Rassegna stampa

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FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 24/03/2012
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INDICE
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI
24/03/2012 Libero - Nazionale
«Liberalizzazioni da matti Ci espropriano la farmacia»
6
SANITÀ NAZIONALE
24/03/2012 Il Sole 24 Ore
San Raffaele, a Cal soldi da Degennaro
8
24/03/2012 La Repubblica - Bari
Soldi al vice di don Verzé pentito incastra i Degennaro
9
24/03/2012 La Repubblica - Firenze
"Catena di errori e il paziente morì"
10
24/03/2012 La Repubblica - Roma
"Bilanci in rosso", la Corte dei Conti boccia tre Asl
11
24/03/2012 La Stampa - Nazionale
E Obama candida un medico alla guida della Banca Mondiale
12
24/03/2012 Il Messaggero - ROMA
Il Gemelli contro la crisi in marcia fino a San Pietro
13
24/03/2012 Il Messaggero - ROMA
Gemelli, dubbi sui test ai bimbi positivi alla Tbc
14
24/03/2012 Avvenire - Nazionale
Terapeuti nelle scuole contro il gioco d'azzardo
15
24/03/2012 Il Riformista - Nazionale
Le liberalizzazioni diventano legge E le lobby minacciano serrate
17
24/03/2012 ItaliaOggi
Sacchetti spesa riutilizzabili Minor peso sui senza orecchie
18
23/03/2012 Pubblicita Italia
La bellezza: un emozione o una certezza?
19
23/03/2012 Vita
Sanità Il Censis ha fatto i conti
21
23/03/2012 Vita
La detenzione non deve aggravare la salute dei detenuti
22
23/03/2012 Viver Sani e Belli
centri estetici sei davvero in buone mani?
23
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
Aifa chiede pay back 2010. Critiche Farmindustria e Assogenerici
26
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
SCACCABAROZZI: PROTAGONISTI DEL SISTEMA-SALUTE
27
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
INCRETINE
31
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
OSMED Rapporto 2011
33
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
Il farmaco sicuro per il paziente Il pacchetto Ue
36
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
Contraffazione: la Direttiva Ue vista dall'interno
40
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
La comunicazione sui farmaci: impatta sulla sicurezza?
42
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
AIFA Delibera per la disciplina dei conflitti di interesse
43
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
L'export salva la produzione farmaceutica italiana
44
SANITÀ REGIONALE
24/03/2012 Corriere della Sera - Bergamo
Nuovo ospedale, nel mirino gli appalti e il contenzioso
46
24/03/2012 La Repubblica - Bari
Nuovo Fazzi di Lecce "Si indaghi sulla Asl"
48
24/03/2012 La Repubblica - Torino
Scienze Naturali, anche una foresta pluviale nel museo di Celli che s'inaugura in
autunno
49
24/03/2012 La Repubblica - Napoli
Iannelli, sentiti nuovi testi "Un intervento 11mila euro"
50
24/03/2012 Avvenire - Nazionale
Friuli, la riforma sanitaria tuteli «i piccoli ospedali»
51
24/03/2012 Il Secolo XIX
SCHMALLENBERG, IL VIRUS CHE SPAVENTA L'EUROPA COLPISCE BOVINI,
PECORE E CAPRE
52
24/03/2012 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Brindisi
Ospedale, si può puntare al top
53
24/03/2012 Il Giornale del Piemonte - Nazionale
Farmacie comunali il bancone pareggia e guarda al «movi»
54
PROFESSIONI
24/03/2012 Milano Finanza - Nazionale
Caso Pfizer-Antitrust, un warning per le case farmaceutiche
56
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
Medical Device companies.3 Silvio Gherardi, Baxter: il coraggio di investire in Italia
Dialogo con il Presidente e Amministratore Delegato di Baxter
57
23/03/2012 About Pharma and Medical Devices
La sicurezza dei farmaci e la farmacovigilanza
60
PERSONAGGI
23/03/2012 Il Denaro
Punti vendita senza vincoli. Serrata di Federfarma il 29
63
23/03/2012 La Provincia di Lecco
Liberalizzazioni ok, il 29 serrata delle farmacie
64
23/03/2012 La Provincia di Sondrio
Liberalizzazioni ok, il 29 serrata delle farmacie
65
23/03/2012 La Provincia di Varese
Liberalizzazioni ok, il 29 serrata delle farmacie
66
23/03/2012 IlFarmacistaOnline.it 05:59
Liberalizzazioni. Federfarma contro Balduzzi. Racca: "No a interpretazioni punitive"
67
23/03/2012 QS - QuotidianoSanita.it 05:59
Liberalizzazioni. Federfarma contro Balduzzi. Racca: "No a interpretazioni punitive"
69
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI
1 articolo
24/03/2012
Libero - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:125215, tiratura:224026)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«Liberalizzazioni da matti Ci espropriano la farmacia»
Per i professori a 65 anni non si è più in grado di dirigere la propria attività: obbligatorio passare la mano a
qualcun altro. Federfarma: «Non accettiamo di essere rottamati»
EDOARDO CAVADINI MILANO
Espropriati per decreto, anzi - dopo l'approvazione della norma sulle liberalizzazioni alla Camera - per legge.
Così si sentono i quasi 5mila (fonti Federfarma) titolari di farmacie private che dovranno abbandonare camice
e bancone. Il motivo? Per il governo dei professori - non propriamente di primo pelo - a 65 anni loro, e solo
loro, non sono più in grado di fare il proprio lavoro. «E per questo ci rottamano» è il commento amarissimo di
Annarosa Racca, presidente di Federfarma, la federazione che riunisce circa 17.000 farmacie private
convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. La pietra dello scandalo è stata scagliata dal ministero della
Salute, con una circolare interpretativa del decreto - ora diventato legge a tutti gli effetti - in cui si fissa a 65
anni di età il termine oltre il quale i farmacisti titolari di un esercizio non possono più dirigerlo, obbligandoli o
ad assumere un direttore di farmacia che ne faccia le veci, o a promuovere un collaboratore interno. In
questo modo, il governo del merito e delle concorrenza sancisce con lo strumento del diritto la "data di
scadenza" delle facoltà fisico-psichiche degli appartenenti a una singola categoria professionale. «E io come
presidente e farmacista non lo posso accettare - esplode la Racca -, non capisco questo accanimento nei
nostri confronti: come possono dirci che a 65 anni non siamo più in grado di fare il nostro mestiere, e
soprattutto come posso chiederci di fare un passo indietro nel momento in cui si parla di innalzare l'età
pensionabile per tutti?». Il passaggio incriminato è l'articolo 11 del comma 17 del testo «contro il quale ci
siamo sempre opposti perché è totalmente discriminatorio, e perchè ignora i pareri delle commissioni del
Senato e della Camera e i dati forniti dai Servizi studi parlamentari». Per questo Federfarma ha annunciato la
serrata delle farmacie (preservando i sevizi essenziali) il prossimo giovedì: uno sciopero indetto senza
rispettare il preavviso di legge, «ma che faremo lo stesso, pronti anche a pagare le sanzioni, perché ne va di
un servizio fondamentale per i cittadini». Secondo Federfarma circa 1 milione di italiani rischiano di rimanere
senza farmacia, perché non tutti gli interessati dalla novità legislativa hanno i soldi per assumere un direttore
(si parla di 4050mila euro all'anno): gli esercizi di paese, o in zone di montagna, sono sostenuti dal lavoro
esclusivo del farmacista titolare, e il giro d'affari non è nemmeno lontanamente paragonabile a un esercizio in
una grossa città. «Non siamo mai stati per il muro contro muro con il governo - spiega Racca -, abbiamo
accettato l'apertura di 5mila nuove farmacie, pur con tutte le difficoltà del caso, ma su questo non siamo
disposti a transigere». Duro anche il commento di Andrea Mandelli, presidente di Fofi, Federazione degli
ordini dei farmacisti: «Una norma degna della Bulgaria: non si può cedere un'at tività commerciale per
decreto. Il governo dimostra un incomprensibile accanimento ideologico verso la nostra professione». Sandro
Cesaroni, consigliere di FarmaCentro, cooperativa di servizi con circa 900 soci farmacisti, pone un problema
pratico: «Mettiamo che al mega-concorso per le nuove farmacie voglia partecipare un farmacista dipendente,
magari vicino ai 60 anni, che vuole fare un salto professionale legittimo: se vince che prospettiva ha? Essere
titolare per qualche anno e poi grazie e arrivederci?».
LA SCHEDA ESERCITO SILENZIOSO Federfarma raggruppa circa 17mila farmacie private presenti sul
territorio nazionale. Secondo le ultime rilevazioni, in Italia i farmacisti sono poco meno di 80mila.
DISCRIMINATI PER CENSO A 65 anni il farmacista titolare è costretto a fare un passo indietro. Poi ha due
strade davanti a sé: assumere un direttore di farmacia che ne faccia le veci (o promuovere un collaboratore),
oppure cedere l'atti vità.
Foto: BARRICADERA Annarosa Racca, presidente nazionale Federfarma Olycom
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI - Rassegna Stampa 24/03/2012
6
SANITÀ NAZIONALE
23 articoli
24/03/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 30
(diffusione:334076, tiratura:405061)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Politica e affari. Le accuse di un indagato
San Raffaele, a Cal soldi da Degennaro
L'INCHIESTA Nel mirino la costruzione del dipartimento di Medicina Molecolare. L'azienda pugliese: «È tutto
regolare e trasparente»
ROMA
Si apre il «capitolo Dec» nell'inchiesta della procura di Milano sul San Raffaele. Riguarda i rapporti tra il
gruppo ospedaliero e e la società Dec di Daniele e Gerardo Degennaro, gli imprenditori coinvolti nell'indagine
sugli appalti a Bari.
Un indagato, infatti, ha raccontato «di avere visto Degennaro portare soldi in valigia a Cal (Mario, ex
vicepresidente della fondazione San Raffaele, morto suicida, n.d.r.) in 5/6 occasioni». Dagli atti è emerso
anche il primo nome di una persona che avrebbe ricevuto, stando ai verbali, parte dei presunti fondi neri
realizzati ai danni del patrimonio dell'ospedale. È Antonio Simone, assessore regionale lombardo alla Sanità
nei primi anni '90, finito all'epoca nel ciclone di Tangentopoli e da anni vicino a Comunione e Liberazione. Ma
non ci sono nè conferme nè smentite su una sua eventuale iscrizione nel registro degli indagati.
Ci sono invece le carte appena depositate con la chiusura della prima tranche dell'inchiesta per associazione
per delinquere e bancarotta a carico, tra gli altri, dell'uomo d'affari Pierangelo Daccò e dell'ex direttore
amministrativo dell'ospedale. Mario Valsecchi. A quest'ultimo, che ha ottenuto i domiciliari anche in virtù della
sua collaborazione con gli inquirenti, i pm hanno chiesto: «Sa se Degennaro abbia consegnato soldi a Cal?».
E Valsecchi: «Non lo sapevo. Prendo atto delle dichiarazioni rese da Pierino Zammarchi quando ha
dichiarato di avere visto Degennaro portare soldi in valigia a Cal in 5/6 occasioni». Zammarchi, costruttore
indagato, lo aveva messo a verbale a novembre.
I pm hanno insistito con Valsecchi per chiarire i rapporti tra Dec (Degennaro costruzioni) e San Raffaele
riguardo alla realizzazione del Dibit 2, Dipartimento Universitario di Medicina Molecolare. Fu tale «Coscera,
responsabile di Saint Premier Mont» una società svizzera - ha precisato Valsecchi - che «ci presentò
Degennaro. La sua Dec si prese l'incarico di trovare il finanziatore. Sia la Fondazione che Dec pagarono una
doppia "fee" (una quota, n.d.r.) a Coscera». L'ex direttore ha spiegato che «Coscera è stato anche retribuito
per l'intermediazione sul Dibit 2, per aver presentato all'ospedale il costruttore Degennaro della Dec
disponibile a finanziare l'operazione».
Coscera «fu pagato dalla Fondazione tramite Sain Premier Mont e mi disse che Cal gli aveva chiesto una
retrocessione». Il sistema delle cosiddette retrocessioni è il centro dell'inchiesta: secondo l'accusa diversi
imprenditori in rapporti con l'ospedale, molti dei quali ora sotto la lente degli inquirenti, sovraffatturavano i
costi ai danni delle casse del gruppo - che anche per questo si è ritrovato con un buco da oltre un miliardo,
finora i pm hanno accertato fondi neri per 45 milioni - e «retrocedevano» poi soldi in contanti agli allora vertici
della Fondazion, che li avrebbero girati a Daccò, finito agli arresti alla fine dell'anno scorso. Ieri la Dec con
una nota ha precisato che i rapporti con il San Raffaele «si sono sviluppati nella massima correttezza e
trasparenza». Anzi «a conferma della condotta rigorosa seguita dalla Dec si evidenzia che sin dal 14
settembre 2009 la società ha denunciato penalmente il dottor Mario Cal per le sue dichiarazioni false e
calunniose».
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
8
24/03/2012
La Repubblica - Bari
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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CRONACA Scandali di Puglia
Soldi al vice di don Verzé pentito incastra i Degennaro
Vito al telefono: "Devo vedermi con Cal" Gli imprenditori coinvolti anche nell'inchiesta sul buco del San
Raffaele Il costruttore Zammarchi: ho visto consegnare le valigie in 5 o 6 occasioni
GIULIANO FOSCHINI
ÈIL 5 dicembre del 2007. Vito Degennaro, al telefono con un collega, racconta di essere in partenza per
Milano.
Ha un appuntamento. «Ci vediamo allora? Io spero di venire a fare un salto da te in questi giorni...
Se domani mattina arrivo in orario perché prima ho una appuntamento al San Raffaele con Cal, e dover ...
non so quanto tempo mi porta via...». Bene, questa intercettazione telefonica (allegata agli atti depositati dalla
procura di Bari) rischia di infilare il gruppo Degennaro in un altro guaio: quello del crac del San Raffaele di
Milano. La procura lombarda, indagando sul maxi buco dell'ospedale di Don Verzè e sul suicidio dell'ex vice
presidente della fondazione, Mario Cal, si è imbattuto sul gruppo Dec. Un indagato, infatti, ha raccontato «di
avere visto Degennaro (ndr, non è specificato nel verbale quale esponente della famiglia) portare soldi in
valigia a Cal (l'ex vicepresidente della Fondazione, morto suicida) in 5/6 occasioni». Una di queste occasioni
potrebbe essere proprio quella riportata in intercettazionea Bari: anche per questoè possibile che ora le due
procure si parlino. Per il momento agli atti c'è la domanda che i pm Orsi, Pedio e Ruta hanno fatto nell'ultimo
interrogatorio all'ex direttore amministrativo dell'ospedale Mario Valsecchi: «Sa se Degennaro abbia
consegnato soldi a Cal?». E Valsecchi: «Non lo sapevo. Prendo atto delle dichiarazioni rese da Pierino
Zammarchi quando ha dichiarato di avere visto Degennaro portare soldi in valigia a Cal in 5/6 occasioni».
Zammarchi è un costruttore, indagato e interrogato nel novembre scorso. I pm, in quell'occasione, gli
chiesero dei rapporti tra Dec e San Raffaele riguardo alla realizzazione del Dipartimento universitario di
medicina molecolare. Fu tale «Coscera il responsabile di Saint Premier Mont, una società svizzera - ha
raccontato Valsecchi - che ci presentò Degennaro. La sua Dec si prese l'incarico di trovare il finanziatore. Sia
la Fondazione che Dec pagarono una doppia 'fee' a Coscera: Coscera è stato anche retribuito per
l'intermediazione sul Dibit 2, per aver presentato all'ospedale il costruttore Degennaro della Dec disponibile a
finanziare l'operazione».
La Dec è da tempo in affari con il San Raffaele di Milano: ha realizzato il parcheggio. Il prezzo iniziale era 41
milioni di euro, proposto poi ai possibili compratori a 45-46 milioni. Così come si parla anche di una trattativa
per la struttura di Taranto, non andata poi in porto. Agli atti del fallimento del San Raffaele è depositato poi un
atto di citazione della Dec «con il quale chiede la condanna della Fondazione a restituire 28,8 milioni che la
Dec avrebbe immediatamente pagato alla Fondazione». La Dec aveva prestato questi soldia Don Verzè. Non
erano i soli, visto che contemporaneamente una società del gruppo Degennaro aveva chiesto indietro ulteriori
5 milioni. «I rapporti della società con il San Raffaele si sono sviluppati nella massima correttezza e
trasparenza» fa sapere con una nota ufficiale la società. «Per questo qualunque riferimento a presunte
attività illecite realizzate nello svolgimento dei lavori è assolutamente falso e infondato. Nel luglio 2011
l'amministratore unico della Dec, quale persona informata sui fatti, ha chiarito alla polizia giudiziaria di Milano
ogni fatto e circostanza così come richiesto mentre a settembre del 2009 la società ha denunciato
penalmente il dottor Mario Cal per le sue dichiarazioni false e calunniose oggi emerse dagli atti d'indagine».
Foto: NUOVO FILONE Gerardo Degennaro Nella foto grande il San Raffaele
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
9
24/03/2012
La Repubblica - Firenze
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Catena di errori e il paziente morì"
Il pm chiede il processo per due chirurghi di Careggi Il paziente aveva un'occlusione intestinale, fu sottoposto
a due operazioni
LUCA SERRANÒ
UNA serie di errori durante un intervento di laparoscopia, con conseguenti versamenti interni e crisi
respiratorie nel paziente, e un inspiegabile ritardo (3 giorni) nel porre rimedio con un secondo intervento di
revisione. Sono queste, secondo la procura di Firenze, le cause della morte di un sessantenne di Greve in
Chianti, deceduto il 16 marzo 2011 all'ospedale di Careggi dopo essere stato ricoverato d'urgenza con una
diagnosi di blocco intestinale. Una ricostruzione che è costata una richiesta di rinvioa giudizio per due medici
della chirurgia generale di Careggi, Carlo Bergamini e Antonio Todaro (responsabile del reparto). L'accusa è
omicidio colposo.
In base a quanto denunciato dai familiari in un esposto in procura, la via crucis del 60enne era iniziata due
giorni prima del ricovero a Careggi, il 9 marzo 2011, quando l'uomo si presentò al pronto soccorso di Ponte a
Niccheri con fortissimi dolori all'addome. I medici, però, si limitarono a dimetterlo dopo poche ore (con una
diagnosi di gastroenterite acuta) nonostante gli esami del sangue fossero incompleti e non fosse stata
richiesta una visita chirurgica. Il giorno successivo, sempre più sofferente, il 60enne decise allora di farsi
visitare a Careggi dove venne ricoverato dopo un attesa di 8 ore. Proprio qui, nel reparto di chirurgia,
l'escalation di errori avrebbe preso una piega drammatica. Secondo la perizia di parte chiesta dai familiari del
paziente morto, la condotta del chirurgo che effettuò entrambi gli interventi, Carlo Bergamini, fu caratterizzata
da "imperizia, imprudenza e negligenza". Durante la prima laparoscopia (11 marzo 2011), effettuata per
rimuovere l'appendice, avrebbe infatti provocato diverse lesioni a livello dell'ileo terminale con il bisturi
elettrico. Lesioni che poi avrebbero provocato una violenta peritonite.
Gli errori sarebbero poi continuati anche nelle 48 ore successive all'operazione, chiamando in causa il
medico responsabile del reparto Antonio Todaro. In particolare, quest'ultimo avrebbe trascurato l'aggravarsi
della situazione limitandosi ad un intervento di drenaggio, lasciando che la laparoscopia di "riparazione"
venisse effettuata (sempre da Carlo Bergamini) solo tre giorni dopo, il 14 marzo.
Elementi che, insieme al drammatico racconto dei familiari del 60enne, hanno spinto il pubblico ministero
Giuseppe Bianco a chiedere il rinvio a giudizio per i due chirurghi.
Foto: ESPOSTO IN PROCURA Lo hanno presentato i familiari del paziente morto a Careggi: da qui l'avvio
dell'indagine
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
10
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
CRONACA
24/03/2012
La Repubblica - Roma
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
I giudici contabili: "Troppi soldi per i consulenti esterni e previsioni di spesa fuori termine" La Regione avrà 90
giorni per cercare di coprire le falle più evidenti delle gestioni 2007-2009
LORENZO D'ALBERGO
PERDITE milionarie, bilanci approvati fuori tempo massimo e operazioni di vendita e leasing degli immobili
contabilizzate in maniera errata. La programmazione finanziaria delle aziende sanitarie locali della capitale
lascia a desiderare. A bacchettare la Regione e le Asl Roma B, C ed E sono i giudici della sezione di controllo
per il Lazio della Corte dei conti. Gli stessi che verificheranno le misure correttive che la presidente Renata
Polverini, commissario straordinario per il servizio sanitario regionale, dovrà adottare entro i prossimi tre
mesi. Novanta giorni in cui si dovrà cercare di coprire le falle più evidenti delle gestioni 2007-2009.
Un triennio segnato da passivi talmente pesanti (nell'anno nero del 2008 le perdite delle Asl hanno
ampiamente superato i 150 milioni di euro) da portare i magistrati a evidenziare come in ognuno dei tre casi il
bilancio di previsione abbia smesso di «svolgere una funzione programmatoria ispirata ai principi di sana
gestione». In altre parole, non sarebbe più lo strumento per raggiungere a fine anno quel pareggio di bilancio
richiesto dalla legge regionale del 1996 sulla corretta gestione delle aziende sanitarie e ospedaliere.
Un equilibrio tra spese ed entrate a cui le Asl sarebbero dovute arrivare rispettando due decreti
commissariali del 2008 e del 2009, rivelatisi poi armi a doppio taglio. Il rispetto dei nuovi limiti di spesa fissati
dai provvedimenti per evitare sprechi nella gestione interna ha avuto per effetto indiretto la crescita dei costi
esterni: il blocco del turn-over ha fatto lievitare il conto delle consulenze esterne di oltre 5 milioni di euro nel
triennio al vaglio della Corte dei conti. Inoltre, i bilanci di previsione sono stati approvati con ritardi di mesi.
Solo per quello del 2008, il termine è stato spostato dalla giunta di cinque mesi, modificando così anche la
legge regionale. Uno slittamento che, come denunciato dalle Asl, dipenderebbe dalla scarsa trasparenza e
dall'eccessiva lentezza con cui la Regione ha comunicato dati fondamentali su costi e ricavi. «Gli strumenti
usati (atti informali, email) dalla Regione sottraggono affidabilità alle scritture contabili», si legge nella
pronuncia. Magistrati poco convinti, poi, anche dalla mancata nomina del dirigente redattore dei documenti
contabili per la Asl Roma E e il nuovo software usato per la gestione dell'Asl Roma C.
E tra ritardi e perdite, ci sono anche casi di cattiva gestione patrimoniale. Come quello del 2003, anno in cui
le boccheggianti aziende sanitarie, su indicazione della Regione, hanno venduto i propri immobili alla società
di leasing Cartesio, per poi riutilizzarli in affitto. A lasciare perplessi i giudici è la contabilizzazione dell'affare,
che svela la vera natura dell'operazione: «Un debito garantito dagli immobili aziendali che la Regione ha
stipulato per far fronte alle perdite del sistema sanitario». Una cessione messa a bilancio con modalità che
«fanno sorgere seri dubbi sulla correttezza degli effetti dell'operazione sui bilanci aziendali».
I nodi LE PERDITE Il 2008 l'anno nero ognuna delle tre Asl al vaglio della Corte dei conti ha perso oltre 150
milioni di euro LE CONSULENZE Il blocco del turn-over e i limiti di spesa della Regione hanno fatto lievitare il
costo delle consulenze esterne I RITARDI I bilanci sono stati approvati con 5 mesi di ritardo. A far slittare l'ok
è stata la giunta che ha modificato la legge LEASING La contabilizzazione della cessione degli immobili. "Seri
dubbi sulla correttezza degli effetti sui bilanci aziendali"
Foto: IN CORSIA Un medico visita i malati in una stanza di ospedale Ieri la Corte dei conti ha bacchettato la
mala gestione di tre Asl romane, colpevoli di perdite milionarie
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
11
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
"Bilanci in rosso", la Corte dei Conti boccia tre Asl
24/03/2012
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:309253, tiratura:418328)
E Obama candida un medico alla guida della Banca Mondiale
Il prescelto è l'americano nato a Seul Jim Yong Kim La Casa Bianca conta anche di poter rafforzare i legami
con i Paesi del Pacifico
DAL CORRISPONDENTE DA NEW YORK [M. MO.]
Co n una mossa a sorpresa Barack Obama sceglie come candidato alla guida della Banca Mondiale un
medico antropologo coreano-americano, protagonista della sfida alla tubercolosi nel Terzo Mondo. Nella
partita per la successione a Robert Zoellick, che lascerà l'incarico a giugno, a prevalere nelle scorse
settimane era stata la tradizionale impostazione finanziaria che aveva visto circolare a Washington i nomi di
Larry Summers e Hillary Clinton prima della decisione della Nigeria di candidare l'ex ministro delle Finanze,
Ngozi OkonjoIweala, e della Colombia di fare lo stesso con Josè Antonio Ocampo. Sembravano le avvisaglie
di un nuovo braccio di ferro fra Stati Uniti e Paesi emergenti sulla guida di un'importante istituzione della
finanza internazionale. Ma Obama, parlando dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, spariglia i giochi:
«Nonostante il suo nome la Banca Mondiale è più che una banca, è uno dei più potenti strumenti che
abbiamo per ridurre la povertà e aumentare gli standard di vita in alcune delle nazioni più povere del Pianeta,
aiutando non solo chi soffre ma anche tutti noi». L'idea del presidente è di scegliere un volto capace di
trasmettere alla comunità internazionale l'intenzione degli Stati Uniti di ridefinire il ruolo della Banca Mondiale:
non più il contrappeso a guida americana negli equilibri finanziari internazionali del secondo dopoguerra che
assegnano all'Europa la direzione del Fmi ma un strumento globale per combattere povertà, malattie e
sottosviluppo che frenano la crescita del Pianeta. Da qui la scelta di Jim Yong Kim, presidente del Darmouth
College ma soprattutto esperto di Sanità di fama mondiale. È un medico che ha co-fondato «Partners in
Health», uno dei maggiori enti no-profit per la lotta alla povertà, e ha diretto il dipartimento anti-Aids
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Veterano della sfida alla tubercolosi in America Latina,
avendo sviluppato in Perù il primo programma destinato a proteggere un'intera nazione, Jim Yong Kim è
anche il primo asiatico-americano a venir indicato da un presidente alla guida di un maggiore organismo
internazionale. Nato in Corea del Sud, emigrato negli Stati Uniti quando aveva 5 anni e divenuto nel 2009 il
primo asiatico-americano a guidare un'istituzione accademica appartenente alla prestigiosa Ivy League, Jim
Yong Kim è portatore di un'identità-ponte fra gli Stati Uniti e l'area del Pacifico sulla quale Obama conta per
rafforzare il legame con i partner dell'Asia. Non a caso l'annuncio della designazione è arrivato poche ore
prima della partenza per Seul dove parteciperà al summit contro la proliferazione nucleare. Obama vede
nell'Asia, e più in generale nell'economie emergenti, il partner per realizzare una nuova architettura
internazionale capace di affrontare le sfide del XXI secolo. «Quando riduciamo la povertà nel mondo,
aiutiamo un contadino a riprendersi da un'inondazione o dalla siccità, o contribuiamo a sconfiggere una
malattia prevenibile - dice il presidente - tutti noi siamo più sicuri e il mondo si rafforza». La sfida è dunque
realizzare una Banca Mondiale con una «maggiore comprensione del ruolo dello sviluppo nella crescita
globale» a cominciare dalla necessità di «far venir meno le condizioni di bisogno di chi si trova a soffrire» a
causa di malattie o povertà. Se Zoellick negli ultimi cinque anni ha raccolto la cifra record di 90 miliardi di
dollari per aiutare i Paesi più poveri, Obama ora punta a completare la trasformazione della Banca. Resta da
vedere come reagiranno i Paesi emergenti che si trovano davanti a un difficile bivio: sostenere la sfida di
Obama oppure battersi per ottenere la guida della Banca. La decisione è attesa entro gli incontri di aprile di
FmiBanca Mondiale a Washington. La nuova missione Barack Obama, presidente Usa La Banca Mondiale è
più che una banca, è uno dei mezzi più potenti che abbiamo per ridurre povertà e malattie
Foto: Nel Giardino delle Rose
Foto: Jim Yong Kim cammina dietro Obama precedendo il segretario di Stato Clinton e da quello del Tesoro
Geithner poco prima dell'annuncio della sua candidatura
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Personaggio
24/03/2012
Il Messaggero - Roma
Pag. 56
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Il Gemelli contro la crisi in marcia fino a San Pietro
Giovedì fiaccolata sotto l'ospedale, poi la protesta in piazza Il sindacato dei medici «Nella prossima busta
paga mancheranno 430 euro lordi»
NINO CIRILLO
Saranno stati quasi in mille, camice più camice meno. Tutti pigiati nell'aula intitolata a Francesco Vito -il
secondo rettore dell'Università Cattolica-, per la prima grande, unitaria assemblea di lavoratori in
cinquant'anni di vita di questo ospedale. Una discussione asciutta, doc u m e n t a t a , senza slogan -solo
un'odiosa scintilla finale stava per rovinarla- nella quale si sono ritrovati su un fronte comune i medici, gli
infermieri, i tecnici, gli amministrativi del Gemelli, qualcosa come 4.500 lavoratori. La mozione finale, votata
intorno alle 11, annuncia che giovedì prossimo ci sarà, fra le sette e le otto della sera, una fiaccolata intorno
alla statua di Papa Wojtyla -più una manifestazione di «vicinanza spirituale» che un corteo- e che c'è tutta
l'intenzione di organizzarla, una domenica mattina ancora da definire, questa marcia dei lavoratori e delle loro
famiglie dal Gemelli fino a piazza San Pietro, per l'Angelus del Papa. Il documento, poi, affronta il punto
cruciale: le sedici sigle sindacali tutte insieme chiedono che venga ritirata la lettera di «disdetta dei contratti
aziendali» inviata alla fine di febbraio dal direttore amministrativo dell'Università Cattolica Marco Elefanti.
Quei «contratti aziendali» che rendono un po' speciali i dipendenti del Gemelli, che spingono gli altri medici e
gli altri infermieri romani a considerarli una specie di privilegiati. Sullo sfondo di questa lettera, c'è la «grave
crisi finanziaria» del Gemelli, la voragine che il Policlinico ritiene si sia creata per i mancati rimborsi -centinaia
di milioni di eurodella Regione Lazio. Uno scontro finito sul tavolo del ministro della Salute Balduzzi (una
soluzione, se arriverà, sarà solo a quel livello) e nel quale «non vogliamo assolutamente essere coinvolti, non
vogliamo rimanerne stritolati» è stato detto a più riprese in assemblea. A creare questo «clima di rabbia
lucida» come l'ha definito il leader dei medici del Samuc, il diabetologo Salvatore Caputo, è stato anche un
altro incidente di percorso. Molti ne hanno parlato perché va toccare le buste paga di questa fine del mese:
non ci sarà nello stipendio il fondo di incentivazione previsto -così ha comunicato la direzione amministrativa-,
430 euro lordi in media a persona che nel migliore dei casi slitteranno a fine aprile. E' sempre Caputo che
chiarisce: «Sono soldi che verranno a mancare soprattutto agli stipendi più bassi, a chi guadagna 900-1.000
euro al mese». Ma si è parlato di molto altro. Emanuela, un tecnico che lavora qui da 32 anni, ha raccontato
la sua paura: che si voglia «svendere il Gemelli, separando l'università dall'ospedale». Laura,
un'amministrativa, si è domandata a voce alta, invece, «come mai i soldi della Regione mancano da dieci
anni e se ne accorgono solo adesso» e ha affrontato un nervo sicuramente scoperto, quello delle «ricche
consulenze». Poi è stato il turno dell'infettivologo Giuseppe Marasca, che ha preso di petto i conti: «La
Regione Lazio ha contestato al Gemelli 15 milioni di euro per schede di dimissioni erroneamente compilate e
sei milioni di euro per spese di farmaci non sufficientemente documentate. Ecco, vorrei che mi fossero chiariti
almeno questi due punti». In attesa che il dottor Marasca riceva una risposta, però, almeno altri due punti
l'assemblea li ha resi chiari. Il primo riguarda l'occupazione: qui non sono in gioco posti di lavoro, si andrà
avanti soltanto con il blocco del turn over per qualcosa come duecento unità. Il secondo, i servizi: non ne
verrà intaccata la qualità, la direzione ha già imboccato convinta questa strada. La vertenza andrà avanti,
magari con iniziative clamorose ma senza scioperi all'orizzonte. Per ora è stata «una bella prova di
partecipazione», parola di Domenico Frezza, sindacalista Uil, presidente dell'assemblea.
Foto: Un momento dell'assemblea dei lavoratori ieri al Policlinico Gemelli (foto Toiati)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Mille in assemblea dopo la disdetta dei contratti aziendali SANITA'
24/03/2012
Il Messaggero - Roma
Pag. 56
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Dubbi sulle procedure diagnostiche utilizzate con il test «quantiferon» per verificare l'infezione da Tbc sui
bambini all'ospedale Gemelli è stato avanzato da uno studio condotto da tre ricercatori italiani in una rivista
scientifica inglese, Pathogens and Global Health. Nell'estate dello scorso anno 118 bambini nati nell'ospedale
romano, erano stati trovati positivi al nuovo test e conseguentemente sottoposti a terapia preventiva, dopo
che una infermiera era stata identificata come probabile fonte di contagio. L'ipotesi dei ricercatori è che
possano esistere altre ragioni immunologiche legate alla positività di bambini al test che non hanno a che fare
con l'infezione da Tbc.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Gemelli, dubbi sui test ai bimbi positivi alla Tbc
24/03/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Terapeuti nelle scuole contro il gioco d'azzardo
Dalle elementari alle università la sfida è prevenire Il sottosegretario alla Salute, Cardinale: ormai il problema
investe giovani e adolescenti, vanno quindi realizzati corsi di formazione; per intervenire bisogna innanzitutto
conoscere Il ministero pensa a moduli nelle scuole di psichiatria, master di perfezionamento postspecialistico
o postuniversitario e percorsi per i docenti nelle scuole dell'obbligo
PINO CIOCIOLA
na strategia di contrasto preventivo a tutto campo: dalle elementari all'università. Sarebbe a dire moduli mirati
nelle scuole di psichiatria, master di perfezionamento postspecialistico o postuniversitario e corsi di
formazione per i docenti nelle scuole dell'obbligo: la strada per affrontare e sconfiggere il gioco d'azzardo
deve passare anche da queste novità, secondo il sottosegretario alla Salute, professor Adelfio Elio Cardinale.
Non solo, ma mettendole in campo a stretto giro, perché ormai il problema «è molto grave», proprio come
«quel che ci si va prospettando» dal punto di vista sociosanitario. Aspettando che il Parlamento vari una
stretta al mercato che sta dilagando, sottosegretario Cardinale, come si battono le dipendenze patologiche
dal gioco? Intanto lei dice bene: chiamiamole «dipendenze patologiche da gioco d'azzardo». Sento invece
spesso definirle "ludopatie", termine forse troppo... dolce ed effimero per rendere il senso della drammaticità
reale del problema, col quale dobbiamo fare i conti e che è sociosanitario. Come li facciamo questi conti?
Ferma restando la necessità della campagna informativa promossa dal ministro Riccardi, di una
regolamentazione della pubblicità ai giochi e della definizione dei "Livelli essenziali di assistenza", come
annunciato dal ministro Balduzzi, un altro grande problema che dobbiamo affrontare è quello della
formazione dei terapeuti. Perché lo ritiene così grande? Perché ormai questo problema comincia a
interessare i giovani e gli adolescenti e allora dobbiamo realizzare corsi di formazione per i terapeuti, visto
che per intervenire efficacemente bisogna innanzi tutto conoscere e condividere le sottoculture tipiche
dell'adolescenza che portano a certe dipendenze. A cosa pensa di preciso, sottosegretario? A creare moduli
specifici nelle scuole di specializzazione di psichiatria, ma anche a master dedicati al perfezionamento
postspecialistico o postuniversitario nel settore delle dipendenze patologiche da gioco e infine a corsi di
formazione per i docenti nelle scuole, poiché c'è una profonda separazione fra il mondo dei docenti e quello
di adolescenti e bambini. E a chi andrebbero affidati i corsi per questi ultimi? A psichiatri e psicologi, che
periodicamente potrebbero tenere corsi di aggiornamento, appunto ai professori della scuola dell'obbligo.
Certo che però fare prevenzione al gioco d'azzardo è esercizio assai arduo. Purtroppo sì, si gioca magari di
nascosto, magari all'inizio sembra nulla, magari si comincia border line con l'intrattenimento... Per poi via via
finire con la dipendenza. Nello sfruttamento della quale, è bene non dimenticarlo mai, è entrata anche la
criminalità organizzata. Questione decisiva, sottosegretario: lei è certo che la sua proposta trovi sponda forte
nel ministero dell'Istruzione? Ma io credo proprio di sì. Il ministro Profumo è molto sensibile a queste
tematiche. Però i fondi scarseggiano... I costi non sarebbero spropositati. Se si diffonde, poniamo, un master
per ogni facoltà medica, sarebbero quaranta e a ciascuno andrebbe fornito qualche migliaio di euro di
sostegno, dunque mi pare una cifra irrisoria, specie davanti a quel che ci si va prospettando, che è molto
grave. Scontato che lei tutto questo lo proporrà molto presto al ministro Profumo... Infatti. Avendo io fra l'altro
la delega ai rapporti con le università e le facoltà di medicina e visto che già lavoriamo su questi temi in un
tavolo con una rappresentanza dei presidi e tre rettori che hanno facoltà di medicina nel loro ateneo, penso
che proprio questo tavolo può trasferire le proposte al ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca.
Torniamo dritti ai fondi da cercare col lanternino... Ripeto, sono proposte soft dal punto di vista economico.
Intende quasi a costo zero? Proprio "costo zero" no, ma insomma non si tratta di stanziare milioni di euro,
che sarebbe improponibile. Si tratta di limare meglio un aspetto della formazione nell'ambito psichiatrico e in
quello della scuola dell'obbligo.
I NUMERI
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
15
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NUOVE DROGHE
24/03/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
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500MILA
I GIOVANI FORTEMENTE A RISCHIO DI DIPENDENZA DA GIOCHI
700MILA
I GIOCATORI ABITUALI AFFETTI DA DIPENDENZE PATOLOGICHE D'AZZARDO
18,4 MILIARDI
LA SPESA DEGLI ITALIANI PER I GIOCHI NEL 2011
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
16
24/03/2012
Il Riformista - Ed. nazionale
Pag. 5
(tiratura:40000)
CHI DICE NO. I farmacisti annunciano la chiusura degli esercizi il 29 marzo. Stavolta, spiegano, è per
l'articolo 11 del decreto. Sul piede di guerra anche le toghe e l'Anci. Per Carlo Stagnaro: «Nuova vittoria delle
lobby».
CHIARA PRIVITERA
Il decreto sulle liberalizzazioni è legge. La Camera (con 449 sì e 79 no) ha dato il via libera definitivo al
provvedimento in discussione già da gennaio. «Molto soddisfatto» si è detto il premier Mario Monti, presente
giovedì sera a Montecitorio. Per nulla, o quasi, invece le categorie che a vario titolo hanno chiesto
chiarimenti, espresso disappunto o amarezza, minacciato scioperi. La macchina della protesta è già partita.
In testa c'è l'agguerritissima Federfarma, l'associazione di categoria dei farmacisti, che ha annunciato la
serrata delle attività per il 29 marzo. «Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione entro i limiti stabiliti», dice
l'Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali, quindi una giornata di stop sarebbe
«illegittima». «Il comunicato è stato inviato», risponde Alfonso Misasi, segretario nazionale di Federfarma che
al Riformista spiega anche le ragioni della (nuova) protesta. A far scattare la molla del dissenso non sarebbe
stata infatti la decisione dell'esecutivo di ampliare il numero di farmacie il quorum di abitanti richiesti sale dai
3mila del testo approvato dal governo a 3.300, contro gli attuali 5mila - né la possibilità data alle parafarmacie
di vendere farmaci veterinari e prodotti galenici. D'altra parte la battaglia più importante era già stata vinta:
l'ipotesi di vendere i farmaci di fascia C anche nelle parafarmacie (cosa che aveva fatto infuriare le farmacie
tradizionali) è scomparsa dal decreto. A mettere sul piede di guerra i farmacisti stavolta sarebbero alcuni
aspetti del'articolo 11 del decreto liberalizzazioni. La parte incriminata riguarda l'obbligo di nomina di un
farmacista direttore da parte di tutti i titolari di farmacia che abbiano compiuto 65 anni. «Un esproprio» per
Alfonso Misasi, che colpisce soprattutto le piccole farmacie dei piccoli comuni: «Si tratta di farmacie a basso
reddito, gestite già oggi dal solo farmacista titolare perché non in grado di assumere un collaboratore», un
migliaio di queste rischiano quindi di chiudere secondo Misasi. «Aumentiamo il numero delle farmacie
continua il segretario di Federfarma - ma almeno rispettiamo i diritti». Per «l'esagerazione» dei farmacisti,
protestano invece le parafarmacie. Il decreto, spiegano, in realtà ha introdotto solo «una modestissima
riorganizzazione del settore e il leggero incremento del numero delle farmacie non colloca l'Italia al livello
della media europea». Così il presidente del Forum nazionale delle parafarmacie, Giuseppe Scioscia, che al
Riformista non nasconde l'amarezza per una battaglia - quella sulla vendita dei farmaci di fascia C - ormai
persa. Ma, chiosa: «Lo sciopero sono sicuro non ci sarà, sono dei millantatori». A dire no alle liberalizzazioni
ci sono anche le toghe che, dopo una settimana di scioperi, hanno ribadito ieri dal palco del congresso
straordinario della categoria a Milano: «I diritti non sono merce» e, anzi, «l'avvocatura deve reagire contro
questo disegno». «Alcune criticità», rimangono anche per l'Anci (Associazione nazionale comuni italiani). Le
correzioni apportate al decreto 25 delle liberalizzazioni, spiega la categoria, non sciolgono alcuni nodi come
le procedure di affidamento dei servizi che non godono al momento «di una omogenea applicazione della
normativa nei diversi territori» e che rischiano perciò di creare «interpretazioni difformi con conseguenti ed
onerosi contenziosi». Risolto ieri, in serata, il rebus sulle commissioni bancarie. Dopo il voto del Senato che
le aveva azzerate, portando l'esecutivo dell'Abi alla decisione di una dimissione, il governo ha approvato il
decreto legge che si impegna a ripristinarle. Un bilancio sulle lenzuolate targate Monti? «Gli 11 punti
percentuali di Pil che il governo aveva promesso di recuperare grazie all'apertura del mercato non sono stati
raccolti». Per Carlo Stagnaro, dell'Istituto Bruno Leoni, «nelle liberalizzazioni c'è poco di liberale». Le proteste
delle categorie interessate? «Un posizionamento tattico: se ogni categoria dicesse "abbiamo vinto", il governo
sarebbe costretto a intervenire più pesantemente». Un gioco delle parti, quindi, per Stagnaro dove le lobby
mettono a segno l'ennesimo punto: «Hanno vinto perché hanno dimostrato ai partiti quanto pesa il loro voto
politico».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Le liberalizzazioni diventano legge E le lobby minacciano serrate
24/03/2012
ItaliaOggi
Pag. 37
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Principio di leale collaborazione per l'export dei rifiuti dalla Campania, richiamo alle decisioni comunitarie per
la regolamentazione dei rifiuti pericolosi, nuova disciplina e ritorno della plastica nei sacchetti di asporto delle
merci senza orecchie lunghe. Queste le principali novità del dl n. 2/2012, il decreto ambiente convertito in
legge n.28 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 71 di oggi. All'art. 1 viene introdotto il criterio che gli enti
locali della Campania potranno avviare fuori regione i rifiuti secondo il «principio di leale collaborazione».
Torna a piccoli passi anche la plastica nei sacchetti per l'asporto merci. I sacchetti senza orecchie (come
quelli di farmacie e profumerie) saranno definiti riutilizzabili anche quando gli spessori saranno di 100 micron
per uso alimentare e 60 micron per gli altri usi, in deroga alla regola generale dei 200 micron. I termini per
l'ulteriore decretazione ministeriale e l'applicazione delle relative sanzioni vengono posticipati a dicembre
2012.Ma il dl ha anche altri contenuti. Secondo l'art. 3 i rifiuti pericolosi saranno classificati tali solo se
raggiungeranno determinate concentrazioni e, nelle more delle decisioni comunitarie, sarà il ministero
dell'ambiente a disciplinare la materia con decreto. Confermate anche tutte le norme iniziali inserite nel testo
originario riguardanti la necessità di favorire la ripresa delle infrastrutture nel paese. All'art. 3 i materiali da
riporto vengono considerati matrici ambientali e potranno rientrare, quindi, nella disciplina del sottoprodotto.
Disposizione analoga all'art. 4 anche per le terre e rocce che possono essere reimpiegate. Nella disciplina vi
rientrano anche quelle terre e rocce da scavo che superino alcuni limite di concentrazione, purché
provengano da aree interessate da fenomeni naturali.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Sacchetti spesa riutilizzabili Minor peso sui senza orecchie
23/03/2012
Pubblicita Italia - N.3 - marzo 2012
Pag. 120
(diffusione:2773, tiratura:3038)
Mentre la comunicazione del make-up segue un binario emozionale, e per alcuni versi, piuttosto omologato,
l'advertising dello skin care si dirige verso un linguaggio più tecnico, dove principi attivi e test sono i
protagonisti indiscussi
Urge un 'ritocco' per le pubblicità del make-up? Abituati a un advcrtising che rincorre l'eterno mito della
giovinezza, con ciglia extra-long ed extra-strong che sembrano i biliari di una ferrovia, labbra infuocate e
unghie arcobaleno, alla fine tutti i visual appaiono simili e un po' monotoni. "In effetti - spiega Cinzia Pirovano,
responsabile comunicazione Pupa - la pubblicità della cosmetica segue criteri un po' differenti da altri settori.
La promessa dei prodotti è piuttosto uniforme: tutti promettono il sogno di essere più belle, più giovani, più
trendy. In questo senso si può parlare di appiattimento". Considerato che gli investimenti del settore sono in
flessione, forse sarebbe davvero utile un refresh. Nielsen infatti segnala che, tra gennaio e novembre 2011, i
budget investiti dai brand di make-up sono scesi del 6,8% rispetto al periodo precedente. E sembra che la
spesa si concentri sui quotidiani (+155%) e sulla radio (+167%), che sono gli unici due mezzi che crescono,
anche piuttosto ripidamente, oltre ovviamente a internet (+72%). "Noi siamo in controtendenza - riprende
Pirovano - perché il nostro budget 2012 avrà un incremento del 10% rispetto all'anno scorso. Detto questo,
sottolineo che la pubblicità del trucco si fecalizza su un tono emozionale, mentre in altri segmenti, come lo
skin care, sta emergendo una nuova tendenza che privilegia un messaggio più 'tecnologico', dove principi
attivi e risultati sono la centralità della comunicazione. Un cambiamento anche nel nostro segmento sarebbe
interessante ma ci vuole molto coraggio. Ad oggi nessuno lo ha avuto. Invece un'area della comunicazione
dove siamo fortemente innovativi è il web. Da due anni stiamo investendo risorse nei new media, tant'è che
quest'anno abbiamo creato una vera e propria divisione che segue unicamente la rete. Il nostro sito è
dinamico, aggiornato, propositivo. Abbiamo un club esclusivo all'interno (Pupa4fun) e un'area dedicata
esclusivamente al 'mondo mani/ smalti', la Pupa Nail Academy. Sono oltre 100.000 le iscritte alla fanpage
Facebook con le quali dialoghiamo ogni giorno. Coinvolgiamo blogger e organizziamo contest e
manifestazioni in modo incrociato: on e offline. E per il 2012 sono previste attività nuovissime". La pelle è
anche arte Passando al mercato italiano dello skin care, il fenomeno del momento è Boots Laboratories. Il
marchio, gestito da P&G, è stato lanciato nella Penisola nel settembre 2010, è molto giovane, ma raccoglie
un'eredità lunga ióo anni, quella di Boots in Inghilterra, azienda farmaceutica che si è differenziata nella
cosmesi e ha lanciato grandi innovazioni (ad esempio, all'interno delle farmacie Boots nel Regno Unito sono
stati creati i Booklovers Library e i Cafés, e a Londra sono stati sperimentati i negozi self service). Si tratta
comunque di un brand dal forte taglio scientifico. "Anche in Italia - commenta Novella Sardos Albertini,
responsabile marketing di Boots Laboratoires - i nostri prodotti sono venduti solo in farmacia, e l'antiage
Serum 7 è ad oggi il numero 'uno', cioè il più acquistato nel suo segmento di riferimento". Ma qual è la chiave
di un successo così veloce, aldilà della validità del prodotto? "La comunicazione legata alla certezza riprende Sardos Albertini - ha sicuramente giocato una carta importante. La rigorosità con cui vengono testati
i prodotti, le analisi indipendenti, gli studi di alto livello, sono tutti elementi che vengono comunicati e che
rassicurano la consumatrice. Agiamo anche sui farmacisti che partecipano alle Laboratories Academia per
tenersi aggiornati. Inoltre l'esposizione 'Pelle di donna' alla Triennale di Milano è stata un'iniziativa unica nel
suo genere. Organizzata da Boots Laboratories e da Fondazione Antonio Mazzotta, si è trattato della prima
volta che in Italia è stata allestita una mostra d'arte per indagare i misteri dell'organo più esteso e visibile del
corpo umano: la pelle. Un progetto transdisciplinare tra arte e scienza che è culminato in un laboratorio
interattivo e nell'area Skin Lab, con la presenza di specialisti dermatologi e cosmetologi dell'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Roma che hanno offerto consulenza personalizzata con strumenti
all'avanguardia. Infine, ogni donna ha potuto lasciare la propria impronta 'mettendoci la faccia', attraverso lo
scatto di una foto istantanea del volto che andava ad aggiungersi ad un'installazione a parete al termine del
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
19
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La bellezza: un emozione o una certezza?
23/03/2012
Pubblicita Italia - N.3 - marzo 2012
Pag. 120
(diffusione:2773, tiratura:3038)
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percorso, come testimonianza della bellezza reale".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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23/03/2012
Vita - N.12 - 23 marzo 2012
Pag. 3
(diffusione:45000)
La sanità? In Italia è sempre più una spesa privata, con gli italiani che pagano di tasca propria visite
specialistiche, farmaci, dentisti e percorsi riabilitativi. Lo rivela una ricerca del Censis, "Quale futuro per le
risorse in sanità? Quale sanità dopo i tagli?". 30,6 mld di euro è l'out of pocket dei cittadini italiani per la
salute: +8% fra il 2007 e il 2010. Ancora più elevato l'aumento della spesa privata per i farmaci: +10,7% nello
stesso triennio. 17 mld di euro è il gap che ci sarà nel 2015 tra le risorse di cui ci sarebbe bisogno per coprire
i bisogni sanitari dei cittadini e i soldi pubblici che il Ssn avrà a disposizione. 95% è la quota della spesa a
carico dei privati per la sola odontoiatria. Equivale a quasi 12 miliardi di euro l'anno. 10 mld di euro è il valore
della sanità low cost, con proiezioni di crescita pari al 25% l'anno. Una recente ricerca del Cergas Bocconi
sulla sanità low cost ha evidenziato come vi si trovino «soprattutto imprese che vogliono essere integrative
rispetto al Ssn e non cercano il profitto. Alcune sono legate alla cooperazione o al mondo del non profit».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Sanità Il Censis ha fatto i conti
23/03/2012
Vita - N.12 - 23 marzo 2012
Pag. 16
(diffusione:45000)
Ornella Favero
MORTO F EDERICO : un'altra vittima del sospetto di simulazione?": l'avevamo intitolato così, con un punto di
domanda, l'articolo sulla morte per infarto di un detenuto nella Casa di reclusione di Padova. Ora arrivano le
prime conferme su quella morte, con un rinvio a giudizio della dottoressa che alla soJerenza di Federico non
aveva creduto e nel diario clinico pare avesse segnalato che il detenuto si era comportato con arroganza e
aggressività nei suoi confronti. Proprio in questi giorni la Cei, in una giornata di studi sul tema "Salute e
carcere", ha richiamato l'attenzione sui dati angoscianti riguardanti la salute dei detenuti: 8 detenuti su 10
hanno problemi di salute, Lsici e psichici, più o meno gravi. Ed è il nuovo capo del Dap, Giovanni Tamburino,
a confermare questo allarme: «L'amministrazione penitenziaria deve fare quanto possibile aKnché le
condizioni di detenzione non Lniscano per aggravare la salute dei detenuti». Ma se si vuole davvero
cambiare, bisogna rivoluzionare il rapporto tra medici e detenuti, mettere al centro il paziente e credergli
quando sta male, come ricordano i detenuti amici di Federico: «Perché è questo il punto: noi siamo pazienti,
ma alcuni medici continuano a vederci come detenuti che si Lngono malati. Stare attenti a non essere presi in
giro èa volte per certi medici la priorità assoluta, più importante persino della salvaguardia delle nostre vite.
Noi riconosciamo le nostre colpe e ci assumiamo le nostre responsabilità, ma siamo stanchi di essere trattati
come "diversi dal genere umano", e vorremmo che almeno i medici si dimenticassero di ciò che abbiamo fatto
per Lnire qui, e ci trattassero come pazienti, quindi come esseri umani».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La detenzione non deve aggravare la salute dei detenuti
23/03/2012
Viver Sani e Belli - N.13 - 30 marzo 2012
Pag. 24
(diffusione:178924, tiratura:864000)
centri estetici sei davvero in buone mani?
Servìzio di GIanni Di Lascio.
Al giorno d'oggi la bellezza e la cura della persona rivestono un'importanza sempre crescente. Sono in molti,
infatti, a ricorrere a trattamenti o piccoli accorgimenti di natura estetica per migliorare o mantenere gradevole
il proprio aspetto fisico, anche con il passare degli anni. L'offerta è quanto mai ampia e variegata, ma non
sempre si hanno le idee chiare su quale sia il posto migliore a cui rivolgersi e, soprattutto, su quali trattamenti
si possono (o non possono) fare. Spesso ci si affida al consiglio di un'amica, al passaparola. Tuttavia salute e
bellezza sono elementi che vanno a braccetto, dove professionalità, qualità e rispetto delle regole sono degli
imperativi da pretendere sempre per evitare spiacevoli inconvenienti. A CHI AFFIDARSI? Il mondo del
"benessere" è popolato da una miriade di realtà diverse: dall'estetista della porta accanto ai centri estetici più
grandi e organizzati, dalle strutture che coniugano fitness e beautycare agli hotel e centri termali con Spa
(Salute per mezzo dell'acqua) annessa, fino ad arrivare a veri e propri ambulatori medici dedicati all'estetica.
Come scegliere? Una regola generale è quella di non badare solo al prezzo. Meglio guardare alla
professionalità degli operatori presenti, alla gradevolezza degli ambienti, alla pulizia e al rispetto delle norme
igienico-sanitarie. Inoltre, ciò che può fare la differenza, è la qualità dei prodotti utilizzati e la tipologia dei
macchinari proposti. Più il trattamento si fa specifico e più si tende a passare dalla sfera della cura per il
corpo a quella dei trattamenti estetici curativi; ma attenzione: centro estetico e centro di medicina estetica non
sono la stessa cosa. 24 Solo trattamenti limitati alla superficie della pelle «In Italia l'attività di estetista è
disciplinata dalla legge n. 1/90 e dalle singole leggi regionali» spiega Angelica Pippo, presidente di
Confestetica. «Comprende tutte le prestazioni e i trattamenti eseguiti sulla superficie del corpo, che hanno lo
scopo di mantenerlo in perfette condizioni e di migliorarne l'aspetto estetico». » Secondo la norma, queste
attività possono essere svolte con tecniche manuali, utilizzando gli apparecchi elettromeccanici per uso
estetico o applicando dei prodotti cosmetici. -" Qualche esempio? La pulizia e i trattamenti estetici del viso e
del corpo, quelli snellenti o anticellulite con fanghi o cosmetici, massaggi estetici, trucco. «Uno dei settori in
cui l'estetista può vantare da oltre 15 anni una grande professionalità è quello dell'epilazione», sottolinea la
presidente Pippo. «Nei centri estetici si possono impiegare tecniche come il laser o la luce pulsata perché
queste tecniche agiscono sulla pelle, non in profondità». Niente filler o interventi per i capillari «I limiti dei
centri estetici sono fissati dalla legge» sottolinea la presidente Pippo. «Un'estetista non può effettuare le
prestazioni con finalità di carattere terapeutico. Sono di competenza della medicina estetica e, quindi, di un
medico». Divieto tassativo, dunque, all'utilizzo di sostanze iniettabili come botulino e filler, a interventi che
riguardano vene o capillari e, in genere, a tutto ciò che oltrepassa il limite di un semplice trattamento di
bellezza o benessere da effettuare sulla superficie del corpo. CI VUOLE UNA LAUREA? «Oggi la nostra
categoria ha un ruolo sociale molto importante: ci sono 70mila operatori che, tutti i giorni, si prendono cura
del benessere e dell'aspetto estetico delle persone» sottolinea la presidente Pippo. «Abbiamo presentato due
proposte di legge per aggiornare una normativa che ha più di 20 anni. Non si può più pensare all'estetista
come a un mestiere: oggi è una professione. Per questo puntiamo all'istituzione di una laurea triennale per
l'abilitazione e alla creazione di un albo professionale». Il MEDICO PUÒ LAVORARE SOLO IN UN
AMBULATORIO La medicina estetica è una branca medica rivolta al miglioramento della qualità della vita
con l'obiettivo di attenuare e, dove possibile, eliminare gli inestetismi presenti sul viso e sul corpo. Il
presupposto in linea con le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che intendono la
salute non solo come assenza di malattia, ma anche come condizione di benessere psicofisico. I trattamenti
prevedono l'utilizzo di sostanze e strumentazioni che agiscono sulla persona e possono riguardare diversi
ambiti: dalla dermatologia alle scienze dell'alimentazione, dall'angiologia all'endocrinologia e via dicendo. Per
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Molte strutture non sono autorizzate a praticare interventi di medicina estetica. Eppure lo fanno. Come capire
quali sono i limiti dei "professionisti della bellezza" e che cosa è bene sapere per evitare spiacevoli
conseguenze dai trattamenti per ringiovanire o migliorare la pelle
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questo possono essere eseguiti solo in un centro di medicina estetica, un vero e proprio ambulatorio medico
che necessita delle autorizzazioni sanitarie. Dall'estetista solo per una consulenza Un medico estetico può
operare, invece, in un semplice centro estetico, cioè dove lavora un'estetista? «Assolutamente no. L'atto
terapeutico va fatto in un ambulatorio autorizzato» spiega la dottoressa Elena Guarneri, chirurgo e medico
estetico a Cremona, Brescia e Milano. È possibile, invece, che un medico presti in un centro estetico
un'attività di consulenza "verbale, intesa come una semplice visita. «Ma * senza intervenire direttamente con
trattamenti f sulla persona», conferma la presidente Pippo, .»,, «altrimenti è necessaria la presenza di un
ambulatorio medico separato e autorizzato dalla Asl di competenza». - COME SCEGLIERE LO
SPECIALISTA II medico estetico è colui che si occupa della correzione dei difetti estetici in modo non
chirurgico. La sua finalità principale è quella di cercare di eliminare, o quanto meno ridurre, un inestetismo
attraverso trattamenti di vario tipo. È fondamentale, però, che il medico estetico sia anche in grado di capire e
individuare un eventuale problema di salute che può essere all'origine del difetto estetico. Al momento non
esiste in Italia una specializzazione universitaria in medicina estetica. «Nel nostro Paese, un medico può
esercitare liberamente tutte le discipline senza necessariamente essere specialista nella branca di
competenza, a eccezione della radiologia e dell'anestesia e rianimazione», spiega la dottoressa Guarneri. Di
conseguenza, qualsiasi medico regolarmente iscritto all'Ordine può effettuare trattamenti di medicina estetica.
Anche se non è obbligatorio, però, è bene che il medico abbia seguito un percorso formativo articolato prima
di operare in un settore così delicato. Come scegliere, dunque, il medico estetico più adatto alle proprie
esigenze? È opportuno fare una prima valutazione sulla base, per esempio, del suo curriculum professionale
e della specialità di provenienza. Indicazioni possono venire anche dalle esperienze precedenti e dalla sua
conoscenza delle sostanze che vengono iniettate, delle apparecchiature elettromedicali o dei cosmetici.
DALL'ESTETISTA SOLO A BASSE CONCENTRAZIONI Kaeido glieolico è forse la sostanza più ' nota tra
quelle usate per i peeling. Si usa per un'azione superficiale (soft) limitata all'epidermide (la parte più esterna
della pelle) senza interessare strati più profondi (il derma) come, invece, fanno altre sostanze. I risultati
mirano a donare una pelle più levigata e morbida, ma anche più luminosa e compatta. Il trattamento non è
particolarmente doloroso e anche il rossore al volto scompare rapidamente. Nei giorni successivi è bene
evitare il trucco e l'esposizione solare. IL parere dell esperta «Esistono varie concentrazioni di acido glicolico.
Aìpercentuali molto basse (intorno al 6%) è presente anche in alcuni cosmetici con effetto idratante. I
trattamenti effettuati in un centro estetico sono leggermente esfolianti (in genere non devono superare il
15%). Concentrazioni pfc alte (dal 50 al 70%) sono utilizzabili solo dal medico, sia per trattamenti estetici sia
per la cura di alcune problematiche dermatologiche. Per questo non possono essere fatti da un'estetista»
spiega la dottoressa Guarnieri. L'acido ialuronico e il collagene SOLO DAL MEDICO ESTETICO I filler sono
sostanze che vengono iniettate nella pelle per riempire una depressione o aumentare i volumi con lo scopo di
correggere degli inestetismi del viso. Vengono usati per rallentare i segni dell'invecchiamento eliminando
rughe e solchi della pelle, e per correggere i volumi di zigomi, mento e labbra. Possono essere riassorbibili da
parte dell'organismo (con un effetto cosmeticoclinico che cessa dopo qualche tempo), o permanenti quando,
invece, rimangono per tempi anche molto lunghi. Tra i più adoperati c'è l'acido ialuronico, una sostanza
presente in tutte le specie animali che, grazie alla sua elevata biocompatibilità, non richiede di effettuare test
prima del trattamento. II prodotto viene iniettato con l'ausilio di siringhe in regime ambulatoriale, in genere
senza bisogno di anestesia. IL parere dell esperta «Sono di esclusiva pertinenza medica perché si tratta di
sostanze iniettabili», sottolinea la dottoressa Guarneri. «Personalmente sono favorevole all'uso dei filler
riassorbibili come l'acido ialuronico. Meglio evitare quelli permanenti perché, nel corso degli anni, hanno
dimostrato di poter causare qualche reazione avversa. Anche il collagene è ancora un materiale valido, ma è
necessario effettuare un test preliminare per escludere eventuali allergie», In generale è sempre consigliabile
affidarsi a personale medico specializzato e di comprovata esperienza. Prima del trattamento è bene
richiedere al medico i tagliandi di tracciabilità del prodotto utilizzato e conservarli dopo l'iniezione. La
cavitazione PRIMA DALL'ESTETISTA, ORA NO La cavitazione estetica (senza l'utilizzo di infiltrazioni, di
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esclusiva competenza medica) è un trattamento per eliminare gli accumuli localizzati di tessuto adiposo
(grasso in eccesso), utilizzando gli ultrasuoni a bassa frequenza e da buoni risultati anche contro la cellulite. Il
parere dell esperta Fino a qualche mese fa, era uno dei trattamenti che si potevano fare normalmente in un
centro estetico. «Da luglio dello scorso anno, invece, l'estetista non può più utilizzare il macchinario per la
cavitazione semplicemente perché non è inserito nell'elenco del decreto interministeriale n. 110/2011»,
precisa Angelica Pippo di Confestetica. «Attualmente la può fare un medico come trattamento di medicina
estetica. Per questo e altri motivi abbiamo presentato un ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale)
del Lazio. La sentenza è attesa per giugno». Llbotulino SOLO DA UN MEDICO II botulino è un farmaco
realizzato a partire da una neurotossina prodotta dal microrganismo Clostridium botulinum. Attraverso
un'iniezione localizzata che inibisce il movimento dei muscoli facciali, si eliminano le rughe d'espressione.
L'effetto si vede dopo qualche giorno dall'intervento e dura dai 4 ai 6 mesi. Il trattamento può essere eseguito
solo da un medico nel proprio ambulatorio. E vietato, invece, nei centri estetici. A Torino, il procuratore
Raffaele Guariniello ha avviato un'indagine conoscitiva sulle vittime del botulino in Italia. L'iniziativa del
magistrato nasce da un rapporto dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa): negli ultimi tre anni, sono almeno 30
le persone (uomini e donne) che hanno lamentato reazioni avverse dopo il trattamento. L'Aifa ha così inviato
una nota ai medici nella quale ribadisce che il botulino può essere usato solo per le rughe che si formano tra
le sopracciglia. Secondo l'Aifa, la tossina botulinica, invece, è usata impropriamente anche per altre tipologie
di rughe. In particolare, l'uso del botulino per altri fini (come le iniezioni per eliminare le rughe intorno agli
occhi, sulla fronte, intorno alle labbra e nel collo), è da considerarsi "off label", vale a dire per un uso diverso
da quello per il quale la tossina è stata approvata e, in assenza di studi specifici, potrebbe esporre a seri
rischi. Il parere dell esperto «II botulino è sicuro: è uno dei farmaci più studiati al mondo. I danni sono frutto
solo di medici inesperti e sostanze illegali fatte passare per botulino», sostiene Giulio Basoccu, chirurgo
estetico responsabile della divisione di Chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva dell'Ini (Istituto
neurotraumatologico italiano). Qualche consiglio? Affidarsi sempre a un medico esperto e non farsi fare le
iniezioni al di fuori di un ambulatorio medico, quindi mai dall'estetista o in un centro estetico. Chiedere sempre
informazioni sul liquido utilizzato, vedere le fiale e accertarsi che si tratti di un prodotto autorizzato
esclusivamente per uso estetico.
Con la consulenza della dottoressa Elena Guarneri, chirurgo e medico estetico a Cremona, Brescia e Milano
e di Angelica Pippo, presidente della Confederazione nazionale degli estetisti Confestetica.
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About Pharma and Medical Devices - N.96 - marzo 2012
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L'Agenzia Italiana del Farmaco ha inviato alle imprese di settore le richieste di pagamento del pay back per lo
sfondamento del tetto del 13.3% della spesa farmaceutica territoriale del 2010. Un ripiano che, secondo
Farmindustria pesa per 17 min di euro. L'associazione delle imprese farmaceutiche definisce, in una nota,
"sconcertante" la richiesta che è "fuori tempo massimo, perché non tiene conto delle scadenze normative
previste' per la verifica sullo sfondamento della spesa (L. 222/2007)" e comprende "impropriamente anche la
quota pagata volontariamente dai cittadini per scegliere il farmaco di marca" Per Assogenerici è "grottesco
che siano chiamate al ripiano anche le aziende del generico, cioè quelle che hanno determinato nel tempo
una costante discesa della spesa"
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Aifa chiede pay back 2010. Critiche Farmindustria e Assogenerici
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About Pharma and Medical Devices - N.96 - marzo 2012
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SCACCABAROZZI: PROTAGONISTI DEL SISTEMA-SALUTE
Intervista esclusiva al presidente di Farmindustria, nel mezzo di uno dei periodi più infuocati per il mondo del
farmaco : liberalizzazioni, generici, payback, licenziamenti. "Siamo certi che l'interlocuzione con il ministro
Passera e con il sottosegretario De Vincenti possa offrire risultati importanti. Proponiamo un tavolo che lanci
la sfida di un patto di stabilità per tutto il settore produttivo. Un tavolo al quale vorremmo sederci senza
essere osservati come estranei".
di Walter Gatti AboutPharma and Medicai Devices Forse non pensava alle gatte da pelare che si sarebbe
trovato tra le mani Massimo Scaccabarozzi, quando nell'estate del 2011 ha preso la guida di Farmindustria.
Lombardo di Cologno Monzese, 52 anni, Scaccabarozzi si è insediato sulla non facile poltrona che è stata di
Sergio Dompé in uno dei momenti più tesi della sanità italiana e della vita della produzione farmaceutica.
Prima le due manovre finanziarie di Giulio Tremonti (con 1 miliardo di ripiano attribuito alle pharma), poi il
governo Monti, con decreto liberalizzazioni, concorrenza e nuovo Patto della Salute di Renato Balduzzi. Nel
frattempo è cambiata l'Aifa, è scoppiata più che mai cruenta la battaglia sul generico (che ogni giorno
s'arricchisce di un nuovo capitolo) e si assiste ad una contrazione sempre più preoccupante degli impiegati in
ambito farmaceutico, diminuzione che non riguarda ormai più solamente l'ambito vendite (-22%) , ma anche
molte altre funzioni, visto che la stessa Farmindustria ha presentato un elaborazione di dati Istat che - dal
2006 parla di 8.000 addetti in meno compreso un -2% in ricerca e sviluppo e un -4% in ambito strettamente
produttivo. Insomma: non è una poltrona semplice quella su cui Scaccabarozzi, presidente e amministratore
delegato Janssen-Cilag e presidente della Fondazione Johnson & Johnson, si è trovato. Il presidente di
Farmindustria ha rilasciato ad AboutPharma quest'intervista, con cui si "apre" la nuova fase editoriale grafica, ma anche e soprattutto di contenuti e di approccio informativo - del nostro mensile. Presidente:
Farmindustria sembra essere l'ente benefattore della Sanità italiana. Ogni volta che si scopre un buco di
spesa 0 c'è una manovra da sopportare, il farmaco è chiamato ad intervenire. Come se l'industria dell'auto
fosse coinvolta nell'aggiustamento dei conti dei trasporti 0 delle autostrade. Come ci si sente nel ruolo degli
etemi ripianatoli dei tetti di spesa? Ci si sente esattamente nel ruolo degli eterni erogatori di beneficienza, gli
unici verso cui si rivolge il sistema nel momento in cui attraversa la solita difficoltà, che non è primariamente
economica, bensì di incapacità di interrogarsi sui propri buchi neri, sulle incapacità di avere bilanci trasparenti
e certificati, sull'impossibilità di trovarsi di fronte a certezze amministrative, sulla difficoltà ancor più strutturale
di dar vita ad un sistema sanità complessivamente sano. Le fatiche non sono solamente italiane, ovviamente,
perché la Sanità mondiale attraversa una congiuntura dalla quale uscirà solamente quando avrà ideato e
definito nuovi modelli. Di particolare nel nostro Paese c'è che alla fine "qualcuno" deve pagare le insufficienze
strutturali e questo "qualcuno" da decenni ha il volto dell'industria del farmaco. Oggi le pharma in Italia
devono ripianare un miliardo di euro, come ha definito la finanziaria di agosto. Inoltre in questo momento c'è il
patto della salute in ìtìnere con indicazioni specifiche su spesa ospedaliera e territoriale. Vi trovate d'accordo
con ipotesi e bozze varie? Noi abbiamo accettato la bozza-Balduzzi che è circolata nello scorso mese di
dicembre e ci stiamo attrezzando per proporre un ripiano che venga spalmato nei prossimi tre anni.
L'importante è che i valori di quella bozza non siano stravolti dalle Regioni. E purtroppo noi sappiamo che
questo potrebbe accadere da un momento all'altro. Circa 150.000 addetti, se comprendiamo anche chi lavora
nell'indotto, imiliardi investiti in innovazione, eppure pare che il peso specifico del vostro settore sia limitato
quando ci sono da adottare scelte politiche e di indirizzo. Oggi Farmindustria riesce ad avere degli
interlocutori con cui confrontarsi all'interno del Governo? Posto il fatto che da quando sono alla presidenza il
quadro istituzionale ha continuato a cambiare, diciamo che certo i nostri due interlocutori cardine sono il
ministero della Salute e il ministero dello sviluppo economico e con loro il dialogo è continuo. Non sempre
però questo dialogo è funzionale e tien conto di quello che rappresentiamo in termini di sviluppo del Paese.
Noi comunque siamo certi che l'interlocuzione con il Ministro Corrado Passera possa offrire risultati
importanti. Soprattutto abbiamo grandi aspettative nei confronti del sottosegretario Claudio De Vincenti, cheè
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IN COVER
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stato consigliere d'amministrazione dell'AIFA ed è molto attento alle problematiche di tutto il nostro settore,
che conosce da vicino. È chiaro che in questo momento la nostra speranza è poter avviare un dialogo
autentico con chi non ha pregiudizi verso il nostro mondo. Un messaggio chiaro per chi governa il Paese? "
Abbiamo già offerto la nostra disponibilità al Ministro Passera: realizziamo un tavolo che lanci la sfida di un
patto di stabilità per tutto il settore produttivo. Un tavolo al quale vorremmo sederci senza essere osservati
come estranei, ma invitati come elementi essenziali, al pari degli altri protagonisti del sistema. Sono certo che
farebbe bene a tutti, non solo a noi dell'industria. Recentemente siete stati ascoltali dalla Commissione
industria del Senato sul decreto per le disposizioni urgenti per la concorrenza. Al di ìà degli aspetti "tecnici",
avete percepito una differenza di "ascolto" delle vostre istanze? È proprio ciò che stavamo dicendo: la
sensazione è che ci possano essere le condizioni per un ascolto diverso, meno pregiudiziale di ciò che
esprimiamo. Negli Slati Uniti la l'du convoco le grandi aziende del farmaco ogni volta che deve assumere
informazioni su un tema che riguarda farmaco, salute e comunicazione. Sono celebrii week-end di audii ai
quali partecipano produttori, consumatori, media, università, centri di ricerca. Perché in Italia i produttori sono
lontani da ogni tipo di riflessione? Guardi, questo è il punto più dolente del "caso italiano". 11 produttore
farmaceutico è visto come un tassello non strategico della corta filiera del farmaco. Noi invece siamo parte
propulsiva del sistema salute: la differenza è sostanziale. Dal suo punti) di vista è un limite tecnico, polìtico 0
culturale? Purtroppo credo sia un retaggio culturale, che quindi diviene velocemente politico. Noi siamo visti
sempre come coloro che fanno immensi guadagni sulla malattia delle persone, come un settore senza
scrupoli incapace di rapportarsi con eticità all'interno sistema della cura e dell'assistenza. Appena proviamo
ad alzare il tono del dibattito e degli obiettivi è come se qualcuno si sentisse in diritto di bacchettarci
rimettendoci al posto. Questa è una palla al piede non tanto per noi, quanto per tutti coloro che sono in cerca
di nuovi modelli di sostenibilità. Modelli che si dovrebbero prevedere? Tanto per cominciare una seria analisi
degli sprechi. Per una appendicectomia servono due giorni di ospedalizzazione? Bene: come mai in certi
ospedali il ricovero dura fino a sette giorni? Quanto risparmio potrei generare se i protocolli fossero rispettati
e le organizzazioni non fossero così ballerine? Oliando si parla di sprechi e di tagli le Regioni insorgono e
sembrano sempre pronte alla battaglia sempre in casa altrui: sono loro il nemico? No evidentemente, non
può essere così. Lo dico anche da cittadino: non possiamo concepire le Regioni come il nemico con cui
confrontarsi ogni volta, ma rimane il fatto che troppo spesso abbiamo la sensazione di avere a che fare con
un federalismo miope. Siamo convinti che le Regioni prima o poi dovranno iniziare a guardare cosa avviene
all'interno dei propri bilanci e delle proprie organizzazioni e giudicare in modo serio e critico le lacune del
proprio sistema. Dal titolo V non si torna di certo indietro, ma proprio per guardare avanti serve che tutti siano
disposti a correggersi. Noi non possiamo eternamente essere la banca che ripiana i debiti contratti da chi
rifiuta ogni serio controllo. Non ci sono solo le Regioni: c'è un altro soggetto con il quale ogni tanto vi
scontrate, l'Aifa. Grandissimo rispetto per il ruolo e le competenze tecniche dell'Agenzia, che è stimata anche
a livello internazionale e questo non è un dato da sottovalutare. Però AIFA deve decidere, o meglio deve
essere messa nelle condizioni di decidere se è un istituto ultimativo, che quindi raccoglie e delibera, oppure
se rimane un ufficio condizionato dalle mille sollecitazioni che gli arrivano. Le aziende anche in Italia sono in
difficoltà: i lavoratori dì Sigma Tau sono in sciopero da giorni. Ci sono molte aziende che stanno
attraversando momenti delicati e il decreto liberalizzazioni con quello che ha portato sul tema del generico
darà un'altra botta, che noi stimiamo potrebbe portare alla perita di altri 8000 posti nei prossimi anni. Altro
argomento delicato: lo scontro tra Farmindustria e Assogenerici ha raggiunto toni infuocati. Come abbiamo
sottolineato in sede di audizione al Senato, "Farmindustria non è contraria all'utilizzo del farmaco a minor
prezzo né ad una maggiore informativa, sia da parte delle aziende produttrici, sia dello Stato, mediata
attraverso il medico o il farmacista, al paziente, ma non può accettare invece che l'utilizzo dell'equivalente sia
imposto normativamente". La realtà è che queste misure avranno tremendi effetti su chi produce nel Paese e
provocherà la cancellazione ex lege "a favore di produzioni in larga parte estere" di uno dei settori più hi tedi
della nostra economia. La battaglia con Assogenerici non si potrebbe superare mettendovi insieme? In fin dei
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conti stiamo parlando di aziende del farmaco... A noi starebbe bene. Entriamo tutti a far parte di un unico
soggetto, tutti con regole condivise. Non credo che alle aziende del generico questo stia bene: vogliono
godere di certi privilegi. Ben sapendo che tra le aziende che negli ultimi tempi hanno di molto migliorato il
proprio portafoglio ci sono proprio quelle del generico. Vi rispondono: se il 56% del fatturato va in export,
allora state tranquilli: la farmaceutica italiana non può smantellarsi Chi lo va a spiegare che devi produrre in
Italia e poi esportare per rimanere vivo? Tanto vale delocalizzare la produzione e vivere felici all'estero. Non a
caso le aziende italiane più lungimiranti puntano ad un equilibrio fatto di stabilimenti italiani e stranieri, per
rimanere al riparo delle pericolose oscillazioni delle scelte politiche e territoriali. Ma l'industria del farmaco non
è puramente virtuosa. Lavora per gli utili, farà pure degli errori... Siamo un'industria che lavora per gli utili,
ovviamente, ma facciamo parte di un sistema che vive per il malato. Certo che facciamo degli errori. Credo
che il più grande sia che non sappiamo ancora comunicare appropriatamente. Alcuni anni fa eravamo visti
come il demoni, ora qualcosa sta cambiando anche grazie ad un piano di migliore informazione che
comprende l'apertura di alcuni stabilimenti, al dialogo con i giovani, alla diffusione dei veri valori della ricerca.
Insomma abbiamo vissuto grossi limiti ed ora li stiamo correggendo.
Ministero dello Sviluppo: chi è De Vincenti II sottosegretario al ministero dello sviluppo economico Claudio
De Vincenti (foto a lato) è romano, classe 1948. È professore ordinano di Economia politica alla Sapienza di
Roma e prima di collaborare con Corrado Passera (nella foto in basso) ha già svolto attività come consigliere
economico di Livia Turco, ministro della Salute con l'ultimo governo Prodi. È stato membro del
CdAdeirAIFAda!2008e coordinatore nel 2007 de Tavolo sulla farmaceutica. In un'intervista rilasciata ad
AboutPharma nel 2008. alla domanda Quali sono a Suo avviso le priorità della politica del farmaco nei
prossimi anni aveva così risposto: Credo che l'obiettivo principale in questa fase debba essere quello di
ricostituire le condizioni per attrarre nel nostro Paese investimenti in R&S: siamo il terzo mercato europeo,
abbiamo un ottimo Servizio Sanitario Nazionale che può costituire una roto preziosa per lo sviluppo di una
forte attività di ricerca farmaceutica, non resta che costruire il contesto di nygnlii/ione necessario ad
assiemale stabilità al mei cito. Ho usato il termine stabilità non a caso: non abbiamo bisogno di una spesa
farmaceutica tuon controllo, che poi costi i/i^e a misure di astiche di contenimento; abbiamo invece bisogno di
un foi tegovcino della spesa - edè questa l'alti a nostra pi lontà - che assicuri una crescita oidmata del meicito
farmaceutico e quindi consenta all'attività di regolazione di piomuovere innovatività e concorrenza.
II Senato, il generico e Farmìndustria II mese scorso gli industriali del farmaco sono stati ascoltati al
Senato dalla 10° Commissione Industria, Commercio e Turismo per analizzare il disegno di legge 3110
(Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo e la competitivita). Ecco uno stralcio dal documento
presentato da Massimo Scaccabarozzi, contenente i temi caldi dello scontro in atto con Assogenenci. .,. //
decreto liberalizzazione (art. 11 comma 9 del D.L n.1/2012) di recente emanazione, prevede che: "il medico
aggiunga ad ogni prescrizione dì farmaco le seguenti parole: "sostituibile con equivalente generico ovvero
non sostituibile nei casi in cui sussistano specifiche motivazioni cllniche contrarie". La norma precisa anche
che il farmacista, qualora sulla ricetta non risulti apposta dal medico l'indicazione della non sostituibilità è
tenuto a fornire il medicinale equivalente generico avente il prezzo più basso, salvo diversa richiesta del
cliente. ... Mentre il fisiologico accesso al mercato da parte del farmaco generico non può non essere
condiviso, non è invece accettabile l'emanazione di norme che creino condizioni ingiuste di privilegioa favore
del "generico-equivalente" e a danno dei tarmaci con marchio a brevetto scaduto. E questoè tanto vero che lo
stesso Ministero della Salute ha ritenuto necessario precisare, attraverso un Avviso pubblicato sul proprio
sito, chelaratio della norma introdotta è di consentire la sostituzione del farmaco a brevetto scaduto prescritto
con il farmaco, sia esso generico o di marca, al prezzo più basso, non risolvendo ancora del tutto, peraltro, il
privilegio a favore dell equivalente rispetto ali 'onginator, ...In merito alia sostituibilità dei prodotti, è necessario
precisare che ai fini del rilascio dell'Aie è previsto che il medicinale generico presenti i risultati delle prove di
bioequivalenza. in accordo con quanto definito dalla linea guida europea, secondo la quale è accettabile che
il generico possa mostrare una variazione di alcuni parametri cinetici nell 'organismo (indicativi
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
dell'assorbimentoe della distribuzione del farmaco) pari al +/20% rispetto al prodotto di riferimento.
...riteniamo che questo sia un tema sul quale debba prevalere la competenza e la responsabilità dei medici,
ai quali spetta la tutela della salute dei propri assistiti. Farmìndustria non è contraria ali 'utilizzo del farmaco a
minor prezzo né ad una maggiore informativa, sia da parte delle aziende produttnci. sia dello Stato, mediata
attraverso il medico o il farmacista, al paziente. ma non può accettare invece che l'utilizzo dell'equivalente sia
imposto normativamente. ...L'attualemisura, inserita nel decreto liberalizzazioni, avrà effetti devastanti sulle
imprese farmaceutiche che producono nel Paese e provocherà la cancellazione ex lege - a favore di
produzioni in larga parte estere - di uno dei settori più hi tech della nostra economia. L'industria farmaceutica
è infatti il primo settore industriale hi tech in Italia per occupazione, investimenti e esportazioni ed è //
secondo produttore in Europa E un industria manifatturiera, con fabbriche di alto livello tecnologico, che può
contribuire alla crescita con la sua capacità di tare export (60% della produzione): con la sua occupazione
qualificata (i laureati ei diplomati sono il 90% del totale): con gli investimenti in ricerca, innovazionee
produzione sul territorio: con un indotto di eccellenza, leadera livello mondiale. Farmìndustria chiede pertanto
l'eliminazione della norma (comma 9 articolo 11 del DL liberalizzazioni). E solo in subordino che sia limitata al
primo periodo che prevede "li medico, nel prescrivete un farmaco, è tenuto, sulla base della sua specifica
competenza professionale, ad informare il paziente dell'eventuale presenza in commercio di medicinali aventi
uguale composizione in principi attivi, nonché forma farmaceutica. via di somministrazione, modalità di
rilascio e dosaggio unitario uguali".
Tutti gli uomini (e le donne) di Farmindustria FARMÌNDUSTRIA L'attuale vertice dell'associazione degli
industriali italiani del farmaco è composto da cinque Vice-Presidenti: Lucia Aleotti (Menarmi), Maurizio de
Cicco (Roche), Emilio Stefanelli (Istituto Biochimico Nazionale Savio). Francesco De Santis (Italfarmaco),
Daniel Lapeyre (Sanofi), Del Comitato di Presidenza fanno parte: Andrea Montevecchi (Sigma Tau). Pierluigi
Antonelh (MSD Italia). Nicola Braggio (Astrazeneca). Alberto Chiesi (Chiesi Farmaceutici). Lue Debruyne
(GlaxoSmithKline), Giorgio Rende (ICI Rende),
Patto di stabilità. Gli interlocutori La proposta di Massimo Scaccabarozzi coinvolge livelli differenti di
governance. In primis il Ministero della Salute e 'Alfa, ma anche il mondo politico delle Regioni, di cui il
governatore Ross continua a essere il nome forte d'ambito salute, e poi la compagine dei direttori generali,
dove il lombardo Lucchina è probabilmente il punto di riferimento. nelle foto (in senso orario) Renato
Balduzzi. Ministro della Salute Luca Pani. Direttore Generale AIFA Enrico Rossi, Governatore della Toscana
Carlo Lucchina. Direttore Generale della Sanità. Regione Lombardia
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INCRETINE
a cura della Redazionedi AboutPharma and Medicai Devices
Come si spiega il taglio secco di una terapia ad alto contenuto di innovazione? L'abbiamo chiesto a Carlo
Giorda (amd) e Gabriele Riccardi (sid) T ra dicembre e gennaio il "caso del tetto delle incretine" è divenuto un
piccolo mistero italiano. Ricapitoliamo. Dopo aver sostenuto il valore dei t'armaci ad alto contenuto di
innovazione, l'Aifa ha imposto un taglio alle terapie incretiniche di milioni di euro. Di fronte alla sforbiciata, le
due società di riferimento in diabetologia, SID e AMD, sono intervenute con uno statement preciso, mentre
alcuni parlamentari hanno rivolto l'u gennaio scorso un'interrogazione al Ministro Balduzzi, nella quale si
chiedevano lumi. Abbiamo coinvolto Carlo Giorda (AMD) e Gabriele Riccardi (SID) per comprendere logiche
e ragioni di queste scelte non a tutti comprensibili e forse non sostenibili fino in fondo. La domanda che tutti,
più o meno, si sono posti è: ma cosa c'è dietro questa scelta? "La politica che si persegue oggi strenuamente
è non spendere ad ogni costo, senza poi differenziare tra spese con ricadute di salute e valori di ricerca" è la
risposta immediata di Carlo Giorda, "Tecnici e politici purtroppo oggi si concentrano solo sui tagli di spesa,
che tra l'altro si fanno molto meglio in campo farmaceutico che in campo di strutture ed organizzazione.
Quello che noi come società scientifiche diciamo è ciò che viene sostenuto nel postìon paper che
AboutPharma ha già pubblicato: capiamo la logica del contenimento dei costi e non stiamo puntando ad una
liberalizzazione selvaggia delle incretine, ma si potrebbe creare un piano di prescrizione graduale per
soggetti specifici - soprattutto anziani, soggetti ipoglicemici o soggetti marcatamente in sovrappeso".
Aggiunge Gabriele Riccardi: "Credo inoltre che ci sia la precoccupazione da parte di Aifa che siccome questi
farmaci sono mediamente più costosi di farmaci più vecchi, ci sia una corsa alla prescrizione che porti ad una
dilatazione non necessaria della spesa. È una preoccupazione che in linea di principio condivido, solo che in
molti riteniamo che lo strumento del taglio lineare non sia probabilmente il più idoneo. Il taglio quando è
indifferenziato mette insieme sprechi e situazioni terapeutiche appropriate. La nostra posizione è chiara:
diamo il farmaco a chi ne ha effettivamente va maggio". Appropriatezza, efficacia, personalizzazione: sono le
parole d'ordine di tutta la sanità mondiale. Perché invece nel caso specifico delle incretine nel nostro Paese si
respira la sensazione che la sostenibilità economica - altro tema oggettivamente centrale in ogni riflessione
sui nuovi modelli di assistenza - stia sopravanzando ogni tipo di riflessione clinico-medica? Riccardi: "In effetti
rischia di essere una visione miope. Esiste la possibilità che si faccia una programmazione della spesa, non
tenendo conto dei soggetti ultimi utilizzatori, con un ragionamento ragionieristico che vince perché
proveniente da chi soprattutto deve far quadrare i conti e non occuparsi della salute delle persone. Allo
stesso modo potremmo comprare elettrodomestici di basso costo, ignari della durata del prodotto: cosi il
risparmio a volte diventa aggravio di costi. Noi sappiamo che la spesa farmaceutica in ambito diabete è
limitata, costa invece moltissimo l'ospedalizzazione post complicanze da diabete! Risparmire sul farmaco e
poi pagare in complicanze è l'atteggiamento classico di chi scarica sul futuro. La nostra voce invece è:
usiamo bene le terapie, scegliamo i pazienti. Se una persona ha avuto un infarto ed ha un albero coronarico
compromesso, un episodio ipoglicemico può portarlo ad un nuovo infarto: in questa condizione il diabetologo
deve ridurre al minimo i rischi". Avete concluso il vostro statement rendendovi disponibili ad elaborare linee
guida e costituire un osservatorio. Di che si tratta esattamente? Riccardi risponde che i diabetologi italiani
hanno già offerto "negli standard di cura pubblicati lo scorso anno e in via di revisione, precise indicazioni
sulle categorie di diabetici su cui c'è esigenza di usare farmaco incretinica Siamo poi disposti ad essere ancor
più dettagliati e precisi, affinchè sotto l'ombrello dell'innovazione non entrino atteggiamenti non giustificabili.
Obiettivo perseguibile è oggi dar vita insieme con Aifa a linee guida ufficiali. Noi ponendo il focus sulle
problematiche di tipo clinico e l'Aifa con le necessità di sostenibilità di costi che la contraddistinguono". "È
comunque nostra opinione", sottolinea Giarda, "che si potrebbe fare un'azione di utilità enorme autorizzando
l'uso di questi farmaci solo a MMG e diabetologi che usano cartelle cliniche elettroniche. Così si saprebbe
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DIBATTITI La parola alle società scientifiche
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giorno per giorno chi ottiene questi farmaci. L'abbiamo già detto in passato e speriamo che questa nostra
posizione venga accolta". Insomma il dibattito è aperto. Il diabete di tipo 2 avanza, l'uso dei farmaci innovativi
però rischia di ridursi in Italia. E ora cosa succede? Muro contro muro, oppure dialogo e tentativi di una
soluzione concertata? Riccardi: "La speranza è che si passi da questo atteggiamento del tetto economico ad
uno di Linee guida che in qualche modo possano condizionare la prescrivibilità. Non siamo e non saremo mai
favorevoli alle limitazioni del giudizio clinico, mentre tutti potremmo accettare anzi lo auspichiamo - che si
stabiliscano categorie di pazienti prescrivibili, piuttosto che porre un limite di spesa. Quindi sediamoci al
tavolo e vediamo i pazienti che ne hanno bisogno sulla base di evidenze pubblicate in letteratura". Questa
istanza è già in cammino, se è vero che nei giorni scorsi SID e AMD sono state sentite dall'Aifa: "Abbiamo
chiesto di essere sentiti come portatori di visione scientifica", precisa Giorda, "La nostra posizione di utilizzo è
quella espressa nello Statement. Ora speriamo anche nella convocazione da parte del Ministro e in un passo
avanti nella direzione delle Linee guida. La speranza è che la portata di un'istanza medica supportata dalla
letteratura internazionale non vada persa nei meandri della ragioneria".
Così terminava il Position Statement sulla terapia incretinica, presentato dalle due società di diabetologia
all'Aita e al Ministro Balduzzi: "... A tal fine SID e AMD si rendono immediatamente disponibili a collaborare
all'elaborazione di linee guida condivise sull'uso di questi farmaci che prevedano indicazioni precise al loro
uso (anche mediante un'apposita nota AIFA alla prescrivibilità di questi farmaci) costituire un osservatorio
sull'appropriatezza prescrittiva, venficare gli outcomes della terapia. In questa prospettiva un valore aggiunto
avrebbe la promozione delle cartelle cllniche informatizzate già in uso presso Medici di Medicina Generale e
Diabetologia Specialistica, con la possibilità di scambio dati per la verifica dell'appropriatezza prescrittiva e
degli outcomes della terapia".
nelle foto O Carlo Giorda. Presidente Associazione Medici Diabetologi © Gabriele Riccardi, Presidente
Società italiana di Diabetologia
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OSMED Rapporto 2011
Spesa farmaceutica territoriale a -3,7%, la privata a +5,3%. Cardiovascolari, i più venduti. Paolo Siviero,
Luisa Muscolo, Agnese Cangini Agenzia italiana del farmaco
Paolo Siviero, Luisa Muscolo, Agnese Cangini Agenzia italiana d
N ei primi nove mesi del 2011 la spesa farmaceutica lorda territoriale a carico del SSN ha registrato una
riduzione del 3,7%. Sono stati, infatti, spesi per i farmaci distribuiti a livello territoriale 9,37 mld di euro rispetto
ai 9,72 mld dei primi nove mesi del 2010 (si veda Tabella 1). Tuttavia, i consumi hanno subito, seppur di
modesta entità, un incremento (+1,2%); sono state, infatti, prescritte 965,4 dosi ogni mille abitanti (DDD/1000
ab die) rispetto alle 954,2 dell'anno precedente; questo è in linea con i fattori demografici di invecchiamento
della popolazione e la cronicizzazione di alcune patologie. In presenza di consumi in lieve aumento e di un
effetto mix costante (ovvero lo spostamento delle prescrizioni verso specialità più o meno costose), la
riduzione dei prezzi (-5,2%) è stata la principale causa della contrazione della spesa. La spesa privata, pari
complessivamente a 4,84 mld di euro, è aumentata del 5,3% rispetto ai primi nove mesi del 2010,
principalmente a causa dell'incremento della spesa per classe A privata (+14,3%), seguito da un aumento
nella spesa per i farmaci per automedicazione (+3.9%)e della spesa per classe C con ricetta (+3,5%). La
spesa per ticket, che comprende la spesa per il ticket per ricetta posto dalle Regioni e il differenziale di
prezzo che paga il cittadino quando sceglie un farmaco originator rispetto all'equivalente su cui non
pagherebbe nulla, è pari a 974 min di euro, facendo registrare un notevole incremento del 36,5% rispetto allo
stesso periodo 2010. Questa voce di spesa, che era pari al 3% nel 2006, rappresenta oramai il 10% della
spesa farmaceutica lorda. Il consumo di farmaci di cui è scaduta la copertura brevettuale, che comprende sia
i farmaci equivalenti sia quelli originariamente coperti da brevetto, è aumentato del 9,9% rispetto al 2010,
arrivando al 54,6% del consumo totale, pari a più del doppio della quota rilevata nei primi nove mesi del 2006
(25%). Spesa e consumo farmaceutico regionale Anche nei primi nove mesi del 2011 è stata osservata
un'ampia variabilità tra le Regioni sia nei consumi sia nella spesa territoriale. In corrispondenza di un valore
medio nazionale di 965,4 DDD/1000 ab die, i consumi oscillano da un valore massimo di 1.090,8 DDD/ 1000
ab die della Sicilia a uno minimo di 725,6 DDD 1000 die nella P.A. di Bolzano. Il consumo è in aumento in
tutte le Regioni (si veda Tabella 2), ad eccezione di Campania (-5,9%) e Puglia (-2,2%). Gli incrementi più
elevati rispetto al 2010 sono stati registrati nella P.A. di Bolzano (+3,6%), in Umbria (+3.3%)e Lombardia
(+3,3%). La spesa regionale, a fronte di una media nazionale di 153,10 euro procapite, varia da un massimo
di 193,20 euro procapite della Sicilia a un minimo di 111,60 della PA di Bolzano. Si assiste inoltre a una
contrazione della spesa territoriale. Le maggiori riduzioni sono state osservate in Calabria (-13%), Puglia (8,6%) e Campania (-6%). Tuttavia la combinazione di fattori che ha contribuito alla riduzione della spesa è
eterogenea; mentre in Calabria la riduzione di spesa è stata principalmente causata da uno spostamento
delle prescrizioni verso specialità meno costose (effetto mix -9%) e da una riduzione dei prezzi (-5%), in
Puglia sono state determinanti le riduzioni di prezzo (-6,2%)e dei consumi (-2,2%); in Campania, in cui si è
osservato il più elevato spostamento della prescrizione verso specialità più costose (effetto mix +4,6%), la
contrazione della spesa è stata determinata dalla diminuzione dei consumi (-5,9%) e dei prezzi (-4,5%). Le
Regioni che sono ricorse più frequentemente ai fermaci fuori brevetto sono state Toscana (57,6% sui
consumi totali), Veneto (57,2%) e Umbria (57%), mentre Molise (49,6%), Calabria (51%) e Sardegna (51,2/0)
hanno registrato l'incidenza più bassa del consumo di questi fermaci. Gli incrementi più elevati rispetto
all'anno precedente si sono osservati in Basilicata (+13,5%), Marche (+11,8%) ed Umbria (+11,4%). Statine
al top dei consumi e della spesa Come nei precedenti anni, la categoria terapeutica a maggiore impatto di
spesa e consumo è rappresentata dai farmaci per il sistema cardiovascolare (55,1 euro prò capite e 455,4
DDD/1000 uh die), che da sola copre il 36% della spesa e il 47% delle prescrizioni dei farmaci rimborsati a
livello territoriale (si veda Tabella 3). Sebbene, rispetto allo stesso periodo 2010, il consumo di questa classe
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POLITICA DEL FARMACO
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sia in lieve aumento (+1,1%), la spesa è diminuita del 4,7%, coerentemente con il forte calo dei prezzi (6,9%). La maggior parte dei fermaci di questa categoria, infatti, ha perso la copertura brevettuale nel 2011,
nell'ambito della categoria dei sartani, è scaduto il brevetto per il valsartan. All'interno di questa classe, le
statine costituiscono il sottogruppo a maggiore spesa (12,3 euro prò capite) e numero di dosi (55,2 DDD/1000
«h die) seguite, per quanto riguarda la spesa, dai sartani da soli o in associazione (16,9 euro prò capite) e,
per le prescrizioni, dagli Ace inibitoli da soli o in associazione ( 116,5 DDD/1000 ab die). Si osserva un
notevole aumento di spesa (+37,8%) e consumi (+30,5%) rispetto al 2010 per i nuovi formaci per il
trattamento dell'angina, in particolare per l'ivabradina e ranolazina. L'apparato gastrointestinale e
metabolismo rappresenta la seconda categoria terapeutica per maggiore impatto di spesa (23,7 euro prò
capite) e consumo (141,7 DDD/1000 db die). Come per il sistema cardiovascolare, anche questa classe
mostra una diminuzione della spesa (-4,7%) e dei prezzi (-6,7%) rispetto all'anno precedente, a fronte di un
aumento delle prescrizioni (+3,2%). Gli inibitoli di pompa sono i farmaci appartenenti a questa categoria che
registrano il più alto valore di spesa (11,2 euro prò capite) e consumo (62,4 DDD/1000 ab die). Rispetto al
2010, questi farmaci hanno mostrato un consumo in netto aumento (+9,5%) a fronte di una diminuzione della
spesa (-6,9%), principalmente a causa del continuo calo dei prezzi (-12,9%). Nella medesima categoria, i
farmaci incretino-mimetici da soli o in associazione hanno registrato, rispetto all'anno precedente, il maggiore
incremento nei valori di spesa e consumo, rispettivamente 78,2%e 94,6%a fronte di una riduzione dei prezzi
pari al 14%. Le misure regionali per il contenimento della spesa Uno dei principali obiettivi a livello nazionale
e regionale è promuovere l'appropriatezza prescrittiva, garantendo, da una parte la salute del paziente, e
dall'altra il controllo della spesa farmaceutica. Per ottemperare questi obiettivi, le Regioni hanno adottato
differenti comportamenti, sia nei modelli organizzativi, sia nella modalità della distribuzione dei farmaci (si
veda Tabella 4). In particolare, ad oggi sono 15 le Regioni che hanno introdotto il ticket per l'acquisto dei
medicinali con ricetta Ssn. Tra queste Emilia Romagna (29 Agosto), Toscana (23 Agosto) e Umbria (12
Settembre) sono le ultime che hanno introdotto il ticket nel 2011. Un'altra azione messa in atto dalle Regioni
per il contenimento della spesa è l'introduzione del prezzo di riferimento per gli inibitori di pompa, che ad oggi
è in vigore in 5 regioni sottoposte a Piano di Rientro (Abruzzo, Calabria, Campania, Molise e Sicilia) e nelle
Marche. Inoltre nel Lazio, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia è in vigore il limite prescrittivo di una sola
confezione per ricetta; nel 2011 anche la Campania ha adottato questo provvedimento per statine,
antiipertensivi e antibiotici. La distribuzione diretta (introdotta con legge 405/2001, vale a dire l'erogazione da
parte delle strutture sanitarie dei farmaci necessari al trattamento di assistiti che necessitano di controlli
periodici) è stata una scelta intrapresa inizialmente solo da alcune Regioni e nel corso degli anni è andata
uniformandosi sul territorio (nel 2007, ad esempio, non era ancora attiva in Sicilia, Puglia e Molise). In alcune
realtà regionali, dove sussistono difficoltà di conformazione geografica del territorio, e dove la distribuzione
diretta non avrebbe potuto essere assicurata in modo equo per tutti gli utenti, è stata integrata con la
distribuzione per conto. Tale modalità è stata messa in atto nella maggior parte delle amministrazioni
regionali, eccetto Abruzzo e Sicilia. In ultimo, l'erogazione diretta dei farmaci al momento della dimissione è
presente in quasi tutte le Regioni. La distribuzione diretta e per conto nei primi nove mesi del 2011 ha
raggiunto quota 2 mld di euro e rappresenta oggi una voce di spesa in costante aumento. Tabella Spesa
farmaceutica territoriale di classe A-SSN: confronto fra 1 primi 9 mesi del periodo 2006-2011 Classe A-SSN
Ticket Sconto Spesa netta Numero Ricette Numero Confezioni DDD/lOOOabdie
Tabella 2 Effetto consumi, prezzi e "mix" sulla variazione della spesa farmaceutica territoriale
regionale di classe A-SSN: confronto fra i primi 9 mesi del 2010e 2011
Piemonte Valle d'Aosta Lombardia P.A. Bolzano P.A. Trento Veneto FriuliVG Liguria Emilia Romagna
Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia
L'Osservatorio Nazionale sull'Impiego dei Medicinali (OsMed) assicura il monitoraggio della spesa
farmaceutica convenzionata a livello nazionale e regionale tramite l'elaborazione di oltre 500 milioni di ricette
prescritte dai medici di medicina generale e inviate da circa 18.000 farmacie del territorio. Le informazioni
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vengono periodicamente pubblicate in Rapporti nazionali, che sintetizzano i dati sull'uso dei farmaci in Italia
nella popolazione generale, descritti in termini di spesa, volumi e tipologia.
T a b e l l a :•• Effetto consumi, prezzi e "mix" sulla variazione della spesa farmaceutica territoriale per
categoria terapeutica
Sottogruppi Totale nazionale* C - Sistema cardiovascolare Statine Angiotensina II antagonisti e diuretici
Angiotensina II antagonisti. Calcio antagonisti (diidropiridinici) Ace inibitori Beta bloccanti Ace inibitori e
diuretici Omega 3 Ezetimibe da sola o in associazione Ivabradina/ranolazina Glicosidi digitalici A - Apparato
gastrointestinale e metabolismo Inibitori di pompa Insuline ed analoghi Farmaci incretino-mimetici da soli o in
associazione Glitazoni da soli e in associazione Terapia biliare ed epatica Repaglinide Anti-H2 Antiacidi 5-ht3
antagonisti
Tabella 4 Elenco delle principali azioni messe in atto dalle Regioni per contenere la spesa farmaceutica
Regione Sardegna Piemonte Val d'Aosta Lombardia PABolzano PA Trento Veneto Friuli Venezia Giulia
Liguria Emilia R. Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia
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Il farmaco sicuro per il paziente Il pacchetto Ue
Servizio a cura di Michela Berrà
Per assicurare la dispensazione di un farmaco sicuro (DOP) nelle mani dei pazienti ed evitare l'inserimento di
prodotti contraffatti nella catena distributiva l'Unione Europea ha varato la Direttiva 2011/62/UE che entrerà in
vigore nel 2013. Un sistema univoco di produzione, distribuzione e controllo in tutta Europa e, per ogni
farmaco, un codice unico, verificabile in internet, con un semplice scanner o addirittura con lo smartphone. La
tracciabilità ha costi economici elevati e pone questioni di governance: come e dove archiviare tutti i dati di un
sistema di autenticazione a livello europeo, un solo server centrale o più decentralizzati? Chi sarebbe l'owner,
un player istituzionale o privato? Di chi fidarsi? LM Unione europea (Uè) è fortemente impegnata ad
assicurare un elevato livello di protezione, competitivita e innovazione nel settore della salute. I cittadini
europei hanno il diritto di esigere che si compia ogni sforzo per garantire la loro sicurezza di utenti ma, per
avere politiche e programmi efficaci e sostenibili, validi in tutti gli Stati membri, occorre instaurare una
collaborazione trans nazionale, che miri ad ottenere provvedimenti e azioni intese a sostenere e coordinare le
politiche nazionali e a garantire prodotti, servizi e una gestione di alto profilo nel campo dell'assistenza
sanitaria e delle cure mediche. Gli interventi per apportare miglioramenti e prevenire effetti negativi sui
pazienti sono necessari sulla qualità dei prodotti medici, le norme di sicurezza e funzionamento della
tecnologia medica e la formazione standard degli operatori sanitari. Per i medicinali e le cure mediche, gli
obiettivi fondamentali e le priorità in agenda sono: garantire l'accesso a farmaci dai costi contenuti; assicurare
che tali farmaci siano sicuri ed efficaci; migliorare la qualità e la diffusione delle informazioni, in modo che i
cittadini possano prendere decisioni consapevoli. Sugli ultimi due punti, il io dicembre 2008, la Commissione
Europea ha pubblicato il rapporto Pharmaceutical Package, (http://ec.europa.eu/health/ humanuse/package_en.htm), che contiene una serie di pareri e proposte volte a rendere più sicuro, innovativo ed
accessibile il mercato dei farmaci in Europa. Le proposte legislative per aumentare la sicurezza dei farmaci
per i cittadini comprendo: nuove norme per accesso all'informazione da parte dei cittadini; potenziamento del
sistema di farmacovigilanza; contrasto alla contraffazione all'interno della filiera distributiva. Il problema della
Contraffazione a livello globale e Paese La diffusione di farmaci contraffatti, in continua crescita a livello
mondiale, riguarda sia generici che di marca, Paesi in via di sviluppo e industrializzati e ha ripercussioni in
termini di rischio per la salute pubblica. Le organizzazioni coinvolte, sono molto simili a quelle che trattano
stupefacenti o armi. 1 farmaci di dubbia composizione,immessi sul mercato attraverso i canali illegali e non
controllati, esterni alla filiera distributiva, contengono sostanze di qualità scadente, nel dosaggio sbagliato o
diverso da quanto dichiarato in etichetta (label) o con un principio attivo corretto però in una confezione falsa.
A volte addirittura mancano i principi attivi e rappresentano, secondo indagini Uè,una minaccia inconsapevole
che mette a serio rischio la salute pubblica e alimenta un mercato illecito stimato tra i 55 e i 160 mld di euro.
La casistica è ampia: si va dallo sciroppo per la tosse contenente un solvente tossico, invece della più
costosa glicerina, al medicinale rubato e rietichettato che indica un dosaggio superiore rispetto all'originale.
Nelle reti di tutto il mondo si trovano falsi steroidi per atleti o copie contraffatte di farmaci molto richiesti in
certi mercati, come quelli per la disfunzione sessuale o che si rendono necessari in situazioni di crisi o
epidemie (vaccini, antidoti). I più falsificati sono antibiotici, antipertensivi, corticosteroidi, sedativi e
antitumorali. In testa alla lista nei Paesi sviluppati c'è il Viagra e nei Paesi in via di sviluppo gli antiretrovirali
contro l'HIV.L'entità del problema non è quantificabile con precisione perché la contraffazione è, per sua
natura, un fenomeno sotterraneo e i numeri solitamente citati (7% di falsi in media a livello mondiale, sotto
Vi% nei Paesi più sviluppati, tra 10 e 30% in quelli in via di sviluppo) sono delle stime non necessariamente
puntuali del fenomeno In Italia il commercio online si concentra soprattutto su farmaci per disfunzione erettile,
ormoni per la crescita, prodotti per la caduta dei capelli, che hanno prezzi scontati rispetto a quelli nei canali
nazionali e prodotti divenuti illegali, come gli antiobesità. Internet ha contribuito alla diffusione del fenomeno
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
perché ha cambiato radicalmente l'approccio all'acquisto dei consumatori favorendo non solo l'anonimato che
evita l'imbarazzo dell'acquisto di certi prodotti in farmacia, ma anche svolgendo un ruolo sempre più rilevante
di pubblicità e la vendita, soprattutto attraverso farmacie online, spesso sprovviste di specifica licenza, non
controllate dalle autorità sanitarie e, talvolta, gestite direttamente da criminali. Diffcile bloccare questi siti:
aprono e chiudono molto rapidamente e cambiano indirizzo, server e nome. Le farmacie online sono vietate
in numerosi Stati europei, ma non in tutti e la loro gestione è di competenza delle autorità sanitarie nazionali
Italia e rete IMPACT La vendita online di farmaci (con e senza ricetta) è assolutamente vietata, nel nostro
Paese mentre non esistono divieti per i prodotti para-farmaceutici, a base di erbe e omeopatici. La maggior
parte dei siti è localizzata all'estero e quindi soltanto con la collaborazione internazionale tra forze di polizia si
può ottenere qualche risultato sul piano della repressione. Anche se di fatto in Italia la penetrazione di farmaci
contraffati è ancora limitata, il fenomeno è in forte crescita. Da gennaio a settembre 2011 l'Agenzia delle
dogane, Nas e Guardia di Finanza ha bloccato 23,11 milioni di medicinali per un valore superiore 6, 70 min di
euro. Nel 2010 i pezzi sequestrati sono stati circa un milione per un valore commerciale di 919 mila euro. A
questi bisogna aggiungere gli integratori alimentari e i cosmetici per lo più di fabbricazione cinese che
contengono sostanze altrettanto pericolose per la salute di chi ne fa uso. Dal gennaio 2010 a ottobre 2011 i
carabinieri del Nas hanno sequestrato e distrutto più di 1 tonnellata di integratori alimentari e quasi 2,5
tonnellate di cosmetici o materie prime per la loro fabbricazione: tra queste più di 7.000 fiale di botulino
destinate alla chinirgia estetica. Un ruolo importante per la sicurezza dei farmaci è svolto da IMPACT Italia,
così denominata in riferimento alla lask-forcc anti-contrateazione IMPACT (inlcmalionaì Mediati l'ivcìucts AntiCoiintiT/ritim; Tuskforce) che ha iniziato le sue attività nel 2005 attraverso la collaborazione di rappresentanti
dei quattro enti che si occupano istituzionalmente del problema: l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), l'Istituto
superiore di sanità (ISS), i Nuclei antisofisticazioni e sanila del Comando Carabinieri per la tutela della
salute(NAS) e il Ministero della Salute. Nel 2007, il Gruppo di lavoro si è configurato come Single Point of
Contact (SPOC) italiano per la lotta alla contraffazione ed è stato formalizzato con una determinazione AIFA
attraverso la quale si è provveduto ad istituire una segreteria operativa, il cui coordinamento è stato affidato
a.Domenico Di Giorgio di AIFA che si avvale della collaborazione di altri esperti dell'Alto Commissario per la
Lotta alla Contraffazione, del Ministero dell'Interno (Polizia criminale, Guardia di finanza e polizie locali),
dell'Agenzia delle Dogane e, successivamente delle associazioni industriali Farmindustria e Assogenerici,
quella dei farmacisti, Federfarma e l'Associazione degli importatori paralleli (AIP). IMPACT Italia si occupa
dello sviluppo e la condivisione del know-how investigativo sul fenomeno e la creazione di una procedura
rivolta al pubblico per la segnalazione diretta dei casi sospetti. L'Italia tra i diversi Paesi Uè è uno di quelli che
più tempestivamente ha affrontato il problema. Grazie al quadro legislativo (Dlgs 219/2006; DI 248/2006; Dlgs
274/2007) tutti i soggetti coinvolti nel ciclo di vita di un medicinale sono noti. Nella nostra rete di distribuzione
legale, grazie al sistema di tracciabilità del farmaco, circolano medicinali controllati in tutto il loro percorso per
la presenza, su tutte le confezioni, di un bollino a lettura ottica prodotto dal Poligrafico dello Stato, e quindi
con un grado di sicurezza paragonabile a quello delle banconote. Il progetto "tracciabilità", attivato con il DM
15 luglio 2004, consente di monitorare anche informaticamente tutte le transazioni di farmaci nella filiera
legale. Il progetto attribuisce, intatti, un codice identificativo a tutti i soggetti coinvolti nel ciclo di vita di un
medicinale e registra le transazioni di tutte le confezioni trasmesse dagli attori della filiera in una banca dati
centrale, gestita dalla Direzione Generale del sistema informativo del Ministero del lavoro, della Salute e delle
Politiche sociali. Chiaramente, il progetto non è in grado di riconoscere un farmaco contraffatto, ma può
impedirne il suo ingresso nella filiera legale, in quanto rileva solo i farmaci dotati di bollino ottico, quindi
legali.Il settore è destinato ad evolversi ulteriormente in senso favorevole alla salute del consumatore, per
l'impatto che avranno la Direttiva EU 2011/62 e la Convenzione MediCrime che, firmate da 12 Paesi tra cui
l'Italia, prevedono gravi sanzioni penali nei casi di contraffazione per il reato di distribuzione o di offerta di
farmaci contraffatti, indipendentemente dal contesto (virtuale/internet o reale). La Direttiva Uè sui medicinali
contraffatti (2O11/62/UE) Nel febbraio del 2011 il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva che contiene
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
disposizioni relative alla lotta all'introduzione nella filiera farmaceutica di farmaci contraffatti (2011/62/UE) e
che modifica parzialmente la direttiva 2001/83 (Codice comunitario dei medicinali per uso umano). Nel
maggio dello stesso anno, il Consiglio Uè ha adottato la Direttiva introducendo dispositivi di sicurezza e
misure di tracciabilità per garantire l'autenticità e l'identificazione delle singole confezioni, nonché per
verificare se l'imballaggio esterno sia stato manomesso. Le misure di sicurezza vanno applicate a tutti i
medicinali soggetti a prescrizione, anche in caso di riconfezionamento. In assenza di opportuna valutazione,
al momento farmaci senza ricetta (SOP e OTC) non saranno provvisti di questi sistemi. Le nuove disposizioni
riguardano, inoltre, la vendita di medicinali tramite internet. Nello specifico, è stato previsto che le farmacie
online, negli Stati membri in cui sono consentite, per poter operare, debbano ottenere un'autorizzazione
speciale. I relativi siti dovranno dotarsi di un logo comune riconoscibile in tutta l'Ue ed essere collegati ad un
sito centrale nazionale. Ciò non implica alcuna legittimazione europea alla vendita online, che resta
esclusivamente di competenza nazionale. I produttori e i distributori di medicinali che saranno prodotti o
successivamente introdotti in Uè dovranno seguire precise regole di buona pratica di produzione e di
distribuzione e dovranno essere iscritti in appositi registri curati dalle autorità competenti. Le modalità di
realizzazione di questi dispositivi di sicurezza devono ancora essere stabilite dalla Commissione europea
(Ce) attraverso la procedura degli Atti delegati, strumento attraverso cui la Commissione stabilirà gli aspetti
tecnici del sistema di tracciatura Uè. Attualmente gli Atti Delegati sono in fase di stesura e, una volta
pubblicati, sarà possibile procederne all'applicazione entro 3 anni. Gli aspetti che la legislazione in materia si
prefigge di introdurre sono numerosi: salvaguardia per i produttori di principi attivi (Active Product Ingredients
- APIs); logo che certifichi la sicurezza dei siti Internet di prodotti farmaceutici, sigilli di sicurezza antimanomissione; codice a barre specifico da applicare a ciascuna confezione di medicinali ai finì di
un'identificazione univoca. Sull'esperienza del caso di una partita di eparina contaminata, che nel 2008 in Usa
ha causato la morte di oltre un centinaio di persone, che è stata resa da alcuni ospedali al medesimo
grossista invece di essere ritirata dal mercato, la legislazione Uè ha previsto una procedura di ritiro del
farmaco entro 24 ore dalla sospensione di vendita. Tale sistema dovrà essere adottato entro il 22 luglio 2013
e un processo di codifica univoco supporterà più efficacemente farmacisti e organismi regolatori nel ritiro
delle confezioni. In considerazione, poi di un caso recente nel Regno Unito, in cui confezioni di blister di
pastiglie di Nurofen Plus sembravano essere state deliberatamente manomesse e sostituite con un farmaco
anti-psicotico, i sigilli di sicurezza anti-manomissione si sono rivelati una protezione preventiva. Durante
l'adozione del provvedimento da parte del Consiglio, l'Italia, con Belgio e Grecia, ha chiesto di avvalersi del
regime transitorio, posticipando di 6 anni l'obbligo per ogni farmacia di tracciare tutti i farmaci dispensati ai
pazienti. Gennaio-Giugno 2013 Con un tasso di crescita pari al 10-20% annuo per quanto attiene ai farmaci
contraffatti all'interno della filiera legale e pari al 58% in quella illegale (Internet), la Commissione Europea
(Ce) ha reagito in modo deciso a tutela dei pazienti di tutti i Paesi membri, approvando la Direttiva sui
medicinali contraffatti (2011/62/UE). La legislazione diverrà legge per tutti gli Stati membri dal 2 gennaio del
2013. L'obiettivo è bloccare ogni possibilità di ingresso e di uscita di farmaci contraffatti in e dalla filiera e
prevedere l'obbligo di implementare sistemi atti a verificare l'autenticità dei medicinali lungo l'intero processo
di supply eh airi, in particolare al momento della distribuzione e della somministrazione A differenza di quanto
di solito avviene per le normative comunitarie, per la 2011/62/UE ciascun Stato non potrà interpretare a
piacimento come adottare quanto previsto, affinchè non si riscontrino punti deboli nell'applicazione tra un
paese e l'altro: ci dovrà essere un sistema comune. Effetti e conseguenze. DataMatrix Per sperimentare a
livello dimostrativo le diverse soluzioni di codificazione e identificazione dei medicinali, nel settembre del 2009
la, European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (EFPIA) ha lanciato un progetto pilota
in Svezia. Per alcune settimane, le confezioni di medicinali destinate a 25 farmacie della regione di
Stoccolma sono state dotate di un codice DataMatrix bidimensionale, che riesce a contenere più informazioni
di un semplice codice a barre. Per il progetto svedese, il codice riportava oltre al numero dell'articolo anche:
numero di lotto, data di scadenza e numero di serie. I farmacisti leggevano il codice con uno scanner,
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confrontandolo direttamente con i dati di un database. Un controllo di questo tipo richiede pochi secondi e
consente di individuare immediatamente eventuali falsificazioni. Solo dopo questo esame di sicurezza i
medicinali passavano al cliente. Il problema della governance e dei costi L'implementazione di un unico
sistema autenticazione attivo in tutta Europa, significa riconfigurare migliaia di linee con un impegno di enormi
investimenti anche da parte delle aziende farmaceutiche. Resta anche da vedere come e dove archiviare tutti
i dati di un sistema di autenticazione a livello europeo: un solo server centrale o più decentralizzati? Chi
sarebbe l'owner, un player istituzionale o privato? di chi fidarsi? Un Player istituzionale come la Direzione
europea della qualità dei medicinali (EDQM) sta sviluppando col supporto di IBM il istema di tracciabilità
eTACT che ha come obiettivo l'integrazione in un network di tutte le farmacie online legali e di permettere ai
pazienti di condurre da soli le loro verifiche sui farmaci falsi. Il controllo di sistema e dati stessi da parte delle
istituzioni è in netto contrasto con quanto espresso da un consensus paper di player privati: associazioni di
produttori (EFPIA), farmacisti (PGEU), grossisti (GIRP) e ora anche repackagers (EAEPC), i quali
sostengono che solo chi ha la conoscenza della catena del farmaco sia in grado di realizzare un sistema
efficiente a costi accettabili. Anche se ci sono pochi precedenti, le stime sui costi del sistema, danno un dato
compreso tra 0,5 e 3 centesimi di euro/confezione, se ammortizzati in modo uniforme. I gruppi che
rappresentano aziende di medie dimensioni (EUCOPE) e i produttori di farmaci generici (EGA) sostengono
invece che i costi devono essere suddivisi non in base ai volumi di produzione, ma al profilo di rischio e ai
margini di profitto che, avendo per i generici una soglia di marginalità molto bassa, sono meno appetibili alla
contraffazione, quindi dovrebbero pagare meno per ogni confezione. II divario evidente tra i sostenitori dei
progetti del settore pubblico come eTACT e del settore privato è essenzialmente basato sulla filosofia di
governance e, anche se il dialogo tra le varie parti è in corso e la volontà di concludere è tanta, il dibattito non
si esaurirà certo nel breve e il risultato avrà vasta portata. La sfida è individuare modalità di adozione e
applicazione della legislazione che siano efficaci in termini di costi a fronte di un spreco e di un disagio minimi
o "adeguati", come indicato dal legislatore. La previsione è che ci saranno 18 mesi di intenso lavoro a
Bruxelles in vista della pubblicazione degli Atti delegati con tutti i dettagli su chi si occuperà di tracciabilità,
gestirà il sistema e pagherà la struttura. Ma come è stato ricordato dai rappresentanti delle associazioni di
pazienti, si dovrà dare priorità assoluta alla sicurezza del soggetto malato, a prescindere dai costi. Speriamo
che la tecnologia ci aiuti fornendoci un sistema sicuro ed accessibile magari anche via smartphone per il
controllo e la prevenzione di una fenomeno sempre in aumento.
MediCrime Convention Firmato anche dall'Italia a fine 2011. MediCrime Convention è frutto della
collaborazione tra l'EDQM (European Directorate forthe Quality of Medicines) e la Direzione Generale dei
Diritti dell'Uomo e degli Affari Giuridici del Consiglio d'Europa e consentirà l'introduzione di norme penali in
virtù delle quali le Forze di Polizia, le Agenzie farmaceutiche e le Dogane dei 47 paesi del Consiglio d'Europa
potranno scambiarsi informazioni e collaborare per il tramite di INTERPOL ed EUROPOL perseguendo sul
piano penale attività illegali che rappresentano una serie minaccia per la salute di tutti i cittadini, come la
falsificazione dei farmaci, il traffico e la promozione, anche attraverso Internet, di prodotti medicinali
contraffatti.
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Contraffazione: la Direttiva Ue vista dall'interno
Intervista all'Onorevole Vittoria D'Incecco che ha seguito da vicino i lavori della 2011/62/ue
LM Europa si sta preparando a combattere il fenomeno della contraffazione, i deputati del Parlamento Uè
hanno votato una nuova legge per impedire l'ingresso di farmaci non DOP nella filiera farmaceutica legale e
introdurre nuovi dispositivi di sicurezza e misure di tracciabilità, nonché sanzioni penali. Onorevole D'Incecco,
perché secondo Lei, è necessario un contesto internazionale di cooperazione per contrastare il fenomeno
della contraffazione e quali sono gli obiettivi principali di questa legge quadro? La vendita dei medicinali
contraffatti rappresenta un fenomeno in forte crescita che non coinvolge solo alcune realtà specifiche ma la
maggior parte dei Paesi europei: un cittadino europeo su cinque ha acquistato almeno una volta farmaci
attraverso canali illeciti. Inoltre la contraffazione coinvolge non solo determinate categorie di farmaci come i
cosiddetti life style ma anche i salvavita. Si tratta di farmaci che di regola contengono sostanze di qualità
scadente o ingredienti nel dosaggio sbagliato o addirittura sono privi di principi attivi e pertanto
rappresentano, secondo indagini condotte anche per conto dell'Ue, una minaccia inconsapevole che mette a
serio rischio la salute pubblica e che alimenta un mercato illecito stimato tra i 55 e i 160 miliardi di euro, dietro
al quale si nasconde la criminalità organizzata. La situazione attuale mette dunque a serio rischio la salute
dei cittadini che attraverso diversi canali, farmacie e internet, possono acquistare prodotti pericolosi per la
salute. Si rende quindi necessario un intervento coordinato e condiviso tra tutti gli Stati Membri che devono
promuovere iniziative comuni volte a combattere radicalmente questo fenomeno. La nuova legge sui farmaci
contraffatti è un primo esempio di cooperazione tra gli Stati per tutelare i pazienti, la salute e arginare coloro
che promuovono sistemi di contraffazione. Ma occorre fare di più perché il fenomeno è pervasivo e richiede
un impegno costante a livello sovranazionale. Cosa dice la Legge rispetto alle caratteristiche di sicurezza e
tracciabilità dei farmaci? Tra le novità introdotte dalla Legge sui farmaci contraffatti, va sicuramente
annoverata la normativa che garantisce la sicurezza delle confezioni dei farmaci acquistati. La soluzione
potrebbe essere un sistema di tracciabilità (in tutta la sua filiera) del farmaco soggetto a prescrizione medica
che attraverso una lettura ottica di un codice a barre sia in grado di ricostruire in poco tempo la storia del
farmaco e garantirne l'autenticità. Questo sistema di identificazione di ogni confezione tutela il paziente nel
momento in cui acquista un farmaco senza trasferirgli l'onere ulteriore di verificare attraverso altri sistemi che
il farmaco sia o meno contraffatto. lì per quanto riguarda la vendita dei t'armaci su internet? Concordo sul
fatto che l'intervento legislativo si riferisca anche alla vendita dei farmaci via internet, che rappresenta uno dei
canali più semplici e immediati per la divulgazione di prodotti contraffatti tra cui i farmaci. Sarà quindi
necessario regolamentare la vendita dei medicinali onlinc facendo si che i cittadini possano ottenere benefici
notevoli e non danni dall'acquisto di medicinali sicuri attraverso internet. Si pensi ad esempio alle persone
che hanno difficoltà motorie o che rientrano nella categoria delle persone non autosufficienti e che potrebbero
beneficiare di questo servizio. Quali sono i passi successivi che sono necessari per l'implementazione delle
misure che sono state votate dai rappresentanti del parlamento Uè? I prossimi passi riguardano innanzitutto
un impegno da parte degli Stati membri a recepire completamente, entro gennaio 2013, le misure contenute
nella Direttiva 2011/62/UE sui farmaci contraffatti. A mio avviso nel testo sono contenute importanti misure,
come l'introduzione di strumenti che consentano l'identificazione di ogni confezione autentica di medicinali, il
rafforzamento delle ispezioni negli stabilimenti autorizzati, l'obbligo per produttori e distributori di segnalare
ogni farmaco sospetto e, infine, quello dell'esposizione, su ogni sito di vendita di farmaco autorizzato, di un
logo che rimanda al registro nazionale. Prima ancora dell'implementazione della Direttiva però, gli Stati
membri dovranno risolvere alcune questioni considerate prioritarie come ad esempio la questione
dell'inclusione dei farmaci generici nel sistema d'identificazione delle confezioni dei medicinali. Infatti se è
vero che uno degli obiettivi principali della Direttiva riguarda la salvaguardia della salute dei cittadini, il
sistema di validazione dovrebbe essere applicato a tutti i farmaci (ad alto e basso costo) compresi quelli
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generici. Infatti se solo la categoria dei farmaci generici rimarrà esclusa dai sistemi di controllo, si rischierà la
contraffazione di questa categoria. Olire alle criticità giù espresse, cosa rimane ancora da superare per
assicurare la dispensazione di un prodotto DOP nelle mani dei pazienti ed evitare l'inserimento di prodotti
contraffatti nella catena distribuì ivci? Oltre alle criticità sopra dette, le difficoltà ulteriori potrebbero derivare
da una mancata tutela della privacy del cittadino e da una disomogeneità del sistema applicativo tra Stati
Membri. La ricerca di una forte collaborazione nonché identificazione di comuni target raggiungibili
renderebbero certamente la lotta alla contraffazione nella catena distributiva più semplice nonché efficace.
Vittoria D'Incecco Componente Commissione permanente XII Affari sociali, si è occupata del tema
della contraffazione dei medicinali e ha seguito da vicino i passi fatti dalla Commissione Uè per la
Direttiva comunitaria.
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La comunicazione sui farmaci : impatta sulla sicurezza?
La filiera virtuosa del farmaco sicuro (DOP) deve garantire anche la corretta terapia. Ecco come la
comunicazione tra operatori sanitari e paziente può fare la differenza
Oltre al farmaco contraffatto ci sono altri rischi per la sicurezza del paziente. La mancata o la cattiva
comunicazione è fonte di molti errori specie in ambito sanitario: spesso le informazioni sui precedenti clinici
del paziente sono incomplete, non comprendono allergie, risultati di laboratorio, terapie in corso, assunzione
di vitamine o fitoterapici. Queste informazioni permetterebbero ai medici di valutare potenziali
controindicazioni e reazioni avverse. Anche il trasferimento di pazienti da un setting di cura a un altro, con il
coinvolgimento di nuovi operatori sanitari, può interferire sulla corretta comunicazione e farmaco utilizzazione,
per la possibilità di interpretazioni erronee o mancate istruzioni. Secondo l'Institute for Healthcare
Improvement, fino al 46% degli errori nella somministrazione dei farmaci viene commesso quando vengono
scritte nuove disposizioni. Possono inoltre ostacolare l'uso sicuro: la mancanza di informazioni sulle modalità
di assunzione dei medicinali, i nomi simili sulle confezioni di prodotti con indicazioni diverse, confezioni con
scritte uguali ma dosaggi diversi o gli avvertimenti non aggiornati. Con cosi tanti farmaci sul mercato,
chiunque sia coinvolto nella prescrizione deve disporre di informazioni sempre puntuali, aggiornate,
clinicamente rilevanti che riducano al minimo le criticità d'uso e di consumo. I sistemi di autenticazione e di
tracciabilità già proposti non sono comunque sufficienti ad assicurare il farmaco sicuro e garantito (DOP)
nelle mani del paziente, occorre lavorare anche sul versante comunicazione perché sia assunto
correttamente. In questo caso il fattore chiave è la biunivocità del dialogo tra operatore sanitario e paziente.
Nel dettaglio, il paziente non dovrebbero solo ascoltare i sanitari, ma partecipare attivamente alla propria
salute facendo domande sulle prescrizioni, prendendosi la responsabilità di accertarsi che i medici cono
scano il suo passato clinico. Gli operatori sanitari dovrebbero dedicare ai pazienti qualche minuto in più per
istruirli sui farmaci e per ascoltare le loro domande sul loro impiego corretto o gli effetti collaterali. In tal senso
dovrebbe essere chiamato in causa più attivamente il farmacista, che, nella cura del paziente, come ultimo
front end della catena prescrittiva e distributiva, può divenire un vero e proprio responsabile della gestione
terapeutica, affiancandosi al medico nel fornire informazioni essenziali sui farmaci, monitorandone la reazione
e l'aderenza per ottimizzare la terapia farmacologica. Studi pubblicati (A pharmaceutical care program to
improve adherence to statili thempyann. pharmacotheapyr 2010; 44:1905-13] confermano che l'intervento e i
consigli del famicista possono portare ad un aumento del 20% dei pazienti che aderiscono correttamente alla
terapia, con programmi relativamente economici e facili da applicare alla pratica cllnica e con un notevole
risparmio per le casse pubbliche se si pensa al fatto che il mancato trattamento comporta prestazioni
aggiuntive e perdita di produttività. Questo atteggiamento proattivo, si rifletterebbe sicuramente in un prezioso
aiuto anche per il Ssn e risponderebbe in pieno anche alle esigenza di rifondare la farmacia dei servizi - così
come descritto dalla Legge 69/2011 - aumentando le garanzie a tutela della salute del cittadino con progetti di
disease management sul territorio, programmi di prevenzione ed educazione sanitaria a favore della
comunità. Il tutto partendo da una comunicazione corretta sull'uso dei farmaci.
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DOSSIER
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Pag. 76
I I Consiglio di Amministrazione dell'Aita con delibera del 26 gennaio u.s. ha approvato il regolamento per la
disciplina dei conflitti di interesse al proprio interno. Il regolamento fa riferimento a una serie di norme locali
(quali il regolamento approvato dal Cda Aifa a marzo 2010. il Decreto ministeriale del 28 novembre 2000
riguardante il Codice di comportamento delle pubbliche amministrazioni) e a regolamentazioni internazionali,
quali il Codice di condotta dei dipendenti Ema e il memorandum d'intesa tra Ema e Autorità nazionali
competenti degli Stati membri per la vigilanza sul livello scientifico e sull'indipendenza della vantazione
effettuata dalle autorità nazionali competenti per i servizi da fornire all'Ernia. Lo schema di regolamento
sancisce le definizioni dei principi fondamentali. APPARTENENZA (all'Agenzia del Farmaco).
TRASPARENZA (dei processi). RESPONSABILITÀ (delle decisioni), nonché l'indipendenza degli esperti
chiamati ad eseguire le valutazioni dei medicinali. La delibera contiene inoltre la definizione generale di
Conflitto di interessi e precisamente: "Sussiste conflitto di interessi in tutti i casi in cui esista un conflitto trai
doveri pubblici di tutti coloro che hanno un rapporto di lavoro o di consulenza con l'Agenzia e un loro
interesse privato e/o personale, in grado di influenzare impropriamente il corretto adempimento dei loro
doveri e delle loro responsabilità pubblicheo di produrre a loro vantaggio degli effetti diversi da quellipropri".
L'ambito di applicazione de regolamento comprende, oltre ai dipendenti AIFA e i membri delle diverse
Commissioni, tutti i soggetti coinvolti in procedure di valutazone dei medicinali. Il regolamento dettaglia poi
quali siano gli interessi diretti, cosa si intenda per consulenza strategica per una società, per titolarità di
brevetto o per interessi finanziari, precisando come lo "ScientificAdvice" che l'Esperto fosse chiamato a
rendere su richiesta di un'Autorità regolatoria non venga considerato conflitto di interesse. L'art. 5 distingue le
situazioni di "Sperimentatore principale" (responsabile per il coordinamento di altri sperimentatori) e di
"Sperimentatore" (coinvolto in uno studio afferente uno specifico centro). Dopo tutte le definizioni vengono
enunciati i principi del Regolamento, stabilendo, come regola generale. che "l'impiego in atto in una società
farmaceutica o gli interessi finanziari attuali nell'industria farmaceutica sono incompatibili con il
coinvolgimento nelle attività dell'AlFA". I conflitti di interesse vengono classificati in tre categorie in base al
rischio (basso=l. mtermedio=2. alto=3) Le premesse sono promettenti, ma è evidente che il regolamento sarà
tanto più applicabile ed applicato quanto più i soggetti coinvolti denunceranno propri conflitti d'interesse e in
base alla capacità di AIFA di accertare preventivamente che il livello di conflitto sia compatibile con le attività
della stessa Agenzia. Fonte: www.agenziafarmaco.it
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
AIFA Delibera per la disciplina dei conflitti di interesse
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About Pharma and Medical Devices - N.96 - marzo 2012
Pag. 12
Grazie a una crescita dell'8-8.5% dell'export, la produzione farmaceutica italiana nel 2011 registra un debole
+0.5% sul 2010 (25 mld si euro circa). E' il quadro fotografato da Farmindustria. Nel 2011 l'occupazione è
scesa del 2.5-3% e le vendite in farmacia sono arrivate a 18.9 mld registrando un -1% a ricavo, nonostante
un aumento del 2% delle confezioni vendute (per la riduzione dei prezzi), con un calo concentrato nei farmaci
rimborsati dallo Stato (-2.6%). Il mercato dei farmaci C ha fatturato 3.17 mld nell'anno mobile a novembre, 56
mld in più del 2010. Stime al ribasso per il 2012 con l'export destinato a rallentare e il mercato interno che
manifesterà nuovi segnali di crisi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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L'export salva la produzione farmaceutica italiana
SANITÀ REGIONALE
8 articoli
24/03/2012
Corriere della Sera - Bergamo
Pag. 2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Dal progetto ai lavori, ora la Procura vuol vederci chiaro L'inchiesta Dopo la bufera giudiziaria che ha travolto
la famiglia Degennaro in Puglia, il filone bergamasco accelera
G.U.
Mentre la Dec, principale appaltatrice dei lavori per il nuovo ospedale di Bergamo, è finita nel terremoto
giudiziario delle inchieste di Bari e di Milano, anche la Procura orobica vuole vederci chiaro. E in arrivo ci
sono nuove verifiche.
Il 13 marzo, in Puglia è scattato l'arresto dei costruttori Daniele e Gerardo Degennaro, proprietari
dell'impresa. Ora, a Milano, uno dei Degennaro è finito nelle carte dell'inchiesta sul crac del San Raffaele. Un
indagato dice di averlo visto portare dei soldi in una valigia a Mario Cal, vicepresidente dell'ospedale
milanese che si è tolto la vita lo scorso luglio.
Novità che danno un'accelerata all'inchiesta che già dal 2010 era stata aperta dalla Procura bergamasca sul
nuovo ospedale. Le indagini erano partite da un'intercettazione in un'indagine della Procura di Busto Arsizio
per sfruttamento della prostituzione. Chi parlava al telefono, aveva fatto dei riferimenti agli appalti per la
struttura alla Trucca. Da qui la segnalazione alla Procura di Bergamo. Il pubblico ministero Giancarlo Mancusi
aveva quindi aperto un fascicolo per turbativa d'asta e abuso d'ufficio relativamente alle sole procedure per la
forniture degli impianti. Era ed è a carico di ignoti. Le carte degli appalti sono già state acquisite da tempo.
Ora, però, il pubblico ministero è intenzionato ad andare oltre. Anche alla luce delle recenti vicende che
stanno coinvolgendo i fratelli Degennaro, le verifiche si estenderanno. Il magistrato vorrà comprendere nel
dettaglio le procedure di appalto per l'assegnazione del progetto della struttura alla Trucca. E ancora, vorrà
approfondire anche il procedimento con cui sono stati assegnati i lavori alla Dec. Per avere un quadro
completo sul «Beato Giovanni XXIII», è probabile che il magistrato si interessi anche del contenzioso tra
l'Azienda Ospedali Riuniti e la società costruttrice, che ha presentato riserve di 150 milioni di euro per lavori
aggiuntivi. Su questo fronte, è in corso una consulenza tecnica d'ufficio disposta dal giudice civile di
Bergamo, con scadenza a fine settembre.
L'impegno della Dec alla Trucca è ora limitato alla realizzazione della trincea drenante contro le infiltrazioni
d'acqua nei sotterranei della nuova struttura. Sono state il tormentone dei lavori. L'intervento è in corso e
dovrebbe concludersi entro il 30 marzo. La costruzione della barriera era stata assegnata alla Dec con un
affidamento diretto, cioè senza gara di appalto, per motivi di urgenza e di sopravvenuti imprevisti. Le
infiltrazioni, appunto. La Termigas, ultima socia superstite della Dec nell'Ati, dopo il fallimento della Busi si è
invece accollata il completamento degli impianti.
La prossima tappa necessaria per rispettare la tabella di marcia, che fissa l'apertura del nuovo ospedale per
ottobre 2012, sono i collaudi, in fase di ultimazione. I risultati finali non sono ancora noti. Sono fondamentali
perché l'ospedale possa aprire i battenti, così come le verifiche dei vigili del fuoco per il rilascio del certificato
di prevenzione degli incendi. Il passo successivo sarà la verifica dell'Asl, che dovrà effettuare i controlli per
l'accreditamento dei posti letto della struttura.
Nel frattempo si prosegue con alcune rifiniture. Impianti, alcune vetrate difettose a copertura delle gallerie,
arredi, pavimenti da aggiustare: piccoli ritocchi rispetto all'intera struttura, ma pur sempre un impegno non da
poco nella corsa contro il tempo per poter aprire entro l'autunno.
RIPRODUZIONE RISERVATA
340
Foto: I milioni di euro preventivati come costo per la realizzazione del nuovo ospedale di Bergamo, il «Beato
Giovanni XXIII»
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nuovo ospedale, nel mirino gli appalti e il contenzioso
24/03/2012
Corriere della Sera - Bergamo
Pag. 2
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
85
Foto: I milioni di euro di costi aggiuntivi stanziati dalla Regione nel 2011. Di questi, 28,5 sono per la gestione
del contezioso
150
Foto: I milioni di euro di riserve chiesti dalla Dec per costi aggiuntivi. La vicenda è al vaglio del giudice civile
24/03/2012
La Repubblica - Bari
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Nuovo Fazzi di Lecce "Si indaghi sulla Asl"
A rischio i 117 milioni per l'ospedale: "È mancato il dovere di controllo"
PIERO RICCI
IL NUOVO ospedale "Vito Fazzi" di Lecce rischia di rimanere sulla carta. E, dopo cinque anni, si rischia di
perdere il finanziamento previsto.
Quei 117 milioni di euro che servono per realizzare 12 nuove sale operatorie e 490 posti letto, rischiano di
andare in fumo per «un pasticcio» sull'appalto. Lo denuncia il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, Rocco
Palese in un'interrogazione al governatore pugliese Nichi Vendola e all'assessore alla sanità, Ettore Attolini.
«Non solo non partono i lavori - racconta Palese - ma la vicenda già oggetto di contenziosi amministrativi, si
arricchisce anche di presunti atti falsi presentati dall'azienda attualmente aggiudicataria dell'appalto e, pare,
non verificati dalla Asl di Lecce». Palese racconta di una vicenda «inquietante per i ritardi accumulati» nella
quale c'è la Asl di Lecce che avrebbe affidato nel 2009 la progettazione all'Università del Salento con una
procedura dichiarata illegittima del Tar a febbraio 2010. Poi arriva una gara vinta dalla Cobar di Altamura che,
in seguito al ricorso presentato dalle due arrivate seconda e terza, la CCC e la Matarrese spa, Tar e
Consiglio di Stato stabiliscono, a fine 2011, che la Cobar, alla quale la Asl di Lecce ha aggiudicato la gara, va
esclusa perché ha presentato l'offerta in ritardo. Ma la storia continua: la Asl - racconta Palese - fa scorrere la
graduatoria, scegliendo la CCC che propone un ribasso del 36% sui 95 milioni di euro. Ma anche questa
aggiudicazione viene contestata.
Dalla Matarrese che invia esposti a diffide sostenendo che i ribassi sarebbero falsi e chiedendo, quindi, che
la Asl revochi l'aggiudicazione. «Ce n'è abbastanza - concluce il capogruppo del Pdl - per chiedere al
presidente Vendola e all'assessore Attolini, di attivare tutti gli strumenti ispettivi per verificare le inadempienze
della Asl e di valutare l'ipotesi di avocare alla giunta l'intera procedura per accelerare l'inizio dei lavori».
Foto: L'ospedale Fazzi di Lecce
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La polemica Interrogazione di Palese (Pdl) su atti falsi e ritardi
24/03/2012
La Repubblica - Torino
Pag. 13
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Scienze Naturali, anche una foresta pluviale nel museo di Celli che
s'inaugura in autunno
Tra i piani futuri il tunnel d'ingresso da piazzale Fusi e una collezione di Farmacia
MARINA PAGLIERI
RACCONTI multimediali, scatole come eventi espositivi, exhibit interattivi, touch screen. Ancora spazi virtuali
in cui è possibile conservare i reperti in relazione ai loro habitat e un'installazione dell'artista Piero Gilardi, con
un pezzo di foresta pluviale in poliuretano in cui le foglie degli alberi si muovono al passaggio del pubblico.
Da settembre si potrà visitare al Museo di Scienze Naturali il nuovo allestimento permanente, ospitato al
piano terra nei magnifici spazi barocchi della crociera di Castellamonte. È il cosiddetto Lotto XIV, che dopo
anni di rinvii e interruzioni vede infine la luce grazie alla conclusione dei lavori, prevista per l'estate, per cui si
sono spesi 5,4 milioni (di cui 4,1 milioni provenienti dall'Unione Europea, con i fondi Fesr, il resto arriva dalla
Regione). Nel 2007 il professore bolognese Giorgio Celli si è aggiudicato con Euphon Communication la gara
per ideare una nuova esposizione dei reperti, battendo candidati eccellenti come Piero Angela.
Dopo la scomparsa di Celli, la scorsa estate, è toccato ai responsabili della Euphon continuare l'opera,
illustrata ieri in via Giolitti. Il percorso si snoda attraverso tre macro-aree, a partire dalla Wunderkammer, vera
e propria "stanza delle meraviglie", per proseguire con la sezione dedicata ai meccanismi che danno origine
alla diversità della vita, esplorando infine le relazioni tra gli organismi viventi e l'ambiente nella foresta pluviale
del Madagascar, dove sono attivi ricercatori piemontesi legati all'università e allo stesso museo. Non manca
una multivisione dedicata a Charles Darwin e ai suoi travagli interiori e un gioco di ruolo, per definire una
"zona di conservazione". L'intento, hanno spiegato i responsabili della Euphon, è quello di aiutare a
comprendere, attraverso reperti e ricostruzioni scenografiche in cui entra in campo la tecnologia, il mondo
naturale, raccontando al tempo stesso il lavoro del museo. Fornire insomma una sorta di "archivio" della
biodiversità, una miniera di dati per studiare la natura e contribuire alla salvaguardia degli ambienti. Il
progetto, che si sviluppa su una superficie complessiva di duemila metri quadrati, intende mettere soprattutto
al centro il visitatore, sostituendo all'osservazione la partecipazione. «Il "terribile" lotto XIV che qui
presentiamo non si pone come luogo che chiude qualcosa, sempre di più questo deve affermarsi come un
museo da vivere, come un museo quotidiano» ha detto l'assessore regionale Michele Coppola, ricordando il
grande afflusso del 2011, 190 mila visitatori, mentre erano 70 mila nel 2006.
Tra i progetti, la creazione di una rete con gli altri musei di scienze naturali del Piemonte, magari di piccoli
comuni. Già oggi possono ottenere a costo zero una delle 35 mostre realizzate in via Giolitti negli ultimi anni.
Tra gli obiettivi futuri, anche la creazione di un ingresso del museo in piazzale Valdo Fusi, collegato all'edificio
da un tunnel, e un Museo della Farmacia, da allestire all'interno dello storico locale del piano terreno.
Foto: COME SARÀ Nei rendering una parte del futuro percorso di vista del Museo di Scienze
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Il nuovo allestimento avrà scatole magiche, schermi interattivi e una "Wunderkammer" per raccontare la
biodiversità Il progetto
24/03/2012
La Repubblica - Napoli
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Iannelli, sentiti nuovi testi "Un intervento 11mila euro"
Le accuse dei pazienti "dirottati" a Villa del Sole Il racconto della donna-detective "Mio padre, dal Cardarelli
alla clinica e ritorno"
DARIO DEL PORTO
LA PROCURA ha svolto verifiche sui casi di altri 10 pazienti che, nel semestre tra luglio e dicembre 2011,
hanno lasciato l'ospedale Cardarelli per essere ricoverati presso la clinica Villa del Sole. Le dichiarazioni dei
testi sono state depositate agli atti dell'udienza di Riesame, fissata per venerdì scorsoe rinviataa lunedì
mattina, che dovrà decidere sull'istanza di scarcerazione avanzata dagli avvocati Bruno Von Arx e Maurizio
Lojacono, difensori del professor Paolo Iannelli, accusato di concussione e principale protagonista
dell'indagine condotta dai pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock coordinati dal procuratore
Francesco Greco.
Alcune delle persone ascoltate hanno risposto, alle domande dei carabinieri del Nas, che se non fosse stato
prospettato un lungo periodo di attesa presso il Cardarelli non avrebbero optato per le cure a Villa del Sole.
La documentazione è adesso al vaglio dei giudici del Riesame. Iannelli si è sempre difeso negando di aver
mai indotto i pazienti a lasciare la struttura pubblica per la clinica privata e ribadendo di aver sempre
improntato la propria attività professionale al rispetto degli ammalati e dei loro diritti.
Fra i testi figurano anche le figlie e il nipote di un degente di 71 anni (poi deceduto per cause indipendenti dai
fatti al centro dell'inchiesta) ricoverato il 21 agosto 2011 al Cardarelli per una frattura al femore e al bacino.
Una delle figlie, Rachele, è la donna che il 7 marzo, all'indomani del blitz, ha anche consegnato ai carabinieri
il cd con la registrazione di uno dei colloqui intercorsi con il professor Iannelli. L'altra figlia, Loredana, ha
raccontato che, mentre il padre era ricoverato su una barella, fu «avvicinata dal dottor Paolo Iannelli» il quale
le avrebbe detto che non poteva operare il paziente prima di 40 giorni «mostrando fogli manoscritti asserendo
che erano tutti pazienti che dovevano essere operati prima» e aggiungendo «che temeva per la vita di mio
padre». Così le figlie decisero di trasferire il paziente a Villa del Sole dove il 23 agosto fu operato. Due giorni
dopo però, si legge nel verbale sottoscritto da Rachele e allegato all'indagine, fu fatto presente che «il quadro
clinico era seriamente compromesso» e che era consigliato il trasferimento al Cardarelli, stavolta in terapia
intensiva. Iannelli avrebbe anche precisato che, insieme a un altro medico, un anestesista che non risulta
indagato, «per il nuovo ricovero di mio padre avrebbe provveduto a bypassare ogni lista d'attesa». L'uomo fu
ricoverato quel giorno stesso al Cardarelli e il 30 agosto, quando le sue condizioni migliorarono, trasferito
dalla Terapia intensiva in Ortopedia «ma non sulla barella bensì in una stanza con due posti letto della quale
- sostiene Rachele - un'infermiera, di cui non ricordo il nome, disse essere la stanza riservata al dottor
Iannelli». Rachele ha registrato su un cd un colloquio con il primario dopo l'ultima visita di controllo
successiva al ritorno a casa del paziente. In quella occasione la donna avrebbe detto al primario che il padre
«aveva preparato una parte dei soldi, 4 mila euro a fronte degli 11 mila richiesti, che gli sono stati consegnati
in contanti direttamente da mio padre in una busta. Su mia richiesta - si legge nel verbale - Iannelli mi disse
che la rimanenza potevano pagarla con assegni di cui si riservava di indicarci il beneficiario». Questo è l'unico
dei nuovi casi esaminati dagli investigatori dove il teste ha fatto riferimento a un pagamento non fatturato. Per
altri pazienti è stata acquisita anche la documentazione contabile. PER SAPERNE DI PIÙ www.giustizia.it
www.ospedalecardarelli.it
Foto: VILLA DEL SOLE La clinica privata Villa del Sole
Foto: I personaggi
Foto: IANNELLI Il primario Paolo Iannelli sospeso dal Cardarelli
Foto: WOODCOCK Il pubblico ministero John Henry Woodcock
Foto: GRECO Il procuratore aggiunto Francesco Greco
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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L'inchiesta
24/03/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Dossier della diocesi di Udine per invitare il legislatore a varare un piano regionale che eviti chiusure
indiscriminate e promuva riconversioni
(F.D.M.)
UDINE . La Regione Friuli-Venezia Giulia ha avviato una profonda riforma che prevede, come dato più
evidente, l'unificazione delle 6 Ass. Le Aziende ospedaliero universitarie di Udine e Trieste e quella di
Pordenone avranno un percorso gestionale ed economico a sé stante, distinto da quello degli ospedali di
rete. L'Azienda di Udine, ad esempio, si troverebbe a gestire anche gli ospedali di Tolmezzo, Gemona, San
Daniele, Palmanova, Latisana e il Gervasutta. Ma l'arcidiocesi di Udine, attraverso l'Assemblea dei cristiani e
in particolare la Comunità di ricerca sulla sanità, è intervenuta per dire di sì all'azienda unica regionale, ma
consigliando di mantenere nella loro autonomia i piccoli ospedali, ancorché rinnovandoli nelle funzioni. Come
viene descritto nelle circa 40 pagine del dossier offerto al legislatore per migliorare la proposta riformatrice, si
osserva che «alcune strutture ospedaliere attualmente esistenti in FriuliVenezia Giulia sono insostenibili in
quanto tali e non sono in condizioni di dare reali garanzie di una sanità di alto livello». La constatazione di
insostenibilità di alcuni presìdi non significa, però, che si deve pensare a chiusure e razionalizzazioni, quanto
piuttosto a riconvertirli in Rsa, day hospital, day surgery, strutture riabilitative o di accoglienza per l'anziano e
per altri malati cronici. Esemplificando, alcune strutture invece potrebbero essere rilanciate e irrobustite, quali
l'Istituto di medicina fisica e di riabilitazione Gervasutta che potrebbe diventare ospedale riabilitativo ad alta
specializzazione di riferimento regionale, nazionale e internazionale (Austria, Slovenia), pensando anche a
forme di intervento integrato pubblicoprivato. Il problema è quello della razionalizzazione della spesa e del
mantenimento della migliore qualità di servizio. Ecco, pertanto, che - sostiene la Chiesa friulana «si deve
discutere anche sul mantenimento di servizi e specialità ridondanti e costosissime, come le due
neurochirurgie e le due cardiochirurgie: una razionalizzazione anche a questo proposito non solo è possibile,
ma doverosa».
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Friuli, la riforma sanitaria tuteli «i piccoli ospedali»
24/03/2012
Il Secolo XIX
Pag. 9
(diffusione:103223, tiratura:127026)
SCHMALLENBERG, IL VIRUS CHE SPAVENTA L'EUROPA COLPISCE
BOVINI, PECORE E CAPRE
ILARIO LOMBARDO
LO HANNO battezzato "Schmallenberg", come la località tedesca in cui è stato isolato la prima volta, a 80
chilometri da Colonia. È il virus che sta aggredendo le fattorie e agitando i laboratori di mezza Europa. Febbri
alte, diarrea, perdita di peso e riduzione della produzione di latte, sono i sintomi individuati nell'agosto 2011
su una mandria di bovini e poi su altri casi fuori dalla Germania. Il virus si sta diffondendo velocemente e ha
già causato aborti e malformazioni congenite anche in ovini e caprini in Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo,
Gran Bretagna e Francia. La Bbc è stata la prima a dare la notizia dell'allarme, subito ripresa dall'Istituto
zooprofilattico di Torino che sta approfondendo il fenomeno. Anche perché in Italia, nella seconda metà di
febbraio, è stato confermato l'arrivo del virus, su un capretto della provincia di Treviso. Dai primi studi si
ritiene che venga trasmesso, tramite la puntura di insetti, zanzare e culicoides, soprattutto, e attraverso la
placenta da madre a figlio. Per evitare il contagio del panico, il Centro Europeo per la prevenzione e il
controllo della malattie (Ecdc) ha fatto sapere che l'uomo ne sarebbe immune, anche se non ci sono certezze
assolute neanche su questo, almeno nell'attuale fase di ricerca. Resta per l'Italia un rischio molto alto, spiega
Alessandra Pautasso, dell'istituto torinese, perché, come si è visto con la febbre del Nilo, la posizione
centrale nel Mar Mediterraneo, incrocio naturale di flussi commerciali ed emigrazioni, rappresenta un crocevia
per la diffusione dei virus.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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UN CASO IN ITALIA, IMPROBABILE IL CONTAGIO PER L'UOMO
24/03/2012
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Brindisi
Pag. 20
(diffusione:48275, tiratura:63756)
Ospedale, si può puntare al top
Incremento del Punto nascite e attivazione della Terapia intensiva gli obiettivi da perseguire
l C O P E R T I N O. «Le prestazioni offerte dalla Sanità a Copertino sono tra le più qualificate, soprattutto per
l'alta professionalità e l'abnegazione degli operatori». È quanto ha affermato il direttore generale dell'Asl
Lecce, Valdo Mellone , nel corso della seduta consiliare monotematica di giovedì scorso sulle prospettive
future alla luce del piano di riordino ospedaliero. Mellone, dopo aver ascoltato i numerosi interventi dei
partecipanti dai quali sono emersi interrogativi e criticità, ha fatto sapere che «non ci sono miracoli in quanto il
piano di rientro finanziario imposto dalla Regione non ha permesso, finora, di soddisfare le attese di tutti.
Tuttavia», ha sottolineato, «proprio grazie al pieno di rientro è stato possibile superare certe superfetazioni,
fino ad ottenere un tesoretto (100 milioni) dal quel piano, parte del quale sarà assegnato alla Asl di Lecce per
qualche timida assunzione» . Poi, ha aggiunto che forse il ciclone dei tagli non è ancora passato. «C'è un
margine di imponderabilità», ha aggiunto, «in quanto sono possibili altre sforbiciate che potranno venire dalla
conferenza Stato-Regioni e che interesseranno tutta la rete sanitaria nazionale». La seduta è stata aperta dal
sindaco Giuseppe Rosafio che ha invocato «un rafforzamento dell'eccel lenza del presidio ospedaliero
Copertino-Nardò». E' seguita una raffica di interventi da parte di alcuni consiglieri comunali tra cui Pietro
Nestola, Tonio Tondo, Laura Alemanno, Giovanni De Lorenzi , del vice sindaco di Nardò, Carlo Falangone , il
quale ha assicurato che la sua città «ha messo da parte ogni campanilismo a favore di un'org anizzazione
ospedaliera efficiente, efficace e di qualità». Quindi , sono seguiti l'assessore provinciale P i e rl u i g i Pa n d
o e i consiglieri regionali Saverio Congedo e Andrea Caroppo . Più tecnici sono stati gli interventi di alcuni
dirigenti di unità operative complesse tra cui quello di Donato De Giorgi (Chi rurgia) che ha tratteggiato il
volume delle patologie trattate e sollecitato l'attivazione della Terapia intensiva post operatoria. Pietro Caprio
(Pediatria) ha insistito sulla necessità che l'ospe dale Copertino-Nardò, dove si sono registrate il maggior
numero di nascite dopo il "Fa z z i " di Lecce, sia il quinto punto nascita dell'Asl. Infine il direttore del distretto
socio sanitario di Nardò, Umberto Caracciolo , il direttore medico del presidio ospedaliero Luigi Cosentino e
quello amministrativo, Gigi Muci . [g.g.]
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2012
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IL DIRETTORE GENERALE DELLA ASL, OSPITE NEL CONSIGLIO MONOTEMATICO SULLA SANITÀ ,
TRACCIA UN QUADRO PROMETTENTE
24/03/2012
Il Giornale del Piemonte - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:12684, tiratura:39829)
Farmacie comunali il bancone pareggia e guarda al «movi»
Ipotizzata apertura alla nuova stazione riattiverebbe un punto vicino al S. Croce REPLICA ALLA LEGA Botta:
«Privatizzarci ora che ci espandiamo? Chi lo dice, altrove difende realtà come la nostra»
ALESSANDRO ZORGNIOTTI
da Cuneo Far rivivere tra la stazione ferroviaria e l'ospedale Santa Croce il mito della Farmacia San Paolo?
Questa è l'intenzione delle Farmacie comunali, forti del raggiungimento di un «pareggio tecnico e strutturale»
- come viene rimarcato orgogliosamente - e adesso orientate con maggiore serenità a una «espansione da
perseguire però sempre in maniera realistica e stando con i piedi per terra», come argomenta il presidente
della srl municipale, Fabrizio Botta. Il quale annuncia: «La prossima settimana sottoporremo al consiglio di
amministrazione della srl il rendiconto di competenza dell'esercizio finanziario 2011 che certifica l'avvenuto
risanamento e crea le basi per programmare con maggiore serenità il prossimo futuro». Futuro nel quale si
inserisce la prospettiva dettata dal decreto Monti in tema di liberalizzazioni, che potrebbe riservare ulteriori
sviluppi a seguito della definitiva conversione in legge da parte del Parlamento, ma anzitutto un presente sul
quale si innesta inevitabilmente la campagna elettorale già in corso. «Sento parlare di privatizzazione a
scatola chiusa - rimarca Botta - da parte del candidato sindaco di un partito, la Lega, che in sede
parlamentare e laddove governa, e mi riferisco soltanto per fare un esempio alla vicenda di Verona, fa delle
municipalizzate e in specifico delle farmacie comunali il proprio vanto e un punto da difendere. Inoltre, la
cessione si decide per una realtà in perdita, e noi non lo siamo più, oppure in fase calante, non di certo
quando la stessa è in espansione». Proprio sui progetti orientati in questo senso si sofferma il presidente
delle Farmacie municipali, entrato in carica a metà del 2010 e reduce dal primo esercizio finanziario pieno
della sua gestione: «Il 2011, oltre a chiudersi con un pareggio limpido, al netto di partite "una tantum" o
straordinarie, evidenzia una dinamica dei ricavi che si colloca in forte controtendenza positiva sul dato medio
nazionale, con una crescita del 6 per cento che porta il totale a 4 milioni di euro». Quindi il ragionamento sul
decreto Monti: «A livello nazionale, l'Associazione delle Farmacie comunali si è battuta perché potesse
ottenere una prelazione, ovvero un diritto di precedenza nell'assegnazione delle maggiori licenze conseguenti
ai nuovi parametri di calcolo del rapporto tra esercizi farmaceutici e numero di abitanti. Parametri per effetto
dei quali un Comune come il nostro dovrebbe autorizzare tre nuove aperture. Questo purtroppo non è stato
possibile, e lo dico con rammarico anche perché in alcune zone così dette marginali del territorio, il ruolo delle
Farmacie comunali avrebbe permesso di rendere fattibili queste iniziative che assumono una valenza non
solo economica ma anche sociale, connaturata del resto alla nostra missione sì aziendale ma di tipo
pubblico». La prospettiva di interesse che a questo punto si apre riguarda le novità connesse alla
conversione in legge del decreto così detto «Cresci Italia», con delle deroghe di tipo straordinario per
aperture dirette aggiuntive di punti per la vendita dei farmaci in luoghi di particolare importanza logistica come
appunto le stazioni: «Da qui ha tratto origine l'idea di aprire presso il Movicentro, che costituisce un punto di
collegamento tra la stazione Fs e l'Ospedale. Naturalmente non siamo i soli a poter decidere, l'iter
deliberativo passa anche dalla Regione, però è nostra intenzione ribadire questa possibilità e sottoporla al
sindaco Valmaggia che ha sostenuto fin dall'inizio la nostra opera di risanamento e rilancio».
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LIBERALIZZAZIONI
PROFESSIONI
3 articoli
24/03/2012
Milano Finanza - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:100933, tiratura:169909)
Caso Pfizer-Antitrust, un warning per le case farmaceutiche
Una legnata da 10.600.000 euro. la storica sanzione recentemente inflitta dal Garante della Concorrenza
(Agcm) alla casa farmaceutica Pfizer per abuso di posizione dominante nel mercato di farmaci per la cura del
glaucoma. Oggetto dello strale dell'Agcm è l'estensione temporale dell'esclusiva brevettuale ventennale,
illecitamente (secondo l'Agcm) ottenuta tramite il deposito di una domanda di brevetto divisionale (ossia una
variazione di un brevetto anteriore) successivamente dichiarata nulla. Grazie al deposito del brevetto
divisionale, e alla conseguente presentazione del relativo certificato di protezione complementare (che
consente di recuperare, come periodo di esclusiva, il lasso di tempo necessario per l'ottenimento
dell'autorizzazione alla commercializzazione dei farmaci), Pfizer era riuscita a ottenere un allungamento di
oltre due anni della durata ventennale dell'esclusiva. Da qui la reazione del garante che scorge in tale
condotta un illecito dominio anticoncorrenziale. Nel settore farmaceutico il deposito di diverse domande
divisionali che insistono su un unico brevetto originario è prassi ampiamente utilizzata dalle aziende
produttrici di farmaci innovativi (originator). Ciò determina la costruzione di una fitta ragnatela brevettuale a
protezione di una medesima specialità medicinale con l'effetto di bloccare lo sviluppo di nuovi farmaci
concorrenti e di rallentare l'ingresso sul mercato dei farmaci generici. Secondo l'Agcm, questo allungamento
virtuale della vita del brevetto originario, declinato nelle diverse domande divisionali, non è tollerabile, se il
brevetto divisionale non è qualcosa di davvero nuovo. La sola pendenza di una domanda divisionale e la
conseguente possibilità di vedere estesa la durata dell'esclusiva con il rilascio del Cpc ha l'effetto di
scoraggiare i programmi di lancio dei farmaci generici che, pensati rispetto alla data di scadenza naturale del
brevetto originario, vengono stravolti e i relativi investimenti pregiudicati. Nel caso Pfizer, secondo le stime
Antitrust, il ritardato ingresso di farmaci generici avrebbe gravato sul servizio sanitario per 14 milioni. Quale
lezione possono trarre gli originator e i genericisti? Per i primi si profila la necessità di un maggior rigore
tecnico-scientifico nel definire la strategia di gestione e di tutela dei portafogli brevettuali. Dosaggi, modalità di
assunzione o riformulazioni dello stesso principio attivo difficilmente infatti si qualificano come il risultato di
una vera innovazione, viceversa necessaria per il riconoscimento di una valida privativa, ancorché
divisionale. Agli effetti di una declaratoria di nullità del brevetto divisionale si aggiunge la possibilità di una
eventuale riqualificazione del vantaggio temporale così conseguito dal titolare del brevetto, potendo
riconoscersi una fattispecie di abuso di posizione dominante; in tal caso, la sanzione, come siè visto, può
toccare livelli siderali (10% del fatturato realizzato dal reo). Inoltre il precedente dell'Agcm andrà a
incoraggiare, da parte dei genericisti, azioni di stretto monitoraggio delle privative originarie e divisionali degli
originator, con conseguente rischio patrimoniale, che potrebbe derivare a questi ultimi dal riconoscimento
dell'invalidità delle privative. Il tutto specie se calato nell'attuale scenario socio-politico, dove la propulsione
dei genericiè intesa come misura di stimolo concorrenziale e opportunità di alleggerimento del bilancio del
Ssn. Paola Boniello
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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I FERRI DEL MESTIERE
23/03/2012
About Pharma and Medical Devices - N.96 - marzo 2012
Pag. 42
Medical Device companies.3 Silvio Gherardi, Baxter: il coraggio di
investire in Italia Dialogo con il Presidente e Amministratore Delegato di
Baxter
Forte di qualche decennio di management e direzione in alcune delle più importanti aziende mondiali ha
un'ampia visione ed esperienza nel settore dei Medicai Device (MD). Visione che è il frutto, di un buon mix tra
conoscenza del farmaco, dei dispositivi, del mercato interno e degli equilibri globali. Il tutto supportato da un
background clinico, visto che Silvio Gherardi ha iniziato la sua carriera professionale come medico di pronto
soccorso. Attiva in un ambito terapeutico molto vasto che comprende emoderivati, emofilia, dialisi
peritoneale, nutrizione parenterale, vaccini e criticai care, Baxter si attesta tra i primi 5 player del settore con
un fatturato di circa 400 milioni di euro. Con Gherardi abbiamo provato a terminare il giro d'orizzonte di
questo primo affondo nel segmento dei dispositivi medici. "Dialogando con AboutPharma non vorrei dare
messaggi che riguardano esclusivamente il settore dei medicai device", ci ha confessato Gherardi in una
pausa di una sua giornata lavorativa. "Baxter è un'azienda particolare: il portafoglio prodotti prevede farmaci,
dispositivi medici, specialità farmaceutiche e farmaci generici. Siamo l'unica azienda italiana iscritta alle tre
associazioni più importanti del settore - Assobiomedica, Farmindustria e Assogenerici. Questo ci da una
visione a 360 gradi. Per cui il mio vuole essere un ragionamento di politica sanitaria a tutto campo". Professar
Gherardi, proviamo a fare questo "ragionamento politico" partendo da ima domanda: nelle opinioni già
raccolte abbiamo nastrato il dato che il settore dei dispositivi medici produce per oltre otto miliardi di euro, ma
non "pesa" a sufficienza. Lei ha un'idea del motivo recondilo? Perché non pesiamo abbastanza?
Sostanzialmente ritengo che siano due i fattori a giocare un ruolo determinante. Il primo di natura esterna; il
secondo, interno. Prima di tutto ad oggi, nella percezione del cittadino, il concetto di salute e di cura coincide
ancora con l'atto di assumere un farmaco. Non si ha, al contrario, la percezione del valore del dispositivo
medico. L'importanza dell'uso di una pompa infusionale, ad esempio, non è percepito dal paziente fino
quando la sua condizione non lo costringe a doversi nutrire artificialmente. Come produttori poi - e qui è
necessario fare autocritica - non siamo stati in grado di far capire l'enorme valore aggiunto che il device è in
grado di apportare alla qualità della vita del paziente. A suo parere quali sono i pregi e (juali i difetti della
situazione italiana? La mia esperienza trentennale nel settore mi insegna che il trend italiano è equivalente a
quello degli altri Paesi dell'area mediterranea. L'approccio cambia nei Paesi del nord Europa dove è
differente il modo di considerare la Sanità. L'intera filiera è vista come parte integrante di quello che
potremmo definire il "valore salute". Ritardi, payback, sforamenti, pullulila* di comitati etici, federalismo a
macchia di leopardo: avete un ragionamento da controproporre per la sostenibililà del vostro settore? Le
aziende farmaceutiche sono chiamate a ripianare gli sfondamenti dei tetti di spesa sanitaria perché si
presuppone che l'anomalo consumo dei fermaci sia dovuto ad una bieca attività commerciale generata dalle
aziende stesse. Un ragionamento che viene applicato di fatto solo al settore farmaceutico. Per essere più
chiaro vado su un tema che ultimamente anche il Ministro della Salute Renato Balduzzi sta affrontando: il
50% dei bambini italiani oggi è al limite dell'obesità. Perché non viene chiesto alle aziende produttrici di
merendine o di 'junk food' di ripianare la spesa di tutti quei fermaci che si rendono necessari per curare
ragazzi obesi o adulti con diabete di tipo 2? L'atteggiamento persecutorio verso le aziende del farmaco è
unico e insolito: le aziende produttrici di sigarette forse ripianano i costi sociali del cancro al polmone? In Italia
parlando di Medicai Device si torna spesso sulla necessità di "mettere a norma il settore". Lei concorda con
questa richiesta? Più che quello dei 'dispositivi', io vorrei fosse messo a norma il "settore salute". In questo
preciso momento della vita politica italiana il nostro Paese è guidato da tecnici anziché da politici. Nella
Salute il paradosso è che continuiamo ad essere guidati da politici invece che da tecnici con un'incapacità da
parte di alcune Regioni di gestire in maniera efficace ed efficiente le risorse. Il mio auspicio è che si ridia ai
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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MEDICAL DEVICE
23/03/2012
About Pharma and Medical Devices - N.96 - marzo 2012
Pag. 42
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tecnici della Salute la vera gestione di queste problematiche anche a fronte di un finanziamento del Servizio
Sanitario Nazionale (SSN) di 108 miliardi di euro, cifra davvero notevole. Cosa c'è che più la lascia
perplesso? La qualità dei singoli, lo sviluppo del federalismo, la visione complessiva....? Oggi l'approccio è
top-down, con un governo centrale che definisce fondi e un governo regionale che li alloca, senza tener conto
delle effettive necessità territoriali. Dovrebbe, invece, essere il contrario, ossia dal basso verso l'alto.
Un'analisi accurata del territorio e delle esigenze dei cittadini consentirebbe una effettiva razionalizzazione e
corretta allocazione delle risorse sulla base delle reali necessità territoriali. Mi permetta: forse allora "mettere
a norma" non è esattamente una cosa inutile. In un mondo ideale sarebbe auspicabile che i tecnici facessero
il loro lavoro al di fuori dei condizionamenti politici, cercando di capire la domanda di salute e su questa
costruire una risposta efficace attraverso il coinvolgimento di tutti i settori interessati, quindi anche delle
aziende produttrici di dispositivi medici. Quando si affrontano questi argomenti anche l'industria dovrebbe
essere ascoltata insieme agli altri interlocutori istituzionali. La nostra esperienza e conoscenza del settore
potrebbe dare un Ritiene possìbile un nuovo tavolo dì governo per la Sanità? E se si, a quali condizioni? Non
si deve più 'costruire sul vecchio'. Dovremmo avere la forza di ripartire su presupposti nuovi: il settore della
salute è un sistema di vasi comunicanti. Tutti dovrebbero poter dare il proprio contributo per ottenere un fine
comune. Avere un interlocutore unico per la Salute sarebbe auspicabile. Servirebbe più omogeneità
nell'accesso alle cure. Mei non potrebbe essere proprio la Conferenza Stato-Regioni questo soggetto capace
di sintesi? Certamente a patto che la Conferenza Stato Regioni assolvesse a pieno il suo compito di
semplificare il dualismo tra "centrale" e "periferico", che allo stato attuale impedisce un'autentica governarne
in grado di operare anche sul controllo degli sprechi. Il mondo dei dispositivi medici è creditore dallo Stato
Italiano per circa 5,5 miliardi di euro, con ritardi di pagamento che a volte sfiorano i 4 anni. Come vìve una
grande azienda questi ritardi? Il settore dei medicai device è caratterizzato, nella maggior parte dei casi, da
piccole-medie imprese. A fronte di fatturati che si aggirano intorno ai 10 milioni di euro e di ritardi di
pagamento dei crediti che arrivano fino a 300 giorni, diventa spesso difficile riuscire a sopravvivere. In Italia
molte aziende si sono trovate nella condizione di dover chiudere centri di ricerca e di produzione proprio per
questi motivi. La capacità di sopravvivenza da parte di una multinazionale è ovviamente diversa anche se il
trend mette a dura prova anche le big. È sempre più difficile convincere a livello internazionale
sull'opportunità di continuare ad investire in Italia. Baxter ha sempre creduto nel nostro Paese tanto che, negli
ultimi 3 anni, ha investito circa 56 milioni di dollari in uno stabilimento di produzione a Rieti per la lavorazione
degli emoderivati. Investire sul territorio produce ricchezza in termini di lavoro, indotto, ricerca. Se le aziende
framaceutiche smettessero di investire, alcune Regioni si troverebbero ad affrontare problemi ancora più
grandi. Tuttavia, sono spesso proprio le Autorità Regionali ad imporre continui tagli al settore, bloccando di
fatto investimento e sviluppo. Guardando al futuro, con la speranza che sia meno buio, cosa c'è nella pipeline
di Baxter? La nostra è un'azienda che ha un approccio sostanzialmente innovativo. Mettere insieme farmaco
e dispositivo non basta più. Occorre che le cose arrivino al posto giusto nel momento giusto. Noi - forse non
siamo gli unici, ma sicuramente siamo stati tra i primi in questo senso - guardiamo al futuro puntando ad
offrire gratuitamente servizi con un notevole peso specifico per la qualità della vita del paziente. Assistiamo i
pazienti attraverso personale infermieristico Baxter per far si che la malattia cronica sia gestita, in modo
efficace ed efficiente, a domicilio del paziente. Nel caso dell'emofilia, ad esempio, tra i tanti servizi di
assistenza, offriamo la terapia riabilitativa a casa attraverso personale specializzato. Al paziente viene fornita
gratuitamente una piattaforma WiiFit per eseguire gli esercizi riabilitativi. Un servizio che risulta essere molto
apprezzato e utile soprattutto per i piccoli pazienti emofilia che, attraverso il gioco, fanno riabilitazione. Quello
che vogliamo fare nel futuro è implementare - nelle aree che già ci vedono protagonisti - con sempre maggior
qualità servizi a 360 gradi in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti. Quindi nel futuro non ci
saranno cambiamenti nelle vostre strategie? La crisi non vi mette in discussione? In italia abbiamo una sede
centrale a Roma e 4 stabilimenti produttivi. Il mio impegno è quello di continuare ad essere presente sul
territorio cosi come fatto finora, anche se la contingenza non ci aiuta. Per essere franchi non prevedo
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About Pharma and Medical Devices - N.96 - marzo 2012
Pag. 42
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 24/03/2012
59
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ristrutturazioni, chiusure o fughe all'estero, ma mi auguro che non vengano ulteriormente acuite misure già
molto restrittive e soffocanti per il settore come ad esempio tagli dei prezzi dei fermaci, obbligo di pagamento
dello sfondamento dei tetti di spesa, blocco dei pagamenti, perché altrimenti gli scenari potrebbero cambiare.
23/03/2012
About Pharma and Medical Devices - N.96 - marzo 2012
Pag. 70
La sicurezza dei farmaci e la farmacovigilanza
Non solo lotta alla contraffazione . Il farmaco DOP è sicuro anche nell'utilizzo
. I Giovanni Polimeni e Paola Cutroneo Centro Referente per la Segnalazione Spontanea Organizzata in
Farmacovigilanza della Regione Sicilia. Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia
dell'Università di Messina. L a proposta legislativa della Commissione europea sulla farmacovigilanza,
successivamente approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Uè (Direttiva 2010/84/EC; Regolamento
EU No. 1235/2010) attraverso la procedura di co-decisione, scaturiva dall'esperienza acquisita negli anni sui
problemi di sicurezza da farmaci e soprattutto dai dati relativi all'impatto delle reazioni avverse da farmaci
(ADR- Adversc drug reaction) sulla salute pubblica e sul libero scambio dei medicinali in Europa. È stato
infatti stimato che: il 5% di tutti i ricoveri ospedalieri in Europa è dovuto ad ADR; le ADR rappresentano la
quinta causa di morte ospedaliera; il 5% dei pazienti ospedalizzati incorre in una ADR, che sono anche
responsabili di circa 197.000 decessi per anno in Uè. Complessivamente, il costo sociale delle ADR in Uè è
stato valutato in 79 mld dì euro l'anno. Allo scopo di garantire la salute pubblica riducendo l'impatto delle ADR
e ottimizzando l'uso dei farmaci, la nuova legislazione si è fecalizzata sul raggiungimento dei seguenti
obiettivi: • i.ir'lin!./ione chiara di ruoli e responsabilità: • elaborazione di intervenli di nsk management propoi
zinnali, il 1 ischio. • maggiore pianificazione di attività di (arrnacovigilanza "pro-alliva"; • riduzione di
duplicazioni/ì idond.in/e: • maggiore integrazione del concetto di efficacia nell'ambito deile valutazoni del
rapporto beneficio/ rischio dei tarmaci. • individuazione di un processo decisionale rapido ed efficace a livello
europeo: • maggiore coinvolgimento di pazienti e professionisti samtari nel network europeo di
farmacovigilanza; • maggiore trasparenza e comunicazione del rischio: • migliore nfonjiazione sui farmac Di
seguito riportiamo alcuni tra i principali cambiamenti apportati dalla nuova legislazione. Definizione di
"sospetta reazione avversa" La reazione avversa (ADR), o effetto collaterale negativo, viene ora definita
come: "una reazione nociva e non voluta ad un medicinale". Rispetto alla precedente definizione, che si
riferiva esclusivamente a reazioni avverse insorte durante terapie farmacologiche impiegate a dosaggi
normali e per le indicazioni terapeutiche autorizzate, da ora in poi si considereranno ADR anche le reazioni
avverse da overdose, abuso o uso improprio di farmaco, gli errori medici e le reazioni comparse per impieghi
non conformi a quelli descritti nella scheda tecnica del prodotto. Definizione di ruoli e responsabilità Gli Stati
membri mantengono un ruolo centrale per tutte le attività di farmacovigilanza; la nuova normativa prevede
una maggiore cooperazione tra di essi e la definizione di meccanismi di work-sharing finalizzati ad
armonizzare e a rendere più veloci le procedure. Le responsabilità delle aziende farmaceutiche sono
maggiormente chiarite, in particolare per ciò che riguarda gli obblighi di monitoraggio continuativo della
sicurezza dei loro prodotti così come l'onere di portare a conoscenza delle autorità competenti tutte le
informazioni ottenute, inclusi i risultati positivi e negativi degli studi clinici e quelli derivanti da uso off-label.
Inoltre, è stato istituito all'interno di EMA un nuovo comitato scientifico, denominato PRAC
(Pharmacovigilance Risk Assessment Committee), con il compito di valutare i problemi di sicurezza dei
farmaci e di dare pareri al CHMP (Committee for Medicina] Products for Human Use). Strumenti di
valutazione postmarketing Risk Management Pian ( Benché l'implementazione di RMP sia già prevista dalle
linee guida vigenti, nella nuova legislazione viene fornita una base legale alle autorità competenti per imporre
alle aziende farmaceutiche i RMP per tutti i nuovi farmaci o per prodotti medicinali già esistenti, nel caso di
particolari problemi di sicurezza. Gli interventi e le misure adottate dovranno essere proporzionali ai rischi
individuati per lo specifico farmaco, ai rischi potenziali e alla necessità di informazioni aggiuntive e potranno
rappresentare condizioni vincolanti per l'autorizzazione alla commercializzazione del farmaco. All'interno del
Risk Management system verranno inclusi gli studi postmarketing di sicurezza ed efficacia; nella nuova
legislazione viene inoltre richiesta alle autorità competenti la valutazione dell'efficacia degli interventi di
minimizzazione del rischio. ASS (Post-Authorization Safety Studies) e PAES (PostAuthorization Efficacy
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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DOSSIER
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About Pharma and Medical Devices - N.96 - marzo 2012
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PROFESSIONI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Studies) Le autorità competenti avranno la possibilità di imporre alle aziende farmaceutiche la conduzione di
studi post-marketing su sicurezza ed efficacia dei farmaci. L'obbligo degli studi può essere imposto al
momento dell'autorizzazione alla commercializzazione, nella fase post-marketing o come condizione
all'autorizzazione. Nel caso di problemi di sicurezza legati a più di un prodotto medicinale della stessa classe
farmacologica, le aziende farmaceutiche interessate potranno condurre studi congiunti. Le autorità
competenti si dovranno assumere la responsabilità della supervisione degli studi non interventistici da loro
richiesti, secondo principi guida armonizzati, garantendo che essi non vengano condotti a scopi promozionali
e che venga fornito il followup di tutti i dati di sicurezza raccolti. Trasparenza e comunicazione Per aumentare
la trasparenza nelle attività di farmacovigilanza, gli Stati membri dovranno istituire e mantenere dei portali
web. Allo stesso fine i titolari delle autorizzazioni all'immissione in commercio dovranno fornire alle autorità
competenti preavvisi o avvisi per le comunicazioni sulla sicurezza e le autorità competenti dovranno
scambiarsi reciprocamente qualsiasi altro avviso riguardante la sicurezza. L'EMA sarà responsabile del
coordinamento della comunicazione sui problemi di sicurezza e stabilirà un nuovo portale web specifico per
queste informazioni. Segnalazioni Per semplificare la segnalazione di ADR, il database Eudravigilance
diventerà il punto singolo di ricezione dei report di farmacovigilanza. La nuova legislazione enfatizza il ruolo di
pazienti nella farmacovigilanza, promuovendo iniziative da parte delle autorità competenti indirizzate a
facilitare e a rendere diretta la segnalazione spontanea di sospette ADR dei cittadini. Le nuove sostanze
attive, tutti i farmaci biologici (inclusi i biosimilari) ed alcuni medicinali specifici soggetti all'obbligo di condurre
uno studio post-marketing sulla sicurezza, saranno autorizzati a condizione che siano oggetto di monitoraggio
addizionale. Tali medicinali saranno contrassegnati da un simbolo nero e da un'adeguata nota esplicativa nel
RCP e sul foglietto illustrativo. Rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza (PSUR) È stato modificato
l'ambito d'applicazione degli PSUR, affinchè presentino un'analisi del rapporto rischio/ beneficio di un
medicinale piuttosto che un elenco dettagliato dei casi già trasmessi alla banca dati Eudravigilance. Gli
obblighi imposti sulla compilazione degli PSUR saranno d'ora in poi proporzionati ai rischi associati ai
medicinali. Di conseguenza, gli PSUR non verranno richiesti a scadenza regolare per i medicinali generici,
quelli contenenti una sostanza attiva di impiego ben consolidato, omeopatici o di origine vegetale con
registrazione effettuata sulla base del loro impiego tradizionale, salvo il caso in cui dovessero emergere
specifici problemi di sicurezza. Al fine di razionalizzare le risorse, per i medicinali autorizzati in più Stati
membri, sarà sufficiente una valutazione unica degli PSUR. Inoltre, la frequenza e le date di presentazione
degli PSUR riguardanti medicinali contenenti la stessa sostanza attiva o la stessa associazione di sostanze
attive, verranno armonizzate, così come le eventuali misure concernenti il mantenimento, la variazione, la
sospensione o la revoca delle autorizzazioni all'immissione in commercio dei farmaci in questione.
PERSONAGGI
6 articoli
23/03/2012
Il Denaro
Pag. 25
(diffusione:20000)
Punti vendita senza vincoli. Serrata di Federfarma il 29
Le farmacie sciopereranno il 29 marzo contro l'entrata in vigore della legge sulle liberalizzazioni che ieri ha
ottenuto il via libera definitiva della Camera e che privera' del servizio farmaceutico, secondo la Federfarma,
almeno un milione di cittadini. Uno sciopero, quello proclamato dalla federazione delle farmacie, bocciato
pero' dal garante degli scioperi nei servizi pubblici essenziali, Roberto Alesse, secondo cui: "la chiusura delle
farmacie non e' attuabile perche' viola l'obbligo di preavviso", fissato dalla legge in dieci giorni. Risponde la
presidente di Federfarma, la federazione dei titolari di farmacia italiani, Annarosa Racca: "siamo costretti a
non rispettare il preavviso perché il rischio, superata l'obbligatoria pausa pasquale, è di trovare le farmacie
già chiuse a causa di una circolare errata". Tutto a causa, denuncia Racca, di un parere interpretativo
diramato dal ministero della Salute su alcuni aspetti del dl sulle liberalizzazioni in vista dell'entrata in vigore
della legge di conversione prevista per il 24 marzo. Questo parere, osserva Federfarma, contiene varie
'forzature e incongruenze': "la forzatura piu' grave - rileva - e' che, secondo il ministero, tutti i titolari di
farmacia che al momento dell'entrata in vigore della legge avranno compiuto 65 anni di eta' dovranno
nominare un farmacista direttore. Sempre secondo il ministero, in caso di inottemperanza la farmacia dovra'
essere chiusa". Se non verrà tempestivamente rivista, l'interpretazione del Ministero, spiega la federazione
dei farmacisti italiani, "colpirà nel giro di pochissimi giorni più di un milione di cittadini, a cominciare da tutti
coloro che risiedono nelle migliaia dei piccoli comuni i cui titolari di farmacia, se ultra 65enni, non potranno
certamente permettersi di assumere e retribuire un farmacista direttore. Si tratta, con ogni evidenza, di
farmacie a basso reddito, gestite già oggi dal solo farmacista titolare perché non in grado di assumere
nemmeno un collaboratore". Racca ricorda che il parere interpretativo "ignora la lettura data dal Servizio studi
di Camera e Senato su cui si è basato il voto dei parlamentari. Il fatto che chi ha più di 65 anni non possa
lavorare e debba assumere un direttore più giovane è totalmente controcorrente alla tendenza generale di
aumento dell'età pensionabile". r. r.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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Farmacisti
23/03/2012
La Provincia di Lecco
Pag. 4
(diffusione:45028, tiratura:334000)
Liberalizzazioni ok, il 29 serrata delle farmacie
Ma l'Autorità boccia lo stop. Decreto correttivo per le banche, passa una mozione sull'asta tv
ROMA Le liberalizzazioni sono legge. Con 365 sì e 61 no la Camera dà il voto finale alle misure varate dal
governo a fine gennaio. «Sono molto soddisfatto. È stato raggiunto un importante traguardo», è il commento
sintetico del presidente del Consiglio Mario Monti, arrivato a Montecitorio per assistere alla votazione.
La legge c'è, ma non tutto è chiarito e definito fino in fondo. Resta in realtà ancora da risolvere il rebus delle
commissioni bancarie, che con un voto del Senato sono state azzerate e che l'Esecutivo si è impegnato a
ripristinare «in tempi rapidi». Possibile infatti che a breve arrivi un mini decreto correttivo.
Il via libera intanto si scontra con gli scontenti. Le farmacie così sciopereranno il 29 marzo contro l'entrata in
vigore della legge sulle liberalizzazioni, che priverà del servizio farmaceutico, secondo la Federfarma, almeno
un milione di cittadini.
Uno sciopero, quello proclamato dalla federazione delle farmacie, «bocciato» però dal garante degli scioperi
nei servizi pubblici essenziali, Roberto Alesse, secondo cui: «la chiusura delle farmacie non è attuabile
perché viola l'obbligo di preavviso», fissato dalla legge in dieci giorni.
Risponde la presidente di Federfarma, la federazione dei titolari di farmacia italiani, Annarosa Racca: «siamo
costretti a non rispettare il preavviso perché il rischio, superata l'obbligatoria pausa pasquale, è di trovare le
farmacie già chiuse a causa di una circolare errata».
Tornando alla legge, la giornata a Montecitorio è trascorsa dunque senza sorprese con l'esame degli ordini
del giorno, che restano «l'unica occasione - ammette però il vicepresidente dell'Assemblea Maurizio Lupi - di
confronto tra Governo e Aula».
Si tratta di impegni che, si sa, non sono vincolanti e ai quali spesso non si dà seguito: così il governo mostra
un volto accomodante e anche per evitare il rischio di essere battuto dà spesso parere favorevole o si rimette
al giudizio dei deputati.
Oltre all'annunciato odg bipartisan sulle banche (al quale il governo dovrà dare seguito velocemente con un
decreto correttivo), incassano il sì anche la proposta targata Lega per il ripristino del tetto dell'1,5% alle
commissioni a carico degli esercenti per i pagamenti con carte di credito e bancomat e quella che chiede di
annullare il cosiddetto "beauty contest" sulle frequenze tv assegnate gratuitamente a Rai e Mediaset e quello
del Pd per un tavolo sul settore auto.
Niente da fare invece per l'idea lanciata dall'Italia dei Valori di estendere a tutti il mutuo a tasso "casta", vale a
dire l'1,57% applicato ai senatori dall'agenzia Bnl di Palazzo Madama.
Il fronte che invece, nonostante ormai il provvedimento sia giunto a destinazione, resta aperto è quello con gli
amministratori locali: la tesoreria unica «è un danno per i Comuni», insiste il sindaco leghista di Verona Flavio
Tosi ribadendo che la sua amministrazione non trasferirà allo Stato le proprie risorse.
Chiara Scalise
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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ok definitivo al provvedimento
23/03/2012
La Provincia di Sondrio
Pag. 4
Liberalizzazioni ok, il 29 serrata delle farmacie
Ma l'Autorità boccia lo stop. Decreto correttivo per le banche, passa una mozione sull'asta tv
ROMA Le liberalizzazioni sono legge. Con 365 sì e 61 no la Camera dà il voto finale alle misure varate dal
governo a fine gennaio. «Sono molto soddisfatto. È stato raggiunto un importante traguardo», è il commento
sintetico del presidente del Consiglio Mario Monti, arrivato a Montecitorio per assistere alla votazione.
La legge c'è, ma non tutto è chiarito e definito fino in fondo. Resta in realtà ancora da risolvere il rebus delle
commissioni bancarie, che con un voto del Senato sono state azzerate e che l'Esecutivo si è impegnato a
ripristinare «in tempi rapidi». Possibile infatti che a breve arrivi un mini decreto correttivo.
Il via libera intanto si scontra con gli scontenti. Le farmacie così sciopereranno il 29 marzo contro l'entrata in
vigore della legge sulle liberalizzazioni, che priverà del servizio farmaceutico, secondo la Federfarma, almeno
un milione di cittadini.
Uno sciopero, quello proclamato dalla federazione delle farmacie, «bocciato» però dal garante degli scioperi
nei servizi pubblici essenziali, Roberto Alesse, secondo cui: «la chiusura delle farmacie non è attuabile
perché viola l'obbligo di preavviso», fissato dalla legge in dieci giorni.
Risponde la presidente di Federfarma, la federazione dei titolari di farmacia italiani, Annarosa Racca: «siamo
costretti a non rispettare il preavviso perché il rischio, superata l'obbligatoria pausa pasquale, è di trovare le
farmacie già chiuse a causa di una circolare errata».
Tornando alla legge, la giornata a Montecitorio è trascorsa dunque senza sorprese con l'esame degli ordini
del giorno, che restano «l'unica occasione - ammette però il vicepresidente dell'Assemblea Maurizio Lupi - di
confronto tra Governo e Aula».
Si tratta di impegni che, si sa, non sono vincolanti e ai quali spesso non si dà seguito: così il governo mostra
un volto accomodante e anche per evitare il rischio di essere battuto dà spesso parere favorevole o si rimette
al giudizio dei deputati.
Oltre all'annunciato odg bipartisan sulle banche (al quale il governo dovrà dare seguito velocemente con un
decreto correttivo), incassano il sì anche la proposta targata Lega per il ripristino del tetto dell'1,5% alle
commissioni a carico degli esercenti per i pagamenti con carte di credito e bancomat e quella che chiede di
annullare il cosiddetto "beauty contest" sulle frequenze tv assegnate gratuitamente a Rai e Mediaset e quello
del Pd per un tavolo sul settore auto.
Niente da fare invece per l'idea lanciata dall'Italia dei Valori di estendere a tutti il mutuo a tasso "casta", vale a
dire l'1,57% applicato ai senatori dall'agenzia Bnl di Palazzo Madama.
Il fronte che invece, nonostante ormai il provvedimento sia giunto a destinazione, resta aperto è quello con gli
amministratori locali: la tesoreria unica «è un danno per i Comuni», insiste il sindaco leghista di Verona Flavio
Tosi ribadendo che la sua amministrazione non trasferirà allo Stato le proprie risorse.
Chiara Scalise
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/03/2012
65
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ok definitivo al provvedimento
23/03/2012
La Provincia di Varese
Pag. 4
(diffusione:12000)
Liberalizzazioni ok, il 29 serrata delle farmacie
Ma l'Autorità boccia lo stop. Decreto correttivo per le banche, passa una mozione sull'asta tv
ROMA Le liberalizzazioni sono legge. Con 365 sì e 61 no la Camera dà il voto finale alle misure varate dal
governo a fine gennaio. «Sono molto soddisfatto. È stato raggiunto un importante traguardo», è il commento
sintetico del presidente del Consiglio Mario Monti, arrivato a Montecitorio per assistere alla votazione.
La legge c'è, ma non tutto è chiarito e definito fino in fondo. Resta in realtà ancora da risolvere il rebus delle
commissioni bancarie, che con un voto del Senato sono state azzerate e che l'Esecutivo si è impegnato a
ripristinare «in tempi rapidi». Possibile infatti che a breve arrivi un mini decreto correttivo.
Il via libera intanto si scontra con gli scontenti. Le farmacie così sciopereranno il 29 marzo contro l'entrata in
vigore della legge sulle liberalizzazioni, che priverà del servizio farmaceutico, secondo la Federfarma, almeno
un milione di cittadini.
Uno sciopero, quello proclamato dalla federazione delle farmacie, «bocciato» però dal garante degli scioperi
nei servizi pubblici essenziali, Roberto Alesse, secondo cui: «la chiusura delle farmacie non è attuabile
perché viola l'obbligo di preavviso», fissato dalla legge in dieci giorni.
Risponde la presidente di Federfarma, la federazione dei titolari di farmacia italiani, Annarosa Racca: «siamo
costretti a non rispettare il preavviso perché il rischio, superata l'obbligatoria pausa pasquale, è di trovare le
farmacie già chiuse a causa di una circolare errata».
Tornando alla legge, la giornata a Montecitorio è trascorsa dunque senza sorprese con l'esame degli ordini
del giorno, che restano «l'unica occasione - ammette però il vicepresidente dell'Assemblea Maurizio Lupi - di
confronto tra Governo e Aula».
Si tratta di impegni che, si sa, non sono vincolanti e ai quali spesso non si dà seguito: così il governo mostra
un volto accomodante e anche per evitare il rischio di essere battuto dà spesso parere favorevole o si rimette
al giudizio dei deputati.
Oltre all'annunciato odg bipartisan sulle banche (al quale il governo dovrà dare seguito velocemente con un
decreto correttivo), incassano il sì anche la proposta targata Lega per il ripristino del tetto dell'1,5% alle
commissioni a carico degli esercenti per i pagamenti con carte di credito e bancomat e quella che chiede di
annullare il cosiddetto "beauty contest" sulle frequenze tv assegnate gratuitamente a Rai e Mediaset e quello
del Pd per un tavolo sul settore auto.
Niente da fare invece per l'idea lanciata dall'Italia dei Valori di estendere a tutti il mutuo a tasso "casta", vale a
dire l'1,57% applicato ai senatori dall'agenzia Bnl di Palazzo Madama.
Il fronte che invece, nonostante ormai il provvedimento sia giunto a destinazione, resta aperto è quello con gli
amministratori locali: la tesoreria unica «è un danno per i Comuni», insiste il sindaco leghista di Verona Flavio
Tosi ribadendo che la sua amministrazione non trasferirà allo Stato le proprie risorse.
Chiara Scalise
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ok definitivo al provvedimento
23/03/2012
05:59
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
Nessuna lotta di lobby, ma una difesa dei diritti dei farmacisti di fronte a "interpretazioni punitive" che
rischiano di far chiudere moltissime farmacie e di lasciare senza servizio un milione di cittadini. Parla
Annarosa Racca , presidente di Federfarma e spiega le ragioni dello sciopero del 29 marzo.
23 MAR - Uno sciopero proclamato per il 29 marzo, una diffida alle Regioni ad applicare la normativa prevista
dall'art.11 secondo l'interpretazione fornita dal ministero della Salute in quanto il parere è "errato, illegittimo"
rischia di "compromettere gravemente" la categoria dei farmacisti e l'accesso ai farmaci del cittadino, una
lettera al presidente della Repubblica per chiedere di valutare le preoccupazioni della categoria e
un'Assemblea straordinaria convocata martedì prossimo, 27 marzo, per decidere ulteriori iniziative di
protesta. Sono queste alcune delle azioni messe in campo da Federfarma negli ultimi giorni contro il decreto
Liberalizzazioni fresco di approvazione da parte del Parlamento. O meglio, contro l'interpretazione del
ministero della Salute sulle norme contenute nell'art. 11 del decreto riguardante le farmacie e, in particolare,
sulla norma relativa all'obbligo di lasciare la direzione della farmacia al compimento dei 65 anni di età e al
concetto di "zona" che, secondo il ministero, si tradurrebbe in abolizione della pianta organica. Presidente
Racca, Federfarma ha proclamato lo sciopero per il 29 marzo, ma l'Autorità Garante ha segnalato la
mancanza di preavviso. Sciopererete comunque? Sì perché i farmacisti non possono aspettare. Avremmo
voluto rispettare i 10 giorni di preavviso previsti dalla normativa, ma la legge prevede anche che non possano
essere indetti scioperi nella settimana precedente e successiva ad alcune festività, come quelle pasquali.
Rispettare i giorni di preavviso, quindi, avrebbe voluto dire posticipare la nostra protesta alla metà di aprile.
Un'attesa che non ci possiamo permettere, perché nel giro di pochissimi giorni molte farmacie saranno già a
rischio chiusura. Per via del comma 17 dell'art. 11 che prevede che il farmacista 65 enne debba lasciare la
direzione della farmacia? La nota del ministero della Salute che fornisce l'interpretazione del comma prevede
che tutti i titolari di farmacia che al momento dell'entrata in vigore della legge avranno compiuto 65 anni di età
dovranno nominare un farmacista direttore. Questa interpretazione è controcorrente rispetto a quanto
succede nel Paese, dove l'età pensionabile continua ad essere posticipata. I farmacisti, in pratica, saranno gli
unici professionisti ad essere penalizzati in maniera iniqua e costretti a lasciare la direzione della propria
azienda. Ma questa interpretazione è anche pericolosa per il cittadino. Come farà, infatti, un collega di 65
anni che dirige una farmacia in zone rurali o non redditizie a trovare nell'immediato un farmacista che possa
sostituirlo alla direzione? Le difficoltà non sono legate solo alla disponibilità dei colleghi ad assumere la
direzione di una farmacia in una zone isolata e non redditizia, ma anche alle difficoltà economiche dello
stesso titolare, che potrebbe non essere in grado di retribuire un farmacista direttore perché si tratta, con ogni
evidenza, di farmacie a basso reddito. Quella farmacia, quindi, sarebbe per legge costretta a chiudere,
lasciando la popolazione completamente sfornita di servizio farmaceutico. Abbiamo stimato che ad essere
colpiti, nel giro di pochi giorni, potrebbero essere più di un milione di cittadini, a cominciare da tutti coloro che
risiedono in migliaia di piccoli Comuni di Italia. L'auspicio è che lo sciopero richiami l'attenzione della
popolazione su questi rischi? Ci auguriamo che richiami l'attenzione del ministro della Salute, dei politici e dei
cittadini tutti. Ci hanno spesso accusato di essere una lobby che difende i propri privilegi, ma non è così. Il
sistema farmaceutico forse ha bisogno di essere ammodernato, ma i farmacisti hanno già dimostrato di
volere essere fautori di questa evoluzione, come nel caso della farmacia dei servizi, nella quale crediamo
fortemente. Abbiamo chiesto anche di rinnovare la convenzione per creare nuove opportunità di lavoro. Ma ci
ribelliamo a riforme che sfaldano il sistema e vogliono rottamare i farmacisti. Nessuna battaglia di lobby, ma
difesa dei diritti, quindi. Difendiamo la nostra professione, e anche il cittadino, perché i diritti dei farmacisti e
quelli della popolazione sono strettamente connessi. Federfarma condivide ogni logica che sia finalizzata a
migliorare il servizio, e l'abbiamo dimostrato in questi mesi. Ma diciamo no alle norme e alle interpretazioni
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/03/2012
67
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Liberalizzazioni. Federfarma contro Balduzzi. Racca: "No a interpretazioni
punitive"
23/03/2012
05:59
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/03/2012
68
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
punitive, come quelle contenute nella nota interpretativa del ministero. Un'interpretazione che potrebbe
incidere, in maniera penalizzante, su moltissimi farmacisti, che il sindacato ha il dovere di difendere. I
farmacisti, ripeto, sarebbero l'unica categoria ad essere rottamata a 65 anni, un'età in cui si è ancora
pienamente attivi e capaci di dirigere la propria farmacia. Quindi non protestate contro il decreto
Liberalizzazioni, ma contro l'interpretazione del ministero? Federfarma non protesta contro
l'ammodernamento del servizio farmaceutico e del Paese. Né protestiamo per la scelta di aprire più farmacie.
Stiamo protestando per un'interpretazione ministeriale che va a stravolgere e ad appesantire gli effetti di
alcuni commi dell'art. 11, in particolare il comma 17. L'interpretazione del ministero ignora tutte le letture
elaborate da Camera e Senato e dai loro Servizi Studi. Ignora, in pratica, il Parlamento e le interpretazioni
sulle basi del quale le Camere hanno approvato il decreto. Sul comma 17 avete sollecitato sia l'attenzione del
presidente della Repubblica che quella delle Regioni, giusto? Abbiamo sottolineato alle Regioni il fatto che la
lettura effettuata dall'Ufficio Legislativo del ministero della Salute è per noi errata e illegittima. Ci auguriamo
che le Regioni comprendano le nostre ragioni e diano un'applicazione corretta della normativa. D'altra parte
le conseguenze che ne deriverebbero rappresenterebbero anche un problema per le Regioni, che devono
garantire il servizio. Secondo il documento del ministero il decreto Liberalizzazioni stabilirebbe anche
l'abolizione della pianta organica. È così? No. Si tratta anche in questo caso di un'interpretazione errata e
divergente rispetto a quella del Parlamento. Sembra, peraltro, che non ci si renda conto del danno che ne
deriverebbe. Senza pianta organica, le zone periferiche e meno redditizie rischierebbero di rimanere
completamente sfornite del servizio farmaceutico. Vincerebbe la logica commerciale... Contro la quale io ho
intenzione di lottare ancora. Il servizio farmaceutico rappresenta un valore fondamentale, che deve essere
basato sui principi della tutela della salute e dei maggiori servizi possibili su tutto il territorio. Una logica
sanitaria, insomma, non certo una logica commerciale. E voglio sperare che il Paese intero sia ancora
guidato da questo valore. Avete espresso le vostre preoccupazioni al ministro della Salute? Abbiamo chiesto
al ministro Balduzzi un incontro su queste criticità, ma non ci è stato concesso. Ci siamo invece visti
recapitare questa interpretazione, che ha acuito i nostri timori. L'articolo 11, comunque, non è piaciuto alle
farmacie fin dalla sua emanazione da parte del Consiglio dei Ministri. Qual è l'opinione di Federfarma sul
testo definitivo approvato dal Parlamento? Il provvedimento è stato profondamente modificato dal Senato
rispetto alla sua formulazione originaria. Questo è anche una dimostrazione di quanto sia stato difficile e duro
il confronto sul decreto nel corso di tutto il suo iter. Federfarma sperava che questo riordino, perché di
riordino stiamo parlando, fosse fatto in modo più approfondito e con i tempi necessari, piuttosto che in poche
settimane così come poi avvenuto. Purtroppo le numerose modifiche apportate non sono riuscite a risolvere il
problema delle parafarmacie. Ci proccupa molto anche la liberalizzazione degli orari, che mettono a rischio i
turni di notte, che rappresentano invece un servizio importante per il cittadino. E ci preoccupano le difficoltà
che le farmacie avranno di fronte all'aumento del numero di esercizi in una situazione di costante decremento
del fatturato. Ci chiediamo, inoltre, se la liberalizzazione del prezzo porterà davvero vantaggi al cittadino.
Sinceramente ho dei dubbi: ho visto cosa è accaduto con la liberalizzazione del prezzo della benzina e non
mi sembra proprio che sia diminuito. Lucia Conti
23/03/2012
05:59
QS - QuotidianoSanita.it
Sito Web
Nessuna lotta di lobby, ma una difesa dei diritti dei farmacisti di fronte a "interpretazioni punitive" che
rischiano di far chiudere moltissime farmacie e di lasciare senza servizio un milione di cittadini. Parla
Annarosa Racca , presidente di Federfarma e spiega le ragioni dello sciopero del 29 marzo
23 MAR - Uno sciopero proclamato per il 29 marzo, una diffida alle Regioni ad applicare la normativa prevista
dall'art.11 secondo l'interpretazione fornita dal ministero della Salute in quanto il parere è "errato, illegittimo"
rischia di "compromettere gravemente" la categoria dei farmacisti e l'accesso ai farmaci del cittadino, una
lettera al presidente della Repubblica per chiedere di valutare le preoccupazioni della categoria e
un'Assemblea straordinaria convocata martedì prossimo, 27 marzo, per decidere ulteriori iniziative di
protesta. Sono queste alcune delle azioni messe in campo da Federfarma negli ultimi giorni contro il decreto
Liberalizzazioni fresco di approvazione da parte del Parlamento. O meglio, contro l'interpretazione del
ministero della Salute sulle norme contenute nell'art. 11 del decreto riguardante le farmacie e, in particolare,
sulla norma relativa all'obbligo di lasciare la direzione della farmacia al compimento dei 65 anni di età e al
concetto di "zona" che, secondo il ministero, si tradurrebbe in abolizione della pianta organica. Presidente
Racca, Federfarma ha proclamato lo sciopero per il 29 marzo, ma l'Autorità Garante ha segnalato la
mancanza di preavviso. Sciopererete comunque? Sì perché i farmacisti non possono aspettare. Avremmo
voluto rispettare i 10 giorni di preavviso previsti dalla normativa, ma la legge prevede anche che non possano
essere indetti scioperi nella settimana precedente e successiva ad alcune festività, come quelle pasquali.
Rispettare i giorni di preavviso, quindi, avrebbe voluto dire posticipare la nostra protesta alla metà di aprile.
Un'attesa che non ci possiamo permettere, perché nel giro di pochissimi giorni molte farmacie saranno già a
rischio chiusura. Per via del comma 17 dell'art. 11 che prevede che il farmacista 65 enne debba lasciare la
direzione della farmacia? La nota del ministero della Salute che fornisce l'interpretazione del comma prevede
che tutti i titolari di farmacia che al momento dell'entrata in vigore della legge avranno compiuto 65 anni di età
dovranno nominare un farmacista direttore. Questa interpretazione è controcorrente rispetto a quanto
succede nel Paese, dove l'età pensionabile continua ad essere posticipata. I farmacisti, in pratica, saranno gli
unici professionisti ad essere penalizzati in maniera iniqua e costretti a lasciare la direzione della propria
azienda. Ma questa interpretazione è anche pericolosa per il cittadino. Come farà, infatti, un collega di 65
anni che dirige una farmacia in zone rurali o non redditizie a trovare nell'immediato un farmacista che possa
sostituirlo alla direzione? Le difficoltà non sono legate solo alla disponibilità dei colleghi ad assumere la
direzione di una farmacia in una zone isolata e non redditizia, ma anche alle difficoltà economiche dello
stesso titolare, che potrebbe non essere in grado di retribuire un farmacista direttore perché si tratta, con ogni
evidenza, di farmacie a basso reddito. Quella farmacia, quindi, sarebbe per legge costretta a chiudere,
lasciando la popolazione completamente sfornita di servizio farmaceutico. Abbiamo stimato che ad essere
colpiti, nel giro di pochi giorni, potrebbero essere più di un milione di cittadini, a cominciare da tutti coloro che
risiedono in migliaia di piccoli Comuni di Italia. L'auspicio è che lo sciopero richiami l'attenzione della
popolazione su questi rischi? Ci auguriamo che richiami l'attenzione del ministro della Salute, dei politici e dei
cittadini tutti. Ci hanno spesso accusato di essere una lobby che difende i propri privilegi, ma non è così. Il
sistema farmaceutico forse ha bisogno di essere ammodernato, ma i farmacisti hanno già dimostrato di
volere essere fautori di questa evoluzione, come nel caso della farmacia dei servizi, nella quale crediamo
fortemente. Abbiamo chiesto anche di rinnovare la convenzione per creare nuove opportunità di lavoro. Ma ci
ribelliamo a riforme che sfaldano il sistema e vogliono rottamare i farmacisti. Nessuna battaglia di lobby, ma
difesa dei diritti, quindi. Difendiamo la nostra professione, e anche il cittadino, perché i diritti dei farmacisti e
quelli della popolazione sono strettamente connessi. Federfarma condivide ogni logica che sia finalizzata a
migliorare il servizio, e l'abbiamo dimostrato in questi mesi. Ma diciamo no alle norme e alle interpretazioni
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Liberalizzazioni. Federfarma contro Balduzzi. Racca: "No a interpretazioni
punitive"
23/03/2012
05:59
QS - QuotidianoSanita.it
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PERSONAGGI - Rassegna Stampa 24/03/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
punitive, come quelle contenute nella nota interpretativa del ministero. Un'interpretazione che potrebbe
incidere, in maniera penalizzante, su moltissimi farmacisti, che il sindacato ha il dovere di difendere. I
farmacisti, ripeto, sarebbero l'unica categoria ad essere rottamata a 65 anni, un'età in cui si è ancora
pienamente attivi e capaci di dirigere la propria farmacia. Quindi non protestate contro il decreto
Liberalizzazioni, ma contro l'interpretazione del ministero? Federfarma non protesta contro
l'ammodernamento del servizio farmaceutico e del Paese. Né protestiamo per la scelta di aprire più farmacie.
Stiamo protestando per un'interpretazione ministeriale che va a stravolgere e ad appesantire gli effetti di
alcuni commi dell'art. 11, in particolare il comma 17. L'interpretazione del ministero ignora tutte le letture
elaborate da Camera e Senato e dai loro Servizi Studi. Ignora, in pratica, il Parlamento e le interpretazioni
sulle basi del quale le Camere hanno approvato il decreto. Sul comma 17 avete sollecitato sia l'attenzione del
presidente della Repubblica che quella delle Regioni, giusto? Abbiamo sottolineato alle Regioni il fatto che la
lettura effettuata dall'Ufficio Legislativo del ministero della Salute è per noi errata e illegittima. Ci auguriamo
che le Regioni comprendano le nostre ragioni e diano un'applicazione corretta della normativa. D'altra parte
le conseguenze che ne deriverebbero rappresenterebbero anche un problema per le Regioni, che devono
garantire il servizio. Secondo il documento del ministero il decreto Liberalizzazioni stabilirebbe anche
l'abolizione della pianta organica. È così? No. Si tratta anche in questo caso di un'interpretazione errata e
divergente rispetto a quella del Parlamento. Sembra, peraltro, che non ci si renda conto del danno che ne
deriverebbe. Senza pianta organica, le zone periferiche e meno redditizie rischierebbero di rimanere
completamente sfornite del servizio farmaceutico. Vincerebbe la logica commerciale... Contro la quale io ho
intenzione di lottare ancora. Il servizio farmaceutico rappresenta un valore fondamentale, che deve essere
basato sui principi della tutela della salute e dei maggiori servizi possibili su tutto il territorio. Una logica
sanitaria, insomma, non certo una logica commerciale. E voglio sperare che il Paese intero sia ancora
guidato da questo valore. Avete espresso le vostre preoccupazioni al ministro della Salute? Abbiamo chiesto
al ministro Balduzzi un incontro su queste criticità, ma non ci è stato concesso. Ci siamo invece visti
recapitare questa interpretazione, che ha acuito i nostri timori. L'articolo 11, comunque, non è piaciuto alle
farmacie fin dalla sua emanazione da parte del Consiglio dei Ministri. Qual è l'opinione di Federfarma sul
testo definitivo approvato dal Parlamento? Il provvedimento è stato profondamente modificato dal Senato
rispetto alla sua formulazione originaria. Questo è anche una dimostrazione di quanto sia stato difficile e duro
il confronto sul decreto nel corso di tutto il suo iter. Federfarma sperava che questo riordino, perché di
riordino stiamo parlando, fosse fatto in modo più approfondito e con i tempi necessari, piuttosto che in poche
settimane così come poi avvenuto. Purtroppo le numerose modifiche apportate non sono riuscite a risolvere il
problema delle parafarmacie. Ci proccupa molto anche la liberalizzazione degli orari, che mettono a rischio i
turni di notte, che rappresentano invece un servizio importante per il cittadino. E ci preoccupano le difficoltà
che le farmacie avranno di fronte all'aumento del numero di esercizi in una situazione di costante decremento
del fatturato. Ci chiediamo, inoltre, se la liberalizzazione del prezzo porterà davvero vantaggi al cittadino.
Sinceramente ho dei dubbi: ho visto cosa è accaduto con la liberalizzazione del prezzo della benzina e non
mi sembra proprio che sia diminuito. Lucia Conti 23 marzo 2012 © Riproduzione riservata
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