“Talcott Parsons
e la Famiglia”
SOCIOLOGIA DELLA FAMIGLIA
Anno Accademico 2014/2015
STESS:
Alessia Bragazzi,
Emanuela De Matteis,
Giada Farisei,
Eleonora Lalle,
Marika Palermo,
Federica Putrino.
INDICE:
PARSONS
• Introduzione.............................................. 1
• La famiglia nucleare.................................... 2
• La famiglia “tipo” americana........................ 3
• Forme composite della famigliare................... 4
• Gruppi parentali consanguinei......................... 5
• Il clan..................................................... 6
• La comunità............................................ 8
• La regolamentazione del sesso...................... 10
• Tabù d'incesto e loro estensioni ................. 13
• La legge sociale della scelta sessuale.............. 14
ISTAT
• La tipologia di coppia............................... 17
• Le caratteristiche delle madri straniere......... 17
• L'arrivo di un figlio.................................. 18
• Il lavoro: part-time, tempo determinato
o indeterminato?..................................... 19
• I figli.................................................... 20
• Le risorse.............................................. 20
• Progetti futuri....................................... 21
LA FAMIGLIA SECONDO PARSONS
1.INTRODUZIONE
Talcott Parsons è stato un sociologo statunitense, naque a Colorado
Springs il 13 dicembre 1902 e morì a Monaco di Baviera nel 1979.
Studiò la società attraverso la teoria Struttural-funzionalista, che
si propone di individuare la struttura di fondo della società e si ricollega a
Durkheim quando fa riferimento all’idea secondo cui ogni parte ha una
funzione all’interno della società. Il suo scopo è quello di integrare due
approcci : uno in riferimento al ruolo dell’individuo e uno in riferimento al
ruolo della società.
Secondo Parsons, la famiglia è per tutte le società un sistema
istituzionalizzato. Le funzioni fondamentali della famiglia sono due : la
socializzazione primaria dei figli e la stabilizzazione delle personalità
adulte della popolazione di tale società. La prima funzione è efficace
quando si comprende di essere inseriti in una situazione sociale in cui le
persone più potenti e con maggiore responsabilità sono esse stesse
integrate nel sistema di valori culturali; la seconda funzione, che fa
riferimento alla stabilizzazione, prende in considerazione la regolazione
degli equilibri della personalità dei membri adulti di entrambi i sessi. Una
funzione primaria della famiglia è che essa dovrebbe essere un gruppo
sociale in cui il bambino nelle primissime fasi possa “investire” tutte le sue
risorse emozionali o da cui possa dipendere completamente; questa
dipendenza deve essere temporanea e non permanente.
All'interno del processo di socializzazione, che il bambino inizia in
contatto con la famiglia, possiamo distinguere cinque meccanismi:
1. Rafforzamento/ estinzione → gratificazione/ privazione.
2. Inibizione → astensione dal compiere determinate azioni.
3. Sostituzione → trovare un altro oggetto in sostituzione
all'oggetto primario, che non è disponibile per soddisfare il
desiderio.
4. Imitazione → acquisizione di abilità, comportamenti, conoscenze.
5. Identificazione → interiorizzazione dei valori trasmessi.
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I membri adulti della famiglia oltre a essere familiari, devono ricoprire
dei ruoli tra cui uno dei più importanti è la figura professionale del padre.
Nella famiglia il ruolo rivestito dal genere maschile è quello strumentale
mentre quello del genere femminile è quello espressivo. E’ importante la
distinzione dei ruoli di genere per la socializzazione. Inoltre i bambini
rivestono un ruolo importante per gli adulti proprio perché è importante
per questi ultimi esprimere quelli che sono elementi “infantili” della
propria personalità, pur che non si sfoci nella regressione. Importante
nella famiglia è anche l’amore sessuale tra i due coniugi considerato
“rituale” primario della solidarietà coniugale.
La parte più importante di questo aspetto è il fatto che la sessualità
genitale dipende dall’essersi completamente assunti responsabilità di
adulto in ruoli diversi da quello matrimoniale.
2.LA FAMIGLIA NUCLEARE
La famiglia nucleare è il luogo dove l’individuo apprende le regole di
comportamento, in armonia con le norme culturali prevalenti, che tenderà
ad applicare successivamente nei rapporti extra-familiari. I rapporti
familiari sono funzionali (hanno a che vedere con attività quali la
cooperazione economica, il sesso, la riproduzione, la cura e l’educazione
dei figli), sono punti di riferimento per tutti gli altri rapporti parentali, da
cui devono differenziarsi o conformarsi.
Nell’ambito della famiglia nucleare vengono a formarsi otto relazioni
primarie, caratterizzate in tutte le società da cooperazione, affetto
reciproco, fedeltà e solidarietà. Questi rapporti sono : moglie e marito
(rapporto che si solidifica attraverso il rapporto sessuale), padre e figlio,
madre e figlia, madre e figlio, padre e figlia, fratello maggiore e minore,
sorella maggiore e minore, fratello e sorella.
L’uomo e la donna svolgono compiti differenti a causa delle loro differenti
funzioni riproduttive. La cooperazione economica rafforza la relazione tra
genitori e figli, dove vi è la divisione del lavoro secondo l’età così che i
figli possono essere utili ai padri e le figlie utili alle madri. I fratelli e le
sorelle invece sono legati da un rapporto in cui il più vecchio aiuta il più
giovane. Il rapporto fondamentale però è tra madre e figlio che si basa su
evidenze fisiologiche. Il compito dell’educazione e della socializzazione
spetta all’intera famiglia nucleare.
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Come conseguenza dell’universalità delle funzioni di base della famiglia,
malgrado le differenze culturali, tutti gli otto rapporti sono presenti in
ogni famiglia completa che abbia figli dei due sessi (uomo: ruolo di figlio,
marito, padre e fratello ; donna: ruolo di figlia, moglie, madre e sorella) .
Generalmente nel corso della vita, sposandosi, ogni individuo adulto
normale appartiene a due famiglie nucleari, la famiglia di orientamento e
la famiglia di procreazione che crea con il matrimonio. È proprio questo
fatto che dà vita ai sistemi di parentela; ogni persona costituisce un
anello di congiunzione tra le due famiglie, formando dei vincoli che
collegano fra loro molte persone attraverso i legami di parentela.
2.1.LA FAMIGLIA “TIPO” AMERICANA
Parsons analizza in particolar modo le caratteristiche e le dinamiche della
famiglia “tipo” americana, che ha subito un processo di mutamento con
altissimi tassi di divorzio, declino dei tassi di natalità e perdita delle
funzioni della famiglia, che hanno portato ad una disorganizzazione.
Nonostante i divorzi e i fenomeni sopra elencati, il numero dei matrimoni
nella società americana ha raggiunto dei livelli mai toccati prima. Possiamo
rinvenire delle funzioni essenziali che devono essere presenti in ogni
famiglia mentre altri possono dipendere dal genere di famiglia o dal
sistema di parentela. Nelle società primitive la parentela si trova nella
struttura sociale dominante, mentre nelle società più avanzate le
strutture non di parentela occupano uno spazio più ampio perché le
strutture come la Chiesa e lo Stato sono considerate come una mera
estensione del sistema di parentela, perché vi è una perdita di funzioni da
parte di alcune unità di parentela. Tutto ciò ha permesso che la famiglia
diventasse un’agenzia più specializzata di quanto non fosse prima.
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3.FORME COMPOSITE DELLA FAMIGLIA
Nelle società come la nostra ciascuna famiglia nucleare è indipendente
dalle altre, ma nella maggior parte dei casi, le famiglie nucleari si
raggruppano ‘’in molecole’’ (gruppi di 2 o 3 famiglie con legami di parentela
e non, le quali mantengono legami più stretti o, fisicamente parlando,
formano una comunità domestica, una grande abitazione o hanno
abitazioni adiacenti).
Esistono 2 tipi principali di famiglie composite:
Famiglia Poligamica: che comprende diverse famiglie nucleari legate da
un unico coniuge, e naturalmente compare solo nelle società in cui sono
consentiti matrimoni plurimi.
Famiglia Estesa: che comprende due o più famiglie nucleari aventi legami
di parentela (es: padre-figlio)
Teoricamente la Poligamia comprende 3 forme possibili:
 Poliginia : consiste nel matrimonio di un uomo con più mogli ed è il più
comune.
 Poliandria : consiste nel matrimonio di una donna con più uomini ed è
molto raro.
 Matrimonio di gruppo: consiste nell’unione tra diversi uomini e
diverse donne, ma si verifica raramente, solo in alcune tribù del
brasile.
La poliginia, che è la forma più comune di unione, esiste solo nei matrimoni
plurimi, dove la seconda moglie viene subordinata alla prima e così via.
Questa unione deve essere a tutti gli effetti un vero e proprio
matrimonio (coabitazione, residenza, cooperazione economica, rapporto
sessuale e via discorrendo). Molto spesso, dobbiamo anche considerare
che questo legame avviene soprattutto quando l'uomo è molto ricco e
quindi occupa uno status sociale elevato.
È importante distinguere che nella poliginia esistono due forme di
matrimonio: matrimoni primari: tipici dell'unione primaria contratta da un
individuo e matrimoni secondari, i quali si dividono a loro volta in levirato
e sororato ( obbligo, nel primo caso, di sposare il fratello del marito
morto e nel secondo della sorella morta).
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Così come le famiglie poligamiche, anche le famiglie monogamiche o
l’unione di entrambe possono formare le famiglie estese. Tanto è vero
che parliamo di famiglia poligamica dipendente quando c’è un aggregato
familiare, mentre parliamo di famiglia poligamica indipendente quando
mancano le famiglie estese.
Quando la poligamia è generale o ci sono famiglie estese parliamo di
famiglia nucleare dipendente. Invece quando mancano le famiglie estese
e la poligamia parliamo di famiglia nucleare indipendente.
Al contrario delle famiglie poligamiche e nucleari dipendenti che
comprendono solo due generazioni, la famiglia estesa è quella che risulta
più resistente nel corso del tempo.
Questa continuità è caratterizzata per la sua forma organizzativa
relativa alla comunità stessa.
4.GRUPPI PARENTALI CONSAGUINEI
I raggruppamenti sociali fondati sui legami di parentela si chiamano gruppi
parentali. I gruppi parentali possono essere : la famiglia nucleare
estesa, la famiglia poligamica, le famiglie estese che posso essere a
loro volta patrilocale o matrilocale e così via.
Queste ultime a differenza delle prime posso includere anche parenti
terziari come ad esempio le mogli dei figli .
È importante prendere in considerazione che ogni tipo di organizzazione
familiare e i legami parentali che uniscono i membri sono sempre in parte
per affinità e quasi mai per consanguinità.
Un paio di esempi a riguardo sono il gruppo parentale residenziale che
comprende tutti i tipi di famiglia in cui vedono coesistere sia affinità sia
consanguinità che residenzialità.
(La residenzialità può essere attribuita da esempio con la data di nascita
e che quindi determina la classe di età, oppure il luogo di nascita che
determina l’appartenenza ad una classe).
Un secondo esempio è il gruppo parentale consaguineo. I membri di questo
gruppo sono legati tra loro da vincoli di parentela consanguinea.
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Le caratteristiche fondamentali di questi gruppi possono essere riassunte
cosi:
TIPO RESIDENZIALE
è caratterizzato dalla residenza
comune.
Esclude sempre alcuni parenti
consanguinei e comprende
Alcuni parenti affini.
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TIPO CONSANGUINE
non è caratterizzato
dalla residenza comune.
Comprende solo i parenti
Naturamente, in genere, come tutti sappiamo, due genitori non posso
avere gli stessi parenti quindi non esiste alcuna legge di discendenza.
La discendenza ha 3 regole fondamentali:
 Discendenza patrilineare: si ottiene eliminando il gruppo
parentale della madre e associando il figlio solo a quella del
padre.
 Discendenza matrilineare: elimina il gruppo parentale del
padre e associa il figlio solo a quello della madre.
 Discendenza bilaterale: esclude in parte entrambi i membri
delle famiglie associando il figlio solo ad un gruppo particolare
misto ad entrambe le famiglie.
La nostra società, per esempio, è di tipo bilaterale. Un tipo comune di
questa discendenza è il parentato in cui i membri vengono chiamati come
parenti. Questi si scambiano visite e si intrattengono l’un l'altro .
5.IL CLAN
Prima abbiamo distinto due tipi principali di gruppi parentali. Il gruppo
parentale residenziale e il gruppo parentale consanguineo.
Si giunge adesso ad un terzo tipo di gruppo parentale gruppo parentale di
compromesso che si fonda sia su una regola di residenza sia su l’affinità
dei membri nel gruppo e sia sulla discendenza.
Questo gruppo solitamente è più ampio di una famiglia estesa.
Il termine più usato per chiamare questo gruppo è clan.
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Per costituire un vero e proprio clan un gruppo deve soddisfare 3 requisiti
fondamentali:
1. Deve fondarsi su una regola di discendenza unilaterale che unisce il
suo nucleo centrale di membri
2. Deve avere una unità residenziale.
3. Deve mostrare di avere un’effettiva integrazione sociale, quindi non
può essere un semplice agglomerato di famiglie, ma deve esserci un
vero sentimento di gruppo e i membri devono essere riconosciuti
come parte di esso.
Un esempio di gruppi, la cui composizione è quella di un clan sono i Dobuani
della Malesia, che in realtà sembrerebbero assomigliare ad un clan ma
non possiedono un'organizzazione che riconduce a questi ultimi. Si parla
sia di residenzialità che di discendenza, ma la comunità locale è costituita
da maschi e femmine legati unilinearmente con i coniugi che risiedono
temporaneamente con loro. La mancanza di qualsiasi integrazione sociale,
fra i coniugi che si sposano nel gruppo e i membri originali della comunità,
impedisce di individuare nel gruppo locale un vero e proprio clan.
I gruppi di compromesso e gruppi consanguinei (sib) differiscono l’uno
dall'altro per la loro costituzione.
Il clan si dividono in due categorie :
1. Le comunità-clan : sono gruppi più grandi che coincidono con delle
vere e proprio comunità locali.
2. Le barrio-clan : sono gruppi più piccoli che formano un semplice
segmento della comunità.
I clan sorgono in alcuni casi da una regola unilocale di residenza, il cui
risultato è quello di far riunire in una località un certo numero di adulti di
un sesso legati fra loro, con i rispettivi figli e coniugi.
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6.LA COMUNITA’
Nel suo testo Murdock definisce la comunità come : “gruppo massimo di
persone che risiedono normalmente insieme in legami faccia a faccia”.
Si tratta di un gruppo sociale generalmente presente in tutte le società
umane, alla pari della famiglia nucleare. La popolazione media di una
comunità va da 13 a 1.000 persone e la sua dimensione dipende in gran
parte dal tipo di ricerca del cibo. Si possono così distinguere diversi tipi
di comunità a seconda dei modi di vita:
 Se il gruppo locale consiste in un certo numero di famiglie che
migrano in luoghi diversi a seconda delle stagioni, in quanto il loro
sostentamento dipende da caccia, raccolta e pastorizia, il tipo di
comunità è definito banda.
 Se invece l’economia di un dato gruppo è fondata su agricoltura e
pesca, che favoriscono una residenza stabile, la comunità prende la
forma di un villaggio, composto da un insieme di abitazioni vicine
dato il territorio comune e l’interdipendenza delle famiglie, la
comunità è il centro della vita associativa e la sede principale del
controllo sociale.
Gli individui tessono una rete di rapporti interpersonali (soprattutto
rapporti faccia a faccia) che influenzano il comportamento, motivando,
premiando o punendo le azioni dei membri. Infatti la comunità sostiene
una cultura totale, stereotipando i comportamenti e le idee attraverso
l’uso delle sanzioni sociali. Ogni comunità ha una propria cultura e la sua
condivisione con altri gruppi locali vicini dipende dall’intensità degli scambi
e dalla facilità di comunicazione e di mobilità geografica. Uniti da una
cultura comune, i membri di una comunità formano un in-group
caratterizzato in primis da uno sforzo cooperativo che porta a sviluppare
un sentimento di solidarietà e di fedeltà al gruppo (anche detto
sentimento del noi) . I vantaggi che ne derivano sono la cooperazione per
il sostentamento mediante la divisione del lavoro e specializzazione, un
accresciuto senso di protezione e una maggiore gratificazione a livello dei
rapporti sociali grazie all’organizzazione della comunità. D’altra parte
però, la vita sociale può comportare delle frustrazioni, che possono
sfociare in tendenze aggressive.
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Se espresse nell’in-group, tali tendenze, provocherebbero la perdita
dell’aiuto da parte degli altri membri e dure sanzioni. Per queste ragioni
spesso vengono proiettate all’esterno, sotto forma di sentimenti
antagonistici nei confronti dell’out-group . Questo fenomeno definito
etnocentrismo (tendenza ad esaltare l’in-group) è l’altra faccia della
solidarietà nei confronti dell’in-group , ed è caratteristica di ogni gruppo
sociale umano; è inevitabile come la vita sociale stessa. L’avvicinamento
alle altre comunità, l’estensione della pace e dell’ordine su altri territori,
è resa possibile dal commercio, dai matrimoni misti, e altre forze che
servano a creare legami interpersonali tra membri di diversi gruppi,
grazie anche alla formazione di gruppi sociali che non coincidono con la
comunità (es: sette religiose, classi sociali) . Questi rapporti si possono
consolidare mediante un’unificazione politica che porta alla formazione di
organizzazioni sempre più complesse.
Un tipo di struttura sociale che trascende la comunità è l’organizzazione
secondo classi sociali . Si può distinguere principalmente tra società
senza classi e società stratificate secondo la ricchezza (popolazioni
sedentarie) . La divisione in classi unisce membri di gruppi locali diversi e
complica la struttura sociale di una stessa comunità poiché possono
emergere differenze culturali importanti.
Le differenze nell’organizzazione interna della comunità dipende da
diversi fattori:
 Se la comunità può coincidere con il gruppo parentale,
si parla di comunità parentale.
 I gruppi locali divisi in barrio-clan sono chiamati
comunità segmentate.
 I gruppi locali che non sono né segmentati in clan, né
organizzati essi stessi come clan, sono dette comunità
non segmentate.
 Se al posto dei clan sono presenti famiglie estese, le
comunità possono essere definite non segmentate
parzialmente.
Tutti i tipi di comunità possono essere divise in stratificate e non
stratificate (es. le nostre società sono stratificate ma non segmentate).
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7.LA REGOLAMENTAZIONE DEL SESSO
Il sesso è capace di spingere gli individui verso comportamenti che
possono mettere in pericolo le relazioni cooperative da cui è dipesa la vita
sociale. Per sopravvivere, tutte le società devono assicurare all’individuo
un minimo di espressione dell’impulso sessuale, garantendo così la
riproduzione e impedendo il declino della popolazione. Il problema è stato
risolto con il tabù, permessi e ingiunzioni culturali che ne hanno portato
ad una regolamentazione. Esistono tre tipi di regolamentazioni:
 Proibitive: frenano le forme più disorganizzatrici di competizione
sessuale.
 Permissive: consentono un minimo di gratificazione dell’impulso che è
necessario per il benessere individuale.
 Prescrittive: impongono il comportamento sessuale a cui attenersi .
Gli atti sessuali possono essere vietati, consentiti o imposti e sono
riconosciuti in sette categorie principali:
 Sessualità coniugale: quando è intrapreso da una coppia
sposata che osserva tutte le convenzioni sociali.
 Adulterio: quando avviene fuori del matrimonio fra due
persone di cui almeno uno è sposata.
 Incesto: quando gli individui sono legati fra di loro da un
vincolo di parentela, che sia considerato culturalmente un
ostacolo alle relazioni sessuali.
 Discompagnamento: quando i membri della coppia
appartengono a differenti classi sociali, caste, razze o gruppi
etnici.
 Impurità di status: quando uno dei partecipanti occupa uno
status sociale per il quale è richiesta la castità permanente
(es. prete).
 Incontinenza: se l’uno o l’altro individuo violano certe regole
sociali o tabù culturali (es. obbligo temporaneo di continenza
durante la gravidanza).
 Fornicazione: è l’ultima categoria e comprende tutti gli altri
tipi di rapporti sessuali che si adeguano alle convenzioni sociali
sotto tutti gli aspetti, tranne per il fatto che i partecipanti
non sono sposati.
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La nostra cultura comprende un tabù d’insieme contro la fornicazione, un
divieto generale di ogni rapporto sessuale fuori della relazione
coniugale.
Sono state campionate 250 società, dove sono stati rilevati dei dati
riguardanti i diversi tabù sessuali. Osservati i risultati, si è giunti alla
conclusione che la regolamentazione sessuale solo raramente riguarda il
fattore sessuale in se stesso ma coinvolge altri fenomeni sociali:
matrimonio, parentela, status sociale ecc.. Inoltre solo per pochi popoli il
sesso viene considerato come un male, anche se necessario, tant’è che
all’interno della relazione coniugale il rapporto sessuale non è solo
consentito ma prescritto. Per quanto riguarda i tabù contro l’adulterio
sono estremamente diffusi, anche se vengono più infranti che rispettati.
Le differenze etniche e la stratificazione sociale costituiscono spesso
una base per la regolamentazione sessuale. La maggior parte delle società
limita i rapporti sessuali e il matrimonio entro confini sociali precisi
attraverso le regole dell’endogamia. La regolamentazione sessuale può
riguardare degli status sociali particolari ad esempio della tipologia
restrittiva c’è l’imposizione del celibato e spesso anche della castità per i
preti o le vedove. Invece una regolamentazione permissiva in questo
ambito è lo jus primae noctis, il diritto di un signore feudale, di un prete
o di un altro maschio ad avere accesso sessuale alla sposa prima del
marito la notte del matrimonio. Anche gli eventi del ciclo riproduttivo
sono legati alle restrizioni sessuali. La maggior parte delle società impone
un tabù contro il rapporto sessuale durante i periodi mestruali della
donna, durante almeno gli ultimi mesi della gravidanza e per un periodo
immediatamente successivo al parto. In molte delle società campionate
l’astensione al sesso, insieme a quella del cibo e del lavoro si accompagna
normalmente ai digiuni rituali e a particolari cerimonie religiose.
Per quanto simili siano alcuni dei divieti, permessi e obblighi descritti, il
solo tipo di regolamentazione sessuale che sia veramente universale è
quello legato alla parentela. Le regolamentazioni proibitorie di questo tipo
si dividono in due categorie: i tabù d’incesto e le restrizioni esogamiche.
I tabù d’incesto impediscono il rapporto sessuale o il matrimonio fra
persone che sono ritenute strettamente imparentate, ma anche parenti
artificiali come i genitori e i figli adottivi, padrini e madrine con figliocci
e figliocce.
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Le restrizioni esogamiche non sono nient’altro che un’estensione dei tabù
d’incesto: di solito ad un intero villaggio, ma anche a una comunità o a un
altro gruppo locale. Le regolamentazioni prescrittive fondate sulla
parentela riguardano il matrimonio. Il tipo più comune è la scelta
preferenziale del compagno, cioè una preferenza culturale per il
matrimonio fra persone che si trovano in particolari rapporti parentali fra
loro, come i cugini (in condizioni di sororato/levirato) o i cognati del sesso
opposto. Le regolamentazioni permissive, sempre relative alla parentela,
ricadono nella categoria delle relazioni privilegiate, dove il rapporto
sessuale è consentito prima del matrimonio e anche dopo.
Come la poliginia, le relazioni privilegiate servono a combattere le
privazioni sessuali che graverebbero sugli uomini in quelle società che
impongono una continenza prolungata durante la gravidanza. Esse agiscono
poi a vantaggio delle donne contribuendo a bilanciare le differenze
individuali di potenza sessuale senza minacciare di disgregazione i legami
coniugali. Le relazioni privilegiate e i matrimoni preferenziali del tipo del
sororato e del levirato sono spiegabili come estensioni della relazione
coniugale. I tabù d’incesto impediscono l’estensione di questo privilegio
coniugale a tutte le relazioni entro la famiglia nucleare.
Gli studi etnografici hanno diviso le società in due gruppi in base al modo
in cui trattano i tabù d’incesto e gli altri tabù sessuali.
Un gruppo caratterizzato dalla forte interiorizzazione dei divieti sessuali,
dove i tabù vengono inculcati negli individui e il solo pensiero di violarli
suscita sensi di colpa; questo caso permette alla società di affidarsi alle
coscienze dei propri membri per impedire le deviazioni.Al contrario l'altro
gruppo che non riesce ad interiorizzare allo stesso modo i divieti, è di
conseguenza la società non può affidarsi alle coscienze individuali ma, è
costretta a prendere precauzioni e rafforzare i tabù (es. regole di
distanziamento per impedire provocazioni sessuali, reclusione delle
ragazze nubili per conservare la castità). La nostra società appartiene al
primo gruppo, tant’è che permettiamo a fratello e sorella di frequentarsi
liberamente e di vivere insieme avendo contatti fisici senza temere alcuna
violazione dei nostri tabù d’incesto.
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8.TABU' D'TINCESTO E LE LORO ESTENSIONI
Prima di introdurre le teorie di tabù d'incesto devono essere prese in
considerazione otto conclusioni empiriche di questo studio:
 Tranne per i genitori sposati i tabù incesto ricadono su tutte le
persone di sesso opposto della famiglia nucleare (es: madre e
figlio).
 I tabù di incesto non si applicano universalmente a nessun
parente del sesso opposto fuori dalla famiglia nucleare (es: un
uomo non può sposare la madre, la sorella o la figlia, ma può
contrarre il matrimonio con qualsiasi altro parete femminile).
 I tabù di incesto non sono mai limitati alla famiglia nucleare, essi
valgono dappertutto, per almeno qualche parente secondario o
terziario.
 I tabù d’incesto tendono ad essere applicati con intensità minore
ai parenti fuori della famiglia nucleare.
 I tabù d’incesto che sono applicati a persone esterne alla
famiglia nucleare non coincidono con la vicinanza della relazione
biologica affettiva.
 I tabù d’incesto sono fortemente correlati con i raggruppamenti
puramente convenzionali dei parenti.
 I tabù d’incesto e le restrizioni esogamiche sono caratterizzate
da una particolare intensità e toni emotivi in paragone agli altri
divieti sessuali.
 Le violazioni dei tabù d’incesto si verificano.
Nessuna teoria della regolamentazione dell’incesto può essere
considerata come valida se non è in accordo con tutte le precedenti
conclusioni né può essere soddisfacente se non riesce a spiegarle.
L’unica altra teoria sulle origini delle tribù d’incesto è quella di Freud, il
quale crede che questi tabù siano appresi anziché innati e istintivi, essi
hanno la loro genesi nelle circostanze universali della famiglia nucleare:
nella fase edipica. L’intensità emotiva dei tabù d’incesto e l’orrore
connesso con l’idea della loro violazione sono interpretati così come
normali “formazioni reattive” a un impulso represso,come difese inconsce
contro la tentazione reale.
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Il fattore cruciale dello sviluppo dell’astensione dall’incesto del bambino è
l’atteggiamento scoraggiante e il comportamento punitivo dei genitori nei
confronti della sessualità. In breve, è la struttura familiare che favorisce
l’apprendimento individuale dell’inibizione sessuale. I tabù d’incesto
favoriscono così i processi culturali di diffusione interna e di eliminazione
selettiva, in questo modo una società che li possiede progredirà più
rapidamente e diventerà culturalmente più dotata. Inoltre il matrimonio al
di fuori della famiglia promuove solidarietà sociale.
Antropologi e sociologi affermano che i tabù d’incesto abbiano un’utilità
sociale in quanto tengono a freno le rivalità sessuali e la gelosia all’interno
della famiglia,accrescendo così la solidarietà sociale di questi gruppi e
facilitando la cooperazione dei loro membri nello svolgimento di altre
funzioni.
9.LA LEGGE SOCIALE DELLA SCELTA SESSUALE
Gli esseri umani scelgono i loro compagni sessuali in accordo con un
numero limitato di criteri fondamentali, alcuni positivi, alcuni negativi.
Ciascuno di questi criteri rappresenta un continuo di caratteristiche
differenzianti che va da un polo di attrazione o repulsione massima a 0.
Esistono all'interno delle societa dei gruppi di persone che non sono
escluse da criteri negativi e che si trovano al livello piu alto secondo
criteri positivi, cosi come questi sono applicati localmente.
Sono questi i compagni preferiti dalle società.
GRADIENTI NEGATIVI:
1. Si preferiscono compagni con concittadini e con meno differenze
culturali.
2. Restrizioni parentali.
3. Disapprovazione relazioni adulterine
4. Si limitano matrimoni e relazioni sessuali con persone di sesso
complementare.
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GRADIENTE POSITIVO:
5. La vicinanza fisica è l'elemento predominante nel costituire
relazioni.
6. Le differenze d'eta fra partner sessuali o matrimoniali
costituiscono un gradiente positivo che va dai rapporti considerato
particolarmente adatti a quelli considerati culturalmente non adatti.
Si tende ad avere relazioni tra persone della stessa
generazione.
7. Attrazione incestuosa e inconscia per i parenti primari.
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ISTAT
Avere figli in Italia nel 2000. Dinamiche riproduttive delle donne.
Negli ultimi 60' anni i comportamenti e la struttura della popolazione
italiana si è trasformata: le nascite diminuiscono e l'invecchaimento
aumenta.
INDAGINE CAMPIONARIA: le donne vengono sottoposte all'indagine nel
momento in cui maturano progetti riproduttivi futuri, che si
sovrappongono alla loro realizzazione.
Sono state svolte tre indagini sulle nascite e le madri (2000/2001; 2003;
2009/2010), con lo scopo di mostrare le dinamiche relative ai
comportamenti riproduttivi e l'entrata nel mondo del lavoro delle donne.
OBIETTIVO: mettere a disposizione del governo lo studio sui
comportamenti riproduttivi e startegie di conciliazione madre-lavoro.
Un notevole cambiamento si ha anche nel periodo (età) in cui la donne
decide di avere il primo figlio. Questa, dopo un lieve calo, si è stabilizzata
intorno agli anni 60' con una media superiore ai 27 anni.
Molti bambini hanno un genitore straniero. Questo fenomeno non è dovuto
solo ad un incremento della popolazione straniera nel notro Paese ma,
soprattutto, ad una propensione da parte di questa popolazione ad avere
figli in Italia. I dati mostrano un aumento del tasso di natalità e di
fecondità.
Un altro aspetto rilevato negli anni 2000 è la diminuzione dei bambini nati
all'interno del vincolo coniugale, ma anche un aumento di natalità di
individui nati al di fuori del matrimonio.
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1. LA TIPOLOGIA DI COPPIA
La tipologia di coppia (genitori italiani, coppie miste o genitori stranieri)
influenza i comportamenti riproduttivi. Si nota che, si tende a creare la
famiglia con figli con concittadini (omogamia), ciò avviene per le comunità
asiatiche e africane; le brasiliane e le polacche tendono a formare la
famiglia con uomini italiani e infine troviamo la comunità ucraina che si
trova in una posizione intermedia tra famiglie formate con concittadini e
famiglie create con uomini italiani.
Per gli stranieri possono esistere vari tipi di famiglia: la famiglia
formatasi nel Paese d’origine, ormai da tempo, la famiglia formatasi
nel Paese di origine e poi emigrata, la famiglia formatasi nel Paese di
accoglienza, la famiglia monoparentale, la famiglia ricomposta, la
famiglia mista e la famiglia ricongiunta.
2.CARATTERISTICHE DELLE MADRI STRANIERE
Le madri straniere sono più giovani, soprattutto se sono in coppia con
uomini della stessa nazionalità. Altra caratteristica rilevante è la
differenza d'età tra coppie madre straniera/ padre italiano (almeno 10
anni).
Mentre, per ciò che concerce il titolo di studio delle donne, è influenzato
dalla provenienza: le donne provenienti dai Paesi a sviluppo avanzato e
dell'Est Europa presentano livelli di istruzione più elevati.
Il mercato del lavoro per le donne è influenzato dal livello di istruzione,
ma anche e soprattutto dai comportamenti familiari e riproduttivi.
Più aumenta il numero di figli più si abbassa il livello di istruzione delle
madri. Inoltre, mentre per gli uomini l'istruzione è in relazione alla
posizione in ambito lavorativo, per le donne, oltre alla possibilità di
accedere al mondo del lavoro, fa si che si essa possa mantenere
quest'ultimo.
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3. L'ARRIVO DI UN FIGLIO
L'arrivo di un bambino comporta una riorganizzazione della vita su tutti
gli aspetti, in particolare nell'ambito professionale; questo comporta
l'apparizione di quattro profili:
1. Lavorano all'inizio della gravidanza e continuano al momento
dell'intervista;
2. Lavorano all'inizio della gravidanza e non lavorano più al momenti
dell'intervista;
3. Hanno cominciato a lavorare dopo la gravidanza e lavorano al
momento dell'intervista;
4. Non lavorano né in gravidanza né al momento dell'intervista.
Rilevanza maggiore nella non partecipazione alla vita lavorativa è delle
donne straniere con partner stranieri, che non avevano occupazione né nel
periodo della gravidanza né nel periodo dell'intervista. La tipologia di
madri che più frequentemente ha smesso di lavorare tra la gravidanza e
l’intervista è quella delle madri straniere in coppia con italiano.
Nella parte meridionale del nostro Paese esiste un modello di famiglia
tradizionale e per tale motivo le donne abbandonano il loro posto di lavoro
già alla nascita del primo figlio, mentre le madri residenti nel Centro e nel
Nord escono dall'ambito lavorativo in relazione al numero di figli. Ciò si
accentua se si tiene conto del livello d'istruzione: le donne con licenza
elementare o licenza di scuola superiore sono più a rischi di vivere senza
un'occupazione rispetto a donne che posseggono una laurea.
Le donne che hanno più probabilità di perdere il lavoro sono quelle che
hanno un contratto a tempo determinato o chi lavora part-time; sotto
l'aspetto socio-demografico sono le più giovani ad essere a rischio.
La riduzione della probabilità di perdere il lavoro avverrebbe invece per le
donne che hanno un titolo di studio elevato e che risiedono al Nord o al
Centro.
Sull'altra sponda troviamo le donne occupate: risulta una percentale
maggiore al Nord e al Centro, mentre al Sud rimane la prevalenza delle
madri casalinghe.
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4.IL LAVORO: PART-TIME, TEMPO DETERMINATO O
INDETERMINATO?
Altra caratteristica rilevata dall'intervista è che la maggior parte delle
donne sono alle dipendenze (spesso si tratta di lavoro privato, a tempo
determinato) di qualcuno e solo una minoranza ha un lavoro autonomo.
Quest'ultimo è diffusso per lo più al Sud; mentre le donne che hanno più
di due figli solitamente lavorano nel settore pubblico. I livelli di
responsabilità variano in base al tipo di istruzione. Le donne straniere che
hanno un partner straniero sono per lo più occupate in lavoro dipendente,
mentre per le donne straniere con partner italiano questa percentuale
diminuisce.
Un'altro tipo di occupazione che si va diffondendo sempre più è il
part-time. Questo tipo di lavoro è diffuso maggiormente tra le persone
con un titolo di studio medio- basso.
Dalle dichiarazioni emerge che le motivazioni per cui le donne
intraprendono questo tipo di lavoro non ha una base volontaristica ma è
dovuto all'impossibilità di trovare un tipo di impiego diverso; altra
motivazione è per aver maggior tempo da dedicare alla famiglia.
Con l'entrata nel mondo del lavoro delle donne non si è avuta una
conseguente modificazione dei ruoli interni alla famiglia e alla coppia, cosi
alla donne oltre al lavoro fuori casa vanno sommate anche le attività di
compagna, madre e figlia.
Una buona percentuale di donne ha segnalato di avere difficoltà nel
coinciliare questi aspetti; maggiori difficoltà le hanno le donne italiane
residenti al Centro, con partner italiano, ed è sempre qui che invece le
donne straniere con partner italiano hanno i maggior vantaggi, mentre per
le donne straniere le maggior difficoltà sono riscontrate al Sud. Per le
coppie straniera/straniero le difficoltà sono maggiori e aumentano con il
crescere del numero di figli.
In generale, sono le donne straniere ad avere meno difficoltà rispetto
alle madri italiane, dovuto per lo più alla loro presenza nel mondo
lavorativo del part-time. Nel caso invece delle donne sia italiane che
straniere che lavoro a tempo pieno c'è in entrambi i casi la difficoltà di
conciliazione.
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5. I FIGLI
All'interno di questo quadro, la domanda che sorge spontanea è: chi si
occupa dei bambini quando i genitori lavorano?
La maggior parte dei bambini/e sono affidati a persone o servizi
disponibili, soprattutto da parte delle madri che hanno un maggior livello
di istruzione, mentre le madri straniere sono meno propense a lasciare
il/la figlio/a a qualcuno.
Le maggior richieste di aiuto sono di tipo informale, quindi nei confronti
dei nonni (tenendo conto dell'età), ovviamente ciò non è possibile nel caso
delle coppie straniere che non hanno i genitori in Italia; minor richieste
vengono fatte all'asilo nido (aumentano per le coppie straniere)
soprattutto a causa della retta troppo cara e della mancanza di posti e
solo una piccolissima minoranza affida in bambino ad una baby- sitter.
Le coppie staniere hanno inoltre la propensione ad affidare i propri figli a
parenti.
Anche in questo caso il titolo di studio influisce: le donne laureate
chiedono maggiormente aiuti esterni rispetto alle madri con licenza media
o elementare che richiedono aiuto ai nonni.
Ciò sicuramente è dovuto al fatto che le donne con un maggior titolo di
studio tendono ad avere i figli in età più avanzata e di conseguenza i nonni
sono più anziani e meno disponibili. Lo status più elevato di certe donne
consente loro di effettuare scelte migliori nella cura dei loro figli.
6. LE RISORSE
La maggior parte delle madri vive in casa di proprietà, con percentuali
diverse tra Nord e Sud. Il disporre di una casa di proprietà spesso è
dovuto ad un passaggio dell'abitazione da una generazione all'altra; nel
caso degli stranieri ciò è un aspetto a loro sfavore, che influisce anche
sull'idea di un progetto migratorio che prevede un rimpatrio nel proprio
Paese.
Altro aspetto importante del benessere individuale e familiare è
rappresentato dalle risorse economiche. Per le madri straniere le
difficoltà economiche sono elevate ma non differiscono nel territorio,
mentre per le madri italiane e per le coppie miste è presente una
variabilità territoriale (doppi problemi al Sud rispetto al Nord).
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Le donne più a disagio sono quelle non occupate.
La situazione diventa più difficile nel momento in cui la coppia è a
monoreddito.
I casi peggiori sono quelli in cui nessuno dei due membri della coppia
lavora; rimane comunque svantaggiata la coppia straniera, che non riesce a
far fronte alle spese.
Anche sul benessere familiare influisce il tipo di abitazione: coloro che
hanno i livelli pù bassi di soddisfazione sono coloro che vivono in affitto.
7. PROGETTI FUTURI
Il nostro Paese è caratterizzato da bassa fecondità.
Nel 2012 le donne progettavano almeno due figli, attualmente tali
progetti variano con il variare delle caratteristiche socio- demografiche.
Le intenzioni più positive sono presenti nelle donne che hanno già un figlio
e che hanno livelli di istruzione più alti, mentre il territorio influisce solo
in parte: si progettano più figli al Sud.
Le donne intenzionate ad avere un figlio diminuiscono sempre più come
anche le donne che avendo figli decidono di farne altri, si abbassa
ulteriormente la possibilità di mettere al mondo altri figli per quelle
madri che hanno già tre figli. In sostanza ciò mostra come le madri che
hanno un solo figlio pianificano di averne un secondo, ma le madri che già
hanno due figli non progettano di averne un terzo.
Anche l'età incide su tale decisione; nella progettazione la maggior parte
delle donne sostiene di voler creare una famiglia con due figli, le donne
con 40 o più anni parlano di famiglia creata con un solo figlio, e per
terminare le donne più giovani sostengono la volontà di avere tre figli.
Le motivazioni che spingono le madri a non avere altri figli in più di quelli
che già hanno messo al mondo sono:
1. Aver raggiunto il numero desiderato di figli (madri che hanno già
tre figli);
2. Problemi economici (donne con un solo figlio);
3. Motivi legati all'età (presenti in tutte le madri ma in particolar
modo nelle donne con un solo figlio).
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Ma esistono altre motivazioni legate a:
1. Peso e preoccupazioni legate alla gravidanza, parto e crescita
dei figli;
2. Motivi di lavoro della donna o del partner e le difficoltà nella
conciliazione degli impegni familiari e lavorativi;
3. Motivi di salute della donna o del partner.
Le donne straniere contribuiscono a contrastare l'abbassamento della
natalità in Italia.
Riepilogando: il modello familiare più frequentemente per le madri italiane
con partner italiano e da straniere in coppia con un italiano è quello della
famiglia con due figli. Le donne con un figlio che non intendono averne
altri si ha più frequentemente per le straniere in coppia con
un italiano, seguite dalle straniere in coppia con uno straniero, fino ad
arrivare alle madri italiane in coppia con italiano.
Infine, solo una piccolissima parte delle donne in coppia con un italiano
progettano di avere un famiglia con tre o più figli. Tale situazione
aumenta per le coppie straniere.
Le variabili socio- demografiche influiscono sulla non progettazione di due
o più figli:
1. l'età svolge un ruolo chiave, infatti le donne più giovani non si
fermano a progettare la nascita di due o più figli;
2. Anche la differenza Nord/ Sud ha il suo peso: per le donne che
vivono al Nord è molto più probabile che si fermino al primo figlio;
3. Le conviventi che non vanno oltre il primo figlio;
4. Le madri con un alto titolo di studio sono meno propense a fermarsi
la primo figlio;
5. L'abitazione ha un impatto significativo: le donne in affitto con
molta probabilità si fermano al primo figlio, in contrapposizione alle
madre che hanno una casa di proprietà.
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