Iside Regina Caeli
MAAT – CONOSCERE LA STORIA PER CREARE IL FUTURO - MAAT
ISIDE
REGINA CAELI
Iside che allatta Horus
(Pittura murale - Epoca romana - Karanis, Fayyum)
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Iside Regina Caeli
Indice
Iside
Preghiera a Iside
Iside regina
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Iside Regina Caeli
Iside
La dea Iside
I nomi della Grande Madre sono tanti: Inanna per i Sumeri, Ishtar per gli Accadi, Anat ad Ugarit, Atargatis in
Siria, Artemide-Diana ad Efeso, Baubo a Priene, Aphrodite-Venere a Cipro, Rea o Dictinna a Creta, Demetra
ad Eleusi, Orthia a Sparta, Bendis in Tracia, Cibele a Pessinunte, Ma in Cappadocia, Bellona a Roma.
In Egitto il suo nome è Iside. Figlia di Nut, dea del Cielo, e di Geb, dio della Terra. Sposa di Osiride, ucciso da
Seth, dio del deserto, e risorto per opera della stessa Iside.
Iside è la madre di Horus, il dio fanciullo che appare in numerose rappresentazioni in braccio ad Iside che lo
allatta. Osiride si reincarna in Horus, nato dall'unione con Iside dopo la resurrezione.
La triade Iside, Osiride ed Horus rappresenta la continuità della vita, la vittoria sulla morte, la vita oltre la
morte.
Con l'avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il culto di Iside si diffuse in tutto il Mediterraneo. Iside
divenne il prototipo della Madre e del Figlio.
Si trovano testimonianze del culto di Iside ad Atene, a Titorea presso Delfo (dove si trovava il più sacro dei
santuari greci di Iside), in molti centri della Grecia, nelle isole dell'Egeo (in particolare a Delo), in Asia
Minore, in Africa settentrionale, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna, in Italia (soprattutto in Campania a
Pompei, Pozzuoli, Ercolano), in Gallia e in Germania.
Iside a Roma
A Roma il culto ebbe un grande successo. Verso l'88 a.C. era in funzione a Roma un collegio di pastophori:
una confraternita di sacerdoti che portavano nelle processioni piccole edicole con le immagini divine.
Nel 65 a.C. un altare dedicato ad Iside sul Campidoglio venne distrutto per ordine del Senato.
I seguaci di Iside, appartenenti a tutte le classi sociali, furono coinvolti nelle lotte politiche e sociali degli
ultimi tempi della Repubblica. Il Senato ordinò la distruzione di templi, altari e statue della dea nel 58, nel
54, nel 50 e nel 48 a.C.
Nel 50 a.C. il console Emilio Paolo non trovò nessun operaio disposto ad abbattere il santuario di Iside.
Nel 43 a.C. i triumviri (Antonio, Ottaviano e Lepido) promisero di consacrare un tempio isiaco a spese della
Repubblica. Ma la promessa non venne mantenuta.
Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) e la morte di Cleopatra (69 a.C.-30 a.C.) e di Antonio (81 a.C.-30 a.C.) le
persecuzioni contro i culti greco-egiziani ripresero.
Nel 28 a.C. Augusto (63 a.C.-14 d.C.) proibì il culto di Iside entro il recinto sacro della città (pomoerium).
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Iside Regina Caeli
Nel 21 a.C. Agrippa, in assenza di Augusto, proibì i culti alessandrini entro un chilometro e mezzo dalla città.
Nel 19 d.C. Tiberio (42 a.C.-37 d.C.) fece demolire il tempio di Iside e gettare nel Tevere la statua della dea.
La situazione cambiò con Caligola (12-41), pronipote di Augusto e di Antonio, che costruì un grande tempio
dedicato ad Iside in Campo Marzio: l'Iseo Campense.
Claudio (10 a.C.-54 d.C.), Nerone (37-68) e Vespasiano (9-79) diedero il loro appoggio al culto della dea.
Vespasiano, prima di festeggiare insieme al figlio Tito la vittoria sugli ebrei ribelli, trascorse una notte di
preghiera nell'Iseo per ringraziare la grande dea. Nel 71 venne coniata una medaglia con l'Iseo Campense.
Domiziano (51-96) si salvò dai partigiani di Vitellio nascondendosi in una processione isiaca. Quando l'Iseo
Campense venne distrutto da un incendio nell'80 d.C. Domiziano lo ricostruì.
Nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside: divenne la sacrosancta civitas
secondo la denominazione di Apuleio nelle Metamorfosi.
Adriano (76-138) volle costruire nella sua villa imperiale di Tivoli un Canopo in miniatura culminante in un
Serapeo. Nel 126 inaugurò un santuario dedicato ad Iside a Luxor. Nel 127 fece costruire ad Ostia un Iseo.
Marco Aurelio (121-180) invocò l'ausilio degli dei egiziani per salvarsi durante una crisi militare in Bosnia.
Commodo (161-192) si fece rasare come un pastoforo. Le monete del suo tempo lo mostrano in compagnia
di Iside e di Serapide.
Settimio Severo (146-211) favorì il culto isiaco. Sulle monete di Julia Domna, seconda moglie
dell'imperatore, si vede Iside che allatta Horus.
Caracalla (188-217) riammise il culto isiaco entro i confini sacri della città di Roma. La religione della grande
dea raggiunse il suo apogeo.
Alessandro Severo (208-235) restaurò l'Iseo Campense e gli altri templi della dea.
Diocleziano (245-316), che regnò fino al 305 d.C. quando decise di abdicare, costruì probabilmente l'Iseo
della III Regio (quartiere) di Roma. Fece coniare molte monete con la dea Iside.
In tutto l'Impero Romano si ritrovano simboli della dea su gioielli, spille, fermagli, anelli. Vennero costruiti
santuari, statue e monumenti in molte località.
Due solenni festività legate a Iside venivano celebrate nell'Impero Romano: il Navigium, o vascello di Iside,
il 5 marzo e l'Inventio di Osiride, dal 29 ottobre al 1° novembre.
Iside dopo l’editto di Costantino
Dopo l'editto di Costantino (313 d.C.) i cristiani iniziarono a perseguitare le altre religioni.
Nel 380, con l'editto di Tessalonica, Teodosio dichiarò il cristianesimo religione di stato. Tutti gli altri culti
furono proibiti, i templi distrutti, le statue abbattute, i sacerdoti e i fedeli processati dalle autorità o linciati
dalle folle guidate da vescovi e monaci fanatici.
Nel 391 Teofilo, il patriarca cristiano di Alessandria, chiamò i monaci a "purificare" la città del Serapeum.
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Nel 394 vennero celebrati gli ultimi riti ufficiali in onore di Iside a Roma.
Nel 396 il barbaro Alarico, re dei Goti, al cui seguito erano gli "uomini vestiti di nero" (i monaci cristiani),
incendiò il santuario di Eleusi.
Nel 415 un gruppo di monaci cristiani, seguaci del patriarca di Alessandria, Cirillo, linciò Ipazia (370-415),
donna che aveva raggiunto una grande fama nella filosofia e nella matematica, figura rilevante della scuola
neoplatonica, esponente del mondo intellettuale pagano. Con la sua morte iniziò il declino di Alessandria
come centro culturale.
Nel 536 l'imperatore Giustiniano (483-565) ordinò la chiusura dell'ultimo tempio di Iside, situato nell'isola
di File sul Nilo ai confini con la Nubia, e lo fece trasformare in una chiesa cristiana.
Era finito per sempre il culto della "Dea dai molti nomi"?
Nel 431 i vescovi cristiani si erano riuniti ad Efeso, la città sacra alla dea Artemide, una delle manifestazioni
della Grande Madre. Il Concilio aveva decretato che Maria, madre di Gesù, doveva essere chiamata
Theotokos, Mater Dei, Madre di Dio. L'antico titolo della grande dea Iside.
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Iside Regina Caeli
Preghiera a Iside
(Apuleio, Metamorfosi XI, 2)
Regina caeli,
sive tu Ceres
alma frugum parens originalis, quae,
repertu laetata filiae, vetustatae glandis
ferino remoto pabulo, miti commostrato
cibo nunc Eleusiniam glebam percolis;
seu tu caelestis Venus,
quae primis rerum exordiis sexuum
diversitatem generato Amore sociasti et
aeterna subole humano genere
propagato nunc circumfluo Paphii
sacrario coleris;
seu Phoebi soror,
quae partu fetarum medelis lenientibus
recreato populos tantos educasti
praeclarisque nunc veneraris delubris
Ephesi;
seu nocturnis ululatibus horrenda
Proserpina
triformi facie larvales impetus
comprimens terraeque claustra cohibens
lucos diversos inerrans vario cultu
propitiaris;
ista luce feminea conlustrans cuncta
moenia et udis ignibus nutriens laeta
semina et solis ambagibus dispensas
incerta lumina;
quoque nomine, quoque ritu, quaqua
facie te fas est invocare:
tu meis iam nunc extremis aerumnis
subsiste, tu fortunam conlapsam
adfirma, tu saevis exanclatis casibus
pausam pacem tribue.
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O Regina del cielo,
tu feconda Cerere,
prima creatrice delle messi,
che, nella gioia di aver ritrovato
tua figlia, eliminasti l'antica usanza
di nutrirsi di ghiande come le fiere, rivelando agli
uomini un cibo più mite, ora dimori nella terra di
Eleusi;
tu Venere celeste,
che agli inizi del mondo congiungesti
la diversità dei sessi
facendo sorgere l'Amore
e propagando l'eterna progenie
del genere umano,
ora sei onorata nel tempio di Pafo
che il mare circonda;
tu [Diana] sorella di Febo,
che, alleviando con le tue cure il parto alle donne
incinte,
hai fatto nascere tanti popoli,
ora sei venerata nel tempio illustre
di Efeso;
tu Proserpina,
che la notte con le tue urla spaventose
e col tuo triforme aspetto
freni l'impeto degli spettri
e sbarri le porte del mondo sotterraneo,
errando qua e là per le selve,
accogli propizia
le varie cerimonie di culto;
tu [Luna] che con la tua femminile luce rischiari
ovunque le mura delle città
e col tuo rugiadoso splendore
alimenti la rigogliosa semente
e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo
incerto chiarore;
con qualsiasi nome, con qualsiasi rito,
sotto qualunque aspetto
è lecito invocarti:
concedimi il tuo aiuto
nell'ora delle estreme tribolazioni, rinsalda la mia
afflitta fortuna,
e dopo tante disgrazie che ho sofferto dammi pace
e riposo.
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Iside Regina Caeli
Iside Regina
(Apuleio, Metamorfosi XI, 5)
Rerum naturae parens,
elementorum ominium domina, saeculorum
progenies initialis, summa numinum,
regina manium,
prima caelitum,
deorum dearumque facies uniformis,
quae caeli luminosa culmina,
maris salubria flamina,
inferum deplorata silentia nutibus meis
dispenso:
cuius nomen unicum
multiformi specie,
ritu vario,
nomine multiiugo
totus veneratur orbis.
Inde primigenii Phryges Pessinuntiam deum
matrem,
hinc autocthones Attici Cecropeiam
Minervam,
illinc fluctuantes Cyprii Paphiam Venerem,
Cretes sagittiferi Dictynnam Dianam,
Siculi trilingues Stygiam Proserpinam,
Eleusinii vetusti Acteam Cererem,
Iunonem alii, Bellonam alii,
Hecatam histi, Rhamnusiam illi,
et qui nascentibus dei Solis inchoantibus (et
occidentis inclinantibus) inlustrantur radiis
Aethiopes utrique
priscaque doctrina pollentes Aegyptii
caerimoniis me propriis percolentes
appellant vero nomine
reginam Isidem.
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Io sono la genitrice dell'universo,
la sovrana di tutti gli elementi,
l'origine prima dei secoli,
la totalità dei poteri divini,
la regina degli spiriti,
la prima dei celesti;
l'immagine unica di tutte le divinità maschili e
femminili:
sono io che governo
col cenno del capo
le vette luminose della volta celeste,
i salutiferi venti del mare,
i desolati silenzi degli inferi.
Indivisibile è la mia essenza,
ma nel mondo io sono venerata ovunque
sotto molteplici forme,
con riti diversi,
sotto differenti nomi.
Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi
chiamano madre degli dei, adorata in
Pessinunte;
gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;
i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo;
i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;
i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;
gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea;
alcuni Giunone; altri Bellona;
gli uni Ecate; gli altri Rammusia [Nemesis].
Ma le due stirpi degli Etiopi,
gli uni illuminati dai raggi nascenti
del dio Sole all'alba,
gli altri da quelli morenti al tramonto,
e gli Egiziani valenti per l'antico sapere,
mi onorano con riti che appartengono a me
sola, e mi chiamano
col mio vero nome: Iside Regina.
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Iside Regina Caeli
Riferimenti bibliografici
Apuleio
Le metamorfosi o l'Asino d'oro
Rizzoli
Bresciani E. (a cura di)
Letteratura e poesia dell'Antico Egitto
Einaudi
De Rachewiltz B.
I miti egizi
TEA
Donadoni S.
Testi religiosi egizi
TEA
Eliade M.
Storia delle credenze e delle idee religiose
Sansoni
Ferguson J.
Le religioni nell'Impero Romano
Laterza
Hart G.
Miti egizi
Mondadori
James E. O.
Gli eroi del mito
Il Saggiatore
Meeks D. - Favard Meeks
Ch.
La vita quotidiana degli egizi
e dei loro dei
Rizzoli
Plutarco
Iside e Osiride
Adelphi
Puech H.-C.
Le religioni del mondo classico
Mondadori
Rundle Clark R.T.
Mito e simbolo nell'antico Egitto
Il Saggiatore
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