Sul Manifesto di qualche giorno fa Federico Condello ha pubblicato un commento all’incontro sul Liceo Classico che si è tenuto al Politecnico di Milano (28 – 29 Aprile). Che dico, un commento: ne ha pubblicato una caricatura. La cosa va così. Il convegno milanese ha fatto incontrare un italianista, un matematico, un fisico, un filosofo, una specialista dell’insegnamento linguistico, un geografo, un classicista, per discutere di tutto l’impianto curriculare del classico: Liceo amato da molti, in Italia, ma come sappiamo in doloroso calo di iscrizioni. Accanto a queste relazioni, ce ne sono state altre più generali, e assai interessanti, svolte da un giurista, un economista, un giovane e brillante scrittore, ci sono stati docenti di scuola superiore che hanno presentato le loro esperienze … Non si trattava insomma di decidere su se, come e quanto greco e latino si debba insegnare al classico, ma su quali sono le strategie migliori per rilanciare questa scuola nel suo complesso e metterla di nuovo in sintonia non solo con la nostra società contemporanea, ma con il suo futuro (così come del resto suonava il titolo dell’incontro: Il Liceo classico del futuro). Invece Condello ha preso un paio di frasi del mio intervento, un paio da quello di Luigi Berlinguer (promotore dell’incontro), e sul Manifesto ne ha fatto la caricatura. Le nostre proposte sarebbero consistite solo in questo: un liceo classico in cui non si imparano più gli aoristi e si insegna ai ragazzi come si va in un museo. E’ brutto vedere qualcuno che fa la caricatura delle idee e del lavoro altrui: vuol dire che non ha da contrapporre niente di suo. Oltretutto al convegno Condello non c’era neppure. Per cui ha fatto la caricatura di quello che ha sentito dire. E siccome lo avrà sentito dire da qualcuno che ha le sue stesse idee preconcette, ha fatto la caricatura di una caricatura. Terribile: il nostro incontro, i poveri storici, matematici, fisici, etc. etc. e il povero classicista (che ero poi io) sono stati ridotti a una figurina di carta mal ritagliata. Condello è una persona giovane, credo. Anche se a leggere quello che scrive lo si direbbe un preside ottantacinquenne, di quelli che erano già a disagio nel ’68. Peccato. Avrebbe tutte le energie necessarie per contribuire a far rinascere questa nostra bellissima scuola, che invece rischia di spegnersi. Peccato che uno come lui preferisca invece fare le caricature. Condello insegna a Bologna, nel Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica. E’ uno di quei bravi professori che se ne stanno dentro le loro Università – anzi, le loro “dolci Università”, come le chiamava Fortini – e ogni tanto escono per spiegare a centinaia di docenti della scuola superiore come si insegna il greco e il latino. Invece lo vorremmo con noi, che da cinque anni organizziamo a Siena, ogni fine Agosto (!), una Summer School con sessanta docenti delle superiori; che facciamo incontri al nord, al centro e al sud con altre centinaia di docenti; che soprattutto di tutti ascoltiamo le idee, mentre discutiamo con loro le nostre, e mentre gli stessi docenti, grazie anche al nostro blog, alla pagina fb dell’Associazione Antropologia del Mondo Antico e alla nostra mailing list, continuano durante l’anno, anche da lontano, a stabilire contatti tra loro e a scambiarsi le loro competenze ed esperienze; che da anni abbiamo messo su un Laboratorio Teatrale (“L’antico fa testo”) che coinvolge molti Licei italiani, e anzi quest’anno, a Roma, ci sarà un grande festival che le farà incontrare. Se fosse stato al Convegno, Condello, avrebbe sentito con che entusiasmo i seicento (dico: seicento) docenti presenti in sala, venuti da tutte le parti d’Italia, hanno applaudito quando ho proposto di cambiare la struttura della seconda prova, per permettere ai professori (intendo dire quelli che tutte le mattine entrano in classe) di allargare finalmente l’orizzonte di ciò che insegnano. Forse ci sarebbe rimasto male, Condello, a sentire quell’applauso. Ma forse no. E magari sul Manifesto avrebbe pubblicato cose più interessanti per tutti, invece di una caricatura. Maurizio Bettini