La rivoluzione americana.perla

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La rivoluzione americana
Nonostante l’Inghilterra non fosse la prima nazione a
colonizzare il Nuovo Mondo, infatti Stati come l’Olanda e
soprattutto la Spagna la precedettero, è solo con
l’occupazione inglese che prende avvio la vera storia del
Paese.
Nel 1606 la Compagnia di Londra fece partire tre piccole navi con 104 persone a bordo; i coloni
entrarono nella baia di Chesapeake nel maggio 1607 e fondarono Jamestown sul fiume James: aveva
così origine la prima colonia inglese negli Stati Uniti, la Virginia.
L’insediamento si trovò nei guai quasi immediatamente e per più di dieci anni fu sull’orlo dell’estinzione. La
mortalità era spaventosa: durante l’anno della fame (1690-10), la carestia e le malattie ridussero la popolazione
da 500 a 60 anime. La colonia sopravvisse soltanto per l’abilità del capitano John Smith e poi in seguito grazie a
Sir Thomas Dale. Il tabacco divenne ben presto la base dell’economia della Virginia .
La colonia americana di Plymouth fu fondata nel 1620 per opera di un gruppo di puritani inglesi. La
loro impostazione religiosa radicale e l'ottica separatista li costrinse a fuggire dall'Inghilterra per
evitare le persecuzioni politico-religiose. Dapprima approdarono in Olanda, dove i 'padri pellegrini'
progettarono di emigrare con tutte le loro famiglie nella libera colonia anglofona della Virgina
(Jamestown), appena fondata dalla Compagnia Privata della Virginia.
Si imbarcarono sulla nave Mayflower e affrontarono i pericoli del viaggio transoceanico. Una tempesta dirottò
la nave molto più a nord della Virginia, dove sbarcarono per fondare un nuovo insediamento: la colonia di
Plymouth. Soltanto nel 1691 la colonia inglese di Plymouth fu integrata agli altri insediamenti sorti nelle
vicinanze per dare vita al territorio del Massachusetts.
Nel 1632 fu fondata la colonia del Maryland in cui trovarono rifugio gli emigranti inglesi cattolici e
protestanti.
Nel 1636 nacque il Connecticut con la città di Hartford (attuale capitale).
Nel 1636 alcuni dissidenti puritani fondarono la colonia del Rhode Island
Nel 1662 fu fondata la colonia della Caroline, la cui costituzione fu scritta dal filosofo James Locke e
garantiva ai coloni libertà e tolleranza religiosa.
Due anni dopo, nel 1664, le truppe inglesi conquistarono la città olandese di New Amsterdam
ribattezzandola con il nome di New York.
Nel 1680 il mercante quacchero William Penn fondò la libera colonia della Pennsylvania. Da
quest'ultima si staccò la colonia indipendente del Delaware nel 1712.
La colonizzazione della Georgia nel 1732 completò lo schieramento.
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Le 13 colonie vennero subito popolate da europei provenienti d altri paesi europei: tedeschi, olandesi, irlandesi
e svedesi.
Tutti avevano in comune la ricerca di una vita migliore lontana dalla miseria, dalle persecuzioni religiose e da
guai con la giustizia.
Organizzazione politica
Le colonie erano soggette alla sovranità inglese ma avevano anche autonomia politica:
Avevano un governatore che aveva il potere esecutivo;
Avevano un’assemblea di rappresentanti eletti che esercitavano il potere legislativo.
Giustizia attraverso giudici nominati dal governatore.
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Le colonie del nord
Le quattro colonie del nord erano abitate prevalentemente da inglesi e scozzesi di religione puritana.
Insieme formavano quella che è chiamata la regione del New England.
All’interno piccoli proprietari terrieri che praticavano essenzialmente l’agricoltura o il trasporto di
legname. Sulla costa attività portuali e commercio.
Questi mercanti erano anche trafficanti di schiavi che vendevano ai grandi proprietari terrieri delle
colonie del sud.
Le colonie del centro
Popolazione di varie nazionalità
Economia agricola: cereali, lino, frutta
Importanti centri urbani: Filadelfia e New York
Le colonie del Sud
Grandi piantagioni di canna da zucchero, cotone e tabacco
Latifondisti con schiavi africani
Dominio dei proprietari terrieri
Le radici della rivolta
Nelle colonie inglesi d’America era vivo lo scontento contro la madrepatria perché era proibito sia vendere le
merci a paesi diversi dall’Inghilterra, sia fabbricare manufatti in concorrenza con quelli inglesi. Inoltre i coloni
erano sottoposti a una crescente pressione fiscale.
Le colonie comunque violavano il monopolio dell’Inghilterra contrabbandando con altri paesi, infatti, dalle
Antille francesi importavano zucchero e melassa per produrre il rhum.
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Lo stamp act 1765
Alla fine della guerra dei Sette anni (1756-1763), la Gran Bretagna, risultò
essere la maggiore potenza e dominatrice assoluta sui mari, ma nonostante
ciò la corona inglese si ritrovò a dover sostenere enormi spese di guerra e la
responsabilità di amministrare e difendere i nuovi territori acquisiti in Nord America.
Allo scopo di far contribuire alle spese dell'impero anche i coloni, il Parlamento inglese, nel marzo del 1765
impose una tassa di bollo su tutti i documenti legali, i contratti, le licenze, anche giornali, opuscoli, carte da
gioco ecc., stampati in terra americana.
L'imposta provocò una forte opposizione tra i coloni. Normalmente, infatti, erano le assemblee locali ad
emanare leggi fiscali e di organizzazione della sicurezza interna; tale legge venne quindi percepita dai coloni
come un tentativo di limitare i loro piani di autogoverno. La decisione del governo di Londra di imporre alle
colonie nuove tasse, come la legge sul bollo senza il loro consenso fece precipitare la situazione. Vi furono
movimenti di piazza e fu organizzato il boicottaggio delle merci inglesi. Londra inasprì la sua politica.
L’uccisione a Boston di cinque persone il 5 marzo 1770 diede inizio a una fase di scontro aperto.
Giorgio III
Il sovrano, re Giorgio III fu costretto ad annullare lo stamp act e a ridurre le tasse sulle importazioni, ad
eccezione di quella del tè.
Boston tea party
16 dicembre 1773, porto di Boston: alcuni coloni
americani, travestiti da indiani, gettano in mare un gran
numero di casse di tè, appena arrivate in America e pronte
per essere introdotte sul mercato dalla Compagnia inglese
delle Indie Orientali.
Questo celebre episodio, narrato dagli storici, è stato
considerato il punto di rottura nei rapporti tra le Colonie e
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l’Inghilterra; episodio che da lì a poco avrebbe portato alla guerra e alla successiva indipendenza. Le relazioni
diplomatiche tra i territori americani e la Corona erano, infatti, peggiorate gravemente nei dieci anni
precedenti all’episodio di Boston.
Verso la dichiarazione d’indipendenza
Il governo inglese a questo atto reagì con durezza e ciò provocò un movimento di ribellione in tutte le colonie.
I rappresentanti delle colonie si riunirono a Filadelfia nel 1775. Decidendo di iniziare le operazioni militari
contro l’Inghilterra.
Il comando delle forze fu affidato a George Washington, abile nella mediazione delle differenti componenti del
neo costituito esercito americano. Una dopo l'altra, tutte le colonie si dichiararono indipendenti. Il 4 luglio
1776 il Congresso di Filadelfia approvò la "dichiarazione di indipendenza" stilata da Thomas Jefferson, con la
quale si proclamava la nascita della Confederazione degli Stati Uniti d'America. L'esercito inglese cercò di
occupare New York, Filadelfia e il New Jersey ma trovò, tenacissima, la resistenza dei combattenti locali. Fu
allora che la Francia (seguita poi da Spagna, 1779 e Olanda, 1780) decise di scendere in guerra contro
l'Inghilterra, impegnandola un po' ovunque in svariate operazioni belliche.
Dopo che gli americani ebbero vinto, nel 1781, nella battaglia di Yorktown, il comandante inglese fu
richiamato in patria e gli americani colsero l’occasione per dare inizio alle trattative che portarono la firma
della pace il 3 settembre 1783 a Parigi. Il trattato che stipulava la pace determinava i confini degli Stati Uniti (a
nord con il Canada, a sud con la Florida, a est oltre il Mississippi mentre a ovest fu prevista una libera
esplorazione e conquista dei territori) e determinava l’accettazione da parte degli inglesi dell’indipendenza
delle loro ex colonie. Inoltre gli inglesi dovettero cedere il Senegal e Trinidad e Tobago ai francesi, la Florida e
Minorca alla Corona spagnola e le colonie dell’Asia alle Province Unite.
La guerra lasciò tutte le potenze in difficili condizioni economiche ma solo gli Stati Uniti, stimolati da una forte
passione per la libertà e da un’incrollabile speranza per il futuro, avevano reali possibilità di ripresa. Sei anni
più tardi una "convenzione" di 55 saggi, presieduti da George Washington, redasse la nuova Costituzione degli
Stati Uniti che fu approvata definitivamente nel 1788, mentre Washington divenne il primo presidente degli
Usa.
Gli USA diventano uno stato federale. Ogni stato è indipendente e conserva la propria autonomia,
riconoscendo al governo federale l’autorità su alcune materie importanti:
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Difesa
Politica estera
Commercio estero
Emissione della moneta
Riscossione delle imposte federali
La costituzione nel 1791 venne integrata con dieci emendamenti in cui si proclamavano i diritti fondamentali
dei cittadini
Gli Stati Uniti si allargano:
1803 ottennero la Louisiana dalla Francia;
1819 la Florida dalla Spagna
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