Vico Vico applica le categorie della scienza tipiche del 600 alle cose

Vico
Vico applica le categorie della scienza tipiche del 600 alle cose umane, cercando di dar vita ad una
storiografia scientifica. Vico è convinto che il mondo storico, essendo stato fatto da noi uomini, può
essere conosciuto con verità dalla nostra mente, mentre il mondo naturale, essendo stato fatto da
dio, resta alla mente di noi uomini inaccessibile; questo è il famoso concetto del vero e del fatto,
cioè dell’identificazione tra ciò che si fa e ciò che si può conoscere con verità (possiamo conoscere
solo quello che facciamo noi, non per esempio il lago che è fatto da dio).
La sua dottrina del verum factum afferma che è possibile conoscere qualcosa con verità solo da
parte di chi ne è l’autore. Di conseguenza, solo dio conosce con verità il mondo. Dio sa tutto perché
conosce gli elementi semplici, il modo in cui essi si compongono, mentre l’uomo può solo
avvicinarsi alla conoscenza del mondo naturale ma non la può mai raggiungere.
Critica a Cartesio
Per vico dunque l’uomo non può conoscere neppure il proprio essere, cioè la propria realtà
metafisica. Di qui la critica a Cartesio: il cogito è la coscienza del proprio essere e non la scienza
(secondo vico). Noi non conosciamo la causa della nostra origine, ma abbiamo solo coscienza del
nostro origine (Cartesio conosce l’esistenza di sé con il cogito, ma non conosce sé stesso
completamente perché è stato creato da dio, e quindi non è lui l’artefice di sé stesso e soltanto Dio
lo conosce completamente).
La conoscenza storica
Questo concetto di verum factum è fondamentale in vico per collocare la storia in una posizione
privilegiata rispetto a tutte le altre scienze, infatti vico ritiene che l’uomo è l’artefice del mondo
delle nazioni (per mondo delle nazioni si intende l’insieme delle civiltà, la storia ecc). l’uomo è
fabbro della storia, dio invece è l’architetto: per quanto riguarda il disegno divino, l’uomo è
subordinato (cioè in posizione secondaria); però per quanto riguarda il mondo storico è il
protagonista. L’opera in cui vico parla della storia è la “scienza nuova”, che si articola
fondamentalmente in filologia e filosofia.
- filologia: per vico la filologia non è solo la ricerca linguistico-letteraria, ma comprende ogni
indagine che ha per oggetto non solo la lingua ma anche le espressioni artistiche,
economiche, politiche delle civiltà passate. (quindi tramite lo studio della lingua si arriva
comunque allo studio politico sociale di una civiltà).
- filosofia: se la filologia consiste nel ritrovamento delle singole cose dei fatti umani, la
filosofia mette in ordine questi fatti e li mette insieme, dando un senso alla storia,
diventando così la filosofia della storia.
Società per vico
Secondo vico la storia umana ha inizio soltanto quando gli uomini costituiscono le prime forme
sociali. Prima della società, secondo vico, non ci sono uomini ma bruti. La storia di una nazione
quindi ha inizio nel momento in cui si affermano i tre costumi tipici della società, che sono: la
religione, il matrimonio, la sepoltura. Secondo vico l’uomo è portato ad unirsi in società in quanto
c’è nell’uomo un senso comune, cioè una disposizione naturale al sociale.
La storia ideale eterna
Si sviluppa secondo vico secondo tre stadi: (ai quali vico fa corrispondere sensibilità, fantasia e
raziocinio, e possiamo vederle anche come la fanciullezza, giovinezza e maturità).
1) divino: (Sensibilità-fanciullezza). Il primo stadio è segnato dal dominio dei sensi e della
fantasia. In questa fase gli uomini si affidano alla guida dei sensi, nel senso che gli uomini si
rappresentano un mondo popolato di esseri animati. (cioè per esempio se piove immaginano
che gli dei stanno piangendo. Una fase degli antichi uomini in pratica). In questa fase, non
solo la religione presenta tratti fantasiosi, ma tutti gli aspetti della vita sociale sono il frutto
dei sensi e della fantasia.
2) eroico: (fantasia-giovinezza). In questo stadio tutte quelle qualità che nel primo venivano
attribuite agli dei, ora vengono attribuite agli eroi. Quindi vengono riassorbite nel mondo
umano, però solo per uomini superiori, quindi si ha il passaggio da una cosa disumana (gli
dei) agli eroi (uomini particolari). Gli eroi sono gli uomini che a causa della forza sono
riusciti a imporsi sulla società. Infatti in questa fase il diritto prevalente è quello del piu
forte. (esempio di achille, che con la sua forza ammazza Agamennone ecc). e la forma di
governo prevalente in questo periodo è quella aristocratica, vista come governo dei piu forti.
3) umano: (raziocinio-maturità). La terza fase è dominata dalla ragione, nel senso che la
riflessione prevale sui sensi e sulla fantasia. Gli uomini si considerano tutti soggetti
razionali, e quindi tutti uguali, ed è per questo che le forme di governo affermate in questo
periodo sono quelle che prevedono l’uguaglianza di tutti i cittadini, tipo le repubbliche
popolari.
Corsi e ricorsi storici.
L’ultima età, quella degli uomini, è la fase migliore della storia, ma questa porta in sé “i germi della
distruzione”, cioè che in pratica essendo arrivati così in alto prima o poi si cadrà in basso, e quindi
ci sarà un ritorno all’età divina.
A questa degenerazione la provvidenza oppone tre rimedi:
1) nascerà nel popolo un augusto, cioè una figura monarchica capace di dare ordine alla nazione.
2) la nazione, ormai in decadenza, sarà conquistata da un popolo straniero forte, che rimetterà
ordine
3) ricaduta totale nella barbarie presociale e rinascita della civiltà.
La teoria dei corsi e ricorsi storici presuppone una visione del tempo ciclica, che contrasta con la
visione lineare tipica del cristianesimo. Vico risolve il problema facendo una distinzione tra le
nazioni gentili (nazioni pagane, quelle non cristiane), e le nazioni cristiane. Le prime seguono la
legge della storia ideale eterna, perché non sono governate fin dalle origini direttamente da dio. le
nazioni cristiane invece, sono fin dalle origini governate direttamente da dio.