Pappo di Alessandria (sec. III d.C.) È uno dei principali commentatori della matematica greca ed alessandrina. La sua Collezione Matematica, in otto libri, è, insieme al Commentario di Proclo (sec. V d.C.), una delle più ricche e dettagliate fonti per quanto riguarda la storia di questa disciplina da Euclide a Tolomeo. I temi trattati sono la geometria piana e solida, la meccanica, l’astronomia e l’ottica; a teoremi di autori precedenti si affiancano risultati originali, tra cui il noto Teorema che da Pappo ha preso il nome. Viene citata l’opera di Zenodoro, vissuto in un periodo compreso fra il sec. II a.C. ed il sec. I d.C., che aveva trovato alcuni interessanti risultati sull’area massima di figure piane a parità di perimetro, e sul volume massimo di solidi a parità di superficie: il cerchio ha area maggiore di tutti i poligoni aventi lo stesso perimetro, la sfera ha volume massimo fra tutti i solidi aventi la stessa superficie. Pappo ci propone anche una generalizzazione del Teorema di Pitagora, che forse era già nota ad Erone: al triangolo rettangolo si sostituisce un triangolo qualunque, ai quadrati costruiti sui lati si sostituiscono parallelogrammi qualsiansi. L’enunciato è: dato un triangolo ABC qualunque, e dati due parallelogrammi qualsiansi ABDE e BCFG, costruiti sui lati AB e BC rispettivamente, è possibile costruire sul lato AC un terzo parallelogramma, ACKL, la cui area sia la somma delle aree dei primi due. La costruzione, semplicissima, è quella evidenziata dal disegno: H D G B L K E F A J C La Collezione Matematica contiene anche il noto Teorema di Guldino, che dà una formula per il calcolo del volume V del solido ottenuto ruotando una figura piana, di area A, intorno ad un asse che non la interseca: V = Ac, dove c è il perimetro del cerchio descritto dal baricentro della figura. Il risultato ha preso il nome dal matematico Paolo Guldino (15771643), che lo ripropose. Il problema di Pappo Questo problema venne affrontato già da Euclide ed Archimede, e fu poi ripreso e generalizzato da Descartes. Eccone la formulazione nel caso più semplice: t C γ A α r β P B s Date tre rette r,s,t del piano, fissato un numero reale positivo , e fissati tre angoli α,β,γ, si cerca il luogo dei punti P del piano tali che, condotte da P tre rette che: 1. formino con r,s,t gli angoli α,β,γ, e 2. intersechino r,s,t nei punti A,B,C, si abbia l’identità: |PA|2 = |PB| |PC| Questo problema può essere riformulato, in maniera analoga, per un numero qualunque di rette. Apollonio risolse per primo il problema per 3 e 4 rette, provando che in entrambi i casi il luogo cercato è una conica: la dimostrazione utilizza ben cinquanta proposizioni contenute nel Libro III del suo trattato Sulle sezioni coniche. Pappo ripropose il risultato e suggerì una generalizzazione per i casi con più di quattro rette. Occorrerà aspettare il secolo XVII per vedere, con i metodi introdotti da Descartes, la prima dimostrazione concisa del risultato. Newton ne darà, successivamente, la prima elegante prova geometrica.