come concezione Leonardo Sciascia saggio Il in Samir Ben Dopo metafisica Ahmed aver puntualizzato sociologicamente il fenomeno della mafia attraverso le pagine de Le parrocchie di Regalpetra, e una volta superata l'esigenza pretta- mente saggistica, Sciascia pubblica nel 1961 un'opera intitolata // giorno della civetta} In essa l'autore approda a una definitiva maturazione letteraria che gli permette di armonizzare le strutture del racconto e Su uno sfondo mafioso Leonardo Sciascia la "materia saggistica". così orchestra vatore Colasbema viene ucciso a colpi di lupara e con st'uomo: Paolo Nicolosi. Nella zona rabinieri settentrionale che ha si il lui suo racconto: Sal- scompare un one- poco tempo un capitano dei trova da Da ex fatto la Resistenza. ca- partigiano ha una visione precisa della vita e della sua missione; cerca nelle sue indagini di non lasciarsi fuorviare da nulla e da nessuno. Organizzata una rete di informatori, fa arrestare diversi mafiosi di secondo piano. D suo intento tuttavia è di arrivare fino ad un momento in cui il suo scopo è quasi rag- capomafia: don Mariano Arena. Nel giunto, entra in scena la macchina delle clientele e l'inesperto capitano, recatosi a Parma per una breve licenza, al suo ritomo trova alibi prefabbricati per tutti gli non incriminati, che escono trionfanti dal carcere; al capitano Bellodi tornarsene a Parma e meditare su quello che è la giustizia. naggi principali del romanzo siano due, don Mariano Arena e il vero protagonista è l'universo insulare e le resta che Ora, benché il i perso- capitano Bellodi, sue sotterranee, travolgenti forze sovversive. La domanda di base servirsi della struttura stesso La che ci facciamo è: perché Sciascia sente il bisogno di schematica del romanzo poliziesco, sconvolgendola allo tempo? scelta del genere poliziesco da parte di Sciascia ha suscitato l'interesse di molti studiosi,^ che, da un lato, hanno focalizzato l'attenzione sulle deviazioni strutturali rispetto al za i romanzo giallo classico e, dall'altro, hanno messo in eviden- temi socio-politici immessi nella trama poliziesca. Già nel 1974, Claude Am- broise poteva scrivere: La forma politico. del giallo in quanto prodotto ideologico ha evidentemente un significato Sempre. Ma nei libri di Sciascia, c'è qualcosa di più e cioè missione della politica nella trama romanzesca: approdare alle sfere politiche. [. . .] si Questo movimento è manifesto ne civetta, diventa più sottile e acquista una diretta im- parte dalla cronaca nera per // giorno della maggiore ampiezza nelle opere successive. (141) QUADERNI d'italiamstica\olvmtXV, So. 1-2, 1994 Samir Ben Ahmed 238 Per critico francese, infatti, "il giallo diventa la il che dei verità la forma peculiare della riflessione con l'ovvia differenza rispetto sul sistema politico" (ibid.); anglosassone al giallo non viene scoperta né vengono fatti puniti i L'incapacità dell'investigatore sciasciano di scoprire la verità ne Giovanna Jackson, un The La secondo anti-eroe. Per la Jackson, infatti: detectives of Sciascia are gifted with all the abilities of a Holmes, yet they consistently fail to bring order balance that the crime had destroyed. (12) to chaos D motivo che l'inadeguatezza della ragione — a Sherlock to re-establish the comune a tutti gli in- essa propone per questa impossibilità è base sulla quale riposa la Dupin or and studiosa ha identificato così una caratteristica costante vestigatori sciasciani. colpevoli. fa, il giallo classico — nell'ambiente socio-politico in cui opera l'investigatore.^ Il leitmotiv, che attraversa tutti contributi della critica i intomo al GC, è che ci si trova davanti a un saggio-denuncia della mafia siciliana presentato nella forma di un Il ricorso al genere "giallo" non giallo. Per dirla con a metà al lettore di lasciare rò riflettendo sul le parole di Luigi Cattanei: il si deve solo libro", fenomeno mafioso. ma Il alla tecnica narrativa che "impedisce all'intento di denuncia che Sciascia matu- giallo tradizionale s'anima in lui d'una per- sonale vibrazione agli eventi, la Sicilia di oggi esclude ogni altra scelta spazio- temporale e carica il "caso" di significati etico-politici, talché l'autore può trascu- rare l'esito dell'indagine intrecciata a un gioco politico trasparente e pur agilmente modi svincolato dai del saggio. (58) Oltre alla questione etico-politica, Nicola Fano introduce "intesa come spinta che conduce l'uomo a scegliere di dar e "l'intento etico e sociale [dell'autore] di indicare zione mortifera dell'uomo Fano le due chiavi e, i il tema della morte, morte a un suo simile", limiti possibili della voca- eventuahnente, di porre un freno ad essa" (35). Per di lettura del GC sono, in effetti, l'impegno etico-politico dell'autore e la "vocazione mortifera" dell'uomo: Appare immediatamente chiaro, dunque, che una civetta sono sostanzialmente due: fi-a la gestione del potere le chiavi di lettura del Giorno della di ordine politico, legata ai rapporti oscuri pubblico e quella del potere mafioso; l'altra di ordine morale, relativa a ciò che abbiamo chiamato vocazione mortifera dell'essere umano. Ed è commistione altrettanto chiaro dici nell'antropologia del la terra di Sicilia, con la sua specialissima ma si tratta di all'interno del quale le profonde ra- suo popolo) offre a Sciascia un terreno di studio ine- guagliabile. Proprio la Sicilia romanzo; che fra ragione e mafia, fra utopia e disincanto (che affonda [. . .] costituisce una "zona franca", due precedenti chiavi il di terzo territorio di sviluppo del un di lettvaa territorio onnicomprensivo convivono e interagiscono. (37) La scelta del modello poliziesco, vantaggi importanti. Un tale in effetti, porge alla scrittura di Sciascia due genere preconizza intanto l'esistenza di una ragione // saggio come concezione metafìsica in Leonardo Sciascia superiore — — che Sciascia chiama metafisica 239 quale mette la in rilievo la "positività" dell'investigatore rispetto alla "negatività" del criminale. In più, questo genere esime lo scrittore dalla piatta scrittura sociologica del saggio moralizzante e fornisce una struttura narrativa che dà al discorso maggiore forza di convincimento tramite contrapposizione drammatica di due mondi: quello la oscuro della mafia e quello della "Grazia illuminante" della ragione. In queste pagine, si co-cho-à di dimostrare come Sciascia stiche della scrittura poliziesca nella stesura del saggio come ossia il giallo assuma una funzione primo romanzo tesi scritti come essai — di questo genere, sarebbe più in particolar modo del GC, opportuno parlare di romanzi a da uno scrittore di parte. titolo, // Il inteso strutturale nell'elaborazione della tesi di fondo. Nel caso dei romanzi polizieschi di Sciascia e il ricorra a certe caratteri- — giorno della due mondi contrapposti: civetta, è un ossimoro che richiama l'attenzione su giorno, che sta per la luce della ragione, e la civetta, il uccello notturno, che sta per l'oscurità della mentalità mafiosa. Sin dall'inizio narratore ci pone in presenza del mondo "oscuro" il del romanzo. All'apertura del racconto prevale un'atmosfera cupa di paura e di omertà, ove la reticenza dei te- stimoni oculari nel partecipare alla ricostruzione dell'assassinio, deriva dalla forte presenza della mafia con la sua sbrigativa giustizia, che non ammette interferenze e che riesce ad imporsi per mezzo della intimidazione.** un chiaro avvertimento per parlare, pena la chi si due colpi di lupara sono non deve morte. Si tratta di una mentalità che è "la forma più netta della costituzione siciliana, del modo di essere siciliano e della legge scaturisce, [e che] si riduce a un'intesa di persone dei medesimo I trova nelle vicinanze: chi ha visto sentire"; (Sciascia, La mqfìa 82) di non scritta che ne medesimi pensamenti, del un modo irrazionale agli occhi di chi rappresenta la giustizia dello stato. È interessante osservare che in questo è ben più riconoscibile che non con il morto ammazzato e lettore, le primo romanzo l'impalcatura del in quelli successivi. Il romanzo si circostanze del delitto sono rivelate parzialmente senza cioè rivelare immediatamente l'identità dell'omicida, né Di qui scatta l'indagine con giallo apre, appunto, le tipiche il al movente. tecniche investigative, con la raccolta, cioè, di indizi che poi diventano prove e di interrogatori che diventano confessioni. Ma se nel giallo tradizionale si assiste allo scontro fra tore e l'assassino, con la nel GC si messa a fuoco ha invece uno scontro chiaramente definita: il mondo ft"a due individui, l'investiga- della superiorità intellettuale del primo,^ due mondi, ciascuno con la propria filosofia dei mafiosi siciliani e dei loro fiancheggiatori ai posti chiave del potere da un lato, e dall'altro Bellodi — "che riteneva la legge scaturita dall'idea di giustizia e alla giustizia congiunto ogni atto che la legge muovesse" (408) — , solo contro tutti, con il suo mondo ideale di ragione, di giustizia uguale per tutti e di verità univoca. C'è, infatti, nella figura di Bellodi, un motivo di fondo che ne costituisce la cifra: è il forestiero, il partigiano setten- trionale affascinante e temibile per la gente del paese. Affascinante per la sua cortesia e le sue maniere rispettose dell'individuo (anche se criminale), temibile Samir Ben Ahmed 240 perché detiene un potere. In fondo lettore lo percepisce il come uno straniero alle prese con una cultura radicalmente diversa dalla sua,^ di cui intuisce le ragioni ma storiche, contro cui ha dichiarato guerra. Da un punto di vista strettamente strutturale, le indagini sono un pretesto per l'esposizione di queste due filosofie e per l'individuazione di quella zona franca, "terra di nessuno" che alternativamente le no" riconoscibile nella dimensione ove giocando d'azzardo rischia don Mariano e aggira Parineddu, come una configura si confidente, che il mafia e carabinieri.^ Così l'opposizione la vita tra capitano Bellodi il separa e le unisce: una "terra di nessu- si tra guerra nel corso della quale assistiamo ad un emblematico "saluto delle armi" scambiato ft-a i due mag- giori contendenti: Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un "Anche lei" disse di quel saluto delle armi scambiato avere stretto mani, le don Mariano aveva il [. al .] . Mancuso e tutto ai fini benché comprenda Come si vedrà scia riesce a guidare liana delle cose si . di dell'esposizione della romanzo. Intanto, dal passo appena il le ragioni storiche nosce nel potere centrale, ancorché ne leggi. . all'onorevole Livigni: sui quali ricava più chiaramente la posizione di Bellodi: egli non appartiene ciliano, . nel disagio che subito sentì vantaggio di essere un uomo. (407) fondo che regge tesi di un uomo cristo, lei è con un capo mafia, a giustificazione pensò ministro Questa contrapposizione è importante per l'autore sua E capitano con una certa emozione. il in seguito, è in il lettore verso la è ormai estesa sia il mezzo a al citato, si mondo che lo hanno modellato, né rappresentante e si- si rico- difensore delle il questi opposti grazie ai quali Scia- conclusione finale: la visione mafioso-sici- al resto dell'Italia. In tal modo l'autore riesce a veicolare una "lettura" personalissima e soggettiva di certi aspetti dei rapporti tra la Sicilia e il continente. Come hanno due generi Ma tiva.* pria già osservato molti letterari: il critici, il GC saggio, per la materia, ed è importante osservare che entrambi autonomia stilistica, si nasce dunque dalla fusione di il i "giallo", per la tecnica narra- generi, pur mantenendo la pro- avvalgono del processo "argomentativo" tipico dell'esposizione dimostrativo-deduttiva. Vale a dire che la questione di fondo — capo a un ragionamento lo- e la la 'colpa' nel giallo gico, nel quale lezza, due 'tesi' fattori nel saggio — deve far fondamentali (verità e impostura, innocenza e colpevo- bene e male, opinione propria e quella corrente) pongono. Ciò che prevale e determina analisi attira di più l'attenzione, è il il combinano e procedimento analitico: la contrap- si successo del ragionamento, e ta così inconfutabile e, soprattutto, l'unica possibile. dei due si in ultima conclusione diven- A proposito della "fusione" generi, Sciascia sostiene che la sua è una materia saggistica che assume di trasformazione non è facile: e i modi del racconto, si fa racconto. Il processo perciò io sono particolarmente attento e accorto nella tecnica del raccontare. Spesso anzi mi servo della tecnica in più sleale nei riguardi del lettore, quella che impedisce un certo senso al lettore di lasciare a metà // un saggio come concezione metafisica libro; la tecnica, voglio dire, del sono piuttosto garantito rispetto sia in crisi. (Mauro romanzo Con questa formula mi poliziesco. alla crisi della narrativa. 241 Ammesso che la narrativa 2) che In base a ciò Leonardo Sciascia in si è già detto, la "slealtà" di questa tecnica non scaturisce solamente dall'imposizione dell'obbligo della lettura (che è pur sempre una ta), bensì da una che più importa tutt'altra costrizione un contesto ove è in ben più vitale convincere: l'obbligo di condividere le opinioni dell'autore che sorreggono e compongono struttura e la tecnica del giallo forniscono, oltre ai La mezzo per guidare le l'impianto narrativo. "modi", il idee e le prese di posizione dell'autore; così, per dirla con Sciascia, saggistica ... si fa una contempo, giustifica e condanna il "comune nella descrizione di la stessa un volto o vecchio disse che forse che, al loro valore denotativo siciliani un atteggiamento: nome il il funzione del richiamo all'opera di autori di ogni caso significava malvagità, ma sentire" tipico della mentalità mafio- ricorso al proverbio e al soprannome, con e connotativo,^ svolge Il "materia realtà socialmente e storicamente localizzabile, è finaliz- zato lo stile che tende alla creazione di un senso delle cose siciliane D la racconto". Proprio a questa "trasformazione" (o travestimento) della materia, che è so-siciliana. scel- che è quella sottile e vincolante, giusto era Barricieddu, o forse Bargieddu: la ma in malvagità di uno che comanda; che un tempo Barruggieddi o Bargieddi comandavano mandavano gente i alla forca, per grado di puntiglio linguistico-lessicale, del tutto in- i paesi e piacere malvagio .... (455) In primo luogo, si osservi il congruo nel discorso di un pastore siciliano. È chiaro che è l'autore ad insistere su un dettaglio "saggistico" e con tale insistenza ne crea quello che ho chiamato "il tore presenta la conclusione o, meglio, l'uso che Un mazione. fa, appunto, "racconto" e così senso delle cose siciliane". Subito dopo uso che serve non tanto al giallo il lettore quanto al deve fare il narra- di tale infor- saggio. Infatti, la con- clusione è doppia: a) è inutile insistere in questo interrogatorio e b) la Sicilia e siciliani non si i fidano di altra legge che della loro propria: Ma capì che non c'era niente da cavare da uno che riteneva il capo degli sbirri cat- E non è che avesse torto, pensava il capitano: da secoli i bargelli mordevano gli uomini come lui, magari li facevano assicurare, come diceva il vecchio, e poi mordevano. Che cosa erano stati i bargelli se non strumenti tivo quanto il proprio cane. dell'usurpazione e dell'arbitrio? (455) Queste considerazioni non assolvono ad alcuna funzione nella ziesca, dove tutto dev'essere finalizzato, re o a evidenziare una pista o un indizio che ritornerà al semblaggio del casse-tête. Lo stesso dicasi per rono spesso buiscono che lega in questa le momento del finale rias- divagazioni liriche che ricor- prosa e per certe descrizioni paesaggistiche che non contri- affatto all'intreccio, bensì a la scrittura poli- programmaticamente inteso a nasconde- "materia" saggistica ai comporre quel tessuto puramente narrativo "modi del racconto". Pertanto la particolarità di Samir Ben Ahmed 242 questo primo giallo sciasciano va rintracciata non solo nella nuova scrittura che ma nasce dalla fusione dei due generi, ha sul anche e soprattutto nell'impatto che essa lettore. Presi separatamente i due generi presentano due posizioni diverse dell'autore e D perciò due altrettanto diverse aspettative del lettore. saggio, qui inteso nella sua accezione settecentesca di essai e di pamphlet, è tradizionalmente in porto con la filosofia e la visione del modo da ricondurre mondo lettore all'autore e alla sua posizione etico-politica, in cui il mantenere una distanza lettore è libero di stretto rap- del saggista; prospettive esposte in respiro, permettendogli di accettare o di critica. Ciò gli fornisce rifiutare integralmente o il un minimo di in parte le idee dell'autore. La scrittura giallistica, al contrario, è per definizione coinvolgente, l'autore nel districare l'enigma mune a e tutti; si che fa la distinzione perché appella ad una logica "metafisica" ritenuta co- A bene e male non ammette equivoci. tra questo riguardo Sciascia scrive: Nella sua forma più originale ed autonoma, metafisica: l'esistenza di quella grazia che stigatore si un mondo teologi i può anzi considerare umano re oltre ma romanzo poliziesco presuppone una chiamano illuminante. Della Grazia illuminante [. . .], il di l'inve- che non rappresenta fatto legge in assoluto, la sua capacità di leggere la —e portatore [...]. L'incorruttibilità e infallibilità il dell'investigatore, la sua quasi ascetica vita legge ufficiale il "al di là del fisico", di Dio, della grazia che nelle cose, cioè negli il la delitto nel cuo- indizi, e di presentirlo, lo investono di luce metafisica, ne fanno un eletto. ("Breve storia" 218) Queste qualità inducono chi legge ad immedesimarsi nell'investigatore e quindi a condividere la "filosofia" e conclusioni dell'autore, proprio perché non sono le più ritenute estranee alle proprie. Combinando In giallo. due generi, Sciascia ottiene un saggio i altre parole, egli margine scritto in mondo sostituisce alla visione del "oggettiva" del giallo classico quella personale e soggettiva del saggio. ^° "slealtà" nei conft"onti del lettore, di cui fatto che le indagini meccanismo e la si La è detto poc'anzi, scaturisce proprio dal scoperta per gradi dei di convincimento. Tale al universale e fatti mettono meccanismo porta il in moto un sottile lettore, "costringen- dolo", a condividere inconsciamente la presa di posizione dell'autore, vale a dire: la Sicilia, scaturigine della non-ragione, del sopruso, del co ecc., ha esteso i Bellodi disse che la Sicilia era incredibile. "Eh governo della lupara, dico io bile è anche l'Italia. l'Italia: Forse tutta la linea della etico-politi- dici bene: incredibile ... . . . autonomia, il Ho loro governo co. . . incredibile: è la parola che ci vuole". Incredi- e bisogna andare in Sicilia per constatare quanto è incredibile l'Italia leggendo sui giornali che sì, E ora hanno la loro nosciuto anch'io dei siciliani ... il malcostume suoi influssi nefasti al di là dello stretto di Messina: va diventando gli scandali di palma, cioè il Sicilia ... A me è venuta una fantasia, quel governo regionale: gli scienziati dicono clima che è propizio alla vegetazione della palma. // saggio come concezione metafisica in Leonardo Sciascia viene su, verso il nord, di cinquecento metri, palma ... Io invece sale come Poiché su su per la l'Italia, Lo Roma ed è oltre ". . . . E ... (479) punizione di don Mariano è stata impedita, questa, che è la conclusione del romanzo. In contrapposte messe in moto nel romanzo, è prevedibile che le forze linea della l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè sione del saggio, è in sostanza anche non tenda verso rativa La pare, ogni anno ... dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato forte, degli scandali: pevole, mi 243 ma verso la la soluzione consolatoria del caso e dimostrazione di come Stato, infatti, l'unico abilitato a farlo, si il la la conclu- effetti, date la spinta nar- punizione del col- colpevole non possa essere punito. è lasciato contaminare dalla rampante "pazzia" della Sicilia nella persona di coloro che dovrebbero vegliare a che la sua giustizia non venga soppiantata da nessun'altra forma colare dalla giustizia della lupara. non rimangono di fondo, cioè Roma". E da tanto personaggi e i lettura caso parti- sostitutiva: nel compiuta, nella memoria del lettore le situazioni, quanto l'accettazione della che "la linea della palma sale ... su su per tesi ed è oltre l'Italia ciò deriva un senso di disagio perché a chi ha seguito la storia rima- ne solo da sottoscrivere plicitamente: A il mondo al mondo "eletto", il cui recupero l'autore propone im- della "grazia illuminante" della ragione, quello ideale che vagheggia Bellodi, insomma. Nel un senso lettore del giallo classico vi è, inoltre, un di appartenenza ad mondo univoco in cui la distinzione fra il bene il male è chiaramente delineata. Un mondo di cui l'autore, con la punizione del colpevole, asserisce la legittimità e l'univocità. Nel mondo siciliano GC Sciascia impedisce al lettore di sentirsi parte tanto del quanto di quello continentale; l'unica alternativa rimasta è di ac- cettare, a costo di rompersi la testa,^^ la tesi di la sorregge, corroborando così "Questo è punto" pensò il gnerebbe sorprendere ca. [. .] . E il capitano "su cui bisognerebbe far leva. le quella grande famiglia che è i covo dell'inadempienza tendenze o il gli incontri dei regime, e dietro nemici della famiglia, sarebbe meglio alle ville, le la fiscale, visione che [. . i si membri Qui bisoAmeri- .] come vecchie e nuove, che stanno a sprecare tutte quelle volpi, o fondo del romanzo e soluzione suggerita da Bellodi: la gente nel dietro le idee politiche dietro la il in loro fiuto più inquieti di vicini di casa della famiglia, e mettessero ad annusare intomo automobili fuori serie, le mogli, le amanti di certi funzionari: e con- frontare quei segni di ricchezza agli stipendi, e tirarne il ad uomini come don Mariano comincerebbe a mancare In ogni altro paese del mondo una evasione fiscale giusto senso. Soltanto così il come terreno sotto sarebbe duramente punita: qui don Mariano se ne ride, sa che non molto per imbrogliare In questo lungo le carte". monologo nati nel testo, è chiaro i piedi . . . quella che sto costatando gli ci vorrà (465-66) interiore, il più rappresentativo fra i tanti dissemi- che Bellodi funge da portavoce dell'autore e che queste considerazioni non fanno parte della tessitura logica e perciò non avrebbero alcu- na funzione in un romanzo poliziesco tradizionale, che mira esclusivamente a far Samir Ben Ahmed 244 collimare fatti i te saggistico e a seguire un ragionamento puramente razionale. un ulteriore motivo della sconfitta di Bellodi e rappresentano intanto, battere, suggerita dall'autore, per sconfiggere la mafia e ciò D Ma sul versan- queste considerazioni espletano una funzione notevole: forniscono, rapporto dialettico viene suffragato, e tra fondo di un pozzo: lei da saggio e romanzo poliziesco, che abbiamo delineato, le eventuali falde cauterizzate momento della verità proprio nel la strada che essa rappresenta. in cui da una coscienza pirandelliana don Mariano guarda in un pozzo e vede il capitola: "La sole o la luna; verità è nel ma se si butta giù non c'è più né sole né luna, c'è la verità (469). Così Sciascia per bocca di don Mariano anticipa dunque la fine della continuando nel la pozzo della lodi, la fine dell'interrogatorio trama poliziesca, perché l'inchiesta finisce. A metafora pirandelliana di don Mariano, Bellodi ha visto Ma, Sicilia. pur avendo raggiunto pace di riportarla dalle pagine che seguono, "il come ci romperò la testa", che ci la verità che Bei- lettore capisce fondo del pozzo" e trovato alla superficie, di presentarla romanzo con quel "mi il la verità, non la Verità. Bellodi riconduce alla e questo punto, sarà ca- chiude il metafora di don Mariano. Nel GC, Sciascia ha assunto una situazione nota ai suoi lettori italiani. In di questa situazione che era (ed naca nera dei giornali e delle storica che è ben definita e già ultima analisi la "materia" saggistica sta nella scelta quotidianamente esposta nella cosiddetta cro- è) riviste italiane e che richiede anche una certa vero- simiglianza nell'agnizione finale: la mafia non può essere sconfitta, perché dimostrano che non lo è mai mente stata. Ogni ottimistica, sarebbe inaccettabile, perché fatti. Ma la ragione della sta la conclusione verso — è che non reggerebbe alla fatti prova dei non-sconfìtta della mafìa, che Sciascia avanza la i conclusione, oltre che smisurata- altra — e qui quale tende la spinta saggistica e di conseguenza tutto il romanzo il vero senso della giustizia. lo stato si è "sicilianizzato" ed è divenuto corrotto, perdendo McGill University NOTE 1 D'ora in avanti GC. 2 Per via del gran numero degli interventi su questo paiticolaie punto, ne presenteremo solo quattro tra 3 i più rappresentativi. Cfr. Jackson: "The cool analytical procedures of the investigators crash against the monolythic wall of a criminal society, and their fiasco. constmcted detection ends in a carefiilly At the end of Sciascia's detective novels, the criminals aie and uncertainty predominate. Sciascia' s representatives of stroyed by the collective criminal society. Their necessary compromises for survival own is their 'tragic inability to flaw' left unpunished, disorder logic, order and ethics are de- conform and which leads them to make the down- to their falL"(12) 4 A questo proposito, sarà utile ricordale le parole dell'antropologo cui "ceite e^)ressioni del linguaggio quotidiano mostrano il Anton Block secondo ruolo occupato dalla violenza saggio come concezione metafisica // illegale neUa società contadina della Sicilia. sapevano 'badare rispetto', 'd'autorità'; in Leonardo Sciascia 245 mafiosi erano definiti uomini 'd'onore', I La ai fatti propri' e 'farsi rispettare'. 'di questione centrale è l'esistenza di un codice di comportamento che si riassume nel termine 'omertà'. Secondo questo codice, un uomo si fa rispettare mantenendo il silenzio sui 'crimini' di cui è stato testimone, vittima o esecutore. Reticenza e segretezza, a volte vere e proprie cospirazioni del silenzio specialmente di fronte all'autorità giudiziarie, erano l'espressione dell'autorità e dell'influenza dei tradizionali àmbiti di potere locali. di tacere: 'cantare' implicava fare appello equilibri tradizionali. Attraverso la del controllo sociale che esso sottintendeva, il gli manipolazione di questo complesso codice culturale e mafiosi cercavano di tener lontana la popo- i lazione locale dalla concorrenza dei poteri estemi. loro: ignorare Al debole era imposto a risorse esteme che avrebbero minacciato La gente era costretta ad appoggiarsi a codice equivaleva a un tentativo di scavalcare mediatore del potere. il Sebbene in misura diversa, l'omertà pervadeva l'intera struttura della Per maggiori dettagli sulle caratteristiche romanzo poliziesco rimandiamo in Peter Handke e allo studio compiutone da modo particular romanzo L'ambulante, al di Victor Zmegac: "Aspekte des Detectivromans", ora in Cfr. Jackson: "BeUodi a stranger in two ways: is from the North and almost a foreigner even where he La trama del delitto. and most obviously, he first, to the local do not permit him justice compromises, nor to consider is man a idiom of the small Sicilian town spend some time as the police captain. [Secondly] Bellodi's is to and belief in comunità". (16) strutturali del own morality nor to accept secrets, even to understand the sacredness of silence among Sicilians"(14). "Ma tra mafia e carabinieri, venirgli da una sola ben le Da due la voce e non non, per il gli muoveva parti tra cui si il suo azzardo, la morte poteva questa parte non c'era la morte, c'era quest'uomo biondo e quest'uomo che parlava mangiandosi rasato, elegante nella divisa; zava sa; parte. confidente, la legge che nasce dalla ragione ed è ragione, uomo, che nasce dai pensieri e dagli umori di quest'uomo, deUa legge, ad ogni momento creata da colui che comanda somma". (407) [. [. . inchieste di Sdascia] . .] ma la legge da chi ha sono avventure intellettuali cui lo in romanzi gialli Non l'appagamento artistica di cui finale ma sostanzia si fehcemente legato secondo un la forza, in- scrive: "[le lettore. Non la consecutio causa-effetto della loro retorica narrativa. la ricerca del percorso è di per sé l'avventura il di sbocco non consiste nel raggiungere una verità ultima e definitiva, e cod appagare lo stato d'attesa del si tratta di al- l'assoluta irrazionalità .] Ambroise; Cattanei; Jackson; Fano. Si veda anche Madrignani che Cfr. che non le esse, faceva pesare di^rezzo: e pure era la legge, quanto la morte pauro- 'romanzo' dell'ultimo Sciascia. mentale e Gioco d'inteUigenza alla logica deduttiva, questa arte ingloba tuttavia, senza rinnegare la propria normativa ludica, un elemento d'impegno civile abilmente mimetizzato, ma decisivo. C'è alle spalle la grande tradizione illuministica francese, con quel tanto dì seriamente giocoso che conosciamo, mentre rimane sullo sfondo meccanismi del non si tratta di piste il lettore, giallo [. . mettere in ma .] con la grande sorpresa finale che spiazza moto una di sollevare serie di dubbi fittizi il il gusto dei sapienti lettore. Per Sciascia per ingannare e trascinare su false dubbi anche là dove non ne esistono, dove non sarebbe economico sollevarne". (140) Tra le pagine 417 e 419 è racchiuso un mini-trattato sulle ingiurie (soprannomi) in sul loro valore, e su quanto riescano a cogliere in una parola un che riassume un individuo. Tramite concetti e preconcetti che i vari impieghi di un'intera hanno accompagnato i siciliani tratto fisico gamma di Sicilia, o caratteriale opinioni, assunti, da sempre, Sciascia può storiciz- contempo rendere atemporali situazi(Mii e fatti di cronaca La sicilianità, "compiuta forma di realtà umana", viene usata da lui come un canone per giudicare e pazare e al rametrare il caos e la civiltà, il desiderio e la paura inerenti a tutti gli uomini. Questa Sicilia simbolo della non-ragione e del malcostume politico e morale, è la cornice dei romanzi che Samir Ben Ahmed 246 nella struttura ispirano al genere poliziesco e la cui narrazione, nel corso delle indagini, si emblematiche del protagonista. oscilla tra la critica sociale e le vicende 10 È interessante rilevare che questa "manipolazione" è riscontrabile in tutte le opere di Sciascia, persino quelle ritenute "storiche" Moro, La strega e L'affaire tore è di fronte alla sintesi di il — consiglio d'Egitto, La morte dell'inquisitore. I pugnalatori. capitano e Porte aperte). Nel caso di questi romanzi una ricerca storico-investigativa dell'autore stesso personaggio. Nel corso di questa ricerca, rativa (// morte di Raymond Roussel, La scomparsa di Majorana, Atti relativi alla simile a quella del giallo — il fatto storico viene inserito in che ne assicura , una il let- o di un suo struttura nar- la giusta interpretazione, cioè quella voluta dall'autore secondo lo schema che abbiamo presentato sopra. Sciascia sovverte, in- rico", nozione manzoniana della storia come scheletro (nel suo saggio "Del romanzo stoManzoni usa il termine "carcame") e ne fa un elemento attivo che agisce diretta- mente sui personaggi fatti, la de // consiglio personale 1 e, condizionandone d Egitto). La il carattere e le motivazioni storia diventa eoa un elemento non (si pensi all'abate Velia più fisso e univoco, ben^ un perciò, interpretabile. Sicché, tra la versione del libro di storia e quella di romanzo di Sciascia, il lettore tende a sottoscrivere a quest'ultima. n romanzo si conclude appunto su questa frase profetica "mi ci romperò la testa". OPERE CITATE Ambroise, Claude. "Giallo e Block, Anton. La mafia di politica". Invito alla lettura di Sciascia. Milano: Mursia, 1974. 141-45. un villaggio siciliano 1860-1960. Imprenditori, contadini, violenti. Tori- no: Einaudi, 1986. Cattanei, Luigi. Leonardo Sciascia. Introduzione e guida allo studio dell'opera sciasciana. Storia e antologia della critica. Firenze: Fano, Nicola. Come leggere II Le Monnier, 1979. giorno della civetta di Leonardo Sciascia. Milano: Mursia, 1993. Handke, Peter. L'ambulante. Milano: Feltrinelli, 1970. Jackson, Giovanna. Leonardo Sciascia: 1956-1976. A thematic and structural study. Ravenna: Lon- ge, 1981. Madrignani, Carlo A. "U gioco degli enigmi". Leonardo Sciascia. La verità, l'aspra verità. Ed. An- tonio Motta. Manduria: Laicata, 1985. 138-46. Mauro, Walter. Sciascia. Firenze: La Nuova Italia, 1970. Sciascia, Leonardo. // giorno della civetta. Opere. Voi. Zmegac, . La mafia. Bologna: . "Breve storia del 1. Milano: Bompiani, 1987. 387-483. 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