Hegel: La logica : Il barattolo delle idee : http://ilbarattolodelleidee.org

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OTTOBRE 19, 2016 BY IL BARATTOLO DELLE IDEE LEAVE A COMMENT
Hegel: La logica
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La Logica è la prima parte del cosi detto sistema, entro il quale Hegel intende
racchiudere la scienza come complesso strutturato della totalità della
conoscenza. Benché anche la Fenomenologia pur essendo introduzione alla
scienza fosse già considerata scienza, con la logica, avendo la coscienza
affrontato il percorso di elevazione del punto di vista assoluto, entra a pieno
titolo nel regno della scienza. Adesso il movimento di sviluppo dell’Assoluto è
visibile dal punto di vista dell’Assoluto stesso. La logica come primo sviluppo
del sistema, rappresenta perciò il momento originario; l’istante zero del
movimento attraverso il quale si struttureranno tanto l’essere quanto il pensiero.
Essa è perciò una sorta di cosmologia, per la quale prima di dare origine al
mondo (l’estraneazione dello Spirito), lo Spirito stesso riflettendo su se stesso,
determina le strutture tanto del pensare quanto del reale. Un po’ come per i
medievali succedeva che la creazione della realtà era preceduta da una sorta
di regno delle idee che corrispondeva ai pensieri di Dio, la logica descrive
questo momento iniziale per la quale vengono le categorie del mondo e del
pensare. In questo senso la logica è :”l’esposizione di Dio come egli è nella sua
eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finito”.
Già con Aristotele avevamo visto che la logica e la metafisica si incontravano
nella trattazione delle categorie, che erano sia strutture della realtà, che
strutture del pensiero. Adesso riproposta la coappartenenza originaria del
pensiero e dell’essere, le categorie sono per così dire piene di realtà. Esse
inoltre non vengono “trovate” come succedeva per Aristotele o Kant, ma
essendo riconosciute come risultato di un processo, si assisterà al movimento
della loro generazione. La comune struttura logica di mondo e pensiero, che è
poi la ragione stessa dispiegata, spiega perché al pensiero una volta posto è
data la possibilità di togliere la differenza tra sé e il mondo e di riappopriarsi di
quella unità originaria. Tale movimento è poi il compimento dello Spirito stesso,
che in quanto soggetto può giungere a consapevolezza di sé, solo col ritorno
della
singola
soggettività
all’universale.
Hegel per chiarire questo punto ripropone i diversi modi di intendere il rapporto
tra
pensiero
ed
essere:
– La prima posizione è la più ingenua e ritiene che da una parte vi sia il pensiero
e dall’altra le cose e che il pensiero possa conoscere le cose come veramente
sono.
– La seconda posizione è quella dell’empirismo (Kant), il quale elevando la
percezione a rappresentazione, fa di essa la misura dell’oggettività, riducendo
tuttavia
la
realtà
vera
ad
una
X
inconoscibile.
– La terza posizione è quella della filosofia della Fede, che esige di saltare dal
pensiero all’essere, mediante il sentimento o la fede. La visione che
contrappone il pensiero ad una realtà esterna (quella che era la coscienza nella
fenomenologia) è dunque la più ingenua.
– La logica hegeliana di divide in logica 1) dell’essere (qualità, quantità, misura),
2) dell’essenza (essenza come ragion d’esistenza, fenomeno, realtà in atto) e
3) del concetto (concetto soggettivo, oggettivo, l’idea).
1) L’essere come qualità (a- essere [a.1- essere, a.2- essere determinato, a.3
– essere per sé], essere determinato, essere per sè): Il punto di partenza della
logica è il concetto più vuoto e astratto di tutti quello dell’essere, come essere
assolutamente indeterminato, privo di ogni possibile contenuto. Per questa
ragione esso coincide immediatamente con il nulla, e il concetto di tale identità
è il divenire (come continuo passaggio dall’essere al non-essere). L’essere e il
nulla come pura astrazione si oppongono poi all’essere determinato, che viene
richiamato e posto in luce proprio in tale opposizione, l’essere in quanto
determinato è allora qualità, quantità e misura. Tutte queste categorie sono
considerate nel loro isolamento e non in relazione l’una alle altre. Quando
l’essere riflette su se stesso per scorgere le proprie relazioni interne, diviene
essenza.
2) Dottrina dell’essenza: Già in Aristotele i molteplici significati dell’essere erano
riconducibili all’essere come sostanza/essenza, per cui se andiamo alla ricerca
del significato più profondo dell’essere, troveremo l’essenza. Le categorie
fondamentali dell’essenza sono: 2.1) l’essenza come fondamento
dell’esistenza, 2.2) il fenomeno e la 2.3) realtà in atto (o fenomeno realizzato).
L’essenza è dunque prima una semplice riflessione dell’essere, poi si
estrinseca nel fenomeno per trovare piena attuazione come realtà effettiva.
2.1) L’essere riconoscendosi identico a se stesso e diverso dalle altre essenze
scopre la propria ragion d’essere, che è appunto l’esistenza. Come già aveva
ragionato S. Tommaso, il puro Essere (l’essere di Dio) è l’unico che ha come
essenza la sua esistenza, ovvero l’unico in cui essenza ed esistenza
coincidono. Detto altrimenti l’essenza dell’essere è che l’essere è
(esiste/Parmenide). L’apparizione dell’esistenza è il fenomeno, intesa da Hegel
come manifestazione, realizzazione dell’essenza (non come esterno
ingannevole di un interno nascosto). Questa dialettica tra il fenomeno e la sua
realizzazione l’abbiamo già vista a proposito del gioco delle forze, per il quale
lo sforzo dell’intelletto era appunto quello di capire che ciò che egli intendeva
come l’essenza nascosta delle cose era in realtà il suo apparire. Nell’essenza
non c’è nulla che non si manifesti, perché fuori da questa manifestazione
l’essenza non è reale (l’essenza si realizza, nel senso di farsi reale, dunque la
realtà dell’essenza (la sua esistenza per l’appunto) è la sua apparizione: il
fenomeno. Per cui l’esistenza dell’essenza è il fenomeno e il fenomeno è la
piena realizzazione dell’essenza. Le tre relazioni che caratterizzano la realtà in
atto sono la 2.3.1) sostanzialità, 2.3.2) la causalità e la 2.3.3) reciprocità.
L’essere considerato prima nella sua immediatezza nella sua riflessione
interna, nel cercare la verità di se stessa si scopre come essenza.
3) Il concetto è soggettivo o puramente formale, poi oggettivo e si manifesta
negli aspetti fondamentali della natura e infine è IDEA, come unità del
soggettivo
e
dell’oggettivo,
come
ragione
autocosciente.
Così determinato e arricchito della riflessione in sé, l’essere diventa concetto,
come concetto della ragione (non è il concetto dell’intelletto, contrapposto alla
realtà), spirito vivente della realtà. Mentre il concetto della logica classica è
contrapposto alla realtà effettiva, ovvero al particolare e al singolare, il concetto
della ragione è quello che abbiamo visto scaturire dal fenomeno come realtà in
atto. Esso è allora un ritorno della ragione dall’elemento dell’essere a quello del
pensiero, ma un ritorno che mantiene ciò che ha tolto (la realtà effettuale). Il
concetto allora “è ciò che è in tutto e per tutto concreto”. L’universale concreto
riunisce in sé i tre momenti di universale, particolare e individuale (pensa ad
individuo non come a “persona”, ma come ad un che di individuato “questa
penna qui” è un individuo). Fonde nell’individualità l’universale e il particolare.
Mentre nella struttura aristotelica genere, specie e individuo sono organizzate
gerarchicamente, per Hegel l’individuo è il risultato del gioco dialettico
dell’universale e dell’universale; questo gioco di universalità, singolarità e
individualità è il concetto stesso, pensato come sillogismo. Il concetto
soggettivo si esprime infatti dapprima nei suoi tre aspetti (universalità,
particolarità, individualità), poi come giudizio e infine come sillogismo, il quale
esprime da un punto di vista formale la razionalità del tutto. Ogni cosa è
sillogismo, ogni cosa è concetto, perché ogni cosa è razionale. Ogni
individualità concreta, ogni essere e ogni attività e qualunque aspetto è la
manifestazione dell’universalità, che attraverso caratteri specifici (singolarità),
si
manifesta
come
realtà
effettuale
(individualità).
Nota: Il concetto riassume in sé facendole scaturire da sé i tre momenti della
logica classica (Categorie, giudizi, ragionamenti).
– Il concetto come oggettività costituisce le categorie fondamentali della natura:
meccanicismo,
chimismo
e
teleologia.
L’ultima categoria è l’Idea, unità di ideale e reale. Essa è la totalità della realtà
in tutte le sue determinazioni. Nella sua forma immediata essa è vita, cioè
anima relazionata al corpo, poi è conoscere nel quale il soggettivo e l’oggettivo
appaiono distinti e tuttavia uniti (riferiti sempre alla sua realtà). Il conoscere può
assumere la forma teoretica o la forma pratica. Al di là della vita e del conoscere
come loro unità si dà l’Idea assoluta come identità di idea teorica e pratica.
LA FILOSOFIA DELLA NATURA:
L’idea come identità teorica e pratica, costituiva il punto di arrivo della logica,
quest’ultima nel realizzarsi, passa nella forma dell’essere altro, come esteriorità
che si aliena, come Natura. L’idea in altri termini deve cioè realizzarsi
determinarsi nel suo essere altro, essa facendosi reale rappresenta la
contraddizione assoluta. Considerata in sé (nel suo concetto) infatti l’idea in
quanto totalità di vita e conoscere è divina, nel realizzarsi essa assumendo la
forma dell’esteriorità non corrisponde al suo concetto ed è inadeguata a se
stessa. Il concetto dell’idea è quello dell’assoluta identità di soggetto e oggetto,
mentre nella natura il concetto è nella forma dell’esteriorità oggettiva. La Natura
è il sonno dello Spirito il quale in questa “caduta” smarrisce il lato soggettivo,
l’elemento della consapevolezza di sé. Nella natura lo Spirito resta sempre
idea, quale assoluta unità e tuttavia è un idea inconsapevole. Le divisioni
fondamentali della filosofia della Natura sono:1) la meccanica, 2) la fisica e la
3) la fisica organica. La meccanica considera l’esteriorità che è l’essenza della
natura o nella sua astrazione (spazio tempo) o nel suo isolamento (materia,
movimento) o nella sua libertà di movimento (meccanica assoluta). La fisica
comprende la fisica dell’individualità universale cioè degli elementi della
materia, la fisica dell’individualità particolare delle proprietà fondamentali della
materia (peso, coesione, suono, calore) e la fisica dell’individualità totale
(proprietà magnetiche elettriche, chimiche). La fisica organizza comprende la
natura geologica, quella vegetale e l’organismo animale.
LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO:
Lo Spirito come Natura si è inabissato nell’elemento dell’assoluta oggettività
dapprima risalendo via, via la strada dall’inorganico all’organico. E tuttavia è
nell’uomo che esso può acquisire consapevolezza di sé, farsi soggettività e
libertà, ovvero autocreazione e autoproduzione. Lo Spirito è dapprima
soggettivo,
poi
oggettivo
e
infine
assoluto.
1) Lo spirito soggettivo è lo spirito individuale considerato nel suo lento e
progressivo emergere dalla Natura, attraverso un processo che dalle forme
elementari di vita arriva alle più elevate attività conoscitive. Lo spirito soggettivo
è diviso in 1.1) antropologia, 1.2) fenomenologia, 1.3) psicologia.
– L’antropologia studia lo spirito come anima e si divide a sua volta in anima
naturale, senziente e reale. E indica tutto quel complesso di rapporti tra lo spirito
e la natura che nell’uomo si manifestano come carattere, temperamento,
disposizioni, connesse alle diverse età e ai diversi sessi.
– Le fenomenologia studia lo spirito in quanto coscienza, autocoscienza e
ragione. Questo percorso è quello nel quale lo Spirito s’è finalmente fatto
coscienza e da qui dovrà intraprendere il cammino verso l’acquisizione di
consapevolezza.
– Infine la psicologia studia lo spirito in senso stretto cioè in quelle
determinazioni che costituiscono il processo concreto attraverso il quale la
ragione
trova
se
stessa
nel
suo
contenuto.
La sezione dello Spirito termina con la volontà che si fa e si sa libera. Questa
libertà dovrà tuttavia realizzarsi e come succedeva nella fenomenologia, anche
adesso il problema è che la coscienza dovrà superare la propria singolarità e il
proprio isolamento, giacché si è liberi solo nella dimensione del Noi.
2) lo spirito oggettivo: Qui lo spirito si manifesta in istituzioni sociali concrete,
ovvero in quell’insieme di determinazioni sovra-individuali che Hegel in senso
lato definisce diritto. Qui si ha 2.1) il diritto astratto, 2.2) la moralità, 2.3) l’eticità.
Il diritto astratto (2.1.1 proprietà, 2.1.2 contratto, 2.1.3 diritto contro il torto):
il diritto astrato (diritto privato più parte di quello penale) riguarda l’esistenza
esterna delle persone, concepite inizialmente come astratti soggetti di diritto.
Le persone trovano il loro primo compimento in una cosa esterna che è la
proprietà. Il possesso materiale trova la sua effettualità soltanto nella
legittimazione giuridica e dunque nel contratto. Nel momento in cui il diritto si
incarna nel contratto (immagina il contratto sociale) si genera il torto che nel
suo aspetto peggiore è il delitto. Affinché il torto, che rappresenta una
lacerazione del tessuto etico, venga risanato è necessaria una pena, un
castigo, che serva da espiazione della colpa. La dialettica del diritto contro il
torto per essere sanata ha tuttavia necessità che il reo confessi la sua colpa,
che la riconosca cioè interiormente come colpa.
2.2) LA MORALITÀ (2.2.1 il proponimento, 2.2.2 l’intenzione e il benessere,
2.2.3 il bene e il male):
l’esigenza di sanare il conflitto tra diritto e pena sfocia dunque nella morale,
sfera della volontà soggettiva. L’azione morale è frutto di un proponimento,
ovvero di un’intenzione. Il fine dell’azione per Hegel è il benessere (morale
eudaimonistica) che elevato nella sua universalità è il bene in se e per se (
immagina il principio di universalizzazione kantiano). Ma il bene così
determinato è ancora un’idea astratta che attende di realizzarsi mediante
l’opera di una volontà considerata pure nella sua astrattezza (essa può anche
essere interiormente cattiva ed esternamente realizzare il sommo bene). Il bene
assume dunque l’aspetto del dover essere e la contraddizione tra la soggettività
della volontà chiamata a realizzarlo e l’oggettività del bene in se si fa evidente.
2.3) L’ETICITÀ (2.3.1 la famiglia, 2.3.2 la società civile, 2.3.3 lo Stato):
la contraddizione tra l’universale e il particolare, seguendo una suggestione già
accennata nella fenomenologia, non può essere risolta da una coscienza
singola, che per l’appunto non è in grado di trattenere nell’opera (risultato della
sua azione) i due elementi, ma cercandone uno trova immediatamente l’altro.
Quando essa crede di realizzare il bene in se, la legge universale, finisce
soltanto con l’abbassarla a legge etica a trastullo dell’io, ossia per far del
soggetto
il
signore
del
bene
e
del
male.
1. L’etica è quella stessa morale nell’elemento dell’oggettività, ovvero incarnata
nelle istituzioni entro cui si svolge la vita della collettività e dello spirito di un
popolo. La prima forma di eticità è la 2.3.1) famiglia segue 2.3.2) la società
civile. L’individuo attraverso l’educazione riceve impressa su di se, una
sensibilità, una misura del mondo, criteri di giudizio, aspirazioni che
condizioneranno le sue scelte i suoi giudizzi morali. Tale educazione è la prima
forma di incarnazione dell’eticità. Essa, tuttavia, sussiste ancora come
espressione del soggetto singolo. Quest’ultimo una volta uscito fuori dalla
particolarità del proprio ambiente familiare si troverà difronte altrettanti individui
che come lui, hanno interiorizzato l’educazione della famiglia e che la intendono
come universale. La società civile è espressione di questa diseguaglianza
iniziale, nella quale il tessuto sociale non è ancora stato ricomposto e i diversi
interessi sono disgregati. 2.3.3) Lo Stato rappresenta il ritorno all’unità, da
questa disgregazione. Esso è una sorta di famiglia in grande, nel quale l’ethos
di un popolo si esprime consapevolmente; è l’incarnazione suprema della
moralità sociale e del bene comune. Per Hegel a differenza che per i tanti teorici
contrattualisti, lo Stato non riceve legittimità dai proprio cittadini, ma essendp
ciò per cui gli individui realizzano la propria individualità e ricompongono le
proprie scissioni è piuttosto vero il contrario: il cittadino ha la sua ragione
d’essere nello stato, mentre lo Stato la sua ragione d’essere in se stesso e non
abbisogna di ulteriori legittimazioni. Espressione dell’eticità consapevole è poi
la legge, che esprime l’universale consapevolmente, lo Stato pensato da Hegel
è perciò uno Stato delle leggi (Rechtstaat). La struttura dello Stato passando
per i tre poteri (legislativo, esecutivo giudiziario), si condensa nella figura del
principe (monarca) il quale ha il compito di ricompattare nell’elemento dell’unità
e della libera volontà che si è dispiegata nei tre poteri. La volontà del sovrano
deve però essere una volontà pura, ed egli effettivamente ha il solo potere di
dire “si”, alle decisioni prese dal governo.
LA FILOSOFIA DELLA STORIA:
E’ una parte del pensiero hegeliano di cui non ci occuperemo nello specifico.
Presa in generale la questione si potrebbe ridurre nei seguenti termini. Dacchè
la coscienza non può realizzare l’unità di singolare e particola restando come
coscienza singola, essa deve guardarsi come coscienza concreta. Coscienza
storica. Deve cioè porsi in relazione con il Noi della comunità, che trova
espressione, l’abbiamo visto, nella famiglia, nella società civile e nello Stato.
Per fare ciò ha bisogno di guardare al suo ethos, allo spirito del suo popolo,
come a un divenuto. Lo spirito di un epoca sarà il frutto di una storia di
un’evoluzione che ne motiverà anche il contenuto (es: la Sicilia è un luogo di
mafiosi perché è stata a lungo dominata). Visto dal lato dell’assoluto la storia è
piuttosto il momento del suo dispiegamento, lo Spirito si fa concreto reale in un
evoluzione. Questo percorso è propriamente oggetto della filosofia della storia,
essa vede nell’evento storico il dispiegarsi di una razionalità, percepita dal lato
del singolo come destino, ma che esprime piuttosto la necessità degli sviluppi
dello Spirito stesso. Il fine della storia è perciò la realizzazione dello spirito e i
mezzi sono gli individui concepiti come singoli e come popolo. Come popolo
essi incarnano lo spirito di un’epoca, e dunque la conservazione dei valori,
come singoli ( eroi cosmostorici) incarnano il rinnovamento, il cambiamento.
Dietro le passioni, le aspirazioni dei singoli ( se essi si fanno interpreti dello
spirito del tempo) v’è dunque la volontà universale che si realizza. I grandi
uomini della storia ( Alessandro, Cesare, Napoleone), sono perciò interpreti del
movimento dello Spirito che sottende le loro gesta. Occorre dunque precisare
che la riconciliazione dello Spirito con se stesso, il suo ritorno ad unità, non è
un movimento di pensiero e non è certo ilo filosofo con i suoi libri che può
realizzarla. Essa è piuttosto una riconciliazione storica, per la quale le
differenze e le scissioni verranno sanate. Per le quali l’individua sarà
immediatamente in unità e armonia con la comunità (ciò significa senza
ricevere ne commettere ingiustizie) e vedrà in essa immediatamente realizzata
la sua libertà.
3) LO SPIRITO ASSOLUTO:
lo Spirito Assoluto è l’ultima parte del sistema ed è il momento in cui l’Idea
giunge alla piena consapevolezza di se. Tale auto-sapersi dell’Assoluto non è
qualcosa di immediato ma risultato da un processo dialettico che passa
attraverso l’arte, la religione e la filosofia. L’arte conosce l’Assoluto nella forma
dell’intuizione sensibile, la religione come rappresentazione e la filosofia come
puro
concetto.
3.1)la rappresentazione artistica dell’Assoluto vive in modo intuitivo e
immediato quella fusione di soggetto e oggetto, 3.2) la religione che pensa la
relazione tra uomo e Dio, il particolare e l’universale, è in grado di
rappresentarsela (l’arte la intuiva), ma non di concettualizzarla. Hegel quando
parla di religione ha in mente la religione come fenomeno socio-antropologico,
la religione come sentimento popolare (non ad esempio la teologia, che è già
filosofia). 3.3) nella filosofia che è l’ultimo momento dello Spirito Assoluto, l’Idea
giunge alla piena e concettuale coscienza di se. Attenzione la filosofia esprime
lo Spirito di un epoca, essa porta a consapevolezza lo Spirito secondo la sua
evoluzione. Nel cammino storico, vale a dire, se lo Spirito è estraneo o
riconciliato, la filosofia porterà ad espressione quella stessa riconciliazione o
estraneazione. Hegel immagina la sua epoca come un epoca di gestazione, nel
quale la storia del suo popolo (quello prussiano) incarna le vicende di uno
Spirito realizzato ( nello Stato prussiano). E la sua propria filosofia come
l’espressione di quella riconciliazione. L’idea allora ritornata entro se, può
ricominciare il movimento dialettico.
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