Lezione 18 (19 novembre 2008) Il relativismo si autoconfuta in quanto implica la propria negazione – se il relativismo legge ogni predicazione come ad almeno due posti (poliadica), dalla sua falsità possiamo desumere che almeno alcune predicazioni monadiche sono vere – se c’è predicazione monadica, c’è verità non-relativa, ‘a prescindere’, assoluta – il mero fatto che il relativismo sia falso non ci indica quali sono le verità non-relative – problema : dove si va a trovare tali verità ? Strategia delle lezioni successive (discostandoci un po’ dal Programma nella disp.) (1) esaminare tre tentative di stabilire verità fondative (che sono anche topoi per tutta la tradizione filosofica occidentale) – un «assioma » logico in Aristotele : il Principio di Non Contraddizione (disp. pp. 29-31) – l’innegabilità della propria esistenza in Cartesio : il ‘cogito’(disp. pp.85-8) – l’inconcepibilità di un Dio inesistente in Anselmo : il ‘ragionamento ontologico’ (disp. pp. 55-8) (2) riconsiderare come sono opposte ‘convenzione’ (= le cose relative ?) e ‘legge’ (= le cose a prescindere ?) in vari momenti storici – la contrapposizione tra ‘nomos’ e ‘fusis’ nell’antica grecia (disp. pp. 20-2 e34-6) – il rapporto tra verità e conoscenza assoluta (disp. pp. 52-4 e 60-6) – l’emergere della nozione di ‘legge di natura’ (disp. pp. 67, 74-84 e 104-5) (3) indagare le condizioni del conoscere il ‘perché’ – vedremo quanto tempo ci resta Notizie supplementari sulla Metafisica di Aristotele – una collezione di 14 ‘libri’ (= ?= rotoli di pergamena), alcuni usati come appunti per lezioni nel Liceo, che si ripetono e che presentano opinioni diverse (forse contrastanti), raggruppati dal primo curatore degli scritti di Aristotele, Andronico di Rodi – per citare Aristotele, si fa riferimento (fasullo) all’edizione di Bekker (cfr. Stephanus per Platone) – il titolo significa ‘dopo la fisica’ (i libri sul movimento, tra le nozione di causa, cambiamento e tempo, nonchè astronomia e biologia), nell’ordine imposto da Andronico – il prefisso ‘meta-’ ha anche altri usi – il libro I (Alpha) presenta la prima storia della filosofia (fino a quel punto) ed è una delle fonti primarie per i filosofi ‘presocratici’ nonché per le opinioni di Socrate (come personaggio storico) e per Platone – il secondo libro II (piccolo alpha) spiega il ruolo della filosofia nella conoscenza delle cause – il terzo libro (Beta) è un elenco di problemi (aporiai) alla maggior parte dei quali Aristotele non ha dato (e nemmeno tentato ci dare) una risposta – il quarto libro (Gamma) è dedicato quasi per intero a stabilire la centralità della filosofia nella difesa dei principi primi : quello detto di Non Contraddizione (PNC) e quello detto di Terzo Escluso – il libro V (Delta) è un lessico filosofico in 30 ‘voci’/capitoli che distingue i vari sensi delle parole che danno più problemi (da cui il passo disp. p. 32) Lo statuto di un «assioma » – terminologia presa in prestito dalla geometria – un «assioma » è una formula data per vera all’interno di un sistema – – – – – – – 1 per il riferimento a un sistema e ‘data per’, può sembrare che gli «assiomi » siano relativi ciò che Aristotele sta cercando in IV iii sono gli «assiomi » della scienza dell’essere in quanto essere1 questa è ‘prima filosofia’, la scienza che indaga i princìpi («assiomi ») di ogni altra scienza : ‘La fisica è, sì, una sapienza, ma non è la prima sapienza’ (1005b1, disp. p. 29) se riusciamo a trovare gli «assiomi » della prima filosofia, questi non saranno ‘relativi a un sistema’ la scienza dell’essere in quanto essere indaga quelle verità che si applicano a tutte le scienze Aristotele indica un a stretta connessione tra la logica (lo studio dei Analitici,1005b2-7) e la filosofia prima nonostante ciò, la tradizione aristotelica (a partire da Alessandro di Afrodisia) vuole che la logica sia uno strumento (organon) per la filosofo piuttosto che parte integrante (cfr. l’uovo della filosofia degli stoici, lezione 2) NB nella disp., appaiono degli ‘io’ in mezzo ad alcune frasi – errori di scansione dovuti alla presenza di numeri nel margine del testo. Lezione 19 (20 novembre 2008) Caratteristiche degli «assiomi » della filosofia prima – devono essere ‘i più sicuri di tutti’ (1005b10 e 17, disp. p. 29) – devono essere ‘inconfondibili’ (1005b12) – non possono dipendere da qualche altra ipotesi (1005b15-6) Perché non si possono dimostrare gli «assiomi » della filosofia prima – e fossero dimostrabili, allora dipenderebbero da qualche altro principio – ogni dimostrazione (apodeixis) deve partire da un principio più universale della cosa da dimostrare – se ci fosse un principio P a partire dal quale dimostrare gli «assiomi » della filosofia prima, allora P sarebbe più universale degli stessi «assiomi » – se, a sua volta, cercassimo di dimostrare P, dovremmo trovare un principio P* più universale di P a partire dal quale dimonstrare P ‘in generale, è impossibile che ci sia dimostrazione di tutto: in tal caso si procederebbe all’infinito, e in questo modo, per conseguenza, non ci sarebbe affatto dimostrazione’ (1006a89, disp. p. 30) Domanda: Se non si possono dimostrare gli «assiomi », come possiamo assicurarci della loro verità ? Riposte di Aristotele: (a) Guardandoli ; e (b) sfidando chiunque a negarli Come si formula l’«assioma» fondamentale ? Tre versioni del PNC : – (1) semantica (riguardante la predicazione) : o (A) ‘È impossibile che la stessa cosa, nello stesso tempo, appartenga e non appartenga a una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto (e si aggiungano pure anche tutte le altre determinazioni che si possono aggiungere, al fine di evitare difficoltà di indole dialettica)’ (1005b19-22) o (B) non è possibile che i contrari sussistano insieme in un identico soggetto (e si aggiungano a questa premessa le precisazioni solite) (1005b26-7) – (2) ontologica (riguardante le cose): o ‘è impossibile che una cosa, nello stesso tempo, esista e non esista’ (cap. iv, 1006a4) – (3) psicologico (riguardante le credenze degli uomini): o (A) è impossibile a chichessia di credere che una stessa cosa sia e non sia (1005b23) o (B) è impossibile, ad un tempo, che la stessa persona ammetta veramente che una stessa cosa esista e, anche, che non esista (1005b29-30) Per Aristotele (3) consegue da (1) e (2) in quanto esemplificazione di esse : gli stati mentali sono soggetti agli stessi princìpi della filosofia prima – quindi neanche Eraclito ha creduto una contraddizione (1005b25) – anche se ‘alcuni’ l’hanno creduto capace di tanto o di dire di aver fatto tanto – forse questi ‘alcuni’ sono i relativisti Protagora e/o Cratilo – o forse sono i ‘naturalisti’ (1006a2-3 disp. p. 30) : Anassagora e Democrito (1009a27, non nella disp.), nonché Empedocle (1009b15 non nella disp.) Guardare PNC basta per convincerci della sua verità ? – sì : sembra il principio più sicuro di tutti, inconfondibile e indimostrabile – no : sembra che ci possa essere un trucco – perché tutte le qualficazioni (esplicitate nella versione (1) (A))? (i) ‘ad un tempo’ (questione del cambiamento: ora sono pallido, ma d’estate ero abbronzato) (ii) ‘secondo lo stesso rispetto’ (i relativi: sono alto rispetto a mia mamma, ma non sono alto rispetto a Michael Jordan) (iii) ‘e si aggiungano pure anche tutte le altre determinazioni che si possono aggiungere, al fine di evitare difficoltà di indole dialettica’ (ma queste non rendono il principio vuoto di contenuto?) Cosa significa ‘sfidare chiunque a negare PNC’? – possiamo immaginare un ‘negazionista’ o ‘oppositore’? – qualcuno di ‘indole dialettica’ che non vuole accettare il principio – cfr. il poeta americano Walt Whitman, ‘mi contraddico? va bene, mi contraddico (sono grande, contengo moltitudini)’2 – anche Culture Club (Boy George): sono un uomo senza convinzione sono un uomo che non sa come vendere una contraddizione 3 Supponiamo un oppositore O che dice : ‘non vedo la verità di PNC’ – nella misura in cui PNC è indimostrabile, non possiamo fornirne una dimostrazione a O a partire da un principio che O accetta (pena regresso all’infinito) – se O non fornisce uno sostegno per quel che dice, possiamo lasciarlo nella sua ignoranza – in tal caso, O è un ‘vegetale’ (phytos, 1006a15) – se O dice qualcosa per spiegare la sua mancanza di convinzione, questo qualcosa deve essere o (i) insensato (senza un senso definito) o (ii) sensato (con un senso definito) – in caso (i) la tesi di O non esclude PNC (cfr. le considerazioni sulle dichiarazioni del Premier lezione 12 : una contraddizione non esclude niente) – in caso (ii), se la tesi di O esclude PNC (è un motivo contrario a PNC), allora essa presuppone PNC (ossia il principio secondo cui i contrari si escludono) 2 W. Whitman, Song of Myself (1855) 47-50: ‘Do I contradict myself?/ Very well then I contradict myself/ (I am large, I contain multitudes)’ 3 Karma Chameleon (ca. 1980): ‘I’m a man without conviction/I’m a man who doesn’t know/how to sell a contradiction’. Lezione 20 (21 novembre 2008) Motivi per privilegiare una formulazione semantica del PNC – la versione ontologica sembra una tesi riguardante le cose stesse – la versione ontologica sembra dipendere dal presupposto che non si può avere ‘gradi’ di esistenza – questo presupposto può essere vero (probabilmente lo è), ma sembra un guadagno successivo agli assiomi della filosofia prima – e ci sono anche concetti (ad es. quello ingenuo di insieme) che generano contraddizioni (paradosso di Russell) – la versione psicologica non sembra del tutto plausibile, dato che la gente (gli altri) dicono spesso cose che appaiono come sintomi di credenze contraddittorie – es. geografico/metrico : o via Verdi è perpendicolare a via Neri ; o via Neri è perpendicolare a via Rossi ; o via Verdi e via Rossi s’incontrano presso la chiesa bianca – le contraddizione sembrano celarsi in insiemi di credenze – o si annidano in premesse soppresse (ad es. ‘tutte le vie di questa città sono rette’) – le credenze formano compartimenti + o – stagni – la versione psicologica del PNC non sembra prendere atto della complessità (quasi linguistica) dei nostri stati mentali – le contraddizione sono formulabili nelle lingue naturali e quelle formulazioni ‘devono’ corrispondere a qualcosa di ‘formulabile’ anche nei nostri stati mentali Se una formulazione semantica del PNC è da preferire rispetto a quelle ontologiche e psicologiche, non è equivalente a loro – anche se Aristotele prende le sue formulazioni come equivalenti, non è ovvio che lo siano – una formulazione semantica sembra meno impegnativa (sia a come sono le cose sia a come siamo noi) – non è un caso che Aristotele introduce le sue considerazioni invocando gli Analitici (i libri di logica) – la filosofia prima è costituita dai princìpi della logica: quei princìpi che si applicano alle cose che sono in quanto sono Una formulazione (semantica) di PNC ancora meno impegnativa (= meno rischiosa/ più sicura e inconfondibile) di quella aristotelica : nessun enunciato può aver più di un valore di verità – se un enunciato p ha il valore ‘vero’, l’enunciato ‘non-p’ ha il valore ‘falso’ – una congiunzione con un congiunto falso è falso – dato ciò che significano ‘e’ (la regola della congiuzione) e ‘non’ (la regola di ‘doppia negazione’), se Fa, allora non non-Fa (e se non-Fa, allora non non-non-Fa) – ‘e’ e ‘non’ potevano significare qualcos’altro, ma, dato ciò che significano, il PNC vale Nel prosieguo del quarto libro della Metafisica, Aristotele sviluppa una serie di confutazioni dell’Oppositore del PNC e poi passa a difendere, con strumenti simili – di elenchos – un secondo « assioma » : il Principio del Terzo Escluso – ‘terzo’ che cosa ? – terzo valore di verità in mezzo tra ‘vero’ e ‘falso’ – altrimenti noto come Principio di Bivalenza (due valore) Qualche formulazione semantica del PTE (i) ogni enunciato o è vero o è falso (ii) nessun enunciato (sensato) può mancare di valore di verità (iii) se un enunciato non è vero, è falso, e se non è falso è vero Due domande : (1) è il PTE una conseguenza (logica) del PNC ? (2) è il PTE vero ? – se il PTE non è vero, allora non è una conseguenza logica del PNC – (poiché le conseguenze logiche di verità devono essere vere) Risposta a (1) : sembra di no – ragionamento per esemplificazione – mettiamo ‘rosso’ per ‘vero’ e non-rosso’ per ‘falso’ – ‘niente può essere rosso e non-rosso’ (forma del PNC) non ha come conseguenza logica ‘tutto è rosso o non-rosso’ (forma del PTE) – ad es. non sembra che il numero 17 sia rosso e non sembra che il numero sia non-rosso – non essendo oggetti concreti o fisici i numeri non sono colorati – solo le cose colorate devono essere o rosse o non-rosse – ergo PTE ha un raggio di azione più ristretta del PNC Risposta a («2) :sembra di no, perché molti enunciati sembra non essere né veri né falsi e prendono il valore ‘boh !’ (o ‘indeterminato’) – enunciati che non sono affermazioni (promesse, preghiere, richieste…) – enunciati con predicabili vaghe (‘questo uomo è calvo’) – contingenti futuri (la battaglia navale di domani : cfr. Aristotele Sull’interpretazine, 9 in disp. pp. 26-8) – certi fenomeni quantitstici (il ‘gatto di Schrödinger’) Data la risposta negtiva a (1), la risposta negativa a (1) è ulteriormente suffragata