Estratto dall’articolo di Mafra Gagliardi “Il teatro dei sensi” pubblicato sul numero 94 della rivista Liber – pagg 67-69 Il bambino gusta il “sapore del mondo” attraverso il sentire e sperimenta la propria esistenza tramite le risonanze sensoriali e percettive che lo attraversano senza sosta.1. Il teatro creato per i più piccoli (Scuola dell’Infanzia e primo ciclo elementare) rivela spesso una felice intuizione del bagno sensoriale in cui è immersa la prima infanzia e propone per questa via ai piccoli spettatori un precoce comportamento estetico (come è noto, il termine greco aistheticos – da cui deriva il nostro “estetico” significa “sentire”, “capace di sentire” e appartiene alla stessa area lessicale e semantica di aisthanomai, “percepisco con i sensi”, “vedo”, “odoro”, “scorgo”…) Il teatro dei suoni/La ballata del re silenzioso (regia di Cristina Pietrantonio, interpretazione di Camilla da Vico e Giovanna Palmieri, scenografia di Nadia Simeonova, creazione delle immagini di Marco Comuzzi, produzione del Centro S. Chiara di Trento) per esempio, va in questa direzione. La produzione teatrale nasce da un’esperienza svoltasi l’anno scorso in alcune scuole dell’infanzia del Trentino a cui si è proposto un percorso imperniato sul senso dell’udito. Quello, fra i cinque sensi, che più si intreccia con l’immaginario infantile e che, in una realtà gremita di suoni come l’attuale, richiede una riflessione sul tema dell’ascolto. I bambini sono stati così guidati a soffermarsi sui rumori reali e immaginari che costituiscono il loro universo sonoro, sulla loro trascrizione grafica, su giochi drammatici con strumenti musicali, sull’ascolto della propria voce, sulla percezione del silenzio, ecc. A questo punto è arrivato l’invito a teatro per assistere a un vero e proprio “racconto in musica” affidato alla fisarmonica e al limpido canto di Papagena (Camilla Da Vico). La storia (costruita in gran parte con i materiali prodotti dai bambini) è quella di un piccolo re, abituato a comandare con prepotenza ai suoi servi e a non ascoltare nessuno, che un giorno diventa muto a causa dell’incantesimo proferito da un mendicante a cui ha negato l’elemosina. Prigioniero nella sua stessa reggia, sprofondato nella solitudine e nell’impossibilità di comunicare, il re è sconvolto dai mille rumori – reali e immaginari – che giungono dall’esterno e popolano i suoi incubi notturni. Finché un giorno, improvvisamente, percepisce il silenzio: e quando tutto tace, si leva il canto dei bambini spettatori, un canto “che viene dal cuore” e che perciò ha il potere di spezzare l’incantesimo. Finalmente la voce del re si unisce esultante a quella dei bambini. A conclusione delle repliche, le educatrici vengono invitate a un nuovo incontro, per analizzare insieme alle attrici il bilancio dell’esperienza. Il momento spettacolare si inserisce quindi in un “prima” e un “dopo” che ne potenzia l’efficacia. E un audiolibro ripropone infine la memoria dello spettacolo e la sua partitura sonora… Mafra Gagliardi 1 David Le Breton, Ilsapore del mondo/Un’antropologia dei sensi, Cortina Editore 2007