ARFANI SIBILLA MARIA ELSA Matricola: 56696

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ARFANI SIBILLA MARIA ELSA
Matricola: 56696
RIASSUNTO TESI
IL RAPPORTO FINANZA-IMPRESA TRA GLOBALIZZAZIONE E LOCALISMO: IL
CASO DEL MEZZOGIORNO ITALIANO
Questo lavoro ha come obiettivo quello di analizzare il legame tra finanza e impresa, sottolineando
l’importanza che l’accesso ai mercati finanziari ha nel garantire lo sviluppo delle imprese e del sistema economico con specifico riferimento al caso del Mezzogiorno.
La finanza viene pertanto studiata come infrastruttura che deve assolvere alcuni compiti specifici:
trasforma il risparmio in investimento, offre ai risparmiatori una pluralità di forme di impiego, agevola la coordinazione delle attività di produzione di beni e servizi, ed in ultima analisi, permette la
nascita di nuove imprese.
Il ruolo centrale della finanza nella determinazione della dinamica aggregata è analizzata nella letteratura economica, ma è oltremodo evidente nei recenti accadimenti a livello internazionale innescati
dalla crisi mutui sub-prime erogati nel mercato statunitense.
La dimensione globale delle interazioni finanziarie potrebbe avere come effetto quello di trasformare una crisi locale, circoscritta ad un dato mercato, fino a coinvolgere l’intero sistema finanziario internazionale.
Il localismo invece tende a mettere in evidenza le differenze che si riscontrano, riconoscendo l’esistenza di una molteplicità di sistemi locali diversi negli assetti sociali, organizzativi e produttivi e
nei livelli di sviluppo.
Il sistema industriale italiano, come noto, è caratterizzato dall’esistenza di una grande numero di
piccole-medie imprese e da un ristretto numero di grandi imprese quotate.
Le principali problematiche che si possono riscontrare con riferimento alle imprese medio-piccole
sono riferite alla mancanza di un legame tra le caratteristiche del fabbisogno dell’impresa e quelle
delle forme di finanziamento disponibili per la sua copertura. All’opposto per le imprese quotate,
specie se di grandi dimensioni, non si riscontrano particolari peculiarità: vengono inserite nei circuiti finanziari internazionali, e hanno accesso diretto al mercato dei capitali; sono quindi partecipi degli effetti positivi della globalizzazione in atto nei mercati finanziari.
La trattazione si articola lungo tre direttrici fondamentali. Innanzitutto si analizzano le profonde trasformazioni che il settore finanziario europeo ha subito nell’arco degli ultimi vent’anni, portando ad
un maggior sviluppo del ruolo dei mercati; tale crescita nell’Europa continentale è stata di notevoli
dimensioni, il rapporto tra capitalizzazione dei mercati azionari e Pil è aumentato più di tredici volte, e la quota di emissioni azionarie è aumentata di sedici volte. A livello quantitativo il divario rispetto alle economie angloamericane si è significativamente ridotto, ma da un punto di vista qualitativo permangono differenze, evidenti soprattutto per quanto riguarda la diversa tipologia di sistema
finanziario.
Si distingue tra sistemi finanziari relationship-based tipici dei Paesi europei, differenti da Stati Uniti e Regno Unito con sistemi finanziari del tipo arm’s legth, ciò orientati al mercato.
Le caratteristiche di tali sistemi variano in base alla tipologia del tessuto industriale, all’efficacia e
alla trasparenza dei siatemi legali e al ruolo giocato dalle innovazioni.
Particolare attenzione è riservata al contributo di Rajan e Zingales del 1998 nel quale si osserva
come i settori produttivi più dipendenti dalla finanza esterna crescano relativamente di più nei Paesi
maggiormente sviluppati sotto il profilo finanziario.
Rajan e Zingales suggeriscono inoltre che lo sviluppo del sistema finanziario può dare un contributo
tanto più rilevante quanto più un sistema produttivo è caratterizzato da una importante dipendenza
finanziaria esterna.
La seconda tematica su cui si pone attenzione fa riferimento agli effetti che la globalizzazione da un
lato e il localismo dall’altro hanno sul sistema finanziario italiano, per altro caratterizzato da marcati squilibri territoriali. Tra i fattori che hanno contribuito ad una rapida intensificazione delle relazioni economiche internazionali è possibile indicare la liberalizzazione degli scambi che ha portato
ad un progressivo smantellamento del complesso sistema di barriere doganali. Secondariamente il
massiccio processo di liberalizzazione che ha avuto luogo sui mercati finanziari a partire dall'inizio
degli anni '70 ha condotto ad un ridimensionamento dell'insieme di restrizioni sui movimenti internazionali dei capitali accompagnato da una progressiva deregolamentazione dei mercati finanziari.
Ma, a contribuire al processo di integrazione dei mercati è stata soprattutto la riduzione delle "barriere naturali" al commercio internazionale, la diffusione, a partire dalla seconda metà degli anni
'70, delle nuove tecnologie informatiche e della microelettronica in genere hanno rivoluzionato profondamente le modalità di svolgimento dell'attività produttiva.
L’apertura dei mercati deve servire da stimolo per fronteggiare le inefficienze dei sistemi locali.
Alla luce di quanto detto, dalla letteratura emerge chiaramente che l’obiettivo diviene quello di evitare la difesa dei localismi nel momento in cui sono causa di arretratezza e isolamento, e dall’altra
parte, contrastare un integrazione passiva che rende il mercato locale terreno di conquista da parte
di grandi gruppi finanziari esterni.
Per quanto riguarda il localismo si è preso in considerazione il ruolo giocato delle banche di credito
cooperativo nello sviluppo delle piccole imprese. Tali banche operando prevalentemente nelle comunità locali sono in grado di consentire la crescita dell’economia e della società civile.
In ultima analisi si fa riferimento al Mezzogiorno italiano delineando le problematicità del rapporto
tra il mondo della produzione e il mercato del credito.
In un sistema economico come quello meridionale, caratterizzato da imprese di piccola dimensione,
molto spesso precarie, il credito si è dimostrato uno strumento essenziale per la nascita e la crescita
delle imprese sul territorio. Il problema principale si riferisce ora alle possibilità di accesso al credito da parte soprattutto delle PMI le quali subiscono ancora forme di razionamento da parte del sistema bancario.
La globalizzazione ha apportato numerosi vantaggi che però non si sono diffusi in modo uniforme
nei vari Paesi, ma in base alla capacità dei vari sistemi regionali di recepire i cambiamenti migliorativi. Ciò ha penalizzato quelle regioni con maggiori ritardi, tra cui troviamo il Mezzogiorno italiano.
In particolare emerge che nelle regioni meridionali la dotazione di infrastrutture finanziarie è di
gran lunga inferiore al resto del Paese, così come è più difficile l’accesso al credito e i costi di finanziamento sono maggiori
La letteratura economica fa ampio riferimento al rapporto finanza-impresa analizzando nel dettaglio
il ruolo svolto dalle banche nell’esercizio dell’attività industriale.
Tuttavia si rileva una carenza di lavori empirici a livello territoriale sulle implicazioni che tale rapporto può avere a livello locale; questo consentirebbe un’analisi più dettagliata sulle cause legate
alla componente finanziaria dell’attività economica, alla base del ritardo delle regioni del Mezzogiorno italiano.
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