fondamenti deLL`attività economica. i soggetti

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dell’attività
9 fondamenti
economica. i soggetti
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L’attività economica
La piramide dei bisogni e il bisogno di benessere
La distinzione tra bisogni primari e bisogni secondari
è intuitiva e ognuno di noi ne ha sperimentato l’esistenza.
A nessuno viene in mente di affermare che ascoltare
musica è più importante del mangiare. Si può apprezzare la musica, infatti, solo con la pancia piena o, comunque, che non brontoli per i morsi della fame. Solo
dopo aver placato la fame, in altre parole, si avvertono
altri bisogni come, appunto, quello di ascoltare musica.
Possiamo immaginare perciò di costruire una specie
di piramide in cui in basso mettiamo i bisogni più impellenti e via via più in alto quelli che consideriamo
meno importanti. È ovvio che una piramide di questo
tipo dipende dalle preferenze di ognuno di noi: tu, ad
esempio, metteresti il bisogno di musica prima o dopo il bisogno di leggere un romanzo? Mentre alcuni
posti di questa piramide, perciò, sono uguali per tutti
(ognuno di noi mette alla base il bisogno di cibo e di
acqua), a mano a mano che si va verso l’alto l’ordine
può subire molte variazioni.
Gli studiosi della mente umana, cioè gli psicologi, cercano di capire se, nonostante questa varietà, esistano
delle regole che tutti gli esseri umani seguono nella
loro vita quando si trovano a dover scegliere un bene.
La questione è assai interessante poiché i bisogni sono come delle molle che fanno scattare il nostro interesse per qualcosa. Se non avvertissimo i bisogni, non
avremmo alcuno stimolo ad agire, a compiere delle
scelte. E in effetti gli psicologi sono riusciti a individuare qualche regolarità nella piramide dei bisogni e
ciò riveste molta importanza per chi deve decidere
cosa vendere ai consumatori. Sapere che, in genere,
un certo bisogno è avvertito prima di un altro, infatti, può essere molto utile per chi deve scegliere quali
beni produrre.
Gli studiosi di economia, al contrario, non considerano molto importante la piramide dei bisogni perché
a loro interessa capire il modo in cui una scelta viene
fatta, indipendentemente dal tipo di bisogno che il
soggetto soddisfa.
Ciò che conta per un economista, in altre parole, non
è qual è lo specifico bisogno che viene soddisfatto
quanto, piuttosto, la soddisfazione che il soggetto ottiene utilizzando un bene. Tutti i bisogni, pertanto,
vengono considerati come un tutto unico; consumare
un bene significa ridurre questo stato complessivo di
insoddisfazione.
Considerando che per gli economisti la soddisfazione
è uno stato di benessere dell’individuo a cui viene dato
il nome di utilità, i beni sono allora mezzi attraverso i
quali si raggiunge un unico obiettivo, cioè l’accrescimento dell’utilità.
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9 Fondamenti dell’attività economica. I soggetti
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i sistemi economici
Il sistema economico pianificato: il caso dell’Unione sovietica
Il sistema economico pianificato ha avuto una notevole
espansione nel mondo dopo la rivoluzione russa del
1917. Dall’Urss, questo tipo di sistema economico si è
diffuso in tutti i paesi dell’Europa orientale, in Cina e
in diversi paesi asiatici.
La Russia, agli inizi del Novecento, era un paese agricolo ancora molto povero economicamente mentre i
suoi vicini europei avevano già conosciuto un forte
accrescimento della ricchezza nazionale grazie all’avvio della produzione industriale. La rivoluzione del
1917 diede una svolta decisiva a questo stato di cose. Il leader del partito che prese le redini del cambiamento, il bolscevico Lenin, una volta abbattute
le strutture statali zariste, avviò negli anni Venti un
processo tendente a realizzare un sistema economico
in cui lo Stato fosse proprietario delle fabbriche più
importanti (statalizzazione).
Una volta acquisita la proprietà di tutti i mezzi di produzione, lo Stato sovietico, totalmente assoggettato al
potere autoritario di Stalin (successore di Lenin), costrinse i lavoratori dei campi e delle fabbriche a ritmi
di lavoro molto duri in cambio di retribuzioni molto
basse. L’obiettivo di questa scelta era chiaro. Si voleva accrescere la quantità di beni prodotti dal sistema
economico (ritmi di lavoro molto duri) e comprimere
i consumi (retribuzioni molto basse). Diventava possibile così accantonare quantità crescenti di beni per
gli investimenti. Il capitale disponibile aumentava e il
sistema economico poteva crescere a tassi tanto elevati da accorciare le distanze tra lo Stato sovietico e
i paesi capitalistici di più antica industrializzazione.
Questa scelta operata da Stalin venne chiamata industrializzazione a tappe forzate. Il suo esito fu tale che
l’Urss, dopo la seconda guerra mondiale, divenne il
secondo paese nella graduatoria mondiale delle potenze industriali
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A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso questo
tipo di sistema economico ha cominciato a mostrare
segni di evidente difficoltà. Il suo funzionamento necessita di una limitazione delle libertà degli individui
che, fino ad allora, era stata giustificata con i risultati
economici che il sistema si diceva avrebbe ottenuto.
La spiegazione era, in fondo, molto semplice. Si diceva che se lo Stato dirige il comportamento degli individui, toglie loro libertà ma assicura un perfetto coordinamento tra di essi, tanto che il sistema economico
produce senza sprechi il massimo possibile. La povertà, in questo modo, avrebbe dovuto sparire e si sarebbe dovuta aprire la strada dell’abbondanza senza
nessuna forma di sfruttamento tra gli uomini. Negli
anni Ottanta, appunto, tale aspettativa è apparsa alle
popolazioni di quei sistemi economici come del tutto
infondata. Ha iniziato ad apparire con evidenza che la
pianificazione non è una soluzione efficiente ai problemi
economici e si è fatta strada l’esigenza di una radicale
trasformazione del sistema economico.
In Urss, paese guida dei sistemi economici pianificati, in particolare, ha preso l’avvio un processo di
cambiamento detto “perestrojka”, che ha allentato la
presa dello Stato sugli individui. In maniera in parte
inaspettata, questo allentamento non ha fatto guadagnare consensi popolari nei confronti dello Stato pianificatore ma, al contrario, ha lasciato emergere una
feroce critica nei suoi confronti.
A partire dal 1989 gli eventi sono precipitati, la rivolta popolare contro lo Stato in questi sistemi economici ha raggiunto livelli imprevedibili. Nell’agosto
del 1991, addirittura, dopo un fallito colpo di Stato
a opera di coloro che volevano restaurare lo Stato
pianificatore, la rivolta popolare ha costretto lo Stato
sovietico a dichiarare del tutto superata l’esperienza
pianificatrice.
Allo stato attuale, dunque, il sistema economico pianificato è poco più che una alternativa puramente
teo­r ica.
9 Fondamenti dell’attività economica. I soggetti
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i soggetti economici
Stato e nazione in economia politica
Nel linguaggio corrente accade spesso di usare la parola Stato con due significati molto diversi tra loro. A
volte, con la parola Stato si fa riferimento alla nazione,
altre volte si fa riferimento allo Stato inteso come organizzazione che detiene il potere politico all’interno di
un territorio in cui vive un determinato popolo.
Sia dal punto di vista del diritto sia dal punto di vista
dell’economia politica occorre evitare che questa ambiguità generi malintesi.
Per questo motivo, la scienza giuridica distingue i due
concetti aggiungendo le parole “comunità” e “apparato”. Lo Stato-comunità è allora l’insieme dei cittadini governati da un determinato potere politico. È invece Statoapparato l’organizzazione dotata di sovranità che esercita
il potere politico.
La scienza economica, invece, ha distinto i due significati attribuendo alla parola “nazione” il senso di Stato
come insieme di cittadini e alla parola “Stato” il senso di
Stato come organizzazione che esercita il potere politico.
In economia politica, perciò, si dice reddito nazionale
per indicare il reddito prodotto da tutti i soggetti economici (famiglie + imprese + Stato + resto del mondo). Si parla invece di bilancio dello Stato per indicare il
documento che sintetizza l’attività dello Stato inteso
come organizzazione dotata di potere.
La parola Stato, in economia politica, non può quindi
dare adito a malintesi: si riferisce a quello che, giuridicamente, è lo Stato-apparato. Per indicare il documento che sintetizza l’attività di tutti i soggetti del
sistema economico (famiglie + imprese + Stato + resto
del mondo) non si utilizza allora l’espressione bilancio dello Stato, bensì conto economico nazionale.
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