Gestione delle ipertransaminasemie croniche asintomatiche, non

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Gestione delle ipertransaminasemie
croniche asintomatiche, non virus
non alcool correlate
Suggerimenti nell’iter
diagnostico e nel monitoraggio
Dr. Pier Paolo Mazzucchelli
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RIASSUNTO
Un aumento persistente dei livelli di transaminasi non virus, non
alcool correlato, può avere cause molteplici, diverse per prevalenza
e rilevanza clinica.
La causa più frequente nella popolazione generale è la steatosi
epatica non alcolica, una condizione che può evolvere in steatopatie
e in cirrosi.
L’approccio terapeutico della steatosi e della steatoepatite non
alcolica consiste nella modifica dello stile di vita, mentre resta
ancora incerto l’effetto di trattamenti farmacologici
Altre cause di ipertransaminasemia non virus, non alcool correlate
sono:la celiachia, l’emocromatosi,mentre decisamente rare sono le
epatiti autoimmuni, il M. di Wison, la cirrosi biliare primitiva, la
colangite sclerosante il deficit di α1-antitripsina
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Quale è la definizione più appropriata di
ipertransaminasemia non alcool non virus correlata?
Nel presente documento la categoria
nosografica “ ipertransaminasemia non
virus, non alcool correlata” include soggetti
adulti senza segni fisici, sintomi o storia di
malattia del fegato manifesta, con valori di
una e delle due transaminasi che si
mantengano superiori ai limiti di
riferimento per almeno quattro settimane
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Quale è la prevalenza delle ipertransaminasemie non virus,
non alcool correlate nella popolazione generale?
Sebbene dai dati della letteratura
disponibile non sia possibile dedurre una
stima diretta della ipertransaminasemia
non virus, non alcool correlata, nella
popolazione italiana sembra verosimile
una prevalenza tra il 3 e il 6%
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Quali sono le principali cause di ipertransaminasemie non
virus non alcool correlate?
L’ipertransaminasemia non virus non
alcool correlata può essere dovuta a
cause diverse. Fra queste, quella più
frequente è la NAFLD, seguita dalla
celiachia dell’emocromatosi. Anche i
farmaci possono causare patologia del
fegato cronica o protratta e dunque
ipertransaminasemia persistente, ma non
sono disponibili dati epidemiologici di
prevalenza
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Un approccio diagnostico sistematico alle
ipertransaminasemie non virus, non alcool correlate,
consente di identificare condizioni per le quali esistano
interventi terapeutici efficaci?
La diagnosi eziologica delle cause di
ipertransaminasemia non virus non alcool correlate
consente interventi terapeutici in grado di ridurre
mortalità e morbilità per causa specifica; parziale
eccezione è rappresentata dalla NAFLD , per la quale
le prove di efficacia terapeutica sono ancora limitate
ad end-point surrogati.
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Quale è il percorso diagnostico più appropriato per risalire
da una ipertransaminasemia persistente non virus non
alcool correlata alla patologia causale?
1) Necessità preliminare di definire l’ipetransaminasemia come persistente ( e
non transitoria) e di escluderne l’origine virale o da abuso alcolico
2) La probabilità pre-test epidemiologica, basata sulla prevalenza relativa di
ciascuna delle cause ipotizzabili, tenuto conto dell’età, del sesso, dei fattori di
rischio (familiarità)
3) La probabilità pre-test clinica ( p.e. obesità o diabete per la NAFLD; anemia
ferropriva inspiegata per la celiachia; sintomi e segni nurologici per la
malattia di Wilson)
4) L’accuratezza e il costo dei test prospettabili
5) Un interpretazione dei risultati che tenga conto dl basso valore predittivo dei
test in patologie a bassa prevalenza e del conseguente rischio di falsi positivi
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Nei soggetti con ipertransaminasemia persistente non virus non alcool
correlata è preferibile prevedere un approccio diagnostico iniziale di primo
livello o demandare direttamente il problema ad un ambito specialistico?
La valutazione sistematica di primo livello dei pazienti con ipertransaminasemia
non virus, non alcool correlata, sulla scorta dei criteri predefiniti sia per la
identificazione del caso sia per la strategia diagnostica permette nella maggior
parte dei casi di orientare per una corretta diagnosi.
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