lafelicestagione il teatro e` VIVO MARTEDi` 12 MARZO 2013 Teatro

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il teatro e’ VIVO
MARTEDi’ 12 MARZO 2013
Teatro Stabile d’Abruzzo
SCENE DA UN
MATRIMONIO
di Ingmar Bergman
traduzione Piero Monaci
regia Alessandro D’Alatri
Daniele Pecci e
Federica Di Martino
con
scene Matteo Soltanto
costumi Francesco Verderame
musiche Franco Mussida
disegno luci Paolo Mazzi
"Credi che viviamo in una totale confusione?
Credi che dentro di noi si abbia paura perché non sappiamo dove aggrapparci? Non si è
perso qualcosa di importante? Credo che in fondo c'è il rimpianto di non aver amato
nessuno e che nessuno mi abbia amato".
Ingmar Bergman
L'idea di "riproporre" sulla scena un progetto come "Scene di vita coniugale" è
estremamente stimolante. Lo è per una molteplicità di aspetti. Comincerei dal fatto che
è un testo divenuto icona internazionale intorno alle complessità delle relazioni uomo
donna, e in particolare di quelle matrimoniali.
Un altro aspetto è che propone un linguaggio "cinematografico" già dal titolo del
capolavoro realizzato poi da Bergman: SCENE DA UN MATRIMONIO. Viene già voglia di
proseguire quell'indicazione con il linguaggio tipico della sceneggiatura da cinema tipo:
int. sera, ecc... Aggiungo che è una piece assente dalle scene italiane da molto tempo.
E' un testo che invita ad una proposta nei confronti del pubblico attraverso una rilettura
dei comportamenti in chiave contemporanea e contestualizzata alla nostra cultura. Molti
giovani non conoscono l'opera, e forse nemmeno il film, ma sono sicuramente un target
estremamente sensibile alla tematica. Parlo di giovani ma non solo.
Il perno centrale dell'opera sta nel rapporto tra un uomo e una donna e lascia
immaginare un'interpretazione magistrale tra due attori che si confrontino sul quotidiano
della convivenza. Il fatto che i due appartengano ad una fascia d'età in bilico tra la
gioventù e la piena maturità rende l'allestimento ancor piu’ interessante. Daniele Pecci
e Federica Di Martino sono un cast perfetto. Per quanto riguarda l'impianto scenico
prevedo uno sfruttamento dello spazio in termini di rigore e semplicità. Non una
scenografia sontuosa e "materica" quindi, ma un allestimento sobrio che miri più alla
suggestione che alla rappresentazione, dove le idee di illuminazione saranno
preponderanti ed esaltanti in relazione agli stati emotivi che progressivamente si
consumano. La musica avrà un ruolo suggestivo, non come semplice commento, ma
soprattutto come "collante" tra le aperture e le chiusure dei vari quadri. Un progetto da
costruire ad "hoc".
Tremano le gambe al solo pensiero di "mettere le mani" su un testo così importante.
Punto ad un testo che contempli un "passo a due". E questo già sarebbe un percorso
"differente" dal testo originale. Però non vorrei perdermi gli effetti e le suggestioni che
il mondo esterno produce su quella coppia. In questo caso poi, vista la disponibilità dei
due talenti, si rifletterà su comportamenti e routine di una coppia più giovane
dell'originale. L'altro elemento di novità d'approccio, sarà quello di contestualizzare la
storia nell'Italia contemporanea. Una delle cose che più mi ha colpito nella rilettura del
testo è il fatto che la protagonista femminile si occupa di separazioni (lavora presso uno
studio legale). Questo è un elemento molto interessante per lo sviluppo delle
testimonianze "esterne" che possono affacciarsi sul quotidiano della coppia: esattamente
come proponeva Bergman.
Da qui vorrei quindi modificare la professione del protagonista maschile: un professore
universitario non ha più le stesse valenze di quando è stata scritta e proposta al pubblico
l'opera... Cercherò un lavoro che consenta tutti gli snodi a servizio del personaggio ma
con la modernità dell'oggi: che so? Uno che si occupa di ricerca nel settore delle energie
alternative? Sarà comunque un lavoro che obbliga il personaggio a rapide e frequenti
assenze. Diventa evidente che, nonostante i cambiamenti, i due personaggi restano in
quel medesimo limbo sociale descritto da Bergman: una media borghesia, colta e
progressista, che resta imprigionata nella propria ideologia "politically correct"... Questo
è un altro elemento che trovo estremamente interessante. Tutto lo sforzo e
l'autocontrollo, entrambe dolorosi, che i due sono costretti a mettere in campo nel
cercare di essere "civili" nella crisi. Un testo dove non ci sono urla e grida tipiche di quel
tipo di situazioni, ma dove al contrario si cerca di trovare un equilibrio davanti
all'ineluttabilità del danno...
In tutto questo diventa evidente l'aspetto ironico, già suggerito dal testo, ma che
riportato tra i nostri comportamenti "mediterranei" si va a modellare ancor di più sui due
personaggi. Su quello femminile nella paura non del tradimento in sé per sé, ma del
subirlo davanti ad una "competitor" più giovane; in quello maschile sulla propria
inadeguatezza a gestirlo con una nuova partner con i bisogni e i comportamenti di una
generazione diversa... Alessandro D'Alatri