L’Ecumenismo dello Spirito Oreste Pesare, dal ‘97 direttore del Rinnovamento carismatico a livello internazionale: sono molti i segni di unità tra le Chiese cristiane L’ecumenismo non è fatto solo di dialoghi teologici ufficiali. Parte anche dal basso, dagli incontri quotidiani tra le persone di diverse confessioni cristiane. Ne parliamo con Oreste Pesare, foggiano, 47 anni, che a Roma dal ’97 dirige l’ICCRS, la realtà che coordina il Rinnovamento carismatico cattolico: in tutto 120 milioni di cattolici di oltre 200 nazioni. Oreste lo abbiamo incontrato al raduno nazionale d’inizio anno della Comunità Magnificat a Moltesilvano di Pescara. Nel 2007 ha visitato numerosi Paesi (Stati Uniti, Turchia, Francia, Belgio, Ghana, Sudafrica, Polonia e Romania) e non pochi sono stati i contatti con le realtà non cattoliche. A Foggia, prima di approdare a Roma, aveva anche lavorato come segretario del suo vescovo, mons. Giuseppe Casale. — Qual è il polso che tu hai della situazione della Chiesa cattolica? La società in cui viviamo sta mettendo sempre più fuori Dio. Questa esperienza fino a qualche anno fa mi spaventava. Ma ciò che ieri accadeva solo negli Stati Uniti e in Inghilterra oggi lo viviamo pienamente in Italia. Raccontavo, e qualcuno si scandalizzava, che molti degli amici dei miei figli adolescenti non sono battezzati. — In Italia però non si vive una situazione ancora particolare, quasi privilegiata? Per me l’Italia vive una situazione di incoscienza. Nonostante la realtà che abbiamo di fronte sia pagana, noi continuiamo a credere che viviamo in una società cattolica, cosa che non è vero affatto. — Come deve muoversi la Chiesa? Dobbiamo trovare nuove strategie di evangelizzazione, sapendo però che l’unica evangelizzazione vera è quella che parte pienamente dal Vangelo. Questa è l’essenza a cui tornare, poi potremo metterci d’accordo sui tempi e sui modi. Più il Vangelo sarà vissuto e predicato in modo radicale, e più prenderà piede. è quello che accade nella vita dei movimenti ecclesiali, che offrono un’esperienza di Cristo radicale. Non che non ci sia un’esperienza di Cristo nelle parrocchie, ma credo che i movimenti presentino oggi un modo nuovo (che poi è antico) di incontrare e seguire Gesù. — Al raduno delle Comunità Magnificat il vescovo di Perugia mons. Chiaretti paragonava i movimenti alle “minoranze creative”, minoranze capaci di fare la storia. E aggiungeva: minoranze che a volte però creano problemi. Che ne pensi? Nel ’97 abbiamo organizzato un ritiro a Roma per tutte le comunità carismatiche italiane. Mons. Cordes, oggi cardinale, e allora segretario del Pontificio Consiglio per i laici, chiese agli 800 responsabili presenti: vorrei sapere chi mi può dire che nella propria comunità ci sono problemi? Molte mani si alzarono. Lui aggiunse: bene, adesso, posso cominciare a parlare. Io non credo in comunità dove non ci siano problemi. Cordes diceva spesso che la Chiesa non è un Paradiso su questa terra; la Chiesa è un luogo dove noi possiamo fare l’esperienza del perdono. Se io parlo di perdono, vuol dire che ci sono dei problemi. Questo fa parte della nostra pochezza. Non esiste una Chiesa perfetta, è una pia illusione. — Qual è stata l’esperienza più forte che hai fatto sul piano ecumenico? Nel 2006 a Los Angeles, quando si è celebrato il centenario di “Azusa Street”, la via in cui nel 1906 per la prima volta l’esperienza pentecostale, tra gli evangelici, cominciava a farsi comunità. A Los Angeles nel 2006 erano radunati 30mila pentecostali, molti appartenenti alle Chiese non denominazionali, e quindi anticattolici a oltranza, ma per la prima volta venne invitata anche la Chiesa cattolica con suoi rappresentanti. La novità è che molte di queste Chiese, che hanno considerato per anni la Chiesa cattolica come una specie di “Babilonia”, soffocata dal potere e senza Dio, cominciavano a pensare che lo Spirito Santo è al lavoro anche nella Chiesa cattolica. è un piccolo segno, ma grande, per l’unità. — Con gli ortodossi, invece, che contatti hai avuto? Nel dicembre 2007 ho vissuto un’esperienza molto bella. Visitando una missione della Comunità Magnificat a Istanbul, sono entrato in contatto con due sacerdoti della Chiesa ortodossa armena. Uno di loro, monaco, ora è diventato vescovo. In queste settimane ci siamo scritti molte volte. Ho capito che dove arriva l’esperienza dello Spirito Santo, cioè un’esperienza personale di incontro con Dio, cadono tutte le barriere. Ci sono difficoltà storiche e teologiche che impediscono oggi di appartenere tutti a un’unica Chiesa. Credo però che la Chiesa, sposa di Cristo, possa essere unita nella diversità, come afferma San Paolo parlando del corpo di Cristo. — In quel monaco cosa ti colpì? Il desiderio di essere, nonostante le differenze, in una sola famiglia con noi. C’è davvero una via dello Spirito che cammina per strade nuove. — Tu lavori a Roma, centro della Chiesa cattolica. Ti chiedo un pregio e un limite della Chiesa vista da Roma. Mi sono innamorato della Chiesa cattolica. è un’esperienza che ho vissuto facendo il segretario del mio vescovo. In quegli anni ho scoperto tanti piccoli difetti nella Chiesa. Ma ho anche capito, grazie a Dio, che Dio ha scelto ciò che è stolto per il mondo. Dio fa la storia con le cose che non valgono nulla perchè ci si accorga che valgono tantissimo perchè permettono a Dio di entrare e di regnare. Il più grande pregio della Chiesa è il suo peccato. Quando la Chiesa sa accettare che è fatta di persone fallaci, questa è la cosa più grande del mondo. Il suo difetto è l’essere elefantiaca nel muoversi e nel non saper rispondere sempre alle mozioni dello Spirito. Oggi è evidente un ecumenismo dello Spirito, ma anche la lentezza da parte della Chiesa. Ma questi sono i nostri limiti. — Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI: quale strada ecumenica sta percorrendo la Chiesa? Quest’ultimo Pontefice ha un dono straordinario di ecumenismo, forse molto di più di quanto io, nel mio piccolo, mi potessi aspettare. Credevo che fosse difficile eguagliare le aperture di Giovanni Paolo II e invece in poco tempo il suo successore ha aperto strade nuove, soprattutto con gli ortodossi. Dobbiamo pregare tutti perchè i due grandi polmoni della Chiesa, l’Est e l’Ovest, riescano a superare difficoltà storiche per poter veramente rispondere insieme alla preghiera di Gesù: “che tutti siano uno perchè il mondo creda”. Davide Maloberti