La Resistenza Definizione Si definisce resistenza la capacità che ha l'organismo umano di svolgere, in modo efficace e senza cali di rendimento, una qualsiasi attività motoria prolungata nel tempo, riuscendo a sopportare i disagi della fatica e a recuperare in fretta le energie spese. Da cosa dipende Si tratta di una capacità condizionale e dipende: – da una buona funzionalità degli apparati respiratorio e cardiocircolatorio, in particolare dalla loro capacità di trasportare alle cellule l’ossigeno e il glucosio elementi fondamentali per produrre energia; – dal tipo di fibre muscolari (alta percentuale di fibre rosse) e dal livello di vascolarizzazione raggiunto (più capillari, più ossigeno disponibile); – dalla capacità di adattarsi a funzionare al meglio anche in presenza di acido lattico, sostanza tossica prodotta dai muscoli in fase di affaticamento; – dall'economicità del gesto (più coordinato, meno dispendio di energie); – dall'interesse e dalla forte motivazione per l'attività svolta. Tipi di resistenza La resistenza può essere classificata in diversi modi. Se si prendono in considerazione la quantità e/o la tipologia dei muscoli coinvolti, si distinguono due tipi di resistenza: – Resistenza generale: si riferisce alla capacità di eseguire per lungo tempo un'attività fisica che impegna gran parte delle masse muscolari; viene chiamata anche endurance o resistenza di base (bassa o media intensità per tempi lunghi). – Resistenza specifica: si riferisce alla capacità di eseguire uno specifico gesto (dove sono coinvolti uno o più distretti corporei in movimenti ciclici) in una determinata disciplina sportiva (la prestazione varia in relazione alla durata dell'impegno muscolare). Se si prendono in considerazione i meccanismi energetici utilizzati durante l'attività svolta, si distinguono due diversi tipi di resistenza: – Resistenza aerobica: il lavoro muscolare compiuto proviene prevalentemente dalla combustione di zuccheri e grassi in presenza di ossigeno. È il processo più economico: il lavoro muscolare può essere protratto per lunghissimo tempo, ma le tensioni muscolari sviluppate sono piuttosto basse; – Resistenza anaerobica: la trasformazione dei substrati per produrre energia avviene in assenza di ossigeno. Il meccanismo sollecitato principalmente è quello lattacido e le tensioni muscolari, di media intensità, possono essere protratte per un tempo relativamente lungo. L’importanza dei meccanismi, aerobico e anaerobico, varia soprattutto in considerazione della durata e dell’intensità dello sforzo. Se si prende in considerazione la durata si distinguono tre forme di resistenza: – Resistenza di lunga durata: è un'attività aerobica con prevalente impegno degli apparati cardiocircolatorio e respiratorio. Il tempo di durata dell'impegno organico e muscolare supera gli 8 minuti per proseguire anche oltre le 2-3 ore. Esempi tipici sono la maratona o il triathlon; – Resistenza di media durata: coinvolge sia il meccanismo aerobico che quello anaerobico-lattacido. Il lavoro può durare da 2' a 8' circa; – Resistenza di breve durata: è predominante l’impegno del meccanismo anaerobico-lattacido. Il lavoro può essere protratto da 45" fino a 120" circa. In quest'ultimo caso si richiede anche un buon sviluppo della resistenza alla forza e della resistenza alla velocità. Se si prendono in considerazione altre capacità motorie si distinguono due forme di resistenza: – Resistenza alla forza: è la capacità di prolungare nel tempo un'attività di forza. Il carico varia di solito tra il 30 – 50 % del massimale. Richiede un discreto sviluppo di resistenza muscolare anche a livello locale; – Resistenza alla velocità: è la capacità che hanno i muscoli di lavorare abbastanza a lungo a velocità vicine a quelle massime di un soggetto. Può anche essere intesa come capacità di ripetere gesti tecnici o molti scatti in successione a brevi intervalli l’uno dall’altro. Raggiungere una buona capacità di resistenza è molto importante nell'età evolutiva poiché è stato dimostrato che lo sviluppo delle altre capacità motorie è realizzabile con successo solo sulla base di un adeguato e progressivo lavoro incentrato sulla resistenza. Metodi di allenamento della resistenza Esistono diversi metodi per allenare la resistenza, ognuno valido in relazione al tipo di resistenza che si vuole allenare. 1) I metodi continui Si tratta di tipologie di lavoro di lunga durata e senza interruzioni nella quale si migliora l'efficienza del sistema cardiocircolatorio e respiratorio in maniera evidente tanto più a lungo si agisce sullo stimolo allenante; il lavoro viene svolto per almeno 20 -30 minuti senza fermarsi (in atleti evoluti anche per più di un'ora). Rappresentano un metodo fondamentale nell'allenamento giovanile e una base ottimale per effettuare in seguito fasi di allenamento più specifiche Si distinguono in: – A velocità costante; se l'obiettivo è lavorare sul sistema aerobico, l'impegno potrà prolungarsi per decine di minuti senza interruzioni ad – – intensità moderate, se l'impegno è lavorare sul meccanismo anaerobicolattacido, l'intensità sarà più elevata, ma l'impegno meno duraturo. A velocità variabile; prevede l'alternarsi di fasi di lavoro con maggiore e minore intensità. Il metodo più conosciuto è il fartlek che viene corso in ambiente naturale vario, con salite e discese, su terreni diversi, a ritmi blandi, moderati o intensi liberamente scelti dall'atleta (fartlek svedese) o su distanze e tempi stabiliti a priori (fartlek statunitense). Durante l'attività intensa si va in debito di ossigeno, durante l'attività blanda l'organismo compensa e recupera lo sforzo precedente. A velocità intermittente; prevede a intervalli regolari di 15”, 20”, 30” fino a 60” attività a intensità medio-alta ad altre più blande. Anche in questo caso, durante l'attività intensa si va in debito di ossigeno, durante l'attività blanda l'organismo compensa e recupera lo sforzo precedente. Il lavoro intermittente è molto impegnativo per cui è indicato per atleti esperti. 2) I metodi interrotti da pause Questi metodi prevedono fasi di lavoro seguite da pause per il recupero in genere comprese tra 45” e qualche minuto. Le fasi di lavoro sono molto intense, il recupero può essere completo o incompleto. L'allenamento a intervalli rappresenta un ottimo metodo per imparare a lavorare in condizioni di affaticamento, cioè in presenza di acido lattico. Questi metodi si distinguono in: – Metodi intervallati (il più diffuso si chiama proprio interval training) dove è previsto un'alternanza tra fasi di lavoro molto intensi (fino a 180 bpm) e fasi di recupero, nella maggior parte dei casi incompleti (mai scendere sotto i 120 bpm). – Metodo delle ripetizioni che consistono nel ripetere distanze o tempi di lavoro, brevi o mediamente brevi (max 60”) con ricuperi completi. – Circuit training caratterizzato da stazioni di lavoro in cui si affrontano in successione attività per i principali distretti muscolari (da 6 a 10 stazioni, 23 serie, a carico naturale o con piccoli / grandi attrezzi, da 10-15 esercizi per la forza esplosiva, da 15-30 per la resistenza alla forza, frequenza cardiaca tra i 130-150 bpm, recupero secondo l'obiettivo … nessuno, parziale o totale) Steady-state e soglia anaerobica: due termini da conoscere 1) Lo steady-state è quella situazione di equilibrio che si instaura tra ossigeno consumato e ossigeno introdotto durante un'attività prolungata nel tempo in regime aerobico. La condizione di steady-state non fa accumulare acido lattico nei muscoli, pertanto l'attività teoricamente potrebbe essere prolungata anche all'infinito se non intervenissero fattori limitanti a livello psicologico (noia, demotivazione) e morfologico (usura a livello tendineo). 2) La soglia anaerobica rappresenta la massima intensità che è possibile mantenere durante uno sforzo prolungato nel tempo senza innalzare il livello di acidità nei muscoli (formazione di acido lattico). Rappresenta la linea di demarcazione tra un esercizio moderato e uno intenso. Gli effetti dell'allenamento – aumentano il volume delle cavità cardiache e la forza di contrazione del cuore (le pareti cardiache s’ispessiscono); – diminuisce la frequenza cardiaca a riposo (bradicardia); – aumentano il diametro e il numero dei capillari a livello muscolare con relativo miglioramento di trasporto e di scambio dell'ossigeno; – aumentano il volume del sangue e dei globuli rossi (maggior presenza di emoglobina e quindi di ossigeno); – aumentano a livello muscolare il numero e la dimensione dei mitocondri, le “centrali termiche" del meccanismo aerobico; – migliorano gli scambi a livello alveolare e si ha un aumento dei volumi polmonari; – aumenta la capacità di neutralizzazione dell'acido lattico e migliorano le capacità di recupero; – diminuisce la quantità di colesterolo cattivo (LDL) presente nel sangue mentre aumenta quello buono (HDL) che agisce positivamente sul sistema circolatorio – aumenta la capacità di sopportazione psicologica della fatica; – aiuta a ridurre la quantità di tessuto adiposo così da mantenere più facilmente il peso-forma. Resistenza al maschile e al femminile Maschi e femmine hanno resistenza diversa; sono le ragazze ad avere un valore inferiore pari al 20-30% rispetto ai maschi. Due sono gli aspetti da considerare: – a parità di peso l'uomo possiede più massa magra (più muscoli); – a livello ematico l'uomo ha una maggiore concentrazione di emoglobina (45% in più) e quindi una presenza di ossigeno nei distretti muscolari maggiore.