I movimenti sociali Il concetto di movimento sociale si riferisce a .…reti di interazioni prevalentemente informali basate su … .…credenze condivise e solidarietà che si mobilitano su … .…tematiche conflittuali attraverso … .… l’uso frequente di varie forme di protesta [Della Porta e Diani 1997] Movimenti, conflitti sociali e transazioni politiche (Touraine, 1975) • Identità: l’attore collettivo definisce se stesso; la distinzione si basa su un conflitto sociale • Opposizione: il conflitto fa sorgere l’avversario, formando la coscienza dell’attore collettivo • Totalità: il particolare e contingente sistema di azione storica in cui si trova il conflitto • Il movimento nasce nella società, attraverso il conflitto, e induce la trasformazione della società stessa Teorie sui movimenti sociali La tradizione marxista, anche se non si è mai occupata esplicitamente dei movimenti sociali, sostiene che le azioni di protesta presenti nelle società sono : a) azioni razionali b) motivate da interessi di classe, c) dirette a provocare mutamenti radicali. Secondo Karl Marx la classe esprime una comunanza di posizione nel rapporto di produzione, o meglio una comune condizione di esistenza, presupposto del sorgere di quella coscienza di classe che permette agli individui di mobilitarsi. Le azioni di protesta scaturiscono dalle contraddizioni del sistema capitalistico, il quale contiene già i germi della propria dissoluzione, il proletariato. Questo, nella dialettica marxista, avrebbe soppiantato ‘sicuramente’ la classe borghese. Diverse teorie sui movimenti collettivi • • • • Movimenti e disfunzioni sociali (Smelser, 1963) Movimenti come “Statu nascenti” (Alberoni, 1981) Movimenti, conflitti sociali e transizioni politiche (Touraine, 1975) Movimenti e squilibri di potere (Tilly, 1978) Teoria del collective behavior (Smelser 1963): L'azione collettiva non istituzionale era concepita come una risposta a qualche fattore di disturbo (strain) in una delle componenti dell'azione sociale (valori, norme, mobilitazione delle motivazioni, risorse). Il comportamento collettivo tendeva a ristrutturare la componente disturbata, attraverso una credenza generalizzata che mobilitava gli attori in forme di azione non istituzionalizzate. - Una credenza isterica era alla base del panico, - Una credenza orientata alla norma era presente nei movimenti riformistici - Una credenza orientata ai valori si manifestava nelle rivoluzioni. Movimenti come “statu nascenti” (Alberoni, 1981) • Esistono due differenti stati del sociale: -Statu nascenti e Istituzione (vita quotidiana) -Nello Statu nascenti c’è discontinuità … -Dallo Statu nascenti all’Istituzione -I processi di civilizzazione culturale Chi dà vita ai movimenti? Con il movimento (Statu nascenti) si rompono vecchie solidarietà e se ne formano di nuove • Protagonisti: i membri delle classi sociali “minacciate” e quelli delle classi sociali “in ascesa” • Chi sperimenta una contraddizione fra un’identità collettiva esistente e i nuovi rapporti sociali imposti dal mutamento • Chi ha già esperienza di partecipazione, leaders e risorse organizzative, reti di comunicazione esistenti, più facilmente riconoscono interessi comuni Teoria della deprivazione relativa orientata a cogliere la formazione della domanda di movimento, facendo riferimento alle situazioni di malcontento e quindi alle rivendicazioni diffuse in particolari settori della società. Resource mobilisation theory la formazione e lo sviluppo dei movimenti vengono spiegati non tanto rivolgendo l'attenzione alle situazioni di deprivazione, tensione e scontento sociale - supposte sempre presenti in una data società (Oberschall 1973) quanto prendendo in considerazione la disponibilità delle risorse riguardanti le opportunità politiche utilizzabili per le campagne e le mobilitazioni su particolari tematiche Condizioni che facilitano la formazione di movimenti sociali Non basta lo scontento per formare un movimento sociale Risorse - legami di solidarietà reticoli informali catnet: categoria sociale + network imprenditori del conflitto organizzazione risorse economiche mezzi di comunicazione istruzione e disponibilità di tempo Teoria del political process model I movimenti sociali nascono e si sviluppano non in risposta a delle condizioni di deprivazione e di disagio psicologico dovute al ritmo rapido del cambiamento sociale, ma a delle ‘opportunità politiche’ che si aprono a seguito di tale cambiamento strutturale nel rapporto fra società e sistema politico. La mobilitazione dipende in grande misura dalla struttura delle opportunità politiche, che in un dato contesto sono offerte ai movimenti sociali. La partecipazione ad un movimento sociale si intensifica quando si aprono canali di accesso nel sistema politico, portando gli attivisti a credere nella possibilità di successo della protesta. Opportunità politiche - allargamento dei diritti - grado di decentramento territoriale - separazione funzionale del potere - strategie prevalenti dello Stato, più o meno inclusive - presenza di alleati dei movimenti e di avversari - Movimenti e squilibri di potere(Tilly, 1978) • In tutte le società esiste uno squilibrio nella distribuzione del potere • Nell’interazione sociale si sviluppano interessi in conflitto • L’organizzazione dell’azione crea la consapevolezza dell’appartenenza ad un’identità comune • L’organizzazione mobilita le risorse per l’azione collettiva • Si manifesta la vulnerabilità alle nuove rivendicazioni (riequilibrio di potere) - Teorie dei ‘nuovi movimenti sociali’. Gli studiosi che utilizzano quest’ultimo approccio (Alain Tourain, Claus Offe e Alberto Melucci), definiscono “nuovi movimenti sociali” i movimenti che si sono sviluppati dagli anni Sessanta in poi come il prodotto dei nuovi conflitti presenti nelle società moderne (definite con vari termini come post-industriali, tecnocratiche e post-fordiste). L’ampliamento dell’accesso all’istruzione superiore, l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, lo sviluppo economico, hanno fatto emergere dei nuovi conflitti e aumentato la rilevanza dei criteri di stratificazione sociale, come ad esempio il genere, non più fondati sulla posizione di classe, spostando l’attenzione ad esempio dalle condizioni dei lavoratori nelle fabbriche, alle rivendicazioni degli studenti per un’istruzione che non sia più d’élite, o ancora alle lotte delle donne o degli omosessuali per una maggiore tutela delle proprie condizioni. Questo cambiamento è dovuto, sostengono i teorici dei nuovi movimenti sociali, alla crescita dello Stato del benessere e alla centralizzazione dell’economia capitalistica, che ha spostato l’attenzione dai temi del benessere materiale a quelli relativi allo stile di vita, alle libertà individuali, alle relazioni con l’ambiente. I nuovi movimenti sociali Alcune trasformazioni spiegano le nuove caratteristiche della partecipazione sviluppatesi a partire dagli anni sessanta [Inglehart 1977]: • le richieste di mutamento sociale tendono ad avere una base sociale di classe media piuttosto che di classe operaia; • le fratture basata sull’età e il genere diventano virtualmente importanti come quella basata sulla classe sociale; • i temi non-economici acquistano un maggior grado di salienza. Le mobilitazioni del 1969 ("autunno caldo") e la formazione di nuove identità collettive Il modello della centralità appariva poco pertinente e comunque insufficiente per spiegare la partecipazione. Il riferimento a una precedente coscienza di classe, e le preesistenti risorse di militanza potevano al più spiegare l’avvio della prima fase di lotte, in presenza di una situazione economica e sociale favorevole. Più difficile spiegare la mobilitazione allargata, le sue forme e i suoi contenuti. Pizzorno interpreta la mobilitazione operaia dell’autunno caldo come la nascita di un nuovo movimento sociale. Nella fase di formazioni di nuovi movimenti sociali i comportamenti che appaiono irrazionali in relazione ai benefici individuali ottenuti, possono essere considerati razionali in vista della costituzione e del riconoscimento dell’identità collettiva, e per il rafforzamento della solidarietà fra i partecipanti: si intensifica la partecipazione, cresce la militanza, si esprimono domande non negoziabili di tipo universalistico Tipi di movimenti collettivi (Melucci, 1977) • Movimenti rivendicativi: imporre mutamenti innorme, ruoli, procedure di assegnazione delle risorse socio-economiche. • Movimenti politici: incidere sui canali della partecipazione politica e modificare i rapporti di forza • Movimenti sociali: rompere i limiti di compatibilità del sistema, i rapporti sociali di produzione