12_La legge è uguale per tutti?", 2011

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Archivio di Stato di Cremona
A cura di
Fausto De Crecchio e Giorgio Guarneri
5 - 16 aprile 2011 - Archivio di Stato di Cremona
“La Legge é uguale per tutti?” è il titolo scelto per la
mostra di caricature allestita presso l'Archivio di Stato di
Cremona dal 5 al 16 aprile.
E' stato così scelto di analizzare il problema della giustizia basandosi su caricature, per la maggior parte francesi, create tra il
1830 ed i primi anni del 1900, durante la ”monarchia di luglio”,
il secondo impero e la terza repubblica.
Nelle caricature vengono presentate situazioni e personaggi con
un'esagerazione grafica delle loro caratteristiche, che permettono
di attirare l'attenzione dello spettatore su ciò che è eticamente
anomalo nel funzionamento di una società.
Così Luigi Filippo, re dei Francesi, assume l'aspetto di una pera
nella sezione della mostra consacrata ai rapporti tra la caricatura ed il potere. Qui viene anche messa in evidenza l’influenza
nefasta del potere politico sull’amministrazione della giustizia,
magistralmente rappresentata da Paul Iribe in una caricatura ove
la giustizia appare legata ed imbavagliata in balia delle onde.
La presentazione degli altri protagonisti dell'esposizione: il giudice, l'avvocato, la vittima ed il reo alterna il ridicolo al tragico in
una satira graffiante che non risparmia nessuno degli attori di
questa tragicommedia umana.
Senza dubbio particolarmente significativa è la sezione che
riprende il titolo della mostra, evidenziando un complesso gioco di
interazioni tra potere giudiziario, potere politico e potere economico.
La mostra prosegue poi con una serie di caricature sulla donna
togata, ove la presenza della donna tra la gente di giustizia è
oggetto di un'ironia feroce, prodotta dal timore degli uomini di
perdere il monopolio nella gestione del diritto ed una parte del
loro potere sulla società.
L'ultimo capitolo presenta al visitatore l'affaire Dreyfus, un pro3
cesso che divise profondamente la società francese ed ebbe conseguenze etiche ed istituzionali che perdurano tuttora.
Queste caricature mettono in evidenza la collusione tra i poteri
costituiti e l'antisemitismo al fine di impedire la revisione del processo al capitano Dreyfus, di origini ebraiche, pur in presenza di
prove inconfutabili della sua innocenza.
L'esposizione, attraverso la presentazione di opere di altissimo
valore grafico, mostra l'importanza della libertà di critica nello
sviluppo della società.
I Curatori
4
Cenni sulla storia della caricatura
Tre grandi paesi europei hanno dato la loro impronta all'evoluzione della caricatura.
Nasce in Italia secondo alcuni con il grande Leonardo, secondo
altri solo alla fine del XVI secolo con i fratelli Carracci, in particolare Agostino. I suoi album riprodotti a stampa ebbero anche un
certo successo commerciale.
Altri artisti celebri seguirono la stessa via: il Guercino, il
Domenichino, Pier Francesco Mola.
Anche il Bernini trasmise ai posteri le fisionomie deformate di
personaggi eminenti della Roma barocca. Inventata in Italia, la
caricatura in breve divenne lo strumento con il quale gli artisti
dimostravano la loro acutezza di osservazione, la loro abilità di
disegnatori ed il loro virtuosismo. Progressivamente si diffonde
nell'Europa occidentale ove diviene sinonimo di novità artistica.
Nel XVIII secolo William Hogarth attraverso le sue caricature
rivisita la tradizione popolare del Nord Europa, in particolare quella dei quadri di genere fiamminghi ed olandesi.
Hogarth, dotato di un occhio infallibile, per primo utilizza la caricatura per commentare l'attualità, identificando con acutezza ciò
che è falso, vergognoso, sinistro e semplicemente vacuo.
Grande artista, talvolta ispirato da Brueghel, e regista efficace del
mondo che rappresenta, Hogarth è anche giudice spietato di un'umanità peccatrice, mostrando così la sua ascendenza morale puritana.
Nel corso del XVIII secolo la caricatura inglese divenne cosciente della sua funzione di critica politica e sociale e di quello che
riteneva il suo dovere verso la società.
Per raggiungere gli obiettivi che si prefiggevano, i caricaturisti
usarono immagini di grande incisività e, in qualche caso, di estrema volgarità e brutalità per poter essere compresi anche dalle fasce
sociali culturalmente meno evolute.
Nel XIX secolo il centro di gravità della caricatura si sposta in
Francia, ove si inserisce in una tradizione locale di cronache figu5
rate, affermatesi già alla fine del XVI secolo per rispondere ad un
bisogno di informazione espresso dal popolo.
Allo scoppio della rivoluzione esistevano immagini grossolane
vendute da ambulanti nelle vie di Parigi, ma la sola caricatura francese paragonabile in termini di qualità alla produzione inglese
contemporanea è probabilmente un disegno di David che rappresenta la regina Maria Antonietta al patibolo.
Il ruolo di Hogarth nell'Inghilterra del XVIII secolo toccò in
Francia un secolo più tardi a Honoré Daumier. Questo artista
straordinario paragonato da Balzac a Michelangelo e considerato
da Baudelaire tra i più grandi disegnatori del XIX secolo alla stregua di Delacroix e Ingres, fece compiere alla caricatura in Francia
un enorme salto qualitativo, evidenziato dai suoi disegni pubblicati nelle due principali riviste satiriche del regno di Luigi Filippo:
Charivari e Caricature.
Daumier fu testimone di un periodo molto movimentato della storia francese: visse le rivoluzioni del 1830 e del 1848, la monarchia
borghese di Luigi Filippo, il secondo impero, la disfatta di Sedan
e l'occupazione prussiana del 1870/71.
Alla morte di Daumier, nel 1879, la caricatura godeva di un'immensa popolarità e più tardi grandi pittori come Toulouse-Lautrec,
Van Gogh, Rouault e Picasso si cimentarono in quest'arte molto
particolare.
6
La caricatura e il potere
1
Ritratto di Luigi Filippo,
re dei Francesi
Malgrado la sua finezza
intellettuale e la sua astuzia
Luigi Filippo divenne
oggetto di critiche acerbe
espresse attraverso una
satira feroce. Il re “Pera”
venne cacciato da una
nuova rivoluzione nel
1848. Estremamente attento alla sua immagine di
sovrano è in genere ritratto
con una criniera di capelli
posticci.
2
Les Poires
'Le Charivari', n. 17 del 17
gennaio 1834
traduzione dal francese
“Venduto per pagare i 6000
franchi di ammenda inflitti
al giornale Le Charivari”
“Se per riconoscere il
monarca in una caricatura vi
aspettate che sia identificato
esclusivamente grazie ad
7
una somiglianza fisica, cadrete nell'assurdo. Guardate ora questi
schizzi informi, ai quali avrei dovuto limitare la mia difesa.
1 Questo schizzo assomiglia a Luigi Filippo, lo condannerete?
2 Allora bisognerà condannare anche questo che somiglia la
primo.
3 Poi condannare anche quest'altro che è simile al secondo.
4 Infine, se siete coerenti, non potrete assolvere questa pera, che
somiglia agli schizzi precedenti.
Così per una pera, per una brioche, per tutte le immagini grottesche nelle quali il caso o la malizia avrà messo questa triste somiglianza, potrete infliggere all'autore 5 anni di prigione e 5000 franchi di ammenda”.
Il giudice
3
'Le Charivari', n. 296/1844
tavola n. 13 della serie “Le
philantropes du jour”, di
Honoré Daumier (18181879)
traduzione dal francese
“I filantropi del giorno:
Signori giurati … l'accusato
ha ucciso Jean Maclou …
questo è vero. Non è pentito
… ciò è ugualmente vero …
ma proprio perché al
momento non se ne pente,
dobbiamo evitare di condannarlo … lasciamo agire il
tempo … la reazione si veri8
ficherà e più i rimorsi saranno tardivi più saranno forti
… credo così di essere più
logico e più severo del procuratore generale … voto
per l'assoluzione dell'accusato”
4
'L'Assiette au Beurre'', n. 12
del 20 giugno 1901 di
Gustave Henry Jossot
(1866-1951)
traduzione dal francese
“Che può importare al
signor giudice l'innocenza di fatto se l'accusato è colpevole di
diritto?”
L'avvocato
5
'Le Charivari', n. 28 del 1840 di
Honoré Daumier
traduzione dal francese
“Mr. Joliv…
Mr. Jollivet è un piccolo avvocato di
Rennes, del quale gli elettori di Illeet-Vilaine hanno avuto la bontà di
fare un piccolo deputato. Da quando
occupa il suo piccolo seggio alla
9
camera dei deputati, si è concentrato in un piccolo ruolo di piccola opposizione, nel quale sembra compiacersi della sua piccola
capacità. In seguito ad una delle calorose e patriottiche interpellanze del sig. Mauguin al ministero il 13 marzo, Mr. Jollivet si è
fatto notare grazie ad una piccola battuta che ha provocato un piccolo temporaletto alla camera. A partire da questo momento ha
preso come socio Mr. Emmanuel Las Cases e quei due piccoli onorevoli formano da soli una piccola corrente che non rappresenta
esattamente né l’opposizione meno virulenta né il terzo partito. E’
troppo piccola per poterne distinguere lo spirito, ammesso che di
spirito si possa parlare nel piccolo gruppo composto esclusivamente dai piccoli Jollivet e Las Cases figlio.”
6
'L'Assiette au Beurre', n. 208 del 25
marzo 1905 (numero speciale 'Le priviliege des Avocats') di Maurice
Radiguet (18661941)
10
La vittima
7
'Le Charivari', 6
luglio 1864 di
Honoré Daumier
8
'L'Assiette au Beurre', n.
137 del 14 novembre
1903 (numero speciale
'Le due giustizie') di
Theophile Alexandre
Steinlen (1859-1923)
traduzione dal francese
“Oltraggio e violenza
contro gli agenti di polizia.
Considerato
che
è
impossibile per il tribunale contestare l'intelligenza e la buona fede
11
degli agenti di polizia quando affermano sotto giuramento che l'accusato pur muto, senza gambe e senza braccia, li ha gravemente
insultati e percossi … lo condanna etc, etc ...”
Il reo
9
'Le Charivari', del 17
novembre 1867 di
Amedée de Noé detto
Cham (1818-1879)
traduzione dal francese
“Queste brave signore:
Signora,
abbiamo
perso il processo e dobbiamo pagare 1200 franchi al gioielliere.
Bene, le darò l'indirizzo in modo che passi a
pagare.
Come? Io?
Vuole
scherzare;
certo, dato che si occupa
dei miei affari ed abbiamo perso il processo”
10
'Le Monde Plaisant', n. 10 del 27 luglio 1878 di Gustave Frison
traduzione dal francese
“Come mai è entrato da una tabaccaia, ha scelto dei sigari ed è
12
uscito senza pagare?
Non ne conoscevo il prezzo.
Doveva chiederlo!
Non ho osato signor presidente. Sono talmente timido con le donne!”
La giustizia è uguale
per tutti
11
'L'Assiette au Beurre', n 16
del 18 luglio 1901 di
Gustave Henry Jossot
traduzione dal francese
“E' parente del guardasigilli, insabbiamo l'affare”
13
12
'L'Asino', n. 4 del 15 gennaio 1922 di Gabriele
Galantara detto RataLanga
(1865-1937)
LA DONNA TOGATA
Nei paesi dell’Europa occidentale, culla dei diritti dell’uomo sempre e solo al maschile finché una versione politicamente corretta “diritti umani” non si è imposta nel linguaggio ufficiale - le
donne ebbero accesso all’avvocatura ed alla magistratura solo in
epoca recente. La diffidenza nei confronti della donna magistrato
risaliva ai tempi antichi.
Una legge italiana del 1919 che sanciva il divieto di impiegare personale femminile nei lavori che implicavano poteri giurisdizionali
o pubblici quale prefetto, magistrato, ufficiale giudiziario, ecc.
venne abolita soltanto nel 1963 dopo una dichiarazione di incostituzionalità.
In realtà già nel secondo dopoguerra si era a lungo discusso dell’apertura alle donne di funzioni riservate fino a quel momento
agli uomini. A questo proposito è interessante ricordare alcuni
14
interventi di eminenti personalità durante i lavori dell’Assemblea
Costituente: “nella donna prevale il sentimento sul raziocinio,
mentre nella funzione del giudice deve prevalere il raziocinio sul
sentimento”; “soprattutto per motivi…riguardanti il complesso
anatomo-fisiologico la donna non può giudicare”; “non si intende
affermare una inferiorità nella donna; però da studi specifici sulla
funzione intellettuale in rapporto alle necessità fisiologiche dell’uomo e della donna risultano certe diversità, specialmente in
determinati periodi della vita femminile”.
Più articolate furono le dichiarazioni dell’on. Leone, eminente giurista e futuro presidente della Repubblica, il quale affermò: “si
ritiene che la partecipazione illimitata delle donne alla funzione
giurisdizionale non sia per ora da ammettersi. Che la donna possa
partecipare con profitto là dove può far sentire le qualità che le
derivano dalla sua sensibilità e dalla sua femminilità, non può
essere negato. Ma negli alti gradi della magistratura, dove bisogna
arrivare alla rarefazione del tecnicismo, è da ritenersi che solo gli
uomini possano mantenere quell’equilibrio di preparazione che
più corrisponde per tradizione a queste funzioni”.
Più antico è il libero accesso della donna alla professione forense.
Già dal 1880 le donne laureate in giurisprudenza iniziarono la loro
battaglia per potersi iscrivere all’Ordine degli avvocati, ma solo la
legge del 1919 che sancì l’ammissione delle donne “a pari titolo
degli uomini ad esercitare tutte le professioni ed a coprire i pubblici impieghi” (con le eccezioni già menzionate, poi soppresse nel
1963) permise loro di esercitare questo diritto.
Nel 1900 in Francia la prima donna avvocato fu autorizzata all’esercizio della professione forense e verso la metà degli anni quaranta le donne poterono accedere alla magistratura. Solo per il
notariato l’Italia può vantare un certo anticipo sulla Francia. Infatti
in Italia la prima donna notaio ebbe accesso alla professione negli
anni Trenta del Novecento, mentre in Francia solo nel 1949 le
donne furono ammesse al notariato.
Le caricature qui presentate descrivono in modo vivido ed umoristico le pseudo-ragioni che avrebbero dovuto precludere alle
15
donne l’esercizio della professione forense e della magistratura.
13
'Fantasio', n. 78 del 15
ottobre 1909 di Roubille
14
'Fantasio', del 1927 di
Bernard
traduzione dal francese
“L'imputato un po' preoccupato.
Ciascuno pensa alla propria pelle”.
16
L’AFFARE DREYFUS
Nell’autunno del 1894 lo Stato Maggiore Francese venne in possesso di una lettera anonima, senza data, rinvenuta a pezzi nella
carta straccia dell’ambasciata tedesca di Parigi. In questa lettera un
ignoto ufficiale francese dichiarava di inviare al destinatario
cinque documenti segreti che concernevano la sicurezza
nazionale.
A quell’epoca la Francia si era da poco risollevata dalla terribile
sconfitta di Sedan, episodio saliente della guerra franco-prussiana
del 1870 che aveva provocato la caduta del secondo impero.
Restavano ancora delle ferite profonde: la cessione dell’Alsazia e
della Lorena, che verranno recuperate solo dopo la prima guerra
mondiale e il pagamento di una enorme indennità di guerra. La
Germania era dunque considerata il nemico per eccellenza ed era
costantemente guardata con sospetto. Gli ufficiali incaricati dell’inchiesta sospettarono subito del capitano Dreyfus, unico ufficiale di stato maggiore ebreo, la cui grafia aveva una vaga
somiglianza con quella della lettera rinvenuta nella carta straccia.
Nonostante il brillante stato di servizio di Dreyfus, le sue proteste
di innocenza, l’assenza di testimonianze, il disaccordo delle perizie calligrafiche e le dichiarazioni dell’ambasciata tedesca di non
aver mai avuto rapporti con l’accusato, il Consiglio di Guerra
dichiarò Dreyfus colpevole e lo condannò alla degradazione e alla
deportazione nella famigerata isola del Diavolo in Guyana.
Nel 1896 venne scoperto un nuovo documento indirizzato dall’ambasciata tedesca ad un ufficiale, il maggiore Esterhazy, nel
quale si parlava di un misterioso “affare in sospeso”. Alla luce di
questo nuovo sviluppo, il colonnello Picquart, rappresentante del
ministero della guerra al processo Dreyfus, fece eseguire una
nuova perizia calligrafica, che accertò un’identica scrittura tra testi
scritti da Esterhazy e il documento utilizzato nel processo Dreyfus.
Picquart si pronunciò a favore di una revisione del processo, lo
stato maggiore non accettò il suo suggerimento e lo allontanò dalla
Francia. Il fratello di Dreyfus denunciò allora il maggiore
17
Esterhazy come autore della lettera. Si riunì nuovamente un
Consiglio di Guerra che pronunciò una scandalosa sentenza di
assoluzione per Esterhazy.
Su questa sentenza e sulla revisione del processo il paese si spaccò. Da un lato i conservatori clericali ed antisemiti sostennero le
tesi dello stato maggiore dell’esercito, dall’altro tutte le forze liberali laiche e progressiste della Francia pretesero la revisione del
processo di Dreyfus. In particolare Emile Zola, convinto dell’innocenza di Dreyfus, sostenuto anche dal vicepresidente del
Senato, da Jean Jaurès, deputato socialista, da Georges
Clemenceau e da numerosi ministri e uomini politici pubblicò sul
quotidiano “L’Aurore” la sua celeberrima lettera aperta a Felix
Faure, Presidente della Repubblica, “J’accuse”, in cui denunciava
la lunga serie di illegalità commesse nell’inchiesta, nel processo a
Dreyfus, nel procedimento di assoluzione di Esterhazy.
Dopo alterne vicende Dreyfus, già graziato del presidente della
repubblica, veniva finalmente riabilitato solo nel 1906. L’affare
Dreyfus fu una tenebrosa storia di intrighi antisemiti e di acerbe
lotte politiche, che divise la Francia a tal punto che la sua politica
estera ed interna ne furono profondamente influenzate. Le correnti radicali e socialiste poterono così affermarsi accelerando sensibilmente il processo di laicizzazione delle istituzioni e della vita
politica che caratterizza tuttora la Francia.
Le caricature esposte rappresentano una vivida testimonianza delle
passioni suscitate nei contemporanei dall’affare Dreyfus.
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'L'Assiette au Beurre', n
102 del 1903 di Gustave
Henry Jossot
traduzione dal francese
“Era troppo nuda...”
Le caricature che rappresentano
i
principali
responsabili dell'errore
giudiziario del quale fu
vittima Dreyfus (l'esercito,
la magistratura, il clero)
hanno gettato la verità nel
pozzo e si giustificano sul
piano morale prendendo
come preteso la sua 'nudità'.
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“Zola-Mouquette. Il fondo dell'affare Dreyfus. Il mio cuore è per
Dreyfus”
Stampa
La caricatura rappresenta lo scrittore Emile Zola uno dei più attivi
sostenitori di Dreyfus.
La Mouquette è una donna del
popolo, personaggio del romanzo
Germinal di Zola.
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