ANNO NUMERO il giornale è anche sul sito www.williamdimarco.it AGOSTO 2013 III 27 E-mail: [email protected] Approfondimenti culturali e analisi storica Chorus periodico edito dall’associazione culturale Cerchi Concentrici Promotor - Reg. Tribunale di Teramo n° 641/2010 del 30-12-2010 Direttore Responsabile: William Di Marco - fax. 085.893.34.05 - Stampa: Tipolitorosetana La Storia per Vico è l’unica scienza Il filosofo partenopeo si schierò contro la vulgata intellettuale del suo tempo, che faceva riferimento alla sola conoscenza del sapere naturale di stampo cartesiano. Per Vico l’unica vera scienza conoscibile è quella storica, poiché è stata scritta e vissuta dall’uomo, che ha gli strumenti per decodificarla di William Di Marco Nello scorso numero ci siamo soffermati su un aspetto importante della Storia, vale a dire quello della trasmissione del sapere storico e della sua tracciabilità. È l’obiettivo che deve porsi chi vuole lasciare ai posteri una documentazione su ciò che è accaduto. Tuttavia non è facile affrontare un simile argomento se non si parte da un punto fermo: la Storia è una scienza molto rigorosa che ha bisogno di approfondimenti documentali e archivistici certi, sui quali fondare una base epistemologica atta alla ricerca stessa. Senza una simile predisposizione, fortificata nello studioso che si accinge ad affrontare tale disciplina, è difficile concepire un lavoro organico e un’analisi che abbiano i canoni della scienza. Per tale motivo è fondamentale partire da colui che sentenziò un cambiamento epocale sotto il profilo della considerazione della Storia come scienza. Il personaggio che più di tutti rappresenta un vero spartiacque da un “prima” e un “dopo” è senz’altro Giambattista Vico, il quale per primo sottolineò, attraverso la sua più importante opera, La scienza nuova, l’importanza degli studi storici. Prima di lui prevaleva la concezione cartesiana molto radicata continua a pag. 2 Margherita Hack e il suo atto di fede nel nulla. Ma non tutta la scienza è d’accordo La morte dell’astrofisica ha di fatto riportato nelle cronache dei giornali una forte contrapposizione tra uomini di fede e atei. Abbiamo ripreso una lettera che lo scienziato Antonino Zichichi ha dedicato alla sua amica-nemica, confutando il “nulla” con l’esistenza di Dio Vico tra Voltaire e Bossuet Pur vivendo in un’epoca dominata dalle idee cartesiane, Vico si permise il lusso di capovolgere completamente il concetto di scienza elaborato da Cartesio, sostenendo la storia in tutta la sua forza razionale È dura la vita del turista, se piove! Quest’anno l’ultima decade di giugno si è distinta per un fresco quasi autunnale. Io l’ho visto da uno spicchio di spiaggia una mattina presto. Quando balenava il LA SCIENZA NUOVA - La grande crisi nella coscienza storica, che si manifestò nel periodo che intercorre tra Voltaire e Bossuet, trovò la sua espressione più significativa nell’opera di Giambattista Vico ((Napoli, 23 giugno 1668 – Napoli, 23 gennaio 1744) intitolata La Scienza nuova. Dobbiamo mettere in evidenza che la brillantezza intellettuale di Vico non fu compresa dai suoi contemporanei, cosicché egli visse in povertà ed inoltre fu quasi ignorato dai suoi contemporanei. Vico, pur vivendo in un’epoca dominata dalle idee cartesiane, si permise il lusso di capovolgere completamente il concetto di scienza elaborato da Cartesio, sostenendo che l’unica vera scienza era la storia, definita dal filosofo francese una pseudoscienza. continua a pag. 4 continua a pag. 2 di Antonino Zichichi* Atea dalla grande onestà intellettuale, a Dio preferì un atto di fede nel nichilismo. Credeva in una tecnologia interamente dedicata al progresso e al benessere dell’Uomo. Il più bel ricordo che ho di Margherita Hack è quando a Siena mi disse che preferiva il Nulla. Eravamo entrambi continua a pag. 4 Questioni di colori Tutti programmano la stagione turistica, fanno i calcoli di quante presenze potrebbero esserci, di cosa organizzare per allietare le serate estive, ma senza il sole, la luce e il bel tempo non ci sono algoritmi che tengano di Ugo Centi* Vico e la... segue da pag. 1 tra gli intellettuali del tempo, cioè che solo le scienze naturali potessero considerarsi tali, mentre molte altre branche del sapere, compreso la Storia, non avevano i crismi per essere considerate scientifiche. Vico rovescerà tale concezione, mettendo un punto fermo che da quel momento in poi risulterà inamovibile e fondamentale per capire i processi evolutivi dell’uomo. Il filosofo napoletano sosteneva, invece, che era la Storia ad essere l’unica vera scienza conoscibile, in quanto prodotta dall’uomo: questi era il solo in grado di decodificare l’unica cosa che lo vedeva protagonista nelle vicende accadute sulla Terra. Anzi, era impossibile il contrario, cioè quello che affermava Cartesio, poiché il mondo fisico, proprio perché non generato dalla mente umana, era fuori dalla comprensione dell’uomo stesso. L’altro aspetto fondamentale delle teorie vichiane è quello della ciclicità della vita degli esseri umani. Contraddicendo la linearità storica Vico tra...... segue da pag. 1 Vico si scagliò contro le idee cartesiane non solo sostenendo che la storia era una vera scienza, ma negando la possibilità che l’uomo potesse conoscere il mondo fisico, cosicché per Vico la scienza naturale tanto esaltata da Cartesio non era una scienza, perché conoscere il mondo fisico era al di fuori della portata delle Corsi e ricorsi capacità dell’intelletto degli uomini. del pensiero giudaico-cristiano, Vico si rifaceva al mondo classico pagano, in cui esistevano i cicli (pur essendo un cattolico osservante e pur dando importanza a una visione molto religiosa della Provvidenza). Per lo studioso partenopeo i “corsi e ricorsi” storici sono delle fasi lunghissime che nella Storia dell’umanità si ripetono. Attenzione però: non è la Storia che si ripete tal quale negli avvenimenti, come spesso si confonde, ma sono certe dinamiche che tendono a riprodursi nelle strutture sociali. Pertanto lo storico non è colui che attraverso lo studio del passato è in grado di preveder il futuro (questa è una visione divinizzante e superficiale della Storia), bensì è uno specialista capace di articolare una prospettiva di dinamiche cicliche che potrebbero delinearsi nelle scelte sociali, sia collettive sia individuali. Insomma, Vico, pur cadendo in qualche contraddizione, rimane veramente uno dei massimi pensatori del suo tempo, che riuscì a dare una svolta agli studi storici e che può essere considerato un pre-illuminista, il cui pensiero verrà compreso solo dopo la sua morte. Secondo Vico l’uomo poteva conoscere scientificamente solo la storia perché gli esseri umani erano i creatori della storia. Al contrario, gli uomini non potevano conoscere il mondo naturale – il cosmo fisico – perché l’universo non era stato creato dagli uomini, ma da Dio. Proprio perché l’universo era una creazione divina solamente Dio poteva conoscerlo perfettamente. Possiamo dire in maniera molto sintetica che la vera protagonista della storia è per Vico la Provvidenza, considerata dall’autore napoletano la legge dalla quale la storia riceve la sua direzione ed il suo ordine. Secondo Vico non può esservi alcun mondo storico fondato sull’ateismo poiché tutte le civiltà, le leggi e le istituzioni che hanno caratterizzato in tutti i periodi storici il mondo degli uomini si fondavano su qualche forma di religione, sia essa vera o falsa, cristiana o pagana. Anche gli uomini primitivi secondo Vico non erano privi di senso religioso e di istituzioni sacre. A detta dell’autore napoletano quanto più l’uomo è primitivo tanto più egli si sente sopraffatto dalla potenza della natura, ragion per cui l’uomo primitivo più di quello in possesso di conoscenze sofisticate desidera credere nell’esistenza della divinità, considerata una potenza superiore in grado di salvarlo dalla potenza e dai pericoli presenti nella natura. 2 Gianbattista Vico CORSI E RICORSI STORICI - Detto ciò possiamo finalmente occuparci della principale teoria di Vico, ovvero la teoria dei corsi e ricorsi storici, che ci permetterà di comprendere fino in fondo la complessa concezione della storia vichiana. Seguendo un’antica tradizione egiziana Vico afferma che la storia è caratterizzata dall’esistenza di tre età che ciclicamente si ripetono: l’età degli dei, l’età degli eroi e l’età degli uomini. Per quanto riguarda l’età degli dei, Vico dice che essa è caratterizzata dal fatto che gli uomini vivono sotto un regime strettamente teocratico e prima di compiere qualsiasi azione e qualsiasi scelta sono soliti interrogare gli oracoli, che a dire di Vico sono le più antiche istituzioni della storia. Dopo l’età degli dei segue l’età degli eroi, la quale è caratterizzata non più dalla teocrazia, ma dal dominio delle classi aristocratiche che sostengono di aver il diritto di comandare e di governare gli Stati in quanto sono superiori per natura ai plebei, al popolo. continua a pag. 3 La storia per... segue da pag. 2 Dopo l’età degli eroi le civiltà umane entrano nell’età degli uomini. In tale età tutti gli individui sono convinti dell’uguaglianza della loro natura umana e respingono nella maniera più assoluta la pretesa degli aristocratici di governare gli stati mediante regimi oligarchici. In tale età si affermano i principi della democrazia e della libertà. L’età divina è caratterizzata dalla teocrazia, quella eroica può essere Corsi e ricorsi considerata l’età della mitologia mentre quella umana deve essere definita l’età della razionalità. Vico definisce le due prime epoche “poetiche” nel vero senso della parola, cioè fantasticamente creative. Queste tre età conducono gli uomini dall’anarchia all’ordine e dalla fantasia alla razionalità. Tuttavia non bisogna credere che nel pensiero vichiano esista l’idea di un progresso continuo dell’umanità verso stadi sempre più civili, in quanto gli uomini una volta giunti nella terza età vanno incontro ad un processo di decadenza e di regresso, per cui l’intera umanità ritorna di nuovo ad un nuovo stadio barbarico e deve ricominciare daccapo il suo cammino basato sui corsi e ricorsi storici. Secondo Vico il primo ricorso si è già verificato una volta e precisamente dopo il crollo di Roma col ritorno dell’epoca barbarica nel Medioevo. Quindi a detta di Vico noi stiamo vivendo nel secondo corso cominciato appunto con l’inizio del Medioevo in quanto il primo corso storico è finito con la caduta di Roma. A questo punto il pensiero di Vico diventa molto problematico, e a dire il vero poco chiaro, perché egli non dice se alla fine di questo secondo corso storico (o primo ricorso storico) si avrà un terzo corso storico ovvero un secondo ricorso. Dobbiamo aggiungere che non solamente su questa questione il pensiero di Vico è poco chiaro, ma anche su altre questioni. Anzi, in alcuni casi Vico cade in vere e proprie contraddizioni. Per fare un esempio, non si riesce a capire come Vico riesca ad accettare una concezione ciclica della storia pur dichiarando più volte a chiare lettere di credere senza nessun dubbio nella religione cristiana, la quale esclude nella maniera più categorica qualsiasi tipo di concezione ciclica della storia, che renderebbe priva di senso l’incarnazione di Cristo. Per il cristianesimo la storia ha un andamento lineare, che parte con la creazione del mondo e termina con la seconda venuta di Cristo (parusia) che coinciderà con la fine del mondo e con la definitiva sconfitta del Diavolo. In ogni caso, a parte questa evidente contraddizione presente nel pensiero vichiano, pur non chiarendo se alla fine di questo corso storico vi sarà un terzo corso, Vico lascia supporre – tenendo presente le sue affermazioni considerate nella loro globalità – che vi sarà un terzo corso storico e dopo di questo anche un quarto, un quinto corso storico e così via all’infinito, dal momento che egli sostiene una concezione ciclica della storia. In sintesi la provvidenza secondo Vico serve solo a salvare l’umanità dall’autodistruzione, ma non assicura un miglioramento progressivo dell’umanità e quindi tutti questi corsi e ricorsi storici non servono a raggiungere alcun fine trascendente (ad esempio la realizzazione del Regno di Dio sulla Terra che secondo la Bibbia è il fine ultimo della storia) ma neanche un fine prettamente umano, come ad esempio il progresso scientifico dell’umanità o la costituzione delle condizioni 3 per permettere un progressivo ma costante miglioramento culturale del genere umano. LE INTERPRETAZIONI - La sua opera fu soggetta subito ad una grande varietà di interpretazioni molto diverse tra loro. Ora citeremo tre di tali interpretazioni che dimostrano come le teorie di Vico davano spazio addirittura ad interpretazioni totalmente opposte tra loro. La prima interpretazione che citeremo è quella del giornale dell’Accademia di Lipsia, che avanzò l’idea che addirittura Vico fosse un gesuita molto conservatore che aveva scritto la sua opera con l’unico scopo di costruire una concezione della storia finalizzata a svolgere un’azione apologetica a favore della Chiesa Cattolica romana. La seconda interpretazione che citeremo è quella dei cattolici conservatori italiani che attaccarono l’opera di Vico perché videro nel pensiero vichiano un tentativo di mettere in dubbio la concezione biblica della storia nonché il potere trascendente che Dio esercita sulla storia stessa. Infine, i socialisti anticlericali italiani esaltarono molto l’opera di Vico, e la ristamparono e la diffusero in tutti i modi alla fine del XVIII secolo, perché considerarono La Scienza nuova un’arma che poteva servire loro per preparare più facilmente la rivoluzione che essi intendevano scatenare quanto prima. In sintesi Vico è apparso agli autori della prima interpretazione un gesuita conservatore e reazionario al servizio della Chiesa Cattolica; ai cattolici conservatori è apparso un eretico che voleva negare la concezione biblica della storia, mentre ai socialisti italiani anticlericali è apparso un autore che esprimeva idee rivoluzionarie molto vicine alle idee socialiste. (Estratto da “La concezione della storia di Vico”, Info Web) Margherita Hack.... segue da pag. 1 ospi­ti dell’Arcivescovo di Siena, mon­ signor Gaetano Bonicelli, che aveva deciso di dar vita a una se­rie di incontri tra scienziati, uno credente e l’altro ateo. La serie veniva aperta da noi due. La Chiesa Universitaria era stracol­ ma. Attacca lei e spiega i motivi per cui non poteva credere in Dio. Nel mio intervento spiego i motivi per cui io credevo (e cre­do) in Dio. Ed ecco come viene fuori il Nul­ la. Il messaggio che viene dalla Scienza - dicevo e dico - è che esi­ste una Logica Rigorosa cui il mon­do deve obbedire, dall’univer­ so subnucleare all’universo fat­to con stelle e galassie. La pro­fessoressa Hack lavora studian­ do l’universo fatto con stelle e galassie. Io lavoro invece stu­ diando l’universo subnuclea­ re, le cui leggi e regolarità sono necessarie per capire che cos’è una stella. E infatti il mistero del Sole ha resistito fino a quando,­ a metà degli anni ’40 del secolo scorso, non è stato capito che cos’è una stella. Se l’uomo avesse continuato a osservare sempre meglio le stelle, ancor oggi non saprem­ mo che cos’è una stella. La luce che emette il nostro sole è un fe­nomeno che avviene sulla su­perficie di una stella. Perché non si spegne né esplode ce lo dicono le leggi dell’universo su­ bnucleare. Il sole è infatti una candela a fusione nucleare. Non si spegne in quanto ha una valvola di sicurezza perfetta. Questa valvola è la cosiddetta carica debole (da non confon­dere con la carica elettrica) la cui prima misura di alta preci­sione è stata fatta al Cern dal mio gruppo. La candela nuclea­re non esplode in quanto essa si raffredda perfettamente emet­ tendo neutrini. Il sole brilla più di neutrini che di luce. Che do­ vessero esistere i neutrini non lo aveva capito nessuno fino a metà del secolo scorso. Adesso, grazie ai lavori fatti con la mac­ china del Cern (Lep), è fuori di­scussione che esistono tre tipi di neutrini. Il fisico che ha pro­posto l’esistenza del terzo tipo di neutrini facendo i primi espe­rimenti al Cern è colui che dice all’amica Hack: se l’universo su­ bnucleare non fosse retto da una logica rigorosa io sarei di­ soccupato. Non saprei cosa fa­ re domani. Né avrei mai potuto far niente nella mia carriera di fi­sico impegnato a decifrare la lo­gica scritta nel libro della natu­ra. Se c’è una logica deve esser­ ci un Autore. Ecco perché io cre­do in Colui che ha fatto il Mon­do. L’ateismo nega l’esistenza dell’Autore. Negare l’esistenza di questa logica corrisponde a negare l’esistenza della Scien­ za. L’ateismo non sa dimostra­ re com’è possibile l’esistenza di una logica senza che ci sia Co­ lu­ i che di questa logica è l’Auto­ re. Ecco perché io dico che l’ateismo non è atto di ragione ma di fede nel Nulla. A questo punto Margherita chiede il microfono all’arcive­scovo e dice: «Sono d’accordo con ciò che ha detto il professo­re Zichichi. Io, Margherita Hack, preferisco l’atto di fede nel Nulla all’atto di ragione che mi porterebbe a credere in Dio». In molte occasioni ho cita­ to come esemp­ io di onestà intel­lettuale questa affermazione di Margherita Hack. Iddio solo sa quanto ci sia oggi bisogno di onestà intellettuale. La crisi di questi anni porta al­la mia memoria i tempi della Guerra Fredda. Ci legava l’uto­pia di una Scienza senza segreti e senza frontiere. C’è un solo modo perché questa utopia possa diventare realtà: chiude­ re i laboratori segreti. A metà de­ gli anni Ottanta, avvenne a Gi­ nevra un evento senza prece­ denti, Margherita Hack mi tele­ fonò dicendo che era felice per quanto aveva appreso. A Gine­ vra, Reagan e Gorbacev si im­pegnavano a smantellare i labo­ ratori segreti. I capi delle due su­ perpotenze avevano tradotto in un’azione concreta quanto sostenuto nel Manifesto di Eri­ ce. La Cultura dominante accu­ sava noi scienziati di essere i ve­ ri responsabili del pianeta im­bottito con bombe nucleari, no­ nostante il Manifesto di Erice fosse stato firmato da diecimila scienziati di 115 nazioni. Margherita Hack era con noi nel sostenere che le grandi con­qui­ste della Scienza e le conse­ guenti invenzioni tecnologi­che posso­no dar vita a tecnolo­ gie interamente dedicate al be­nessere e al progresso civile e sociale soltanto se si smantella­no i laboratori che lavorano a porte chiuse. Bisogna distin­ guere nettamente la Scienza dalla Tecnica. Noi scienziati abbiamo la responsabilità del­le scoperte scientifiche. La re­ sponsabilità di privilegiare le invenzioni tecnologiche peri­ colose per la vita e il rispetto dei valori su cui si fonda una so­cietà libera, democratica e civi­ le, è del potere politico ed eco­nomico. Affinché le scoperte scientifiche siano interamen­te dedicate al benessere e al progresso civile e sociale è ne­cessario che l’utopia della scienza senza segreti e senza frontiere diventi realtà. Margherita Hack è un esem­ pio di onestà intellettuale e di forte impegno per la più civile delle battaglie culturali: scien­za senza segreti e né frontiere. avevano prenotato e pagato solo quella settimana di ferie! questo dato se volete impressionistico, introspettivo. Ma me lo ero appuntato su dei foglietti di fortuna. Pensando di proporlo ai nostri lettori. A me era piaciuto. Non so a voi, ma a me sembrava tanto lo spirito del mare! *Scienziato professore emerito del dipartimento di Fisica Superiore dell’Università di Bologna - Domenica, 30 giugno 2013 Questioni di .... segue da pag. 1 sole tra le nuvole, sembrava sorridesse; appena si intrometteva la nuvola, era come se si… appannasse! Appena il sole schiarisce le albe o irradia i tramonti, ecco che anche gli arredi balneari luccicano. Mi è venuto in mente quella mattina d’istinto, il tocco dell’artista, la tavolozza dei colori: la luce che si posa sulle cose, come le “marine” di Pasquale Celommi, tanto per fare un paragone… alto! L’uomo si batte e si ri-batte, litiga con il prossimo, specula (nel senso proprio della parola, cercare il vantaggio) sulle scienze turistiche, ma basta che manchi un poco di colore naturale per mandare tutto all’aria! Anche lo stato d’animo, la predisposizione di carattere, dipende certe volte dal favore del meteo: sono i raggi del sole che l’accendono o la spengono: “E qui che facciamo”, dicevano i turisti che magari Quel sabato mattina fresco di giugno, forse anche per “colpa” di una vita che si è andata a spegnere dopo aver tanto brillato (Margherita Hack), mi è venuto in mente questo dato di natura: il sole, la luce, il clima, l’energia che ne deriva, il suolo, l’acqua, l’ambiente; tutti fattori che “creano” il turismo non entrano nel suo “Pil”; non sono compresi negli algoritmi con cui la statistica cerca di ispirare la politica turistica. Eppur senza non c’è nulla! Anche se aveste tutti i soldi del mondo non andreste mai in un posto senza la luce che frange l’onda, senza il raggio che trafigge una palma, senza un pino che ombreggia una strada. Vi chiedo scusa se trascrivo qui, a distanza di tempo, su Chorus, *Direttore del sito Web Controaliseo