Religioni a confronto - missionarie della Regalità di Cristo

RELIGIONI A CONFRONTO
CRISTIANI E MUSULMANI S’INCONTRANO
don Ezio Molinari
Dopo le esitazioni che caratterizzarono la prima metà del secolo scorso, a partire dal Concilio
Vaticano la Chiesa cattolica è entrata a pieno titolo e in modo irrevocabile nel movimento
ecumenico, cioè in quell'ampio impegno a favore del ristabilimento dell'unità di tutti i cristiani già
condiviso da molte altre Chiese, additandolo come un "segno dei tempi" e una "grazia" dello Spirito
Santo.
Inoltre il Vaticano ha espressamente impegnato il cattolicesimo alla tutela della libertà religiosa di
ogni individuo, riconoscendola come diritto proprio della persona umana, e perciò si è ufficialmente
aperto al dialogo con le altre fedi. In questo modo, recuperando una visione del mistero della Chiesa
tanto antica quanto ampia ed autentica, e stata segnata una svolta essenziale nei rapporti con le altre
Chiese e le altre religioni, ponendo un tornante così epocale da essere difficile ancora oggi, da parte
degli stessi cattolici, il comprenderne la vera profondità e l'accettarne tutte le conseguenze.
Non a caso l'unico scisma accaduto nel post-concilio ha avuto come epicentro proprio questi due
punti dottrinali. Perché quelle scelte non corressero il rischio di rimaner lettera morta, si ritenne
opportuno che ogni diocesi cattolica istituisse un'apposita commissione, o almeno indicasse un
delegato episcopale, allo scopo di promuovere in ogni modo questi cammini verso la piena
comunione e il dialogo.
A Piacenza, ove si sta operando già da anni, è presente una Commissione, presieduta dal delegato
don Ezio Molinari, impegnata in un lavoro comune con tutti coloro che condividono l'urgenza di
queste problematiche. Il compito, assolutamente affascinante, è ad ampio raggio e si distribuisce su
tre direttrici differenti: l'ecumenismo propriamente detto, cioè tutto quanto attiene alle relazioni con
le altre Chiese cristiane. Inoltre il rapporto con l'Ebraismo, da cui il Cristianesimo scaturisce e con
cui è condivisa una parte delle Sacre Scritture, il Primo Testamento. Infine il dialogo interreligioso,
aperto verso tutte le altre fedi. Si tratta di un lavoro da svolger su piani diversi: è necessario infatti
non solo collocarsi al cuore della propria comunità, per formare, animare e coinvolgere tutto il
mondo cattolico nei suoi più vari aspetti, ma disporsi anche sui suoi confini più esterni e lontani per
mantenerli sempre aperti e transitabili, coltivando relazioni fraterne ed ospitali con i cristiani non
cattolici e con tutti gli uomini di fede. Tessere pazientemente una fitta rete di amicizie autentiche
fatte di ascolto pieno e di rispetto assoluto, nelle quali imparare ogni giorno dal Cristo stesso
l'atteggiamento evangelico del "servo", consapevoli di essere soltanto "piccoli compagni di
viaggio", per tutti quei cercatori di Dio, che come noi percorrono i sentieri talvolta faticosi e
tortuosi che portano al suo Mistero, e che tanto possono insegnarci.
Imparare ad usare la nostra identità non come uno scudo o una barriera, o ancor peggio un'arma, ma
come una via pacifica di comunicazione e di comunione.
È quindi evidente l'assoluta importanza di una formazione seria e corretta non solo circa l'identità e
la realtà degli interlocutori, ma anche circa le posizioni teologiche della propria Chiesa, quanto a se
stessa e al dialogo. Inoltre chiunque pratichi davvero l'incontro e il confronto, sa che essi
costringono a rimettersi continuamente in discussione: in termini cristiani si parla di conversione, e
si è consapevoli che si tratta di una dinamica ineludibile.
È anche chiaro che in tutto questo non può mai esserci alcuna strategia: nessuno può pensare di aver
già in tasca il progetto di unità da perseguire, si tratta invece di mettersi in tutta umiltà davanti a Dio
o, meglio, sulle sue tracce, per imparare da lui i passi necessari verso la comunione tanto agognata.
Ecco, davvero molto in breve, l'orizzonte entro cui collocare le semplici occasioni formative e dì
dialogo che vengono proposte all'intera cittadinanza, nella consapevolezza che la dimensione
religiosa interseca continuamente, sebbene non sempre in modo corretto, quella sociale, quella
culturale, quella politica, e perfino quella economica.
Spesso offre conforto, talvolta suscita sentimenti di diffidenza se non addirittura di antipatia,
talvolta può creare perfino timore, ma in ogni caso riguarda anche chi non si riconosce come un
religioso "praticante".
Libertà, 28 ottobre 2005