Ecumenismo - Diocesi Nocera

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Diocesi di Ischia
Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo
Ecumenismo
Quale relazione ha la Chiesa cattolica con le Chiese ortodosse
e con le Comunità cristiane non-cattoliche?
“Ecumenismo vero non c’ è senza interiore
conversione e purificazione della memoria, senza
santità di vita in conformità con il Vangelo, e soprattutto senza un’ intensa ed assidua preghiera che
faccia eco alla preghiera di Gesù” (Giovanni Paolo
II, Discorso, 13 novembre 2004).
L’ unione con Cristo è allo stesso tempo unione
con tutti gli altri ai quali Egli si dona. “Io non posso
avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi. La comunione mi tira fuori da me
stesso verso di Lui, e così anche verso l’ unità con tutti i cristiani” (Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 14).
Dove siamo?
In occasione dell’ ultimo Convegno Eucaristico
di Ancona, mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per l’ Unità dei cristiani, parlando
dello stato attuale dell’Ecumenismo diceva: «[...]
Prendo in prestito un’efficace immagine presentata
dal Cardinale Koch (ndr Presidente del Pontificio
Consiglio per l’Unità dei cristiani): “Se gettiamo
uno sguardo agli ultimi cinquant’anni, il movimento
ecumenico può essere paragonato in maniera forse
più calzante ad un viaggio in aereo. Il velivolo, dopo
lunghi ed intensi preparativi, si stacca dalla pista e
inizia un ripido decollo. Dopo che ha raggiunto l’altezza di quota e continua a volare in cielo, si ha l’
impressione che non si muova più o che si muova
solo lentamente. Ma i passeggeri devono rimanere
assolutamente fiduciosi che l’ aereo arriverà a destinazione in tutta sicurezza. A distanza di cinquant’
anni, continuiamo a muoverci ad un’altezza di quota
e ad una velocità percepite da molti come invariate.
Rimane comunque la salda speranza che anche l’ aereo ecumenico atterrerà in tutta sicurezza, speranza
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giustificata a maggior ragione dal fatto che il vero
pilota è lo Spirito Santo, il quale ha cominciato questo viaggio con la nostra Chiesa e lo porterà infine
a destinazione”. Questo l’augurio che ci facciamo».
Quale futuro?
Una mistica dei nostri tempi, Chiara Lubich,
impegnata ecumenicamente in tutto il mondo, ha
fornito spunti preziosi e profondi per andare avanti con sempre maggiore slancio e passione verso il
“sogno” di Gesù: l’unità.
“Nonostante ci sia ancora da fare per comporre l’unità
visibile fra le nostre Chiese, noi sentiamo di comporre
fra noi “un popolo cristiano” di laici, sacerdoti, religiosi, pastori, vescovi. Questa spiritualità dell’unità è di
luce nel cammino verso la piena comunione visibile,
perché Gesù, se lo si vuole e se ci si ama, può essere subito presente spiritualmente, per il battesimo, fra cattolici ed evangelici, così pure fra riformati e ortodossi,
fra metodisti e armeni, fra tutti. E questo è un vincolo
assai forte che ci fa dire: nessuno potrà separarci perché è Cristo stesso che ci lega tutti insieme, ci lega in
quello che chiamiamo il “dialogo del popolo”. Anzi,
vogliamo sperare che altre forme di dialogo, come
quello della carità, che era tanto vivo, ad esempio, fra
Paolo VI e Athenagoras, quello della preghiera, che
è particolarmente sentito nella Settimana dell’unità,
quello teologico, possano venire potenziate da questo
dialogo: Gesù in mezzo a chi si ama, può sempre illuminare. Il tempo presente domanda a tutti di fare
ogni sforzo per far sorgere nel mondo la fratellanza
universale ed a ciascuno di noi intanto ricomporre l’unità della Chiesa, lacerata da secoli.
Dio lo vuole e lo ripete e lo grida anche con le presenti dolorose circostanze che permette.”
(Chiara Lubich, Budapest 6 aprile 2003)
Che cos’ è l’ Ecumenismo?
È il movimento che tende all’ unità dei cristiani
e che comprende “attività e iniziative che, a seconda delle varie necessità della Chiesa e opportunità
dei tempi, sono suscitate e ordinate a promuovere l’
unità dei Cristiani” (Unitatis Redintegratio 4).
La ricerca dell’ unità dei cristiani è un compito
sempre più urgente della Chiesa cattolica. Il Santo Padre Benedetto XVI ha più volte sottolineato
l’ “irreversibilità della scelta ecumenica”. In questo
compito, il criterio prioritario è l’ unità della fede.
Il dialogo ecumenico è basato sul diritto-dovere di esprimere ciascuno, con serenità ed obiettività, la propria identità, evidenziando ciò che si è, ciò
che unisce e ciò che divide. Esporre con chiarezza le
proprie posizioni non limita il dialogo ecumenico
ma lo favorisce.
Perché esiste l’ Ecumenismo?
Perché esistono, fra i cristiani, divisioni che sono
contrarie alla volontà di Cristo, il quale ha pregato
“perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21).
Le prime di esse avvennero in Oriente, sia per
la contestazione delle forme dogmatiche dei Concili di Efeso e di Calcedonia sia, più tardi, per la rottura della comunione ecclesiastica tra i patriarchi
orientali e la sede romana.
Lo Scisma d’ Oriente fu l’ evento che divise
la Cristianità fra la Chiesa Orientale Bizantina –
l’Ortodossia - e la Chiesa Occidentale - il Cattolicesimo Romano. Sebbene normalmente si indichi
il 1054 come anno dello scisma, ossia quando il
papa Leone IX ed il patriarca Michele I Cerulario
si scomunicarono a vicenda, lo Scisma d’Oriente
fu effettivamente il risultato di un lungo periodo
di progressivo distanziamento fra le due Chiese. Le
cause principali dello scisma consistevano in dispute circa l’autorità papale - il papa reclamava la propria autorità sui quattro patriarchi orientali, mentre
costoro sostenevano che il primato del patriarca di
Roma era solo onorario, e che pertanto la sua autorità si estendeva solo sui cristiani d’occidente - e
circa l’ inserimento del filioque nel Credo Niceno.
Le altre scissioni sono sorte, dopo più di quattro secoli, in Occidente, a causa di quegli eventi
che comunemente sono conosciuti con il nome di
Riforma. Nel 1534 si staccò dalla comunione con
Roma l’Inghilterra, quando re Enrico VIII ruppe l’unità con papa Clemente VII, più per motivi
personali e politici che teologici, dando vita ad una
chiesa di stato.
La Riforma protestante è il nome dato al movimento religioso che ha portato alla nascita del
protestantesimo. L’ origine del movimento è da attribuire al frate agostiniano Martin Lutero, ma altri
protagonisti importanti furono Calvino e Zwingli.
La Riforma negò che ci potessero essere altri intermediari tra l’ uomo e Dio al di fuori di Gesù Cristo.
Ne consegue il rifiuto dell’invocazione dei Santi, di
Maria, e del ruolo intercessore della Chiesa. La riforma nega che il Cristianesimo possa avere come
capo una persona, avendo come unico capo Gesù
Cristo. Restano come sacramenti il battesimo, l’
eucarestia, nella quale si riafferma la presenza reale ma si nega (o si riduce ad opinione privata) la
transustanziazione (conversione della sostanza del
pane e del vino nel corpo e sangue di Gesù), in favore della consustanziazione (il pane e il vino mantengono la loro reale natura). Gli altri sacramenti
tradizionali, come il matrimonio o l’ ordine sacro,
sono considerati riti ecclesiastici.
Oltre a queste, esiste anche una moltiplicazione
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di nuove denominazioni cristiane, che sono nate di
recente: pentecostali, carismatici, evangelicali. La
logica fondamentale della posizione pentecostale si
basa sulla promessa dell’Antico Testamento di una
nuova effusione dello Spirito di Dio e sul compimento di questa promessa negli eventi narrati nel
Nuovo Testamento. Il fatto stesso che il Movimento pentecostale/carismatico si consideri come un
movimento nuovo e definitivo, segno degli ultimi
tempi, e che molti pentecostali vedano il Battesimo
nello Spirito come l’ ultima effusione dello Spirito
Santo prima della venuta di Cristo ed in quanto tale
normativo per tutti i cristiani, pone serie questioni
teologiche.
Oggi, sotto il soffio dello Spirito Santo, in più
parti del mondo con la preghiera, la parola e l’ azione si fanno molti sforzi per riavvicinarsi a quella
pienezza di unità che Gesù Cristo vuole, perchè
la non unità tra i cristiani reca grave danno anche
alla testimonianza, che i cristiani sono impegnati a
proporre ai non cristiani: costituisce una controtestimonianza. “È doloroso che in questa situazione
i cristiani perdono parte della loro spinta missionaria ed evangelizzatrice a causa delle divisioni che
minano la loro vita interna e riducono la loro credibilità apostolica” (Pontificio Consiglio per l’Unità
dei cristiani, Direttorio per l’ applicazione dei principi e delle norme sull’ ecumenismo, Presentazione).
Perché bisogna distinguere tra unità della Chiesa
e unità dei cristiani?
Perché l’ unità della Chiesa esiste già. L’ unità,
“che Cristo ha donato alla sua Chiesa fin dall’ inizio, […] noi crediamo che sussista, senza possibilità
di essere perduta, nella Chiesa cattolica e speriamo
che crescerà ogni giorno di più sino alla fine dei secoli” (UR4). Per questo noi nel credo proclamiamo:
“Credo la Chiesa una..”, e questa chiesa una sussiste
nella Chiesa cattolica (Lumen gentium 8).
Quella che manca è l’ unità dei cristiani. Di
fatto, “in questa Chiesa di Dio una e unica sono
sorte fino dai primissimi tempi alcune scissioni,
che l’ Apostolo riprova con gravi parole come degne di condanna; ma nei secoli posteriori sono nati
dissensi più ampi e comunità non piccole si sono
staccate dalla piena comunione della Chiesa cattolica, talora non senza colpa di uomini d’ entrambe
le parti” (UR I 3).
“L’ unità della Chiesa che già esiste nella Chiesa
cattolica senza possibilità di essere perduta, ci garantisce che un giorno anche l’ unità di tutti i cristiani diventerà realtà” (Giovanni Paolo II, Discorso,
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13 novembre 2004).
E tuttavia i cristiani separati dalla piena comunione con la Chiesa cattolica hanno con essa, già fin
d’ ora, molti elementi in comune.
Quali sono gli elementi che le Chiese e le Comunità cristiane non-cattoliche hanno in comune
con la Chiesa cattolica?
I membri di queste Chiese e comunità cristiane
non-cattoliche:
“Giustificati nel Battesimo della fede, sono incorporati a Cristo e perciò sono a ragione insigniti
del nome di cristiani e dai figli della Chiesa cattolica
sono giustamente riconosciuti come fratelli nel Signore” (UR I 3).
Hanno “parecchi elementi di santificazione e
di verità, come la Parola di Dio scritta, la vita della
grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ed elementi visibili” (UR I 3).
“Lo Spirito di Cristo si serve di queste Chiese
e comunità ecclesiali come strumenti di salvezza, la
cui forza deriva dalla pienezza di grazia e di verità
che Cristo ha dato alla Chiesa cattolica. Tutti questi beni provengono da Cristo e a lui conducono”
(UR3); e “spingono verso l’ unità cattolica” (LG8).
“Con coloro che, battezzati, sono si insigniti del
nome cristiano, ma non professano la fede integrale
o non conservano l’ unità della comunione sotto il
Successore di Pietro, la Chiesa sa di essere per più
ragioni unita” (LG III 15).
Nello stesso tempo la Chiesa cattolica riconosce che le Chiese ortodosse sono a lei più vicine
rispetto alle comunità cristiane non-cattoliche , in
quanto esiste non poca differenza tra queste ultime
e le Chiese Ortodosse.
Qual è la differenza tra le Chiese ortodosse e le
comunità ecclesiali non-cattoliche?
Le Chiese ortodosse:
Hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza
della successione apostolica, il Sacerdozio e l’ Eucarestia , per mezzo dei quali restano ancora uniti con
noi da strettissimi vincoli”. (UR III 15).
Quindi “una certa comunicazione nelle cose
sacre, presentandosi opportune circostanze e con l’
approvazione dell’ autorità ecclesiastica, non solo è
possibile, ma anche consigliabile” (UR III 15).
Meritano il titolo di “Chiese particolari o locali”, e sono chiamate “Chiese sorelle delle Chiese
particolari cattoliche” (UR III 14).
Per la celebrazione dell’ Eucarestia del Signore,
in queste singole Chiese, la Chiesa di Dio è edificata
e cresce.
Hanno una comunione con la Chiesa cattolica, così profonda “che le manca ben poco per raggiungere la pienezza che autorizzi una celebrazione comune dell’ Eucarestia del Signore” (Paolo VI,
Discorso nella Cappella Sistina nella ricorrenza del
decimo anniversario della mutua cancellazione delle
scomuniche fra le Chiese di Roma e di Costantinopoli, 14 Dicembre 1975).
Non sono in piena autonomia con la Chiesa
cattolica, in quanto esse non sono in comunione
con il Capo visibile dell’ unica Chiesa cattolica che è
il Papa, successore di Pietro. E questo non è un fatto
accessorio, ma uno dei principi costitutivi interni di
ogni Chiesa particolare. Pertanto, siccome “la comunione con la Chiesa cattolica, il cui Capo visibile
è il Vescovo di Roma e Successore di Pietro, non è
un qualche complemento esterno alla Chiesa particolare, ma uno dei suoi principi costitutivi interni,
la condizione di Chiesa particolare, di cui godono
quelle venerabili Comunità cristiane, risente tuttavia di una carenza” (Congregazione per la Dottrina
della Fede, Responsa ad questiones, 4).
Le Comunità ecclesiali non-cattoliche:
Non hanno la successione apostolica nel sacramento dell’ Ordine, e perciò sono prive di un
elemento costitutivo essenziale dell’ essere Chiesa.
Specialmente a causa della mancanza del sacerdozio ministeriale, non hanno conservato la genuina
e integra sostanza del Mistero eucaristico (UR III 22).
“per questo motivo, non è possibile, per la chiesa
cattolica, l’ intercomunione eucaristica con queste comunità” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1400).
Tuttavia, “mentre nella santa Cena fanno memoria della morte e resurrezione del Signore, professano che nella Comunione di Cristo è significata la
vita e aspettano la sua venuta gloriosa” (UR III 22).
Non possono, secondo la dottrina cattolica,
essere chiamate “Chiese” in senso proprio (Congregazione per la dottrina della fede, Dominus Iesus, 17.2), in quanto mancano dei sacramenti dell’
ordine e dell’ eucarestia.
In esse si trovano tuttavia “numerosi elementi di santificazione e di verità”, “che in quanto doni
propri della Chiesa di Cristo spingono all’ unità cattolica” ( LG, 8), come ad esempio la Sacra Scrittura,
il Battesimo, la Carità…
Quale oggi la forza dell’Ecumenismo?
L’ apporto del Concilio Vaticano II è stato grande. Esso ha elaborato non solo le basi teologiche
per il dialogo ecumenico, ma lo ha reso popolare
ed ha incoraggiato i fedeli ad inserirsi attivamente
nel processo di unificazione delle chiese e comunità
cristiane.
Nell’ enciclica Ecclesiam suam, Paolo VI faceva notare che “l’ immergersi nell’umanità della chiesa
cattolica apparteneva alla sua stessa essenza”. Il papa
riteneva che il dialogo fosse un elemento necessario, che si dilata a cerchi concentrici: sulla Chiesa, ai
fratelli cristiani, con tutti quelli che rendono onore
a Dio sotto qualsiasi forma, con l’umanità intera. In
particolare, Paolo VI forniva la chiave del dialogo:
“mettiamo in evidenza anzitutto ciò che ci è comune, prima di notare ciò che ci divide”. Da allora tanti
passi sono stati compiuti, voluti dallo Spirito stesso,
a cui Dio Padre ha affidato l’ opera dell’ unità. Sul
piano teologico – dottrinale, importanti sono gli
accordi fra diverse chiese che riguardano il sacramento del battesimo e della giustificazione, perchè
riguardano motivi cruciali della separazione. Ma
altrettanto importante è l’ ecumenismo spirituale:
tanti cristiani sono sempre più consapevoli che le
discussioni teologiche porteranno al risultato sperato solo se accompagnate da una sincera, profonda
e duratura conversione. Tutto l’ ecumenismo attinge ogni energia dalla fedeltà e dalla grazia di Dio.
Esso resiste proprio perché è fondato sulla roccia,
ovvero su Gesù Cristo stesso.
Cosa fare per l’ unità dei cristiani?
Sono necessari:
Un rinnovamento permanente della Chiesa in
un’ accresciuta fedeltà alla sua vocazione. Tale rinnovamento è la forza del movimento verso l’ unità.
La conversione del cuore per “condurre una
vita più conforme al Vangelo”, poiché è l’ infedeltà
delle membra al dono di Cristo a causare le divisioni (UR II 7).
La preghiera in comune; infatti la “conversione
del cuore” e la “santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’ unità dei cristiani,
si devono ritenere come l’ anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale” (UR II 8).
La reciproca conoscenza fraterna (UR II 9).
La formazione ecumenica dei fedeli e specialmente dei sacerdoti (UR II 10).
Il dialogo tra i teologi e l’ incontro tra i cristiani
delle differenti Chiese e comunità.
La cooperazione tra cristiani nei diversi ambiti
del servizio agli uomini (Catechismo della Chiesa
cattolica, 821).
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