Totem e tabù ai tempi della globalizzazione Lettera a una giovane

Totem e tabù ai tempi della globalizzazione
Lettera a una giovane amica
Premessa
A cena a casa di amici in un paesino del Sud, la loro figlia, che conosco dalla nascita
e oggi frequenta la scuola media superiore, ha raccontato alcuni episodi di razzismo
e omofobia cui ha recentemente assistito e che l’hanno ferita. Ricordando il recente
intervento di condanna di Giovanardi, sottosegretario delle politiche per la famiglia,
nei confronti della campagna pubblicitaria di Ikea pro famiglie gay, le ho chiesto
quanti dei suoi compagni di classe avrebbero accettato, o come avrebbero secondo lei
reagito, all’immagine di due ragazzi dello stesso sesso che si fossero presentati a
scuola tenendosi per mano e dandosi in pubblico un tenero bacio. La risposta è stata
che lei e una sua amica avrebbero tranquillamente accettato, gli altri ventisei
avrebbero sicuramente reagito gridando: che schifo! Le ho chiesto il perché di una
così generalizzata ripulsa (se ne dovrebbe dedurre che il 95% dei giovani
scolarizzati, quantomeno nel Sud, è omofoba) e del dove potesse affondare le sue
radici. Nell’ignoranza! mi ha risposto risoluta e decisa la giovane amica. Ma poi, di
quella ignoranza, a qualche domanda successiva, non mi ha saputo dare una chiave di
lettura. Si trattava di un’ignoranza intollerabile e sciocca, e basta. Non ritenendo
sufficiente tale giudizio di condanna, le ho promesso un tentativo di ragionamento più
radicale e sostanzioso. L’ho scritto, e qui di seguito lo propongo.
Tengono ancora così ermeticamente le fondamenta dei grandi e universali tabù?
Parliamo di incesto, pedofilia, omosessualità: cose forti, con ricadute individualmente
e socialmente pesanti, a volte, troppo spesso, drammatiche. Divieti sorti perché
ritenuti necessari quando l’umano si riparava ancora dentro una caverna, in
condizioni di difficoltà tale da metterne in pericolo la stessa sopravvivenza. Là
soddisfare il bisogno di piacere sessuale dentro la cerchia dell’orda o della tribù di
appartenenza era considerato naturale, ma presto si comprese che significava anche
correre il rischio di un impoverimento genetico e della estinzione della specie stessa.
E quindi ecco la decisione obbligata: ragazze e ragazzi, figli e nipoti, andate a unirvi
sessualmente fuori, in altre grotte, con membri di altre tribù. Uscite dal nostro
ristretto recinto, mescolatevi, solo così ci irrobustiremo e arricchiremo tutti - o
quantomeno non ci estingueremo. Ecco l’origine dell’imperativo categorico, la
necessità e il senso del tabù. Certo sarebbe stato più comodo combinare e consumare
tutto dentro la propria grotta/casa, nella facile, accessibile e sempre disponibile
intimità domestica. Quell’inclinazione e quell’impulso erano comunque così forti
che fu necessario stabilire e sancire solennemente un ordine, una legge: l’incesto è un
male, quindi è tassativamente vietato, quindi è tabù. Ma la forza di quella
attrazione/propensione continuava ad essere così potente che solo così si spiega la
necessità di erigere una muraglia, una vera e propria diga.
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Tabù e imbrigliamento dell’acqua che scorre libera.
Il principio di funzionamento del tabù è sostanzialmente lo stesso che consente la
produzione di energia elettrica attraverso la canalizzazione di acque che scorrono
libere. Forse che lo scorrere naturale dell’acqua è un male in sé? Sicuramente no!
Avete presente la bellezza delle cascate del Niagara e dell’Iguazù? Ma se serve forza
ed energia è necessario chiudere, disciplinare, irreggimentare, canalizzare. Ed ecco
quindi il sorgere e instaurarsi di un ordine sessuale orientato e finalizzato grazie al
tabù dell’incesto. Meno libertà, più canalizzazione disciplinata, figli più forti e
numerosi. Ma così non poteva che derivarne, di conseguenza, anche l’interdetto per la
pedofilia/pederastia. Forse che bambini e bambine, ragazzi e ragazze non sono titolari
attivi di una loro specifica vita sessuale? Certo, anche il semplice riconoscerlo e
accettarlo a molti pone problemi e suona disturbante: ci ricordiamo Sigmund Freud
che, attirandosi la collera dei benpensanti del suo tempo, descrive il bambino come
un soggetto dotato di eros desiderante e attivo, un perverso polimorfo capace di
iniziativa e strategia finalizzate al piacere sessuato?
Dal tabù dell’incesto a quello della pedofilia
Solo che, una volta stabilito che l’incesto proprio non conviene e quindi non si può,
che è universalmente vivo ma dannoso per la sopravvivenza stessa dell’umanità,
quindi da interdire con un inesorabile tabù, e si è di conseguenza vietato il sesso tra
genitori e figli e tra sorelle e fratelli, tale pratica seducente mon poteva certo essere
consentita tra adulti e non adulti in modo trasversale e all’esterno. Se non è consentito
a me a casa mia, perché invece fuori sì? Logico e lapalissiano. Quindi, se l’incesto è
tabù, deve esserlo di conseguenza anche la pedofilia/pederastia. E non per orrore
morale innato, o per crudeltà gratuita di un dio capriccioso e cieco, o perché la cosa
non può che essere di per sé sempre e comunque violenta, ma per ragionevole e
ragionata, calcolata e mirata convenienza. In origine, quindi, erano incesto e
pedofilia/pederastia a essere naturali e universali: altrimenti, fosse stato in sé e per sé
innaturale e disgustoso, perché ci sarebbe stato bisogno di erigere la muraglia del
tabù? D’altra parte, non conferma l’appetibilità di tale universale originaria pratica il
fatto che l’uomo si sia inventato la storia che sull’Olimpo gli dei da tali divieti e tabù
erano esenti? E non lo erano anche nell’antico Egitto i Faraoni? Insomma, la natura di
suo è portata a godere tendenzialmente di tutto e del meglio: non a caso il potere
regale e divino illimitatamente ha sempre potuto. E continua in qualche misura, in
alto e in basso, un po’ dappertutto, ad esserlo, se ancora oggi c’è chi ritiene – e le
cronache ne sono quotidianamente piene - che anch’egli può.
Di qualche storica eccezione conosciuta
D’altra parte – e parliamo della cultura e della pratica dell’antica Grecia, e di culture
di altre civiltà e Paesi ancora -, per ri-mettere in gioco e coinvolgere nella fruizione
sessuale gli individui non adulti, a partire almeno dal loro oltrepassare la soglia della
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pubertà , si è fatto ricorso a una argomentazione di carattere pedagogico forte, quella
cioè della necessità di trasmettere più efficacemente alle nuove generazioni, grazie
anche al legame creato da eros e dall’esperienza di un piacere sessuale condiviso, i
valori e i principi fondativi della propria cultura. Là dove si è cacciato l’incontro
erotico e il piacere sessuale intergenerazionale dalla porta, in quanto troppo contiguo
all’incesto e quindi potenzialmente pericoloso per la sopravvivenza della specie, per
salvaguardare la stessa fondamentale esigenza sul terreno del rafforzamento di una
comunità, presso alcuni popoli e in particolari periodi storici li si è legittimati e
onorati - nei fatti, come in poesia e nella filosofia - riammettendoli dalla finestra. Il
che testimonia di quanto l’essere umano sia nei suoi comportamenti plasmabile e
duttile – e di quanto principi morali e regole etiche non costituiscano orizzonte
rigorosamente e definito una volta per tutte. E questo non presso i pur degnissimi
Bororo dell’Amazzonia, o i primitivi della Nuova Zelanda, ma presso i sofisticati e
coltissimi Greci di oltre venti secoli fa: avere scambio sessuale e coltivare una
relazione erotica con un ragazzo non solo non era considerato crimine scellerato, ma
socialmente incoraggiato e vantato come opera pedagogica meritoria. A voler essere
ancora più precisi, solo nel caso che nello scambio fosse coinvolto un minore di
dodici anni – come documenta la storica Eva Cantarella –, la legge prevedeva la
sanzione di una multa pecuniaria. Un po’ come facciamo oggi noi per una vettura
male parcheggiata.
Dall’incesto, alla pedofilia, all’omosessualità: l’affermarsi del primato assoluto di
una genitalità riproduttiva prolifica.
Pure l’ostracismo nei confronti dell’omosessualità partecipa ed è sostanzialmente
frutto di ragioni simili: discende cioè dalla necessità di convogliare/canalizzare
desiderio e piacere sessuale ferreamente subordinandoli, per rinforzare e garantire la
perpetuazione della specie, alla riproduzione. Ma anche le più antiche opere
sapienziali e letterarie (Gilgamesh, la citata cultura e la mitologia greca e la stessa
Bibbia - vedi l il legame esplicitamente e pienamente amoroso tra Davide e Gionata)
sono lì a ricordare che la storia è al proposito ricca di episodi. D’altra parte, se tutti
fanno liberamente sesso con tutti, si rischia effettivamente di rimanere chiusi dentro il
recinto originario, e di mettere sempre meno al mondo figli belli e forti. Il maso
chiuso delle alte valli del trentino sta ancora lì a testimoniarlo. Quindi, no incesto, no
pedofilia, no omosessualità. Il triplice diniego, per le ragioni sopra evidenziate, si
tiene. Detta da un laico rigorosamente agnostico, la Chiesa, nella sua posizione di
fermo rifiuto di tutti e tre, manifesta una sua indiscutibile coerenza. In quanto a
comportamenti e pratiche suoi interni, poi, questo è un altro discorso. Non occorre
poi aggiungere ulteriori argomentazioni a spiegazione dell’altro grande tabù, quello
dell’antropofagia. Già mangiare a tavola insieme costituisce richiamo simbolico
potente al consumare sessualità e carnalità reciproca (prendete e mangiate, questo è
il mio corpo…) : ma mangiarsi concretamente e di fatto, questo proprio no! (A meno
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che, rimasti isolati per troppo tempo su un pezzo di territorio inospitale e avaro di
cibo…)
Una genia in tonaca nera
Poi, noi italici, abbiamo avuto la grazia e la disgrazia di ritrovarci in casa una genia
in tonaca nera che ha costruito il suo potere inoculando vergogna e disgusto verso un
piacere sessuale marchiato come animalesco, sporco e impuro, in più aggiogandolo
alla colpa e al peccato, con annesse punizione e condanna: riservando ovviamente a
sé il potere dell’assoluzione e del perdono. E quello che la natura ci ha
generosamente fornito come grande gioco e godimento si è così trasformato in veleno
e incubo persecutorio. E tabù in origine storicamente motivati e funzionali, tra segni
di croce, preci e ave maria si sono trasformati in gogna, roghi, infelicità, esercizio
sadico di potere, follia.
Il rapporto coniugale come inviolabile totem
Ne Le consolazioni della filosofia – che per alcuni dei filosofi raccontati più che in
veste di consolazioni sono raffigurate come abissi di pena - l’esperto divulgatore
Alain De Botton mette in scena il pensiero sul matrimonio di Schopenhauer, filosofo
passato alla storia come il propugnatore di una visione della vita all’insegna del
pessimismo più nero. E di Schopenhauer sottolinea la diagnosi impietosa
dell’innamoramento e del matrimonio, là dove, secondo il filosofo, in cabina di regia
regnerebbe sovrana la natura con la barra diritta alla perpetuazione e al
miglioramento della specie. E quindi, ancora molto prima di nascere, è il bambino
che nascerà a scegliere e assortire la coppia sulla scorta dei rispettivi requisiti a lui e
alla specie congeniali. Dopo di che, data vita alla discendenza, l’immagine della
coppia che il filosofo ci offre è quella di due estranei che a tavola la sera si scrutano e
soppesano tristi chiedendosi: ma che ci faccio io qui?
La globalizzazione: amica o nemica dei tabù?
A essere nemici dei tabù si direbbero essere oggi non tanto gli atei depravati e
licenziosi, quanto le globalizzazioni con la loro sovrapproduzione di individui e di
merci, l’accessibilità sempre più facile e diffusa alle risorse, il prolungarsi dello stato
di salute e dell’età di vita, la grande facilità nei movimenti e spostamenti, le nuove
tecniche di concepimento e riproduzione della vita ecc. ecc. Oggi sul pianeta siamo
oltre 6 miliardi di abitanti, nel 2050 pare si arriverà ai dieci, e se si riducessero
drasticamente diseguaglianze e ingiustizie verosimilmente ci sarebbero risorse
sufficienti per tutti; e medicine e assistenza sanitaria mai sono state così soccorrevoli
e sviluppate. Insomma, anche Elton John e il suo compagno possono avere,
chiedendo a un’amica in prestito l’utero, il loro bambino: oppure possiamo citare
dalla cronaca recente il curioso ma significativo caso del ragazzo quindicenne che
fornisce il proprio seme alla zia trentenne e alla sua compagna, che così possono
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tranquillamente avere i bambini che desiderano. Insomma, le opportunità
diversificate negli intrecci e incroci con la globalizzazione crescono e si moltiplicano
che è una meraviglia, e quel che sembra di vedere spuntare all’orizzonte, in fatto di
esistenza e congruenza dei tabù, si direbbe qualcosa che curiosamente assomiglia in
qualche misura moltiplicata e capovolta alle condizioni in cui si trovava l’umanità
alla partenza. Nel senso che diminuiscono e si affievoliscono i divieti alla possibilità
di relazioni piacevoli e amorose, dove capita e con chi si desidera, mentre il potere
inibitorio di divieti e tabù dovrebbe e potrebbe piuttosto trasferirsi sul terreno delle
pratiche di oppressione, violenza, guerra. Ovviamente questo non si propone come
processo semplice e lineare: troppi sono alle spalle e nei cervelli i millenni di
sedimentazioni di ordini e divieti trasformati in sentimento e senso comune. Ma
l’indirizzo, malgrado i Giovanardi virtuosi e virulenti, si direbbe oggi e nel futuro
prossimo essere questo.
Invettive…
Insomma: siamo in gran parte del mondo usciti, e stiamo uscendo, da una fase e da
una condizione di atavica miseria, precarietà, ignoranza, ristrettezza e penuria.
Risorse, movimento, incontri e incroci, sviluppo di tecnica e scienza, progressi della
sanità e della medicina sono a livello incommensurabilmente più elevato di quello
che suggerì prima, dettò poi, impose infine la invalicabile muraglia dei tabù. Ma nei
millenni e millenni, ciò che aveva una base di ratio materiale e bio economica, ha
assunto fisionomia e impronta di emozioni, credenze, abitudini, sentimento, regole e
leggi. Bambini e bambine, ragazzi e ragazze portatori di un desiderio sessuato? Ma se
sono angeli, puri spiriti indifesi e implumi! Partner dello stesso sesso? Al rogo i
sodomiti! E via con mille altre aggiuntive cornici revulsive, e sentenze e invettive
etico sanzionatorie. All’orco! al mostro! Alla gogna! ai ceppi! in galera!
… e licenze
Avete mai provato a immaginare la bellezza e l’intensità del piacere dell’orgasmo di
un ragazzino? Io ricordo ancora i miei, non li rinnego, anzi li rivendico. Avete
presente lo sbalordimento divertito di Alice nel Paese delle Meraviglie in presenza di
oggetti, piante e funghi che si trasmutano e trasformano da piccolissimi a grandi, da
minuscoli e rattrappiti a enormi e gonfi? E non vi ha mai colpito l’immagine del prete
in chiesa che alza l’ampolla al cielo cantando rapito il suo Ave Sanctum Oleum? E
fino a quando continueremo a spingere l’acqua dentro condotte forzate per ricavarne
energia, quando quest’ultima può tranquillamente provenire da altre fonti e sistemi?
Ecco: se una muraglia, una condotta, un impianto non vengono da Marte o da qualche
Dio, ma da ragioni umane, materiali e concrete, con il modificarsi e cadere di parte o
tutte quelle condizioni, noi che facciamo: procediamo imperterriti per compulsiva,
atavica spinta di inerzia? E si potrà riflettere e tentare di capirci su terreni così
impervi e complicati - non essendo né medici, né preti, né giudici o psichiatri - senza
correre il rischio di finire azzannati?
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Ricapitolando
Ritorniamo alla chiara, fresca e dolce acqua, per ricordare che, oltre a dissetare e
irrigare, essa serve a produrre energia elettrica - se e quando intubata in condutture
dentro una centrale idroelettrica. La sessualità e il suo uso a tutto ciò può essere in
qualche congrua misura equiparata. Essa serve, attraverso l’unione di una coppia, alla
riproduzione e perpetuazione della specie. E magari pure alla trasmissione della
proprietà e del patrimonio attraverso i codici e le leggi inventate dal patriarcato – e
così abbiamo indicato anche la chiave di lettura dell’altro (semi) totem e tabù, la
monogamia. Ma se l’acqua è così abbondante da poter essere destinata a mille altri
piacevoli usi – al nuoto, alle saune e ai deliziosi idromassaggi, alle terme e ai lavacri perché la sessualità, altrettanto abbondante e generosa, non può essere destinata a
finalità e usi altrettanto diversi e piacevoli? E perché non anche - vigilando perché
non irrompano forme predone e violente, sia portatrici di coercizione che di
negazione e divieto - durante l’infanzia e l’adolescenza, là dove essa permane, per
quanto negata e semiclandestina, del tutto viva e attiva?
Viviamo in un Paese…
Noi abbiamo però oggi un guaio aggiuntivo: viviamo in un Paese in cui un uomo si è
smisuratamente arricchito ricorrendo a pratiche manipolatorie illegali e scorrette, ed
è così diventato presidente del consiglio dei ministri; e quell’uomo, in virtù del
denaro e del potere accumulati, corrompe, sottomette e impone la mercificazione
sessuale di chi vuole, quando e dove vuole. Mentre, per segnalare un caso opposto
realmente accaduto, una giovane insegnante è messa immediatamente in carcere
perché ha accettato, dopo le lezioni in classe, uno scambio gratuito di effusioni
sessuate con alcuni dei suoi giovani studenti. L’acqua, presa dalla palude delle mafie
e delle fogne, si è nel primo caso trasformata in smisurata ricchezza privata, e
premiata con la massima carica politica pubblica; nel secondo, la sessualità, in luogo
di essere ridotta a merce, è stata goduta in piacevole post didattico relax. Una Socrate
in gonnella con i suoi entusiasti Alcibiadi, per dire. Ma è stata quest’ultima forma ad
essere sanzionata con la prigione, non la prima. Come se l’acqua e la sessualità
fossero concepite e tollerate per il valore aggiunto in termini di ricchezza privata e
prole che generano, molto meno, se non del tutto avversate e condannate, se fruite
come gratuito e condiviso piacere in sé.
Il grande paradosso dei tempi che viviamo vede il despota sultano rivendicare la
legittimità del suo operare arbitrario e corrotto invocando il principio di libertà
individuale, mentre chi si rende disponibile a un gratuito e paritario incontro e
scambio viene condannato come corruttore scellerato.
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Paradiso degli angeli e delle urì
Paradiso degli angeli e delle urì, comunismo egualitario e libera convivialità
edonistica sono utopie buone come aspirazione lontana, come aldilà irraggiungibile.
Oppure ottenute come caricatura forzata dal denaro, la corruzione, il ricatto. Il Papa,
coerentemente con quanto dalla Chiesa professato, condanna l’omosessualità: dalla
quale o ci si astiene con il voto di castità o la si dirotta dentro argini e conduttura
forzata del matrimonio per fare figli. Per la Chiesa tertium non datur. La vita e il
pianeta, le sue riserve e risorse, sono concepite come macchina e fabbrica sottoposte
a una visione da maledizione biblica: andate e moltiplicatevi, vi guadagnerete il pane
con il sudore della fronte, partorirete nel dolore, ecc. Che ci si possa orientare a
sudare un po’ meno, a ridurre o lenire il dolore, a pagare meno le sofferenze nel
morire, a gustare più largamente i doni della vita e della natura insieme, questo
confligge ancora pesantemente con i vincoli, le muraglie, le armature erette in nome
di antiche e oramai non così attuali o del tutto superate esigenze da guardiani e
censori, fantasmi e terrori, attaccamenti compulsivi a identità e ruoli arcidefunti,
privilegi e interessi di categoria e corporazioni.
Forse
Forse bisognerebbe rinunciare a un troppo di paradiso e utopico comunismo
dopodomani, o mai, e introdurre e praticare dosi più concrete di piacere e benessere
circolare, gratuito e paritario oggi. Cominciando intanto a riflettere sul senso storico
dei tabù, sulla ancora eventualmente e totalmente fondata loro ragion d’essere oggi.
Forse bisognerebbe non limitarsi a denunciare il capovolgimento grottesco e
manipolatorio che se n’è fatto, e incominciare a rimettere lo spirito libertario e
comunitario del Sessantotto sui suoi propri alati, battaglieri ed egualitari piedi.
Oops, dimenticavo…
c’è un tema ai tabù contiguo che è quello delle specializzazioni in funzioni e ruoli,
suddivise tra i due sessi e generi - maschi e femmine, uomini e donne - che all’inizio
dei tempi sono state necessarie, e anche dopo per moltissimo tempo. E anche in parte
oggi: ma in quale effettiva e necessaria misura? L’uomo e la donna nascono esseri
umani fondamentalmente uguali e nella sostanza indifferenziati: dovendo per non
soccombere specializzarsi, è specializzandosi in parti e compiti che accentuano
aspetti diversi che sono diventati la forma effettiva del maschio e della femmina,
uomo e donna così come storicamente conosciamo e che in larga misura ancora
siamo. Ma quanto di sostanza necessaria c’è ancora in queste specializzazioni di
sesso e genere, quanto di maschera, cliché, stereotipo, calco e simulacro? A un certo
punto dello “sviluppo delle forze produttive”, come direbbe qualcuno, quelle
specializzazioni valgono ancora, e quanto? Chi può diventare più infelice e violento
di un individuo che si ritrova impedito, ingabbiato, sequestrato, snaturato, deturpato,
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tradito dentro una funzione e un ruolo che appaiono, e sono, sempre più incongrui,
frustranti, avvilenti, banalizzanti?
E per finire al meglio e in gloria…
Un altro dei temi forti che partecipa della dimensione e dell’aura inviolabile e sacra
dei totem e dei tabù è, ovviamente, la morte. Essendo l’altra parte e l’opposto della
vita – anche se c’è chi sostiene che si tratterebbe in realtà di un semplice, per quanto
brusco, passaggio – non poteva essere che così. E la preoccupazione di governare e
controllare la vita e il suo fuoco segreto, la sessualità, non poteva non allargarsi e non
investire il loro ultimo approdo ed esito: la morte; che quindi è stata immersa in
un’aura di sacralità e rito, di cerimonia e di apparato, di rete maestosa e dura di
linguaggio e vincolo. Il limite principale e controverso, il vero e proprio tabù – non a
caso demandato e delegato al presidio dei preti e delle chiese, degli stregoni e delle
religioni – è il come comportarsi, il chi decide cosa nel caso di un suo, oggi
particolarmente e sempre più presente e penoso, prolungarsi vegetativo. Decide il
soggetto e chi gli sta affettuosamente accanto e vicino, o una esterna, superiore,
incontrovertibile autorità ? Chi è titolare e sede, nel caso di una finale e definitiva
decisione? Certo, l’essere umano è vulnerabile e debole, e quindi va aiutato e
assistito. Ma fino a che livello, fino al punto di spossessarlo, svuotarlo e sostituirlo?
Per quanto mi riguarda, io chiederò per iscritto a qualche persona amica seria di
provvedere affinché, in caso di mia incapacità manifesta nel continuare ad essere
consapevole e lucido, nell’aiutarmi ad abbreviare l’esodo – o la ripartenza che sia. E
questo credo sia il modo responsabile di uscire di scena, almeno per quanto mi
riguarda. Ma non vorrei proprio che altri, a loro conforto e sostegno, anche
economico e lucrativo, si sostituissero a me e ai miei cari per decidere al posto mio e
nostro. E poi, subito dopo il trapasso, una semplice, rapida, economica, risolutiva
cremazione. E che le mie ceneri siano affidate, alla fine di una bella passeggiata,
dall’alto di un picco di montagna, al vento; o, di uno scoglio, all’amato mare.
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In appendice, due opinioni e commenti
Caro Gian Carlo, questo dei tabù è un terreno per me fondamentale. Più che
all’assenza assoluta di proibizioni che impedisce di apprendere dagli errori, sono
portato a riflettere sulle proibizioni nuove. Quali sono in tabù attuali che strutturano
le relazioni “convogliando” le energie degli umani ? Tu giustamente ti riferisci agli
antichi incesto, pedofilia e omosessualità. Sono tutti modi per orientare l’energia
sessuale, ma per il sistema delle relazioni sociali sono tre tipi logici differenti con
significati ben distinti tra di loro. Al proposito vale la pena fare una riflessione. Tu
citi anche l’antropofagia che si colloca a un livello ancora più profondo. Anche
questo, come tutto il gusto del mangiare, attiva un’area del cervello assai prossima a
quella tipica del piacere sessuale. Tuttavia la nostra specie si è evoluta sviluppando la
capacità di differenziare, e di farlo proprio in base alle conseguenze relazionali.
L’indifferenziazione del linguaggio e la mescolanza di tipi logici differenti sono i
principi base del linguaggio ipnotico e manipolatorio. Pensa solo a Mc Donald che
col suo hamburger in campo rosso si connette agli stimolatori percettivi del piacere
sessuale trasgressivo. Il linguaggio simbolico che sta prevalendo in questo mondo ci
porta proprio a contatto con l’uso finalizzato degli archetipi interculturali che
sfondano in vecchi miti e tabù locali. Ciao e a presto. Alberto
*
L’ipotesi che avanziamo è che la famiglia stia subendo una vera e propria mutazione
antropologica, assolutamente inedita nella storia dell’umanità.
Questa mutazione riguarda il modo in cui i bambini vengono attesi, concepiti e
messi al mondo, le condizioni sociali e psichiche in cui essi crescono e vengono
educati e il modo in cui si inseriscono nella società.
Alle spalle di questa mutazione, che ha preso corpo negli ultimi trent’anni, c’è una
progressiva erosione della funzione della famiglia come istituzione e come cellula di
base del legame sociale. La famiglia può ancora restare un luogo di riferimento
affettivo ma non ha più alcun obbligo sociale, primo fra tutti quello della
riproduzione biologica; essa non ha più la missione di allevare e educare i bambini
alle regole della collettività, perché occupino il posto di chi muore e assicurino la
continuità della vita sociale, come anelli di una stessa catena. La famiglia non
stabilisce più una filiazione, è priva di prospettiva temporale; in quanto istituzione
fondata sull’assoggettamento delle donne, con la loro emancipazione si va
dissolvendo. Al tempo stesso, grazie alla medicina e alla tecnologia, si è aperta la
strada a nuovi modi di nascere e la sessualità si è separata dalla riproduzione. Il
termine famiglia si sfaccetta e la lingua talvolta precede il riconoscimento giuridico:
la chiama monoparentale, famiglia di fatto, omosessuale, allargata. Quali sono gli
effetti di questa macroscopica mutazione nel legame sociale e nell’economia
psichica soggettiva?
(Istituto di Psicoanalisi internazionale)
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