parte seconda: l`eta` medievale

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PARTE SECONDA: L’ETA’ MEDIEVALE
1 CAPITOLO: CARATTERI DELL’EDUCAZIONE MEDIEVALE
Nell’immaginario tradizionale il medioevo viene visto come il secolo buio, caratterizzato da una
profonda regressione della civiltà e del ritorno a condizioni di vita di tipo arcaico.
Il medioevo è legato ad un’immagine del mondo come ordine voluto da Dio per cui ogni ribellione
a quest’ordine è vista come peccato che deve essere espiato attraverso la chiesa.
(La società è illuminata da due soli, la chiesa e l’impero che sono tra di loro in conflitto).
Il medioevo dissolve il mondo classico e antico e va costituendo un nuovo mondo caratterizzato
dall’ideale e da 3 strutture: l’Europa, la cultura laica e le nazioni.
In campo educativo si formano nuove strutture, l’università e il suo modello didattico. Dunque il
moderno trova la sua identità sullo sfondo del medioevo.
2 CAPITOLO: L’ALTO MEDIOEVO E L’EDUCAZIONE FEUDALE
Il medioevo va dal 476, anno della fine dell’impero romano d’occidente, al 1492, anno della
scoperta dell’America. La società medievale è organizzata intorno al feudo, un unità territoriale
governata da un signore che impone agli abitanti fedeltà e sottomissione in cambio di protezione.
L’economia del feudo è di sussistenza, si producono e si consumano le merci di cui si ha bisogno.
La cultura si sviluppa nel castello del feudatario o nelle chiese e nei monasteri. Essa si basa sulla
fede cristiana.
Dall’evoluzione delle scuole cattedrali nasce l’istituto delle università, scuole cittadine indipendenti
dalla chiesa. Vennero fondate soprattutto in Francia e in Italia, accomunate da un rigoroso itinerario
di studi. A Parigi nacque intorno alla scuola episcopale di Abelardo nel 1150 e venne riconosciuta
da papa Gregorio IX nel 1231. Si impartivano le arti liberali, la teologia, il diritto e la medicina. Gli
studi duravano dai 5 ai 7 anni, per concludersi intorno ai 21 anni e lo studente veniva nominato
baccelliere, dopo altri 2 anni di studio diveniva magister.
A Bologna il riconoscimento delle università avvenne nel 1158 con Federico Barbarossa. Lo
studium bolognese fu specializzato nel diritto canonico e civile.
La formazione degli studenti universitari avveniva tramite il metodo istituito da Abelardo, che ruota
intorno al commento di testi, teologici, medici e/o giuridici. Intorno a questi commenti si svolgeva
la lectio che fissava il significato grammaticale, poi la spiegazione e infine l’interpretazione del
testo.
3 CAPITOLO: IL BASSO MEDIOEVO E L’EDUCAZIONE CITTADINA.
Intorno al 1000 si afferma la borghesia, una classe sociale cittadina, legata agli scambi,
imprenditrice, che nutre una precisa coscienza di sé, come classe centrale e attiva. Essa è una classe
che fa maturare nuovi principi, valori, ideali: l’individuo, la libertà e la produttività. Anche la
cultura si trasforma, si affermano le lingue nazionali e cominciano a delinearsi letterature in lingua
volgare, si ha una ripresa della filosofia, della scienza e dell’architettura. Anche il lavoro si
trasforma perché implica competenze più specializzate. Nascono quindi le corporazioni, che vedono
il popolo sempre più attivo protagonista di lotte sociali.
PARTE TERZA: L’ETA’ MODERNA
1 CAPITOLO: CARATTERI DELL’EDUCAZIONE MODERNA
Con la modernità si pone fine alla società statica tipica del medioevo che negava l’esercizio delle
libertà individuali a causa del potere della chiesa-impero.
Si una prima rivoluzione geografica in quanto l’asse si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico, poi si
ha una rivoluzione economica perché si sviluppa un’economia di scambio, fondata sulle merci, sul
denaro e sulla produttività (nasce quindi il sistema capitalistico), si ha infine una rivoluzione
politica, perché nasce uno stato moderno, accentrato e controllato dal sovrano in tutte le sue
funzioni.
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Mutano con la rivoluzione pedagogica i processi educativi, i fini dell’educazione, i luoghi della
formazione, le teorie pedagogiche (non più legate ad un unico modello).
La prima fase della modernità va dal 1492 al 1789, la seconda è l’età contemporanea che va dalla
rivoluzione francese ai giorni nostri. Il mondo moderno si organizza intorno ai processi di
civilizzazione, razionalizzazione e istituzionalizzazione della vita sociale.
L’individuo viene controllato da istituzioni: ospedali per i malati, manicomi per i folli, prigioni per i
disadattati, scuole per formare le nuove generazioni.
La famiglia e la scuola vengono ridefinite e riorganizzate, avendo una formazione sociale e
personale contemporaneamente. Si rivaluta l’infanzia e si crea un sapere psicologico, medico e
pedagogico dell’infanzia.
La famiglia diventa nucleare cioè formata da un solo nucleo unito da legami affettivi.
Entrano a far parte del curriculum formativo matematica, scienza, politica, religione universale,
latino, lingue moderne, la tecnica. Si delinea quindi un’educazione nazionale fondata
sull’appartenenza dell’uomo alla comunità sociale.
Nella modernità avviene una rivoluzione pedagogica che produce due effetti:
1) vengono elaborati una pluralità di modelli di pedagogia;
2) si assiste al declino del modello metafisico – religioso.
Nell’educazione dei moderni è presente ed operante l’istanza di controllo, di governo e di
conformazione.
Nell’educazione moderna, emancipazione e conformazione hanno funzioni essenziali. La
conformazione pone l’accento su quell’uomo socializzato, l’emancipazione invece corrisponde alle
istanze di libertà.
2 CAPITOLO: TRA 400 E 500, IL RIMMOVAMENTO PEDAGOGICO
Il Rinascimento si caratterizza per un mutato atteggiamento dell’uomo nei confronti dei problemi
della vita e del mondo. A dare origine alla civiltà rinascimentale, sono le grandi trasformazioni
politiche, sociali e culturali del 300, quali:
1) la formazione degli stati nazionali in Europa e di quelli regionali in Italia;
2) la fine del papato e dell’impero;
3) la nascita della borghesia e dell’economia capitalista che favorisce la creazione di industrie,
l’aumento della produzione e l’invenzione delle nuove tecniche.
Ma a partire dalla fine del secolo ha inizio una fase di declino causato dalla nascita delle monarchie
francesi e inglesi e dalla scoperta di nuove terre che producono un processo di periferizzazione del
mediterraneo.
Nei primi decenni del 500 ha inizio un movimento di riforma politico-religiosa: la riforma
protestante. Alla base della quale ci sono l’avversione per la gerarchia ecclesiastica, ritenuta
responsabile della corruzione morale che domina la chiesa di Roma, e l’aspirazione ad un ritorno al
cristianesimo delle origini.
Questo clima di rinnovamento porta alla rottura dell’unità del Cristianesimo.
Cambia la concezione del lavoro, soprattutto con Calvino l’attività lavorativa viene considerata
come un elemento di salvezza dell’uomo e un mezzo per istaurare il regno di Dio sulla terra.
Questo movimento, avviato da Lutero in Germania, assume un importante significato pedagogico
ed educativo in quanto ponendo come fondamento uno stretto contatto tra il credente e le scritture è
necessario per ogni cristiano possedere gli strumenti della cultura. Si afferma dunque il dirittodovere di ogni cittadino per lo studio e l’obbligo e la gratuità dell’istruzione.
Martin Lutero, da un viaggio in Italia resta colpito dalla corruzione negli ambienti della curia
romana per cui nel 1517 pubblica le 95 tesi sugli abusi della chiesa di Roma giungendo alla rottura
con essa. L’istruzione per Lutero deve essere obbligatoria e assicurata dalle autorità municipali,
mantenendo a proprie spese le istituzioni scolastiche, perché essa favorisce la pace sociale.
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L’educazione deve poggiare sullo studio delle lingue antiche e nazionali, perché le lingue sono il
mezzo per comprendere le verità del vangelo.
La scuola è organizzata in 4 settori:
- quelle delle lingue per risalire alle fonti delle sacre scritture;
- quello delle opere letterarie per la lettura dei testi sacri e per l’insegnamento della
grammatica;
- quello delle scienze e delle arti;
- quello della giurisprudenza e medicina.
La frequenza scolastica è di 1 o 2 ore al giorno perché il tempo restante è per lavorare in casa o
imparare un mestiere. Gli edifici scolastici devono avere delle biblioteche. Al centro della vita
scolastica c’è il maestro che sostituisce la famiglia quando questa non sa svolgere il suo ruolo
formativo ed è un equilibrio tra severità e amore.
Si realizza dunque una riorganizzazione delle scuole e nascono i ginnasi che sono il primo e più
duraturo nucleo della scuola nazionale tedesca.
Per Zelantone, definito il precettore della Germania, l’ignoranza è la più grande avversità della fede.
Il corso di studi deve essere diviso in 3 cicli: I per i principianti ed è finalizzato all’apprendimento
del latino; II apprendimento della grammatica; III studio della dialettica e della retorica. Zelantone
indica oltre alle materie di studio utili indicazioni sul metodo di apprendimento che prevede molta
lettura e conversazione più che grammatica e sintassi.
Egli attribuisce alle autorità civili il compito di finanziare le scuole e nominare insegnanti dotati di
una buona cultura.
Calvino, un riformatore ginevrino, afferma che la salvezza dell’uomo risiede nella parola di Dio che
è contenuta nelle sacre scritture, ma egli insiste nella predestinazione degli eletti, i quali sono spinti
a cercare nelle opere e nel mondo il segno della propria elezione. Dal punto di vista pedagogico egli
mira alla formazione dell’uomo attraverso i testi letterari ed evangelici, le lingue e le scienze.
Propone un ritorno agli studi classici.
Per Erasmo le lingue classiche sono lingue ed espressive che possono essere apprese attraverso la
lettura e la conversazioni infatti si oppone al metodo dell’università medievale e della scolastica che
hanno ridotto il latino al solo apprendimento grammaticale. Secondo lui vanno inserite nel
curriculum di studi anche storia e scienze. Egli afferma che bisogna coltivare la ragione per
raggiungere la vera umanità ed è un compito che spetta all’educazione dai 3 anni rispettando le
caratteristiche naturali del bambino.
LA CONTRORIFORMA
Il Concilio di Trento, 1546-1563, sottolinea l’importanza della chiesa e il valore dei sacramenti fissa
i compiti per gli ecclesiastici, favorisce la nascita e lo sviluppo di ordini religiosi con lo scopo di
frenare l’avanzata dell’eresia protestante e di diffondere la religione cattolica nei paesi del nuovo
mondo. I provvedimenti presi dal concilio danno vita alla controriforma che ha un valore
pedagogico. La chiesa acquista maggiore consapevolezza della sua funzione educativa e da vita ad
un’attività di formazione non solo per ecclesiastici ma anche per i giovani dei ceti dirigenti.
L’interesse all’educazione per la chiesa è data da una nuova concezione dell’uomo, che si redime
dal peccato non solo attraverso la fede ma anche attraverso le opere. L’uomo dunque si libera del
peccato se reprime gli istinti e acquisisce le abitudini tipiche del cristiano. Vengono quindi
elaborate norme che agiscono sulle coscienze e i comportamenti disponendo i giovani
all’obbedienza e alla sottomissione all’autorità.
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La teorizzazione pedagogica più significativa della controriforma è quella di Antoniano, secondo
cui l’educazione è un mezzo per migliorare la società piena di corruzione, per cui è necessario
intervenire dalla tenera età.
Le principali figure educative sono il padre naturale e quello spirituale. Egli affronta i temi
dell’educazione morale (fondata sul timore di Dio, dell’educazione femminile e di quella
scolastica).
La congregazione delle orsoline, fondata a Brescia nel 1535 è rivolta all’educazione delle femmine.
I barnabiti combattono le eresie e si rivolgono all’educazione dei giovani religiosi.
I somaschi si rivolgono agli orfani e sottolineano la necessità di un’istruzione di base comune a
tutti.
Le scuole pie appartengono all’ordine degli scolopi e si rivolgono al popolo. Vengono considerate
le prime scuole pubbliche popolari d’Europa e mirano alla formazione culturale e critica dei ceti più
poveri ed emarginati come gli ebrei.
Anche gli oratoriali sono a favore del popolo e pongono al centro le attività fisiche , ludiche e
teatrali che hanno un significato educativo.
L’ordine dei gesuiti è l’unico ordine che sviluppa un sistema di istruzione che si afferma su scala
mondiale e che si pone a fondamento della scuola moderna, laica e statale. Fondatore di tale ordine
è nel 1540 Ignazio di Loyola, militare spagnolo appartenente ad una nobile famiglia che, a seguito
di una ferita riportata in battaglia è colpito da una profonda crisi etico-religiosa il cui esito è un
ripensamento radicale della propria vita.
A tale scopo frequenta a Parigi alcuni corsi universitari dove incontra altri giovani convertiti di
recente, con i quali pone le basi della compagnia di Gesù. Ottenuta l’approvazione dal papa Paolo
III, la compagnia si caratterizza come una milizia al servizio della chiesa di Roma.
Con la diffusione dei collegi per religiosi si afferma la necessità di dare un’organizzazione coerente
e unitaria ai programmi di insegnamento. Si passa alla stesura di una vera e propria ratio studiorum,
cioè un documento di 30 capitoli che si rifà alle considerazioni pedagogiche contenute nella
costituzione della compagnia di Gesù. Il testo della ratio resterà in vigore fino allo scioglimento
della compagnia di Gesù nel 1773 ma poi sarà riproposto in forma aggiornata nel 1832. la novità dei
collegi gesuitici è l’importanza di un ambiente educativo rigoroso organizzato secondo una severa
disciplina. Fondamentali l’enfatizzazione dell’obbedienza e gli studi di tipo retorico-grammaticali.
3 CAPITOLO: IL 600 E LA RIVOLUZIONE PEDAGOGICA
RATKE: elabora un ideale pansofico e si occupa del metodo affermando che l’apprendimento
debba essere spontaneo e naturale, quindi si deve insegnare procedendo dal semplice al complesso.
Egli è contrario all’apprendimento mnemotico, si giunge alla conoscenza attraverso il metodo
induttivo e l’esperimento.
ALSTED: come Ratke, ideale pansofico e metodo, ma in senso religioso. L’educazione è vista
come il mezzo attraverso il quale si realizza nel mondo la volontà di Dio. Distingue le scuole
elementari e superiori che sono divise in demicae (necessarie a tutti) e accademicae. Le scuole
superiori sono solo maschili e accolgono i bambini dai 7 anni in poi, si articolano in 3 classi di
grammatica, 3 classi di sintassi, retorica e logica e 3 classi di filosofia che preparano agli studi
universitari.
ANDRETE: il suo modello pedagogico è utopistico perché l’apprendimento deve collegare le
parole alle cose e deve essere impartito attraverso la lingua materna.
COMENIO
È visto come l’anticipatore dei problemi e delle soluzioni della modernità.
La concezione pedagogica di Comenio si basa su un ideale religioso, che concepisce l’uomo e la
natura frutto di un disegno di Dio. Il suo pensiero è influenzato dalla filosofia rinascimentale.
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Comenio sottolinea l’importanza dell’ambiente scolastico e del suo clima di competizione che
stimola gli allievi. Critica i metodi didattici del suo tempo per questo le scuole devono essere
riformate e organizzate diversamente. L’educazione si deve realizzare con dolcezza e delicatezza e
per questa realizzazione c’è bisogno di maestri dotati di buon metodo di insegnamento.
L’apprendimento è graduale e progressivo e il metodo è ciclico e pansofico. Egli afferma l’esigenza
di un’educazione universale che non faccia differenza di sesso o classe di appartenenza.
All’interno della scuola ci sono 4 gradi:
1) la scuola materna per l’infanzia;
2) la scuola vernacolare per la fanciullezza (articolata in 6 classi in cui si apprendono la lettura,
la scrittura, la matematica e i primi precetti morali e religiosi);
3) la scuola di latino per l’adolescenza che educa all’eleganza espressiva e alla lettura
personale di testi;
4) l’accademia per la giovinezza.
La PANSOFIA (totalità del sapere) si realizza attraverso la PAMPEDIA (parte centrale della
CONSULTATIO). In quest’opera si definisce il fine dell’educazione, che è la formazione
universale di tutto il genere umano. Tutto questo è riferito solo ai giovani fino ai 24 anni. A questo
principio se ne collegano altri 3:
- PANSCHOLIA (educazione che si svolge in modalità diverse in tutte le fasi della vita);
- PAMBIBLIA (educazione di tutto il sapere che si realizza in maniera organizzata);
- PANDIDASCALIA (educazione universale secondo il diritto del tutto a tutti).
In questa opera sono ancora presentate 4 tipi di scuola:
1) scuola prenatale (fornisce ai genitori consigli morali ed igienico-sanitari);
2) scuola della virilità (riguarda l’età matura e orienta la vita dell’uomo all’impegno
professionale e al timore di Dio);
3) scuola della vecchiaia (dove ci si prepara alla morte);
4) scuola della morte (riguarda ogni età).
Altro elemento importante della CONSULTATIO è la PANGLOTTIA con la quale di individua
nella lingua il mezzo per l’insegnamento universale.
Nel corso del 600 la scuola diventa una scuola moderna. Si profila un’organizzazione all’interno
della vita scolastica organizzata intorno alla spiegazione, all’interrogazione, all’elaborato-esercizio
e all’esame.
Si parte dal concreto per procedere verso l’astratto, ovvero dal semplice al complesso. Nei
programmi si introducono le lingue moderne, le scienze moderne, la storia degli stati e la loro
geografia. Nascono testi di varie discipline che vengono elementarizzati per essere facilmente
memorizzati.
Vengono impartite le buone maniere e quell’insieme di norme e divieti che riguardano il corpo, il
linguaggio, il discorso e le relazioni sociali.
LOCKE
Tra la fine del 600 e i primi decenni del 700 si affermano 2 modelli pedagogici, culturali ed
educativo-scolastici: quello di Locke che esalta l’empirismo e quello di Vico che esalta lo
storicismo. Questi 2 modelli sono in contrasto perché uno valorizza la natura e l’altro la storia.
Locke valorizza la centralità dell’esperienza: egli sottopone ogni affermazione alla prova
dell’esperienza attraverso la verifica sperimentale. Esalta i principi della libertà e dell’autonomia
degli educandi.
Egli delinea un modello formativo che è quello del gentleman, cioè un uomo capace di rinunciare ai
propri desideri e di opporsi alle sue inclinazioni per seguire esclusivamente la ragione.
Nell’educazione del gentleman bisogna valorizzare una buona educazione, la conoscenza del
mondo, la virtù, l’attività, l’amore della reputazione. Gli studi devono essere cambiati, in metodi e
contenuti, ci si deve muovere dalla lettura alla scrittura e si deve insegnare giocando e attraverso il
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contatto con libri piacevoli. Successivamente si studieranno le lingue moderne e classiche. Il latino
va studiato come lingua materna attraverso la conversazione, lettura e traduzione. Potrà poi essere
iniziato lo studio dell’aritmetica, della geografia, della geometria, della cronologia. Infine filosofia
naturale e insegnamento di un mestiere manuale.
Il precettore è una persona prudente e calma che forgia il fanciullo e lo tiene lontano dal male.
Il modello formativo di Locke manifesta gli elementi fondamentali dell’educazione borghese,
fondata sull’autocontrollo e sulle virtù sociali, sull’utilità e sul primato della coscienza morale.
4 CAPITOLO: IL 700 LAICIZZAZIONE EDUCATIVA E RAZIONALISMO PEDAGOGICO.
Il 700 porta a compimento il processo di laicizzazione. È stato un secolo riformatore che mette in
crisi l’antico regime.
Emerge una nuova fisionomia dell’intellettuale: il suo ruolo socio-politico, la sua identità culturale.
L’intellettuale si fa mediatore tra società e potere, acquista una maggiore autonomia. Ha un ruolo
decisivo e centrale nella società, con la sua funzione educativa di promotore del progresso ma anche
di ammortizzatore dei conflitti sociali, dei contrasti dei ceti o ideologie.
Nel 700 il problema educativo viene sempre più posto al centro della vita sociale: all’educazione
viene delegato il compito di omologare le classi e i ceti sociali, di recuperare tutti i cittadini alla
produttività sociale, di costruire in ogni uomo la coscienza del cittadino, di promuovere
un’emancipazione che tende a farsi universale.
Il rinnovamento della scuola si compie a livello di organizzazione (nascono ordini e gradi), a livello
di programmi (accogliendo nuove scienze e lingue nazionali), a livello didattico (metodi
innovativi).
La scuola contemporanea è nata nel 700 incrementando l’alfabetizzazione e la diffusione della
cultura. Ciò ha prodotto lo sviluppo della stampa, la diffusione del libro. Nel 700 l’educazione è
rivolta anche alle donne e al popolo.
In Francia l’Illuminismo produsse le teoria pedagogiche più originali. Nel programma educativo di
Diderot e D’Alambert si sostiene che l’educazione deve essere utile alla società e allo stato. Nel
curriculum di studi ci deve essere meno latino e più scienze e storia, si deve prendere a modello la
scuola militare organizzata secondo criteri igienici. D’Alambert esalta la scienza come modello di
formazione intellettuale.
L’Illuminismo italiano sottolinea l’importanza sociale e politica dell’educazione, sviluppa una serie
di progetti di riforma degli studi cercando di adeguare il curriculum scolastico alle esigenze messe
in circolazione dalla nascita della scuola moderna e della società borghese, afferma il principio
dell’utilità della cultura.
A Napoli si occupano di educazione Genovesi e Filangieri Genovesi sottolinea il valore
dell’educazione e il criterio dell’eguaglianza naturale tra gli uomini e afferma con Vico
l’importanza della fantasia nella psiche infantile e nell’educazione.
Filangieri delinea un progetto più completo di riforma dell’educazione nell’opera SCIENZA
DELLA LEGISLAZIONE, dove parla del suo piano di riforma dell’istruzione che vede
l’educazione pubblica, universale ma non uniforme. Quindi in base alla classe sociale (produttiva,
non produttiva) si ha un orientamento diverso. La classe produttiva sarà formata in una scuola dai 6
ai 18 anni nella quale un ruolo centrale sarà occupato dal lavoro e l’istruzione limitata a leggere e
scrivere, far di conto e conoscenza delle norme civili. La classe non produttiva avrà un’educazione
umanistica istruendo alla percezione, ragione, memoria e immaginazione.
ROUSSEAU
È il padre della pedagogia contemporanea e mette al centro della sua teorizzazione il bambino ed
elabora una nuova immagine dell’infanzia. L’infanzia è articolata in tappe evolutive diverse tra loro
per capacità cognitiva e atteggiamenti morali.
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Si interroga sulle origini del male dell’uomo e le individua nell’allontanamento dallo stato di natura,
dovuto alla divisione del lavoro ed alla nascita della proprietà privata. Nella società riconosce anche
la via del rimedio se si organizza secondo la via del contratto.
Il suo pensiero pedagogico può essere articolato secondo 2 modelli: quello dell’Emilio in cui sono
centrali le nozioni di educazione negativa e di educazione indiretta e quello del contratto che verte
su un’educazione socializzata e regolata dall’intervento dello stato.
L’Emilio e l’educazione naturale fu composto nel corso di 8-10 anni ad iniziare dal 1753. l’opera si
presentò come un romanzo pedagogico e come un manifesto educativo, ma al tempo stesso come un
trattato di antropologia filosofica perché esprime una precisa concezione dell’uomo naturale,
razionale e morale oltre che l’itinerario della sua formazione.
L’educazione deve avvenire in modo naturale, lontano sull’ambiente sociale corruttore e sotto la
guida di un pedagogo illuminato che orienti il processo formativo del fanciullo verso le finalità che
rispecchiano le esigenze della natura.
Emilio, nobile ed orfano, verrà condotto in campagna e maturerà sotto la guida vigile ed attenta del
precettore-amico che ritarderà il più possibile l’apprendimento delle materie scientifiche, della
storia e della religione, in modo da evitare ogni pericolosa anticipazione, e di permettere ad Emilio
di vivere più a lungo la propria infanzia.
Il precettore ha anche il ruolo di guidare il fanciullo, di correggerlo, di ostacolarne cattive abitudini,
quindi deve accompagnarlo fino a che non diventa uomo senza influenzarlo.
La formazione dell’uomo naturale, si compie nell’Emilio attraverso 5 tappe.
1 libro = dedicato all’età infantile caratterizzata da un allevamento igienico e capace di non creare
nel bambino abitudini innaturali o nefaste.
2 libro = dedicato alla puerizia. La fanciullezza è caratterizzata da debolezze e dipendenza dalla
curiosità e libertà. Emilio apprende alcune nozioni attraverso le cose e le esperienze dirette.
3 libro = preadolescenza, età dell’utile. Lo si inizia a nozioni limitate attraverso l’esperienza, il suo
unico libro è Robinson Crusoe che rispecchia l’autosufficienza.
4 libro = adolescenza, risveglio delle passioni e attenzione verso gli altri uomini che si manifesta in
amicizia e pietà. Affronta religione, morale e storia. Al centro del 4 libro c’è la professione di fede
del vicario savoiardo che deve avviare Emilio ad una concezione religiosa del mondo.
5 libro = storia a lieto fine tra Emilio e Sofia, che si conclude con Emilio che fa da precettore al
proprio figlio. La donna viene esaltata come modello di virtù e saggezza, subalterna all’uomo,
moglie e madre, apprezzata perché casta, sottomessa e laboriosa.
È stato Rousseau ad influenzare il pensiero pedagogico moderno.
Durante la rivoluzione francese vanno individuate 3 fasi di intervento sulla scuola. La I fase che
arriva fino al 1791-92 fu caratterizzata da un processo di riorganizzazione dell’istruzione.
In questa prima fase si fissano i principi della pedagogia rivoluzionaria. La I fase, dal 1793,
esprimeva il radicalismo della pedagogia giacobina. Esso teorizzava una cultura dei maschi e delle
femmine in collegi di stato separando i bambini dalle famiglie e ponendoli in comunità che devono
formarli secondo virtù civile e in opposizione alla corruzione sociale.
Nel 1795 con la legge del 2 brumaio la scuola francese venne affidata ai comuni, si negava la
gratuità e l’obbligo della frequenza scolastica, ma si fissava un programma minimo. Si creò una
scuola centrale per l’insegnamento di lettere, aritmetica e scienze. L’obiettivo fondamentale è creare
cittadini utili e attivi nello stato.
PARTE QUARTA: L’ETA’ CONTEMPORANEA
1 CAPITOLO: I CARATTERI DELL’EDUCAZIONE CONTEMPORANEA
L’età contemporanea è l’età della rivoluzione, dal 1789 al 1848 e dal 1917 al 1945. essa è anche
l’età dell’industrializzazione, dei diritti, delle masse, della democrazia, delle grandi migrazioni,
degli spostamenti ideologici.
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Il cittadino della democrazia è l’individuo borghese che ha autonomia, opinioni e beni e quindi è
soggetto politico con pieni diritti. L’educazione diventa il baricentro della vita sociale.
L'età contemporanea è anche l'età dell'educazione,con essa la pedagogia,divenendo mediatrice dei
processi sociali, istaura una forte simbiosi con l'ideologia e come sosteneva Althusser essa diviene
attraverso l'istruzione, il luogo della diffusione sociale dell'ideologia. Da un lato dipendenza
dall'ideologia in quanto si colloca come tappa all'interno delle ideologie da cui riceve orientamenti,
modelli, strategie, dall'altro è anche costruttrice/produttrice di ideologia. Infatti se la società
moderna per garantire la libertà dei soggetti, ma anche dei gruppi e ceti sociali, ha bisogno di
ideologie, la dimensione pedagogica si fa carico di questo ruolo di socializzazione e diviene
centrale nella trasmissione e nell'organizzazione scolastica dei saperi, comportamenti atteggiamenti
mentali, e nella funzione produttiva. Questa funzione ideologica non è solo riproduttiva, ma anche
critico-riproduttiva in quanto alla pedagogia si assegna un ruolo proiettato sull'innovazione sociale e
culturale.Gli stessi processi educativi si connotano in maniera ideologica, sia nella famiglia che si
apre alla società, sia nella scuola che statalizzandosi si apre alle finalità socio-politiche, sia nel
tempo liberoche viene sempre più gestito da associazioni filtrate di finalità collettive. Inoltre la
pedagogia agendo come sintesi organica di valori e prospettive acquista anche una funzione
politica.: la pedagogia si politicizza, ossia si intreccia con le teorizzazioni politiche, con i
movimenti politici e con le strategie xkè la politica implica anche politiche dell'educazione, e
dell'istruzione che il politico deve gestire. Sarà poi nel xx secolo con i totalitarismi che la pedagogia
perderà la sua autonomia e la sua funzione di controllo ideologico, di progettazione e di
sperimentazione, per ridursi a mezzo di conformazione e consenso.Questo doppio processo di
ideologizzazione subitodalla pedagogia ha posto al centro della riflessione pedagogica il rapporto
tra educazione e società, scuola e società mettendo in evidenza la dipendenza di ogni teorizzazione
e progettazione educativa da un determinato tipo di società(con i suoi fini, valori e i suoi modelli di
azione).
In questa età si affermano tre nuovi soggetti educativi: il bambino, la donna e l'handicappato.
Bambino: già nel moderno era stata messa in evidenza l'infanzia , poi nel corso dell'800 le
istituzioni educative borghesi hanno considerato il bambino nella sua specificità psicologica e
funzione sociale ponendolo così al centro della pedagogia. Essa è diventata puerocentrica(rousseau)
e hai visto nel bambino il padre delluomo( montessori). In tal modo la teorizzazione pedagogica è
stata sempre più attenta al valore dell'infanzia e alla funzione antropologica di rinnovamento
dell'uomo riconducendolo alle forme più spontanee e originarie.
Donna: dopo millenni di esclusione dall'istruzione e di subalternità dal sociale, hanno iniziato ad
acquisire un posto sulla scena educativa. Via via l'educazione è divenuta la strada di emancipazione
volta a raggiungere una parità con i maschi fino a riconoscerne una funzione chiave. Questo riscatto
si è caratterizzato come richiesta di istruzione di ogni ordine e grado x le donne e come apertura di
tutte le istituzione maschili associative e del tempo libero ottenendo così una totale integrazione
sociale della donna.
Handicappato: già nel 700 si è parlato di una pedagogia del recupero volta a normalizzare il
soggetto e a riconoscere una continuità tra affinamento delle capacità sensoriali e sviluppo
cognitivo.Poi nell'800 le tecniche si affinano per poi complicarsi nel 900 con la psichiatria infantile
che ha introdotto procedimenti di recupero di tipo interattivo (emotivo piuttosto che tecnicosensoriale) tra soggetto e curatore/maestro, basati soprattutto sul gioco. E' nata così la pedagogia
speciale che ha permesso una reitegrazione del portatore di handicap nel processo educativo e
nell'isitituzione scolastica.
Recentemente si è posto anche il problema del dialogo tra diverse etnie, dialogo come confronto e
come apertura reciproca a ciò che è “diverso” da noi; x cui si parla di educazione alla
multiculturalità.
Tutti questi aspetti hanno messo in crisi il modello univoco di pedagogia costringendola a rivedere i
propri obiettivi valori e pratiche.
Questa età ha inoltre proposto il lavoro e l'istruzione come due momenti centrali dell'azione
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pedagogica e della progettazione educativa. L'struzione si è affermata come diritto universale e
compito sociale; il lavoro come dovere e prima ancora come attività specifica. Tuttavia questi due
fronti hanno dato luogo ad una serie di problemi. Il problema del lavoro si è posto a partire dalla
rivoluzione industriale e dal modello di uomo moderno x cui l'educazione ha posto come centrale
l'ottica della professionalità e la scuola si è assunta questo compito.
Nel 700 si fondano scuole specializzate, lontane dalla tradizione umanistica orientate a formare il
profilo tecnico in una società in cui è sofisticata la divisione del lavoro.
Formare le giovani menti è soprattutto trasmettere loro competenze e comportamenti, è conformare
a regole sociali che toccano prima di tutto le competenze professionali.
La scuola è diventata obbligatoria, gratuita e statale.
La scuola elementare da elementi cognitivi, ma anche sociali, istruisce socializzando. Il principio
dell’obbligo scolastico ha una complessa attuazione nei vari stati europei, tra i quali l’Italia con la
legge Casati.
La gratuità ha posto la scuola al servizio di tutti per operare in risveglio delle masse popolari alla
vita economica e politica. La statalità della scuola significa controllo e gestione di tutta l’istruzione
da parte dello stato perché la scuola è di tutti. Statalità significa anche imparzialità e uniformità
nell’applicazione della legge.
Anche il politico viene sottoposto ad una revisione, ad un controllo razionale ad opera della
filosofia che rimuove la potenza e l’autorità dell’ideologia smascherandone la posizione di parte e la
non universalità.
La pedagogia si richiama ad altre scienze: sociologia, psicologia, antropologia, biologia,
psicoanalisi e statistica. La pedagogia è aperta a continue revisioni e riprogettazioni. Negli anni 60
la pedagogia si è fatta ricerca educativa all’interno delle scienze dell’educazione a cui viene
delegato il compito di fissare modelli e strategie di formazione.
2 CAPITOLO: 800, SECOLO DELLA PEDAGOGIA
Nell’800 la pedagogia e l’educazione si sono affermate come settori chiave del controllo sociale,
della progettazione politica e della gestione stessa del potere.
Attraverso la diffusone dell’industria e il rinnovamento economico e sociale si è venuto a
determinare nell’Europa e nell’America del Nord, un processo di mobilitazione sociale che ha
sviluppato diversi ceti, da quello imprenditoriale e delle professioni libere a quello commerciale e
poi a quello burocratico degli impieghi alti fino alla piccola borghesia dell’artigianato e degli
impieghi esecutivi.
Il popolo si dimostra ancora più frazionato e disomogeneo dei ceti borghesi, perché diviso tra
cosciente e no del proprio sfruttamento e tra possibilità e no di un riscatto economico e politico.
Più dinamica era la situazione sociale e più aperta a istanze rivoluzionarie era la coscienza di classe.
In una società socialmente così lacerata un ruolo essenziale viene riconosciuto all’impegno
educativo: per le borghesie la formazione di figure professionali capaci e imbevute di spirito
borghese, di volontà di ordine e di spirito produttivo; per il popolo di attuare una emancipazione
delle classi inferiori attraverso la diffusione dell’educazione per arrivare alla liberazione sociale e
politica.
La cultura romantica dell’800 si contrappone alla culture 700esca per la valorizzazione che il
romanticismo da all’individuo e al sentimento-immaginazione, alla storia e alla nazione, alla
tradizione e all’irrazionale, contrapponendosi alla ragione e al predominio della critica, tipica
dell’illuminismo. Tale rivoluzione culturale ebbe il suo epicentro in Germania.
PESTALOZZI
Nel 1767 inizia la sua attività di imprenditore-educatore a Neuhof dove si interessa dei problemi
della popolazione agricola. Nel 74 accolse a Neuhof ragazzi orfani, per educarli attraverso il
leggere, lo scrivere, il far di conto e il lavoro.
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Nel 1781 pubblica la sua prima opera pedagogia, il romanzo Leonardo e Gertrude, preceduto nel
1780 dagli aforismi Le Veglie di un solitario. Il suo pensiero pedagogico giovanile è guidato da
principi roussoniani dell’educazione secondo natura. In seguito del romanzo pubblicato nel 83, 85 e
nell’87 dilatò la fama di Pestalozzi in Europa.
Nel 1798 dirige un istituto per orfani a Stans, organizzato come una famiglia e rivolto ad educare
intellettualmente e moralmente i ragazzi affidati. Qui Pestalozzi sviluppa i principi fondamentali del
suo insegnamento: il metodo intuitivo e il mutuo insegnamento. Interrotta l’esperienza a Stans
continua a Burgdorf con successo, facendo divenire il suo istituto una meta europea dei viaggi
pedagogici di studiosi e politici. Ma è dal 1805 a Yverdon che organizza il suo metodo educativo
nella forma più compiuta: il suo istituti si internazionalizza e avrà visitatori d’eccezione.
La sua esperienza si pone come modello per tutta la Svizzera. Ma le difficoltà interne ed esterne
travagliar non in profondità questa esperienza educativa, tanto da farlo chiudere nel 1825. compie
ancora 2 opere autobiografiche: il canto del cigno e destini della mia vita. Nel 1827 muore a Brugg.
Al centro del suo pensiero pedagogico c’è la teoria dell’educazione come processo secondo natura
(l’educazione correggerà i lati negativi), la teoria della formazione spirituale dell’uomo come unità
di cuore, mente e mano che va sviluppata attraverso l’educazione morale, la teoria dell’istruzione
secondo la quale nell’insegnamento si deve sempre partire dall’intuizione e dal contatto con le
diverse esperienze (didattica dell’intuizione).
Egli critica l’ordinamento sociale del suo tempo collocandosi dalla parte del popolo e chiedendo
riforme in direzione di una vera libertà e uguaglianza per fondare una società ideale dove i principi
etici facciano nobilitare l’anima.
La pedagogia del neoumanesimo è stata elaborata in Germania da Goethe, Schiller e Von Humboldt
e si sviluppa come una riflessione organica intorno all’uomo, alla cultura e alla società dove
l’individuo dovrebbe idealmente vivere. Il tema pedagogico dominante in questi autori è la building
(formazione integrale dell’uomo e viluppo di una personalità armonica).
Per realizzare questo modello di formazione umana è necessario riavvicinarci alla cultura dei
classici greci e riviverla.
SCHILLER
Sviluppa un’ideale di formazione che congiunge la nobiltà morale con la felicità. Si oppone al
valore dell’utile e sostiene che per formare il nuovo tipo di uomo è necessario, come strumento,
l’educazione estetica e l’educazione del sentimento. In Schiller l’arte viene paragonata all’attività
ludica perché è un’attività libera.
GOETHE
Immagina un luogo esclusivamente dedicato alla formazione dei giovani, nel quale, sotto la guida di
saggi maestri, si dà alle nuove generazioni una ricca e libera conoscenza della cultura e una
profonda conoscenza del mondo.
WILHEM VON HUMBOLDT
Il suo obiettivo fu quello di riaffermare il valore dell’educazione umanistica e in particolare
dell’insegnamento delle lingue classiche.
“L’obiettivo di ogni scuola deve essere quello di impartire soltanto una formazione umana generale,
assolutamente non specializzata, poiché altrimenti, si avrà un’educazione impure e non si avranno
ne uomini completi ne cittadini completi”. L’educazione viene divisa in:
1) elementare che comprende la lingua materna, geografia, ecc;
2) la scolastica che comprende l’istruzione linguistica attraverso lo studio delle lingue morte;
3) universitaria dove lo studente compie ricerche per conto suo, mentre il professore guida tali
ricerche.
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Questa idea di università Humboldt cercò di realizzarle a Berlino dove organizzò gli studi in 4
facoltà (teologia, filosofia, diritto e medicina) dando però a quella di filosofia il ruolo di
promuovere la scienza pura.
FICHTE
È il grande filosofo dell’idealismo e teorico della libertà. La pedagogia di Fichte si trova
concentrata soprattutto nella sua opera Discorsi alla nazione tedesca in cui egli sostiene che
l’educazione deve farsi educazione nazionale. Il compito dello stato è soprattutto etico: di
sviluppare l’energia spirituale individuale collegandola a un’ideale e a un compito collettivo, che la
elevi a una dimensione più libera e universale.
SCHLEIERMACHER
Per lui l’etica deve affermarmi come libertà. Questo processo è risvegliato e guidato
dall’educazione familiare e scolastica. Nella prima predomina la finalità morale mentre nella
seconda quella intellettuale e civile.
RICHTER
Pone l’accento sul mondo della I infanzia e sull’educazione familiare.
L’educatore dovrà assumere un atteggiamento antiautoritario e di preservazione della spontaneità
del bambino, seguendo il modello della figura materna e agendo attraverso il sentimento.
FROBEL
È il pedagogista del romanticismo. Vanno sottolineati: la concezione dell’infanzia, l’organizzazione
dei giardini per l’infanzia e la didattica per la I infanzia.
Frobel muove da un presupposto religioso e in base a questo la natura è sempre buona e lo è in
quanto partecipe dell’opera divina.
Nel bambino bisogna potenziare la sua capacità creativa, la sua volontà di immergersi nel mondonatura, di conoscerlo e dominarlo.
Così l’attività specifica del bambino è il gioco. Allontanandosi dalla I infanzia, dopo il gioco
subentra il lavoro che ha profonde attinenze col gioco e che deve trovare spazio nella scuola.
I giardini dell’infanzia sono spazi attrezzati per il gioco e il lavoro infantile. Nel giardino
l’intuizione delle cose è al centro delle attività, il gioco predomina.
Frobel sviluppa una teoria dei doni. I doni sono una sorta di materiale didattico, costituito da oggetti
geometrici, essi devono iniziare il bambino alla comprensione dell’essenza della natura. Giocando
con i doni il bambino afferma le dorme elementari del reale. I doni sono una palla, un cubo e un
cilindro. Un cubo diviso in 8 cubetti, un cubetto in 27 mattoncini, poi altre figure geometriche
variamente scomponibili.
Frobel ha ridefinito organicamente l’immagine dell’infanzia dopo Rousseau.
HEGEL
È il più grande filosofo dell’idealismo tedesco. Hegel guarda alla formazione integrale dell’uomo,
intesa come formazione umana attraverso il contatto con la cultura.
L’arte, la religione, la filosofia sono le tappe fondamentali di questa formazione che è intesa come
sviluppo della coscienza di sé nel mondo.
Per Hegel l’apprendimento deve avvenire ed essere connesso all’esperienza immediata. La
formazione culturale dell’uomo si conclude con l’acquisizione dello studio della filosofia.
Contemporaneamente l’uomo si forma anche attraverso la partecipazione alla vita sociale.
Attraverso la vita scolastica l’individuo entra nella società civile e vi partecipa attraverso il lavoro.
Nella società civile il soggetto partecipa anche alle norme giuridiche che lo collegano alla vita
comunitaria.
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HERBART
Con lui emerge un impegno della pedagogia a costituirsi come scienza filosofica.
L’obiettivo finale della pedagogia resta quello di formare l’uomo e di formarlo come totalità
armonica e come uomo responsabile.
La morale deve realizzare la formazione del carattere.
Per Herbart la pedagogia è una scienza filosofica che ha per oggetto e fine il governo dei fanciulli
cioè quello di rendere morale la natura selvaggia e senza volontà del fanciullo, avviandola
all’esercizio dell’autodirezione.
Il governo si prolunga e si sviluppa poi nell’insegnamento vero e proprio che va però inteso
ampiamente formativo in quanto muove dagli interessi del fanciullo e dalla loro plurilateralità che
deve condurre ad uno sviluppo armonico delle varie facoltà.
Dall’attenzione dipende la crescita degli interessi del fanciullo e su di essa si fonda il concreto
lavoro di insegnamento-istruzione.
Un ruolo fondamentale nella didattica herbatiana viene riscoperto anche dall’educazione estetica il
cui compito è quello di far sorgere il bello nella fantasia dell’allievo.
Le scuole secondarie, delle quali Herbart si è prevalentemente occupato, si devono distinguere in
scuola tecnica e ginnasio, separate per obiettivi e programmi.
L’egemonia pedagogica della classe borghese si delineò nettamente in tutta Europa nel I
cinquantennio dell’800, attraverso un processo differenziato per aree nazionali.
FRANCIA
BIRAN E LO SPIRITUALISMO
Sul fronte dello spiritualismo si collocò Biran, il quale pone al centro della sua riflessione
pedagogica il concetto di coscienza nella quale sono iscritti i principi etici e religiosi che dovono
diventare i principi-guida della formazione dell’uomo.
COUSIN
Valorizza una formazione scolastica che faccia perno sulla filosofia.
COMTE
Elabora una pedagogia di tipo positivistico, laica, razionalistica, scientifica, che esige una profonda
riforma della scuola e l’elaborazione di nuovi modelli formativi in modo da render funzionale
l’educazione allo sviluppo della società industriale.
INGHILTERRA
Le teorie pedagogiche ruotano attorno all’empirismo, ora in chiave utilitaristica, ora in chiave
positivistica e evoluzionistica.
L’utilitarismo guardava a un’educazione che promuovesse la partecipazione del soggetto,
stimolandone bisogni e aspettative.
GODWIN
Il grande teorico dell’anarchismo, che nel suo capolavoro del 1793 “Indagine sui principi della
giustizia politica” sottolinea il carattere di corruzione insito in ogni vincolo di autorità e nella
proprietà privata, indicendo come principio per edificare una nuova società quello dell’uguaglianza
che deve essere promossa, in particolare, dall’educazione. L’azione educativa dovrebbe consistere
in avvicinare le giovani menti ai sani principi della virtù e della saggezza, attraverso un metodo
liberatorio, non costrittivo, e attraverso istituzioni non statali, ma libere, affidate alle iniziative di
gruppi e di maestri che lavorano per insegnare la libertà.
BELL E LANCASTER
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Bell avvia il modello del mutuo insegnamento, realizzando classi per i poveri in cui i più grandi e
avanzati insegnavano ai più piccoli. Successivamente Lancaster riprese il metodo di Bell e aprì una
scuola a Londra, favorendo però iscrizioni più numerose e arrivando nel 1804 a 700 alunni.
SVIZZERA
NECKER E GIRARE
Vide attivi due pedagogisti di rilievo Necker e Girare. La Necker pubblicò l’educazione
progressiva, un saggio nato dall’osservazione dei propri figli. Ha una visione dell’educazione come
processo costante di formazione, anche se si scandisce soprattutto secondo tre tappe: infanzia,
adolescenza e giovinezza.
La pedagogia della Necker è del tutto antirousseauiana.
Un attenzione particolare la pedagogia svizzera dedica poi alla donna e al suo ruolo fondamentale
educativo nella famiglia.
Padre Girare fu un francescano che applicò il metodo del mutuo insegnamento.
La lingua deve essere appresa dai bambini secondo un metodo materno il quale esige una lezione
non passiva ma attiva.
TOLSTOJ
Fu il grande romanziere. Per lui l‘educazione è formarsi alla libertà attraverso la libertà.
La formazione deve essere una libera maturazione e l’istruzione deve avvenire senza costrizioni ne
formalismi.
Tale scuola è necessaria soprattutto per il popolo per portarlo nella scuola e aiutarlo ad autoformarsi, attraverso apprendimenti finalizzati e utili.
PEDAGOGIA ITALIANA NEL RISORGIMENTO
Dopo il 1815 si venne formando un indirizzo pedagogico ispirato ai principi liberali-democratici.
CUOCO
Avvocato napoletano, afferma che l’istruzione deve essere universale, pubblica, uniforme.
Tale istruzione si articola in 3 gradi: quello primario che riguarda l’istruzione necessaria a tutti gli
uomini e verte sul leggere, scrivere, fare le prime operazioni del calcolo e la morale, è gratuita e
presente in ogni comune; il grado medio è riservato a pochi e caratterizzato dall’ampiezza delle
cognizioni, dovrà privilegiare le scienze più necessarie alla vita; il grado sublime o universitario è
basato sulla specializzazione delle varie scienze e su uno studio più lungo e più minuto, che
introduce alla formazione nelle varie professioni liberali. Dunque la concezione pedagogica di
Cuoco rispecchia fedelmente le esigenze di separare l’istruzione del popolo da quella delle classi
dirigenti e di specializzare quest’ultima in senso scientifico, esigenze tipiche della borghesia
emergente come classe politica.
ROMAGNOSI
Gli aspetti fondamentali della sua pedagogia sono legati alla valorizzazione dell’educazione sociale
e alla formazione della mente sana. La scuola primaria dovrà essere gratuita e comune a tutti fino al
7 anno e dovrà riguardare il leggere, lo scrivere e il far conto con l’aggiunta di un catechismo
nazionale per i maschi e filatura-tessitura per le femmine. Fino al 12 anno la scuola preparatoria
sarà invece a pagamento e riservata ai ceti medi. Tra i 12 e i 18 anni l’istruzione sarà improntata
all’insegnamento delle scienze e della formazione pratica del giovanetto.
CATTANEO
I caratteri fondamentali e ricorrenti della sua pedagogia riguardano: l’affermazione del valore
dell’istruzione nella formazione di ogni uomo e cittadino; la valorizzazione del fine pratico
dell’istruzione, anche delle stesse lingue morte; la priorità dell’insegnamento scientifico e la
formazione di una mentalità scientifica come tipica dell’uomo moderno; l’organizzazione delle
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scuole secondo precisi criteri di specializzazione; il richiamo ad una centralità dell’educazione nei
processi di elevazione civile e delle varie classi sociali e della nazione intera.
ROSMINI E GIOBERTI
Sono i filosofi dello spiritualismo cattolico. Rosmini sostiene che l’educazione deve essere una e
coerente con sé medesima. Tale unità è raggiungibile solo attraverso l’elemento religioso.
L’obiettivo dell’educazione è formare il cuore dell’uomo, perciò Rosmini valorizza l’individualità.
Egli privilegia il metodo deduttivo dell’insegnamento/apprendimento che parte dal concreto per
arrivare all’astratto. Inoltre Rosmini rivendica alla chiesa il diritto di insegnare e si oppone al
monopolio statale.
Giobini si pone in difesa dell’educazione cristiana e cattolica ma aderisce alle esigenze moderne di
un’educazione pubblica gestita dallo stato. Il suo obiettivo pedagogico è progressista.
I cattolici liberali considerano la pedagogia come un mezzo che consente l’evoluzione della società
e la difesa del popolo dall’ateismo.
LAMBRUSCHINI
Per lui la chiesa è autoritaria e ad essa bisogna contrapporre la religione del Vangelo per far
ritornare la chiesa alla sua purezza evangelica e alla centralità della fede. Sul terreno politico egli è
un moderato,in favore dell’ascesi delle classi sociali inferiori. La sua tesi principale è quella
dell’autorità liberatrice. Sostiene che la libertà dell’uomo deve essere esercitata sempre in un
contesto sociale di leggi e obblighi ed essa però, oltre ad essere sottoposta al potere dell’autorità,
questa stessa autorità deve essere liberatrice, cioè indirizzata a favorire la crescita della
responsabilità e dell’autonomia. L’educazione per Lambruschini deve essere pubblica, statale e
aperta a tutti.
Il rapporto tra docente e discente è fondato su un’autorità che libera, che spinge il fanciullo a fare
quello che è giusto anche se a lui dispiace. La sua tesi dell’autorità liberatrice è ambigua perché
riconduce i processi educativi del bambino sotto il predominio dell’adulto che allo stesso tempo
deve essere un educatore che si dedica con amore verso l’educando, la dedizione amorosa deve
essere una caratteristica fondamentale che l’educatore deve possedere.
CAPPONI
Il suo pensiero muove da un’esplicita critica del naturalismo di Rousseau perché l’obiettivo
dell’educazione è quello di formare un cittadino. Inoltre Capponi valorizza l’infanzia e il suo tipo di
pensiero che egli definisce sintetico, perché è intuitivo. Inoltre valorizza la personalità del bambino,
caratterizzata dal sentimento piuttosto che dalla ragione.
TOMMASEO
Sostenne il ruolo fondamentale dell’educazione del popolo, per mutarne le rozze e gravi
consuetudini, che deve compiersi in ogni atto della vita pubblica in modo che nei cittadini sia
risvegliato il senso morale e politico. L’educazione nazionale deve compiersi attraverso l’istruzione,
la religione e l’amore e deve essere affidata alla milizia delle arti e delle scienze, che deve
esercitarsi in istituzioni scolastiche sia pubbliche che private.
FERRANTE APORTI
Le scuole di mutuo soccorso dovevano dare al ragazzo del popolo gli strumenti di base
dell’istruzione e di avviare i fanciulli ad un atteggiamento di reciproca solidarietà. Il corso di studi
durava 18 mesi, diviso in periodi di 40 giorni ed offriva il vantaggio di istruire in tempi brevi molti
ragazzi in modo da renderli più idonei al lavoro industriale. Gli asili aportiani di Ferrante Aporti
miravano non solo ad un’istruzione elementare e strumentale ma anche ad una formazione più
armonica e generale del fanciullo e si dirigevano a classi di età più piccole.
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L’educazione negli asili aportiani, aperti per i fanciulli dai 2 anni e mezzo ai 6 anni di età, avveniva
attraverso varie attività organizzate, quali il gioco, la preghiera, il canto e il disegno.
L’obiettivo finale di tale insegnamento è la formazione morale.
Con l’avvento della società industriale, intorno alla metà del secolo, si vengono a contrapporre: il
modello borghese e quello proletario, quello ispirato al positivismo e quello connesso al socialismo.
Il positivismo esalta la scienza e la tecnica, l’ordine borghese della società e i suoi miti, si nutre di
mentalità laica e valorizza i saperi sperimentali.
Il socialismo è la posizione teorica della classe antagonista, che si richiama ai valori negato
all’ideologia borghese.
Il positivismo pedagogico si sviluppò prima in Francia con Comte, poi si articolò in Inghilterra tra
Spencer e Stuart Mill, infine si diffuse in tutta Europa, anche in Italia.
Il socialismo si avviò prima del 48 per poi definirsi in modo scientifico attraverso l’opera di Marx
ed Engels.
La prima grande elaborazione/diffusione del positivismo pedagogico ebbe protagonisti come la
Francia e l’Inghilterra. Nel primo troviamo Comte, il fondatore del positivismo. In Inghilterra la
figura dominante è Spencer.
COMTE
Per lui l’educazione doveva governare spiritualmente l’umanità e per essere efficace essa deve farsi
scienza e soprattutto deve essere universale cioè diffusa presso tutto il popolo.
DURKHEIM
Per lui l’educazione è un apprendi tasto sociale da parte dell’individuo e un mezzo per conformare
gli individui a norme e valori della società, oltre che lo strumento per perpetuare nelle generazioni,
le tradizioni di un popolo.
SPENCER
Il principio che governa l’educazione spenseriana è quello dell’utilità.
Il padre del positivismo pedagogico italiano fu Angiulli. Egli sostiene che la pedagogia è allo stesso
tempo una scienza naturale e una scienza sociale e deve collaborare insieme allo stato per istaurare
una politica positiva che mira a risolvere il problema sociale.
Il maggior pedagogista del positivismo in Italia fu però Gabelli. La sua democrazia va realizzata
con l’azione pedagogica rivolta ad elevare il popolo. La scuola perciò deve essere statale, laica e
obbligatoria ed ha il compito di rendere le masse popolari emancipate e consapevoli dei propri
doveri sociali. L’educazione deve essere rivolta a sviluppare e formare la capacità di giudizio
autonomo e razionale. I programmi scolastici devono mirare ad una formazione coordinata del
fisico, dell’intelletto e del sentimento morale.
I socialisti utopistici affermano che ogni uomo ha diritto ad un pieno, autonomo e onnilaterale
sviluppo della personalità.
La pedagogia degli utopisti mira alla restaurazione di una società esclusivamente terrena, senza
richiami al trascendente e vede possibile tale avvento solo attraverso la diffusione del sapere. Inoltre
gli utopisti elaborano, nei loro scritti, un preciso quadro delle condizioni di vita delle masse
popolari, dello sfruttamento che esse subiscono e dell’ignoranza che le contraddistingue, e
contemporaneamente delineano una serie di interventi socialmente necessari per rendere meno
disumane le condizioni di vita dei lavoratori, specialmente dell’industria. Le figure
pedagogicamente più interessanti di questa corrente si trovano in Francia e in Inghilterra.
FRANCIA
BABEUF
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In pedagogia reclama una ricomposizione tra lavoro manuale e intellettuale. Nel “calastre
perpetuèl” elabora anche un piano di educazione nazionale aperta a tutti, fornita dallo stato
attraverso maestri pagati con il ricavato della vendita dei beni ecclesiastici. Tale educazione deve
essere contraddistinta dall’opposizione radicale ai pregiudizi e dalla promozione di principi di
solidarietà.
SAINT-SIMON
Al vertice della nuova società delineata da lui gli industriali, gli scienziati, i banchieri che devono
agire però a vantaggio dei ceti più bassi. L’educazione deve promuovere l’educazione del popolo.
FOURIER
Delinea un modello di società organizzata intorno al principio dell’armonia e della solidarietà, in
cui si conduce un tipo di vita semplice, artigiana e contadina in cui tutti vivono in condizione di
perfetta uguaglianza.
L’educazione che propone è quindi, prima di tutto un’educazione alla libertà e alla felicità che si
realizza attraverso il potenziamento dell’armonia nell’io tra i vari individui.
INGHILTERRA
OWEN elabora un piano di riforma finalizzato a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori.
MARX E ENGELS (SOCIALISMO SCIENTIFICO)
Marx propone la nozione di scuola politecnica o tecnologica che unisce lavoro produttivo e
istruzione. L’uomo è onnilaterale, unisce in sé lavoro manuale e lavoro intellettuale, dando vita ad
una personalità armonica e completa. Per Marx la società è divisa in due classi: la borghesia e il
proletariato e la scuola rispecchia tale divisione per la quale esistono 2 indirizzi scolastici e
differenziati.
Una particolare attenzione Marx l’ha dedica, in alcune pagine del Capitale, alle condizioni di vita
dell’infanzia nella società industriale, mettendo in rilievo lo sfruttamento a cui i fanciulli vengono
sottoposti e alle condizioni di miseria materiale e spirituale a cui vengono condannati. In
conclusione per Marx ed Engels non è possibile parlare di educazione se non riferendosi alla realtà
socio-economica e alla lotta di classe che la caratterizza e la sostiene. In tal modo la pedagogia
viene a perdere ogni aspetto idealistico e naturale e si determina, invece, in relazione a precise
condizioni sociali e politiche.
L’istruzione popolare, con un decreto del 2 aprile, venne sganciata da ogni finalità religiosa e
l’istruzione religiosa stessa nelle scuole venne proibita. Accanto a questa difesa di una prospettiva
laica dell’istruzione si affermava gratuitamente e si apriva anche alle donne l’accesso all’istruzione.
LABRIOLA
Valorizza l’insegnamento della storia come mezzo di educazione civile. La storia va insegnata come
storia collettiva e diviene perciò il mezzo per promuovere l’educazione morale.
Dopo la famiglia e la scuola sono le associazioni che operano alla formazione soprattutto dei
giovani, in relazione al tempo libero dalla scuola o dal lavoro. Sono gli oratori come quello che
ebbe tanta fortuna, realizzato da San Giovanni Bosco in Piemonte e che riprendeva la tradizione di
San Filippo Neri applicandola, in particolare ai ragazzi sbandati e pericolanti, agli orfani e gli
abbandonati, ai giovani operai.
Accanto agli oratori si collocano per la classe borghese le associazioni sportive e quelle corali.
Una funzione semi-istituzionale di tipo educativo venne svolgendo anche un altro fascio di
iniziative, con la stampa, con il teatro, con l’editoria soprattutto di poesie, di romanzi, di saggistica
minuta.
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Ma è forse il romanzo il grande educatore dell’immaginario dell’800. nel romanzo il lettore
ripercorre un paradigma di esistenza e su quel paradigma egli affina la propria identità e rilegge la
propria esistenza attuando sia un processo di formazione che di conformazione.
La crescita sociale della scuola dell’800 riguarda il suo allargamento alle classi inferiori. Si compie
una scolarizzazione delle masse.
In tutta Europa si viene delineando un sistema scolastico che si rivolge a tutto il popolo.
In Inghilterra solo nel 1870 si delineò un sistema di istruzione nazionale completo, anche se soltanto
nel 1880 venne sancito l’obbligo e nel 1891 vennero abolite le tasse per la scuola elementare.
In particolare è il grado secondario a ricevere la maggiore articolazione, separandosi in 2 livelli
binari, quello classico e quello tecnico, che si alimentano di 2 modelli culturali diversi e guardano
alla formazione di diverse figure sociali.
La seconda metà dell’800 vede nascere la pedagogia scientifica e la pedagogia sperimentale.
Quest’ultima risale alla fine del XIX secolo e si occupa del bambino attraverso uno studio
scientifico, sperimentale e misurabile.
Negli anni 90 entrano in scena altri fattori culturali: l’io e il suo inconscio, l’azione e la volontà, la
critica e il dissenso.
NIETZSCHE
Egli critica l’educazione tradizionale che ha ridotto la cultura solo ad uno strumento per accedere al
mondo del lavoro. Bisogna invece riattivare il modello della cultura classica e il suo legame con
l’arte, per rendere l’istruzione di nuovo formativa.
La nuova paideia deve rifiutare il passato e ricostruire un uomo che affermi le proprie tensioni vitali
al centro del proprio progetto esistenziale.
Nietzsche fu la voce più inquietante e radicale, non solo in campo filosofico, ma anche in quello
pedagogico.
DILTHEY
Fu il fondatore dello storicismo e teorico dell’autonomia delle scienze dello spirito. Riaffermò una
pedagogia che si costruiva intorno al concetto di BILDUNG, in chiave antipositivistica.
BERGSON E SOREL
Bergson e Sorel, entrambi non pedagogisti di professione ma interpreti profondi delle nuove
inquietudini (anche educative) emergevano nella cultura e nella società dell’ultimo 800 e nei primi
anni del nuovo secolo.
Sul piano educativo Bergson si oppone ad ogni specializzazione professionale dell’istruzione, ne
sottolinea invece l’impegno etico e la valorizzazione della creatività.
Sorel esalta l’azione, la valorizzazione della lotta e guarda alla formazione di istituzioni sociali che
abbiano finalità attivistiche ed educative delle masse.
3 CAPITOLO: IL 900 FINO AGLI ANNI 50
Nel XX secolo, con l’individualismo si diffonde l’edonismo come regola di vita: vale prima di tutto
il consumo e non la produzione, vale a dire il tempo libero e non il lavoro.
La cultura si è ideologizzata per un verso, sofisticata e iperspecializzata per un altro.
L’attivismo ha realizzato un rovesciamento radicale dell’educazione mettendo al centro del
processo educativo il bambino, i suoi bisogni e le sue capacità, valorizzando il fare che deve
precedere il conoscere e ponendo l’ambiente al centro dell’apprendimento.
LE SCUOLE NUOVE E L’EDUCAZIONE ATTIVA
L’esperimento delle scuole nuove fu avviato in Inghilterra da REDDIE che nel 1889 aprì una scuola
per ragazzi dagli 11 ai 18 anni. Per lui la scuola deve divenire un piccolo mondo, reale, prativo.
All’esperimento di Reddie si richiamò DEMOLINS che sostiene che la scuola deve essere posta in
17
campagna, poiché in essa i fanciulli si muovono in piena libertà. L’obiettivo di Demolins è
proseguito da BERTIER che vuole attuare una formazione globale del fanciullo, tanto intellettuale
che fisica, morale e sociale. Lo spirito della socialità e di attiva collaborazione è incentivato anche
dalla partecipazione dei ragazzi stessi all’organizzazione della vita comune.
Dunque i temi della pedagogia dell’attivismo sono: il puerocentrismo; la valorizzazione del fare;
l’apprendimento motivato; la centralità dell’ambiente; la valorizzazione della socializzazione;
contro l’autoritarismo (non accetta la supremazia dell’adulto sul bambino); contro l’intellettualismo
(svaluta i programmi formativi esclusivamente culturali e valorizza un’organizzazione più libera
delle conoscenze da parte del discente).
LE NUOVE SCUOLE IN ITALIA
L’insegnamento perde ogni rigidità preordinata e si sviluppa secondo i principi della serenità,
spontaneità, equilibrio ed attività.
BOSCHETTI ALBERTI
Valorizza il ruolo del maestro. Il lavoro scolastico si divide in 3 gruppi di attività: l’accademia
(comprende un percorso dove sono presenti le letture, la recitazione e le poesie e lo scopo è quello
di sviluppare il senso del bello); controllo (svolto dall’insegnante); lavoro libero (che si svolge a
gruppi e riguarda le attività verso le quali i ragazzi si sentono attratti).
ROSA AGAZZI
Elabora un metodo educativo innovativo per la scuola dell’infanzia che si fonda sul principio di
continuità tra silo infantile e atmosfera familiare. L’educatrice svolge un ruolo materno.
PIZZIGONI
Valorizza l’esperienza diretta e concreta dei bambini.
CODIGNOLA
Da vita ad un esperimento di scuola attiva che si chiama scuola città Pestalozzi. L’obiettivo è la
formazione sociale dei ragazzi che devono essere resi consapevoli dei propri doveri e diritti civili.
In USA e in EUROPA troviamo:
KILPATRICK ritiene che un apprendimento motivato, che parte dagli interessi del bambino, deve
valorizzare l’esperienza concreta e problematica. Il suo è un metodo basato sui progetti, intesi come
attività intenzionale rivolta al raggiungimento di un fine.
PARKHUST invece valorizza l’insegnamento individualizzato e la libera scelta del lavoro
scolastico.
WASHBURNE vede nella scuola il luogo in cui i ragazzi vivono felici e sono liberi di creare, di
vivere in società, di esprimersi. Fondamentale è il lavoro creativo.
COUSINET ritiene che il lavoro scolastico deve compiersi in un ambiente capace di stimolare e
soddisfare la curiosità infantile e di favorire la socializzazione. Importante è l’apprendimento di
gruppo.
FREINET usa un metodo basato sulla cooperazione e sull’uso della stamperia. Al centro del lavoro
scolastico c’è il testo libero, scritto spontaneamente dai ragazzi.
TEORICI DELL’ATTIVISMO
DECROLY  Studia la psiche infantile partendo dalla pedagogia differenziale, egli ritiene che il
processo educativo deve essere individualizzato perché deve rispettare i tempi di maturazione dei
bambini.
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CLAPAREDE  Figura della scuola di Ginevra. La sua pedagogia ruota intorno alle nozioni di
educazione funzionale e scuola su misura.
FERRIERE  Organizza la propria attività educativa attorno al principio dell’interesse.
MONTESSORI  Alla base del suo metodo pone uno studio sperimentale della natura del
fanciullo. Il bambino deve svolgere liberamente le proprie attività per maturare tutte le capacità.
Tale libertà non va confusa con lo spontaneismo. La liberazione deve avvenire sotto la guida attenta
dell’adulto, che deve essere consapevole scientificamente. Per la Montessori l’ambiente deve essere
scientificamente preordinato, adatto al bambino e organizzato secondo le sue esigenze fisiche e
psichiche.
IDEALISMO
GENTILE  La concezione pedagogica di Gentile influenzò, attraverso la riforma del 1923, la
scuola italiana orientandola verso una difesa sulla superiorità della formazione umanistica, verso lo
spiritualismo. La pedagogia del neoidealismo italiano era caratterizzata dal rifiuto della tradizione
scientifica e laica.
CALOGERO  Reintroduce all’interno del processo dell’educazione come autoeducazione, il
dualismo tra maestro e scolaro che si unificano all’interno di un dialogo che li apre uno verso
l’altro.
RADICE  Ritiene che lo spirito diviene comunione di spiriti e vita di relazione. L’aspetto
importante della riflessione di Radice è quella relativa alla didattica, che si caratterizza come viva,
creativa.
Alla base di tale didattica neoidealistica c’è la figura del maestro che collabora col fanciullo. Essa
postula una nuova concezione della lezione vista come entità unitaria che si collega con tutti gli altri
atti educativi. L’infanzia viene vista come età creativa, attiva ed affettiva. Il bambino è visto come
un artista spontaneo ed è forte in lui la fantasia e manifesta se stesso nell’espressione artistica, che
ha come finalità quella di rasserenare l’anima. Tale modello di scuola prende il nome di Scuola
Serena. Tale scuola non può essere laica, neutrale ma deve vivere intimamente i valori religiosi.
La pedagogia ha una direzione politica perché deve fondare la democrazia attraverso l’esperienza
scolastica e una direzione cognitiva perché deve formare la mente democratica attraverso
un’assimilazione critica dei saperi.
DEWEY
La sua pedagogia è ispirata al pragmatismo, cioè ad un permanente contatto del momento teorico
con quello pratico in modo che il fare dell’educando divenga il momento centrale
dell’apprendimento; intrecciata alla psicologia e alla sociologia, impegnata a costruire una filosofia
dell’educazione.
La scuola progettata da Dewey presenta caratteri democratici non solo nell’ambiente didattico ma
anche a livello di organizzazione amministrativa. Il corpo insegnante è chiamato a partecipare alla
formazione dei fini, dei metodi, del materiale.
La filosofia di Dewey ruota attorno alla teoria dell’esperienza, secondo cui c’è uno scambio tra
soggetto e natura.
MODELLI DI PEDAGOGIA MARXISTA
Le prime tappe del marxismo pedagogico del primo 900 possono essere individuate nella II
internazionale che si scioglie con la I guerra mondiale. La pedagogia della II internazionale fu
caratterizzata da un atteggiamento riformista che credeva possibile anche in educazione una
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collaborazione tra socialdemocrazia e forze borghesi. Si rivendicava un’educazione laica ma non ci
si opponeva alla militarizzazione delle scuole.
Due figure rappresentative della cultura pedagogica della II internazionale furono ADLER in
Austria e MONDOLFO in Italia.
ADLER  Fu orientato ad unire socialismo ed etica kantiana. L’educazione era collegata alla
politica attraverso la lotta di classe e si opponeva ad ogni neutralità dell’educazione, affermando
che l’educazione socialista consiste nello staccare il bambino dal vecchio mondo del capitalismo e
tendeva a formare uomini nuovi, aperti al comunismo.
MONDOLFO  Si rivela più interessato ad una riforma della scuola in senso più popolare e
piccolo borghese, caratterizzata dal laicismo, da assistenze per alunni poveri, da corsi di studio
adatti alle esigenze del popolo, invece che ad un approfondimento teorico della pedagogia
socialista. Egli mette in luce anche il grande tema del superamento della divisione del lavoro.
LENIN  Con lui la teoria marxista viene messa all’interno della tradizione russa e al tempo stesso
connessa ad una strategia politica rivoluzionaria. I temi educativi sostenuti da Lenin furono la base
delle realizzazioni scolastiche del primo periodo post-rivoluzionario in Russia. In questi anni si
realizza la scuola unica del lavoro che secondo i principi di Marx ricongiungeva lavoro intellettuale
e manuale.
STALIN  Con lui viene data maggiore importanza al momento culturale nell’istruzione e ciò
implica una maggiore conoscenza delle scienze. La scuola tornò a programmi più tradizionali e un
ripudio di ogni forma di attivismo. Nasce la pedagogia senza fanciullo, intellettualistica e
conformistica, che ha dominato il sistema sovietico dal 1931 al 1953.
MAKARENKO  È un pedagogista molto importante che individua la pedagogia nel programma
del collettivo del lavoro e in quello del lavoro produttivo. Il collettivo è un organismo sociale
vivente che viene posto, al tempo stesso, come mezzo e fine dell’educazione.
Importante all’interno del collettivo sono la disciplina e i valori d’onore, dovere e produttività.
Makarenko riconosce la famiglia come sede più idonea per la prima educazione. L’autorità dei
genitori viene confermata, ma deve ispirarsi ad un nuovo clima fondato sulla solidarietà reciproca e
sull’affetto. Queste posizioni pedagogiche risultano intrecciate all’ideologia rivoluzionaria della
Russia dopo il 1917.
GRAMSCI  Per lui l’educazione deve essere finalizzata all’attività dell’uomo nella storia e nella
società; lo scopo dell’educazione è quello di operare un cambiamento della mentalità in senso laico
e critico per la creazione di un’egemonia culturale e politica del proletariato
LA PEDAGOGIA CRISITIANA E IL PERSONALISMO
La posizione cattolica si fece rigida sotto Pio X, il papa dell’antimodernismo, che varò il testo
astratto e da memorizzare del catechismo per i fanciulli. Con l’Enciclica Divini Illus Magisteri,
promulgata nel dicembre 1929 da Pio XI, fu elaborato il testo fondamentale della chiesa, fino al
concilio vaticano II, che valorizzava l’educazione cristiana per la formazione di bambini, in quanto
è la sola che garantisce una formazione integrale dell’uomo.
Quel testo condanna molti aspetti dell’educazione moderna, quali la coeducazione dei sessi o
l’educazione sessuale. Solo col concilio e la dichiarazione sull’educazione cristiana dei giovani, le
prospettive della pedagogia cattolica mutano. L’obiettivo fondamentale era la formazione della
persona umana, si approva una prudente educazione sessuale, ribadendo il diritto-dovere della
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famiglia a porsi come il primo responsabile dell’educazione della prole, sia il diritto della chiesa a
fondare liberamente e a dirigere le scuole di qualsiasi ordine e grado.
Si sono così sviluppate una serie di forme educative che privilegiano l’associazionismo presso le
parrocchie.
Nel personalismo bisogna affermare e realizzare il valore della persona in ogni aspetto della vita.
Nel 900 l’attivismo cristiano intraprese una sorta di dialogo con la pedagogia laica, caratterizzato
dal desiderio di assimilare in ambito cattolico le scoperte pedagogiche delle scienze educative. I
massimi esponenti sono: Manjoh in Spagna e Devand in Svizzera.
Il primo nelle sue scuole dell’Ave Maria elaborò un modello di educazione popolare cristiana che
recepisce l’educazione all’aria aperta, la valorizzazione del gioco e il richiamo alla centralità del
lavoro. I figli del popolo devono essere istruiti attraverso l’educazione religiosa in vista della
salvezza.
Il secondo riconferma la superiorità del maestro e sul ruolo positivo dell’autorità. Lo sforzo più
importante fu compiuto dalla pedagogia cristiana col personalismo, che sviluppa una concezione
totale dell’esperienza educativa, ponendo in essa come centrale la dimensione dei valori educativi e
trascendenti.
Il cristianesimo è stato l’evento più grande per la pedagogia perché ha collegato in modo universale
ogni attività con la più intima vita della personalità.
TOTALITARISMI ED EDUCAZIONE IN ITALIA, GERMANIA E URSS
Uno stato totalitario è autoritario, burocraticamente organizzato, diretto da un partito unico, capace
di controllare e unificare in un progetto d’azione comune a tutta la società.
Un modello di questo tipo si realizzò nella politica del fascismo, del nazismo e stalinismo,
comunismo sovietico.
L’educazione totalitaria si venne organizzando nelle scuole, nelle associazioni infantili e giovanili,
nella stampa, influenzando anche le teorie dei pedagogisti, i quali ne interpretano e ne esaltano i
connotati.
Tra le pedagogie totalitarie ci è quella fascista. Ai suoi inizi il programma scolastico ed educativo
del fascismo era solo un programma conservatore, un sistema scolastico rigido e differenziato che
separava le scuole secondarie umanistiche da quelle tecniche che indicava come cultura formativa
solo quella letterario-storico-filosofica; che permetteva l’accesso all’università solo dai licei; che
introducevano l’insegnamento religioso nella scuola elementare e che veniva controllato nella sua
efficienza attraverso l’esame di stato.
Ma fu sul piano dell’extrascuola che il fascismo operò in modo capillare creando associazioni per
ragazzi e per i giovani in modo da attuare una conformazione agli ideali del regime.
Caratteri simili a quelli del fascismo, ma più militarizzati e connessi a un’ideologia più razzista e
più autoritario-totalitaria, ebbe l’educazione elaborata in Germania dal nazismo.
Hitler nel Meinkampf aveva sottolineato l’intento militare dell’educazione del nuovo Reich.
L’obiettivo era formare un corpo sano, assegnando così un ruolo primario all’educazione fisica.
Inoltre a scuola si imposero libri di testo e programmi ispirati ai valori del regime.
Nel sistema formativo nazista ciò cha appare in primo piano è l’intento di condizionamento a ogni
costo da parte del partito-stato.
La creazione più significativa della pedagogia sovietica fu il principio della scuola politecnica del
lavoro che salda insieme istruzione e lavoro in fabbrica.
Negli anni di Stalin si ritorna ad una scuola di cultura che esalta allo studio e subordina il lavoro, e
la pedagogia si allontana dai metodi dell’attivismo.
4 CAPITOLO: IL 900, SCIENZE DELL’EDUCAZIONE.
Nel corso della seconda metà del 900 si è compiuta definitivamente una radicale trasformazione
della pedagogia, dalla pedagogia si è passati alla scienza dell’educazione.
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Con l’avvento di una società dinamica e aperta si reclama la formazione di uomini nuovi rispetto al
passato; uomini tecnici e uomini aperti capaci di far fronte alle innovazioni sociali, culturali e
tecniche. Per realizzare la formazione di questi uomini è necessario un nuovo sapere pedagogico più
sperimentale, empirico e problematico. Tale sapere è contrassegnato dal passaggio dalla pedagogia
alla scienza dell’educazione.
Le scienze che compongono il ventaglio delle scienze dell’educazione sono saperi specializzati.
GUERRA FREDDA E PEDAGOGIA
La pedagogia del secondo 900 si è fatta interprete di due concezioni del mondo che si
contrapponevano radicalmente. Ad ovest la pedagogia è stata coinvolta nella difesa dei principi
liberali e dell’organizzazione capitalistica, dell’autonomia dell’individuo e della libertà dei popoli.
Verso est si è elaborata una pedagogia di stato, fissata a partire sai classici del marxismo.
I 2 modelli ideologici di pedagogia hanno avuto una vita parallela. Quella occidentale coincide con
la storia dell’attivismo e con la pedagogia americana di Dewey, come pure col rilancio di pedagogie
metafisiche e religiose del fronte cattolico. Quella orientale o comunista si colloca dentro la storia
del marxismo pedagogico.
In Italia si verifica il pluralismo conflittuale dei modelli educativi a cui dà luogo la guerra fredda.
Al potere c’è stato il fronte cattolico; in opposizione si è collocata una pedagogia laico-progressista
che si è basata sul pensiero di Dewey e sul suo modello di educazione democratica. Il centro di tale
pedagogia era Firenze, dove si è sviluppata una pedagogia attivistica, attenta agli apporti della
scienza, all’impegno politico e alla trasformazione della scuola e della didattica, capace di
comunicare con gli altri, di collaborare, di emanciparsi sai pregiudizi e dai comportamenti
irrazionali attraverso lo studio delle scienze.
Il fronte marxista manifesta delle innovazioni che ne contrassegnano a livello mondiale
l’espansione ma anche il ripensamento fino al crollo nel 1989, che si pone come la chiusura del
socialismo.
Dopo di ciò il pensiero marxista viene coinvolto in una revisione dei propri principi, dei propri
modelli in ogni ambito.
In URSS, con l’avvento di KRUSCIOV al potere, l’aspetto educativo subisce profondi
cambiamenti.
Con la riforma del 58 si crea una scuola obbligatoria di 8 anni e si tende a reintrodurre il lavoro
manuale accanto a quello culturale. In tutti i paesi dell’est europeo, tra il 45 e il 49, si avvia un
processo di riorganizzazione dell’istruzione in senso democratico.
In Europa un’esperienza pedagogica importante è quella legata alle riflessioni del partito comunista
italiano. Dopo il 45 Gramsci aveva affrontato il problema pedagogico con 2 obiettivi: la critica della
tradizione scolastica italiana e la proposta di un nuovo principio educativo.
Per lui l’educazione è un processo non di crescita naturale, ma di conformazione alle regole sociali.
L’obiettivo finale è quello di far si che l’individuo possa essere al tempo stesso governante e
governato. Su questa scia il PCI (partito comunista italiano) si mosse negli anni 50, 60, 70 ad
elaborare una riforma organica della scuola rivolta a realizzare una maggiore diffusione della
cultura e ad una gestione più democratica della scuola.
La pedagogia cognitivistica nasce alla metà degli anni 50 e mise al centro dei problemi educativi
l’apprendimento e lo sviluppo cognitivo, come pure le strutture di una teoria dell’istruzione.
Tra i maggiori rappresentanti ricordiamo Piaget, Vygotsky e Bruner.
Piaget è uno psicologo dell’età evolutiva, di cui ha studiato le tappe e le strutture che ad ognuna di
esse corrispondono.
Importanti sono i processi di assimilazione e accomodamento con i quali il soggetto acquisisce
nuovi dati e modifica le strutture preesistenti.
Il pensiero infantile si scandisce attraverso 4 fasi: senso motoria da 0 a 3 anni; intuitiva dai 3 ai 7
anni (dove il bambino da spiegazioni animistiche di quello che succede); operatorio-concreta dai 7
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agli 11 anni (dove si riconoscono le regole); ipotetico-deduttiva dagli 11 ai 14 anni (in cui il
pensiero si fa adulto).
Per Piaget è importante l’insegnamento intellettuale e sottolinea anche l’importanza delle scienze e
delle procedure didattiche.
Con Piaget si ha un’educazione al pensiero che tenga conto dell’effettive capacità del bambino.
Vigotsky è uno psicologo sovietico che ha studiato i problemi dell’handicappato e quelli
dell’apprendimento scolastico. Per lui il gioco stimola l’invenzione e l’immaginazione ed allena al
rispetto delle regole.
Bruner è uno psicopedagogista statunitense, fu professore ad Harward e attento studioso dei
processi cognitivi. Per lui lo sviluppo intellettuale infantile implica un complesso apparato
simbolico, un’interazione tra educatore ed educando e affida un ruolo primario al linguaggio.
Azione, immaginazione e linguaggio simbolico sono le 3 traiettorie che l’insegnamento deve
sviluppare nelle diverse fasi di sviluppo infantili. La scuola deve organizzarsi secondo una teoria
dell’istruzione che tenga conto della progressione dell’apprendimento, che si strutturi al principio
del rinforzo, che stimoli l’attività di apprendimento con la curiosità.
Bruner aveva iniziato una polemica con l’attivismo di Dewey accusato di aver posto l’accento più
sul fare che sul conoscere, mentre alla scuola andava assegnato un ruolo specializzato di
trasmissione culturale. Egli si interessa del mito e delle arti nelle quali è centrale il simbolo.
Con le nuove tecnologie, attuate con le ricerche di Skinner, si è delineata una centralità sempre
maggiore assegnata alle macchine nei processi di insegnamento e di apprendimento.
Per Skinner le diverse macchine per insegnare sono pedagogicamente positive perché permettono
l’autocorrezione.
La pedagogia cognitivistica ha rinnovato la pedagogia scolastica, rendendola più razionalizzata e
più efficace.
Nel 68 si è sviluppata una ideologia ispirata al pensiero delle 3 M: Marx, Moe, Mracuse, orientata
secondo i principi del marxismo rivoluzionario.
In tutta Europa si venne delineando un nuovo modo teorico-pratico di affrontare i problemi
dell’educazione.
Con FREIRE siamo davanti ai teorici della descolarizzazione: bisogna descolarizzare la società per
sottoporre l’apprendimento e la formazione dei giovani all’ideologia del potere e riportare tali
processi nella società, per rendere i giovani indipendenti e invitarli al senso della scoperta.
Il suo scopo non è la professionalizzazione dell’individuo ma la formazione umana e sociale di ogni
uomo, che gli permetta di vivere con gli altri. Freire parla di una pedagogia degli oppressi che si
rivolge al riscatto dei gruppi marginali.
La pedagogia della differenza, sviluppatasi in Francia, dà vita ad una pedagogia autoritaria rivolta
ad interpretare il bambino come emblema di un’umanità diversa rispetto a quella della tradizione
cristiano-borghese. Il bambino interpreta un modello umano più libero, anticonformistico.
Bisogna liberare la corporeità infantile e favorire la sua emancipazione dal controllo degli adulti.
In Italia 2 modelli pedagogici si sono caratterizzati in quest’ambito.
BERTIN propone i valori della differenza e della creatività esistenziale come obiettivo della
formazione. Egli valorizza la formazione di una personalità inquieta, originale e aperta al
cambiamento.
Con PASOLINI siamo di fronte ad una coscienza educativa assai sensibile ed inquieta. Egli
valorizza le istanze comunitarie, la semplicità e la genuinità dei bisogni.
La scuola dal dopoguerra ad oggi si è trasformata. Allena l’esercizio della democrazia, diffondendo
pratiche di discussione, di dialogo e di confronto collettivo.
Con la carta costituzionale del 48 viene riconosciuto il diritto all’istruzione per tutti i cittadini, in
scuole di stato, capaci di formarli culturalmente e politicamente come soggetti autonomi e
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responsabili; poi c’è la riforma della scuola media del 62 che innalza la formazione di base di tutti i
cittadini e cresce il tasso di scolarizzazione di tutto il paese, in ogni ordine di scuola.
I mass media sono stati dei veri e propri educatori informali diventati potentissimi attraverso il
mezzo televisivo che agisce in profondità già dalla prima infanzia.
Le interpretazioni della cultura tramite mass media vede apocalittici e integrativi. I primi hanno
sottolineato l’effetto di povertà culturale, di appiattimento delle idee, di stereotipia e conformismo,
e hanno contrapposto un rilancio della cultura alta, creativa e critica, artistica e filosofica. Gli
integralisti come MARSHALL e MC LUHAN, invece, hanno valorizzato la democratizzazione
della cultura e le hanno riconosciuto una funzione educativa positiva.
A partire dagli anni 80 la pedagogia è stata attraversata da un fascio di nuove emergenze, di nuove
esigenze educative quali: il femminismo, l’emergenza del problema ecologico, l’industrializzazione,
la crescita di etnie presenti nei paesi sviluppati e i problemi multiculturali.
Nel 2000 la pedagogia procede verso una nuova identità: plurale, dialettica e critica.
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