Associazione Italiana di Sociologia - Sezione Processi e Istituzioni Culturali Convegno COMUNICAZIONE E CIVIC ENGAGEMENT Istituzioni, cittadini e spazi pubblici nella postmodernità Sapienza Università di Roma | Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale | 22 e 23 settembre 2011 | Centro Congressi | Via Salaria 113 -Roma COMUNICAZIONE E CIVIC ENGAGEMENT ISTITUZIONI, CITTADINI E SPAZI PUBBLICI NELLA POSTMODERNITÀ ALCUNI PUNTI DI RIFLESSIONE Franca Faccioli Sapienza Università di Roma Il tema del civic engagement è entrato nel discorso pubblico per contrasto con l’immagine da più parti descritta di un’opinione pubblica delusa e lontana dalla politica, se non addirittura apatica e passiva. Per delineare una cornice generale possiamo dire che quando si parla di civic engagement si fa riferimento alle tante forme di impegno sociale messe in atto da cittadini su problemi che hanno rilevanza per la collettività, da quelli più legati alla vita quotidiana, alla partecipazione alla vita politica, anche solo attraverso il voto, fino a dimensioni più complesse che investono adesioni a valori e a idee, nella prospettiva di accrescere gli spazi della democrazia. Tuttavia l’aspetto sul quale si interrogano maggiormente le ricerche internazionali è la diffusione di un attivismo civico che rivela la presenza di cittadini che si fanno carico dei beni comuni, spesso in contrasto con le istituzioni pubbliche percepite come inadeguate, spesso corrotte e nei confronti delle quali la prevalenza dell’opinione pubblica esprime sfiducia e disillusione. Rivela la presenza di cittadini che vogliono non solo essere informati ed ascoltati, ma che vogliono far sentire la loro voce, in quanto sono portatori di proposte e di esperienze per la tutela dei beni comuni, in grado di superare l’inerzia delle istituzioni pubbliche. E’ indubbio che il tema del civic engagement si colloca in uno scenario contraddittorio caratterizzato da una parte dalla diffusione di movimenti transnazionali che rivendicano la tutela di diritti violati e riversano nelle strade Pag 2 migliaia di giovani, dallo sviluppo dell’associazionismo, a diversi livelli e dimensioni, e del volontariato per fare fronte a problemi piccoli e grandi che riguardano il benessere della collettività e, dall’altra, dalla crescente e diffusa sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni politiche. In Italia questo scenario è particolarmente dicotomizzato. Tuttavia è una tendenza che si afferma anche nel contesto internazionale, con andamenti più o meno accentuati. Anche se molto è cambiato rispetto al quadro entusiastico descritto da Tocqueville sul ruolo dell’associazionismo in relazione al rafforzamento della democrazia nell’America della metà dell’Ottocento, tuttavia ricerche recenti sulla situazione italiana ipotizzano una relazione tra “attivismo solidale”, “civismo politico” e forme di partecipazione alla sfera pubblica. Altro osservatorio interessante sono i movimenti consumeristici e le esperienze di commercio equo e solidale, espressione di scelte e comportamenti che non esprimono azioni individuali e private, ma rivelano pratiche che mobilitano risorse simboliche, culturali e sociali per attivare reti di partecipazione di persone che condividono scelte e riferimenti di valore. Ulteriore piano di riflessione è offerto dagli esempi di mobilitazione per la tutela di beni comuni che si muovono tra la rete, i “gruppi di vicinato” sempre più virtuali e le piazze, alla ricerca di modalità nuove di far sentire la propria voce e di crearsi un’opinione condividendo spazi e scenari momentanei ed effimeri ma che, forse, rivelano espressioni embrionali di partecipazione politica. In questo scenario un ruolo centrale è svolto dai media, e in particolare dai media digitali, quali attori fondamentali di informazione, circolazione delle notizie, creazione di rappresentazioni e significati, ma soprattutto ambienti di relazione e connessione che contribuiscono a costruire il “tessuto dell’esperienza”. Senza facili tautologie o stupide contrapposizioni tra cittadini buoni e cattivi, il tema del civic engagement offre un campo di riflessione sui significati che assume oggi il concetto di partecipazione in spazi pubblici sempre più mediatizzati e abitati da attori diversi. D’altra parte il richiamo all’impegno civico viene fatto sempre più pressantemente dalle istituzioni pubbliche. E’ uno degli aspetti che caratterizza il modello della governance. Schematizzando possiamo dire che la crisi del modello di welfare costringe lo Stato a ripensare le strategie di governo con modelli caratterizzati, secondo l’analisi della Mayntz, da “cooperazione e interazione tra lo Stato e attori non statuali, all’interno di reti Pag 3 decisionali miste” pubblico-private e, più in generale, da processi di inclusione e partecipazione dei cittadini. In Italia sono in particolare gli enti locali a sperimentare modalità di governance con i cittadini basate sulla costruzione di saperi, di esperienze, di possibilità di confronto in merito alla definizione, e a volte anche alla gestione, delle politiche pubbliche. In particolare la riforma del titolo V della Costituzione che riconosce il principio di sussidiarietà, dà un impulso al coinvolgimento civico sia da parte delle istituzioni che da parte delle associazioni di cittadinanza attiva. I temi della sperimentazione di modalità di democrazia partecipata e di democrazia deliberativa diventano pertanto parte integrante del dibattito sulla partecipazione alla sfera pubblica. Una riflessione più generale chiama in causa il tema della costruzione della cultura civica e dell’educazione dei “buoni cittadini”. E’ questo un tema complesso e che ripropone uno dei nodi chiave della sociologia, quello della socializzazione alla democrazia. In merito a questa dimensione un aspetto da approfondire è il ruolo svolto dalla comunicazione per la valorizzazione dell’interazione e della relazionalità tra attori e gruppi sociali diversi, da una parte, e, dall’altra, quale strumento per la amplificazione o, all’opposto, la negazione della visibilità e della riconoscibilità di chi vive gli spazi pubblici. Un ruolo significativo spetterebbe alla comunicazione pubblica, intesa nell’accezione sociologica più ampia, quale contesto e strumento di circolazione delle informazioni e della costruzione di spazi di confronto e di dialogo tra i tanti attori che compongono oggi la sfera pubblica e si inseriscono nella relazione tra Stato e società civile, tra dimensione pubblica e dimensione privata, ridefinendo continuamente il quadro dei flussi di comunicazione, e costruendo diversi significati del discorso pubblico. Non più appannaggio di èlite nei salotti e nei caffè, esso riflette il dibattito tra istanze e soggetti diversi, dalle istituzioni, alle organizzazioni del privato sociale, al volontariato, alle tante tipologie di cittadini attivi, ai media tradizionali e digitali intesi non solo come media mainstream, ma anche come strumento di relazione diretta tra istituzioni e cittadini e come espressione della voce dei cittadini, che, a loro volta, si fanno promotori del discorso pubblico. La comunicazione pubblica potrebbe svolgere un ruolo fondamentale sia attraverso i media, nelle loro diverse declinazioni, per la rappresentazione di un immaginario pubblico plurale e condiviso, sia come strumento di dialogo e di confronto tra attori sociali diversi, nella prospettiva di tutelare il pubblico interesse. Il tema della visibilità degli attori che vivono la sfera pubblica e delle modalità con le quali questa può essere garantita diventa sempre più centrale. Pag 4 Come si coniuga questa prospettiva con la globalizzazione degli interessi economici, il controllo di gruppi imprenditoriali sui media, la frammentazione dei cittadini in target da interrogare con i sondaggi e da “colpire” con la pubblicità, seguendo la lucida analisi di Crouch? E’ conciliabile uno scenario che si apre ad un discorso pubblico espressione di punti di vista plurali con la tendenza sempre più forte in Italia, di appiattire la comunicazione pubblica sulla rappresentazione dell’immagine dei vertici politici? Quale ruolo svolgono il web e i nuovi dispositivi mediali nell’attivazione di forme di partecipazione civica? Quale relazione si crea tra momenti di aggregazione online e offline? Come si coniuga il rapporto tra visibilità e consapevolezza? Come si rapportano i segnali di ricerca di comportamenti collettivi virtuosi per la tutela dei beni comuni con l’incertezza e la solitudine del cittadino globale e le “comunità attaccapanni” di cui parla Bauman? In questo scenario segnato da contrasti, incertezze e contesti sempre mutevoli, ma anche da una forte ricerca ed espressione della relazionalità, come si pone il rapporto tra la diffusione di comportamenti civici e la valorizzazione del capitale sociale? Al di là delle diverse definizioni di questo concetto date da Bourdieu, Coleman e Putnam, per citare le più note, il rapporto tra civicness, aspettative di fiducia, costruzione di un tessuto solidaristico basato sulle relazioni e orientamento all’associarsi, è un punto centrale per l’analisi della partecipazione e dell’impegno sociale. Se la fiducia riposta da Tocqueville sulla relazione tra pratiche associative e costruzione di “interesse ben inteso” può apparire schematica, tuttavia il tema delle modalità di conciliazione tra interesse personale e interesse generale nella tutela dei beni comuni è uno dei nodi sui quali si gioca il rapporto tra comunicazione, civic engagement, e capitale sociale.