque la più economica e sicuramente la più pratica. L’EPROM 2732A, è una memoria con capacità di 32Kbit. Tali bit sono organizzati in 4K (4096) parole ciascuna di lunghezza 8 bit. Sebbene sia realizzata in tecnologia NMOS, tutti i piedini supportano lo standard TTL. Fig. 8: Schema a blocchi interno della EPROM 2732A La 2732A si presenta in un contenitore a 24 pin e lavora correttamente in un range di temperatura compreso tra 0 e 70°C. In fig.8 si mostra lo schema funzionale dell’integrato nel quale si osserva la presenza di 12 linee di indirizzo A0……A11 per la selezione dei 4096 byte, 8 linee dati di uscita Q1……Q8 e due linee di controllo: G/Vpp per abilitare le linee di uscita e E per l’abilitazione dell’integrato. 14 Organizzazione della memoria Si è scelto di sfruttare la EPROM 2732° utilizzando 16 locazioni da 256 byte ciascuna a cui corrispondono 16 diversi segnali. se Nella fig.9 viene mostrato come si è suddivisa la memoria per poter accogliere i 16 segnali: Fig. 9: Mappa della memoria 15 Convertitore digitale-analogico Il DAC (Digital Analog Converter) è un circuito integrato capace di convertire un segnale di tipo digitale in un altro di tipo analogico, proporzionale ad esso. Lo schema a blocchi di un DAC è mostrato in fig.10. Un importante distinzione da fare a priori è quindi quella tra segnale digitale e segnale analogico. Fig. 10: Schema funzionale di un DAC E considerato segnale digitale quello la cui forma d’onda presenta, almeno idealmente, transizioni nette tra valori distinti (bit), mentre i segnali che possono assumere qualsiasi valore sono detti analogici. Per quanto riguarda i segnali digitali, al livello di tensione basso viene attribuito valore logico 0, mentre a quello alto si è dato valore logico 1. Le transizioni non sono comunque continue ma si alterano secondo l’informazione che contengono, costituita da un determinato numero di bit a durata costante. L’insieme di un determinato numero di bit viene detto “parola”, ed ha un contenuto informatico che il DAC dovrà convertire in analogico. È ovvio che con n bit si possono rappresentare 2n informazioni. Fatta distinzione tra i due tipi di segnale, è importante comprendere perché è preferibile, a volte, lavorare con 16 segnali digitali rispetto ai segnali analogici. L’elaborazione puramente analogica soffre di notevoli limitazioni riguardanti il rumore, la variazione dei parametri circuitali nel tempo, l’influenza delle condizioni ambientali. Per ovviare a tali problemi, si utilizzano quindi segnali di tipo digitale, i quali sono leggibili anche se la loro forma d’onda risulta distorta; con ciò non è detto che comunque i segnali digitali non presentano problemi. Un sistema digitale non è in grado di elaborare il segnale in maniera continua dato che il loro funzionamento dipende da un segnale di clock e quindi ogni operazione può avvenire soltanto in istanti di tempo ben definiti dal segnale di clock. Come già detto, un segnale analogico può assumere infiniti valori, mentre la sua rappresentazione digitale può assumere soltanto un numero limitato di valori, detti discreti. Il processo di quantizzazione si occupa di associare ad un determinato range di valori analogici una corrispettiva approssimazione digitale. Una parola composta da un numero più elevato di bit permette un’approssimazione minore ed una conseguente riduzione dell’errore di quantizzazione. Un numero di bit maggiore porta quindi all’aumentare della risoluzione di conversione di un DAC. L’introduzione del DAC nel circuito del generatore di funzioni, è utile per poter convertire i segnali digitali uscenti dalla EPROM, espressi in codice binario, in un segnale analogico che segue l’andamento del segnale desiderato. Utilizzato per tale proposito è il DAC 0800 il quale ha una scarsa risoluzione, infatti dispone di solo 8 ingressi digitali, che permettono di avere in uscita solo 28 valori, ovvero 256 livelli di tensione, ognuno dei quali rappresenterà un possibile valore istantaneo della forma d’onda in uscita. Se avessimo voluto una migliore risoluzione avremmo dovuto utilizzare un DAC con un maggior numero di ingressi, una EPROM che lavora ad un numero di bit maggiore, un contatore a modulo più elevato. 17 In fig.11 è mostrato lo schema a blocchi del DAC 0800 dove sono ben visibili la rete a scala R2R e le uscite di corrente. Fig. 11: Schema a blocchi del DAC 0800 Fig. 12: Schema elettrico di collegamento del blocco DAC. Come si può vedere dallo schema elettrico di fig.12, VRdeve essere posta a massa in modo che l’uscita di tale comparatore dia una tensione di saturazione massima utile per polarizzare direttamente le basi dei transistor utilizzati come deviatori, che vengono comandati dallo stato dei bit in ingresso. 18 Condizionamento segnale di uscita La scelta dell’utilizzo di due amplificatori operazionali per il condizionamento del segnale di uscita, non è stata particolarmente difficile, in quanto uno dei vantaggi che si ottiene impiegando un amplificatore operazionale è quello di avere a disposizione dentro un piccolo involucro una catena di transistor amplificatori già elettricamente collegati fra loro con resistenze di polarizzazione e condensatori di disaccoppiamento, che, se venisse realizzato con componenti discreti richiederebbe spazi notevoli. Inoltre, un amplificatore operazionale può essere utilizzato per amplificare segnali sia alternati che continui; altra caratteristica fondamentale risiede nell’impedenza di uscita bassissima che permette un accoppiamento perfetto con qualsiasi tipo di circuito a valle senza ottenere attenuazioni. Nel nostro progetto utilizziamo un TL082, un integrato che in un semplice case DIP-8 integra al suo interno due amplificatori operazionali, che possiedono uno slew-rate elevato che permette di garantire delle rapide commutazioni quando il segnale si uscita raggiunge velocemente un valore limite. Il principale vantaggio che presenta un amplificatore operazionale è quello di poterlo reazionare molto facilmente senza pericoli che si creino delle autoscillazioni e di poterlo adattare ad un determinato guadagno modificando semplicemente una resistenza, indipendentemente dalla tensione di alimentazione. La rete di reazione che è necessaria all’amplificatore è molto semplice, in quanto si tratta, nella configurazione più semplice, di sole due resistenze. Dalla retroazione dipendono: • il guadagno di tensione che, una volta fissato non subisce più alcuna variazione anche alimentando l’amplificatore con tensioni diverse, tale guadagno è anche insensibile a variazioni di temperatura 19 • l’impedenza di ingresso che è possibile modificare realizzando così uno stadio ad alta lta impedenza a seconda delle esigenze • la rispostaa in frequenza dell’amplificatore, in quanto è possibile realizzare con estrema facilità filtri passa alto, passa basso, passa banda, integratori, derivatori, sommatori, amplificatori logaritmici, semplicemente nte con l’aggiunta di pochi componenti esterni Il TL082 è un dispositivo composto da due amplificatori operazionali con input i differenziale a JFET,, ad alta velocità ed a basso costo, con una regolazione interna della tensione di offset di ingresso. ingresso La funzione ione del primo amplificatore è quella di sottrarre alla corrente entrate nel DAC (poiché negata), una corrente offset di 1mA, in modo che nell’anello di reazione passi una corrente alternativa tra +1mA e -1mA. 1mA. Esso ha anche il compito di convertire tale corrente rrente in una tensione di ampiezza regolabile attraverso il potenziometro R15. Fig. 13:: Schema elettrico del circuito di condizionamento 20 Il secondo amplificatore svolge la funzione di sommatore invertente in quanto inverte la tensione uscente dal primo amplificatore ed in più somma ad essa una tensione di offset compresa tra ± 10v. La tensione di offset viene regolata attraverso una rete composta dalle resistenze R17 e R19, dal potenziometro R18 e dal deviatore Sw3, che permette di inserire o meno la tensione di offset. Questa tensione viene ricavata tramite il partitore composto da R17, R18 e R19. 21 Alimentatore Ogni circuito elettrico necessita di una adeguata alimentazione. I vari circuiti proposti nelle pagine precedenti richiedono diversi rail di alimentazione: Integrato Alimentazione LM 311 5v 74LS393 5v 2732A 5v DAC 0800 ± 12v TL 082 ± 12v Si rende quindi necessario progettare un alimentatore stabilizzato capace di fornire una tensione duale di 12v e una tensione positiva di 5v. L’energia viene prelevata dalla rete elettrica nazionale, quindi avremo una tensione alternata sinusoidale, di valore efficace 230v, e frequenza 50Hz. Come possiamo vedere in fig.14 viene utilizzato un trasformatore con un secondario provvisto di presa centrale, capace di fornire due tensioni alternate in fase, ognuna di ampiezza 15v efficaci. Fig. 14: Schema elettrico alimentatore stabilizzato I quattro diodi posti all’uscita del trasformatore hanno il compito di raddrizzare la tensione sinusoidale trasformandola in un segnale unipolare semisinusoidale. Tale segnale, inadatto a pilotare direttamente i dispositivi di stabilizzazione, viene trasformato in un due rail tensione continua dalle capacità elettrolitiche da 470µF. I tre integrati utilizzati sono stabilizzatori 22 lineari di tensione, che provvedono a creare una tensione continua con bassissimo ripple, che non cambia il suo valore in base al carico applicato. Il 7812 provvede a fornire in uscita una tensione positiva di 12v, il rail negativo complementare viene fornito invece dal 7912. Il 7805 fornisce invece la tensione di +5v, utile al funzionamento del generatore di clock, del contatore, della EPROM e del led indicante l’accensione del dispositivo. Le capacità ceramiche da 100nF presenti tra l’ingresso di ogni stabilizzatore e la massa servono a prevenire eventuali oscillazioni interne degli stabilizzatori. Il led è collegato alla tensione di 5v tramite una resistenza limitatrice da 330Ω, posta in serie allo stesso, con lo scopo di far scorrere una corrente di circa 10mA nel diodo, più che sufficienti per una chiara indicazione dello stato. 23 Realizzazione pratica Vista la complessità del circuito, la realizzazione dell’intero progetto in un'unica scheda sarebbe stata di difficile realizzazione pratica in quanto si sarebbero dovute usare basette presensibilizzate a doppia faccia, con con tutti i problemi che ne conseguono. Si è scelto quindi di realizzare il circuito come in fig.15, in maniera modulare, realizzando 5 schede separate. Osservando gli schemi elettrici si è notato che è possibile realizzare: 1. una scheda per il generatore di clock 2. una scheda che racchiude il contatore modulo 256, la EPROM e il DAC 3. una scheda per il circuito di condizionamento 4. una scheda per l’alimentatore 5. una scheda di bus Fig. 15:: Progetto realizzazione pratica generatore di funzioni 24 Le schede 1 – 2 – 3 – 4, verranno montate in verticale sulla scheda 5, tramite dei connettori a 12 pin. La scheda bus è semplicemente realizzata tramite 4 connettori collegati l’un l’altro in parallelo. In fig.16 è mostrata la funzione di ogni pin. Per ragioni estetiche e funzionali si è scelto di utilizzare una dimensione standard per le quattro schede, come mostrato in fig.17. Nei punti A – B – C verranno posti i comandi presenti in ogni scheda, secondo la tabella in fig.18, al fine di avere le manopole allineate nel pannello frontale. La presa BNC viene collocata nella scheda 4 (alimentatore) Fig. 16: Piedinatura connettore Fig. 17: Dimensione scheda 1 – 2 – 3 – 4 Fig. 18: Posizione controlli Controllo Scheda 1 2 3 4 A B C Selezione frequenza Selezione funzione Regolazione ampiezza − Regolazione frequenza − − Regolazione offset Offset ON/OFF Led − BNC 25 Schemi elettrici e fotografie Nelle pagine seguenti verranno mostrati gli schemi elettrici finali di ciascuna delle cinque schede che compongono il circuito 1. Scheda “Generatore di clock” 26 2. Scheda “Contatore + memoria + DAC” 27 3. Scheda “Condizionamento” 28 4. Scheda “Alimentatore” 29 5. Scheda “Bus” 30