42 Cultura Domenica 3 Ottobre 2010 Corriere della Sera ❜❜ L’intervento Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (San Paolo) Il patriarca con sincera gioia che abbiamo accettato l’invito a rivolgerci alla conferenza internazionale organizzata dalla cattedra Unesco sul pluralismo religioso e la pace, in quest’anno nel quale Istanbul celebra la sua prominenza come capitale culturale dell’Europa. Questo consesso sta esplorando le tendenze recenti degli studi sui concili delle Chiese, con particolare riguardo alle questioni che essi pongono alla teologia e alla storia ed è in questo contesto che abbiamo ascoltato la presentazione di quegli straordinari lavori che sono i Conciliorum œcumenicorum generaliumque decreta e il progetto di un Mansi 3 (nuova raccolta digitale di tutta la documentazione conciliare di tutte le Chiese di ogni tempo, ndr). Noi vi accogliamo in questa città magnifica che fa da ponte fra due millenni di civilizzazione cristiana e fra due continenti. In questa stupenda città la Chiesa di Costantinopoli fu fondata da Andrea, il primo chiamato degli apostoli, e qui il patriarcato ecumenico ha la sua storia ampia quanto i 17 secoli nei quali ha conservato in questa città il suo ufficio. Tutta intera questa regione trabocca di significato per la Chiesa cristiana: tutti i primi concili della Chiesa, che hanno provveduto di dottrina definitiva e formativa la fede cristiana, si sono tenuti non in Italia o in Grecia, ma qui, in Asia Minore. È qui che san Giovanni, apostolo dell’amore, scrisse il suo Vangelo ed è qui che san Paolo, l’apostolo delle genti, ha viaggiato per visitare le prime comunità apostoliche. La Chiesa ortodossa è senza dubbio caratterizzata dal suo senso profondo della continuità: non solo con quei tempi, ma anche con quei testi e insegnamenti della Chiesa apostolica. In particolare, in riferimento alla sua fede e alle sue pratiche e al portato di una tradizione vivente ininterrotta di vera fede vissuta nel servizio e nella vita, la Chiesa ortodossa aderisce alle decisioni dei primi sette concili ecumenici. In questa prospettiva, dunque, il progetto di una edizione critica dei grandi concili delle Chiese cristiane — sia nella pubblicazione sia nella forma di una collezione digitale che raccoglie tutti gli atti e tutti i documenti dei concili delle Chiese lungo i secoli, in tutte le lingue ed alfabeti — si colloca al centro della dottrina ortodossa ed al cuore della spiritualità ortodossa. Perciò lasciate che io delinei brevemente l’importanza di questo eccezionale evento culturale. Per la Chiesa ortodossa la conciliarità deriva dall’essenza stessa di Dio. La dottrina fondamentale della Santa Trinità — l’insegnamento su Dio come tre distinte persone, anziché come una divinità monolitica — sottostà a tutta la nostra teologia. La salvezza stessa è sempre intesa in termini di relazione fra persone: implica la personalità e coinvolge la comunione. L’intero concetto di Dio in relazione all’umanità e al mondo è una via di compagnia e di condivisione. La descrizione classica della natura conciliare di È Nella nostra concezione teologica la collegialità deriva dall’essenza di Dio, che è trinitario, non monolitico e la salvezza stessa è sempre intesa in termini di relazione fra persone Verso un Concilio di tutti gli ortodossi La Chiesa di Costantinopoli: il traguardo è vicino di BARTHOLOMEOS I * Il dibattito Una forte spinta all’ecumenismo La famosa «Icona della Trinità», dipinta dal grande pittore russo Andrej Rublëv (1360-1430), si trova alla galleria Tretjakov di Mosca Dio si trova nel libro della Genesi, fonte rispettata di tutte le tre religioni monoteistiche: è la storia raccontata nel capitolo 18 sulla ospitalità di Abramo e di Sara che accolgono tre stranieri nel deserto di Palestina ed è stata interpretata artisticamente nel capolavoro di Andrei Rublëv, la cui celebre icona svela le tre persone della Santa Trinità che siedono attorno al calice della comunione. Pubblichiamo il testo dell’intervento pronunciato venerdì a Istanbul dal patriarca ortodosso Bartholomeos I alla presentazione dell’edizione critica del terzo volume dei «Conciliorum œcumenicorum decreta» (edito da Brepols) con le decisioni dei concili da Trento al Vaticano II (1545-1965) e l’edizione digitale di tutti i concili di tutte le chiese. Oltre al patriarca sono intervenuti Alberto Melloni, direttore dell’opera, Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose, Manlio Sodi, presidente della Pontificia accademia teologica ed Ilber Ortayli, dell’Università di Galatasaray. Il patriarca ecumenico esercita fra le Chiese ortodosse una funzione di coordinamento, nella quale Bartholomeos I ha guadagnato la stima di tutte le Chiese d’Oriente, delle Chiese della diaspora, della repubblica monastica dell’Athos. Questa comunione avvicina la celebrazione del concilio panortodosso (il Santo e Grande Concilio) atteso da mezzo secolo. Un evento per il quale anche il dialogo fra ortodossi e cattolici, nella commissione presieduta dal cardinale Koch e dal metropolita Zizioulas, potrà dare un contributo, in vista di quella comunione visibile che era sembrata vicina dopo il Vaticano II (quando furono levate le scomuniche fra Roma e Costantinopoli) e che in anni recenti era apparsa di nuovo lontanissima. È nell’insegnamento sulla Santa Trinità, e non da concezioni mondane del potere o dell’autorità, che si fonda l’intera struttura conciliare e gerarchica della Chiesa ortodossa. La Chiesa ortodossa non ha una autorità centralizzata o una leadership centralizzata: essa invece esprime una costellazione di Chiese sorelle, eguali e indipendenti, fra le quali il patriarcato ecumenico si colloca storicamente e tradizionalmente al primo rango. In questo modo il patriarcato ecumenico è investita di un primato d’onore e di servizio entro la cristianità ortodossa sparsa nel mondo. La sua autorità non consiste nell’amministrazione, ma nel coordinamento. Ciò non è un segno di debolezza, ma precisamente di conciliarità. Dunque la Chiesa di Costantinopoli serve da primario punto focale di unità, favorendo il consenso fra le varie Chiese ortodosse. Perciò il lavoro sugli atti degli antichi concili è un contributo d’incalcolabile valore alla comprensione della mente della Chiesa antica. È nostra fervente preghiera e speranza che questa edizione prenda in considerazione la distinzione fra i diversi concili, alcuni dei quali si occupano di punti critici della dottrina teologica, altri sono intesi a risolvere questioni canoniche e altri ancora includono decisioni di carattere confessionale, amministrativo, liturgico e pastorale. Il patriarcato ecumenico assisterà volentieri questo proposito, fornendo il proprio bordone per la parte sui concili della Chiesa ortodossa specialmente del secondo millennio. Infine la nozione di conciliarità ha catturato l’interesse dell’intero mondo ortodosso in questi anni, specie dopo che i capi della Chiese ortodosse autocefale si sono riuniti a Istanbul nell’ottobre 2008 e hanno dichiarato il loro impegno nel processo di preparazione del Santo e Grande Concilio che — con la grazia di Dio — sarà celebrato con la partecipazione di tutte le Chiese sorelle ortodosse non appena saranno superate alcune difficoltà canoniche e si saranno approntate le procedure appropriate. Per questo la sinassi (assemblea liturgica di vescovi, ndr) del 2008 ha deciso di attivare l’accordo di consultazione interortodossa di 15 anni prima per il grande concilio, al fine di risolvere le questioni pendenti nella diaspora ortodossa. Così il patriarcato ecumenico, nel suo status e responsabilità di coordinatore della questioni panortodosse, ha già convocato e continuerà a convocare incontri panortodossi ai quali vengono invitate le Chiese autocefale. Amati partecipanti a questo incontro: dalle nostre brevi osservazioni sull’importanza dei concili dei primi secoli per l’insegnamento e la vita della Chiesa nei nostri giorni, voi comprenderete perché il lavoro inteso a studiare questi preziosi atti dei concili costituisca un servizio senza pari reso al mondo intero. È un lavoro per il quale tutti i cristiani ortodossi saranno per sempre grati e che in molti modi ha influito nell’ispirare il revival d’interesse ortodosso per gli sviluppi e le decisioni della Chiesa antica. È un lavoro che dà forma alla missione stessa e alla visione del futuro propria della Chiesa ortodossa. Perciò ci congratuliamo sinceramente con tutti coloro coinvolti in questo sacro progetto di preservare gli atti dei concili ecclesiastici per la posterità e di tutto cuore preghiamo che i frutti di questo sforzo siano sempre più accolti e apprezzati dai nostri contemporanei — siano essi religiosi o laici, studiosi impegnati o un pubblico più vasto. Per questo applaudiamo anche alla decisione di onorare questo progetto durante l’anno dei festeggiamenti culturali della città di Istanbul. * Arcivescovo di Costantinopoli Nuova Roma e patriarca ecumenico © RIPRODUZIONE RISERVATA Stampato e distribuito da NewspaperDirect http://edicola.corriere.it supporto telefonico 02-63797510 • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • ORIGINAL COPY • COPYRIGHT AND PROTECTED BY APPLICABLE LAW - © TUTTI I DIRITTI RISERVATI