Seminario Bergamo

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Seminario Dottorato in Formazione della persona e
mercato del lavoro
Università di Bergamo, 13-14 dicembre 2011
Prof. Matteo Negro
Prima parte
Problema mente-corpo
Monismo/dualismo
Ontologia formale della soluzione duale
Approccio informazionale
Dualismo
Monismo
Teoria duale: la mente «informa» la
materia
Unità psicofisica della
persona
Fattori che hanno «facilitato» lo sviluppo della teoria
duale:
A) Le scienze cognitive hanno reintrodotto la dualità,
sulla base del realismo delle proprietà, mentali e
fisiche. Alla luce del realismo scientifico, esse
considerano le rappresentazioni mentali come degli
oggetti, per quanto inosservabili
B) Crisi della meccanica classica
C) Percorso della nuova fisica (Prigogine-Stengers):
sistemi dinamici fuori dall’equilibrio
Tuttavia:
Manca un’adeguata teoria dell’informazione
per sistemi fisici che non rientrano nel
paradigma dei sistemi della meccanica
classica: sistemi dinamici non lineari stabili
fuori dall’equilibrio (sistemi caotici)
Ontologia formale della soluzione
duale
«l’originalità della soluzione duale del
problema mente-corpo rispetto a quello
dualista, consiste nel fatto che in tale
approccio si può in linea di principio
affermare la non riducibilità della mente al
corpo senza supporre una ‘sospensione’
della causalità fisica degli eventi neurali
soggiacenti» (Basti, 2004)
Approccio informazionale
all’ontologia duale
A) Che cosa, quale principio formale di identità
stabilizza la materia che ci costituisce e
permette la nostra persistenza nel tempo?
B) Può una nozione equiestensionale di identità
essere di qualche utilità nello spiegare l’identità
di tipo informazionale?
C) Possiamo identificare con la «mente» tale
principio (alla maniera di Cartesio)?
D) Dove si localizza la mente rispetto al corpo?
Nell’approccio informazionale la mente non è
collocata dentro o contenuta dal corpo (principio di
introiezione)
La mente «contiene» il corpo: essa coincide con il
flusso informazionale dei controlli fra le parti, gli
organi del corpo (principio di stabilità interna) e fra il
corpo e l’ambiente (principio di stabilità esterna)
Il flusso dei controlli contiene sempre i sistemi fisici
ed energetici che mette in relazione; l’estensione
della mente coincide con l’estensione non spaziale
del suo potere di controllo (sul corpo, sul corpo e ciò
che entra in relazione con il corpo, ad es. il campo
percettivo)
L’ontologia formale aristotelica e tomista può
costituire una base logica per la teoria duale (Basti).
In particolare:
L’essere come essenza (quidditas) rappresenta il
principio formale di identità, non equiestensionale,
dell’essere dell’esistente (esse commune) che non
è la componente materiale, ma il plesso di formamateria, cioè di informazione e componente
materiale
Qualsiasi evento corporeo, fisico non è pertanto
puramente materiale, come riteneva Cartesio, ma è
insieme materia e forma, cioè materia organizzata
secondo un principio informazionale di
organizzazione. Mentre da un punto di vista
estensionale, il «denotato», il riferimento è unico (il
corpo o l’evento corporeo, neurofisiologico), da un
punto di vista intensionale la connotazione è duplice
(formale e materiale).
In altre parole, né la materia né la forma sono due
«oggetti» esistenti: ciò che esiste è il plesso di
materia e forma, di identità ed esistenza. Materia e
forma sono relazioni causali, costitutive dell’oggetto
Materia/forma: non «id quod existit» bensì «id
quo aliquid existit»
La stabilità individuale e di specie dipende
pertanto da un complesso di cause (fisiche,
genetiche, ambientali), che producono
organizzazione
Le cause meccaniche non sono esclusive: non è
possibile predire lo stato finale di un processo,
basandosi esclusivamente sui dati relativi allo
stato iniziale. Il processo dinamico si compie
anche attraverso la capacità del sistema di
pervenire allo stato di stabilità finale, seguendo
traiettorie non lineari
«E’ evidente perciò che interpretare l’identità di una
tale ‘forma fisica’ in senso estensionale, ‘puramente
geometrico’ e, conseguentemente, la misura
d’informazione associata nel senso di una misura di
entropia, è assolutamente senza senso» (Basti,
2004)
Quindi: i fini iscritti nell’organismo (stato iniziale),
come variabili genetiche, possono trovare «ostacoli»
di tipo ambientale o, nel caso dell’uomo, possono
addirittura essere contrastati o completati dai fini
intenzionali e culturali. Le traiettorie diverse non
dissipano l’individuo, non ne riducono
irreversibilmente l’energia vitale, ma possono
stabilizzarla in un modo impredicibile.
Diversamente dal dualismo (mente-corpo): non è la
mente ad agire sul cervello
Ciò che agisce è il plesso di componente formale e
materiale, cioè l’esistente.
Il corpo vivente è caratterizzato dalla sua capacità di
auto-organizzazione, di auto-determinazione,
secondo il suo grado di complessità.
Questo è il senso dell’azione immanente: il corpo
opera un controllo attivo sulle parti e sulle
modificazioni interne ed esterne (vedi anche
rapporto fra organico e meccanico in Canguilhem)
Le parti sono «strumenti» che la totalità del corpo
vivente, cioè l’organismo, usa per i propri fini.
«In questo modo diviene evidente perché tutte le misure
della moderna teoria dell'informazione, in tanto in quanto
misure d’entropia - misure della ‘sorpresa’ indotta dal
semplice discostarsi del processo fisico da un ordine
geometrico e/o statistico predicibile (per esempio, da una
traiettoria predicibile nello spazio delle fasi) -, non solo non
possono essere versioni operazionali della nozione
aristotelica di ‘forma’, ma anche sono del tutto inadeguate
a fornire una misura di quella generazione d'informazione,
correlata a quella ‘generazione di ordine’ (invenzione di
nuove traiettorie per raggiungere gli stati finali, ovvero, più
in generale, continua ridefinizione della divisione e quindi
della relazione parti-tutto) in tutti i sistemi fisici ‘autoorganizzanti’ (= stabili fuori dall’equilibrio), i sistemi fisici
viventi, prima di tutto» (Basti, 2004)
Seconda parte
Critica del rappresentazionismo
cognitivista (funzionalismo)
Cognizione come azione incarnata
(embodied): enazione (Varela)
Relazione fra le strutture di significato del senso
comune, del vissuto, dell’introspezione (prima
persona) e le strutture del discorso oggettivo (terza
persona) (vedi Merleau-Ponty)
Accoppiamento strutturale: a partire da uno
«sfondo» il sistema vivente autonomo produce
significatività, semplicemente trovando uno stato di
stabilità nella relazione con l’ambiente
Contrariamente alla relazione input/output dei
sistemi digitali, «questo mondo non è prestabilito e
successivamente ricostruito grazie ad una
rappresentazione [cioè un valore di stato]» (VarelaThompson-Rosch, 1992)
Cognizione come azione incarnata:
Concezione intermedia tra realismo delle
proprietà (rappresentazione simbolicofunzionale) e idealismo (soggettivismo,
relativismo, costruzionismo).
La cognizione dipende dall’esperienza
sensomotoria e dall’inclusione delle capacità
sensomotorie in un contesto (cornice)
biologico, psicologico e culturale
Varela, 1992:
«l’approccio enattivo implica due concetti: (1) la
percezione consiste in un’azione a sua volta guidata
dalla percezione e (2) le strutture cognitive emergono
dagli schemi sensomotori ricorrenti che consentono
all’azione di essere guidata percettivamente»
È la modalità corporea del percettore, e non modo il
mondo statico della predizione meccanica, a
determinare come il percettore possa agire ed essere
regolato dagli eventi ambientali
Piaget: il neonato dispone solo della propria attività,
cioè della relazione di «afferramento» del mondo,
che è tutt’uno con il suo riconoscimento, nella fase
iniziale
Mark Johnson: categorizzazione come metafora del
movimento, come schema dell’immagine cinestetica
(dentro-fuori, parte-intero, origine-percorso-fine)
Sheets-Johnstone: relazione tra eidos e morphé, fra
essenza e forma dinamica: l’anima come principio di
movimento in Aristotele, e rifiuto della meccanica
democritea.
Terza parte:
La persona tra natura, normatività e
discorsività
Critica del comportamentismo
metodologico e del meccanicismo sociale
(Canguilhem-Harré)
Wittgenstein:
una forma di vita si concretizza nei giochi linguistici
Relazione fra pensiero e linguaggio
Ipotesi Sapir-Whorf (1956):
- Le forme del linguaggio influenzano o determinano
le possibilità del pensiero.
- Distinzione tra le forme di pensiero che sono
«incorporate» nella grammatica e le forme che
sorgono soltanto dalle differenze di vocabolario: i
modi di pensiero si realzzano nei concetti
grammaticalizzati
Vygotskij: psicologia dello sviluppo:
- Per ogni persona individuale, pensiero e
linguaggio hanno origini indipendenti. Il
pensiero ha inizio nell’attività innata del
sistema nervoso, mentre il linguaggio ha
inizio nell’interazione sociale
- La struttura della mente umana sviluppata
si realizza attraverso l’acquisizione delle
capacità in una simbiosi psicologica con gli
altri.
Ruolo dei pronomi
Relazione fra il pronome e il sé
Pronome e identità
Correlazione fra contesto (grammatica) e significato
(quadro descrittivo):
«Un processo cognitivo è determinato, in qualsiasi modo si
consideri la relativa situazione, soltanto rispetto a un
insieme di assunzioni di riferimento che riducono
l’ambiguità e la gamma dei possibili significati di un atto
cognitivo … ogni atto cognitivo deve avere un qualche
grado di determinatezza contestuale e ciò presuppone
certe assunzioni di fondo che non sono specificate nella
descrizione dell’atto cognitivo stesso»
(Harré, 2000)
Il contesto ha una funzione normativa rispetto al
compito (task) cognitivo
Wittgenstein: rispetto alle azioni abituali,
distinzione tra:
- seguire una regola: regola esplicita e
azione gestita da una conversazione
(pubblica – descrittiva- e privata –
espressiva) in cui si applica la regola
- agire in accordo ad una regola: regola
implicita ed azione abituale.
Il cervello e il SNC sono «strumenti», condizioni
abilitanti che consentono attività
I processi psicologici sono performances di persone,
che, in quanto intenzionali, sono «competenti», cioè
dirette a fini e vincolate normativamente.
Un modello di azione competente (intenzionale e
normativa) è la «conversazione»
«La psicologia discorsiva si concentra sull’attività e
sul processo, ed è scettica riguardo a chi concepisce
le capacità mentali in termini di entità» (Harré, 2000)
L’unica entità nell’orizzonte ontologico della
psicologia discorsiva è la «persona»
«La mente non è altro che azione
dotata di significato»
(Harré, 2000)
La mente (cognizione) come azione
incarnata (Varela)
La mente come azione (Negro, 2000)
Grazie per l’attenzione e alla prossima!!
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