ns di a a tememi n I as di n r a ILI i u B a c NO am a rtr Ipe L VA ERI O L’ipertransaminasemia nelle malattie endocrinologiche Arianna Alterio, Donatella Comparcola, Francesca Ferretti, Maria Rita Sartorelli UOC Malattie Epato-Metaboliche, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS di Roma Introduzione Liver involvement is frequent in patients with endocrinopathy and often asymptomatic; the underlying pathogenesis of liver disfunction remains uncertain. The hepatic histological pattern is variable from steatosis to non alcholic fatty liver disease; these changes are caused by metabolic disorders which are commonly related to overweight described in these patients. Key Words Hypertransaminasemia, nonalcoholic fatty liver disease, obesity, metabolic syndrome, turner syndrome, tyroid hormones Nonostante il rialzo delle transaminasi sia da attribuirsi spesso a cause primitivamente epatiche esistono condizioni in cui l’ipertransaminasemia è espressione del danno epatico secondario a condizioni morbose di altra natura; numerose malattie endocrinologiche primitive o secondarie possono avere un coinvolgimento epatico con presentazione clinica ampiamente variabile dal semplice dato laboratoristico della ipertransaminasemia fino a quadri di insufficienza epatica; allo stesso modo le alterazioni istologiche a carico del parenchima epatico hanno uno spettro che varia dalla semplice steatosi sino a quadri morfologici di estesa fibrosi potendo evolvere infine sino alla cirrosi. Ipertransaminasemia e sindrome di Turner Il coinvolgimento epatico è frequente nelle pazienti adolescenti e adulte con sindrome di Turner (ST) con una prevalenza variabile dal 20% all’80% (1,2). Esso si manifesta con ipertransaminasemia isolata o associata ad incremento degli indici di colestasi (gammaglutamiltranspeptidasi-GGT, fosfatasi alcalina-ALP) (1). L’eziopatogenesi dell’epatopatia non è nota; potenzialmente tutte le cause note di ipertransaminasemia (infezioni, farmaci, autoimmuni, metabolico-genetiche, etc) dovrebbero essere escluse ma per nessuna di esse è stata osservata una aumentata incidenza nei pazienti con ST (1). L’epatotossicità indotta dalla terapia sostitutiva con estrogeni è stata a lungo considerata quale causa eziologica principale dell’epatopatia in queste pazienti; tuttavia, una chiara correlazione non è mai stata stabilita e/o dimostrata (1); dalle poche evidenze disponibili, anche dopo sospensione della terapia estrogenica, non si assiste a normalizzazione degli indici di citolisi e pertanto ciò non giustificherebbe la sospensione della terapia sostitutiva nelle pazienti con alterazioni degli enzimi epatici (1). Secondo le più recenti evidenze disponibili (1,3) l’eccesso ponderale è oggi considerato la causa più frequente di ipertransaminasemia in queste pazienti (1); il quadro istologico epatico più frequente, in questi casi, è quello della nonalcoholic fatty liver disease (NAFLD) e rappresenterebbe l’espressione epatica della sindrome metabolica da cui spesso le pazienti risultano affette. Le alterazioni istologiche epatiche descritte variano dalla steatosi epatica, alla steatoepatite fino ad un quadro di vera e propria cirrosi. È inoltre ben documentato che alterazioni anatomiche del circolo epatico (ipoplasia della vena porta, aplasia etc.) espressione spesso di un disordine vascolare generalizzato siano correlate a quadri istologici ed ecografici di iperplasia nodulare rigenerativa e a quadri di fibrosi concentrica dei dotti, pure descritti in queste pazienti (1,3). Non sono disponibili, ad oggi, studi di follow-up a lungo termine su pazienti con epatopatia e ST; in uno studio di coorte con follow-up mediano di 9 anni (3) non si osservava una progressione dell’epatopatia nell’80% dei Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2013; Volume V(3):39-43 39 Ipertransaminasemia casi e complicanze maggiori (ascite, ipertensione portale con emorragia digestiva) erano descritte solo nelle pazienti con importante coinvolgimento istologico. Circa il trattamento con acido ursodesossicolico (UDCA) non sono disponibili evidenze in letteratura (3); tuttavia tale farmaco si è dimostrato efficace nel normalizzare le transaminasi nelle sole pazienti senza importanti alterazioni istologiche (3). L’approccio clinico alle pazienti con sindrome di Turner dovrebbe pertanto prevedere: determinazione degli indici di citolisi e colestasi ed un’ecografia epato-splenica con studio color doppler annuale; se l’ipertransaminasemia è cronica (>6 mesi) e vi sono associati incremento degli indici di colestasi o alterazioni ecografiche significative, è mandatoria l’esecuzione di agobiopsia epatica al fine di definire la natura eziologica dell’epatopatia (1,3). Ipertransaminasemia e craniofaringioma (disfunzione ipotalamica) L’obesità, e la conseguente ipertransaminasemia, sono descritte nel 50-80% dei pazienti sottoposti a neurochirurgia per ablazione di craniofaringioma e rappresentano la manifestazione della sindrome metabolica di cui essi diventano affetti (4). Tale condizione rappresenta infatti uno dei problemi di più difficile gestione del post-intervento (4); il danno a carico dell’ipotalamo ventromediale determinerebbe un’iperattività del sistema nervoso parasimpatico, con effetto finale di iperinsulinismo; inoltre l’alterazione dei meccanismi di controllo della sazietà e della fame è responsabile dell’iperfagia che si osserva comunemente in questi pazienti (4). Le comuni strategie terapeutiche per i pazienti con ipertransaminasemia obesità-correlata, rappresentate dalla dietoterapia e dall’aumento dell’attività fisica, sono scarsamente efficaci; anche la terapia con octreotide si è rivelata inefficace nel ridurre il quadro di iperinsulinismo; pertanto, la chirurgia bariatrica ed il bendaggio gastrico, sono opzioni terapeutiche da considerare nei pazienti che evolvono verso una sindrome metabolica grave (4). Ipertransaminasemia e panipopituitarismo I pazienti con ipopituitarismo possono sviluppare un fenotipo simile a quello della sindrome metabolica con obesità e diabete (5). La disfunzione ormonale si accompagna ad un incremento ponderale con iperglicemia, dislipidemia e quadro istologico della NAFLD; tale evenienza si instaura rapidamente e si manifesta come malattia epatica severa: più della metà dei pazienti presenta cirrosi ed una minoranza va incontro a trapianto o a morte per complicanze metaboliche obesità correlate (5). I cambiamenti metabolici che si accompagnano all’ipopituitarismo sono rappresentati da obesità centrale, iperlipidemia ed insulino-resistenza; essi sono riconducibili essenzialmente al deficit di GH e alla alterata secrezione di insulina, cortisolo e gonadotropine. Pazienti adulti con deficit ipotalamico e deficit di GH presentano infatti un incremento della adiposità 40 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2013; Volume V(3):39-43 L’ipertransaminasemia nelle malattie endocrinologiche centrale, dislipidemia, peggioramento della qualità di vita e aumento della mortalità (6); diversi studi suggeriscono che il deficit di GH negli adulti sia associato ad una elevata prevalenza di NAFLD, progressione verso la NASH (Non Alcholic Steato-Hepatitis) sino ad evoluzione in quadri di cirrosi (5,6). Ipertransaminasemia ed Iposurrenalismo Anormalità degli enzimi epatici non sono comunemente descritte nei pazienti con Malattia di Addison; sino ad oggi sono descritti in letteratura solo 12 casi (7). Il coinvolgimento epatico si manifesta con ipertransaminasemia di entità da lieve a moderata associata o meno ad incremento degli indici di colestasi; tale quadro laboratoristico tende alla regressione tipicamente dopo poche settimane di trattamento steroideo (7). Il meccanismo patogenetico sottostante la disfunzione epatica non è noto; alcuni autori (7) suggeriscono che l’ipoperfusione cronica o le eccessive e continue variazioni ponderali di tali pazienti potrebbero essere responsabili delle alterazioni degli enzimi epatici. Nello stesso lavoro di Özaslan, Rizvi et al (7) invece ipotizzano che tali alterazioni potrebbero essere secondarie ad una reazione immuno-mediata simile a quella che si osserva nei pazienti con adrenalite autoimmune; in tale scenario Milioni et al (7) suggeriscono che la causa del rialzo degli enzimi epatici sia legata al fenomeno di apoptosi e di necrosi epatocitaria indotti dalle citokine rilasciate localmente dai linfociti. I quadri istopatologici epatici dei pazienti con malattia di Addison confermano infatti la presenza di infiltrati infiammatori portali e periportali (7). D’altro canto, considerato che il cortisolo inibisce la secrezione di citochine proinfiammatorie, è verosimile che in questi pazienti il deficit di cortisolo potrebbe determinare il rilascio di citochine pro infiammatorie con successiva risposta epatica immunomediata. Sebbene tutte queste ipotesi eziologiche non siano state ancora completamente accertate, è verosimile che condizioni di iposurrenalismo dovrebbero entrare a far parte della diagnostica differenziale delle ipertransaminasemie persistenti di entità lieve-moderata (7). Ipertransaminasemia e Tireopatie Non poco comune è l’interessamento epatico nel contesto di malattie della tiroide primitive e/o acquisite (8,9,10). Una delle più comuni manifestazioni laboratoristiche dell’ipotiroidismo congenito è infatti quello della colestasi neonatale quando associato naturalmente ad altri segni e/o sintomi (8). L’ipertransaminasemia, in assenza di alterazione degli indici di colestasi è invece di più frequente osservazione nella pratica clinica nel contesto di tiroiditi acute e/o croniche (infettive, autoimmuni, etc.) (9). Elevati livelli di ormone tireotropo (TSH) in associazione a normali o lievemente aumentati livelli di tetraiodotironina (FT4) e/o triiodotironina libera (FT3) sono osservati inoltre in soggetti obesi con sindrome metabolica ed ipertransaminasemia sebbene l’esatto meccanismo sottostante tale associazione non è stato ancora Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2013; Volume V(3):39-43 41 Ipertransaminasemia Ipopituitarismo e deficit di GH Tireopatie Iposurrenalismo Figura 1 Il fegato ed il suo cross-talk metabolico con la tiroide, l'ipofisi e le ghiandole surrenali. chiaramente stabilito (9). È verosimile che l’incremento dei livelli di TSH e FT4 siano da correlarsi ad una ridotta sensibilità periferica all’insulina; viceversa il progressivo accumulo di adiposità centrale è probabilmente correlato al parallelo incremento dei livelli di triiodotironina (FT3) indipendentemente dalla quantità di grasso corporeo totale (9). Ben documentata è invece l’associazione fra tiroidite ed epatopatia autoimmune (10); tali condizioni possono manifestarsi in maniera isolata sebbene rappresentino più spesso la manifestazione di disordini autoimmuni a carattere sistemico. Anche se frequentemente geneticamente determinati, spesso sono secondari ad eziologie di altra natura (10). Il coinvolgimento epatico con la sola ipertransaminasemia, può rappresentare la prima manifestazione di un quadro autoimmunitario come accade in alcune forme di Poliendocrinopatia Autoimmune Tipo 1 (APECED) (10); è riportato che circa il 78% dei pazienti con APECED non abbiano manifestazioni endocrine (5% epatiti) all’esordio, prima dello sviluppo della prima endocrinopatia (10). 42 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2013; Volume V(3):39-43 L’ipertransaminasemia nelle malattie endocrinologiche Corresponding author Alterio Arianna UOC Malattie Epato-Metaboliche Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS Piazza Sant’Onofrio, 4 - 00165 Roma Tel. + 39 06 6859 2243 Fax + 39 06 6859 3889 E-mail: [email protected] Key Points BIBLIOGRAFIA 1. Roulot D. Liver involvement in turner syndrome. Review article. Liver intern 2012. 2. Gravholt CH. Epidemiological, endocrine and metabolic features in Turner syndrome. Arch Bras Endocrinol Metabol 2005;49:145-56. 3. Roulot D, Degott C et al. 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