STUDI E DOCUMENTI
I GRUPPI UNIVERSITARI FASCISTI
NEL PRIMO DECENNIO DEL REGIME
La storia dell’organizzazione universitaria fascista rappresenta un mo­
mento particolarmente interessante nella storia del fascismo.
Il Gruppo universitario fascista (Guf) infatti fu lo strumento attra­
verso il quale il regime tentò di realizzare un monopolio culturale nella
Università, nell’ambito della più generale azione diretta a raggiungere il
monopolio culturale nel paese. D ’altra parte, i gruppi universitari fascisti
ebbero una fisionomia particolare rispetto alle altre organizzazioni fasciste;
le stesse origini squadriste fecero sì che il Guf godesse, almeno in certi
momenti, di una relativa autonomia. Tale autonomia il partito cercò di
bloccare con successivi interventi, quali la creazione di organismi sempre
più accentrati rispetto alla primitiva federazione universitaria e il con­
trollo operato sulla stampa, con la costituzione, nel 1931, di una rivista
ufficiale del Guf, Gioventù fascista, e la conseguente soppressione di fogli
locali. Il Guf però fu, tra le organizzazioni fasciste, quella che più facil­
mente sfuggì a una effettiva « fascistizzazione ». In una relazione fiduciaria
sul Guf di Torino, del 19 maggio 1931, si legge:
Negli ambienti universitari si considera l’appartenenza al G uf quale condi­
zione necessaria ed anzi indispensabile per proseguire gli studi con una maggiore
facilità di riuscita e per scansare sabotaggi, perciò tu tti vi aderiscono, pochi però
ne sono gli entusiasti che anzi, l’iscrizione in massa degli studenti ha determinato
un senso di disgusto fra coloro che in un primo tempo avevano aderito per spon­
tanea elezione. Q uesto fatto di iscrizione collettiva ha bensì aum entato enorme­
m ente le file, ma ha creato antagonismi, diffidenze e demoralizzazioni.
L’umore verso il G uf della massa studentesca non è allo stato attuale delle
cose molto favorevole, ma ciò pare dipenda da motivi di amministrazione [...].
Ma un altro fatto è da rilevarsi molto più im portante ai fini della formazione
psicologica fascista della gioventù studiosa, dalla quale dovranno scaturire i reg­
gitori politici del domani.
Di massima ogni studente si applica allo studio delle discipline riguardanti
le facoltà prescelte e non ferma la sua attenzione e non attende approfondire su
argomenti che non lo interessano direttam ente; così non sono in genere attratti
da problem i sociali né gli studenti in ingegneria né quelli in medicina ecc. ecc.
m entre in modo particolare lo sono quelli che si approfondiscono in scienze
filosofiche. Precisamente costoro che dovrebbero essere i più adatti ad ereditare
il governo politico della nazione, sono nella grande maggioranza contrari alle con­
cezioni fasciste per quanto riguarda le libertà conculcate [...], Q uesto stato
4
M. Cristina Giuntella
emerge dalla enunciazione di convinzioni o da discussioni accademiche che av­
vengono nell’ambito e nell’ambiente studentesco, poiché vi è astensione assoluta
da qualsiasi pubblicità, in quanto si temono delazioni, per questo motivo non si
appalesano agitatori, però le pericolose correnti di pensiero, come sopra ho dimo­
strato, esistono; da questo potranno scaturire gli agitatori *.
Nel processo di ascesa del Guf nell’Università si possono identificare
alcuni momenti principali: il sorgere dello squadrismo universitario, tra
il 1919 e il 1921, in vari atenei italiani; il successivo inquadramento di
questi nuclei universitari in organizzazioni sempre più alle dirette dipen­
denze del partito e il passaggio quindi dall’azione squadrista a quella
politica, che vide il Guf impegnato nella lotta contro le altre associazioni
universitarie; e infine il momento dell’azione culturale, secondo la linea
della « politica culturale » del regime.
Non si pretende qui di tracciare un quadro esauriente dell’organizza­
zione universitaria fascista12; si vuole solo delineare una rapida panora­
mica delle origini del Guf e del suo sviluppo nei primi anni del regime,
I primi passi dell’organizzazione universitaria fascista: dalla « Fnuf » al
« Guf »
Il movimento universitario fascista sorse nel 1920, quale ramo stu­
dentesco dei fasci di combattimento. Fin dal 1919, però, gruppi di stu­
denti universitari operavano nei fasci. Gli universitari di Pavia costitui­
rono nell’aprile del 1919 il comitato pavese di combattimento3; a Came­
rino i locali del circolo studentesco ospitarono l’assemblea per la costitu­
zione del fascio, a cui parteciparono molti studenti universitari: si creò
un comitato studentesco il quale, come suo primo atto, inviò al ministro
V.E. Orlando, a Parigi, il seguente telegramma: « Nel momento delle de­
cisioni supreme, la voce degli studenti universitari d’Italia, giunga — alta,
forte, concorde — a reclamare i confini insidiati che con olocausto super­
cosciente, riconsacrarono martiri studenti immolatisi, un grido sorge mo­
nito severo dalle tombe consacrate alla Patria in un con quello unanime
dei fratelli aspettanti dall’altra sponda » 4. Anche a Brescia il fascio nacque
per iniziativa di studenti; il comitato di agitazione sorse infatti nell’am­
bito del circolo studentesco democratico5. A Bologna esisteva nel 1919
1 Si v. la relazione fiduciaria, allegata alla relazione del capo della polizia politica,
e datata Roma 30 maggio 1931, in ACS, Ministero Interno, Direzione generale PS,
Divisione affari generali e riservati (d’ora in poi AGR), 1927-33, cat. C2, « Movi­
mento sovversivo antifascista », b. 1, fascicolo « Movimento studentesco antifascista ».
2 Uno studio più ampio e approfondito, non solo sul Guf, ma anche su altri movi­
menti universitari, nel periodo del fascismo, costituisce l’oggetto di un lavoro che sto
approntando per la pubblicazione.
3 Cfr. l’articolo Attorno al fascio pavese, in 11 Popolo d'Italia, 18 aprile 1919.
4 Cfr. Il Popolo d'Italia, 21 aprile 1919.
5 Cfr. Il Popolo d’Italia, 9 aprile 1919.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
5
un fascio universitario il quale, alla vigilia delle elezioni, rivolse un ap­
pello ai cittadini di ogni partito e di ogni classe sociale in nome del co­
mune sentimento nazionale, appello in cui si diceva: « Divisi nelle parti­
colari concezioni politiche, noi ci sentiamo oggi uniti nel culto che ci
accomunava e ci affratellava nella vita di guerra » 6. Prevalgono in questi
primi gruppi motivi « patriottici » e irrendentistici, che trovano eco nelle
numerose manifestazioni « pro Fiume e Dalmazia » che si svolgono in
vari atenei italiani7, accanto alle rivendicazioni degli ex combattenti. Nel
1920, dai primi nuclei universitari sorsero le Avanguardie studentesche,
a Milano, Pavia, Torino, Genova, Roma. Rappresentanti degli studenti
parteciparono alla seconda adunata dei fasci8.
Gli studenti fascisti rappresentarono nell’università degli anni venti
l’espressione della violenza squadrista. Frequenti furono gli episodi di vio­
lenza. Nell’aprile del 1919 un gruppo di squadristi universitari del Po­
litecnico di Milano incendiò la sede dell'Avanti!. A Bologna, Pisa, Pavia
e in altre università, studenti armati di manganello assalirono i sociali­
sti e « i professori timorosi di ripetere che c’era stato per l’Italia un
grande avvenimento: Vittorio V eneto»9. A Milano un’assemblea del
« Fascio studenti futuristi e militari » finì con un « pugilato » tra fascisti
e socialisti10. Ovunque si verificassero manifestazioni studentesche contro
Nitti e a favore di Fiume, gli universitari fascisti si dichiaravano solidali
e pronti all’azione 1112. Un altro motivo costante fu la solidarietà verso gli
ex combattenti. L’Avanguardia studentesca torinese in un comunicato a
Il Popolo d’Italia dichiarava: « L’Avanguardia studentesca torinese, pre­
so atto del movimento universitario tendente a raggiungere le prove di
rispetto e di devozione dovute da tutti gli italiani ai combattenti della
guerra, conferma la propria avversione al ministro disfattista e tedesco
che ha tentato di conculcarli e dichiara la propria intera solidarietà ai
colleghi in lotta pronta a sostenerli con ogni mezzo » n.
Gli anni 1919-21 furono anni di grave tensione nell’ambiente uni­
versitario; anche l’Università risentiva della crisi del dopoguerra, e molti
studenti si riunivano in gruppi e in associazioni per cercare uno sbocco
all’atmosfera di disagio e di incertezza creatasi. Accanto alle vecchie as­
6 Cfr. il rapporto della prefettura di Bologna, in data 25 settembre 1919, inACS,
AGR 1914-26, G l, 1920, b. 77, f. « Fascio universitario ».
7 Cfr. Il Popolo d'Italia, 26 febbraio 1919, 26 aprile 1919; La Stampa, 24-25 Feb­
braio 1920.
8 Cfr. Il Popolo d’Italia, 12 maggio 1920.
9 Cfr. l’articolo Universitari del Risorgimento e universitari del Fascismo, una lettera
di Mattini ad Arnaldo Mussolini, in La Voce di Parma, 17 giugno 1929. L’articolo
traccia una rapida panoramica, con evidenti scopi di propaganda, della situazione degli
studenti dalla guerra all’avvento del regime fascista.
10 Cfr. Il Popolo d'Italia, 22 dicembre 1919.
11 Cfr. Il Popolo d’Italia, 26 febbraio 1920.
12 Cfr. Il Popolo d’Italia, 28 novembre 1920.
6
M. Cristina Giumella
sociazioni goliardiche locali e alle organizzazioni a carattere nazionale,
quali la Corda fratres13 e la Fuci14, che già dalla fine dell’Ottocento
operavano nell’ambiente universitario, si affermarono gruppi con un piu
preciso impegno politico e culturale. A Roma troviamo nel 1920 un
gruppo universitario socialista IS; a Napoli se ne costituì una sezione nel
gennaio di quello stesso anno16; a Milano fu fondato un gruppo uni­
versitario repubblicano 17; a Torino per iniziativa del gruppo di « Ordine
Nuovo » sorse una « sezione della Federazione internazionale degli stu­
denti socialisti e comunisti » 18; a Genova nel 1921 esisteva una sezione
universitaria del movimento Clarté I9. Si sentiva l’esigenza di una orga­
nica riforma universitaria e di una maggiore partecipazione degli studenti
alla vita politica. « L’Università, oggi » — scriveva la rivista La Fionda —
« principalmente a causa della sua antiquata e secolare organizzazione,
e anche per colpa di taluni docenti, che non sempre intendono la mis­
sione loro affidata, non forma il carattere, la volontà, la mente dei gio13 La Corda fratres fu costituita nel 1898 a Torino, per opera di Efisio Giglio Tos
■e di un gruppo di studenti dell’Associazione torinese universitaria; nell’idea del suo
fondatore doveva essere una federazione internazionale di studenti. Cfr. E fisio G iglio
T os, La Genesi della Corda fratres, Aosta, 1904.
14 La Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci) era sorta nel 1896 nell’ambito
dell’Opera dei Congressi, pur mantenendo nei riguardi di essa una certa autonomia.
All’inizio del 1919 riprese la sua attività, sospesa durante la guerra; in un convegno
di dirigenti a Cassino venne formulato un programma culturale e di azione sociale.
'Cfr. G abriella M arcucci F anello, Storia della Federazione universitaria cattolica
italiana, Roma, 1971, pp. 59-67.
15 Cfr. ACS, AG R 1896-97, 1910-34 (1903-49), G l, Associazioni, b. 46, f. « Roma »,
sf. « Unione socialista romana ».
16 Cfr. il telegramma del prefetto di Napoli al ministero dell’Interno in ACS, ibid.,
b. 33, f. « Napoli », sf. « Gruppo universitario socialista ».
17 Cfr. Il Popolo d’Italia, 11 maggio 1920.
18 Cfr. la lettera del prefetto di Torino, in data 12 febbraio 1920, in ACS, ib id .,
b. 49, f. « Torino », sf. « Federazione studenti comunisti e socialisti ».
19 Cfr. La Rivolta ideale, 4 aprile 1926.
Il movimento Clarté fu fondato in Francia nel 1919 da Raymond Lefebvre, ma ebbe
il suo vero animatore nel pubblicista Henri Barbusse, che lo ideò come una interna­
zionale della cultura, un movimento pacifista, al di sopra di tutte le tendenze politi­
che; di fatto, il gruppo Clarté era fortemente legato all’Internazionale socialista. Nel
1920 il movimento aderì al comuniSmo, mantenendo però una linea di indipendenza
dal partito comunista francese. Nel 1921 fu fondata la rivista Clarté (cfr. l’articolo di
N icole R acine, IJne revue d’intellectuels communistes dans les années vingt: « Clarté »
(1919-1928), in Revue française de science politique, vol. XVII, pp. 484-519). In
Italia esisteva un gruppo nazionale Clarté, con sede a Roma, che pubblicava anche
la rivista Rassegna internazionale-, il gruppo aveva sezioni a Torino, Milano, Padova
e in Sicilia. Secondo un’indagine svolta dalla questura di Roma, il gruppo, dopo la
marcia su Roma, non esisteva quasi più (cfr. la relazione della Questura di Roma al
ministero dellTnterno, in data 7 dicembre 1925, ACS, ibid., b. 45, f. « Roma », sf.
« Gruppo Clarté »). Il 15 maggio 1920 era uscito a Palermo il primo numero di
'Clarté, « Rivista mensile degli studenti comunisti »; il periodico si ispirava, sia pure
■con una certa diffidenza, al movimento francese, al quale dava una « adesione condi­
zionata », in attesa che un prossimo congresso chiarisse la posizione e il programma
deH’« internazionale del pensiero » (cfr. l’articolo Prime linee di un programma, in
Clarté, a. 1, 1920, n. 1, pp. 1-3.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
7
vani [...]. Dobbiamo creare organismi agili per rendere possibile la par­
tecipazione dei giovani alla vita nazionale [...] ». L’articolo proseguiva
delineando la situazione delle associazioni universitarie italiane, in con­
fronto con quelle di altri paesi europei; denunciava la inefficacia delle
tradizionali associazioni goliardiche e della Corda fratres, la quale aveva
avuto, alla fine del secolo, un ruolo importante nell’ambito universita­
rio, ruolo che ormai stava lentamente perdendo. Si proponeva la costi­
tuzione di una federazione nazionale universitaria, apolitica, che riunisse
tutti gli studenti e portasse gli universitari ad avere un compito attivo
nella vita nazionale20. Accanto a questa generale esigenza di partecipa­
zione si esprimevano forme diverse di protesta. Vi erano, innanzitutto
le rivendicazioni degli ex combattenti, che trovavano l’adesione di molti
studenti. Numerose furono, negli atenei italiani, le manifestazioni degli
studenti ex militari, che chiedevano sessioni speciali di esami e altre
facilitazioni. Tali manifestazioni trovavano larga eco nelle pagine de
Il Popolo d’Italia. Le agitazioni partirono da Torino: un gruppo di stu­
denti del Politecnico, in una riunione del 5 ottobre 1919, votò un ordi­
ne del giorno di protesta per la sospensione dei corsi accelerati, istituiti
per permettere agli ex combattenti il recupero degli anni persi in guerra;
gli universitari torinesi affermavano il loro proposito di portare fino in
fondo la protesta, con ogni mezzo, estendendola a tutte le Università21.
Due anni dopo il Politecnico di Torino veniva occupato dagli studenti
in sciopero per ottenere sessioni mensili di esami e di laurea per gli
ex militari22; dopo tre giorni di occupazione si giunse a un accordo con
il consiglio accademico; tra le richieste avanzate dagli studenti c’era la
concessione dei locali della Scuola per le riunioni e la istituzione di tre
commissioni rappresentative nel consiglio didattico, in quello di ammi­
nistrazione e in quello accademico23. All’inizio del 1921, ai motivi di
tensione sopra indicati se ne aggiunse uno nuovo: l’aumento del prezzo
di copertina dei libri. A Napoli gli studenti invasero la sede della casa
editrice U te t24; analoghe manifestazioni si ebbero in altre città 25. A Pa­
lermo, in uno scontro tra polizia e studenti che protestavano contro il
caro-libri, uno studente rimase ucciso26. Comizi di protesta per il grave
20
Cfr. l’articolo di Salvatore
u n iv e r s ita r i, in L a F io n d a , a. 1,
L auro, P e r l ’a v v e n ir e d e lla n a zio n e o rg a n iz z ia m o g li
1920, n. 1. L a F io n d a , rivista universitaria romana
diretta da Salvatore Lauro, era la continuazione di S a p ie n za , un periodico sorto nel
1914. A L a F io n d a collaboravano Adolfo De Carolis e Paolo Orano.
21 Cfr. il telegramma del prefetto di Torino al ministero dellTnterno, in data 11 otto­
bre 1919, in ACS, A G R 1914-26, D9, A g ita z io n e s tu d e n ti, 1919, b. 53, f. « Torino ».
22 Cfr. L a S ta m p a , 13 novembre 1921.
23 Cfr. L a S ta m p a , 15 novembre 1921.
24 Cfr. ACS, ib id ., 1921, b. 70, f. « Napoli ».
25
Cfr. I l C o r r ie r e d e lla S e ra , 24 febbraio 1921 e L a S ta m p a , 27 febbraio 1921.
26 Cfr. La lettera del prefetto di Palermo, in data 26 febbraio 1921, in ACS, ib id .,
1924, b. 79, f. « Palermo ». La lettera parla di uno studente ferito da un colpo di
8
M. Cristina Giumella
episodio furono organizzati in varie università italiane; a Bologna una
commissione studentesca presentò al prefetto un ordine del giorno in
cui si diceva: « Gli studenti universitari e medi riuniti in solenne co­
mizio elevano fiera protesta contro gli ordini feroci e criminali impartiti
alla forza pubblica contro studenti inermi che protestano contro l’ingor­
digia e lo strozzinaggio dei pescicani del libro [...] » 27. In questo pano­
rama si inseriscono gli interventi delle associazioni universitarie quali la
Corda fratres e la Fuci, in difesa delle rivendicazioni degli studenti. Gli
universitari cattolici si fecero promotori di un comitato d’agitazione28; il
presidente Spataro scrisse una lettera a Croce in cui fra l’altro si propo­
neva l’istituzione di una commissione studentesca, composta dai rappre­
sentanti della Fuci, della Corda fratres e della Federazione nazionale uni­
versitaria, che facesse da intermediaria tra gli studenti e il ministro29.
Ma accanto a questa azione sindacale si delineano prese di posizione
politiche; all’apertura dell’anno accademico 1919-20, un folto gruppo di
studenti romani, circa un migliaio, inscenò una manifestazione di pro­
testa contro la nuova Camera; la polizia sciolse con la forza il corteo30.
Il clima di patriottismo dilagante anche nell’Università era spesso fonte
di tensione e di agitazioni che esplodevano alla minima occasione. A
Genova un gruppo di studenti impedì al prof. Beltrami di tenere la le­
zione inaugurale del corso annuale sul tema: « Il sentimento umano e pa­
triottico in Virgilio »; Il Giornale d’Italia, che definiva gli autori della
protesta « bolscevisti del pensiero », scriveva in proposito: « Siamo è
vero, in tempi un poco rivoluzionari: ma io pregherei vivamente gli stu­
denti italiani [...] di non portare lo spirito rivoluzionario nelle scuo­
le » 31. A Napoli gli studenti cacciarono dall’Università il prof. Panfilo
Gentile perchè nella prolusione al suo corso si era espresso contro la
guerra; ne nacquero tafferugli tra gli studenti e un gruppo di operai so­
cialisti intervenuti alla lezione32. Incidenti tra gruppi nazionalisti e fasci­
sti e socialisti erano molto frequenti all’Università, soprattutto in occasione
di dimostrazioni « patriottiche» e « pro Dalmazia » 33. L’atmosfera si fece
particolarmente tesa nel maggio 1920, in occasione del quinto annivermoschetto sparato da una guardia regia, ma in un rapporto del prefetto di Napoli, in
data 28 febbraio 1921, si parla di dimostrazioni di protesta per la morte dello studente
palermitano. Cfr. ACS, ibid., 1921, b. 70, f. « Napoli ».
27 Cfr. il rapporto del prefetto di Bologna, in data 28 febbraio 1921, in ACS, ibid.,
1921, b. 70, f. « Bologna ».
28 Cfr. Studium, a. XVII, 1921, pp. 48-49.
28 Cfr. Studium, a. XVII, 1921, p. 183.
30 Cfr. il fonogramma del questore di Roma al ministero dell’Interno, in data 25
novembre 1919, in ACS, ibid., 1919, b. 53, f. « Roma ».
31 Cfr. Il Giornale d'Italia, 24 novembre 1919.
32 Cfr. l’articolo Come gli studenti napoletani intendono la libertà d’insegnamento, in
La Stampa, 24 gennaio 1920.
33 Cfr. La Stampa, 24 febbraio 1920.
T gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
9
sario dell’entrata in guerra dell’Italia. Studenti nazionalisti organizzarono
comizi e cortei per il 24 maggio; tali iniziative incontrarono naturalmente
l’opposizione dei socialisti34. A Roma il gruppo universitario socialista
manifestò il proposito di tenere un comizio in piazza Navona, in con­
trapposizione a quello che si sarebbe dovuto tenere alla Sapienza, con
la partecipazione di Corradini e l’intervento delle associazioni patriotti­
che, del gruppo nazionalista e della Corda fratres 35. Scontri tra naziona­
listi e socialisti avvennero il 24 a Palermo e a Genova36. Ma gli incidenti
più gravi si ebbero a Roma, dove, in uno scontro tra studenti che mani­
festavano per il 24 maggio e guardia regia, ci furono morti e feriti37.
L’episodio fomentò l’ostilità nei confronti del governo Nitti, da parte
soprattutto degli studenti nazionalisti; ci furono dimostrazioni di prote­
sta in varie Università, alle quali aderì anche la Corda fratres38. Si vota­
rono ordini del giorno contro il governo39; vi fu un tentativo di sciopero
nazionale negli atenei, ma tale proposito incontrò l’ostilità di alcuni grup­
pi: a Torino gli studenti del partito popolare in un ordine del giorno
espressero il loro dissenso riguardo alle agitazioni, di cui si attribuiva
la responsabilità ad una « minoranza rivoluzionaria, favorita da ambi­
zioni oligarchiche personali »; anche gli studenti socialisti intervennero
insieme ai popolari, all’Università, contro le deliberazioni dell’essemblea40.
In questo clima di tensione e di violenza lo squadrismo universi­
tario si rafforza e si organizza. Nel 1921 si passa dalle Avanguardie, che
spesso comprendevano anche gli studenti medi, ai gruppi universitari fa­
scisti. Il primo fu quello di Genova, che sorse il 17 marzo41; tra ot­
tobre e dicembre furono fondati i gruppi di Bologna, Pavia, Padova,
Milano, Napoli. Lo scopo che essi si prefiggevano era soprattutto quello
di « dare maggiore impulso e meglio consolidare l’azione eminentemente
nazionale di tutti gli studenti italiani e dei fasci di combattimento »,
come si legge nell’invito diramato agli studenti bolognesi42. Il direttorio
del Guf di Napoli rivolse un appello « alla gioventù universitaria per
richiamarla, nel nome santo della Patria, all’ombra dei gagliardetti fa­
scisti » 43. Con questo spirito di crociata patriottica si presenta il Guf
nell’Università italiana; gli obiettivi della lotta sono soprattutto i catto­
lici e i socialisti. In una panoramica tracciata dal Guf genovese sui primi
34 Cfr. Avanti!, 25 maggio 1920.
35 Cfr. Il Giornale d’Italia, 25 maggio 1920.
36 Cfr. La Stampa, 25-26 maggio 1920.
37 Cfr. L uigi Salvatorelli e G iovanni M ira, Storia d’Italia nel periodo fascista,
Torino, 1964, pp. 143-44.
38 Cfr. La Stampa, 26 maggio 1920 e II Popolo d’Italia, 27 maggio 1920.
39 Cfr. Il Giornale d’Italia, 27 maggio 1920.
40 Cfr. La Stampa, 27-28 maggio 1920.
41 Cfr. La Rivolta ideale, 4 aprile 1926.
42 Cfr. Il Popolo d’Italia, 21 ottobre 1921.
43 Cfr. Il Popolo d’Italia, 30 novembre 1921,
10
M. Cristina Giumella
anni di attività, così viene descritto l’ambiente universitario al momento
della costituzione del gruppo:
Le tradizioni dell’Università di Genova sono da qualche tempo alquanto in
ribasso. Ricordi di Mazzini e di Mameli. Rievocazione delle giornate del maggio
1915. Romanticume letterario che non genera una fiammata di entusiasmo nel
grigiore della vita cittadina. Esiste, da una parte, un imbelle e malinteso spirito
goliardico che proclama, pur nella gravità del momento politico, l ’assoluta neces­
sità dello studente « au dessus de la melée », pacifista, apatico, insensibile, fre­
quentatore di più o meno eleganti « thè di beneficenza », o di ben fornite can­
tine. D all’altra un agglomerato di politicanti, non troppo esattam ente definito,
com prendente i più insulsi campioni di una pseudo gioventù cattolica falsa,
senza colore, senza vita, e la loquacità piazzaiuola di parecchi agitatori infatuati
delle nuove idee moscovite 44.
Il 21 febbraio del 1922 i Guf si radunano in un primo convegno na­
zionale a Bologna. Erano presenti i delegati dei gruppi di Bologna, Ge­
nova, Firenze, Roma, Venezia, Milano, Verona, Perugia, Pavia, Modena,
Padova; mandarono la loro adesione i gruppi di Siena, Torino, Pisa,
Trieste. Dino Grandi e Massimo Rocca rappresentavano la direzione del
partito. Nella seduta d’apertura Massimo Rocca disse che la scuola non
era all’altezza del compito affidatole, per mancanza di disciplina e di se­
rietà; ciò era da attribuirsi alle carenze della classe dirigente; passò
quindi a illustrare la politica del fascismo riguardo alla scuola: « Com­
pito del fascismo è di trarre attraverso la scuola gli elementi migliori
dal seno di ogni classe per guidarli a reggere le sorti della nazione » 45.
Nella seduta pomeridiana prese la parola Dino Grandi, il quale dichiarò
che dagli universitari fascisti sarebbero sorti i futuri capi del movimento
fascista:
Oggi la quasi generalità degli studenti sono fascisti, e ciò è garanzia di vita­
lità e di fortuna per il movimento fascista. E ’ necessario che gli studenti, attra­
verso il raccoglimento e lo studio, diano prova che il fascismo è anche una
associazione di cervelli pensanti e operanti.
Nella stessa seduta venne approvata una mozione in cui si diceva
costituita la Fnuf (Federazione nazionale universitaria fascista) e se ne
enunciavano i seguenti capisaldi programmatici:
1) La Fnuf si ritiene subordinata alle direttive segnate dalla direzione del
PNF.
2) La Fnuf si propone di far sì che tu tti gli studenti fascisti diano il loro
contributo intellettuale e spirituale al bene del PNF.
3) Poiché alla Fnuf si ritiene affidato almeno in parte, il compito dello
studio e dell’attuazione delle necessarie riforme della scuola, già prospettate nel
44 Cfr.
45 Cfr.
L a R iv o lta id e a le , 4 aprile 1926.
I l P o p o lo d ’I ta lia , 22 febbraio 1922.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
11
program m a del PNF e poiché è necessario l ’ausilio dell’esperimento professio­
nale, la Fnuf si terrà in comunicazione con la direzione del partito per la solu­
zione di tu tti i problemi.
4)
La Fnuf curerà a sviluppare {sic) nella gioventù studiosa la formazione
•di una sana coscienza nazionale e sindacale ed a propagare in essa la luce delle
idealità fasciste arginando la propaganda antinazionale ed opponendosi ad altre
organizzazioni aventi scopi contrastanti ed opposti ed acché l’insegnamento non
diventi strum ento di fini partigiani e personalistici46.
Venne istituita una commissione di studenti con l’incarico di redi­
gere lo statuto e di preparare il primo congresso, che fu tenuto poi a
Milano il 4 giugno. Nel nuovo statuto, presentato in quella occasione,
si riaffermavano i « fini eminentemente nazionali » della Fnuf e perciò la
lotta contro « la propaganda partigiana antigoliardica, antipatriottica, eser­
citata dagli studenti iscritti a partiti antinazionali ». Si sanciva anche la
dipendenza della federazione dalla direzione del partito e la necessità
che i singoli gruppi si tenessero a disposizione dei fasci per attività
di propaganda. La federazione assumeva il compito di coordinamento e
di direzione e ciascun gruppo era tenuto a inviare una relazione mensi­
le sull’opera svolta 47.
Dopo l’avvento al potere del fascismo fu nuovamente affermata l’im­
portanza dell’inserimento dei gruppi nella vita stessa del partito. Al Consi­
glio direttivo che si tenne a Napoli, e a cui parteciparono elementi dei Guf,
fu votato un ordine del giorno in cui fra l’altro si invitavano i fasci delle
città sedi universitarie a dare il loro appoggio ai Guf. Il segretario della
Fnuf, Ivo Levi, in una lettera al v. segretario del partito richiamava l’at­
tenzione di Bastianini su tale deliberazione e proponeva inoltre che i
segretari dei gruppi universitari fossero equiparati ai membri del diret­
torio del fascio, e che perciò partecipassero a tutte le attività di esso;
questo anche per evitare che sorgessero contrasti con il direttorio stesso;
infatti spesso i segretari dei gruppi non appartenevano al fascio della
città in cui svolgevano la loro attività; inoltre, sottolineava Levi, i grup­
pi universitari vivevano necessariamente una vita piuttosto autonoma48.
L’espressione « autonomia » dovette suscitare una reazione decisamente
negativa in Bastianini a giudicare dalla lettera di risposta inviata a Levi:
Caro amico
Abbiamo ricevuto la vostra lettera del 18 us. Invierem o subito a tu tti i
fasci una circolare per stimolare la costituzione dei gruppi universitari fascisti,
■cosa che riteniam o utile ai fini della nostra organizzazione.
46 Cfr. Il Popolo d’Italia, 22 febbraio 1922.
47 Cfr. lo « Statuto regolamento della Federazione nazionale universitaria fascista », in
ACS, PNF, Mostra della rivoluzione fascista, b. 16, « Federazione universitaria fascista »
f. 94.
48 Cfr. la lettera di Ivo Levi a Bastianini del 18 novembre 1922 in ACS, ibid.
12
M. Cristina Giuntella
I rapporti che devono stabilirsi tra codesta federazione ed il partito e quindi
fra i gruppi universitari fascisti ed i fasci, devono essere di una sola natura e
cioè dipendenza assoluta alla direzione del partito fascista.
Non è possibile che avvenga quanto voi ci dite nella vostra del 18 us e
cioè che individui non fascisti facciano parte di gruppi universitari fascisti. E*
intendimento di questa segreteria generale che i gruppi universitari fascisti siano
parte integrale e non autonoma dei fasci di combattimento in seno ai quali essi
devono rappresentare soltanto una riunione di individui vincolati fra loro oltre
che per ragione ideale, anche per ragione di vita e di pratica quotidiana, di scopi
e di interessi materiali. Non possiamo perciò accedere al vostro desiderio di
creare un’organizzazione completamente staccata dal partito con suoi organi diri­
genti equiparati in grado e in potenza a quelli del partito.
L’organizzazione universitaria fascista non è che una branca dell’organizza­
zione giovanile, non è che un ramo dell’attività del partito49.
In realtà spesso i rapporti tra il Guf e il fascio non erano molto
facili; particolarmente significativa risulta, a tale proposito, la corrispon­
denza tra il segretario della federazione e i segretari dei vari gruppi;
così scriveva il segretario del Guf di Napoli in una lettera del l ì
aprile del 1923: «N on ti sto a dire la situazione nostra rispetto al
direttorio del fascio, perchè non ci potresti fare niente, noi cerchiamo
di farci valorizzare in tutti i modi e quanto più è possibile [...] » 50.
A volte gli universitari si ergevano a censori del fascismo locale. Per
esempio il segretario del Guf di Palermo, nell’inviare, nel settembre
del 1922, la consueta relazione sull’attività del gruppo, tracciava un qua­
dro molto interessante del fascismo palermitano. Erano messi in evidenza
soprattutto la smania di potere e l’inettitudine di alcuni dirigenti lo­
cali; la lunga relazione lamentava anche la mancanza di disciplina delle
squadre d’azione, nelle quali tra l’altro si denunciava la presenza di delin­
quenti comuni, con grave disappunto della cittadinanza. Colpisce l’in­
genuità di questo studente, il quale comincia la sua relazione dicendo:
« [ ...] Ti scrivo perchè tu faccia sapere alla direzione del partito molte
cose che sono sicuro che esso non sa [...] » e che rifiuta tra l’altro di
mettere la divisa per non confondersi con certi fascisti e per questo
viene imputato di antifascismo51. Il segretario della Fnuf rispose dichia­
randosi fiero che « all’avanguardia di ogni movimento di epurazione »
fossero sempre gli universitari52.
Tra la fine del 1922 e la primavera del 1923 l’Università fu scossa
da nuovi fermenti. L’atmosfera di tensione creatasi determinò una rot­
49 Cfr. la
ACS, ibid.
50 Cfr. la
f. 95.
51 Cfr. la
52 Cfr. la
lettera di Giuseppe Bastianini a Ivo Levi, Roma, 1° dicembre 1922, in
lettera di Mario Melogli a Papasogli, Napoli, 13 aprile 1923, in ACS, ibid.,
relazione di Triolo a Levi, Palermo, 16 settembre 1922, in ACS, ibid., f. 94.
lettera di Ivo Levi a Triolo, Firenze, 23 settembre 1922, in ACS, ibid.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
13
tura all’interno della Federazione universitaria fascista. La causa delle
agitazioni fu una circolare di Gentile della fine del 1922, in cui il mini­
stro revocava la concessione della sessione speciale di esami fissata per
il mese di marzo. La disposizione provocò vivaci reazioni da parte degli
studenti ex combattenti, che ebbero la solidarietà di larghi strati della
massa studentesca. Anche i gruppi universitari fascisti, trattandosi di una
agitazione di ex combattenti, aderirono alla protesta, e in alcune città
parteciparono agli scioperi. Ivo Levi invece ebbe ordine da Mussolini di
vietare qualsiasi adesione alla manifestazione; dopo aver telegrafato in
tal senso ai singoli gruppi, partì per Roma per parlare direttamente con
il ministro53. Non tutti i gruppi però, ritenevano che fosse giusto ab­
bandonare la lotta. Il direttorio del Guf di Torino, in un telegramma
del 7 dicembre, espresse la necessità di appoggiare le richieste degli
studenti, per il bene stesso del fascismo universitario54; i Guf di Pavia
e di Milano giunsero a denunciare l’operato del segretario della Fnuf,
per non aver accolto le istanze degli ex combattenti. Levi, dal canto
suo, li accusò di indisciplina e di voler incitare alla ribellione gli altri
gruppi5S; si parlò di scioglimento dei gruppi di Milano e di Pavia. La
polemica intorno alla sessione di marzo mostrò la divisione esistente al­
l ’interno della federazione tra coloro che sostenevano una cieca disciplina
alle direttive del partito e coloro che, continuatori dello squadrismo lo­
cale, intendevano partecipare alla lotta nell’Università. Un altro motivo
del dissenso serpeggiante tra le file del Guf era l’opinione che il con­
siglio direttivo della federazione universitaria non valorizzasse abbastanza
il contributo degli universitari in seno al partito; questo elemento emer­
so dalle discussioni del II congresso della Fnuf che si tenne a Firenze
nel febbraio del 1923. In quella occasione si cercò di sanare i contrasti
interni, soprattutto nei gruppi di Miliano e di Pavia, ma la crisi non si
poteva dire risolta; il segretario della federazione espresse il suo pes­
simismo sulla validità dell’organizzazione universitaria fascista in una lun­
ga relazione, in cui fra l’altro si diceva:
[...] è soprattutto l’apatia dei componenti dei vari gruppi che voglio met­
tere in rilievo perché da questo congresso esca fiera una rampogna per quegli
studenti universitari che pretendono di essere chiamati fascisti senza averne il
diritto.
Perché qui si pone chiaro il dilemma: o gli studenti universitari sono inca­
paci di dare qualsiasi attività intellettuale, ed allora non so perché si debbano
chiamare universitari; o sono capaci, ma non sentono l’assoluta imperiosa neces­
53 Cfr. ACS, ib id . ; il fascicolo contiene tutta la corrispondenza tra Levi e i vari
gruppi, a proposito dell’agitazione degli ex-combattenti.
54 Cfr. il telegramma a Levi, in ACS, ib id .
55 Cfr. la lettera di Levi ai segretari dei Guf di Milano e di Pavia, Milano, 10 dicem­
bre 1922, in ACS, ib id .
14
M. Cristina Giuntella
sita di un movimento di indole intellettuale in seno al nostro partito ed allora
non sono buoni fascisti56.
In realtà il motivo della crisi dell’organizzazione universitaria fascista
si può individuare nel passaggio dallo squadrismo all’azione politica, co­
me notava del resto un giornale del Guf qualche tempo dopo: « intanto
si era arrivati al 1923. Venne meno la necessità della violenza [...] ed
entrammo in crisi [...]. Si fecero molte assemblee, si nominarono diversi
Direttorii, ma quelle non riuscirono a produrre che sterili ordini del gior­
no non aventi nessun peso e nessun valore [...] » 57.
Venuto meno il suo scopo primario, l’azione violenta, il Guf co­
minciò a perdere molte delle sue possibilità di penetrazione nell’am­
biente universitario. Nel tentativo di mettersi al livello delle altre organiz­
zazioni studentesche, fallì perchè non riuscì a reggerne il passo e a
seguirne o a contrastarne le posizioni ideologiche; il Guf non aveva un
preciso programma politico-culturale nella sua azione universitaria, e l’uni­
co punto fisso era la necessità di farsi avanti in qualche modo, di sopraf­
fare gli avversari, insomma l’attivismo. La mancanza di presupposti teo­
rici veniva giustificata con l’urgenza dell’azione: « G li universitari [...}
non potevano attardarsi nelle chiuse sedi a votare ordini del giorno, a
studiare, a vagliare le linee di un’azione politica, perchè essa fosse più
o meno utile ai fini del partito e talora dell’individuo che la promuo­
veva » 58.
Negli anni 1923-24 l’opera del Guf nell’Università fu rivolta soprat­
tutto ad appoggiare le affermazioni del partito, nel tentativo di sman­
tellare i principi di quella che veniva definita « la cultura demoliberale
massonica », alla quale non si contrapponeva un altro tipo di impegno
culturale, ma la « fede nell’ ’idea’ e nell’ ’Uomo’ », quale superamento di
ogni antitesi e di ogni dubbio intellettuale.
Una nuova occasione di violenza squadrista venne tuttavia al Guf
dalla riforma Gentile: l’ostilità con cui venne accolta tra gli studenti la
riforma universitaria fu il pretesto per un nuovo spiegamento di forze;
gli universitari fascisti funsero da « tutori dell’ordine » negli ateneiS9. La
riforma fu un primo momento drammatico di rottura tra le file degli
studenti e l’occasione per alcuni gruppi di chiare prese di posizione60.
56 Cfr. la « relazione morale » di Ivo Levi al congresso di Firenze, in ACS, ibid., f. 95.
57 Cfr. l’articolo di V incenzo P oggi, Il fascismo universitario dal 1920 ad oggi, in
La Rivolta ideale, 30 marzo 1925.
58 Cfr. La Rivolta ideale, 30 marzo 1925, art. cit.
59 II segretario del Guf genovese il 7 dicembre 1923 inviava a Mussolini il seguente
telegramma: « Schiera universitari fascisti, in pieno accordo con dirigenti fascio locale,
ha nel nome di VE combattuta e vinta nuova battaglia stroncando inesorabilmente
agitazione scioperaiuola e riconducendo la calma nell’Ateneo di Mazzini e di Mameli »
(cfr. ACS, AGR, 1914-26, D9, 1923, b. 40, f. « Genova »).
60 Al congresso internazionale degli studenti, che si svolse a Varsavia alla metà di
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
15
All’inizio la protesta non aveva però carattere politico, anzi la mag­
gior parte degli studenti ne rivendicava l’apoliticità, respingendo l’accusa
che l ’agitazione fosse promossa da una « capricciosa minoranza » 61. Non
si metteva nemmeno in discussione tutta la riforma, ma si chiedeva la
revisione di alcuni articoli e l’applicazione graduale della legge. I punti
maggiormente contestati erano quelli riguardanti l’esame di stato e l’isti­
tuzione della polizia universitaria; quest’ultimo provvedimento era con­
siderato particolarmente lesivo della dignità degli studenti62. La protesta
si estese a tutta l’Italia ed esplose con particolare virulenza soprattutto
a Napoli, dove il prefetto fece intervenire la milizia nazionale contro gli
studenti manifestanti, e si ebbero incidenti abbastanza gravi, in seguito
ai quali fu chiusa l’Università6ì. In alcune Università gli studenti pro­
posero l’istituzione di commissioni di studio sulla riformaM, e ci fu un
tentativo di dialogo con le autorità politiche, che in generale fallì; a
Roma una commissione di studenti chiese di essere ricevuta da Gentile,
ma la domanda non fu accolta65. Un gruppo di universitari fascisti scrisse
una lettera aperta a Mussolini, in cui si respingevano le motivazioni che
la stampa aveva dato dell’agitazione e se ne rivendicava il carattere
pacifico; si lamentava anche il fatto che Gentile avesse rifiutato un
colloquio con gli studenti; si chiedeva la revisione di alcuni aspetti della
riforma, soprattutto riguardo all’esame di stato, e l’abolizione della po­
lizia universitaria; « non è infatti giusto — affermavano gli autori della
lettera — che una classe d’intellettuali stia in balia di chi per venalità od
altro possa in qualsiasi modo danneggiarla » 66.
L’atteggiamento del governo di fronte alle richieste degli studenti fu
decisamente duro e intransigente; Mussolini, venuto a conoscenza del
novembre del 1924, il segretario della delegazione italiana fece una drammatica rela­
zione sulla situazione creatasi nell’Università italiana, in seguito alla riforma Gentile
che, sottolineava l’Oberti, aveva violato la tradizione di libertà degli atenei italiani,
istituendo tra l’altro la polizia universitaria e trasformando le cattedre in « Tribunali
di propaganda politica ». « L’anima universitaria — affermò il relatore — l’anima
dell’Italiano che studia e che si prepara alla vita è stata vivamente scossa ed ha preso
ferma posizione contro il Fascismo. L’Università deve essere libera ». (Cfr. G a z z e t­
tin o u n iv e r s ita r io , 10-20 novembre 1924). Tali dichiarazioni valsero all’Oberti
l’immediata esclusione dalle manifestazioni ufficiali del congresso.
61 Cfr. il rapporto del prefetto di Palermo al ministero dellTnterno, in data 14 di­
cembre 1923, in ACS, ib id ., f. « Palermo ».
62 Cfr. l’ordine del giorno del « Congresso nazionale degli studenti universitari » di
Pavia in data 16 dicembre 1923, in ACS, ib id ., f. « Pavia ».
63 Cfr. ACS, ib id ., f. « Napoli ».
64 Cfr. l’ordine del giorno degli studenti napoletani, allegato al telegramma del pre­
fetto di Napoli al ministero dellTnterno, in data 23 ottobre 1923, in ACS, ib id ., e il
telegramma del prefetto di Pisa in data 19 ottobre 1923, in ACS, ib id ., f. « Pisa ».
65 Cfr. il rapporto del questore di Roma alla direzione generale di PS, in data 30
novembre 1923, in ACS, ib id ., f. « Roma ».
66 Cfr. la lettera aperta a Mussolini, firmata « gli studenti universitari », in data 8
dicembre 1923, in ACS, ib id .
16
M. Cristina Giumella
proposito degli studenti napoletani di costituire un comitato di agitazio­
ne, inviava al prefetto di Napoli il seguente telegramma:
Giornali romani recano che studenti universitari hanno costituito ima specie
di soviet per opporsi riforma universitaria Gentile. Voglia chiamare promotori
per indagare loro reali intenzioni nonché reconditi moventi. Faccia comprendere
che governo fascista non è disposto a tollerare i sobillatori delle sue leggi67.
In un telegramma del ministro dell’Interno al prefetto di Catania si
diceva: « Agisca energicamente specie verso caporioni impedendo qual­
siasi manifestazione di piazza e qualsiasi assembramento incomposto da­
vanti Istituti [...]. Occorre dare sensazione che governo non intende tol­
lerare alcun disordine [...] » 68.
Fu proprio quest’atteggiamento duro e irremovibile, insieme alla di­
fesa che il Guf fece della riforma, che probabilmente convinse molti stu­
denti a passare all’opposizione. Nella primavera del 1924 la manifesta­
zione assunse un carattere politico. La riforma ormai era considerata una
menomazione della libertà della cultura, perchè ispirata a principi e a uo­
mini legati al partito dominante. Uno dei segni della reazione degli ambienti
studenteschi nei confronti della riforma Gentile e della fascistizzazione del­
l’Università fu la costituzione dell’Unione goliardica italiana per la libertà,
fondata a Roma nel 1924, e a cui facevano capo gruppi di studenti anti­
fascisti 69*; all’articolo IV dello statuto si diceva a proposito del nuovo ordi­
namento dell’istruzione: « come diretta espressione della libera gioventù
goliardica l’« Unione » si preoccupa dei problemi della scuola e della cul­
tura e si pronuncia contro qualsiasi riforma che voglia comunque limitare
quelle garanzie che per tradizione costante hanno fatto degli Atenei libere
palestre di discussione e di educazione intellettuale » TO. Questa situazione
di rottura creatasi all’interno della massa studentesca veniva segnalata
dal prefetto di Palermo in una relazione al ministero dell’Interno:
Nella massa studentesca universitaria si sono da qualche tempo sviluppate
varie correnti politiche in contrapposizione a quella fascista, rendendosi più pro­
fonda la scissione ed accentuati gli attriti in occasione della recente agitazione
67 Cfr. il telegramma di Mussolini al prefetto di Napoli, in data 17 ottobre 1923, in
ACS, ibid., f. « Napoli ».
68 Cfr. il dispaccio telegrafico del ministero dell’Interno al prefetto di Catania, senza
data, in ACS, ibid., f. « Catania ».
69 A Firenze tra i promotori della sezione, fondata nel giugno 1924 vi erano Paolo
Rossi e un gruppo di studenti che facevano capo al « Circolo di Cultura » (cfr. P iero
C alamandrei, Il manganello, la cultura e la giustizia, in Non Mollare (1925), Riprodu­
zioni fotografiche dei numeri usciti, Tre saggi storici di Rossi, Calamandrei, Salvemini,
Firenze 1968, p. 53); a Genova il futuro deputato Paolo Rossi e Stefano Oberti (cfr.
la lettera del prefetto di Genova al ministero dell’Interno, in data 11 luglio 1924, in
ACS, A G R 1914-26, G 1 , 1924, b. 82 b, f. « Unione goliardica italiana per la libertà »,
sf. « Genova ».
7D Cfr. Gazzettino universitario, 21-31 maggio 1924.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
17
studentesca in seguito alla riforma generale dell’istruzione [...] gli studenti uni­
versitari iscritti ai Fasci sono circa 300, ma i più attivi sono una cinquantina,
mentre vi è una massa non ben definita numericamente ma certamente più nume­
rosa, frazionata in varie tendenze tutte antifasciste che comprende alcuni dei
dirigenti della Corda fratres 71.
L’atmosfera si fece particolarmente tesa alTinizio dell’anno accademico
1924-25. Incidenti avvennero a Genova durante la cerimonia di apertura
dell’anno accademico; il prof. Porro aveva avuto l’incarico di parlare
sulla riforma della scuola ma, prima che cominciasse il suo discorso, uno
studente gridò: « abbasso la riforma Gentile ». Ci fu un momento di
disagio tra i presenti, mentre alcuni studenti applaudivano. Porro, nono­
stante le insistenze del rettore, rifiutò di tenere la sua relazione. Intervenne
Stefano Oberti il quale, invitati i colleghi a mantenere la calma, pregò
il prof. Porro di svolgere la sua conferenza e concluse affermando: « Dimo­
streremo in altra sede, qui non ne abbiamo il diritto, che l’anima degli
studenti genovesi è contraria ad una riforma, che tocca nella loro dignità
professori e studenti » 72. Manifestazioni analoghe, di tono dichiaratamente
ostile al regime, avvennero in altre Università. A Napoli uno studente,
durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, gridò: « Ab­
basso il rettore fascista »; vi furono tafferugli tra studenti di opposte
tendenze73. A Palermo il prefetto venne a conoscenza del proposito di
alcuni studenti del movimento « Italia libera » di indire uno sciopero in
tutta l’Italia, per protestare contro la riform a74.
Gli avvenimenti dell’autunno del 1924 persuasero il partito fascista
-dell’importanza di un movimento universitario organico, in grado di soffo­
care questi focolai di opposizione nelle Università. Il partito volle dunque
inquadrare gli universitari in una formazione più rigidamente strutturata,
che rispondesse alle nuove esigenze del regime. Il 16 dicembre 1924, in
una riunione che si tenne a Roma, per volontà dello stesso Mussolini, fu
costituita la « Federazione Alfredo Oriani », che si distingueva dalla pre­
cedente Federazione per il carattere molto più unitario; inoltre veniva
attribuita particolare importanza alla formazione degli universitari, da cui
doveva uscire la nuova classe dirigente. Nel nuovo statuto era prevista
anche una forma di attività assistenziale, attraverso l’istituzione di mense
e case dello studente75. Il Guf divenne così sempre più una organizzazione
71 Cfr. la lettera del prefetto di Napoli in data 6 giugno 1924, in ACS, A G R 1 9 1 4 -2 6 ,
D 9, 1 9 2 4 , b. 79, f. « Napoli ».
72 Cfr. l’articolo L 'in a u g u ra z io n e d e ll'a n n o a c c a d e m ic o a ll’U n iv e r s ità d i G e n o v a tu r ­
b a ta d a in c id e n ti, in G a z z e ttin o u n iv e r s ita r io , 10-20 dicembre 1924.
73 Cfr. il telegramma del prefetto di Napoli in data 20 dicembre 1924, in ACS, ib id .,
b. 79, f. « Napoli ».
74 Cfr. la lettera del prefetto di Palermo in data 17 novembre 1924, in ACS, i b i d . ,
f. « Palermo ».
75 Cfr. l’articolo 11 fa sc is m o u n iv e r s ita r io d a l 1 9 2 0 a d o g g i, in L a R iv o lta id e a le ,
30 marzo 1925.
18
M. Cristina Giuntella
autonoma e centralizzata, uno strumento del regime per una effettiva
opera di penetrazione nell’Università; infatti l’organizzazione non avrebbe
trovato in se stessa possibilità di sopravvivenza nell’urto con altre forze
studentesche molto più qualificate sul. piano politico e culturale. Tra il
1924 e il 1925 sorsero anche i primi periodici universitari, quali II Cam­
pano di Pisa, Vita nova dell’università fascista di Bologna76, e La Rivolta
ideale, del Guf di Roma; quest’ultimo divenne il portavoce dell’ala più
estremista, intransigente del fascismo universitario: la violenza del man­
ganello si trasformò in violenza della parola.
In contrapposizione a questa ripresa del movimento fascista, si ebbero
una serie di manifestazioni antifasciste nei vari Atenei. Il 13 gennaio
un gruppo di studenti romani organizzò alla Sapienza una dimostrazione
contro il regime; furono probabilmente le prime reazioni, nell’ambiente
universitario, al discorso del 3 gennaio. Quest’episodio fu occasione di
altre violenze da parte del Guf, che ebbe modo così di far sentire la
sua presenza nell’Università. Roma fascista, nel commentare i fatti avve­
nuti all’Ateneo romano, prendeva lo spunto per affrontare il tema del
rapporto tra Università e politica:
Gli incidenti verificatisi il giorno 13 alla Sapienza, e quelli che da qualche
tempo in qua accadono nelle Università italiane pongono all’ordine del giorno
la questione della politica nelle scuola [...]. Noi pensiamo [...] che lo studente
debba combattere le sue battaglie politiche fuori dell’Università. Lo scopo prin­
cipale dell’organizzazione universitaria fascista è di fornire all’Italia e al fasci­
smo una schiera di giovani capaci a discutere e a risolvere (sic) i più vasti pro­
blemi che interessano l’avvenire e la grandezza della patria. Il nostro statuto è
assai chiaro. Vogliamo la formazione e l’educazione fra gli universitari della
nuova classe dirigente dello stato, mediante la cultura e la propaganda della
dottrina nazionale della fede nella missione storica del mondo [...]. Sembra che
gli avversari del governo Mussolini si preoccupino di mostrare alla nazione i
goliardi pervasi da un fiero e incomprensibile soffio di antifascismo. Ora i nostri
gruppi non possono permettere questo [...]. E’ logico che s’impedisca ai nostri
avversari l’attuazione di tale manovra, ed è logico che al manifestarsi di una
corrente antinazionale noi si ponga un nostro no fermo perché la scuola, lo
ripetiamo, sarebbe bene rimanesse estranea alla politica ma non può e non
deve essere antinazionale » 77.
È evidente come qui si giochi sui termini di « nazionale » e « antina­
76 L’Università fascista di Bologna fu fondata da Leandro Arpinati nella sede del
fascio bolognese, poco prima del convegno di cultura fascista del 1925. L’istituzione
rientrava nel quadro delle iniziative, promosse dal regime, di circoli di cultura e
propaganda politica. I corsi erano aperti a tutti e dovevano avere anche una funzione
« integrativa » rispetto ai normali corsi universitari. Cfr. l’articolo Verso il Convegno
delle istituzioni di cultura fascista, in Roma fascista, 7 marzo 1925.
77 Cfr. l’articolo di G iuseppe P aleologo, Università e politica, in Roma fascista,
17 gennaio 1925.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
19
zionale » generando un grosso equivoco; tale equivoco fu denunciato dal
Goliardo, organo dell’Unione goliardica, che nell’editoriale del primo nu­
mero affermava: « Essi [gli studenti] credettero [...] all’equazione fa­
scismo, patria grande e forte [...] » 78. Questo era uno dei temi ricorrenti
della propaganda del Guf. Si presentava l’ideale di una Università estranea
alla politica, si accusavano gli avversari di fare opera di inganno e di pro­
vocazione, in nome però di una ben precisa politica, che voleva la sua
affermazione anche tra gli studenti, che non tollerava concessioni verso
alcuno. Si voleva dimostrare, ad ogni costo, che nell’Università il consenso
verso il fascismo era largo e pieno; su Roma fascista, nell’articolo citato,
il segretario generale del Guf Paleologo scriveva: « [...] Noi abbiamo la
prova chiara, inequivocabile, netta, che nella Università « il consenso »
c’è, anzi, più che altrove, il consenso è largo e l’inquadramento del fa­
scismo ferreo ». Paleologo concludeva affermando in modo perentorio e
minaccioso che non sarebbe stata più tollerata « l’opera di avvelenamento
nell’ambito dell’università » 79. Per qualche tempo i giornali del Guf conti­
nuarono a giocare sull’equivoco dell’apoliticità. La Rivolta ideale, rivolgen­
dosi ai colleghi dell’Università di Roma, « che si vantano di essere opposi­
tori e nemici del fascismo e del governo nazionale », scriveva: « Noi nella
scuola intendiamo esser apolitici [ . . . ] 80. Ma in un altro articolo, pubbli­
cato sullo stesso giornale una settimana dopo, Ottavio Gonzaga dichiarava:
Riconosciamo che la apoliticità è nei rapporti tra discenti e discenti e fra
discenti e maestri, necessaria garanzia di cordiale convivenza e di obiettività di
giudizi e d ’insegnamenti, ma bisogna riconoscere che l’apoliticità assoluta non
è possibile [...]. La formula di un apoliticismo così intesa fu possibile e neces­
sario adottarla, allorché la politica era principalmente ad avvertimento di fiero
aborrimento per ogni sorta di disoneste clientele, che non dovevano insozzare
la purezza e la austerità, d ’u n ’anima goliardica. O ra la politica è contrasto di
convincimenti e predominio di dottrine, è battaglia ideale. [..].
Più che insistere quindi in siffatto concetto di apoliticità che è vano e ana­
cronistico, occorre per la chiarificazione della situazione un senso più alto di
responsabilità da parte delle associazioni goliardiche co stitu ite81.
Quando la politica si identifica con il fascismo, allora ha diritto di
asilo nella scuola e nell’Università: « La scuola deve essere politica » 82.
In nome di questa « politica » il Guf conduce la sua lotta contro « i
colleghi apolitici » dell’Unione goliardica della libertà, della Corda
fratres, contro il cosiddetto « aventinismo universitario ».
78
79
80
Cfr. l’articolo di Chiodini, P a ro le a g li s tu d e n ti, in II G o lia r d o , 15 marzo 1925.
Cfr. R o m a fa sc ista , I l gennaio 1925.
Cfr. l’articolo di M ario M. G iu lia , A i c o lle g h i d e ll’U n iv e r s ità d i R o m a , in L a
R iv o lta id e a le , 30 marzo 1925. Mario M. Giulia era addetto alla segreteria del Guf.
81 Cfr. L a R iv o lta id e a le , 8 aprile 1925.
82 Cfr. l’articolo S c u o la fa s c is ta , in L a R iv o lta id e a le , 30 agosto 1925.
20
M. Cristina Giuntella
Contrariamente a quanto voleva far credere La Rivolta ideale, nelle
Università il fascismo non raccoglieva ancora larghi consensi; esistevano
zone neutre quali la Corda fratres e la Federazione nazionale universi­
taria
l’opposizione, dopo le vicende del 1923-24, andava sempre più
rafforzandosi, soprattutto a Milano, Genova, Roma e Napoli. A Milano
Lelio Basso operava, insieme a un gruppo di studenti provenienti dalla
Unione goliardica, all’interno dell’Associazione milanese universitaria8384;
a Firenze gli studenti si riunivano intorno a Salvemini e a Calamandrei e
al « Circolo di cultura » 85. Le Università di Firenze e Pisa erano considerate
due focolai di antifascismo; infatti l’on. Ferretti, parlando del problema
universitario al V Congresso del partito fascista, riferendosi alla Toscana
disse: « [ ...] Se la mia regione è tutta una fiamma purissima di fede
fascista, in essa vi sono due focolai di infezione da purificare: le Università
di Pisa e di Firenze » 86. A Napoli il portavoce dell’antifascismo universi­
tario fu, fino al 1926, il Gazzettino universitario 87. Napoli era anche la
roccaforte della Corda fratres; nell’ateneo napoletano avvennero i più vio­
lenti scontri tra quest’ultima e i fascisti; il Guf accusò il rettore Zambonini
« fascista malgré lui » di non aver preso provvedimenti contro questa
associazione, ritenuta « massonica » e « antinazionale », ma di averla anzi
difesa, concedendole un’aula per l’assemblea88. All’inizio dell’anno acca­
demico 1925-26, al posto di Zambonini, che aveva terminato il suo
mandato, venne nominato rettore Filippo Bottazzi. La Rivolta ideale, nel
darne notizia, scriveva: « Confidiamo che abbandonato il ridicolo agno­
sticismo, l’Ateneo napoletano ritorni alla sua ammirabile tradizione, tale
che possa risorgere in breve tempo nella divina passione che anima l’Italia
al posto agognato e sicuro di massimo faro del Mediterraneo » 89.
A Roma l’opposizione faceva capo a varie organizzazioni. All’inizio
del 1924 Oronzo Reale aveva fondato il circolo repubblicano « La Fion­
da » 90. Sempre nel 1924 era stato costituito un « circolo universitario
83 La Federazione nazionale universitaria (Fnu) era un movimento apolitico, che
raccoglieva i rappresentanti delle associazioni di Ateneo (cfr. VAnnuario della R. U ni­
versità di Genova, a. 1 9 2 5 -2 6 , p. 215).
84 Cfr. L elio B asso , Dal delitto Matteotti alle leggi eccezionali, in Trent’anni di
storia italiana ( 1 9 1 5 - 4 5 ) , Torino, 1961, p. 70, nota biografica a cura di Z ucaro.
8;> Cfr. P . C alamandrei, Il manganello, la cultura e la giustizia, in Non Mollare
( 1 9 2 5 ) , cit., pp. 52-55.
86 Cfr. l ’articolo II problema universitario al V congresso fascista: il discorso dell’on. Ferretti, in La Rivolta ideale, 14 marzo 1926.
87 II Gazzettino universitario, « Organo indipendente degli universitari italiani », fu
attaccato violentemente da La Rivolta ideale, che patrocinò anche spedizioni punitive
di fascisti, con la scusa di controllare i bilanci; tra l ’altro il G uf riteneva che il gior­
nale fosse finanziato da N itti (cfr. l ’articolo Domini e cose del « Gazzettino universi­
tario », in La Rivolta ideale del 14 marzo 1926).
88 Cfr. l ’articolo Ancora e sempre « la Corda fratres », in La Rivolta ideale, 30 marzo
1925.
89 Cfr. La Rivolta ideale, 6 dicembre 1925.
90 Cfr. la lettera del questore di Roma al ministero dell’Interno, in data 28 gennaio
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
21
di cultura sociale » 91. Esisteva anche una sezione dell’Unione goliardica,
bersaglio di una serie di violenze da parte dei fascisti. Il 27 marzo 1925,
nei principali teatri romani furono lanciati alcuni volantini che ricordavano,
a un anno di distanza dalla fondazione dell’Unione goliardica, le ragioni
per le quali i « liberi studenti italiani » non potevano essere fascisti92.
Il giorno seguente un gruppo di studenti di medicina che cercava di
costituire, tra i colleghi, un gruppo Ugi, fu aggredito dai fascisti; il 30
vi furono nuovi incidenti. Il direttorio del Gruppo universitario fascista
romano dichiarò di assumersi tutta la responsabilità « assoluta e completa,
politica, morale e giuridica » di ogni violenza 93.
Nonostante le minacce e le bastonature, si moltiplicavano negli Atenei
italiani le manifestazioni di ostilità verso il regime. L’ex deputato fascista
Corgini, che aveva fondato, dopo lo scioglimento della Camera, il gruppo
« Patria e Libertà », si dette a organizzare gruppi di studenti antifascisti
in vari Atenei italiani94. A Catania si costituì un gruppo universitario
« sovversivo » 95. Il ministro dell’Interno inviò un telegramma ai prefetti
delle città in cui si erano verificati i maggiori incidenti, con l’ordine di
impedire qualsiasi attività di carattere « politico »:
Est noto SSLL che in alcune università regno si è manifestato attrito tra
studenti fascisti et studenti goliardici ciò che talvolta ha dato luogo a violenti
incidenti stop. Allo scopo evitare possibilità ripetersi simili violenze turbamenti
ordine pubblico SSLL ogniqualvolta associazioni universitarie svolgono opera
politica estranea loro fini, vorranno intervenire energicamente, prendendo, previ
accordi autorità accademiche, provvedimenti atti far cessare tale attività, occor­
rendo provocare revoca concessione locali dette associazioni nelle sedi univer­
sitarie 96.
Nei confronti dell’Unione goliardica per la libertà e di altri gruppi di
opposizione il Guf, non potendo usare la tecnica dell’asservimento, tentata
nei confronti della Corda fratres97, passò direttamente alla violenza e alla
1924, in ACS, A G R 1896-97, 1910-34 (1903-49), G 1, A s s o c ia z io n i, b. 43, f. « Roma »,
sf. « Gruppo La Fionda e Circolo universitario romano di cultura sociale ».
91 Cfr. il fonogramma del ministero dell’Interno al prefetto di Roma, in data 22
marzo 1924, in ACS, ib id .
92 Cfr. L a V o c e d e m o c r a tic a , 29 marzo 1925.
93 Cfr. l’articolo L e tte r a a p e r ta a i s ig n o r i X e Y d ir ig e n ti d e i lib e r i g o lia r d i, in
L a R iv o lta id e a le , 8 aprile 1925.
94 Cfr. l’articolo di [G iu se p pe ] P aleologo, T e m p o p e r s o , in L a R iv o lta id e a le , 8
aprile 1925.
95 Cfr. la lettera del prefetto di Catania in data 25 marzo 1925, in ACS, ib id ., b. 10,
f. « Catania », sf. « Circolo studenti sovversivi Mario Rapisardi ».
96 Cfr. il dispaccio telegrafico del ministero dell’Interno ai prefetti di Firenze, Bari,
Milano, Torino, Pavia, Padova, Bologna, Siena, Pisa, Roma, Napoli, Palermo, Genova,
in data 2 giugno 1925, in ACS, A G R 1914-26, D 9, b. 77, f. « Affari generali ».
97 Esponenti del Guf cercarono di farsi eleggere nei comitati direttivi (Consolati
locali della Corda fratres) ed in alcune città riuscirono nel loro intento: « [...] nei
riguardi della Corda fratres che è la vera associazione studentesca [...] è d’uopo tener
22
Af. Cristina Giuntella
provocazione. Gli studenti antifascisti furono accusati dalla stampa fascista
di essere dei ricchi borghesi « innamorati di Madonna Libertà », « piccoli
Don Chisciotti in guerra con mulini a vento » 9S. Scriveva a questo propo­
sito l’organo del Guf romano: « Libertà, uguaglianza, giustizia, sono vaghe
parole dietro cui si nascondono l’amarezza e la bile dei pontefici da noi
spodestati » 99. Contro questi « Don Chisciotti » si reclamava un’assoluta
intolleranza: « C’è ancora intorno, troppa libera moderazione, troppo agno­
sticismo, troppa tolleranza. Ma noi siamo passionali e intolleranti [...] » 10°.
All’antifascismo degli ambienti universitari romani è legato il nome
di Francesco Severi, rettore dell’Università di Roma, firmatario del mani­
festo degli intellettuali antifascisti101. Contro di lui si scagliò il Guf di
Roma, dalle colonne de La Rivolta ideale. All’inizio dell’anno accademico
1925-26, l’aggressivo foglio di Beltramelli rivolse una specie di ultimatum
al rettore della Sapienza:
Colui che partecipò al convegno demo-sociale di pietosa memoria, che
dette la sua adesione al manifesto degli pseudo-intellettuali oppositori, che
avversò la Corda fratres di Roma appena cessò di essere massonica e antina­
zionale 102, che si illuse di poter proibire la vendita di R i v o l t a i d e a l e nell’Uni­
versità, che favorì in ogni modo l’associazione goliardica della libertà, che
minacciò sanzioni disciplinari ai colleghi che diffusero una circolare della fede­
razione universitaria fascista, non è degno di rimanere a capo dell’Ateneo romano.
N é la sua indegnità è soltanto politica [ . . . ] . I goliardi fascisti non sono disposti
a tollerarlo più oltre e non sapranno garantire la pacifica sopportazione 103.
Il 13 novembre Severi scrisse una lettera al ministro Fedele con la
quale rassegnò le dimissioni dall’ufficio di rettore. Nel motivare il suo
gesto dichiarò di essere convinto che la fiducia riposta in lui fosse venuta
meno, per motivi politici; giudicava perciò dannosa la sua permanenza
presente che ferve lotta attivissima in tutti i consolati esistenti nelle varie città del
regno per il rinnovo del comitato direttivo, e nelle principali sedi la vittoria è arrisa
al partito fascista (cfr. la lettera del questore di Roma al ministero dell’Interno, in
data 8 luglio 1925, in ACS, AGR 1896-97, 1910-34, (1903-49), G 1, b. 61, f. « Affari
generali », sf. « Unione nazionale universitaria ».
98 Cfr. l’articolo La voce del dovere, in La Rivolta ideale, 20 marzo 1925.
99 Cfr. l’articolo di O ttavio G onzaga, I veri ribelli, in La Rivolta ideale, 28 mag­
gio 1925.
100 Cfr. l ’articolo di [A ntonio ] Beltramelli, Partiti superiori, in La Rivolta ideale,
29 novembre 1925.
101 Francesco Severi (1879-1961), ordinario di geometria descrittiva a Parma e a
Padova, dal 1922 tenne a Roma la cattedra di analisi sperimentale. N el 1939 fondò
l ’Istittuo nazionale di alta matematica. Cfr. E m ilio R. P apa, Storia di due manifesti.
Il fascismo e la cultura italiana, Milano, 1958, p. 101.
j02 Anche a Roma, in occasione delie elezioni, il consolato della Corda fratres passò
in mano ai fascisti, provocando vivaci reazioni tra gli studenti; il nuovo consolato non
fu riconosciuto dal presidente della federazione, per le irregolarità commesse nella
procedura elettorale; naturalmente i fascisti respinsero l ’accusa (cfr. l ’articolo Le elezioni
del consolato romano « Corda fratres », in Roma fascista, 14 marzo 1925).
103 Cfr. La Rivolta ideale, 27 settembre 1925.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
23
nella carica di rettore 104. Naturalmente le dimissioni furono subito accet­
tate, e al posto di Severi venne nominato Del Vecchio, « fascista della
primissima ora » 105. La Rivolta ideale si affrettò a pubblicare una inter­
vista al nuovo rettore su La funzione dell’Ateneo romano nella nuova
coscienza nazionale-, l’articolista concludendo il suo resoconto scriveva:
« Il colloquio ha lasciato in noi il saldo convincimento che l’Università
di Roma, sotto la vigile guida di questo degnissimo fascista, rifiorirà in
tutto il suo splendore » I06.
Il caso di Severi è solo uno dei tanti esempi. Fra il 1925 e il 1926
la parola d’ordine del Guf fu: « Epurare l’Università dalle ultime scorie
massoniche » 107, dai professori antifascisti. Una violenta campagna deni­
gratoria fu lanciata da La Rivolta ideale contro il prof. Caronia, illustre
pediatra romano, popolare, antifascista 108. Le accuse nei suoi confronti
erano quanto mai pesanti e riguardavano non solo la sua posizione poli­
tica, ma anche la sua figura morale. Venne infatti accusato di disonestà
professionale, di essere addirittura responsabile della morte di alcuni bam­
bini ricoverati alla Clinica pediatrica. Era questo il sistema usato dai gior­
nali del Guf: lanciare una campagna diffamatoria nei confronti degli av­
versari, cercando di intaccare, al di là del politico, l’uomo, la sua onestà
personale, la sua dignità morale, usando espressioni volgari, basse insi­
nuazioni, per screditare agli occhi dei giovani il maestro. La Rivolta ideale
dedicò, per varie settimane, una colonna della terza pagina ai profili dei
professori antifascisti; quest’uso venne ripreso poi da altri giornali del
Guf, che cominciarono a pubblicare lunghi elenchi di persone « da bol­
lare ». L’organo degli universitari fascisti romani condusse una lunga bat­
taglia per l’« epurazione » dell’Università; in articoli di prima pagina si
leggono frasi di questo genere: « La scuola deve essere liberata da tutte
le mezze figure demo-massoniche che intorpidiscono la gioventù italiana
104 Cfr. L a R iv o lta id e a le , 2 1 settembre 1925.
105 Cfr. l’articolo P e r c h é s i d im is e il p r o f. S e v e r i, in L a R iv o lta id e a le , 2 2 novembre
1925. A Severi Zangrandi rimprovera però di essere venuto meno ai suoi impegni di
antifascista, accettando di entrare a far parte dell’Accademia d’Italia; lo accusa anche
di essere responsabile, insieme ad altri esponenti del mondo intellettuale, di non aver
chiaramente denunciato il fascismo. Cfr. R uggero Z angrandi, I l lu n g o v ia g g io a ttr a ­
v e r s o il fa sc ism o , Milano, 1962, pp. 369-89. Del Vecchio fu rettore alla Sapienza
fino al 1938, quando « benché notissimo fascista » fu colpito dal provvedimento con­
tro i docenti e gli studenti ebrei { iv i, p. 616).
106 Cfr. L a R iv o lta id e a le , 2 2 novembre 1925.
107 Cfr. L a R iv o lta id e a le , 21 febbraio 1926.
108 Cfr. l’articolo L a e p u r a z io n e fa sc is ta n e ll'U n iv e r s ità . A p r o p o s ito d e l l ’in c h ie s ta
s u l p r o f. C a ro n ia , in L a R iv o lta id e a le , 31 gennaio 1926. G. Caronia, pediatra, diret­
tore della Clinica pediatrica di Roma, candidato politico popolare a Palermo, è stato
rettore dell’Università di Roma dal 1944 al 1947 e deputato alla Costituente e al
Parlamento. Dopo il delitto Matteotti insieme a un gruppo di intellettuali tra i quali
Ansaldo, Levi della Vida, Salvemini e Rosselli, firmò una lettera a Donati, in cui si
esprimeva riconoscenza per la denuncia contro De Bono. Cfr. G iu seppe R ossin i , I l
d e l i t t o M a tt e o t t i tr a V im in a le e A v e n tin o , Bologna, 1966, p. 110.
24
M. Cristina Giuntella
[•••]. Il governo fascista deve procedere senza pietà se non vuole che la
scuola serva a morfinizzare le giovani energie che sorgono dal popolo e
si donano al fascismo » !W. In un corsivo, pubblicato il 3 dicembre, dal
titolo Aventinismo universitario, il settimanale romano, assumendo un
linguaggio tra l’ironico e l’insultante, scriveva: « Un tempo le mummie
si mettevano nella Valle dei re: e lì per lo meno se ne stavano zitte e
chete. Invece è ormai inveterata abitudine che esse collochino i propri
lari nelle regie Università d’Italia e di lì parlino a proposito e a spropo­
sito [...]. L’Aventino universitario ormai non si è estraniato soltanto dal
fascismo, ma dall’anima stessa della patria: per questo non può essere
tollerato senza danneggiarla nel suo avvenire, che è potenza, che è rinnovellata tradizione di Roma » no. Qualche settimana più tardi La Rivolta
ideale scriveva ancora: « Defenestrare i superati. Ecco il nuovo motto
che deve eccitare l’entusiasmo della nostra fiera ed ardente giovinezza ed
animare la nostra vita di goliardi e di fascisti. Lungi dai nostri Atenei
rigenerati dalla lotta immane e vittoriosa, i paurosi che si agitano nell’om­
bra, tentando di farsi scudo di una cattedra universitaria » m.
Nonostante tutte queste affermazioni, queste parole che suonano con­
tinua minaccia, agli inizi del 1926 l’opposizione faceva sentire la sua voce
negli atenei italiani. A Genova esisteva una sezione del movimento « Scien­
za e libertà » m . Nella Scuola di economia e commercio di quella città
furono trovate delle scritte antifasciste, attribuite agli universitari catto­
lici m. A Torino, tra il 1926 e il 1928 vi fu aperta resistenza al fascismo
nell’Università: violenti scontri si verificarono tra il Guf e studenti anti­
fascisti10912314. Nel 1926 il gruppo universitario comunista torinese diffuse una
serie di manifestini nell’università. La Rivolta ideale aggredì gli autori
del volantino con il solito tono schernitore e minaccioso: « Avvertiamo
i cari colleghi che il Carnevale è finito e lo scherzo non può essere tollerato
in quaresima: ragion per cui quantunque abbiano agito logicamente nel­
109 Cfr. l’articolo di [S alvatore] G atto (segretario politico del Guf di Roma), M e n ­
in L a R iv o lta id e a le , 6 dicembre 1925.
110 Cfr. l’articolo di A lberto C iaccardi, A v e n tin is m o u n iv e r s ita r io , in L a R iv o lta
id e a le , 6 dicembre 1925.
111 Cfr. l’articolo di M ontarsolo, L a s c o p a alla S a p ie n z a , in L a R iv o lta id e a le , 28
febbraio 1926. L’elenco di queste citazioni potrebbe continuare ancora. L a R iv o lta
id e a le , tra la fine del 1925 e l’inizio del 1926, fa ampio sfoggio di articoli di questo
genere. Anche V ita n o v a , abbandonando il consueto linguaggio accademico, scriveva
a proposito di Salvemini: « Noi siamo d’avviso che i professori apolitici e quelli anti­
politici, cioè antinazionali, siano mandati, anche con tutti gli onori, bellamente a casa
a meditare... la neutralità scientifica, la quale, come si sa, non esiste che nel loro cer­
vello sgangherato» (cfr. V i t a n o v a , a. 1, 1925, n. 11, p. 54).
112 Cfr. l’articolo I lib e r i g o lia r d i s i d iv e r to n o , in L a R iv o lta id e a le , 28 febbraio 1926.
113 Cfr. l’articolo II m o n ito a g li a n tifa s c is ti d e lla S c u o la S u p e r io r e d i C o m m e r c io , in
L a R iv o lta id e a le , 14 marzo 1926.
114 Cfr. M ario Andreis, L ’a n tifa s c is m o to r in e s e n e i p r im i a n n i d e l r e g im e , in T r e n ­
t a n n i d i s to r ia ita lia n a , cit., p. 70.
ta lità c o r r u ttr ic e ,
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
25
l’ombra e abbiano usato tutte le precauzioni necessarie per non essere
scoperti siamo già sulle loro tracce e picchieremo sodo poi se i distributori
del focoso appello saranno come per ora sembra di nazionalità stranie­
ra » 115.
All’inizio del 1926 il Guf conquistò una zona neutra negli Atenei, le
associazioni locali « apolitiche »; in realtà, di fronte all’affermarsi di orga­
nizzazioni con più preciso impegno ideologico, quelle associazioni avevano
finito per perdere a poco a poco il loro scopo di tutela degli interessi degli
studenti, il loro ruolo di vestali delle tradizioni goliardiche. Alcune, come
l’Associazione pisana, di cui non restava ormai che il nome, furono tra­
sformate, già dal 1925, in Gruppi universitari fascisti116. In occasione del
III congresso, che si svolse a Roma il 15 febbraio del 1926, il segretario
politico del Guf di Milano presentò un ordine del giorno che segnò la
fine di queste associazioni; in esso infatti si diceva:
Il Congresso
ritiene indispensabile una pronta opera di smascheramento di tutte le associa­
zioni universitarie celantesi dietro il paravento dell’apoliticità, spesso quasi
sempre indice di antifascismo, che sono di grave ostacolo alla creazione del­
l’ambiente necessariamente ed interamente fascista della scuola universitaria 117.
Le associazioni locali vennero progressivamente fascistizzate118. L’ul­
tima a resistere a questo lavoro di penetrazione fu l’Associazione milanese
universitaria, che si era andata gradatamente identificando con il gruppo
di Lelio Basso e dell’Unione goliardica 119. L’organizzazione universitaria
fascista venne ad assumere una fisionomia più precisa, rigidamente strut­
turata, passando alle dirette dipendenze del partito. Il 18 dicembre 1926
i direttorii dei Gruppi universitari fascisti si riunirono a Roma, sotto la
presidenza di Turati, che era anche segretario del Guf; tra i punti all’ordine
115 Cfr. l’articolo O h c h i s i r iv e d e ! , in L a R iv o lta id e a le , 14 marzo 1926. Sulla atti­
vità degli studenti comunisti, in particolar modo di quelli torinesi, cfr. P ietro Secchia ,
L ’a z io n e s v o lta d a l p a r tito c o m u n is ta in I ta lia d u r a n te il fa sc ism o . 1 9 2 6 -1 9 3 2 , Milano,
1970, pp. 58-60, 507-536.
116 Cfr. L a R iv o lta id e a le , 28 marzo 1925.
117 Cfr. l’articolo D a l C o n g r e ss o d e lla F e d e ra z io n e U n iv e r s ita r ia F a sc ista , in L a R iv o lta
id e a le , 21 febbraio 1926.
118 Si verificarono però delle scissioni: un gruppo della disciolta Associazione pavese
continuò a riunirsi intorno ad Ezio Vanoni, che ne era stato il segretario, e dette vita
al movimento di opposizione nell’Università di Pavia (cfr. la copia della lettera della
prefettura di Sondrio al prefetto di Pavia, in data 13 luglio 1926, in ACS, A G R 19273 3 , C 2, « M o v im e n to s o v v e r s iv o a n tifa s c is ta », b. 1, f. « Movimento studentesco anti­
fascista »).
119 Cfr. l’articolo A p r o p o s ito d e ll’A s s o c ia z io n e m ila n e se u n iv e r s ita r ia u ltim o m is e ­
r e v o le b a lu a rd o d e ll’a n tifa s c is m o d e ll’A te n e o , in L a R iv o lta id e a le , 28 marzo 1926.
Il gruppo milanese continuò la sua attività, dando vita ad un movimento studentesco
antifascista, che nel 1931 sembra avesse contatti con Basso, reduce dal confino (cfr.
la lettera del ministero dell’Interno al prefetto di Milano, datata Roma 15 maggio 1931,
e la relazione fiduciaria alla divisione polizia politica, Milano, 25 maggio 1931, in
ACS, ib id .
26
M. Cristina Giumella
del giorno c’era quello riguardante l’inquadramento degli universitari fa­
scisti nel partito 12°.
Si venne pian piano definendo così la funzione e lo scopo degli uni­
versitari fascisti. Essi dovevano costituire la futura classe dirigente fasci­
sta, rappresentare nel regime « l’elemento intransigente » m, essere cioè,
come scriveva Agostino Nasti su La Rivolta ideale, « l’avanguardia diret­
tiva » del fascismo, in quanto eredi e interpreti dello spirito squadrista,
esercitare una funzione politica:
Gli universitari fascisti, un tempo disorganizzati e dispersi e senza una
fisionomia distintiva, hanno trovato la propria strada e la propria forza e, senza
preoccuparsi della non eccessiva cura di cui sono fatti segno da parte del
partito, non prendendo sul serio gli incolori compiti loro assegnati da chi dimen­
ticò la precisa volontà di Mussolini, assumono di propria iniziativa una netta e
ferma funzione politica 120I22.
Al Guf venne anche affidato il compito della propaganda: « Se gli
universitari di oggi debbono essere e saranno i quadri della classe dirigente
di domani, è bene ed è fascista assegnare a loro il compito di educare le
masse e la responsabilità dei posti di comando in seno alla organizzazio­
ne » 123. Il segretario del Guf di Roma, in una assemblea del suo gruppo,
propose che fosse istituito un nucleo di propagandisti124; compito di questi
doveva essere organizzare corsi, conferenze, dibattiti12S. Particolare atten­
zione era rivolta agli studenti delle scuole m edie126. Le varie iniziative
locali dovevano essere coordinate dal vicesegretario della federazione uni­
versitaria fascista Martignone, incaricato dei problemi culturali. Questi, in
una lettera ai segretari dei Guf, espose il programma di attività culturale
e di propaganda che ogni gruppo avrebbe dovuto svolgere durante l’anno
accademico; tale programma comprendeva un ciclo di conferenze politi120 Cfr. l’articolo U n a d a ta m e m o r a b ile p e r g li u n iv e r s ita r i f a s c is ti, in L ib r o e m o s c h e t­
3 febbraio 1927.
121 Cfr. l’articolo di Amerigo di R occo, S u « la f u n z io n e p o litic a d e g li u n iv e r s ita r i
f a s c is ti », in L a R iv o lta id e a le , 12 luglio 1925.
122 Cfr. l’articolo di A gostino N asti , L a f u n z io n e p o litic a d e g li u n iv e r s ita r i f a s c is ti,
in L a R iv o lta id e a le , 30 giugno 1925. Questa intransigente fedeltà alla « rivoluzione »
fu una caratteristica del Guf, in polemica contro certi gerarchi e burocrati del fascismo,
e uno dei motivi dell’atteggiamento anticonformista dei Gruppi universitari fascisti
degli anni trenta.
123 Cfr. l’articolo di [S alvatore] G atto, L a m is s io n e d e g li u n iv e r s ita r i f a s c is ti, in
L a R iv o lta id e a le , 16 maggio 1926.
124 Cfr. R o m a fa sc is ta , 30 ottobre 1925.
123 Questa attività si rivelò in seguito un’arma a doppio taglio per il regime. Più
tardi infatti, proprio attraverso i dibattiti, le conferenze di cultura fascista, e infine
i littoriali, tutte iniziative che, nelle intenzioni del fascismo, dovevano essere solo un
pretesto per fornire un’apparenza di libera discussione, alcuni studenti cominciarono
quel lavoro di critica al regime, all’interno del sistema, che doveva portarli a posizioni
antifasciste (cfr. R. Z angrandi, I l lu n g o v ia g g io a ttr a v e r s o il fa sc is m o , cit.).
126 Cfr. l’articolo di T eobaldo Z ennaro, E d u c a r e i g io v a n i, in L a R iv o lta id e a le , 15
to ,
giugno 1925.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
27
che, tenute da oratori fascisti, riunioni letterarie e artistiche, l’istituzione
di una biblioteca e di sale di lettura, la diffusione di opuscoli di propa­
ganda, la creazione di una scuola per propagandisti127. La Rivolta ideale,
in un articolo pubblicato nel luglio del 1925, illustrava il carattere di
questa propaganda:
Abbiamo fede in noi e sentiamo di essere gli artefici del bene e della verità
nella storia: questa fede è vittoriosa contro le pretese di una verità e di un
bene concepiti prima e fuori del nostro pensiero e della nostra volontà cui la
nostra volontà dovrebbe, umiliandosi, soggiacere, essa creatrice sovrana e inter­
prete di Dio [...]. Nell’azione di cultura e di propaganda bisogna tenere presenti
gli avversari, la loro mentalità, e combatterla nei principi e nelle pratiche appli­
cazioni, dovunque e comunque si celi e si manifesti (anche tra i fascisti) [...] 128.
In questa opera di propaganda culturale si delinea il passaggio dalla
azione politica, squadrista, all’azione culturale, che rientrava nel quadro
della « politica culturale » del fascismo: « La funzione dei gruppi uni­
versitari fascisti sarà nel prossimo domani, eminentemente culturale [...].
Bisogna quindi dare una cultura e propagandarla.
Bisogna soprattutto crearla dov’è mancante: una cultura che non
soffra di indigestione bibliografica e non viva di nuvole e di silenzi; una
cultura, che sia vita, passione, fede; [...] una cultura insomma che sia
fascista [...] » 129130.
La nuova « cultura » viene associata al manganello, che ne diventa
« strumento di diffusione »:
[...] Il manganello, l’audacia, sono un impulso, sono lo spirito che riprende
il sopravvento sulla letteratura consumata e consunta. Questa è la verità.
Il manganello che stabilisce una nuova realtà politica, crea perciò stesso,
le condizioni per un rinnovamento della cultura e per un riaccostamento di
essa alle manifestazioni concrete della vita. Non si può inneggiare alla vita,
all’impulso creatore e fecondo, per poi indugiare sulle vecchie vie.
Le rinnovazioni, le rivoluzioni di carattere intellettuale o precedono le
rivoluzioni politiche o le susseguono inevitabilmente 13°.
Questo nuovo tipo di cultura che tende all’identificazione di pensiero
e azione, fino a tradurre quest’ultima in un atto di violenza, nega però
ogni impegno filosofico:
Il fascismo — quando sarà un fatto compiuto — allora darà luogo alle
teorie. Ma non sarà mai che le teorie pretendano di segnare il cammino a
127 Cfr. L a R iv o lta id e a le , 30 giugno 1925.
128 Cfr. l’articolo di G iorgio M asi , P ro p a g a n d a fa sc ista , in
luglio 1925.
129 Cfr. l’articolo L a fu n z io n e d e g li u n iv e r s ita r i fa s c is ti, in L a
braio 1926.
130 Cfr. l’articolo di A lighiero C iattini , A n c o r a fa sc is m o e
id e a le , 2 agosto 1925.
L a R iv o lta
id e a le ,
R iv o lta id e a le ,
c u ltu ra ,
in
19
14 feb­
L a R iv o lta
28
M. Cristina Giumella
,
questo fenomeno giovane, vitale; poiché il fenomeno cammina da sé ad onta
di tutte le costruzioni filosofiche di questo mondo [...]. Il pensare dunque
ora a fare la filosofia del fascismo, vuol dire pretendere di guidare il fascismo
con la teoria, credere il fascismo un fatto compiuto [...].
La riflessione verrà dopo.
Quando esso sarà giunto a un alto grado di sviluppo, allora soltanto sr
ricavino le teorie.
Per ora bisogna marciare 131.
Si viene affermando la necessità di creare una « cultura nazionale »
contrapposta ad una « antinazionale », secondo il programma tracciato al
congresso di cultura fascista, tenuto a Bologna nel 1925: « Bisogna [...]
fascistizzare la cultura, cioè nazionalizzarla, cioè sottrarla alle influenze e
alle sudditanze straniere » 132. Si opera una progressiva identificazione tra
cultura e « cultura fascista », secondo la formula: « Non cultura del fasci­
smo ma fascismo della cultura » 133. « Il fascismo intende la cultura roma­
namente, italianamente » 134.
Si intuisce facilmente quanto vi sia di gretto e di banale in queste
espressioni che mirano a rinchiudere l’esperienza intellettuale, a monopo­
lizzarla ai fini di una determinata politica; non mancano, però, coloro
che sostengono l’impossibilità, almeno a parole, di un tale monopolio:
[...3 Noi vogliamo [...] che tutte le tendenze culturali si svolgano (sempre
nell’ambito nazionale) in piena libertà e quindi in lotta fra di loro. Giacché
la cultura, se vuole essere veramente vita della nazione, non può, non deve
concepirsi come dogma fisso e immutabile, in cui la vittoria toccherà a coloro
che l’hanno saputa meritare con il loro lavoro e con la loro intelligenza, le
uniche armi veramente efficaci per imporsi. Le altre, invece, che tradiscono
una origine poco pulita e sono frutto quindi di malafede e di ignoranza o peg­
gio, sono sterili affatto, e sono la dimostrazione più evidente di impotenza 135.
In questa panoramica culturale si inserisce la riforma universitaria così
come viene accolta e interpretata dal Guf. Se il regime si era impadronito
della riforma Gentile, definita da Mussolini « la più fascista delle rifor­
me » 136, il Guf ne divenne l’alfiere e il difensore nell’Università. L’aveva
131 Cfr. l’articolo di A. Cervone,
F ilo s o fia fa sc is ta ,
in L a R iv o lta id e a le , 20 maggio
1925.
132 Cfr. l’articolo di E rmanno A mxcucci, F o r ze d e ll’i n t e l l e t t o , in R o m a fa sc is ta ,
4 aprile 1925.
133 Cfr. R o m a fa sc is ta , 4 aprile 1925.
134 Cfr. l’articolo L a n o s tr a c u ltu ra , in L a R iv o lta id e a le , 9 gennaio 1926.
135 Cfr. l’articolo firmato R u stic u s , M o n o p o lio d e lla c u ltu ra , in V ita n o v a , a. I l i ,
1927, n. 1, p. 61.
136 In seguito alle agitazioni studentesce, verificatesi all’inizio dell’anno accademico
1923-24, Mussolini aveva inviato ai prefetti il seguente telegramma: « Voglia far com­
prendere agli studenti che si agitano perpetuando deplorevole costume che non doveva
sopravvivere guerra e rivoluzione fascista che loro agitazioni sono perfettamente inu­
tili e possono anzi avere conseguenze di grande rilievo non esclusa chiusura università
per l’intero anno scolastico. Considero la riforma Gentile come la più fascista tra
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
29
difesa a manganellate, nel 1924, contro « i ciechi che rifiutarono ostinatamente di aprire i loro occhi alla luce [...] » 137. La riforma, che aveva
stabilito un « regime nuovo » nella scuola e negli Atenei138, doveva essere
lo strumento per la fascistizzazione dell’Università, capace di forgiare la
« nuova coscienza nazionale »: « E ’ necessario dare all’Italia una genera­
zione nuova che all’individuo (fantoccio sciocco e inesistente) contrappon­
ga la nazione [...].
« La riforma Gentile ci ha dato il materiale per la costruzione della
nuova coscienza nazionale » 139.
Gli universitari fascisti divennero i paladini della riforma, gli strumenti
della sua affermazione pratica negli Atenei, attraverso la campagna per la
fascistizzazione dell’Università, che rientrava nel quadro più vasto della
fascistizzazione della scuola:
Un regime che vuole vivere, un’idea che vuole affermarsi e perpetuarsi,
deve posare le sue basi e convergere le sue energie nella scuola [...]. E ’ neces­
sità imminente e impellente del fascismo creare la sua scuola m.
La scuola è stata teoretica con i gesuiti, agnostica con i democratici e deve
essere fascista con il fascismo; la sua apoliticità non è mai esistita: nella odierna
politica italiana tutto ciò che non ha il coraggio di dirsi antifascista si dichiara
apolitico 141.
L’Università, anche dopo la fine delle associazioni politiche e la
« defenestrazione » di alcuni tra i più illustri nomi dell’antifascismo del­
l’ambiente accademico, veniva considerata l’ultima roccaforte dell’oppo­
sizione 142.
tutte quelle approvate dal mio governo » (cfr. il telegramma ai prefetti di Bologna,
Cagliari, Genova, Napoli, Padova, Palermo, Pavia, Pisa, Roma, Torino, Bari, Catania,
Firenze, Macerata, Messina, Milano, Modena, Parma, Sassari, Siena, in data 6 dicembre
1923, in ACS, AGR 1914-26, D 9, 1923, b. 40, f. « Affari generali »).
137 Cfr. l’articolo di [E dmondo] C ione, S c u o la n u o v a , in L a R iv o lta id e a le , 8 aprile
1926.
«s Ibid.
139 Cfr. l’articolo di P aolo F erro, F a s c istiz zia m o la sc u o la , in L a R iv o lta id e a le ,
5 luglio 1925.
140 Cfr. l’articolo firmato G iesse , S cu o la fa sc is ta , in L a R iv o lta id e a le , 30 agosto 1925.
141 Cfr. l’articolo di [S alvatore] G atto, I n u o v i d e s tin i d e lla sc u o la , in L a R iv o lta
id e a le , 22 novembre 1925. Qualche anno dopo il segretario del Guf milanese, Ippolito,
affermava: « nella scuola bisogna che oggi si respiri questa nostra aria di fascismo; è
necessario che in regime fascista nella scuola si parli molto di Dante e poco di
Shakespeare, si parli molto di Marconi e si lasci un po’ da parte Edison, è necessario
che nelle università fasciste e specialmente in quella che è la tipica università fascista,
:si affermi da parte dei professori di storia che oggi è meno peggio di ieri, che la
battaglia di Vittorio Veneto è molto più gloriosa dFquella della Marna » (cfr. L ib r o
■e m o s c h e tto , 16 maggio 1930).
142 Scriveva alla fine del 1928 L ib r o e m o sc h e tto '. « Le molte discussioni avvenute in
^quest’ultimo tempo sulla necessità che l’università italiana si plasmi secondo le teorie
dottrinarie, i procedimenti, la mentalità del fascismo non sono state del tutto vane.
.Se non altro hanno rimesso il problema all’ordine del giorno della nazione, illuminando
30
M. Cristina Giuntella
Il problema della fascistizzazione dell’Università fu un motivo costante
nella stampa del Guf tra il 1926 e il 1931 143; scriveva in proposito La
Rivolta ideale:
Nelle università deve regnare sovrano, indiscusso, lo spirito fascista.
Noi abbiamo vinto.
Noi abbiamo il diritto di dettare le leggiI44.
La stessa spavalda sicurezza faceva affermare: « Noi siamo sicuri di
trionfare per la semplicissima ragione che abbiamo del cervello, ed il cer­
vello si sa è l’anima che investe di sé tutta la realtà storica umana » 145.
Ma sotto questa vernice di ottimismo sorgeva in alcuni il dubbio che
la realtà fosse diversa. Si tentò da parte della stampa più seria un lavora
di autocritica:
Non bisogna dissimularsi che ciò che avviene nelle nostre università è
veramente doloroso: la maggioranza dei giovani studenti non solo non sono
iscritti ai rispettivi gruppi universitari ma sono più o meno apertamente ostili
al fascismo [...] che meraviglia dunque, che nelle nostre università, che do­
vrebbero essere tutte fasciste, si preparino i futuri oppositori del fascismo? 14é.
La spiegazione di tale fenomeno risulta chiara a qualche fascista più
aperto e sensibile al problema culturale:
Tra gli studenti universitari capita raramente di trovare qualche testa buona.
10 giuoco il mio cranio contro dieci centesimi che era molto più facile trovare
dei giovani di intelligenza degna e di cultura soda che comprendevano e ten­
tavano di risolvere il problema educativo e culturale (a modo loro, s’intende);
così come quel, di cui io lamento la mancanza, dovrebbe essere fatto a modo'
nostro, nei movimenti universitari dell’opposizione (quando ancora esistevano)
che non nei gruppi universitari fascisti oggi146bl“.
11 pietoso stato afascista in cui molte aule universitarie si trovano. Sono inutili le
argomentazioni di coloro che antifascisti, o fascisti che attendono la pensione, o fascisti
iscritti per sbaglio al partito, vi saltano subito negli occhi e vi dicono in parole maiu­
scole che la scienza non si può fascistizzare [...]. Ma chiunque comprende di per sé
dove i mali si annidano; e le nostre parole servano pertanto a riproporre alle supreme
gerarchie del partito e del governo la soluzione in pieno del problema e a rappresentare
lo stato d’animo della gioventù fascista universitaria, costretta a subire la presenza
negli atenei di professori che il fascismo non può tollerare » (cfr. l’articolo L ’u n iv e r s ità
d e v e e s s e r e fa sc ista , in L ib r o e m o s c h e tto , 31 ottobre 1928).
143 Cfr. gli articoli, S v e c c h ia m o l ’u n iv e r s ità , firmato G. Z., in L a R iv o lta id e a le ,
16 maggio 1926, e F in a lm e n te s i p a rla d e lla fa s c is tiz z a z io n e d e lla sc u o la , in L ib r o er
m o s c h e tto , 31 agosto 1928; cfr. anche A ldo N ardi, L a X I I I fa tic a , fa s c is tiz z a r e le
u n iv e r s ità , in R o m a fa sc is ta , 1° luglio 1929, Chiurco , F a s c istiz za r e l ’u n iv e r s ità , in L a
V o c e d e i g io v a n i, 25 maggio 1929, G uido F raracci, L a sc u o la n e l r e g im e fa sc ista ,
in G io v e n tù fa sc is ta , 20 settembre 1931.
144 Cfr. L a R iv o lta id e a le , 2 maggio 1926.
145 Cfr. l’articolo P e r c h é sia m o s ic u r i d i v in c e r e , in V ita n o v a , a. I l i , 1927, n. 7,
p. 496.
140 Cfr. l’articolo G io v a n i e u n iv e r s ità , in . V i t a n o v a , a. I l i , 1927, n. 11, p. 773.
146tu II testo è scritto in modo poco chiaro; spesso gli articoli dei giornali del Guf
erano scritti in cattivo italiano.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
31
Non c’è comunione di pensiero, scambio di vedute, intesa di propositi,
discussione di idee, tutto quel lavorio intellettuale insomma che è prova di una
volontà seria di preparazione e di formazione di uominiI47.
L’opera del Guf non doveva avere solo un carattere di monopolio
culturale, ma anche di monopolio educativo. Il movimento universitario
doveva costituire l’ultimo anello di quella serie di organizzazioni, attra­
verso le quali il regime intendeva inquadrare la gioventù in istituzioni
fasciste. Gli universitari dovevano essere quindi educati secondo i nuovi
principi della educazione fascista; questo fu un altro motivo costante della
stampa del Guf:
Il problema dei giovani è in pari tempo problema di educazione e di
inquadramento: l’inquadramento darà la disciplina, l’educazione formerà ai
giovani una salda coscienza nazionale e fascista.
Mentre la questione dell’inquadramento è da tempo risolta e in modo
soddisfacente, quella dell’educazione è ancora assai nebulosa e occorre al più
presto determinare le linee di azione destinate ad ottenere una rapida ed
efficace applicazione degli ordini del partito.
Problema di educazione e problema di cultura 148.
Si cominciava a intravedere come l’inquadramento nelle organizzazioni
fasciste e nel Guf non fosse sufficiente per risolvere il problema educativo
e culturale del fascismo. Era necessario dare un contenuto ideologico più
preciso alle linee di azione, perché queste organizzazioni rispondessero ai
fini del partito. In sostanza il problema educativo era per il fascismo pro­
blema politico, come aveva scritto nel 1925 Armando Carlini su Vita nova:
Quando nello stato moderno, sorge la coscienza dell’importanza dell’educa­
zione anche per fini nazionali, perché il benessere e la cultura degli individui
ridondano a beneficio dell’umanità in generale, ma in primo luogo della nazione
a cui gli individui appartengono; allora lo stato è tratto ad occuparsi del pro­
blema della scuola e ne assume, direttamente o indirettamente, il comando [...].
Il problema educativo diventa così problema politico: la scienza, l’arte, la
filosofia, la storia, la morale dei costumi, tutti quei problemi insomma riguar­
danti lo spirito umano nella sua universalità, acquistano un interesse politico 149.
Questo compito di dare dei contenuti all’azione di monopolio culturale
147 Cfr. l’articolo di G iu seppe L ambrassa, P o le m ic a , in G io v in e z z a fa sc is ta , 26 luglio
1927. G io v in e z z a fa sc is ta era il foglio delle organizzazioni della gioventù fascista
di Bologna. Fondato nel 1924 era diretto da G.L. Mercuri.
148 Cfr. l’articolo di G iulio Santangela, L a p r e p a r a z io n e d e i g io v a n i n e lla sc u o la ,
in R o m a fa sc ista , 18 settembre 1926.
149 Cfr. l’articolo di Armando Carlini, I l c a tto lic e s im o la ic o n e lla sc u o la ita lia n a r
in V i t a n o v a , a. I, 1925, n. 8, p. 11. Il filosofo Armando Carlini fu il successore di
Gentile nella cattedra di filosofia teoretica all’Università di Pisa. Fu secondo Garin
il filosofo della Conciliazione; il suo atteggiamento fu fortemente politicizzato dopo
il 1929. Partecipò al congresso dei filosofi del 1926. Cfr. E ugenio G arin, C r o n a c h e d i
filo s o fia ita lia n a ( 1 9 0 0 - 1 9 4 3 ) , Bari, 1955, pp. 447-55.
32
M. Cristina Giumella
e politico del Guf venne svolto soprattutto dalla stampa, la quale divenne,
da un lato, uno degli strumenti principali della battaglia per la fascistiz­
zazione dell’Università e, dall’altro, il mezzo con cui si cercò di fornire
un sustrato ideologico alle organizzazioni universitarie.
La stampa del Guf
La stampa del Guf, durante i primi anni del regime, ebbe dunque da
una parte uno scopo propagandistico e dall’altra un compito culturale. Fu
infatti in un primo tempo il mezzo con cui le voci più estremiste del
fascismo e del fascismo universitario si potevano esprimere; divenne perciò
strumento di polemica immediata, irruenta, aggressiva, che trovava un
alibi saldissimo nell’impulsività dei giovani, incapaci di rispettare i limiti,
mettendo così a riparo ufficialmente il regime da certi estremismi; nello
stesso tempo era istigata dal regime stesso, attraverso i suoi fiduciari, per
servire da elemento provocatorio. Attraverso la stampa del Guf il fascismo
gioca, tra il 1925 e il 1926, la sua carta di intransigenza assoluta nei
confronti degli avversari, assumendo un linguaggio volgare e violento, in­
farcito della più banale retorica. Tale linguaggio era tipico de La Rivolta
ideale, il settimanale della federazione universitaria fascista di Roma, fon­
dato da Beltramelli il 10 marzo 1925. La Rivolta ideale divenne l’organo
di battaglia della propaganda del Guf, il promotore della lotta contro le
altre associazioni universitarie; fu negli anni 1925-26 la voce del fascismo
universitario estremista, intransigente.
A Roma, dal 1924, veniva pubblicato anche Roma fascista, settimanale
della federazione fascista romana, diretto da Umberto Guglielmotti. Il
giornale dedicava spesso una pagina all’attività del Guf e al problema
universitario; era l’organo ufficiale del fascismo della capitale. Solo il 3
gennaio 1935 divenne il settimanale degli universitari fascisti romani, e
la direzione passò da Guglielmotti a Umberto Lacava.
Un compito eminentemente culturale aveva invece Vita nova, rivista
mensile dell’Università fascista di Bologna, fondata nel febbraio del 1925
da Leandro Arpinati. Su Vita nova scrivevano Gentile, Armando Carlini,
Arnaldo Volpicelli, Julius Evola, Giuseppe Saitta, alcuni tra i maggiori
teorici e intellettuali del fascismo; si distinse perciò per articoli di carat­
tere culturale, filosofico e letterario. Non era dunque una rivista di stu­
denti, ma dell’Università fascista; non mancava però una rubrica di pole­
mica e di propaganda, riservata ai giovani, intitolata: « spunti polemici »;
in questa pagina Vita nova assumeva il linguaggio tipico della stampa uni­
versitaria fascista, anche se non raggiungeva quasi mai il tono violento e
aggressivo di La Rivolta ideale. La rivista esercitò anche una certa critica,
sul piano culturale, nei confronti della stampa ufficiale del regime, in
modo particolare dell’Impero, al quale rimproverava il linguaggio « alti­
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
33
sonante » e gli attacchi contro i filosofi fascisti. In un articolo pubblicato
nell’agosto del 1925 su II giornale l’Impero e i filosofi, Vita nova scriveva:
[...] L’Impero, dinamico e fascista, non può digerire i filosofi che son gente
che vive fuori della realtà dinamica [...]. Non si offendano i progressisti delYlmpero [...] se diciamo loro che essi ci appaiono più codini dei codini. Il loro
dinamismo scrutato a fondo è il vuoto concentrato o si riduce a chiacchiera
fragorosa, ma fastidiosa, acida, inconcludente che può fare impressione nei
cervelli grossi o negli animi spiritualmente ottusi, ma non può avere nessuna
efficacia nella parte migliore del fascismo, che è [...] la parte pensante.150
Il problema veniva ripreso, due anni dopo, da Arnaldo Volpicelli in un
articolo su L ’equivoco intellettuale del fascismo:
In uno dei soliti altisonanti ma innocui articoli, a cui ci ha da lungo tempo
adusati, L’Impero cerca di venire in chiaro del così detto « equivoco intellet­
tuale del fascismo » il quale consisterebbe nella molteplicità delle tendenze
e correnti ideali agitantisi in seno al fascismo e riflettenti forme ed atteggia­
menti di pensiero e di vita che preesistevano al sorgere del fascismo stesso come
fenomeno politico. Molteplicità, che non sarebbero punto ricchezza ma « con­
fusione » ed equivoco; preesistenza, che non potrebbe altro significare se non
« passatismo » e vecchiume da macero e radicale impossibilità di comprendere
e rappresentare la nuova anima e realtà italiana. Cosicché, dirimere questo
equivoco significa che importa due cose: 1) Bandire quella molteplicità e ri­
durre ad un credo unico e rigorosamente determinato ed inalterabile la dottrina,
o se si vuole, l’atteggiamento spirituale del fascismo; 2) Creare o... auspicare
con trombe e bastoni una dottrina e un atteggiamento affatto nuovi, senza ad­
dentellati storici, come appunto sarebbe il fascismo: non creazione e deriva­
zione storica esso stesso, ma irrelativa e subitanea espressione, creatura e
frutto... di sé medesimo.
Con queste belle premesse, indubbiamente giudiziose e geniali, il divertente
scrittore si accinge anzitutto all’eroica fatica di ricacciare nel limbo le vecchie
scorie e cariatidi e mummie « antidiluviane », « i parassiti sornioni scroccatori
del loro apocrifo salvacondotto intellettuale », i ferri vecchi ed i rottami del
passato entrati di contrabbando nel fascismo a corromperlo e snaturarlo, a
confondere i cervelli e le idee, a seminare zizzania ed, insomma, a dar luogo
a una scandalosa babele. Inutile dire che rappresentante e prototipo di questa
vecchia cultura da esorcizzare e seppellire a suono di imperiali mazzate è
proprio Benedetto Croce, il quale « prima ancora di essere anti-fascista è antiitaliano, anti-avvenirista, anti-giovinezza, anti-poesia, anti-sensibilità nuova »
ecc.: tutte cose che, belle o brutte, sciocche o serie che siano, sono invece
monopolio effettivo e millantata sapienza di questi buddhi e profeti nuovis­
simi del manganello fronzuto ciarliero e ciarlone.151
150 Cfr. l’articolo firmato R u stic u s , in II g io rn a le « l ’I m p e r o » e i filo so fi, in V ita
n o v a , a. I, 1925, n. 8, p. 80.
151 Cfr. l’articolo di A rnaldo V olpicelli , L ’e q u iv o c o in te lle ttu a le d e l fa sc is m o , in
V ita n o v a , a. I l i , 1927, n. 1, pp. 58-59.
34
M. Cristina Giuntella
La direzione di Vita nova dichiarò in una nota di essere dolente di pub­
blicare l’articolo di Volpicelli, perché giudicava che le polemiche « in fa­
miglia » giocassero a favore degli avversari « che non sono morti » 152. La
rivista si era messa in una linea pericolosa, troppo indipendente, che non
le doveva assicurare una lunga vita.
Nel 1934 infatti, Vita nova fu sostituita da Credere, organo dell’Istituto
fascista di cultura, molto più ligio alle direttive del regime, di quanto non
lo fosse stata l’Università fascista « specie di università popolare, che si
differenziava da questa soltanto nel nome, ma che ad essa si accomunava
nella mancanza di scopi definitivi o nella completa assenza di metodo » 153154.
Uno dei fogli più significativi e più interessanti del Guf è II Campano,
di Pisa, fondato nel 1924; dal 1926 divenne rivista mensile. Il Campano
continuò ad uscire fino al 1943, e si distinse, in certi periodi soprattutto,
per il suo carattere anticonformista 1M.
Negli anni venti «Elaboravano alla stampa del Guf alcuni di quelli che
possono essere definiti « gli uomini di fiducia del regime »: per esempio
Ermanno Amicucci, che scriveva su Roma fascista, Cione che scriveva su
La Rivolta ideale, o Maurizio Maraviglia, o Beltramelli. Ma accanto a que­
sti vi sono, soprattutto dal 1927 in poi, giovani che passano attraverso
l’esperienza del giornalismo universitario, quale base di lancio per ulteriori
impegni politici. Si forma alla fine degli anni venti, come osserva Santarelli,
una schiera di « ideologi in erba » 15S, i quali faranno strada poi nelle ge­
rarchie del partito, anche se spesso nei ranghi intermedi, attratti soprattutto,
da un lato dalla ideologia della mistica fascista, dall’altro dall’esperienza
sindacale e corporativa. Sono giovani come Agostino Nasti, che nel 1926
dalle colonne di La Rivolta ideale parlava dell’impegno politico degli uni­
versitari fascisti e che poi entrò nel ministero delle Corporazioni e nel
1932 partecipò al convegno di studi corporativi di Ferrara; o come Dino
Gardini che partecipò anche lui al convegno di Ferrara. Gardini nel 1935
entrò a far parte del direttorio del PNF 156 e nel 1937 pubblicò un saggio
su: Il partito e le corporazioni per l’indipendenza economica 157; insieme a
P. Franco Gaslini158 fu tra i collaboratori di Libro e moschetto, l’organo
del Guf di Milano, fondato nel 1927. Libro e moschetto divenne uno dei
152 Cfr. la D ic h ia ra z io n e della direzione di V ita n o v a , nota all’articolo cit.
153 Cfr. l’articolo R e la z io n e p e r l'a n n o X I I , in C r e d e r e , a. I, 1934, n. 9, p. 47.
154 Cfr. R. Z angrandi, I l lu n g o v ia g g io a ttr a v e r s o il fa sc is m o , cit. p. 484.
155 Cfr. E nzo Santarelli, S to r ia d e l m o v im e n to e d e l r e g im e fa sc is ta , Roma, 1967,
vol. II, p. 140.
156 Cfr. R o m a fa sc ista , 3 gennaio 1935.
157 Lo scritto è pubblicato in I n d ip e n d e n z a e c o n o m ic a ita lia n a , raccolta di scritti a
cura di L uigi L ojacono, Milano, 1937.
158 P. Franco Gaslini partecipò anche lui al convegno di studi corporativi, con una
relazione su L a n a tu ra g iu rid ic a d e l P N F cfr. M in is te r o d e lle C o r p o r a z io n i, a t t i d e l
s e c o n d o c o n v e g n o d i s tu d i c o r p o r a tiv i, F errara 5 -8 m a g g io 1 9 3 2 , Roma, 1932, vol. II,
p. 211.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
35
periodici di maggior rilievo del Guf, tanto da essere considerato ad un certo
momento il giornale ufficiale degli universitari fascisti. Nel complesso si
distinse per un maggiore impegno, anche da un punto di vista tecnico gior­
nalistico, rispetto ad altri fogli dei gruppi universitari fascisti. Attraverso
Libro e moschetto si tenta di elaborare un vero e proprio contenuto ideo­
logico: è proprio dall’esperienza del Guf milanese che nasce la scuola di
mistica fascista. A proposito di tale iniziativa Libro e moschetto pubblicò
una relazione di Ippolito all’assemblea del Guf milanese, dal titolo L’etica
della rivoluzione-.
Abbiamo creato la scuola di mistica fascista che ha suscitato parecchie cri­
tiche alle quali rispondo subito. Quando un movimento come il nostro sorge
come tradizione diretta, come dipendenza inesorabile, della grande guerra che
risollevava finalmente il popolo italiano, quando il nostro movimento sorse
come una ragione intima di fede sì da offrire l’olocausto di tremila martiri,
quando questo movimento è guidato da un capo che ha del divino, allora noi
possiamo imprimere una ragione di fede così profonda e così sentita da non
poter ammettere che si discuta ancora se il fascismo ha o no un fondamento
spirituale 159.
Libro e moschetto si presenta all’inizio come una mediazione tra il
tono polemico di La Rivolta ideale o di Roma fascista, e l’impegno culturale
di Vita nova-, il carattere di alcuni articoli di fondo ricorda quello dei set­
timanali romani. Largo spazio viene dato ai programmi degli istituti di
cultura fascista e alle discussioni sul problema sindacale; uno dei temi di
fondo è naturalmente quello della fascistizzazione della scuola e dell’Uni­
versità.
Il 28 ottobre 1927 usciva a Torino il primo numero di Rivista uni­
versitaria-, la rivista nasceva con uno scopo di carattere prevalentemente
organizzativo; infatti si proponeva di dare largo spazio alle relazioni sulle
attività svolte dagli universitari fascisti, lasciando invece in secondo piano
gli articoli di carattere culturale 160.
Tra il 1928 e il 1929 sorsero un’infinità di giornali del Guf, di mag­
giore o minore importanza; alcuni durarono poco e rappresentarono un tipo
di fascismo provinciale, meno ufficiale e qualche volta un poco più spre­
giudicato. Altri uscirono dall’ambito dell’interesse locale ed acquistarono
valore a livello nazionale. Quasi ogni città universitaria ebbe il suo giornale;
si possono ricordare: il Campanaccio di Pavia, La Voce di Parma, l’Ateneo
di Genova, la Rivista del Guf di Napoli, Vent’anni di Palermo, Pattuglia,
settimanale degli universitari sardi, il Ventuno di Venezia, La Voce dei
giovani di Messina.
Questa fioritura di periodici locali, riviste, numeri unici, sfuggiva al
159 Cfr. Libro e moschetto, 13 giugno 1930.
160 Cfr. l’articolo di D omenico M ittica , in Rivista universitaria, 28 ottobre 1927.
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M. Cristina Giuntella
controllo della segreteria generale del Guf, che tra l’altro si vedeva venir
meno così uno degli strumenti più idonei per l’attività di propaganda. Nel
1931 Gioventù fascista, diretto da Carlo Scorza, segretario del Guf, divenne
il giornale degli universitari fascisti; le altre pubblicazioni vennero sop­
presse, fatta eccezione per quelle di Pisa, Milano e Genova 161. Su Gioventù
fascista nel 1931 scrivevano Paolo Orano e Giovanni Giuriati. La rivista
nacque proprio nel momento cruciale della polemica tra fascismo e Azione
cattolica; molti articoli, soprattutto quelli firmati da Carlo Scorza, ne sono
un’eco costante.
Le disposizioni sulla stampa rientrano nel nuovo generale ordinamento
dato al Guf. Alla fine del 1930 Giuriati, infatti, diramò una circolare ai
segretari federali, contenente le norme per l’inquadramento dei Guf. « Il
presente ordinamento — affermava Giuriati — ha lo scopo precipuo di
fondere sempre più la vita della gioventù studiosa con la vita del par­
tito » 162.
Evidentemente lo scontro tra fascismo e Azione cattolica, che ebbe il
suo momento cruciale nel contrasto tra organizzazioni universitarie fasciste
e cattoliche, e le relazioni dei prefetti al ministero dell’Interno sull’esisten­
za di movimenti universitari antifascisti in varie città italiane 163, determi­
narono nelle autorità fasciste il sospetto che la tanto auspicata e sbandie­
rata « fascistizzazione » dell’università italiana fosse ben lontana dall’essere
realizzata.
La milizia universitaria
L’educazione degli universitari fascisti doveva essere non solo politica,
culturale, ma anche militare, secondo la formula mussoliniana « libro e
moschetto fascista perfetto ». « Il vero studente di oggi — scriveva Libro
e moschetto, — deve essere fascista, deve ricordare che accanto al libro
ha un moschetto e che tra l’uno e l’altro si deve svolgere la sua vita » l64.
A questo scopo era stata istituita nel 1924 la milizia universitaria, che dal
1931 entrò a far parte della milizia ordinaria 165.
La milizia universitaria, nelle intenzioni del regime, oltre a fornire i
tecnici e gli specialisti alla milizia nazionale I66, doveva costituire il com­
161 Cfr. l’articolo I gruppi universitari fascisti nell’anno IX , in Gioventù fascista,
11 ottobre 1931.
162 Cfr. La circolare agli universitari di S. E. Giuriati, in Università italiana, dicembre
1930, pp. 196-99.
163 Cfr. ACS, AGR 1927-33, C 2, Movimento sovversivo antifascista, 1930-31, b. 1,
f. « Movimento studentesco antifascista ».
164 Cfr. l’articolo di G iu seppe M. Biscottini , Goliardo e studente dell’anno VII, in
Libro e moschetto, 15 giugno 1928.
165 Cfr. la voce Guf nel Dizionario di politica, a cura del PNF, Roma, 1940.
166 Cfr. l’articolo L'assemblea del gruppo universitario milanese, in La Rivolta ideale,
29 novembre 1925.
I gruppi universitari fascisti nel primo decennio del regime
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pletamento di quell’educazione militarista che si impartiva nelle organiz­
zazioni fasciste, fin dallo stadio dei balilla, secondo una « pedagogia im­
periale »:
[...] La scuola nuova dovrebbe essere un campo di vita per i giovani, non
una macchina per acquistare mentalmente nozioni e titoli. Dovrebbe essere in
campagna e sui monti più che in città e nelle aule chiuse. Sotto molti rispetti
l’esercito e la milizia sono assai migliori scuole, che non sia la scuola. Né mi
si dica che essi servono a creare dei soldati, mentre la scuola ha altri fini; un
buon soldato è già un uomo, ed un uomo utile alla patria e alla società; il buon
scolaro di oggi è, invece, una mummia semovente e riuscirà nel più dei casi
inutile, spesso dannoso, a séstesso e al paese 167.
In un articolo intitolato Libro e moschetto pubblicato su Vita nova,
si tentava di contrapporre a questa concezione pedagogica militarista una
rivalutazione della cultura, rovesciando la formula mussoliniana: « Dunque
accanto al moschetto il libro [...]. E ’ la riscossa dell’intelligenza, della cul­
tura, del sapere. Troppo se ne era detto male. Troppo s’era oziato a tes­
sere l’elogio dell’incultura e dell’ostentata spavalda ignoranza. Era una
posa, conveniamone: ma poteva fare gioco a qualcuno; poteva nuocere
specialmente alle nuove classi in formazione ». Ma l’autore, temendo evi­
dentemente di aver fatto troppe concessioni al libro rispetto al moschetto,
si affrettava poi a precisare: « [...] cultura sì, ma in senso vasto, in senso
umano, italiano, dinamico. Perciò accanto al libro [...] sta il moschet­
to » 168.
Parlando all’assemblea del suo gruppo, il segretario del Guf milanese
dichiarò a proposito della milizia universitaria, che essa aveva compiti edu­
cativi « di prim’ordine » e disse fra l’altro: « l’universitario italiano dalla
sua età giovanile e dalle sue tradizioni di goliardismo è portato natural­
mente ad esagerare quella vivacità di carattere propria della razza, quella
insofferenza dei vincoli propria dello spirito latino, che senza un completa­
mento di educazione a base militare hanno modo di affermarsi nell’indi­
vidualità del giovane in pieno periodo di formazione 169.
In pratica la milizia universitaria veniva a costituire una specie di
corpo di polizia, che esercitava un’opera di controllo all’interno dell’univer­
sità, anche se questa interpretazione fu dapprima respinta dal Guf 17°. Nel­
l’assemblea dei direttorii dei Guf, che si tenne a Roma il 18 dicembre del
1926, si chiese che agli universitari fascisti fosse riservato tale compito,
167 Cfr. l’articolo di Camillo P ellizzi, P e d a g o g ia a n tim p e n a le , in V i t a n o v a , a. II,
1926, n. 8, pp. 10-11.
168 Cfr. l’articolo di C. Carlo C urcio , L ib r o e m o s c h e tto , in V ita n o v a , a. II, 1926,
n. 12, p. 3.
169 Cfr. l’articolo L ’a ss e m b le a d e l g r u p p o u n iv e r s ita r io m ila n e se , cit.
170 Cfr. l’articolo C o n tr o v o lg a r i in sin u a zio n i, in L a R iv o lta id e a le , 15 giugno 1925.
L’articolo è una risposta al P r e lu d io , « settimanale della gioventù italiana ».
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M. Cristina Giumella
nell’ambito della milizia 171. Attraverso l’istituzione della milizia universi­
taria veniva riintrodotto, in sostanza, l’articolo 53 della riforma Gentile,
contro cui si erano levate le proteste di molti studenti, anche fascisti, che
giudicavano il provvedimento particolarmente lesivo della loro dignità.
Nel 1929 gli universitari che facevano parte della milizia erano ancora
molto pochi, rispetto agli iscritti al Guf. Libro e moschetto, il 13 febbraio
1929 riportava un articolo pubblicato su Milizia fascista, in cui si sotto­
lineava la necessità che ogni sede universitaria avesse una centuria della
milizia !72. Augusto Turati in un discorso pronunciato nel giugno di quel­
l ’anno, dichiarò che bisognava mirare a costituire « manipoli goliardici »,
comandati dai professori universitari, e accennò anche al proposito di ren­
dere obbligatorio il servizio nella milizia, equiparandolo al corso allievi
ufficiali; concluse dicendo: « quando l’inquadramento delle camicie nere
sarà completato, si sarà raggiunto lo scopo di quella educazione guerriera
che è nel pensiero del nostro Capo » 173.
Nel 1931 la milizia universitaria fu completamente riorganizzata, inse­
rendo nei quadri dirigenti i capi del vecchio squadrismo universi taro 174.
Gioventù fascista, nel definire gli scopi della milizia, scriveva: « Libro e
moschetto: cultura e forza, elevazione intellettuale e addestramento fisico:
menti e braccia tese in un armonico, unico sforzo e votate al supremo bene
nella patria: ecco l’espressione del movimento studentesco italiano e la
divisa morale, la ragione d’essere della milizia universitaria italiana » 175.
M. C ristina G iuntella
171 C£r. l’articolo Una data memorabile per gli universitari fascisti, in Libro e mo­
schetto, 3 febbraio 1927.
172 Cfr. l’articolo Milizia universitaria, in Libro e moschetto, 13 febbraio 1929.
173 Cfr. l’articolo Un importantissimo discorso di SE Turati sui futuri compiti della
milizia universitaria (bilancio della guerra), in Libro e moschetto, 6 giugno 1929.
174 Cfr. l’articolo II giovane esercito degli atenei è in linea, in Gioventù fascista,
.23 marzo 1931.
173 Cfr. l’articolo La milizia universitaria, in Gioventù fascista, 4 novembre 1931.
Si avverte che l’interpunzione delle sigle e le maiuscole presenti nelle citazioni
sono state tolte in base ai criteri di uniformità redazionale della rivista.