Ddl concorrenza: Titolarità aperta al capitale, i punti di vista 21/02/2015 00:13:02 Il ddl concorrenza esce dal Consiglio dei ministri senza la deregulation della fascia C e questo ovviamente rallegra, ma al suo posto spunta l’apertura della titolarità al capitale. Che fa decisamente a pugni con il modello italiano di farmacia, sulla cui professionalità punta anche l’Atto d’indirizzo per la nuova Convenzione licenziato giovedì dalle Regioni. Già dai prossimi giorni Federfarma avvierà una riflessione al proprio interno per definire la strategia con cui seguire l’iter parlamentare del ddl e confrontarsi con i gruppi politici. Secondo Federfarma «Far entrare il grande capitale nella titolarità delle farmacie significherebbe ridurre le garanzie a favore dei cittadini» si legge nella nota «perché la proprietà non sarebbe di un farmacista, professionista indipendente che opera secondo la propria deontologia, ma di soggetti che rispondono esclusivamente a logiche di profitto». Questo pericolo, ricorda il sindacato titolari «è stato denunciato dalla Corte di giustizia Europea in una sentenza del 2009, che ha riconosciuto come affidare la proprietà della farmacia a non farmacisti comporterebbe un indebolimento dell’indipendenza professionale». Sul versante governativo, il ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi spiega: «Non abbiamo toccato nulla riguardo alla distribuzione dei farmaci, né sulla pianta organica delle farmacie - ma ci sembrava moderno togliere il vincolo esistente delle 4 licenze per la titolarità di farmacie, e questo tetto viene eliminato. E, anche per irrobustire dal punto di vista patrimoniale e di capacità di stare sul mercato, abbiamo inserito anche per le farmacie la possibilità di avere società di capitali». Il polverone più grosso, nei giorni scorsi, si era sollevato attorno alla liberalizzazione dei farmaci per il timore di un via libera alla vendita, ad esempio, nei supermercati, dove attualmente è permessa la commercializzazione dei soli farmaci da banco senza ricetta, ma soprattutto aprendo alla possibilità che grandi società creassero reti commerciali di vendita dei farmaci, sia ex novo che acquisendo singole farmacie. Una decisione, quella raggiunta in Cdm sui farmaci, che secondo la Lorenzin va verso un uso ponderato dei medicinali in generale: «L'aver evitato che i farmaci di fascia C, come gli psicofarmaci, possano essere venduti nei supermercati o nelle parafarmacie è innanzitutto una vittoria dei cittadini, poiché garantisce la loro salute e la sicurezza nella distribuzione dei farmaci più sensibili». E aggiunge: «Abbiamo indicato tutte le criticità che questo tipo di scelta avrebbe comportato: un aumento sensibile del consumo di farmaci e quindi un conseguente abuso nella somministrazione; un danno per le piccole farmacie, a partire da quelle rurali; condizioni per un aumento progressivo della spesa farmaceutica; quindi la fine della "farmacia dei servizi" così come previsto dal Patto della Salute firmato con le Regioni nel luglio 2014.