Mozione sulla crisi economico-finanziaria per il Congresso di Catania Il XXIV Congresso del Movimento Federalista Europeo Constata - che la crisi finanziaria, che si sviluppa contestualmente alla crisi energetica ed ambientale, è la manifestazione della crisi del modello di sviluppo adottato principalmente nei paesi industrializzati, basato sulla crescita senza fine, sui consumi senza freni e sulla dilapidazione delle risorse naturali; - che il detonatore di questa crisi è rappresentato dalla fine del “governo americano del mondo” , non più in grado di fornire i beni pubblici mondiali dello sviluppo e della stabilità economica internazionale e che, invece, dovranno esser forniti in futuro da un sistema di “governo cooperativo del mondo”; - che la crisi finanziaria, in corso da più di un anno, ha amplificato i suoi effetti, giungendo oramai a colpire la c.d. economia reale, in termini di aperta recessione, di drastico calo della produzione industriale e dei livelli occupazionali; - che l’azione di contrasto dei governi dell’Unione europea si è risolta finora con una promessa di salvataggio del sistema bancario (nazionalizzazione di fatto) e con un modesto coordinamento di piani di c.d. rilancio nazionale; - che i piani nazionali di rilancio, pur nella loro modestia, stanno comunque comportando lo sfondamento dei parametri di Maastricht e, pertanto, rendono critica a lungo termine la tenuta dell’unione monetaria. Ritiene - - che i piani di rilancio nazionali, quanto ai loro effetti, rischiano di essere:a) ‘nominali’perché ogni Paese ha convenienza a non varare misure di sostegno dell’economia potendo beneficiare degli effetti positivi derivanti da politiche di rilancio portate avanti negli altri Paesi dell’aerea euro (comportamento da free rider); b) ‘localistici’ e poco efficaci in quanto inevitabilmente legati a logiche di tipo nazionale, cioè di riproduzione del consenso politico interno; che l’inefficacia di detti piani nazionali determinerà un aggravamento della crisi economica, industriale ed occupazionale dei nostri paesi ; che, di conseguenza, potranno accentuarsi i fenomeni sociali, già presenti, di intolleranza, di xenofobia, di razzismo e di nazionalismo e di antieuropeismo, con l’attribuzione alla stessa Unione della incapacità di fronteggiare la crisi. Indica - nel rifiuto, da parte dei governi nazionali dell’Unione europea, del trasferimento alla stessa Unione dei poteri e delle risorse necessarie per predisporre un effettivo ‘piano europeo anticrisi’ la causa reale dell’incapacità dell’Europa di dare risposte alla crisi, di non saper proteggere così gli interessi economici degli europei e di non saper salvaguardare quelli sociali; - nell’incapacità dei governi nazionali di esprimere una posizione europea al proprio interno la conseguente incapacità di esprimerne una all’esterno, nei confronti degli Stati Uniti e delle altre grandi aree del mondo, volta a governare democraticamente la globalizzazione attraverso la riforma: delle attuali istituzioni economiche mondiali in senso sopranazionale, attribuendo all’ONU le risorse proprie necessarie e creando un’Authority di vigilanza mondiale dei mercati finanziari; dell’ordine monetario internazionale (nuova Bretton Woods) sulla base della creazione di un’unità di conto riferita ad un paniere di monete (world currency unit), quale primo passo verso la ‘moneta mondiale’, così come di recente proposto anche dal Governatore della Banca Centrale Cinese e dal Presidente della Federazione Russa. Ritiene - che la nascita di un ‘governo europeo dell’economia’ (inteso come espressione di una finanza federale e di un governo federale titolare della politica economica) costituisca la premessa indispensabile per poter avere un piano europeo anticrisi; - che a tal fine è necessaria un’iniziativa franco-tedesca simile a quella che consentì la nascita negli anni ’70 del Sistema Monetario Europeo e negli anni ’90 dell’Unione Economica e Monetaria; - che la nascita del governo europeo dell’economia è divenuto urgente per evitare nell’immediato il rischio di default di alcuni Stati dell’Unione il cui debito pubblico presenta grosse difficoltà di rifinanziamento; - che il trasferimento di poteri d’intervento e di risorse finanziarie adeguate all’Unione costituisca la via maestra per dar vita ad un ‘governo europeo dell’economia’ attraverso: a) l’emissione in comune del debito degli Stati nella forma di un debito-paniere simile all’utilizzo dell’Ecu durante la fase transitoria verso l’Unione monetaria, cosa che comporterebbe nell’immediato la riduzione degli spread per i paesi deboli, allontanando il rischio di default degli stessi; b) l’emissione di Unionbonds pari all’1% del PIL europeo, (garantite dal bilancio dell’Unione che in tal modo raggiungerebbe circa il 2% del PIL), per finanziare un piano europeo di sviluppo compatibile in direzione della nuova rivoluzione scientifica (infrastrutture, energia/ambiente), della necessaria riconversione industriale e delle forme di coesione sociale ; c) la riforma del bilancio dell’Unione che preveda il ricorso ad effettive risorse proprie (fiscalità europea diretta) per finanziare quei beni pubblici globali (crescita sostenibile, stabilità economica, sicurezza, ecc.) che i singoli governi nazionali non sono più in grado di fornire con efficacia. Chiede - ai nuovi organi dirigenti del Movimento di nominare una Commissione che elabori un piano ‘ad hoc’ in tal senso in tempi rapidi; che detto piano, una volta approvato dagli organi competenti, venga inviato al Parlamento europeo, alla Commissione ed al Consiglio Ecofin, nonché venga pubblicizzato attraverso i media e presentato in Convegni nazionali ed internazionali, anche in collaborazione con l’UEF, al fine di introdurre nel dibattito politico europeo una proposta concreta e precisa con cui tutte le forze politiche, economiche e sociali europee potranno confrontarsi. Firmatari: Antonio Longo – Roberto Palea – Antonio Mosconi Catania, 27 marzo 2009 APPROVATA 4 CON 27 AST