Una lieve offerta di Antonia Pozzi

“Lieve offerta”
Poesie e prose
Antonia Pozzi
La raccolta ad oggi più completa di questa poetessa milanese morta giovanissima suicida è a cura di
Alessandra Cenni e Silvio Raffo, un‟opera monumentale, un volume d‟altri tempi, l‟idea di
un‟opera omnia che scorre però veloce. L‟occasione di questa lettura non è venuta dalla
celebrazione nel 2012 del centenario della nascita ma grazie alla rete che i libri offrono e della quale
spesso parlo in questo spazio. La scultrice siracusana, romana di adozione Roberta Conigliaro,
divenuta un‟amica, mi ha donato questo volume per un percorso da fare insieme e nel quale lei già
ha proceduto. In autunno a Milano ci sarà infatti una personale dell‟artista dedicata alla poetessa – il
lavoro sulle donne e sul femminile di Roberta ha una lunga storia – nella quale in qualche modo ha
voluto la mia presenza di scrittrice e giornalista. Ho cominciato così questo cammino come lei,
dalla parola, dalle poesie e poi dalle prose che le hanno suggerito l‟ispirazione. Il resto lo
racconteremo a tempo debito sul blog www.ilchiasmodellerappresentazioni.blogspot.com.
Il verso che mi è rimasto impresso è tratto dalla poesia “Africa”, la madre terra per eccellenza, la
culla dell‟umanità, alla quale io sono legata, soprattutto per la parte mediterranea e che mi ha
colpito riferendola ad una ragazza „chiusa‟ nei primi del Novecento nella sua Pasturo, il paese di
Agnese dei “Promessi sposi”, di quel ramo del lago di Como, dalla parte di Lecco che guarda alle
Grigne, e anche del mondo effervescente e poi reazionario della Milano degli Anni Venti e Trenta.
“Terra – è l‟esordio – sei di chi affonda nella sabbia le mani…” e impossibile non pensare alla
carnalità di una scultrice che ha cominciato lavorando la creta e forgiando così le sue figlie e un po‟
se stessa nelle sue creature femminili. Antonia Pozzi stessa è ragazza ribelle, indomita, che vuole
sperimentare la carnalità del pensiero e affonda se stessa nella natura e nella terra: è infatti
scalatrice, grande osservatrice del paesaggio oltre che lettrice accanita. La sua passionalità nella
vita, che si deduca leggendo il saggio introduttivo, di grande ampiezza, è come trattenuta nelle
composizioni dallo stile di quegli anni dove alcuni arcaismi, un grande gusto estetico pur mai
retorico lascia sfuggire schegge di passione senza mai rovesciarle sul lettore.
Le prose, le lettere, il progetto di un romanzo saga familiare, sono arrivati a noi per frammenti,
spesso ricopiati e ricostruiti da quel padre che ne fu probabilmente in parte censore – come della
vita della figlia – e infedele custode. Soprattutto le lettere, ben scritte, forbite, affettuose, sono
interessanti solo per quel gusto dell‟ironia che si affaccia a chi riesce a sbirciare nelle lettere
affettuose e se vogliamo un po‟ ingenue di un‟adolescente colta, di buona famiglia.
Del volume il saggio introduttivo, certamente impegnativo e frutto di un lavoro, ampio, articolato e
ben documentato, è forse la parte più interessante perché svelano il personaggio di Antonia,
l‟ambiente familiare, il contesto culturale e sociale, dal mondo dei poeti e degli intellettuali – Remo
Cantoni, Antonio Banfi, Enzo Paci e Vittorio Sereni ad esempio – come quello della scuola e del
cambiamento che l‟avvento del Fascismo porta nell‟istruzione e nella sensibilità. Si tratta di un
affresco importante, di grande respiro e approfondimento, non troppo accademico né tecnico che ci
restituisce a tutto tondo la figura di questa ragazza irrequieta ma non sfrontata, fragile e timida,
educata, contestatrice ma affezionata e rispettosa dei genitori; dalla sua formazione culturale
soprattutto rivolta al mondo tedesco, la sua cultura musicale e la sua vita sportiva – relativamente
insolita per l‟epoca – quanto la sua costante ricerca di un amore con qualche afflato lesbico di
tenerezza. Le poesie che sono il cuore di Antonia pretenderebbero una lettura e rilettura e
un‟esegesi attenta che non è questa la sede né la mia competenza che possono offrire. Mi limito a
suggerire che vale la pena aprire questa porta sconosciuta ai più perché probabilmente questa
giovane ragazza non è mai diventata di moda e i lettori fanno poi necessariamente riferimento a un
mercato di proposte. La produzione è ampia ma ruota prevalentemente rispetto a dei quadri di
natura, una natura vissuta in una rispondenza intima con il proprio sentire, quasi sempre legato al
sentimento d‟amore, alla mancanza, nostalgia, assenza, rimpianto dell‟altro; al vagheggiare di un
bambino che non c‟è mai stato (?) fino alla meditazione sulla morte. I suoi paesaggi che lasciano di
tanto spazio agli animali e più spesso ai fiori e alle piante, soprattutto al glicine (di cui parla al
femminile), agli abeti e alla sua cara stella alpina, simbolo di purezza che diventa bianca con la luce
più calda. Sono composizioni che meritano sempre una seconda lettura almeno perché all‟apparenza
ingenua, composta, armonica, quasi un po‟ retrò – non si legò alle avanguardie nella rottura del
linguaggio – si affianca una preziosità di grande raffinatezza e originalità che non è orpello ma
schiude, talora spalanca, trasfigurando le immagini, un orizzonte insolito, una lettura ardita anche
delle cose più semplici. Forse colpisce proprio tanta sublime semplicità se penso a quegli anni e allo
stile di oggi tutto volto a stupire con effetti speciali per poi rovesciarsi in volute insolite. C‟è
sicuramente una padronanza della parola che è pensiero singolare. Emergono sempre i temi della
solitudine, della distanza, di una bellezza sofferta anche nella natura e financo i momenti più
armonici hanno qualcosa di spaventoso che lasciano intuire quel volere annegare nella notte fredda
e umida.
“Lieve offerta”
Poesie e prose
Antonia Pozzi
Bietti Edizioni