LEZIONE “ARITMIE, SINDROME CORONARICA ACUTA,EDEMA POLMONARE, EMBOLIA POLMONARE” PROF.SSA ELIANA FRANCESCHINO Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Indice 1 Aritmie ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3 2 Fibrillazione ventricolare ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 6 3 Tachicardia ventricolare ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 7 4 Torsione di punta --------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 8 5 Blocchi atrio-ventricolari ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 9 6 Shock monitoraggio invasivo e non ---------------------------------------------------------------------------------------- 12 7 Sindromi coronariche acute ------------------------------------------------------------------------------------------------- 17 8 Terapia con anticoagulanti con l’uso di eparina non frazionata. ---------------------------------------------------- 21 9 Angina variante di prinzmetal ---------------------------------------------------------------------------------------------- 22 10 Stemi ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 23 11 Edema polmonare ------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 25 12 Eziologia ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 26 13 Embolia polmonare ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- 29 Bibliografia ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 34 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare 1 Aritmie Per aritmie si intende alterazione della fisiologica sequenza dell’attivazione atrio ventricolare, variazione della ritmicità dei battiti o spostamento in altra sede del centro stimolatore fisiologico. Quindi qualsiasi alterazione del normale ritmo cardiaco viene definita aritmia. Il cuore funziona come pompa perché tutte le cellule che compongono le quattro camere cardiache hanno attività elettrica sincronizzata e quindi una contrazione meccanica coordinata ed efficiente. il sistema di conduzione (nodo del seno, nodo AV,fascio di His e branche destra e sinistra) permette all’impulso elettrico di viaggiare velocemente dentro il cuore, sincronizzando e coordinando la contrazione delle camere. L’ECG non è altro che la registrazione dell’attività elettrica del cuore mediante l’applicazione di elettrodi su determinate zone del corpo. A riposo le cellule del sistema di conduzione cardiaco e il miocardio sono polarizzati. Uno spostamento improvviso degli ioni sodio e/o calcio attraverso la membrana cellulare innesca la depolarizzazione generando un impulso elettrico che attraversa il sistema di conduzione cardiaco e provoca la contrazione delle cellule miocardiche. Nel ritmo sinusale normale la depolarizzazione inizia dal nodo seno-atriale. L’onda di depolarizzazione si diffonde dal nodo seno atriale attraverso l’atrio (sull’ECG corrisponde all’onda P). L’atrio risponde a questo impulso elettrico contraendosi. La trasmissione dell’impulso elettrico ai ventricoli avviene attraverso il nodo atrio-ventricolare dapprima in modo lento poi attraverso le fibre di Purkinje con una conduzione veloce. Il fascio di His trasporta queste fibbre dal nodo AV e si divide in branca destra e sinistra che si distribuiscono rispettivamente ai ventricoli di destra e sinistra. La conduzione veloce al di sotto di queste fibre provoca la contrazione dei ventricoli. La depolarizzazione del fascio di His, delle due branche e dei ventricoli è vista all’ECG con il complesso QRS. Fra l’onda P e il complesso QRS vi è un piccolo segmento isoelettrico che rappresenta il ritardo nella trasmissione attraverso il nodo atrio-ventricolare. La sequenza di depolarizzazione atriale, seguita dalla depolarizzazione ventricolare (onda P seguita da QRS) è detta ritmo sinusale. L’onda T, segue il complesso QRS e rappresenta la ripolarizzazione ventricolare. Il complesso QRS normale è di breve durata: 0,12 secondi. Quando una delle due branche è danneggiata, la conduzione rapida al ventricolo corrispondente è impedita e Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare l’impulso di depolarizzazione è più veloce sulla branca sana del ventricolo corrispondente e da qui più lentamente al ventricolo opposto. In questo caso abbiamo un blocco di branca. La depolarizzazione occuperà un tempo più lungo del normale e all’ECG il QRS sarà più largo. L’ECG consente divedere l’attività elettrica del cuore da dodici punti di vista diversi e corrispondono alle seguenti zone del cuore: • regione anterosettale (V1 – V2 – V3): coronaria sinistra • regione anteroapicale (V3 – V4 – AVL): coronaria sinistra • regione laterale (V5 – V6 – D1 – AVL): coronaria sinistra, ramo circonflesso • regione infero diaframmatica (D2 – D3 – AVF): coronaria destra • regione infero laterale (D2 – D3 – AVF –V5 – V6): coronaria destra • regione posteriore e posterolaterale (V7 – V8 – V9 suplement. e V1 – V2 – V3specul.): coronaria destra e ramo circonflesso. Sappiamo che • l’onda P corrisponde alla depolarizzazione degli atri e dura 0,06 secondi; • l’intervallo PR identifica la depolarizzazione degli atri, ritardo nodo AV, conduzione fascio di His varia tra 0,12 e 0,20 secondi; • Complesso QRS:è costituito da tre onde (< 0.12 sec = 3 quadratini): - Q attivazione setto - R attivazione pareti - S attivazione basi • Segmento ST: fase di plateau (0.07 sec) • Onda T: ripolarizzazione (0.2 sec) • Intervallo QT: durata depolarizzazione e ripolarizzazione (ca. 0.4 sec) La frequenza cardiaca normale a riposo è di circa 60 – 100 battiti/min. Si parla di bradicardia con una frequenza inferiore a 60 battiti/min e tachicardia quando la frequenza è superiore a 100 battiti/min. La carta da ECG è calibrata in millimetri, con le linee più spesse ogni 5 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare mm. La velocità di scorrimento è di 25 mm/secondo. Un secondo è rappresentato da 5 quadrati grandi (25 quadrati piccoli). Per calcolare rapidamente la frequenza cardiaca si può usare il seguente metodo: siccome 5 quadrati corrispondono a 1 secondo si calcola quanti QRS ci sono in 5 quadrati e si moltiplica il numero di QRS per 60. Si avrà così una frequenza cardiaca approssimativa. L’ECG in area critica è uno strumento fondamentale perché fornisce elementi importanti per la diagnosi e la terapia di molte patologie cardiovascolari. Deve essere eseguito velocemente, correttamente e deve essere leggibile ed interpretabile. Per interpretare rapidamente ECG si deve rispondere a sette domande fondamentali: o È presente attività elettrica? o Si riconoscono i complessi QRS? o I complessi QRS sono larghi o stretti? o Il ritmo è troppo veloce o troppo lento? o Il ritmo è regolare o irregolare (distanza R-R)? o Ci sono onde P? o Che relazione c’è tra onde P e QRS? Le aritmie sono disturbi del ritmo cardiaco e comprendono disordini della formazione dell’impulso elettrico e/o della propagazione dell’impulso, comportano alterazioni della frequenza cardiaca e/o della sequenza di attivazione delle camere. Le aritmie possono essere divise in: - Aritmie mortali: fibrillazione ventricolare (FV), arresto cardiaco. - Aritmie maligne: (possono degenerare in aritmie mortali): tachicardia ventricolare e torsione di punta → FV. Blocchi AV di alto grado → arresto cardiaco. - Aritmie non pericolose: possono essere anche molto sintomatiche o determinare scompenso cardiocircolatorio ma non hanno la tendenza elettrica a degenerare in aritmie mortali. L’urgenza della loro interruzione è data dalla gravità dello stato clinico del compenso. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 34 Università Telematica Pegaso 2 Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Fibrillazione ventricolare Ritmo ventricolare rapido e irregolare dovuto a circuiti multipli di rientro e associato con una gittata cardiaca essenzialmente nulla . la frequenza cardiaca non è rilevabile, l’onda P non è visibile, il QRS non è individuabile il ritmo e la conduzione sono dati da attività elettrica caotica. È una attività elettrica del cuore estremamente irregolare che produce nei ventricoli un tremolio inefficace e cessa l'attività di pompa del sangue del cuore. Ciò causa l'arresto cardiaco in pochi secondi e l'unico trattamento rimane uno shock elettrico al cuore. È un’aritmia letale se non trattata e interrotta tempestivamente. La FV si manifesta più frequentemente in soggetti affetti da cardiopatia ed in particolare da cardiopatia ischemica. L’unico trattamento efficace è la defibrillazione, da effettuare nel più breve tempo possibile. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare 3 Tachicardia ventricolare La tachicardia ventricolare può causare la perdita di gittata cardiaca con conseguente arresto cardiaco, con conseguente arresto cardiaco, specialmente alle frequenze più veloci o in presenza di cardiopatia. La tachicardia ventricolare può degenerare rapidamente in fibrillazione ventricolare. La TV senza polso viene trattata come la fibrillazione ventricolare cioè con la defibrillazione elettrica. La TV con polso viene gestita come le tachicardie a complessi larghi (cardioversione). Nella tachicardia ventricolare monomorfa il ritmo è regolare, si distingue la morfologia del QRS, la frequenza cardiaca varia tra i 100 e i 300 battiti/min., persiste attività atriale, talvolta sono apprezzabili le onde P. È causata da impulsi elettrici anomali che originano dai ventricoli, specialmente nei pazienti che hanno avuto infarti o hanno dilatazione del cuore . Sintomatologia dipende da diversi fattori: frequenza ventricolare, durata dell’aritmia , presenza e gravità della malattia sottostante, Condizioni del circolo periferico , Sede di insorgenza dell’impulso elettrico. La tachicardia ventricolare può essere: Asintomatica: brevi episodi non sostenuti o episodi sostenuti in cuori sani o a bassa frequenza ventricolare. Sintomatica: cardiopalmo, dispnea e/o angina, sincope, scompenso cardiaco, shock, morte improvvisa (episodi degeneranti in fibrillazione ventricolare). La terapia consiste in: • Farmaci antiaritmici e.v. (bolo + infusione continua) lidocaina, amiodarone, sotalolo, propafenone, magnesio solfato (trattamento diverso per forme specifiche, es. TdP) • Cardioversione elettrica ,se trattamento farmacologico inefficace o se pz in shock, scompenso cardiaco o emodinamica compromessa. • Cardioversione meccanica, pugno precordiale o “chest thump. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare 4 Torsione di punta Una variante della tachicardia ventricolare polimorfa è la torsione di punta, ha aspetto sinusoidale e l’asse di attivazione elettrica cardiaca sembra ruotare sul suo asse. Di solito insorge in persone con un intervallo QT lungo, in soggetti con disioniemie (ipomagnesiemia, ipopotassiemia) oppure in persone con QT lungo dopo somministrazione di farmaci (anche antiaritmici) che allungano il QT. La torsione di punta può manifestarsi con un arresto cardiaco, in questo caso va trattata con la defibrillazione o degenerare in fibrillazione ventricolare. Terapia: • sospendere i farmaci attivi a livello cardiaco • normalizzare gli elettroliti (particolarmente K e Mg) • Se necessario iniziare manovre di rianimazione cardio-polmonare stabilizzare l'elettrofisiologia cardiaca se necessario mediante pacing atriale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare 5 Blocchi atrio-ventricolari Primo grado: il normale intervallo PR è compreso fra 0,12 e 0,20 secondi. Il blocco atrio ventricolare di primo grado (BAV) è caratterizzato da un intervallo PR superiore a 0,20 secondi. È dovuto ad un ritardo di conduzione al livello della giunzione atrio-ventricolare. Può essere causato da patologie del sistema di conduzione, da alcuni farmaci che ritardano la conduzione a livello del NAV e allungano l’intervallo PR o può essere fisiologico (atleti). Secondo grado: è caratterizzato da onde P non sempre seguite dal complesso QRS. Si divide in due gruppi: Blocco atrio-ventricolare tipo Mobitz I o Luciani-Wenckebach La conduzione AV presenta un blocco intermittente e alcuni impulsi non passano ai ventricoli c’è un progressivo allungamento del P-R fino a che un’onda P non è seguita dal QRS. Eziologia: ipertono vagale (atleti, ore notturne), farmaci, raramente nell’IMA acuto inferiore. La prognosi è generalmente favorevole perché nei 2/3 dei casi ha sede soprahissiana. La terapia consite nell’osservazione, correzione fattori correggibili, sospensione farmaci che rallentano la conduzione. Blocco atrio-ventricolare di 2° grado tipo Mobitz II La conduzione AV presenta un blocco intermittente e alcuni impulsi non passano ai ventricoli, il P-R è costante, a intermittenza un’onda P non viene condotta ai ventricoli ovvero non è seguita dal QRS. Eziologia: è quasi sempre dovuto a lesione organica (ischemica, sclerotica o altro) a sede sottonodale; farmaci. Indipendentemente dai sintomi questo blocco richiede l’impianto di pacemaker definitivo per l’elevata probabilità di progressione a BAV di III grado. Blocco atrio-ventricolare di 3° grado Completa interruzione della conduzione AV. Atri e ventricoli hanno conduzioni indipendenti, nessuna P è condotta. Il comando dei ventricoli è preso da un ritmo giunzionale (se sede del blocco nodale → QRS stretto e FC 40-50 bpm; se sede del blocco sottohissiana → QRS largo e FC 30-40 bpm). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Può essere dovuto a processo sclerodegenerativo, infarto miocardio acuto (inferiore → blocco nodale generalmente transitorio; anteriore → blocco sottonodale generalmente persistente), cardiomiopatie, disionie (iperpotassiemia), esiti di cardiochirurgia, BAV congenito, farmaci. Il blocco atrio-ventricolare di 3° grado è sempre sintomatico, costituisce un indicazione ad impianto di PM temporaneo e definitivo. Blocco di branca sinistra Il QRS è allargato con assenza di onda R secondaria in V1 e mancanza di onde Q in V5, V6, AVL, D1. Esprime sempre una cardiopatia strutturale del ventricolo sinistro Blocco di branca destro Il ventricolo destro è attivato in ritardo e più lentamente rispetto al ventricolo sinistro. È detto completo se QRS > 0.12 secondi, incompleto se QRS < 0.12 secondi. Nei soggetti giovani non si riscontra cardiopatia associata. Tra le cause patologiche in età più tardive vi sono ipertensione arteriosa e polmonare, cardiopatia ischemica e alterazioni del cuore destro. Flutter atriale È una tachiaritmia atriale caratterizzata dalla presenza di attività atriale sincronizzata a frequenza superiore ai 250 battiti per minuto. L’onda P è assente e il patter visibile viene detto a “dente di sega”. IL QRS è stretto. Le cardiopatie sono la causa più frequente di flutter atriale e la cardioversione elettrica soprattutto nel paziente instabile, o farmacologica è l’obiettivo per controllare la frequenza cardiaca, correggere la causa sottostante e prevenire le complicanze cardioemboliche. Fibrillazione atriale L’onda P è assente e il QRS è stretto, il ritmo irregolare. Le cause di fibrillazione atriale sono BPCO, disionemie, ipertiroidismo, ingrandimento atriale, valvulopatie, cardiopatia, miopericarditi, elevato consumo di alcool e caffeina, ipossia. La terapia consiste nella cardioversione elettrica o farmacologica. Ritmo agonico È caratterizzato dalla presenza di un ritmo lento e irregolare a complesso QRS largo di morfologia variabile. È presente nelle fasi terminali di una rianimazione inefficace. I complessi QRS rallentano, si allargano fino all’assenza di attività elettrica. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Asistolia La prognosi è sicuramente infausta, può insorgere come tale o come FV che degenera nel tempo e può essere confusa con FV a basse onde. La terapia è il massaggio cardiaco. Attività elettrica senza polso (PEA) La gittata cardiaca è assente malgrado la presenza della normale attività elettrica. Ha prognosi infausta. Le cause potenzialmente più trattabili sono Pnx iperteso, trombo embolia, tossici,tamponamento, ipossia, ipovolemia, iper/ipoionemia. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare 6 Shock monitoraggio invasivo e non Per shock si intende una insufficiente ossigenazione dei tessuti causata da alterazione del sistema circolatorio che non riesce a fornire un apporto di sangue sufficiente a tutti i distretti corporei, con lesioni cellulari inizialmente reversibili, ed in seguito se le condizioni persistono, irreversibili. Lo shock può insorgere se il cuore non pompa più sangue in modo adeguato, se il volume ematico diminuisce, se i vasi sanguigni si dilatano fino a creare una capacità del comparto vascolare tale da non poter essere riempita dal sangue disponibile, e qualsiasi evento che alteri una di queste variabili favorisce l’insorgenza di uno stato di shock. I meccanismi patogenetici si possono sostanzialmente ridurre a: • Volume circolatorio inadeguato (shock ipovolemico) • Compromissione del tono vascolare (shock distributivo) • Deficit critico della portata cardiaca (shock cardiogeno) • Ostacolo al deflusso ventricolare (shock ostruttivo) CLASSIFICAZIONE SHOCK IPOVOLEMICO: Classe Perdite ematiche ml Perdite emat. (%vol.ematico) FC Pres. polso I II III 750 750-1500 1500-2000 15 15-30 30-40 >40 <100 >100 >120 >140 Ridotta Ridotta ridotta Ridotta ridotta Normale o > Pres. arteriosa Normale Normale o >PAD IV >2000 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 34 Università Telematica Pegaso Riemp. capillare Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare normale Aumentato aumentato aumentato 14-20 20-30 30-40 >35 Cond.mentali Poca ansia Lieve ansia Confusione letargia Diuresi oraria 30 o più 20 -30 5 -15 anuria FR SHOCK CARDIOGENO: miogeno, meccanico, aritmico. SHOCK DISTRIBUTIVO: settico, anafilattico, neurogeno, spinale. SHOCK OSTRUTTIVO: tamponamento cardiaco, tromboembolia polmonare, pneumotorace. La diagnosi di shock conclamato è per lo più facile, più complicato può essere individuare gli aspetti clinici iniziali (riconoscimento e valutazione dello stadio dello shock). I segni e sintomi, che caratteristici dello stato di shock conclamato, possono coesistere o meno a seconda della gravità in cui versa il paziente, sono principalmente: • PA massima < 90 mmHg o diminuzione di 40 mmHg dai livelli basali • diuresi < 0,5 ml/Kg/h • diminuzione del flusso ematico periferico: cute fredda , umida , cianotica. In fase avanzata la pelle del paziente diventa pallida, le labbra e i letti ungueali mostrano segni di cianosi. • aumento della frequenza respiratoria con respiro rapido e superficiale • riempimento capillare aumentato > 2 secondi. Quando viene esercitata una pressione sul letto ungueale, questa diventa bianca e quando la pressione viene rilasciata il letto ungueale riacquista il colore normale in non più di due secondi. • alterazione dello stato di coscienza, stato confusionale, disorientamento, sopore fino al coma. • acidosi metabolica Possiamo distinguere lo shock in tre stadi: Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare • Shock lieve: stato mentale non alterato, flusso urinario normale, ipoperfusione tessuti non primari (cute, muscolo, ossa), aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, paura. • Shock moderato: ipoperfusione organi importanti ma non cuore o cervello (reni, polmoni, fegato…), polso rapido e debole, sete, nausea. Oliguria e acidosi sono presenti ma il sensorio non è alterato. • Shock grave: perfusione inadeguata cervello e/o cuore, vasocostrizione generalizzata, oliguria, acidosi, ECG alterato, diminuzione della pressione sanguigna, alterazioni mentali. Di fronte ad un paziente in stato di shock bisogna: • Eseguire una rapida raccolta anamnestica mirata ad escludere un pregresso trauma, ricercare emorragie occulte, cause cardiache, focolai infettivi, cause di trombo embolia polmonare, escludere l’anafilassi. • Controllate eventuali emorragie esterne tramite compressione manuale e medicazione compressiva. Non usare lacci se non in caso di emorragia importante quale amputazione. La posizione raccomandata per il paziente in stato di shock è quella supina con arti inferiori sollevati a circa 30 cm di altezza (tranne in scompenso sinistro o trauma). Assicurare pervietà vie aeree e un’ adeguata respirazione: se il paziente respira mantenere la pervietà delle vie respiratorie, in caso contrario liberarle e se compromesse iniziare le manovre di RCP. Emogasanalisi e frequenza respiratoria: in corso di shock saranno evidenti quadri di tachipnea e di dispnea che dipendono anche dalla natura e gravità della causa scatenante. La dispnea ad eccezione dello shock cardiogeno rappresenta spesso il meccanismo di compenso respiratorio di una acidosi metabolica seguente all’ipoperfusione tissutale. Monitorare ossimetria cutanea o pulsossimetria: consente di avere una misurazione continua della saturazione ossiemoglobinica arteriosa (% sat. O2). Ossigenoterapia (ossigeno 5 – 10 lt/min.), se necessario assistenza con Ambu, Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Incannulare almeno due accessi venosi con ago-cannula di elevato calibro (14-16G) ed eseguire prelievi ematici per emocromo, elettroliti, funzione renale, coagulazione, gruppo sanguigno ed eventuali emocolture. Infondere liquidi (tranne in scompenso sinistro) soprattutto in caso di shock ipovolemico. Ricordare che la volemia normale corrisponde al 7% del peso corporeo (donna 50Kg = 50 x 7 : 100 = 3,5 lt) stima perdite ematiche: classe di shock 2 = circa 20% quindi 3500 x 20 :100 = 600 ml Monitorare ECG continuo: un aumento della frequenza cardiaca, ha generalmente significato compensatorio. Alla tachicardia possono associarsi turbe del ritmo secondarie agli squilibri elettrolitici e dell’equilibrio acido-base. In caso di trauma escludere pneumotorace iperteso. Stato della coscienza: il paziente potrà presentarsi ansioso,irrequieto, agitato e con l’aggravarsi dello shock sarà obnubilato, stuporoso fino a giungere ad un vero e proprio stato di coma. Prevenire le perdite di calore e mantenere la temperatura corporea del paziente il più vicino possibile ai valori normali. Monitoraggio temperatura corporea centrale (cat. vescicale con sensore) ): la cute si presenterà pallida, fredda, marezzata e sarà evidente una franca ipotermia, indicativa della vasocostrizione in atto. In caso di shock settico la temperatura sarà elevata. PA monitorizzata con sistema invasivo, incannulando arteria radiale o brachiale, se grave instabilità emodinamica in modo da ottenere una rilevazione continua, affidabile e sicura, per prelievi ripetuti. Posizionare un catetere venoso centrale (CVC), generalmente viene incannulata la vena basilica,brachiale, succlavia o giugulare interna, per stimare il riempimento volemico misurando PVC se: • ALTA (>12 cm di H20 ) cardiogeno , ostruttivo , settico • NORMALE ( 5-12 cm di H20) neurogeno , spinale , settico • BASSA (<5 cm di H20 ) ipovolemico , anafilattico , neurogeno , settico La determinazione della PVC, comunque non assume un valore diagnostico nella valutazione della gravità del quadro: essa sarà determinante per regolare correttamente la terapia infusionale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare CWP (Wedge pressure): Di fondamentale importanza nella diagnosi dei quadri di shock. Può essere determinata posizionando un catetere di Swan-Ganz nell’albero vascolare polmonare attraverso la vena giugulare int., la vena succlavia o la vena femorale. La Wedge pressure riflette abbastanza accuratamente i valori di pressione atriale sinistra, e ogni suo incremento è espressione di un aumento delle pressioni di riempimento delle sezioni sinistra del cuore. Per tale motivo, essa potrà essere elevata in caso di shock cardiogeno, normale o ridotta in corso di quadri ipovolemici, o di shock neurogeno. Il valore normale della CWP è di circa 8 -12 mmHg. Monitorare la diuresi con l’inserimento di un catetere vescicale con dispositivo per la misurazione della diuresi oraria in quanto consente di riconoscere precocemente l’instaurarsi di oliguria, segno dell’evoluzione dello stato di shock. Se necessario posizionare sondino naso-gastrico Sedare il dolore. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 34 Università Telematica Pegaso 7 Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Sindromi coronariche acute L’ischemia miocardica deriva da uno squilibrio tra apporto e fabbisogno d’ossigeno nel tessuto miocardico ed è conseguente all’occlusione improvvisa e prolungata di un ramo arterioso coronarico che determina necrosi ischemica delle cellule miocardiche relative alla coronaria occlusa. L’occlusione coronarica nel 90% dei casi è trombotica (formazione di un trombo su una placca aterosclerotica già esistente) e nel 10% dei casi consegue a condizioni diverse non trombotiche. Le sindromi ischemiche coronariche si dividono in croniche e acute. Tra le sindromi ischemiche croniche ricordiamo l’angina stabile i cui sintomi sono stabili da più di tre mesi. Le sindromi ischemiche coronariche acute si identificano con l’angina instabile, IMA senza sopraslivellamento (NSTEMI) e IMA con sopraslivellamento ST (STEMI). I sintomi delle sindromi coronariche acute (SCA) sono di varia natura, è presente dolore toracico retro sternale oppressivo, costrittivo o trafittivo dura da oltre 15 – 20 minuti e può irradiarsi alle braccia, schiena, collo, giugulo ed epigastrio. Questi sintomi talvolta sono associati a dispnea, astenia, pallore, nausea e diaforesi, il dolore non si modifica nell’intensità con il respiro o cambiando posizione. Possiamo avere presentazioni atipiche, nelle persone anziane o in persone affette da diabete, con dolore epigastrico, al collo, schiena, può essere presente dispnea e a volte può anche essere silente. Il paziente dovrà chiamare il 118 se questi sintomi non passano o peggiorano dopo 5 minuti; se il paziente è già cardiopatico dovrà assumere nitroglicerina s.l. e chiamare il sistema d’emergenza se la sintomatologia non regredisce o peggiora entro 5 minuti. Il 118 dovrà individuare i pazienti con possibile STEMI e quindi bisognosi di centralizzazione dove è presente un reparto di emodinamica. Già durante la chiamata di soccorso l’operatore 118 dovrà consigliare al paziente di assumere una posizione confortevole, di non praticare sforzi, proteggersi dal freddo, preparare terapia in atto e documentazione sanitaria. Se il paziente perde conoscenza dovrà dare indicazione ad eseguire BLS. Sul posto il personale sanitario dovrà rilevare i parametri vitali, provvedere ad un accesso venoso, applicare ossigeno,eseguire ECG a 12 derivazioni e trasmetterlo presso UTI quindi contattare telefonicamente il cardiologo, eseguire eventuale terapia suggerita e decidere destinazione del paziente. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare L’angina instabile NSTEMI fa parte delle sindromi coronariche acute in quanto è presente un elevato rischio di morte; viene definito come processo acuto di ischemia miocardica che non è sufficientemente grave o prolungato da risultare in una necrosi miocardica. All’ECG possiamo notare una depressione del ST oppure delle T prominenti e invertite, il tratto ST può non essere elevato. I pazienti decedono per morte improvvisa o per evoluzione verso IMA. E importante individuare tali pazienti sulla base dei primi sintomi anche se spesso questi pazienti non manifestano aterosclerosi coronarica inoltre è difficile differenziare, sulla sola base dei sintomi, un’angina instabile da IMA. La diagnosi differenziale viene fatta sulla base dei prelievi ematici per troponina. Se sono presenti segni ischemici all’ECG e gli enzimi sono negativi si tratta di angina instabile mentre se gli enzimi sono positivi e ci sono segni ischemici all’ECG si tratta di NSTEMI. I fattori di rischio sono il diabete, il fumo, l’ipertensione e l’ipercolesterolemia. Entro dieci minuti dall’arrivo in PS del paziente dovrà essere fatto ECG sarà presente depressione del ST o T prominenti e invertite. Sicuramente utile un confronto con precedente ECG. Un’alterazione dell’ST che scompare con paziente asintomatico è altamente indicativa di ischemia. ECG normale in un paziente con dolore toracico non esclude angina instabile/NSTEMI. Se ECG inizialmente è normale e c’è il sospetto di SCA: ripetere ECG ogni 15-30 min. l’1% ha uno NSTEMI e il 4% una angina instabile. IMA da stenosi della circonflessa sinistra può presentasi con ECG nei limiti. Circa il 4% ST sopraelevato in V7-V9. Il dosaggio ematico della troponina I è molto importante per la diagnosi in quanto è specifico e precoce e la sua concentrazione normale è < 0.15 ug/l viene eseguito all’ingresso, dopo 6 e 12 ore e se risulta negativo dopo 12 ore esclude infarto. Per altro l’entità dell’aumento predice la gravità dell’infarto. Ci sono delle cause non ischemiche di aumento della troponina e sono: miocardite, contusione miocardica, scompenso cardiaco, tachiaritmia, embolia polmonare, chemioterapia, insufficienza renale. Scopi della terapia: • Risolvere l’ischemia • Prevenire gli eventi avversi (morte e reinfarto) Quindi iniziare una terapia antischemica e antitrombotica mentre si esegue una stratificazione del rischio. Se il rischio è medio - alto o se la terapia non ha dato risultati subito intraprendere una strategia invasiva. La terapia antischemica si avvale di: Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 18 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare • Nitrati: possono avere come effetti collaterali cefalea e ipotensione. Se possibile, iniziare con terapia topica o per via orale dopo che per 12-24 h il paziente è senza dolore. Se il dolore si ripresenta il dosaggio endovena deve essere incrementato ma appena i sintomi cessano si deve tentare la riduzione. Non ci sono studi randomizzati che dimostrano l’efficacia dei nitrati sulla mortalità: razionale solo fisiopatologico. • Calcioantagonisti: bloccano l’azione del calcio che ha azione vasocostrittrice e favorisce la depolarizzazione del nodo seno-atriale e atrio-ventricolare. Non sono considerati farmaci di prima linea, anche perché dagli studi che hanno valutato questi farmaci sono stati esclusi i pazienti con scompenso cardiaco, disfunzione ventricolare sinistra e blocchi di conduzione. • I Betabloccanti: Bloccano i recettori ß1 a livello miocardico: bradicardia, riduzione della contrattilità miocardica e rallentamento conduzione a livello del nodo AV con riduzione del consumo di O2. Bloccano i recettori ß2 a livello bronchiale e vascolare: vaso e broncostrizione. L’assunzione (se non controindicata) deve essere immediata. La somministrazione endovena (solo nei pazienti a basso rischio di shock cardiogeno) in caso di dolore persistente, tachicardia e ipertensione. Sono controindicati nella fase acuta: • blocco AV • bradicardia • grave scompenso cardiaco • asma bronchiale • ipotensione La mofina è un agente ansiolitico e analgesico è indicata se nitroglicerina s.l. ed endovenosa non toglie il dolore. Gli effetti collaterali: ipotensione, bradicardia, bradipnea, vomito e nausea. Il dosaggio: 1-5 mg iv bolo ogni 15 minuti. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 19 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Terapia antitrombotica: riduce la morte e il reinfarto nelle patologie coronariche da rottura di placca. Si somministra ASA, un anticoagulante e a volte un farmaco antipiastrinico addizionale. La tripla terapia si usa in paziente con dolore continuo, ad alto rischio e in quelli destinati alla strategia interventista. Controindicazioni all’assunzione sono: sanguinamento attivo, emofilia, allergia, sanguinamento retinico attivo, ulcera peptica attiva, ipertensione arteriosa severa intrattabile, sanguinamento gastrointestinali e urinari severi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 20 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare 8 Terapia con anticoagulanti con l’uso di eparina non frazionata. Se viene usata eparina non frazionata ricordare: • È necessario costante monitoraggio del PTT , Il dosaggio è di 60U/Kg bolo e 12U/kg/h mantenendo un valore di PTT di 60-80 secondi. Il PTT deve essere eseguito dopo 6 h da ogni aggiustamento terapeutico, dopo 24 h se due determinazioni successive sono nel range prefissato e immediatamente dopo un dubbio emorragico. Deve essere eseguita una determinazione giornaliera delle piastrine per la trombocitopenia da eparina che compare dopo 4-14 giorni dall’inizio della terapia. Valori < 100000/ml compaiono nell’1-4% dei casi. Nell’ 0.1% dei casi compare una trombocitopenia da eparina autoimmune più grave perché crea trombosi: compare immediatamente dopo la prima infusione e raramente è tardiva. • L’eparina a basso peso molecolare: emivita più lunga: 1-2 somministrazioni , riduzione della piastrinopenia e una maggior praticità d’uso della LMWH senza necessità di monitorare la coagulazione,sanguinamenti minori sembrano essere più frequenti con la LMWH mentre i maggiori sono sovrapponibili. Le linee guida dell’ESC raccomandano di sottoporre a coronarografia entro 48 ore i pazienti con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST se dolore toracico a riposo, variazione dinamiche del tratto ST, livelli elevati di troponina, instabilità emodinamica durante il periodo di osservazione, aritmie maggiori, diabete mellito, ECG non interpretabile. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 21 di 34 Università Telematica Pegaso 9 Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Angina variante di Prinzmetal L’angina di Prinzmetal è una variante di angina instabile dovuta a spasmo coronarico che compare improvvisamente con elevazioni transitorie dell’ ST che regrediscono spontaneamente o dopo nitroglicerina. Gli attacchi avvengono spesso a riposo, ma anche sotto stress, freddo, esercizio fisico, più spesso alla mattina. Colpisce soggetti giovani e senza fattori di rischio.Gli episodi raramente evolvono ma sono stati segnalati casi prolungati con IMA, blocco AV e morte improvvisa. DIAGNOSI: La coronarografia spesso evidenzia placche aterosclerotiche non significative; la telemetria mostra elevazione dell’ST durante la crisi dolorosa che regredisce con nitroglicerina; l’ecocardiografia mostra durante la crisi dolorosa sofferenza miocardica. TERAPIA: nitroderivati a lunga emivita e calcioantagonisti. Sindrome X cardiovascolare È più frequente nelle donne. La causa non è chiara. Si suppone una alterazione endoteliale o una alterazione nella percezione del dolore. La diagnosi si fa con la triade: dolore anginoso, alterazioni dell’ST e coronarografia non significativa. La prognosi non è del tutto benigna visto che studi hanno dimostrato una mortalità del 3% dopo 7 anni. Terapia: β bloccanti e calcioantagonisti. La nitroglicerina è attiva nel 50% dei casi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 22 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare 10 Stemi Il 60% dei pazienti ha più di 65 anni e il 30% circa più di 75 anni, spesso ha una presentazione atipica. L’elevata mortalità precoce dello STEMI richiede una strategia aggressiva volta a ripristinare nel più breve tempo possibile il flusso al miocardio. Nell’ 80-90 % degli STEMI si trova all’angiografia un’occlusione completa. La necrosi miocardica procede dall’endocardio verso l’epicardio (in 4-6 h). All’ECG: ST sopraelevato di 1 mm in due derivazioni contigue nel 90% dei casi diagnostica un IMA e impone la fibrinolisi o la PCI primaria. Eseguire derivazioni destre (V4R, V5R,V6R) se presente sopraslivellamento ST nelle derivazioni inferiori. Una volta fatta la diagnosi è necessario: Far passare il dolore ischemico, valutare lo stato di compenso emodinamico , correggere le anomalie e iniziare una terapia riperfusoria mediante PTCA o fibrinolisi, iniziare una terapia antitrombotica per prevenire la ritrombosi o la stenosi subtotale nel sito della placca ulcerata. Le indicazioni alla trombolisi sono: ST sopraelevato di almeno 0,1 mV (1mm) in almeno 2 derivazioni contigue, IMA posteriore con ST sottoslivellato da V1 a V4, paziente con dolore toracico e BBsn di nuova insorgenza, Il dolore toracico e il sopraslivellamento non devono regredire con l’assunzione di 2-3 cp di nitroglicerina s.l., assenza controindicazioni a trombo lisi. Le controindicazioni alla trombo lisi: ASSOLUTE: pregresso ictus emorragico, pregresso evento cerebrovascolare ischemico (< 1 anno), neoplasia cerebrale, sanguinamento in atto o recente (es.ulcera peptica sanguinante), sospetta dissecazione aortica. RELATIVE: recente puntura (10 gg) di vaso non comprimibile, ipertensione grave non controllata (PAS>180 PAD>110), retinopatia diabetica emorragica, INR tra 2-3, gravidanza, condizioni associate a rischio di sanguinamento (colite ulcerosa) o recente sanguinamento (<4 sett), massaggio cardiaco > 5 min o intubazione endotracheale traumatica, trauma o intervento chirurgico maggiore recente (< 4 sett). Monitoraggio durante la trombolisi: • Trasferire paziente in terapia intensiva il prima possibile Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 23 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare • PA ogni 15 min durante infusione e poi ogni 30-60 min • Monitoraggio ECG continuo: per aritmie da riperfusione e variazioni del segmento ST • Complicanze emorragiche e stato neurologico • Evitare punture arteriose e venose e traumi • ECG a 12 derivazioni 4 h dopo l’inizio della terapia e se necessario (ripresa del dolore toracioco) • Enzimi cardiaci 4 h dopo inizio tx e ad intervalli di 4 h x 24 h L’angioplastica coronarica transluminale percutanea (PTCA) sta diventando l’intervento di scelta per IMA-Q e ristabilisce meccanicamente la pervietà della coronaria responsabile dell’IMA, interrompe l’infarto, riduce l’area di necrosi e migliora la funzione sistolica del ventricolo sinistro aumentando così la sopravvivenza. Richiede la pronta disponibilità di un’equipe cardiochirurgia per un eventuale bypass aortocoronarico d’urgenza. Rappresenta un’alternativa alla terapia trobolitica. È indicata nei pazienti con controindicazioni alla trombo lisi, in pazienti trombolisati che continuano ad accusare dolore e a presentare alterazioni ECG, in pazienti non trombolisati che sviluppano shock cariogeno entro sei ore dall’insorgenza dei sintomi. La ricanalizzazione meccanica tramite PTCA è in grado di ottenere una riapertura del vaso in oltre il 90% dei pazienti se eseguita in tempi inferiori a 90 minuti dalla diagnosi di IMA. Le complicanze alla PTCA sono: aritmie, shock cariogeno, scompenso cardiaco, aneurisma della parete ventricolare, trombi intracavitari ed embolizzazione sistemica, rottura di cuore (muscoli papillari, setto, parete), pericardite (reattiva entro la prima settimana, autoimmune di Dressler dopo la prima settimana). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 24 di 34 Università Telematica Pegaso 11 Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Edema polmonare L’Edema Polmonare Acuto è una gravissima sindrome caratterizzata da un aumento del liquido extravascolare del polmone a causa di trasudazione di liquido sieroematico nell'interstizio, negli alveoli e nei bronchioli polmonari. Lo squilibrio che porta alla formazione di edema polmonare può derivare da più fattori: o Da un aumento della pressione idrostatica capillare o Da una riduzione della pressione osmotica del plasma o Da un aumento della permeabilità della parete capillare o Da un rallentamento del drenaggio linfatico. Quando il ventricolo sinistro non riesce a smaltire la quantità di sangue proveniente dalla circolazione polmonare sostenuta da una gittata sistolica destra normale si ha un aumento della pressione all'interno delle vene polmonari e un aumento della pressione capillare e trasudazione di liquido negli spazi interstiziali ed alveolari. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 25 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare 12 Eziologia Edema polmonare acuto cardiogeno è dovuto ad uno scompenso acuto o cronico del ventricolo sinistro, causato da infarto miocardio acuto, cardiopatia ipertensiva e/o ischemica, cardiopatia valvolare, miocardite, cardiomiopatie. Fattori scatenanti cardiaci, extracardiaci o iatrogeni possono scompensare acutamente un cuore con preesistente cardiopatia e determinare un improvviso cedimento funzionale del ventricolo sinistro. Edema polmonare acuto non cardiogeno può essere causato da: inalazione di gas tossici (ammoniaca, cloro), inalazioni di fumi tossici, endotossine circolanti (shock settico), ARDS, porpora trombotica trombocitopenica, aspirazione di liquido gastrico o di acqua dolce o salata, overdose di eroina, polmoniti batteriche o virali, alta quota, eclampsia. Edema polmonare acuto neurogeno le cause possono essere: stroke ischemico o emorragico, trauma cranico, convulsioni. Assistenza infermieristica Ricercare segni rilevabili tramite analisi diretta o anamnesi accurata: o tosse : inizialmente secca e stizzosa, in seguito si nota presenza di escreato schiumoso roseo. o dispnea ingravescente sia in che espiratoria, il paziente lamenta sensazione di soffocamento, fame d’aria. La frequenza respiratoria è elevata e sono impegnati tutti i muscoli ausiliari della respirazione. o cianosi o alterazioni del livello di coscienza (soprattutto se l'EPA è accompagnato da un quadro di bassa portata con marcata ipotensione) o ortopnea obbligata (se il paz. non è in stato di shock) o ipertensione arteriosa (se il paz. non è in stato di shock) o oligo-anuria o tachicardia Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 26 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare o cute pallida, fredda, sudata con cianosi delle estremità o rantoli crepitanti alle basi polmonari che possono estendersi a tutto l' ambito polmonare Intervento terapeutico o Controllare funzioni vitali o Se necessario iniziare rianimazione cardiopolmonare o Ossigenazione: Somministrare ossigeno per eliminare l'ipossia e la dispnea. o CPAP si dimostra molto utile la somministrazione di ossigeno a pressione positiva intermittente o continua. Una pressione positiva di fine espirazione (PEEP) è una misura molto efficace al fine di ridurre il ritorno venoso, la pressione capillare e migliorare gli scambi gassosi. Le motivazioni fisiopatologiche che sostengono l’impiego della ventilazione (CPAP) in caso di edema polmonare acuto sono: una riduzione del ritorno venoso al cuore destro, opposizione alla trasudazione di liquido endoalveolare, aumento della capacità funzionale residua polmonare, reclutamento alveolare e riduzione dello shunt, riduzione del lavoro cardiaco e respiratorio. Le controindicazioni all’uso di CPAP sono i pazienti in coma o con sensorio compromesso, l’insufficienza respiratoria grave che necessiti di IOT, l’edema polmonare a bassa portata. La CPAP è una misura terapeutica temporanea e non deve interferire con la terapia farmacologica del problema di base. o Posizione Ortopnoica o semiseduta o Reperire immediatamente uno o più accessi venosi ed eseguire prelievi ematochimici o Eseguire prelievo arterioso per equilibrio acido-base (dimostra quadro di ipossia e nei casi più gravi è evidente acidosi metabolica). o Cateterismo vescicale o Mantenere pervia la via con soluzione Elettrolitica lentissima (mai usare una fisiologica, il contenuto salino NaCl al 0,9% trattiene liquidi) Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 27 di 34 Università Telematica Pegaso o Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Preparare i possibili farmaci di utilizzo Furosemide, Digitale, Morfina Solfato,Dopamina, etc. o Monitorare il paziente per escludere possibile crisi ischemiche, o aritmie ventricolari, andamento della pressione arteriosa e livello di saturazione di ossigeno o Tenere sempre pronto il materiale per l'intubazione e l'aspirazione La risoluzione dell’edema polmonare acuto è completa quando la capacità contrattile del ventricolo sinistro è ristabilita. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 28 di 34 Università Telematica Pegaso 13 Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Embolia polmonare Con il termine embolia polmonare o tromboembolia polmonare, si identifica una situazione clinica legata alla migrazione di materiale trombotico dalla circolazione venosa sistemica all’albero vascolare polmonare, con ostruzione parziale o totale della circolazione arteriosa polmonare. Nel 95% dei casi la trombo emboliapolmonare origina da un trombo che proviene dalla circolazione venosa profonda delle vene al di sopra del ginocchio o da un trombo più distale non trattato. I trombi si formano nelle vicinanze di una valvola venosa e possono provocare l’ostruzione completa di una vena. In percentuali molto basse l’embolo proviene dal cuore destro o dai distretti venosi della cava superiore. I fattori di rischio per la tromboembolia polmonare sono: l’obesità, il fumo, il sesso femminile, l’età superiore ai 40 anni, fratture o traumi degli arti inferiori, chirurgia ortopedica, ginecologica, urologica o generale dell’addome, neoplasie, contraccettivi orali, gravidanza, postpartum, varici venose, immobilizzazioni prolungate,diabete mellito, pregressa trombosi venosa profonda. Ci sono dei fattori di rischio congeniti tra i quali deficit di proteina C, deficit di antitrombina III e omocistinuria. Le cause attribuibili a tromboemboli provenienti dalle sezioni destre del cuore o del sistema cavale superiore sono: infarto acuto del ventricolo destro, fibrillazione atriale, cateteri di pace-maker, cateteri venosi centrali a lunga permanenza. Possiamo distinguere: o embolia massiva: caratterizzata da shock e ipotensione o embolia non massiva: pazienti in condizioni cliniche più stabili. Tra loro vi sono paziente con segni ecografici di ipocinesia del ventricolo destro e un’aumentata resistenza vascolare polmonare dovuta a riduzione dell’ampiezza del letto vascolare, che provoca un aumento della pressione arteriosa polmonare e un aumento del lavoro del ventricolo destro per mantenere il flusso ematico polmonare. Se il ventricolo destro non riesce a svolgere tutto il lavoro abbiamo un’insufficienza ventricolare destra, con conseguente riduzione della gittata cardiaca e diminuzione della Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 29 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare pressione sistolica e conseguente quadro di shock. La sintomatologia può essere vaga e specifica in caso di episodi microembolici. A livello polmonare, l’embolia polmonare comporta l’assenza o la perfusione in aree normalmente ventilate. Si ha così riduzione della un’alterazione del rapporto ventilazione/perfusione e la comparsa di aree ipoventilate che portano ad un quadro di ipossiemia. Il paziente con embolia polmonare può presentare diversi quadri clinici, la gravità deriva dal calibro del ramo ostruito, dal numero degli emboli, dall’entità dell’ostruzione e, dalle condizioni cardiopolmonari di base. il paziente si presenterà polipnoico, tachicardico, febbrile, affetto da senso di costrizione toracica. In caso di embolia, tale da provocare una occlusione del letto vascolare polmonare inferiore al 50%, alla tachipnea si aggiunge costantemente la dispnea, accompagnata da dolore toracico. Il paziente apparirà agitato, angosciato, tachicardico, sudato e febbrile. Se l’occlusione interessa il tronco arterioso o uno dei suoi rami principali, oppure più del 50% del letto vascolare, il quadro sintomatologico è dominato dalla compromissione cardiaca, con comparsa di shock e episodi sincopali. Il paziente sarà gravemente angosciato, presenterà importante dolore retro sternale, segni di stasi venosa, dispnea e cianosi. Quando il quadro occlusivo è completo, la morte interviene nell’arco di pochi minuti. La diagnosi differenziale di embolia polmonare richiede un’attenta valutazione dei dati anamnestici, della presenza di eventuali fattori di rischio e dell’esame obiettivo. Se in questa prima valutazione permane il sospetto di embolia polmonare si deve eseguire: Elettrocardiogramma: sarà presente tachicardia, segni di sovraccarico del ventricolo destro. Rx torace, che mostrerà aree di atelettasia parenchimale, versamento pleurico. Emogasanalisi arteriosa: ipossiemia e ipocapnia. Ecocardiografia: per documentare la presenza di sovraccarico e disfunzione del ventricolo destro. Scintigrafia polmonare: che permette di valutare sia la perfusione che la ventilazione polmonare. In caso di ipossiemia è raccomandata la somministrazione di ossigeno-terapia. Il bilancio idrico deve essere mantenuto in pareggio: la diuresi va monitorata. In presenza di dolore pleurico/toracico saranno utilizzati analgesici. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 30 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare La terapia dell’embolia polmonare ricorre a: Terapia ipocoagulante: Eparina non frazionata, Eparina a basso peso molecolare o ipocoagulanti orali. Terapia trombolitica: I farmaci trombolitici, accelerano la dissoluzione del trombo. Assistenza infermieristica La gestione di un paziente affetto da embolia polmonare richiede spesso, ma non sempre, il ricovero in terapia intensiva a causa delle compromissioni emodinamiche e respiratorie che accompagnano il quadro della patologia. Dal punto di vista infermieristico la persona con embolia polmonare massiva assorbe un notevole impegno assistenziale il paziente può essere ricoverato in situazione d’urgenza o emergenza e nella fase acuta prevale l’incertezza delle condizioni cliniche della persona. All’arrivo del paziente in terapia intensiva l’infermiere dovrà provvedere al: monitoraggio elettrocardiografico continuo: detergere il torace ed eseguire eventuale tricotomia migliora l’aderenza degli elettrodi alla cute ed evita l’insorgere di artefatti. Eseguire l’elettrocardiogramma a 12 derivazioni, dove è possibile notare segni di sovraccarico destro. Reperire via venosa periferica in attesa di posizionare un catetere venoso centrale o, di un catetere di Swan-Ganz per il monitoraggio emodinamico. Prima di procedere alla somministrazione dell’ossigenoterapia, è bene eseguire un prelievo arterioso per la valutazione emogasanalitica. La dispnea ingravescente può essere aggravata dalla comparsa di emottisi, dolore pleurico e retrosternale, tosse e broncospasmo. In alcuni casi può essere richiesta l’intubazione endotracheale e la ventilazione assistita. A seconda della gravità, il paziente deve essere sottoposto agli accertamenti diagnostici quali ecocardiogramma, radiografia del torace, angio e/o scintigrafia polmonare. Verrà quindi instaurata una terapia anticoagulante tramite: eparina non frazionata: consiste in una scoagulazione intensiva con eparina endovena (usualmente 5000-10000UI), seguita da un’infusione endovenosa continua. La velocità di infusione viene rapportata al peso corporeo sulla base di nomogrammi esistenti. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 31 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Eparina a basso peso molecolare: la terapia endovenosa con eparina non frazionata necessita di un costante controllo dei valori di ptt e continui aggiustamenti della posologia per mantenere il livello di ipocoagulazione entro il range terapeutico. Le eparine a basso peso molecolare: hanno una emivita più lunga, un effetto ipocoagulante più predicibile ed il loro uso è idoneo per il trattamento in via sottocutanea senza controlli di laboratorio. La possibilità di utilizzare le eparine a basso peso molecolare per via sottocutanea a dosi fisse (basate sul peso corporeo) nella fase acuta dell’embolia polmonare, rappresenta un vantaggio pratico, abolisce la necessità dei controlli della ptt e garantisce un livello di ipocoagulazione efficace e stabile. Ipocoagulanti orali: L’ipocoagulazione iniziata con l’eparina non frazionata o a basso peso molecolare va proseguita con i farmaci ipocoagulanti orali ed i due trattamenti debbono essere sovrapposti per un periodo di almeno 4-6 giorni. Il controllo di laboratorio della terapia anticoagulante orale viene effettuato giornalmente mediante l’esecuzione del tempo di protombina (PT); i risultati del PT vengono espressi mediante il INR (InternationalNormalized Ratio). Il monitoraggio dell’INR viene eseguito giornalmente fino al raggiungimento dei valori terapeutici, quindi 2 o 3 volte alla settimana per le prime 2 settimane in seguito meno frequentemente a seconda della stabilità del valore INR . Terapia trombolitica Il trattamento trombolitico viene riservato ai pazienti con embolia polmonare massiva e: 1) shock cardiogeno, oppure 2) instabilità emodinamica definita come la presenza di ipotensione (PA sistolica < 100 mmHg) associata o meno a tachicardia, segni di ipoperfusione periferica, tachipnea e sincope recente. Il trattamento eparinico endovenoso, se già iniziato, va interrotto durante la somministrazione del trombolitico e ripreso subito dopo il termine, previo controllo del ptt. Il paziente verrà sottoposto al monitoraggio intensivo dei parametri vitali, del bilancio idro-elettrolitico, ed al controllo della diuresi oraria. Se gli interventi risultano efficaci, si noterà nelle prime 48 ore un miglioramento dei valori di emogasanalisi, la normalizzazione della pressione arteriosa, del ritmo cardiaco, la riduzione della Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 32 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare dispnea, il ritorno della pressione dell’arteria polmonare nei limiti, la cute calda e asciutta, la ripresa della diuresi. Se gli interventi, risultassero inefficaci e le condizioni gravemente compromesse, il medico dovrà valutare la possibilità di terapia chirurgica (filtri cavali, embolisi con cateteri, embolectomia chirurgica). L’educazione al paziente sarà rivolta alla prevenzione delle recidive ed all’osservazione degli effetti collaterali del trattamento anticoagulante come: Fare attenzione a rilevare l’eventuale presenza di lividi ed emorragie, utilizzare uno spazzolino da denti con setole morbide, continuare a indossare calze anti-emboli per la durata della prescrizione, consultare sempre il medico prima di assumere qualsiasi farmaco, ridurre al minimo l’assunzione di lassativi perché diminuiscono l’assorbimento di vitamina K, durante un viaggio cambiare posizione frequentemente, camminare di tanto in tanto e, mentre si è seduti, eseguire esercizi attivi per le gambe e le caviglie. Rivolgersi immediatamente al medico in caso di feci scure o catramose. Superata la fase acuta, il paziente riprenderà gradualmente la mobilizzazione attiva fino a riprendere la completa autosufficienza. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 33 di 34 Università Telematica Pegaso Aritmie, sindrome coronarica acuta, edema polmonare, embolia polmonare Bibliografia: o Gentili A., Nastasi M, Rigoni L.A., Manganelli P. “Il paziente critico” editrice Ambrosiana Milano o Linee linee guida sull’Embolia Polmonare della Società Europea di cardiologia o Commissione ANMCO-SIC per le Linee Guida su Profilassi, Diagnosi e Terapia della tomboembolia Polmonare o American Heart Association, Emergency Cardiac Care Committee and Subcommittees. Guidelines for Cardiopulmonary Resuscitation and Emergency Cardiac Care part I. European Society of Cardiology Guidelines: Sudden Cardiac Death. European Heart Journal, 22: 1374–1450 (2001) . o Medicina d’urgenza – pratica e progresso - Valerio Gai Edizioni Medico Scientifiche Torino o Manuale ACLS (Advanced cardiac life support) A.I.S.A.C.E. o Manuale BLS-D – Italian Resuscitation Council Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 34 di 34