14 Άρθρο ΑΠΡΙΛΙΟΣ 2013 Domenica Minniti Gonias* Competenza lessicale e sociolinguistica d’italiano in un testo letterario del passato L’utilità di un testo letterario risiede nella specificità del linguaggio che usa (letterario ≠ “normale”), il quale rappresenta quindi un modello. Il cosiddetto Contrasto (tratto da: D. Minniti Gonias, Diacronie. Testi per lo studio della storia e della questione della lingua italiana, Università di Atene 2002), che qui proponiamo per introdurre possibilità e modalità di sviluppo della competenza lessicale e della competenza sociolinguistica/interculturale, rappresenta notoriamente un dialogo. A dettare la scelta di un testo scritto in un volgare del XIII secolo, con tutta probabilità siciliano, e dunque a carattere implicitamente dialettale, è la convinzione che il testo dialogico, anche letterario, favorisca lo sviluppo delle varie competenze comunicative e pragmatiche nell’apprendente di LS. Le strategie a cui ricorre un autore del passato per rendere gli elementi verbali ed extraverbali, aiutano a chiarire alcuni meccanismi del dialogo, che sono propri o verosimili anche del linguaggio colloquiale di oggi. Il coinvolgimento emotivo degli studenti, infine, attraverso l’identificazione nei ruoli dei protagonisti, risponde adeguatamente alla condizione essenziale della motivazione. La competenza lessicale e semantica Nell’insegnamento/apprendimento di una Lingua seconda che sia orientato in prospettiva interculturale, uno degli obiettivi fondamentali è senza dubbio la conquista della competenza semantico-lessicale (per una trattazione esaustiva dell’argomento rimandiamo a Minniti 2010). Relativamente al testo proposto in questo articolo, l’ampiezza del lessico e la padronanza con la quale esso viene usato in base ai livelli di conoscenza linguistica si colloca al livello C2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue. Tale livello prevede buona padronanza 1 di un repertorio lessicale vastissimo, fornito di espressioni idiomatiche e colloquiali, e una sufficiente consapevolezza semantica. Il testo che studieremo presenta una vasta gamma di queste categorie lessicali (definite da Lewis in Lexical approach), quali espressioni fisse (polirematiche), formule frastiche, espressioni idiomatiche, locuzioni verbali, parole isolate, ecc., collocate in una determinata dimensione diacronica e diatopica, com’è naturale per un tale testo. La competenza sociolinguistica Per competenza sociolinguistica dell’italiano non va semplicemente inteso il riconoscimento dell’opposizione formale/informale nel momento in cui ci si rivolge a una persona classificandola in base al ruolo. Di solito le indicazioni che si danno su questa competenza riguardano esclusivamente l’uso appopriato di certi elementi (politeness markers), come la “forma di cortesia” (tu/Lei/voi), i titoli, gli appellativi, ecc.; questi elementi rivestono un’importanza determinante nel caso di altre LS, ad es. l’inglese. Nell’apprendimento dell’italiano è invece necessario sottolineare l’uso di idiomatismi, oppure aspetti paralinguistici, come la gestualità, ed altro; insomma, per questa lingua bisogna sviluppare una vera e propria consapevolezza sociolinguistica, distribuita sia sull’asse della diacronia che su quello della sincronia. Il testo che esamineremo risponde alla prima condizione, in quanto esprime un particolare momento storico e sociale della lingua italiana. Per quanto riguarda la sincronia, la consapevolezza della dimensione sociale dell’italiano si può essenzialmente far coincidere con la consapevolezza della sua variazione. E in verità l’italiano si distingue per le sue molteplici varietà. Si tratta di un aspetto sul quale non si sarà mai insisti- to abbastanza e su cui verte un paragrafo specifico del nostro Programma di italiano per i Licei greci (2008). Ma già nel QCER si raccomanda un adeguato sviluppo della competenza sociolinguistica, con l’avvertimento che essa comprende anche la capacità di riconoscimento degli opportuni “marcatori” linguistici (elementi fonologici, grammaticali e lessicali), che indicano la regione o l’area di appartenenza. Esamineremo questi particolari elementi nel nostro testo, che solo in senso lato si può definire “dialettale”, poiché nel Medioevo ovviamente non si parlava di dialetto, ma di volgare. I volgari italiani sono gli “antesignani” degli odierni dialetti. L’approccio pragmatico: il dialogo Il Contrasto è un poema scritto in forma di dialogo. Proporre come testo linguistico un dialogo letterario, di regola contrapposto al dialogo reale, solleva parecchie questioni tanto di principio che di metodo. Ci troviamo effetti di fronte a due diverse modalità di dialogo: quella spontanea, che caratterizza l’interazione quotidiana, e quella elaborata del testo letterario, che tuttavia conserva elementi che nella comunicazione colloquiale sono rilevanti. Ma una tale opposizione richiama anche altre coppie di varianti, come oralità/scrittura, lingua comune/lingua letteraria, lingua colloquiale/lingua colta, che qui ci limitiamo a citare. Nonostante la questione presenti tale complessità, è nostra ferma convinzione che il dialogo contenuto nei testi letterari possa aiutare un discente di LS nello sviluppo delle varie competenze comunicative. Le strategie a cui ricorre lo scrittore per restituire l’insieme degli elementi verbali ed extraverbali, oltre alle sue scelte di stili, registri e modalità discorsive, servono a illustrare i meccanismi dialogici. Proprio per la funzione comunicativa che lo contraddistingue, il dialogo letterario offre spunti significativi per l’approccio pragmatico al testo di LS. La Pragmatica è lo studio di ciò che si fa quando si parla. L’“azione” presuppone la propria collocazione in un contesto e di conseguenza la Pragmatica si occupa delle relazioni che si stabiliscono tra la lingua e il contesto, le quali appunto sono quelle che determinano la comprensione del messaggio da parte degli utenti. Ne deriva che acquisire una competenza pragmatica significa imparare a conoscere le regole d’uso degli enunciati della lingua in circostanze adeguate. In buona sostanza, la competenza pragmatica per molti versi può essere identificata con la macro-competenza comunicativa. Osserviamo ora brevemente gli elementi di cui, secondo Morris, è composto il contesto. Si hanno dunque: le conoscenze condivise, ossia le credenze sociali e culturali, la conoscenza del codice linguistico; la situazione, ossia la particolare contingenza di spazio e di tempo, i ruoli rivestiti dai parlanti, le aspettative che si hanno da una comunicazione linguistica, gli scopi per i quali tale comunicazione viene instaurata; il cotesto, ovvero il discorso nel suo svolgimento, che è costituito da ciò che si è detto e si è udito nella conversazione. Dal punto di vista più propriamente linguistico, all’interno dell’enunciato vanno poi distinti il topic e il focus (tema/rema: che costituiscono rispettivamente il dato conosciuto della frase e il commento, ovvero l’elemento nuovo, quello che si intende porre in evidenza, come nelle frasi Davanti foss’io aucisa, v. 37, Donna mi son di perperi, v. 27). D’altra parte, un aspetto fondamentale è costituito dalla deissi, cioè da Situazione (Setting & Scene), partecipanti (Partecipants), scopi (Ends), atto (Act), chiave (Key), mezzi (Instruments), norme (Norms), genere (Genre). 15 ΑΠΡΙΛΙΟΣ 2013 elementi indicatori (indici), che possono essere di ordine temporale (per es. gli avverbi avanti, inver), sociale (tu/Lei, ecc.), testuale (come l’anafora: Dunque vor[r]esti, vítama, ca per te fosse strutto?, v. 82, Di ciò che dici, vítama, neiente non ti bale, v. 72) e di luogo (ad es. gli avverbi tutta, fore, quaci). Nel dialogo, in quanto conversazione, come si può anche empiricamente constatare, gli aspetti caratterizzanti sono la cooperazione (“Principio di Grice”), ovvero la collaborazione degli interlocutori alla buona riuscita della comunicazione attraverso il rispetto dell’alternanza dei turni. Approcciarsi da un tale punto di vista pragmatico alla lingua significa capire a che “gioco” si sta giocando con la lingua; in particolare, significa rendersi conto se, in un dato contesto comunicativo, le parole vanno prese “alla lettera” oppure in senso metaforico (ad es. scherzoso, come nei versi tenti villana e te fosse morto in casa); se vanno compre- Άρθρο se per quello che “dicono” o per quello che “fanno” (atti linguistici perlocutivi). Esempi probanti sono i verbi performativi, alcuni dei quali ricorrono nel testo come giuro, consiglio, i quali realizzano l’atto che descrivono e proprio per tale motivo vengono coniugati alla prima persona (Sovr’esto libro júroti mai non ti vegno meno, v. 154). Secondo Hymes, in una conver- sazione, l’interazione linguistica può essere semplificata nel modello S.P.E.A.K.I.N.G.1. Applicando tale modello al Contrasto, osserviamo in primo luogo l’alternanza della presa di parola, che qui è esemplificata nella forma “botta e risposta” in successione strofica, come in un duetto musicale. Si tratta con tutta evidenza di un “gioco delle parti” inserito in una determinata situazione (probabilmente un luogo appartato in una regione dell’Italia meridionale d’epoca medievale: non mi toc[c]ara pàdreto per quanto avere ha ’n Bari, v. 24) e scena (il corteggiamento come evento situato in una specifica cultura: [A]ersera passàstici, cor[r]enno a la distesa/Aquístati riposa, canzonieri, vv. 138-139); vi sono inoltre due partecipanti, i due amanti, i quali assumono alternativamente i ruoli di parlante e di destinatario. I personaggi non sono descritti fisicamente, ma caratterizzati per mezzo del loro comportamento e modo di parlare: Sazzo che m’ami, [e] àmoti di core paladino, v. 137; so ca non se’ tu retico [o] figlio di giudeo/ e cotale parabole non udi’ dire anch’eo, vv. 128-129. Il risultato raggiunto, indipendentemente dagli intenti e scopi iniziali, riassunti nella “recisa” affermazione avere me non pòteri a esto monno/avanti li cavelli m’aritonno (vv. 10-11), è racchiuso nella frase merzé, a voi m’arenno (v. 159) con cui alla fine la “bella” accondiscende invece alle avances del corteggiatore.... Attività linguistiche Occorre a questo punto porsi le domande: quali sono le modalità più idonee per presentare il TL e quali le attività da predisporre? Gli esperti suggeriscono che quando si fornisce un tale testo agli apprendenti, si possono proporre attività di pre-lettura attraverso strategie mirate di volta in volta a illustrare contenuti del testo e ad evidenziare precisi aspetti linguistici. Considerati come destinatari del testo gli apprendenti greci di italiano LS, nel Contrasto si metteranno in evidenza, ad esempio: ΣΥΝΕΧΕΙΑ ΣΤΗΝ ΣΕΛΙΔΑ 16 16 ΑΠΡΙΛΙΟΣ 2013 a) l’aspetto sociolinguistico-culturale: breve presentazione dell’argomento, descrizione del contesto storico-sociale in cui è inserita la scena, indicazioni relative all’autore e al movimento letterario a cui appartiene, ciò che stimolerà di conseguenza il dibattiti sull’identità dell’autore e riflessioni sulla nascita del volgare e la “questione della lingua”, ecc.; b) l’interculturalità: attraverso il confronto tra le cultura italiana e quella greca del periodo medievale e di oggi (Ερωτοπαίγνια, Canzoniere petrarchesco di Cipro, commedia cretese, ομιλίες di Zante e così via); a) il lessico e la semantica. Ci soffermeremo su quest’ultimo punto, ovvero sulla considerazione di attività volte a sviluppare e potenziare la competenza lessicale-semantica. L’apprendente è chiamato a classificare, organizzare e rielaborare una serie di termini e di espressioni presenti nel testo. Una prima attività potrebbe consistere nell’individuare la relazione semantica tra parole: data una serie di termini (parole-chiave) si individuno i sinonimi, gli antonimi, gli iponimi, gli iperonimi, i campi semantici e, dove possibile, anche le famiglie semantiche: fresca, amore, dimino, peri. Inoltre, gli studenti spiegano un termine con perifrasi o individuano l’accezione che una parola polisemica assume nel testo e cercano di rintracciare quindi tutti le altre possibili accezioni: averi, vita, altezza, pòteri, terra.... Ancora, vengono invitati ad esercitarsi sulla formazione delle parole, verificando se avviene per suffissazione, prefissazione, derivazione o composizione, e sui mutamenti fonetici, morfosintattici e semantici verificatesi nelle due diverse fasi della diacronia (italiano del passato/italiano contemporaneo), anche attraverso utili riflessioni sull’etimologia nello studio di LS. Particolare attenzione richiedono i modi di dire e le espressioni idiomatiche, che fanno parte dei Άρθρο cosiddetti “impliciti culturali” di una lingua, nonché aspetti stilistici come le similitudini, metafore, litoti, tutto ciò insomma che costituisce espediente retorico: rosa fresca aulentissima, ponti e scale, de lo frutto, ne lo tuo jardino, lo cantare, ecc. Abbiamo volutamente lasciato per ultimi i prestiti lessicali, i numerosi e frequenti francesismi e provenzalismi, in modo da mettere in evidenza il forte influsso esercitato sul lessico dei volgari meridionali dalla cultura cortese e trovadorica: : pulzelle, trabàgliti, faglia, malvasa, aitare, cleri, feri, gueri... D’altronde, come è stato già sottolineato, il testo si presta per lo sfruttamento prosodico, giacché è possibile ripartire le battute tra studenti che interpretano personaggi diversi. Questa forma di drammatizzazione (role-play) stimola una corretta gestione degli elementi prosodici quali l’accentazione delle parole, l’intonazione, il ritmo, la lunghezza delle pause, la velocità, la pronuncia, determinati dallo stato d’animo. Infine, è possibile immedesimarsi nei personaggi, imitandone la gestualità e la mimica. Osservazioni filologiche e linguistiche al testo In questo articolo si è cercato di mostrare come l’approccio umanistico, unitamente al procedere storico, sia possibile, anzi efficace e indispensabile per una conoscenza approfondita della lingua, tanto che si tratti della “conoscenza per usarla”, che della “conoscenza per insegnarla”. La scelta del Contrasto, noto anche con il titolo Rosa fresca aulentissima, come testo da studiare risiede nella precisa intenzione di ridimensionare uno dei miti della lingua italiana, anche agli occhi degli apprendenti greci di italiano LS. Si sa che a lungo e per ragioni diverse (movimenti puristici, aspirazioni all’Unità, nazionalismi), gli studiosi di lingua e letteratura italiana antica hanno privilegiato i documenti di provenienza toscana. Questo atteggiamento oggi è ritenuto del tutto infondato e obsoleto dai linguisti italiani. È invalsa ormai l’opinione che la letteratura italiana deve un immenso tributo al volgare siciliano, largamente inteso, e alle sue espressioni poetiche. Il Contrasto di Cielo d’Alcamo, opera in cui ricorrono frequenti forme linguistiche e particolarità lessicali proprie dei volgari meridionali del XIII sec., rappresenta uno dei capolavori della Scuola Siciliana, la tradizione letteraria e linguistica formatasi prima di quella Toscana, alla cui fioritura ha fornito le basi. Il secondo mito che va sfatato riguarda il nome dell’autore, se si tratti del castigato Cielo (come fu) o dell’osceno Ciullo. Sulla questione si è a lungo esercitato un autore italiano che sull’antinomia sacro/profano ha costruito la propria fama di giullare. “Divertenti” ma “non convincenti”, definisce tuttavia le motivazioni di Dario Fo un attento filologo come Tartaglia. Ma già alcuni decenni prima, l’autorevolissimo Pagliaro aveva dimostrato con le affilate armi della disamina testuale e etimologica che tale nome, in relazione all’autore del Contrasto, appunto, non esiste. Crolla pertanto la costruzione di stampo populistico che lo voleva opera di un ardito giullare “autentica voce e coscienza del popolo, altrimenti costretto al silenzio” dai soprusi dei ricchi. L’esclamazione Viva lo ‘mperadore, graz[i’] a Deo!, messa in bocca al protagonista, rende palese invece che non si tratta altro che dell’ennesimo caso di trahison des clercs... Crolla altresì e al contempo il divertissement di goliardi in disuso senza altre armi –e per di più spuntate– se non quelle della dissacrazione e del dileggio, i quali accolgono con fanatismo opinioni che oggi forse anche il Fo declinerebbe. La perizia linguistica offre ben altre difese. Sfatato il mito che voleva l’autore di Rosa fresca aulentissima un testo popolare, non ci resta che concordare con i due studiosi citati, che nell’intero componimento è rintracciabile una sorta di dualismo linguistico: parole ed espressioni che appartengono alla lirica colta (come i numerosi francesismi) si mescolano a termini e tratti chiaramente popolari e marcatamente dialettali. È proprio la ricchezza del lessico, la ridondanza dello stile e l’ambiguità degli intenti, a rendere il Contrasto una lettura stimolante e sempre attuale. In conclusione: l’analisi dal punto di vista pragmatolinguistico suggerita in questo articolo, crediamo abbia avvalorato l’ipotesi iniziale, ovvero che proporre un testo della letteratura del passato ad apprendenti di italiano LS (in un corso avanzato e con determinate competenze linguistiche), non soltanto è possibile ma auspicabile; significa infatti consentire agli apprendenti di operare una full immersion nella cultura, nella società e nella storia, in ultima analisi nella Weltanschauung, degli Italiani. ABSTRACT The utility of a literary text in FLT lies in the language that is used, which thereby takes on the role of a model. The Italian text –widely known as Contrasto– that we propose in this study as useful for the purpose of developing lexical and sociolinguistic/intercultural competences, represents a dialogue. The choice of this particular text, written in one of the 13th century Italian volgare (probably of Sicily), can be explained on the basis of the belief that the study of a text taken from the literary tradition, especially if it is dialogical, increases communication and pragmatic competences in FLT. In particular, several strategies that the author of the Contrasto invents to make verbal and non-verbal elements explicit are also found in current-day colloquial speech and can be applied in the FLT classroom, mostly through techniques such as roleplaying. * Domenica Minniti Gonias è professore associato di Linguistica italiana nell’Università di Atene. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Minniti Gonias, D. (2002), Testi per lo studio della storia e della questione della lingua italiana, Università di Atene. Minniti Gonias, D. (2007, introduz., traduz., note), T. De Mauro. Dieci tesi per un’ educazione linguistica democratica, Atene, Patakis. 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