LA RELIGIONE NELL`ANTICO EGITTO

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LA RELIGIONE NELL’ANTICO EGITTO
L’Egitto si estende in una zona desertica dell’Africa nordorientale. L’unica fascia di terreno fertile costeggia le rive del
fiume Nilo, che con i suoi 6.671 km è il fiume più lungo del
mondo.
Gli antichi Egizi, dunque, consideravano l’Egitto “dono del
Nilo” e il fiume era la divinità protettrice del paese.
LE DIVINITA’
Il faraone, sovrano indiscusso e assoluto, era considerato il
rappresentante in terra del dio sole, Ra, e per questo era
ritenuto una divinità.
Gli Egizi erano POLITEISTI, adoravano cioè più divinità,
ciascuna associata ad una forza naturale o ad uno degli
animali caratteristici del territorio. Essi attribuivano agli déi
sembianze umane (antropomorfi) alternate a tratti
animaleschi (zoomorfi).
ANTROPO MORFO
dal greco:
àntropos e morfè
UOMO
FORMA
Tra le divinità principali ricordiamo:
RA o ATUM o AMMON: il dio del sole, creatore e signore dell’universo
GEB: il dio della terra
NUT: la dea del cielo stellato
OSIRIDE: il dio dell’oltretomba, giudice dei morti
ISIDE: dea della luna e della maternità, sorella e sposa di Osiride
HORUS: il dio falco, figlio di Iside e Osiride
ANUBI: il dio sciacallo, protettore dei defunti nell’aldilà
THOT: il dio della sapienza, raffigurato con la testa di ibis (un uccello dal becco sottile e ricurvo)
Anche alcuni animali venivano considerati sacri, come il coccodrillo, lo scarabeo e il gatto, il cui corpo
dopo la morte veniva imbalsamato.
IL MITO DI ISIDE E OSIRIDE
MITO: racconto fantastico che fornisce una spiegazione non scientifica alle grandi domande
dell’esistenza umana, come l’origine del mondo, dell’uomo, degli dei, della vita dopo la morte.
Gli antichi egizi consideravano la vita oltre la morte
molto simile a quella terrena, se non addirittura più
felice.
Questa convinzione deriva dal mito di Iside e Osiride,
che celebra la vittoria di Osiride sulla morte.
Questo mito racconta che Osiride, grande re d’Egitto,
morì soffocato dentro una cassa in cui era stato
rinchiuso con l’inganno da suo fratello Seth. La cassa,
gettata nel Nilo, fu recuperata e nascosta da Iside,
moglie di Osiride. Ma il malefico Seth la ritrovò e, per
assicurarsi la definitiva scomparsa del fratello, tagliò il
cadavere a pezzetti, che cosparse per tutto l’Egitto.
Iside riuscì a recuperare i pezzetti del corpo e, con
l’aiuto del dio Anubi, ricompose il cadavere, facendolo
tornare in vita per una notte, durante la quale
concepirono il figlio Horus. Osiride dunque divenne il
grande dio dell’oltretomba.
LA MUMMIFICAZIONE
Gli egiziani svilupparono l’idea che si potesse vivere nell’aldilà solo a condizione che il corpo fosse
mantenuto integro, cioè che la conservazione del cadavere assicurasse al defunto la vita eterna: così
elaborarono una tecnica complessa che permetteva di conservare le spoglie dei defunti, la cosiddetta
mummificazione, considerata un vero e proprio rito religioso.
Una volta mummificato, il cadavere veniva trasferito nella tomba e circondato da suppellettili di vario tipo,
da cibo e da bevande. Da questo momento iniziava il viaggio del defunto verso l’oltretomba, come viene
illustrato nel Libro dei Morti, testo sacro della religione egizia.
IL GIUDIZIO DELL’OLTRETOMBA
Durante il viaggio verso l’aldilà, il defunto doveva superare diverse prove, ma era aiutato dal Libro dei
Morti, un papiro che veniva posto dai sacerdoti nella tomba. Indicava al defunto la via da seguire, le
formule magiche che lo avrebbero protetto e le risposte giuste da dare a speciali domande.
L’ultima delle prove era il giudizio alla corte di Osiride.
Raggiunta la Sala del Giudizio e accolto da Horus, il defunto,
dinanzi al tribunale divino, doveva fare una confessione nella
quale dichiarava di non aver commesso nessuno dei 42 peccati
elencati nel Libro dei Morti.
Mentre il defunto, assistito dal dio Anubi, si confessava, il dio Thot
annotava i peccati e sistemava sul piatto di una bilancia il cuore
del defunto e sull’altro una piuma che rappresentava la verità.
Se il cuore risultava più leggero della piuma, cioè non era gravato
dal peso dei peccati, significava che l’uomo nella vita si era
comportato in modo giusto e, solo allora, poteva avere accesso al
gioioso regno dell’oltretomba, per passare una vita eterna e felice
nel mondo degli dei.
Diversamente era condannato alla morte definitiva e divorato da un mostro che attendeva presso la
bilancia.
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