07_La_meningite_linfomatosa

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LA MENINGITE LINFOMATOSA
La meningite linfomatosa rappresenta una delle possibili e devastanti complicazioni che
affliggono i pazienti affetti da linfoma. Si tratta di una patologia rara con una frequenza
del 4 % negli individui colpiti da questo tumore del sangue.
La sua presenza determina una rapido deterioramento del quadro neurologico e della
qualità di vita dei pazienti e, in genere, una rapida evoluzione fatale della malattia.
E’ più spesso associata ad alcune localizzazioni della malattia (testicolo, nasofaringe,
seni paranasali, midollo osseo) e nei pazienti con linfoma associato ad infezione da
HIV. Questa complicanza è più frequente nel caso dei linfomi linfoblastici (che
costituiscono circa il 4% di tutti i casi di linfoma non Hodgkin). Quindi nei pazienti che
presentano queste caratteristiche è necessario effettuare una valutazione del liquido
cerebrospinale (CSF), per individuare l’eventuale localizzazione meningeale
clinicamente silente e gestirla a beneficio del paziente.
Il controllo della meningite linfomatosa è necessario per preservare la qualità di vita del
paziente ma non è sufficiente a garantire una sopravvivenza nel lungo periodo, che è
determinata dalla capacità di controllare la componente sistemica della malattia. Per
questo motivo per trattare in modo efficace questa complicanza è necessario gestire sia
le componenti meningeali e sistemiche della malattia. Lo sviluppo della meningite
linfomatosa porta quasi sempre a un esito fatale. Lo scopo della terapia quindi è di tipo
palliativo ma il trattamento, pur non modificando sostanzialmente l’evoluzione legata al
controllo della malattia sistemica, permette un miglioramento del quadro neurologico,
alleviando i sintomi prolungando la sopravvivenza libera da sintomi dei pazienti colpiti,
influenzando in modo positivo la qualità della vita del paziente.
La strategia terapeutica
Il normale approccio terapeutico prevede la combinazione di radioterapia e
chemioterapia intratecale. La rarità della malattia solleva la questione dei cosiddetti
farmaci orfani, utili per curare una patologia rara ma privi di un mercato sufficiente a
incentivare l’investimento nel loro sviluppo.
Non esistono farmaci registrati in Italia con l’indicazione della profilassi e terapia della
meningite linfomatosa, ma nella pratica i medici ricorrono alla somministrazione,
alcune volte in associazione, di tre farmaci:
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Citosina arabinoside (20-30 mg/m2)
Methotrexate (10 mg/m2)
Prednisolone (20 mg/m2)
I farmaci vengono somministrati per via intratecale, all’interno cioè del midollo osseo
del paziente.
Nel trattamento della meningite linfomatosa accertata la somministrazione è
inizialmente almeno bisettimanale, fino ad ottenimento di remissione completa locale
(liquor negativo), continuando con un trattamento consolidamento e poi di
mantenimento meno frequente. L’emivita limitata di questi farmaci spiega la frequenza
delle sedute, da eseguire in regime ospedaliero. E’ evidente che un numero così elevato
di somministrazioni aumenta i rischi e la possibilità di effetti collaterali legati alla
manovra e ai farmaci. Per ovviare a questo inconveniente sono stati messi allo studio
preparazioni caratterizzate da emivita più lunga, come nel caso della citarabina a lento
rilascio, che richiedono un numero minore di somministrazioni e riducono gli aspetti
negativi della terapia.
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