La Scuola di Mileto TALETE Mileto, 640/624 aC - 547 aC

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Talete
Scritto da Raffaele Saccomanno
Lunedì 21 Febbraio 2011 10:01 - Ultimo aggiornamento Lunedì 17 Settembre 2012 16:42
La Scuola di Mileto
TALETE
Mileto, 640/624 a.C. - 547 a.C.
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Talete
Scritto da Raffaele Saccomanno
Lunedì 21 Febbraio 2011 10:01 - Ultimo aggiornamento Lunedì 17 Settembre 2012 16:42
In un lembo del mediterraneo orientale, nella cosiddetta Asia Minore, corrispondente all'attuale
Turchia, facoltosi colonizzatori greci fondarono nella città di Mileto la prima Scuola di Filosofia
dell’occidente.
Di colui che è ritenuto il caposcuola, Talete, non ci è pervenuto alcuno scritto. Tutti concordano
che egli, che fu uno dei sette saggi, pose per primo due fondamentali problemi: si può ridurre la
molteplicità ad unità? E questa "unità" rappresenta l'elemento da cui le cose provengono e a cui
ritornano?
Egli indicò questo "primum unitario" e universale nell'udor o elemento umido, detto volgarmente
acqua (Framm.00 11 A 12 D-K), che correttamente il suo discepolo e successore
Anassimandro chiamò l'archè (principio) di tutte le cose e anche il fondamento e la sostanza
materiale di tutti gli enti.
Questo archè è inteso, seguendo la celebre lettura di Aristotele, come “ciò da cui derivano e si
risolvono tutti gli esseri”, “il reale che permane identico nel mutarsi delle sue affezioni”. (Metafis.
I,3, framm. 11 A 12 D-K)
Talete fu indotto a questa particolare soluzione sia da semplici considerazioni empiriche
(senz'acqua ogni cosa s'inaridisce, muore) sia dalla stessa "modalità" della domanda intorno
all'Essere ossia non da "Chi" sono prodotte le cose, ma "da cosa". Lasciò, pertanto,
incomprensibile il fatto di come possa generarsi un’"infinita" varietà di esistenze (un esserci) da
un "elemento" senza coscienza di sé e di ciò che lo circonda.
Così a Talete sfuggirono tanto la differenza essenziale tra Soggetto e predicato quanto la
diversità di "ruolo" tra Artefice e prodotto, giacché, pur spiegando la ragione dell'archè nella
formazione del Cosmos, non si appropriò dell'archè come Ragione. Anzi, l'archè fu coniugato
soltanto come principio "naturale" e non come Causa. Aristotele, per questa ragione, non lo
riterrà un filosofo bensì un "fisiocratico", non ancora in grado di risolvere la questione etiologica
dell'Essere.
Se dunque viene "fra-intesa" la Causa Prima con la presunta materia prima, diventa forzata
conseguenza ritenere la materia non inerte, ma vivente, capace di darsi da sé infinite forme. (II
filosofo inglese Cudworth, nel XVII° sec., definirà tale procedere “ilozoismo” da “yle”, materia, e
“zoè”, vita).
Inoltre, poiché tale elemento, pur formando innumerevoli varietà, non subisce alcun
cambiamento, determina il paradossale fatto per cui l'eterno, “ciò che continua ad esistere
immutato” (Aristotele, Idem), vive al di là di ciò che continuamente muore. Ciò serve,
comunque, a spiegare la frase di Talete "tutto è pieno di dei" (framm. A 22 D-K), poiché in tutte
le forme moriture, di fatto, abita un permanente eterno.
In questo inizio del "filosofare" (Cfr: Introduzione) si possono cogliere gli assiomi su cui, in
generale, si fonda il pensiero fisiocratico, ossia del potere (kratos) e dell'autonomia della Natura
(physis)
:
1 - La ricerca dell'origine (archè) delle cose naturali (physis), e quindi dell'uomo, deve avvenire
nell'ambito stesso del Cosmos fisico, unificando le continue mutazioni della materia o yle;
2 - L'esperienza, in quanto organizzazione razionale di dati "obiettivi", è diversa dal sentimento
mitico e religioso;
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3 - L'identità di ragione filosofica e ragione scientifica è data dallo stesso ordine naturale in
quanto ordine universale;
4 - Tutto è sottomesso al principio che nulla si toglie e nulla si aggiunge alla quantità del
Cosmos;
5 - La materia come vivente pone la materia in sé come attività autorganizzatrice;
6 - La ricerca cosmologica precede la ricerca antropologica;
7 - L'etica é ciò che distingue l'uomo dagli altri enti, ma essa si pone senza altra spiegazione e
fondamento.
Come è facile notare, il "pensiero" di Talete, tolto quanto restava legato al suo tempo, dà merito
a colui che è considerato, cronologicamente, il primo filosofo.
Il filosofo e matematico Simplicio (circa 490 - 560 d.C.), concordando con la lezione del famoso
scienziato peripatetico Teofrasto (371 a.C. - 287 a.C.), scrisse di Talete:
"E’ tradizione che Talete, per primo, abbia svelato ai greci l’indagine intorno alla natura, [...] pur
essendoci stati molti altri ricercatori prima di Lui. Ma Talete superò tutti coloro che lo
precedettero a tal punto da farli completamente dimenticare) ” (Arist. Phis, framm. 11B 1, D-K).
Questa lettura, fondamentalmente propria di Aristotele, è tesa a difendere il carattere nuovo
dell'indagine di Talete, che molti si ostinavano (e si ostinano) a collegare alle credenze di
Omero ed Esiodo con qualche venatura di orfismo.
Simplicio, riaffermando con uguale forzatura quanto sostenuto da Aristotele, concluse che fu
Talete che "per primo ha professato questa dottrina intorno alla Causa Prima".
Per questo conclamato fisicismo, ai milesi fu facile superare ogni concezione e interpretazione
spiritualistica, che potevano insinuarsi già in alcune affermazioni taletiane sull'anima e sul divino
(mal citando Diogene Laerzio): infatti, se queste affermazioni sono intese correttamente, non
sono altro che una variante linguistica del naturalismo.
Abbiamo già ricordato la frase "tutto è pieno di Dei" e la sua corretta interpretazione. Per quanto
riguarda il presunto problema di "un'anima" spirituale, riguardante il frammento in cui si dice
"Sembra che anche per Talete l'anima fosse qualcosa di movente, se diceva che la calamita ha
un'anima perché muove il ferro " (11A 22 D-K, Arist, L'anima I,2), è facile capire che l'anima è
l'equivalente della causa specialissima che produce quel movimento.
Questa mentalità scientifica, al contrario, legittima tutte le varie "scoperte" attribuite a Talete.
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Scritto da Raffaele Saccomanno
Lunedì 21 Febbraio 2011 10:01 - Ultimo aggiornamento Lunedì 17 Settembre 2012 16:42
Per quanto riguarda l'Etica di Talete, essa è un comune sentire di tutti i Sette Saggi, dettata dal
criterio del bene e della giustizia, moventi primi della saggezza.
Essa non rappresenta un aspetto sostanziale, autentico e originale: testimonia principalmente
dell'uomo Talete e dell'uomo in generale, quale soggetto responsabile dei suoi atti, unico nella
natura (vedi Detti, Apoftegma di Talete). Tra questi Detti è da ricordare, per l’alta sensibilità, il
"Conosci te stesso", che godrà di duratura e meritata fortuna.
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