MOSE’: in bivio tra l’integrazione nel “sistema”, la chiusura individualistica e il sogno di Dio. Quale percorso scegliere? Es.1: dalla prosperità degli ebrei in Egitto alla loro oppressione Es.2: la storia di Mosè, salvato dalle acque, adottato da nobili egiziani, uccide una guardia egizia e fugge in Madian dove prende in sposa Zippora e lavora come pastore. Es.3: la vocazione di Mosè: Il roveto ardente [1]Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. [2]L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. [3]Mosè pensò: “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”. [4]Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: “Mosè, Mosè!”. Rispose: “Eccomi!”. [5]Riprese: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!”. [6]E disse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio. Missione di Mosè [7]Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. [8]Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo. [9]Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. [10]Ora và! Io ti mando dal faraone. Fà uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!”. [11]Mosè disse a Dio: “Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall'Egitto gli Israeliti?”. [12]Rispose: “Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte”. Rivelazione del nome divino [13]Mosè disse a Dio: “Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?”. [14]Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi”. [15]Dio aggiunse a Mosè: “Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione. (Es.15, 2-5)- Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. [3]Gli Israeliti dissero loro: “Fossimo morti per mano del Signore nel paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine”. [4]Allora il Signore disse a Mosè: “Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no. [5]Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che raccoglieranno ogni altro giorno”. (Es.17) L'acqua scaturita dalla roccia [1]Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento dal deserto di Sin, secondo l'ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c'era acqua da bere per il popolo. [2]Il popolo protestò contro Mosè: “Dateci acqua da bere!”. Mosè disse loro: “Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore?”. [3]In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: “Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?”. [4]Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore, dicendo: “Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!”. [5]Il Signore disse a Mosè: “Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e và! [6]Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”. Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele. [7]Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”. PER ATTUALIZZARE "Passai vicino" - a te dice il Signore parlando ad Israele schiavo in Egitto - "ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue…". (Ez 16) E’ il Signore che si accorge del grido degli schiavi forzati a costruire i palazzi imperiali del faraone. E’ il Signore che manda Mosè a salvarli. Mosè, venduto al sistema imperiale, è convocato dal Signore a ritornare in Egitto (da dove era fuggito) per il suo popolo. E Mosè ci ritorna portatore di un sogno. Il sogno di Dio. Un sogno che cozza sulla realtà dell’impero, di ogni impero (da Faraone a Clinton!) che poggia su tre pilastri: una economia di opulenza, che sottende una politica di oppressione, che esige una religione dove Dio è prigioniero del Sistema. Una economia di opulenza che permette a pochi (10% allora, oggi 20%) di vivere da nababbi a spese di molti morti di fame. Non ci può essere un’economia di opulenza, senza una economia di oppressione, dove gli apparati amministrativo - politici sono usati per opprimere. Tutto questo sottende una religione dove Dio è prigioniero del Sistema, benedice il Faraone come Clinton. Mosè è invitato a sfidare l’impero, a proclamare che Dio sogna qualcosa d’altro per l’uomo. L’Esodo è la proclamazione che Dio ha vinto Faraone, il suo esercito, il Mare. Il Signore è Dio degli schiavi fuggiaschi, che dopo le meraviglie della liberazione iniziarono il loro cammino nel deserto. E’ interessante che la prima lezione che Israele riceve dopo la liberazione è sulla nuova economia. Una economia di uguaglianza. Dobbiamo ricordarci che il concetto fondamentale di economia di Dio è basato sulla chiamata ad osservare il Sabato. La prima volta che la parola Sabato appare è nel racconto della Creazione. "Il settimo giorno Dio si riposò" (Gen 2,2). La seconda è proprio nel capitolo della Manna. Israele deve scoprire come sopravvivere nel deserto. Un’economia altra da quella imperiale egiziana. La storia della manna è una parabola che illustra l’economia alternativa del Signore: la dipendenza umana dalla economia della grazia! "La prima lezione data da Dio al suo popolo, dopo la liberazione, è sulla produzione economica" scrive il biblista Ched Meyers (a cui mi ispiro per queste note). Tre la caratteristiche di questa pratica economica alternativa: 1. Ogni famiglia è invitata a raccogliere quanto basta per i propri bisogni. "Colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo, colui che ne aveva di meno, non ne mancava" (Es16,18); 2. Il pane non può essere ammassato, accumulato. In Egitto ricchezza e potere sono equivalenti all’accumulo di beni, che diventa idolatria. Israele è invitato a far si che la ricchezza circoli attraverso nuovi canali di distribuzione; 3. La pratica del Sabato (Es 16,22-30) "sei giorni la raccoglierai ma il settimo è sabato: non ce ne sarà. Il Sabato non è un pezzo d’antiquariato ma è centrale alla fede di Israele, alla nostra fede. "Se il popolo non pratica il sabato morirà". (Es 31, 11-17). Il giorno di riposo (Sabato) è imposto alla terra e agli uomini allo scopo di sferzare i tentativi umani di "controllare" la natura e di "massimizzare" le forze di produzione. Dato che la terra è di Dio e i suoi frutti sono un dono, l’uomo deve distribuirli equamente invece di capitalizzarli e di ammassarli. L’osservanza del Sabato significa ricordare ogni settimana i due principi fondamentali dell’economia di Dio: il fine del "sufficiente" per tutti e la proibizione dell’accumulo. Una visione, questa, radicalmente contraria all’economia dominante, all’impero del denaro. E’ interessante notare infine che il codice di giustizia sociale (Es 23) estende il ciclo del Sabato a un settimo anno. "Per sei anni seminerai la terra e ne raccoglierai il prodotto. Ma nel settimo anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno i poveri del tuo popolo (Es 23,10). Il Giubileo aveva lo scopo di smantellare le strutture di diseguaglianza socio-economica attraverso la remissione del debito contratto da un membro della comunità (Lev 25, 35-42) , la restituzione della terra persa ai proprietari originari (Lev 25,13,25-28) la liberazione degli schiavi (Lev 25,47-55). Il tutto per ricordare ad Israele che la terra è di Dio (Lev 25,23) e che Israele è il popolo dell’Esodo, che non può ritornare ad un sistema di schiavitù (Lev 25,42). Se questo è fare Giubileo, se questa è la nostra fede, appare sempre più chiaro che noi la proclamiamo oggi scegliendo o l’impero del denaro o il Sogno di Dio. Viviamo un sistema economico che permette al 20% della popolazione di utilizzare l’85% dei beni di questo mondo, mentre il 20% dei più poveri riceve meno del 2% ! E’ un sistema che uccide per fame 20-30 milioni di persone all’anno e dichiara inutili oltre un miliardo di esseri umani. La professione di fede non è fatta solo recitando il credo, ma dicendo con le nostre scelte economiche quotidiane da che parte stiamo. "Tutti gli eccellenti discorsi sul primato dell’essere sull’avere - ci ricorda il moralista Chiavacci – sono assolutamente vani e moralmente inefficaci, se non sono concepiti come aperta critica alla nostra cultura occidentale". Dobbiamo introdurre tale primato nella nostra logica economica di ogni giorno. Quanti di voi giovani oggi scelgono una professione a basso reddito ma alto contenuto umanizzante o caritativo? Chi non si consulta con l’esperto per collocare i risparmi al massimo interesse? Quanti con stipendio sufficiente rifiutano straordinari o doppi lavori per dedicarsi ad attività senza reddito, ma comunitarie o umanizzanti? Quanti giovani ritengono che sia perfettamente normale che i soldi producano i soldi? Quanti giocano senza il minimo scrupolo di coscienza all’enalotto? Occorre una rivoluzione culturale capillare. Il dovere di testimonianza è urgente! Alex Zanotelli MOSE’: in bivio tra il “sistema”, la chiusura individualistica e il sogno di Dio. Quale percorso scegliere? 1. Mosè, figlio del “sistema” di nascita ebraica (del popolo oppresso), ma adottato e del tutto conformato all’Impero egiziano, tanto da apparire come un giovane “fighetto” idealista. L’Impero egiziano è molto simile all’Impero economico del nord del mondo le caratteristiche principali sono 3: - un'economia di opulenza, che permetteva a pochi di avere tutto a spese dei molti morti di fame - una politica di oppressione (interna e oggi soprattutto esterna) - legittimata dalla religione di un Dio schiavo del sistema. L’Impero nasce da una economia di opulenza che permette a pochi (10% allora, oggi 20%) di vivere da nababbi a spese di molti morti di fame. Non ci può essere un’economia di opulenza, senza una economia di oppressione, dove gli apparati amministrativo - politici sono usati per opprimere. Tutto questo sottende una religione dove Dio è prigioniero del Sistema, benedice il Faraone come Bush. Non pensavate mica che le piramidi fossero state costruite dai faraoni? O che il Colosseo a Roma fosse costruito dai Cesari? La Roma imperiale contava circa un milione di persone, il novanta per cento delle quali erano schiavi. Mosè, il “fighetto” ha vissuto nel palazzo di Faraone, si era anche preso un bel nome egiziano, Tutmoses, o qualcosa del genere, ha conosciuto i soldi e il potere. 2. La fuga nell’individualismo Il “fighetto” è in fondo anche un idealista: quando finalmente apre gli occhi sull’oppressione del suo popolo interviene a suo modo, con la violenza meschina di chi si pensa non visto e impunibile. quando si accorge di poter essere punito per la sua azione, si è messo paura, è scappato si è preso una bella ragazzina (Zippora), ha fatto tre figli, e il fighetto è finito, si è trasformato in un pastore nomade senza troppe pretese e soprattutto senza ideali. 3. L’intervento di Dio che lo chiama a realizzare il Suo sogno: la vocazione di Mosè nasce dall’incontro (sul monte) con un Dio sorprendente che si rivela: - attraverso un “roveto ardente” - Il fuoco rappresenta il Dio vicino e presente (illumina e riscalda), ma anche inafferrabile e misterioso (non è possibile toccarlo). come il Dio degli oppressi e non degli oppressori (Es.3,7-8: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele”). - come il Dio senza nome (Es.3,14: Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi”). - come il Dio che agisce nella storia (Es.3,15: “Io-sono il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione). Mosè è invitato dal Signore a ritornare in Egitto (da dove era fuggito) per il suo popolo. E Mosè, l’ex fighetto idealista, ci ritorna portatore di un sogno non suo. Il sogno di Dio. Un sogno che cozza sulla realtà dell’impero, di ogni impero (dal Faraone a Bush). Mosè è invitato a sfidare l’impero, a proclamare che Dio sogna qualcosa d’altro per l’uomo ed è accanto agli oppressi di ogni tempo. 4. Le indicazioni di Dio per un cammino di liberazione: il deserto, come luogo dove sperimentare l’essenzialità, i propri bisogni, prima di tutto il bisogno di Dio. La manna e l’osservanza del sabato (la giustizia) - il cibo è dono di Dio, è sufficiente per tutti, ma a condizione che ciascuno ne prenda per il suo fabbisogno e non ne accumuli a danno degli altri. Dio dona il “pane quotidiano” (non si può accaparrare di più perché si corrompe), è come un Padre i cui figli mostrano la fiducia nella sua provvidenza (sarà lui a provvedere anche per il giorno successivo) e accettano un’economia di sussistenza e di equa ripartizione (ciascuno secondo il proprio bisogno: Ogni famiglia è invitata a raccogliere quanto basta per i propri bisogni. "Colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo, colui che ne aveva di meno, non ne mancava" (Es16,18); Il pane non può essere ammassato, accumulato. In Egitto ricchezza e potere sono equivalenti all’accumulo di beni, che diventa idolatria. Israele è invitato a far si che la ricchezza circoli attraverso nuovi canali di distribuzione; La nube (il bisogno di mediazione) Dio è inafferrabile. Cercare di vederlo direttamente è come cercare di fissare lo sguardo al sole: i nostri occhi non sono in grado di vederlo. Abbiamo bisogno di mediatori. La nube rappresenta la guida di Dio capace di far camminare giorno e notte il suo popolo difendendolo, di giorno, dal calore micidiale del sole del deserto, e di notte guidando il popolo come nube luminosa. Il decalogo (il bisogno delle regole per vivere e convivere) (Es.20) La terra promessa (il bisogno di un fine, di una meta alta, di ideali veri, capaci di motivare la vita intera). 5. Il cammino del popolo tra crisi e speranza Il cammino del popolo tra crisi (nostalgia, mormorazioni, idolatria) e speranza (nella promessa garantita da una storia in cui Dio è già più volte intervenuto con braccio potente). Il popolo: - esule, straniero, pellegrino e dunque inevitabilmente ospitale! - Santo, perché proprietà di Dio Es.6,7: Io vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio. Massa e Meriba (Es.17) - Il popolo in cammino molte volte si trova a protestare e a mormorare: di fronte ad ogni difficoltà mostra la sfiducia in Dio a cui chiede conto del suo operato, accusandolo di non volerlo salvare, anzi di condurlo alla morte. Il Signore risponde con amore, fa scaturire l’acqua dalla roccia, come Cristo che sarà fonte di acqua viva. - Il salmista, ricordando questo episodio, ci esorta: “Non indurite il vostro cuore come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri, mi misero alla prova, pur sperimentando le mie opere” (Sal.95,8-9) - La libertà è impegnativa, esigente e rischiosa. Meglio la triste tranquillità della schiavitù ?