La politica, il mercato, la globalizzazione

Articolo per Aprile
La politica, il mercato, la globalizzazione
di Marcus Raskin
La definizione classica di economia di mercato ci è suggerita da Milton
Friedman: “il tipo ideale di economia di mercato è quello in cui gli
individui agiscono da protagonisti perseguendo il proprio interesse. Se
ogni persona agisce come agente per conto di qualcun' altro lo fa su un
accordo volontario e reciproco”.
Ma la definizione di Friedman non si accorda con le reali condizioni di
almeno un quarto della forza lavorativa americana.
Nelle economie capitaliste dove le grandi imprese definiscono i termini
del potere politico ed economico, vi è una cultura economica di
comando disciplinata da un mercato competitivo, sebbene oligopolistico.
In altre parole vi sono forti elementi di un' economia di comando all’
interno del sistema di mercato. La lavoratrice licenziata da una grande
impresa e quindi costretta a cercare lavori al minimo salario nei
McDonalds é parte di una economia di comando.
La donna che pulisce i polli nelle fabbriche sottochiave vive una vita al di
fuori in una economia di comando; in termini di necessità personali essa è
portata ad accettare tale lavoro per coercizione.
Descrivere la sua condizione, o quella di un “working poor” che scambia
orrende condizioni ambientali per un lavoro, come una scelta volontaria
prende in giro ogni definizione di giustizia sociale. Insomma non vi è
uguaglianza nel potere contrattuale tra organizzazioni sindacali e
imprenditori nel mercato del lavoro. Questo punto si fa più evidente in
quelle nazioni sprovviste delle protezioni relative al welfare state.
L’ iniquità e la diseguaglianza tra capitale e lavoro necessita l’
introduzione di una epistemologia morale in economia.
Ossia l’ economia deve essere compresa come un insieme di scopi
morali e affrontata come una forma di inchiesta morale che cerchi di
progettare, escogitare strutture e istituzioni di distribuzione.
Queste ultime devono riflettere equità e giustizia, consistenti nel benessere
di una particolare società, che dal suo canto ha chiari obblighi di fronte a
una civiltà globale emergente .
Sfortunatamente la politica economica convenzionale marginalizza coloro
che non hanno capitali, requisiti sociali, abilità, o identificazioni di genere,
per sopravvivere nella competizione. Il risultato è il rafforzament di una
iniquità nella distribuzione delle risorse, della stratificazione sociale, e di
un limite di accesso alle risorse per la maggior parte della popolazione
mondiale.
Nelle nazioni sviluppate , e specialmente negli Stati Uniti, la creazione di
una classe di debitori pieni d' ansia produce eccessi, ma non tranquillità
interiore. Stress e debito sono infatti inestricabilmente interconnessi per le
classi economiche medie e più povere travolte dalle incertezze. Prima della
globalizzazione del capitale, i sostenitori di una teoria welfarista mista
credevano che il sistema capitalistico fosse sano, ma le sue vittime
andassero comunque sostenute, perchè il progresso ha i suoi costi. Ma
attualmente vi è una logica potente che suggerisce che l’ unica via per
creare ricchezza sia il capitalismo globalizzato, che disperde la produzione
in impianti come le Maquilladora messicane.
La logica delle grandi imprese globali è di ridurre i costi attraverso minimi
salariali per lavoratori che possono essere qualificati ma non
sindacalizzati. I managers aprono aziende produttive o appaltano attività a
paesi a basso salario. Questa tendenza abbasserà i livelli salariali nelle
nazioni più ricche, dando maggiori salari per alcune porzioni di lavoro nei
paesi poveri, ma incrementerà la competizione tra i paesi poveri nell’
attrarre capitali e grandi imprese "vaganti". La grande impresa "vagante" in
un breve periodo di tempo abbandona una nazione e si trasferisce in un’
altra, lasciando indietro, condizioni ancor più caotiche nel momento in cui
la nazione più povera cerca di adattarsi ad una economia mutata ora
dipendente da equipaggiamenti moderni e da brevetti occidentali e
inondata da contadini disoccupati, migrati in città povere di risorse.
Questa condizione viene proclamata come progresso, sviluppo e
modernizzazione. In realtà invece del progresso ciò che viene messo in
moto è il suo contrario con profondi effetti politici. Nella sua veste attuale
il libero mercato incrementa povertà e disordine, rimestando nel vaso
della distruzione culturale, e ciò provoca da una parte un ritorno a quell'
attributo di fede religiosa, basato sulla passività e sull’ evitare la
condizione presente, o dall’ altra al contrario a forme di lotta di classe su
scala internazionale come quelle del XVIII o XIX secolo.
Durante l’ era reaganiana si è prodotto un cambiamento ideologico contro
i poveri che si era già costruito nelle scienze sociali e che dopo gli anni 70
entrò in sintonia con le scelte delle imprese. Gli approvigionatori della
realtà sociale conservatrice, “scoprirono delle nuove verità”. I
trasferimenti di denaro, per mezzo di welfare, social security e
assicurazioni mediche che erano stati fatti a larghi strati della popolazione,
furono considerati da alcuni studiosi neoconservatori , dei costi troppo
alti da sostenere. Il Sistema della Sicurezza Sociale, si disse, era sull’
orlo della bancarotta, e il mercato finanziario era molto più sicuro.
Gli scopi di tali affermazioni non erano la difesa dei fondi pensione dai
rischi di bancarotta o preoccupazioni per i poveri, le vedove, o gli
afroamericani
In realtà questo deficit, che potrebbe verificarsi nel 2035, sarebbe evitabile
attraverso delle politiche innovative che sostengano la spesa del sistema di
sicurezza sociale, sottraendo sussidi e contratti alla ricerca militare
hightech che nel corso di una decade supereranno 1.5 trilioni di dollari.
La crescita dei fondi di investimento aziendali e mutualistici aveva un altro
obiettivo. I mercati privati cercavano maggiori capitali, ed una delle risorse
maggiori, al di fuori del mercato, fu pensato essere, come più ovvio, nei
fondi di sicurezza sociale.
Con la sicurezza sociale pubblica vi erano principi di giustizia economica
che non si accordavano con i puristi impegnati nel libero mercato.
Investitori privati, attraverso i fondi mutuali e banche, cercavano fondi del
sistema di sicurezza sociale come mezzi per compensare i relativamente
bassi risparmi (comparati con la granparte delle nazioni europee) degli
americani.
Grandi imprese e economisti conservatori, sostenevano che vi era un
deficit di capitali e che non vi erano risparmi sufficienti per le proposte di
investimento. Tuttavia, i risparmi della nazione erano più protetti dal
governo piuttosto che quelli investiti nella volubilità del mercato
finanziario. L’ idea della Commissione Boskin, (presidente del Consiglieri
economici di Bush), mette a rischio la sicurezza sociale di donne e
afroamericani, e penalizza la classe lavoratrice bianca. Le donne che
lavoravano meno degli uomini, e gli afroamericani che avevano una
aspettativa di vita più bassa di quella dei bianchi, sarebbero stati destinati
a non ricevere benefici pensionistici al pari di quelli dei bianchi.
Il massacro economico della parte più debole della società fu realizzato
perchè il potere della classe lavoratrice come corpo organizzato era
diminuito. Fu Ronald Reagan, ironicamente l' unico presidente ad avere
una Union card, a farlo capire esplicitamente al sindacato statunitense;
appena eletto nel 1981, interruppe lo sciopero dei controllori di volo,
instaurando la pratica che le corporazioni seguissero l' indirizzo del
governo e non temessero il confronto con gli impiegati, usando qualsiasi
tipo di argomenti e pretesti che il managment volesse adottare. Le
innovazioni tecnologiche, l' aumento della competizione sui mercati
mondiali e la bassa produttività, furono usati come il pretesto per
disciplinare le forze di lavoro e rimodellare il carattere sociale della
nazione in nascenti imprenditori individuali. Non c' era nessuna
contromisura nel governo o nella nazione tutta che mettesse in discussione
la sacralità della competizione e sostenesse la bassa "produttività", che era
diventato lo standard per determinare se stipendi alti potessero essere
pagati dalle industrie.
Lo standard di produttività significava che i lavoratori potevano aspettarsi
solo di ricevere stipendi più alti lavorando più duramente.
La
contraddizione per l' impresa ed il lavoratore era che la produttività più
alta poteva essere raggiunta attraverso le macchine, controllata dalla
corporation che rendeva il lavoro dell' impiegato non necessario o
superfluo. Ma il lavoratore della produzione americana non era nella
posizione di dividere i guadagni raggiunti, perchè non aveva un dividendo
nella proprietà delle macchine o della corporation.
Le vicende che hanno portato alla deregolamentazione durante il periodo
Carter-Reagan, per effetto del sostegno congiunto di Democratici e
Repubblicani, hanno spinto i managers delle grandi imprese concludere
che:
(a) il movimento dei lavoratori era organizzato debolmente e che non
aveva nessun potere contrattuale .
(b) i lavoratori qualificati si potevano trovare all' estero a costo salariale
minore.
(c) Esisteva un clima politico favorevole perchè le grandi imprese
internazionali si potessero espandere senza controlli nazionali o
internazionali
(d) la tecnologia, controllata dalla top corporation attraverso brevetti è in
grado di creare mercato, controllare informazione, flussi finanziari e
aveva cambiato la vera natura della produzione e della distribuzione
(e) Dopo il 1989 il socialismo, nella sua forma di socialismo di stato, si
era rivelato essere un' ombra del capitalismo. Non aveva potuto
competere con il capitalismo americano e una cultura basata sullo spirito
imprenditoriale, la libertà personale e i desideri di consumo.
(f) lo stesso capitalismo si potè riorganizzare liberandosi di inefficienze
con l' incremento del debito privato e riunendo o vendendo imprese non
vantaggiose.
Vi era anche una assunzione largamente condivisa che i governi,
ritirandosi dall' intervento diretto in economia, avrebbero protetto la
sacralità dei mercati
Alla luce di queste circostanze internazionali e delle determinazioni del
partito repubblicano a ridurre il ruolo economico del governo federale, si
pensava che potesse emergere intorno alle nuove tecnologie una nuova
classe imprenditoriale senza più vincoli.
Si pensò che la questione della scelta democratica si identificasse con la
scelta dei consumatori. I governi eletti sarebbero ritornati agli anni 20 e
sarebbero stati poco più che accessori della finanza e dei gruppi
industriali che avrebbero organizzato dei mercati "razionali". I governi,
che dovevano render conto alla cittadinanza si sarebbero ritirati e i
dirigenti pubblici sarebbero scivolati ancora di più nella demoralizzazione.
Il cittadino medio sarebbe stato ridotto ad associato di uno stato senza
capacità di esecitare controllo sulla direzione della economia o il carattere
della politica nazionale o internazionale. Governi nel senso del welfare
state non agiscono più come elementi stabilizzatori di fronte alle grandi
corporations.
Il ruolo dei governi sarebbe quello di finanziatori, creatori di condizioni
esterne, di tifosi per le imprese nazionali e per l' Uomo nuovo
imprenditore, che Shumpeter aveva visto come l' anima del capitalismo.
L' Uomo nuovo imprenditore
Sarebbe necessario porre un po' di attenzione all' Uomo nuovo
imprenditore, giacchè superficialmente apparirebbe esservi validità nell'
affermazione di Shumpeter. Invero essa è il fondamento dell' ideologia
economica conservatrice. Secondo Shumpeter lo sviluppo capitalista è
spontaneo e le società vengono trasformate dagli imprenditori che
combinano due tipi di capacità tecniche. Una è la organizzazione di cose
e persone insieme, e l' altra è la consapevolezza o il possesso di una
nuova tecnologia. Questi imprenditori sono i nuovi uomini del capitalismo:
in questo momento essi stanno inventando computers, software, circuiti,
immagini filmiche... Negli anni 70 e 80 erano persone con poca o nessuna
esperienza di business e pertanto non erano spaventati dal prendersi dei
rischi. Il loro compito era di indurre investitori, banche e grandi imprese
ad assumere rischi in cambio di una quota azionaria nelle loro nuove
aziende, molte delle quali erano state fondate grazie alle commesse del
dipartimento della Difesa e della Nasa.
Gli imprenditori capitalisti sono organizzatori che credono fortemente
nelle proprie capacità e con un interesse accentrato nel loro lavoro, che
essi affermano, dovrebbe essere riccamente compensato (essi sono l'
opposto dei buoni orgnaizzatori politici che abitualmente rifuggono dalla
pubblicità di se stessi). Essi hanno la capacità di creare mercati e di
indurre i consumatori a volere cose. In altre parole essi creano desiderio
per una nuova marca di rossetto, per un' assicurazione o per un
computer. Essi non creano equilibrio, lo stravolgono. E secondo
Shumpeter tali persone si trovano in tutte le società.
Ma l' imprenditorialità deve essere legata al profitto privato o tale
sensibilità o capacità può essere imbrigliata per il bene pubblico
direttamente senza essere mediata attraverso il sistema societario o le
fondazioni?
Vi sono numerosi esempi nella vita americana di
imprenditorialità sociale, da gruppi pubblici e di difesa a cooperative e
workshop no-profit. Tuttavia essi non combattono l' assunto del settore
delle corporation o del modo in cui il settore economico privato è
organizzato. Così, chi parla per società che non cominciano con il
carattere sociale dell 'imprenditorialetà economica e l' individualismo?
Invero, chi parla per "impreditorialmente privati", che sono esclusi dallo
spazio sociale, che non hanno voce in governi deboli o sindacati che nella
maggiorparte dei casi sono pronti a genufluttersi di fronte all'
irraggiungibile potere delle corporations?
Potere societario privato e debolezza dei governi
Nelle imprese non devono contare soltanto gli azionisti, ma devono avere
un ruolo anche soggetti diversi - gli stakeholders - che includono le
regioni, le popolazioni locali, i lavoratori e i consumatori che debbono
essere contati come parte del processo decisionale societario. Varie
proposte di costituzionalizzare le grandi imprese sono state fatte a partire
dagli anni 30. Esse sono cadute nel nulla; la ragione è che per i
conservatori la grande impresa è identificata con la proprietà privata. E'
diventata una entità metafisica con il potere divino della perpetuità. Da
questo punto di vista è assai più importante capire che le grandi imprese
non sono "ditte" nel senso usuale con cui questo termine viene usato in
economia. Sono governi privati che operano con la apparenza (ed è solo
una apparenza) di una responsabilità di fronte ai cittadini, che non può
essere controllata da una burocrazia pubblica con scarso personale.
Ad oggi, nè il Congresso, nè un pubblico attento, nè la Corte Suprema
hanno pensato essere opportuno trovare modi di costituzionalizzare le
grandi imprese, rendendole controllate democraticamente. In questa
ipotesi, ogni cittadino potrebbe avere un controllo sugli investimenti di
capitale e sui poteri manageriali quando esista un interesse pubblico per
effetto delle dimensioni delle imprese, degli obiettivi e dei bisogni collettivi
Se questa rete di responsabilità pubblica impedisca l' esercizio della
proprietà privata tradizionale non è chairo. Non vi è alcuna barriera
costituzionale a che uno stato insista che ogni corporation chiaramente
investita nel pubblico interesse, includa come membro del consiglio di
amministrazione uno designato dal governatore e dal parlamento dello
stato. Allo stesso modo gli Stati Uniti potrebbero registrare nuovamente le
grandi imprese emendando il Wagner act o altre leggi sulle imprese, in
modo da assicurare un controllo democratico creando quote azionarie
detenute da soggetti pubblici - città, comunità, istituzioni benefiche e dai
lavoratori.
Lo stato o il Governo Federale , al di là delle attuali imposte, potrebbe
decidere per legge percentuali di reinvestimento nelle comunità locali,
sostenendo imprese controllate da lavoratori e cooperative? Infine
potrebbero tali azioni cambiare il carattere della responsabilità pubblica e
della capacità di rispondere alle domande del pubblico? Queste domande
trovano risposta attraverso l' esercizio del potere politico, che, nell' attuale
sistema di riferimento è definito dal potere di gruppi societari e di interessi
privati.
Attraverso i media e la pubblicità, secondo alcuni osservatori, le grandi
imprese sono retoricamente impegnate a dare un significato specifico al
concetto di responsabilità pubblica. Aggregazioni di capitale e produzione
impiegano agguerrite bande di avvocati, contabili, e lobbysti, che
agiscono come ambasciatori e mediatori nei confronti di governi dentro e
fuori gli Stati Uniti. Quando tolgono la maschera sembra chiaro che le
grandi imprese hanno tutte le caratteristiche di governi privati che
inseguono la ricerca del controllo dello spazio pubblico, includendo i
mezzi di comunicazione. Coloro che tentano di fare una distinzione tra il
potere delle grandi imprese e dei governi, abitualmente sostengono che le
grandi imprese non sono sovrane perchè non hanno potere coercitivo o di
polizia; ma ciò può difficilmente essere vero in un qualsiasi senso
ordinario e non va nocciolo delle loro similarità. Uno stato sovrano ha
controllo su terra e proprietà, è capace di allocare risorse, influisce
direttamente e determina le vite delle persone che vivono sotto la sua
autorità, specialmente nella area della sicurezza nazionale. Esso genera le
sue regole, ha potere di investimento ed è, in massima parte, capace di
generare le regole nei limiti delle quali è preparato a vivere. E' perfino
disposto ad accettare che attività come la gestione delle carceri sia
appaltata ad imprese private. Lo stato sovrano può impiegare le sue
proprie forze di sicurezza, di sorveglianza e polizia per proteggere le sue
proprietà. I governi possono organizzare le loro poltiche di profitto e
tassazione se loro stessi o i cittadini lo desiderano. Ed essi possono
organizzare le loro politiche economiche estere. Con l' eccezione dell'
inviare truppe altrove, le attività giornaliere del governo nazionale sono le
stesse delle più grandi imprese americane. Ciascune di qusete
caratteristiche possono essere assegnate per esempio a Exxon, IBM, o
General Motors. Ciò apre la questione della responsabilità pubblica e della
costituzionalizzazione delle grandi imprese. Sono gli stati impotenti di
fronte al controllo governativo nei confronti di risorse rigurdanti la
proprietà privata? A causa di attuali sentenze della Corte Suprema non è
chiaro se un libero flusso di commercio interstatale significa che lo stato
non abbia il diritto di imporre restrizioni per proteggere le proprie risorse
naturali. La Corte Suprema ha concluso che un singolo stato può
partecipare nel mercato direttamente o regolare quel mercato. Se questo è
il caso, allora nel quadro della presente costituzione sono possibili enormi
cambiamenti per proteggere e generare una economia mista che riconosca
l' importanza dei governi, il loro ruolo nel promuovere la giustizia
economica e nel proteggere l 'impegno dei cittadini nella protezione dello
spazio pubblico.
Quella decisione della Corte Suprema permette a città e stati di competere
con aziende private se sono preparate a farlo come parte di un sistema di
mercato senza che nessun vantaggio derivi dalla loro posizione privilegiata
di entità statali. La realtà tuttavia è che i governi di città e stati dovranno
usare la loro posizione poichè essi sono responsabili di fronte all'intero
corpo politico. Allora, quale è l' giustificazione per intraprendere certe
attività da parte di governi che potrebbero essere intraprese dall' impresa
privata? La risposta è legata a quello che nel lungo periodo può risultare il
bene comune, sulla cui determinazione é importante il dibattito pubblico e
la volontà generale, fondati sui principi che definiscono la democrazia.
E' attraverso il pubblico dibattito che il confine tra il pubblico ed il privato
deve essere trovato; questa questione non sarà mai chiusa perché rimanda
al problema dell' eguaglianza politica e giustizia economica.