Review n. 8 – Italus Hortus 15 (4), 2008: 35-45 L’addolcimento da freddo dei tuberi di patata: nuovi approcci biomolecolari per la comprensione di una “vecchia” problematica Paolo Bagnaresi1*, Anna Moschella2, Bruno Parisi2, Pierdomenico Perata3 e Paolo Ranalli4 CRA-GPG-Centro di Genomica e Post-Genomica Animale e Vegetale, via S. Protaso 302, 29017 Fiorenzuola d’Arda (PC) 2 CRA - Centro di Ricerca per le Colture Industriali, via di Corticella 133, 40128 Bologna 3 Plant and Crop Physiology Lab , Scuola Superiore Sant’Anna, p.za Martiri della Libertà, 56127 Pisa 4 CRA - Dipartimento di Trasformazione e Valorizzazione dei Prodotti Agro-industriali, Roma 1 Ricevuto: 27 maggio 2008; accettato: 11 luglio 2008 Biomolecular approaches for studying potato tuber cold sweetening Abstract. As it is known by more than 120 years, cold incubation of tubers cause accumulation of sugars (mainly sucrose, glucose and fructose) at the expenses of starch. This is detrimental for tuber quality, as, upon cooking at high temperatures, an excess of dark, bitter tasting melanoidins are produced due to the Maillard reaction involving reducing sugars and free amino acids. In recent years, concern for phenomenon has further risen since a specific type of Maillard reaction involving the amino-acid asparagine (abundant in potato tubers) and reducing sugars has been shown to produce the neurotoxic and genotoxic compound acrylamide. This unexpected finding was prompted by investigations on the accidental release of acrylamide in the environment. Attempts have been conducted in order to identify varieties with reduced asparagine level, but the extent of reducing sugar a c c u m u l a t i o n appears by far the major parameter affecting acrylamide production in potato derivatives and thus brings the focus back to the sweetening phenomenon. Research on potato cold-induced sweetening (CIS) has implicated several carbohydrate-associated genes in the process. However, still many uncertainties exist, as the relative contribution of each gene to the process is often unclear, possibly as the consequence of the heterogeneity of experimental systems. Some enzymes associated to CIS, as β-amylases and invertases, still await identification at the sequence level. Additionally, little is known about early events triggering CIS and involvement/association to CIS of genes other than CAG. Many of those uncertainties could be resolved by profiling experiments, but no GeneChip is available for potato and the production of the potato cDNA spotted array (TIGR) has recently been discontinued. In order to obtain an overall picture of early transcriptional events associated to CIS, we investigated whether the commercially-available tomato Affymetrix GeneChip could be used to discern * [email protected] among potato cold-responsive gene family members to be further studied in detail by Real-Time (RT)-PCR (qPCR). A tomato-potato global match file (GMF) was generated by matching tomato targets to potato ESTs in order to establish of a core set of highly homologous genes. A further, low-scale probe-level (oligonucleotide) approach was also explored to maximize reliability of the heterologous dataset for genes of particular interest. Several cold-responsive genes were identified, and their expression pattern was studied in detail by qPCR over a 26-d time course. We detected biphasic behaviour of mRNA accumulation for CAG and our combined GeneChip-qPCR data identify, at the sequence level, enzymatic activities as β-amylases and invertases previously reported to take part to CIS. Scrutiny of validated GeneChip data further unveils important processes accompanying CIS, such as the induction of redox- and hormone-associated genes. This strategy revealed essential for accurate heterologous dataset interpretation and suggests that similar approaches can fruitfully be conducted for other species. Transcript profiling of early events associated to CIS discloses a complex network of events involving sugars, redox and hormone signalling which may be either serially linked or act in parallel. Identification at the sequence level of various enzymes long known to take part to CIS provides molecular tools for further understanding of the phenomenon. K e y wo r d s: M aillard reaction, acry lamide, asparagine, microarray. Introduzione Il fenomeno dell’addolcimento dei tuberi causato dalle basse temperature fu per la prima volta descritto nel 1882 da Muller-Thurgau e da allora è stato oggetto di costante investigazione. Sotto il profilo strettamente di post-raccolta, l’incubazione a basse temperature dei tuberi presenta vari vantaggi quali ridotto raggrinzimento, mantenimento 35 Bagnaresi et al. della sostanza secca e prolungamento del periodo di dormienza. Il tutto evidentemente si traduce in un congruo aumento del periodo di valenza commerciale, senza fare ricorso a prodotti chimici antigermoglianti che il consumatore vede con sempre maggiore diffidenza (Ranalli et al., 2004). Tuttavia, l’addolcimento dei tuberi si configura come problema particolarmente grave in seguito al trattamento ad alte temperature (maggiori di 150 °C), determinandosi infatti l’annerimento non-enzimatico con acquisizione del noto gusto amaro. Tale fenomeno è dovuto alla formazione di melanoidine, composti eterociclici aromatici che si formano a partire dalla combinazione degli zuccheri riducenti (abbondanti, per l’appunto, in patate “addolcite”) e da gruppi amminici liberi, il cui livello nei tuberi è di norma elevato. Tale reazione, detta “di Maillard”, s’innesca ad alte temperature e, se controllata, conduce alla formazione in moderata quantità di composti aromatici che conferiscono particolare appetibilità a vari prodotti animali e vegetali sottoposti ad alte temperature. Tuttavia, a causa dell’accumulo particolarmente pronunciato di zuccheri riducenti che si verifica nei tuberi incubati a basse temperature, la reazione viene ad esser massiccia fino a tradursi in un totale annerimento che, evidentemente, compromette la fruibilità del prodotto. Purtroppo a tale problematica si è aggiunto, come evidenziato in questi ultimi anni, il riscontro di produzione di acrilammide, sostanza genotossica e neurotossica che raggiunge proprio nei prodotti a base di patata (chips, crisps, sticks) una concentrazione particolarmente elevata. In questa review, in seguito ad un breve riepilogo di evidenze ormai consolidate sull’addolcimento seguito da un aggiornamento sulle importanti novità del settore (quali, per l’appunto, l’acrilammide), si focalizzerà l’attenzione su approcci molecolari come innovativi esperimenti di profiling trascrizionale con microarrays tesi a identificare gli eventi scatentanti l’addolcimento. Per una trattazione più completa di vari aspetti biochimici riguardanti l’addolcimento si rimanda in particolare a recenti r e v i e w s tra cui Sowokinos (2001) e Zhang e Zhang (2007). Per una trattazione più capillare sull’effetto dell’agrotecnica e fertilizzazione sull’addolcimento si rimanda invece a due recenti ricerche (De Wilde et al., 2006; Elmore et al., 2007) e alle referenze ivi contenute. Il caso acrilammide Nel 1997, nel sud-ovest della Svezia (penisola di Bjare) si verificò un incidente nel corso dei lavori di scavo di un tunnel che determinò il rilascio fortuito di acrilammide nell’ambiente. L’acrilammide è sostanza 36 mutagena e neurotossica ed è classificata dalla IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) come probabile cancerogeno per l’uomo (gruppo 2A). Il limite fissato dall’Unione Europea per la sostanza è di 0,1 microgrammi/litro in acqua potabile mentre in vari altri paesi, come Stati Uniti d’America e Giappone, pur non essendo definite soglie di concentrazione, sono comunque suggerite precise procedure di trattamento per evitare un accumulo di questa sostanza. L’acrilammide presenta la peculiare capacità di formare, quando “innescata” da opportuni catalizzatori, “reti” ad alto peso molecolare, che ne determinano la polimerizzazione a poliacrilammide, sostanza innocua. Da ciò consegue la sua utilizzazione in varie applicazioni, tra cui la separazione elettroforetica di macromolecole e l’impiego come agente di consolidamento del suolo, il cui uso per l’appunto determinò la dispersione ambientale nel 1997. Nell’incidente svedese, il riscontro di alterazioni comportamentali nella fauna locale (episodi di intossicazione acuta attribuibili alle caratteristiche neurotossiche della molecola) fornì il primo indizio del rilascio ambientale di acrilammide. Immediatamente si rese necessario l’approntamento di tecniche analitiche al fine di chiarire in che misura questa contaminazione potesse aver anche coinvolto persone del luogo, e quindi la definizione di appropriati “controlli” provenienti da aree non interessate al rilascio. Con grande sorpresa si riscontrò che i anche “controlli” risultarono positivi per l’acrilammide. Fu quindi evidente che dovevano sussistere ulteriori fonti di contaminazione ambientale e venne perciò esaminata la possibilità che la sostanza fosse assunta con la dieta. In effetti, i prodotti derivati dalla trasformazione e frittura delle patate si rivelarono ben presto come la fonte principale del composto. Nel volger di pochi anni si svilupparono ed affinarono tecniche analitiche basate su cromatografia liquida o gassosa associata a spettrometria di massa (Tareke et al., 2002; Jezussek and Schieberle, 2003; Pollien et al., 2003) e si confermò sperimentalmente che condizione necessaria e sufficiente perché si formino significativi livelli di acrilammide è la presenza di zuccheri riducenti e amminoacidi liberi. In particolare l’asparagina, un amminoacido abbondante in patata (sono riportati valori tra i 1-3 g/kg peso fresco corrispondenti circa al 40% del totale degli amminoacidi liberi) si è rivelata estremamente efficace nel sostenere la reazione, spiegando così l’elevato potenziale per la formazione di acrilammide di patata e derivati (Mottram et al., 2002; Zhang e Zhang, 2007). La produzione di acrilammide risultò quindi essere causata da una particolare sottoclasse della reazione L’addolcimento da freddo dei tuberi di patata di Maillard, dove lo zucchero riducente si combina con il gruppo amminico dell’amminoacido asparagina (la reazione è schematizzata in figura 1). Si cercò immediatamente di sperimentare metodiche tese a ridurre o comunque contenere il contenuto di acrilammide in vari prodotti ma in particolare nei derivati di patata, che per l’appunto costituiva la fonte di gran lunga più abbondante della sostanza. In pochi anni risultò evidente che, mentre la gamma di concentrazioni degli zuccheri poteva fluttuare in modo estremamente cospicuo (migliaia di volte, a causa dell’effetto dell’addolcimento da freddo), il contenuto dell’amminoacido presentava variazioni molto più modeste, dell’ordine di poche volte. Ne conseguiva evidentemente che il parametro che più si prospettava come efficace per contenere la generazione di acrilammide era l’ammontare degli zuccheri riducenti. L’allarme generato da questi studi ha comprensibilmente alimentato molta ricerca al tentativo di contenere la formazione di acrilammide nei prodotti di trasformazione di patata. Un gran numero di approcci eterogenei, tesi sia ad alterare la cinetica della formazione (agendo sulle modalità di cottura e parametri associati e trattamenti aggiuntivi e/o complementari) oppure a variare le caratteristiche del materiale di partenza è stato testato. Nel caso di pre-trattamenti, la logica di tali interventi consiste nel depauperare i precursori dell’acrilammide, quindi zuccheri riducenti e asparagina, con varie tipologie di trattamento o di rendere più blande le condizioni di frittura con particola- re riferimento alla durata e temperatura, che condizionano fortemente la formazione della sostanza tossica. In tal senso, alcuni tra i più recenti approcci di cottura testati per ridurre l’acrilammide prevedono una riduzione dei tempi e metodiche complementari quali precottura col microonde (Erdogdu et al., 2007; Sahin et al., 2007). In tabella 1 si è tentato di riassumere sinteticamente (accorpando varie tipologie del prodotto trasformato, poiché in molti casi si riscontra una sostanziale similarità) lo stadio di intervento, la tipologia, ed il grado di successo ottenuto nel contenere la formazione di acrilammide e le eventuali problematiche associate all’intervento correttivo, facendo riferimento, ove non altrimenti specificato, all’eccellente review di Zhang e Zhang (2007) e alle referenze ivi contenute. In linea generale, comunque, il contenimento del livello di zuccheri riducenti, (livelli non superiori a 0,5-1 g per kg di peso fresco) e la riduzione al minimo indispensabile del periodo di frittura (evitando che la colorazione si intensifichi oltre il giallo) sono tra i fattori che maggiormente influenzano lo sviluppo di acrilammide (fig. 2). Fig. 1 - Schema sintetico della generazione di acrilammide in trasformati di patata. La reazione avviene ad alte temperature di cottura ed è una sottoclasse della reazione di Maillard che coinvolge l’amminoacido asparagina (abbondante nei tuberi) e zuccheri riducenti. Tra i vari zuccheri riducenti che possono sostenere la reazione, in patata prevalgono glucosio e fruttosio. Molti passaggi sono stati omessi per ragioni di chiarezza. Fig. 1 - Scheme of acrylamide synthesis in potato derivatives. The reaction takes place at high cooking temperatures and is a specific type of Maillard reaction involving the amino-acid asparagine (abundant in potato tubers) and reducing sugars. In potato, the main reducing sugars are glucose and fructose Many steps have been omitted for the sake of clarity. Fig. 2 - Effetto della temperatura di conservazione dei tuberi sulla produzione di acrilammide in trasformati di patata. Metà sinistra, patate conservate a 10 °C (zuccheri riducenti: 0.7 g/kg; acrilammide sviluppata: 290 µg/kg). Metà destra: conservazione a 4 °C (zuccheri riducenti: 6.9 g/kg; acrilammide: 2500 µg/kg). Tratto da Koni Grob (2003). Fig. 2 - Effect of different storage temperaures on acrylamide production in potato derivatives. On the left side, tubers were incubated a 10 °C (reducing sugars: 0.7 g/kg; acrylamide produced: 290 µg/kg). On the right side: tubers were incubated at 4 °C (reducing sugars: 6.9 g/kg; acrylamide: 2500 µg/kg). From Koni Grob (2003). 37 Bagnaresi et al. Tab. 1 - Principali strategie finora valutate per contenere lo sviluppo di acrilammide. Tab. 1-Main approches tested to date in order to limit acrylamide content. Stadio Azione Riduzione di acrilammide Problematiche associate Cultivar di patata Selezione di cv con bassa suscettibilità all’addolcimento Buona Possibile basso contenuto di amido Cultivar di patata Moderato contenuto di asparagina Modesta - Tipo di agrotecnica Alta fertilizzazione azotata Modesta - Stoccaggio tuberi Temperatura stoccaggio superiore a 10° C Ottima - Trattamento pre-fittura Immersione in soluzioni di varia natura tipo acido acetico, NaCl, acido citrico, ecc. Buona Possibile alterazione caratteristiche organolettiche finali Trattamento pre-fittura Incubazione con asparaginasi per ridurre il contenuto di asparagina Buona Trattamento pre-fittura Blanching (trattamento acqua calda- varie temperature- per ridurre il contenuto di zuccheri riducenti e asparagina) Buona Modalità di frittura Accorciamento dei tempi (fermare la colorazione) Buona Modalità di frittura Abbassamento temperatura di frittura (a.e.160 vs 170°C) Buona Rapporto patate/olio Mantenere il rapporto prossimo 1:8 Buona - Modalità di frittura Tipo di olio usato Scarsa - Modalità di frittura Ridurre il tempo di frittura: il contenuto di umidità caratteristico del prodotto si raggiunge in seguito a essiccamento post frittura Buona Possibile alterazione caratteristiche organolettiche Modalità di frittura Ridurre il tempo di frittura: pre-cottura con forno a microonde Buona Il ruolo del germoplasma nel controllo dell’acrilammide Sulla base di quanto descritto, la selezione di cv con una bassa predisposizione alla formazione di acrilammide si è basata sull’individuazione di varietà con basso livello basale e/o potenzialità per l’accumulo di zuccheri riducenti. Recentemente, la varietà americana ‘Ranger Russet’ è stata geneticamente trasformata esibendo alterazione in alcune caratteristiche dell’amido che ne diminuiscono la suscettibilità alla degradazione e quindi contenendo (anche se in modo modesto) l’accumulo di zuccheri (Rommens et al., 2006). Degno di nota il fatto che è stata utilizzata a tal 38 Scarsa disponibilità dell’enzima Possibile alterazione caratteristiche organolettiche finali Possibile alterazione caratteristiche organolettiche finali Possibile alterazione caratteristiche organolettiche finali (Erdogdu et al., 2007; Sahin et al., 2007) proposito una peculiare tecnica di trasformazione che ha fatto esclusivo utilizzo di geni di patata (approccio “intragenico”) diminuendo così possibili fattori di rischio reali e/o percepiti inerenti a tali tecniche (Rommens, 2007; Rommens et al., 2007). Prescindendo da approcci che originano OGM, analisi condotte da investigatori europei hanno identificato varietà quali ‘Panda’, ‘Lady Claire’, ‘Markies’, ‘Agria’ e ‘Fontane’ come interessanti. Infatti si sono dimostrate, dopo stoccaggio ad 8 °C, in grado di contenere la produzione finale di acrilammide anche se tale caratteristica presentava significative fluttuazioni stagionali e dipendeva dalla tipologia precisa finale del trasformato (Heibeisen et al., 2005). Oltreoceano, L’addolcimento da freddo dei tuberi di patata d’altro canto, la pressione per lo sviluppo di varietà a basso contenuto di zuccheri riducenti o addirittura qualificabili come “cold chippers” (ossia capaci di esibire un modesto sviluppo di zuccheri riducenti anche durante stoccaggio a basse temperature) è sicuramente altrettanto intensa e numerose varietà interessanti in tal senso sono state introdotte in questi anni, quali ‘Ivory Crisp’ (Love et al., 2003), ‘Dakota Pearl’ (Thompson et al., 2005) e ‘White Pearl’ (Groza et al., 2006). Un altro aspetto recentemente affrontato in modo sistematico è la possibilità di contenere l’acrilammide anche modulando il livello di asparagina. Mentre i livelli di asparagina, a parità di genotipo, sono scarsamente influenzati da stress abiotici quale il freddo (Olsson et al., 2004) si è in alcuni casi evidenziata una certa variabilità in funzione delle varietà considerate (Vivanti et al., 2006), per quanto in numerosi altri studi le variazioni varietali registrate siano assai modeste. Tuttavia, l’evidenza sperimentale sulla correlazione tra il livello di asparagina e la formazione di acrilammide è decisamente più aleatoria (se non spesso addirittura assente) di quanto non si sia verificato tra livelli di zuccheri riducenti e acrilammide, ed un cospicuo numero di studi condotti anche molto recentemente, (Vilklund et al., 2008) ribadiscono il ruolo prioritario rivestito dagli zuccheri riducenti nel predisporre alla formazione di acrilammide rispetto all’asparagina. Si ritiene, infatti, che i livelli di asparagina, anche nelle varietà a basso contenuto, siano comunque ampiamente sufficienti per consentire la reazione di formazione di acrilammide. Un altro fatto da tenere in considerazione è la funzione di stoccaggio d’azoto dell’asparagina: la riduzione (ad esempio, abbassando i livelli di fertilizzazione azotata) del contenuto di asparagina potrebbe infatti risultare in una partizione preferenziale del carbonio verso carboidrati (e quindi anche zuccheri riducenti) rispetto a composti azotati, con un effetto controproducente sull’accumulo di acrilammide per quanto già esposto sopra (De Wilde et al., 2006; Elmore et al., 2007). Perchè le patate addolciscono al freddo? Nonostante il fenomeno sia oggetto da lungo tempo di intensi studi, molti aspetti dell’addolcimento sono a tutt’oggi ancora poco chiari. In particolare, non esiste neppure uniformità di vedute sul fatto che il fenomeno si possa inquadrare come una reazione “fisiologica”, adattativa e quindi tesa a fronteggiare il freddo oppure rappresenti una semplice disfunzione a carico del metabolismo dei carboidrati senza alcun significato protettivo. Tra le ipotesi raggruppate nella visione “disfunzionale” si annoverano, ad esempio, l’ipotesi della sensibilità al freddo degli enzimi deputati alle prime fasi della glicolisi (a.e. fosfofruttochinasi) che determinerebbe un disaccoppiamento fra degradazione dell’amido (processo inevitabile, ma che decorre lentamente nel tubero conservato a temperature normali al fine di garantire i processi minimi vitali) e processi a valle (glicolisi, via dei pentosi fosfati, respirazione mitocondriale, respirazione anaerobica) che, a temperature normali, in varie proporzioni e secondo le condizioni di stoccaggio smaltiscono gli zuccheri evitandone l’accumulo (Sowokinos, 2001). Ulteriori ipotesi disfunzionali fanno riferimento ad un’alterata integrità delle membrane mitocondriali, con conseguente malfunzionamento del catabolismo aerobico ed “intasamento” del flusso del carbonio con l’insorgenza di un meccanismo analogo a quello sopra descritto. Alternativamente, sono stati invocati danni a carico della membrana vacuolare, che causerebbe una perdita di zuccheri dalla sede più appropriata di accumulo degli stessi (vacuolo). Infine, altre ricerche hanno proposto un’alterazione temperatura-dipendente dei fenomeni di splicing ( p r o c e s s amento del trascritto di RNA primario nella sua forma matura) dell’invertasi (enzima chiave che catalizza la demolizione del saccarosio in glucosio e fruttosio) (Bournay et al., 1996). A questa corrente di pensiero “disfunzionale”, tuttavia, se ne è più di recente affiancata un’altra che assegna all’accumulo di zuccheri un preciso significato difensivo. Infatti, l’accumulo di zuccheri si sta sempre più dimostrando come un meccanismo crioprotettivo, condiviso da varie specie vegetali sottoposte a basse temperature (Deiting et al., 1998, e referenze ivi incluse). In particolare, le basse temperature producono effetti che in ultima analisi sono riconducibili a quelli della disidratazione, poichè la formazione di ghiaccio apoplastica causa un efflusso di acqua dal citoplasma e quindi prelude alla disidratazione (Bagnaresi et al., 2004). In questo senso, l’aumento della concentrazione dei soluti contrasta la perdita di acqua diminuendo il potenziale osmotico del citoplasma. Inoltre, poiché molti zuccheri sono “soluti compatibili” (Bagnaresi et al., 2004, e referenze ivi incluse; Kaplan et al., 2004) un aumento anche significativo della loro concentrazione è compatibile con un normale metabolismo citoplasmatico ed anzi, in casi di disidratazione più estrema gli zuccheri possono stabilizzare le strutture biologiche, vicariando in parte la funzione esplicata dall’acqua (Hoekstra et al., 2001). In aggiunta, fatto ancora più importante, molti zuccheri esibiscono più o meno accentuate proprietà di scavengers con funzioni protettive verso composti 39 Bagnaresi et al. reattivi (molecole reattive dell’ossigeno; ROS) che vengono prodotti a tassi particolarmente elevati in circostanze stressanti. Il coniugarsi dei due effetti è ritenuto essenziale per funzioni protettive in vari stress abiotici che comportano la disidratazione ed, in effetti, come recenti esperimenti di profiling trascrizionale e di determinazione di metaboliti su varie specie hanno evidenziato, l’accumulo di vari zuccheri e quindi una induzione dell’apparato biosintetico associato è un fenomeno interspecifico che si registra comunemente in seguito alla percezione del freddo anche in sistemi modello (Gilmour, et al., 2000; Fowler e Thomashow, 2002; Hannah et al., 2006). Nonostante questa ipotesi fisiologica acquisti via via maggiore consenso presso i ricercatori, molte incertezze ancora affliggono la nostra comprensione dell’addolcimento, ed in particolare la successione precisa degli eventi molecolari che innescano l’addolcimento stesso è sostanzialmente ignota. Queste difficoltà almeno in parte derivano dall’eterogeneità dei sistemi sperimentali utilizzati e/o delle metodiche a bassa efficienza che, sino a pochi anni or sono, si sono dovute necessariamente utilizzare in mancanza di alternative. Tra gli enzimi che sicuramente esplicano un ruolo centrale nel fenomeno vi è l’invertasi, infatti già da alcuni anni un’invertasi acida inducibile da freddo è stata clonata. Contrariamente alle aspettative, l’inattivazione con procedure antisenso della stessa ha però quasi esclusivamente alterato il rapporto tra glucosio + fruttosio e saccarosio, con modesto impatto sull’accumulo complessivo degli zuccheri (Zrenner et al. , 1996). Maggiore successo è stato ottenuto con un ulteriore approccio transgenico che è consistito nell’espressione ectopica di un inibitore di invertasi di tabacco; in tal modo, infatti, si è ovviato al problema di isoforme dell’invertasi, raggiungendo un’inibizione dell’accumulo di esosi con picchi di riduzione fino al 75% (Greiner et al., 1998, 1999). Tuttavia, come notato da alcuni studiosi (Sowokinos, 2001), la media di accumulo di zuccheri riducenti che persisteva era ancora decisamente troppo elevata per gli standard di processamento di patata. Il ruolo esplicato dalle invertasi è probabilmente più esteso e complesso di quanto a tutt’oggi sia stato possibile chiarire, anche a causa della partecipazione alla regolazione della loro attività di un inibitore dal ruolo poco chiaro (Pressey, 1967; Rausch e Greiner, 2004) e di fatto un numero maggiore di invertasi rispetto a quelle fino ad oggi investigate sembra partecipare all’addolcimento da freddo; in particolare, varie invertasi stimolate da freddo e caratterizzate da un certo grado di varietà in termini di dipendenza da pH, Km e termostabilità sono state evi40 denziate con tecniche cromatografiche già diversi anni orsono (Sasaki et al., 1971). Infine, sempre in merito alle invertasi, un approccio genetico basato sui Quantitative Trait Loci (QTL) ha suggerito il coinvolgimento di un’invertasi di parete cellulare (invGE), che è tra l’altro risultata ortologa ad una invertasi (lin5) di pomodoro che controlla i livelli di glucosio nella bacca (Fridman e Zamir, 2003). Tuttavia, la localizzazione extracellulare di invGE non facilita una chiara comprensione del suo ruolo che resta da definire con ulteriore sperimentazione (Menendez et al., 2002; Li et al., 2005). Altri enzimi candidati per un ruolo nell’addolcimento (vedi anche Fig. 3) sono l’UGPasi (che catalizza l’attivazione del glucosio formando il composto UDP-glucosio) e la saccarosio fosfato sintasi (SPS) che combina UDP-glucosio e fruttosio consentendo la formazione di saccarosio fosfato, poi defosforilato da una fosfatasi che produce il saccarosio vero e proprio. Tuttavia, ambo gli enzimi in approcci antisenso non Fig. 3 - Diagramma semplificato dei principali metaboliti ed enzimi che si ritiene partecipino allo sweetening. Molte tappe enzimatiche e metaboliti sono omessi per ragioni di chiarezza. UGPasi: UDP-glucosio pirofosforilasi; SPS: saccarosio fosfato sintasi; GWD: Glucan-water Dikinase; PWD: PhosphoglucanWater Dikinase; OPPP: via ossidativa dei pentosi fosfati. Si evidenzia in particolare il flusso di carbonio che, a fronte della accentuata degradazione dell’amido scatenata dal freddo, vede il contributo di vari enzimi amiloplastici tra cui alcuni sono indicati (molti aspetti della fase amilolitica sono tuttavia ancora da chiarire). Il carbonio proveniente dall’amido viene incanalato nella via di generazione degli esosi (a partire dall’azione della UGPasi) a discapito di altri processi catabolici (tra cui riportiamo Glicolisi e OPPP) che prevalgono in situazioni fisiologiche. Fig. 3 - Simplified scheme of the main enzymes and metabolites thought to be involved in potato tuber cold sweetening. Many enzymatic steps as well as metabolites were omitted for the sake of clarity. UGPasi: UDP-glucose pyrophosphorylase; SPS: Sucrose Phosphate Synthase GWD: Glucan-water Dikinase; PWD: Phosphoglucan-Water Dikinase; OPPP: Oxidative Pentose Phosphate Pathway. The carbon flux triggered by cold exposure prompts the intervention of various amyloplastic enzymes, including those indicated (however, several aspects of starch degradation still await a clear understanding). Starch-derived carbon is channelled for hexogenesis (starting from UGPase) at the expenses of other catabolic pathways (including glycolysis and OPPP) prevailing in other physiological contexts. L’addolcimento da freddo dei tuberi di patata hanno dimostrato significativa riduzione dell’addolcimento, probabilmente a causa dell’abbondante grado di espressione costitutivo e quindi controllo dell’attività enzimatica esercitato dai substrati più che dal grado di espressione dell’enzima stesso (Sowokinos, 2001). Tuttavia, la UGPasi sembra rivestire un ruolo di una certa rilevanza legato al tipo di isoforme (Gupta et al., 2003; 2007), mentre la SPS dimostra in seguito all’incubazione da freddo un’alterazione delle sue caratteristiche cinetiche e un accumulo dei trascritti (Deiting et al., 1998). Recenti studi di inattivazione tramite RNA interference della saccarosio fosfato fosfatasi hanno invece evidenziato una correlazione inversa tra l’accumulo di saccarosio fosfato e attività invertasica, con molti aspetti ancora da chiarire (Chen et al., 2008). Procedendo a ritroso, cioè sempre più a monte degli zuccheri riducenti ma vicino ai probabili eventi scatenanti lo sweetening, si accetta in generale che l’addolcimento sia alimentato dai monosaccaridi provenienti dall’amido, e vari enzimi amilolitici sono stati coinvolti nello sweetening, ossia amido fosforilasi, α-amilasi e β-glucosidasi. L’enzima amido fosforilasi è stato frequentemente in passato coinvolto nella degradazione dell’amido da freddo (Sowokinos, 2001) e in alcune pubblicazioni approcci transgenici antisenso, anche recenti, hanno avuto successo, per quanto modesto, nel ridurre gli zuccheri accumulati nel corso di tre mesi di stoccaggio (Rommens et al., 2006). Nessuna modulazione dell’attività fosforolitica è stata tuttavia evidenziata nel corso dei primi 48 giorni d’incubazione al freddo (Hill et al., 1996). In questi ultimi anni si tende infatti a dare maggiore credito a processi di degradazione dell’amido non-fosforolitici, anche in relazione ad ampie evidenze di degradazione dell’amido prevalentemente idrolitica in altri distretti della pianta (Smith et al., 2005, Lu e Sharkey, 2006). In particolare, un’attività amilasica, dimostratasi sulla base delle specificità di substrato una β-amilasi, si rende visibile assai precocemente in tuberi sottoposti a basse temperature (dopo 3 gg) (Nielsen et al., 1997; Deiting et al., 1998) per quanto fino ad oggi non fosse nota a livello di sequenza. Tuttavia, il grado di fosforilazione dell’amido può esplicare una funzione facilitante gli eventi amilolitici: è stato infatti recentemente proposto che, in altri contesti, la GWD (Glucan-water dikinase, enzima che fosforila l’amido; Mikkelsen, et a l ., 2005) faciliti l’azione proprio della β- a m i l a s i (Edner et al., 2007). Come si può apprezzare da questa breve panoramica, a parte qualche evidenza episodica, molto resta da chiarire sull’addolcimento. Gli eventi trascrizionali precoci associati allo sweetening Un grave problema che ha afflitto la ricerca sullo sweetening nel passato è stata l’eterogeneità dei sistemi sperimentali utilizzati (diversità in termini di cultivar, tempi di stoccaggio, metodologie sperimentali) che sovente ha prodotto risultati poco riproducibili. Inoltre, la mancanza fino a pochi anni orsono di metodologie ‘high throughput’ ha costretto di focalizzare l’indagine ad uno o pochi geni, con risultati spesso difficilmente collocabili in un contesto complessivo e coerente. L’approccio ideale, quindi, si configurava come un monitoraggio a 360° dell’attività di espressione genica (profiling trascrizionale con microarray) come condizionata dai primi giorni della percezione del freddo. L’utilizzo di piattaforme microarray, purtroppo, è però limitato dalla disponibilità degli stessi che, specialmente nel caso delle piattaforme più accreditate, copre solo poche specie, solitamente specie modello come Arabidopsis o comunque altre specie di primario rilievo commerciale (riso, vite, pomodoro, ecc.) per le quali si siano rese disponibili numerose sequenze, se non addirittura il completo genoma. Nel caso della patata, pur essendosi resa disponibile per qualche anno una piattaforma microarray (ora non più disponibile) basata su cDNA spottati (in generale ritenuti di qualità modesta), la piattaforma più accreditata, cioè i GeneChip Affymetrix (microar ray di oligonucleotidi di alta qualità e standardizzati), non sono ancora stati sviluppati. Si è quindi testato un approccio di ibridazione eterologa facendo uso del GeneChip di pomodoro, avvalendosi dell’alta parentela filogenetica delle due specie e delle peculiari caratteristiche tecniche dei GeneChip Affymetrix. Quindi, una ulteriore valenza di questo approccio è consistito nell’esplorazione di metodologie di ibridazione eterologa che possono essere di utilità generale per i ricercatori perché applicate nei numerosi casi laddove non esista un supporto microarray specifico per una specie in studio (Bar-Or et al., 2006; 2007). La peculiarità dei GeneChip Affymetrix che facilita approcci di ibridazione eterologa scaturisce dalla struttura stessa degli array. Infatti, per ciascun mRNA rappresentato nel microarray stesso, in sede di progettazione del chip viene inizialmente definita la regione rappresentativa di un trascritto (regioni ‘target’, di solito non più di 500 paia di basi, localizzate verso la regione in 3’). Quindi, il confronto della regione target con altri geni di organismi omologhi può già fornire una misura di affidabilità. Sulla base e all’interno di queste sequenze target vengono sintetizzati in situ sul chip diversi oligonucleotidi (nel caso di pomodo41 Bagnaresi et al. Fig. 4 - Analisi del segnale del GeneChip a livello di oligonucleotidi. A titolo di esempio, è stata scelta la saccarosio fosfato sintasi (SPS). Sulla sinistra, gli oligonucleotidi che rappresentano nel GeneChip la SPS di pomodoro (da 1 a 11) sono allineati a sequenze della SPS di patata con cui è risultata massima l’identità in seguito ad allineamento. I mismatches, se presenti, sono contrassegnati da un simbolo nero. A: stress da freddo (4 gg a 4 °C); B: controllo a 17 °C. Si noti come nel solo caso di mismatch multipli e/o centrali (a.e. 9, 5, 11) il segnale si discosta notevolmente da quello medio (induzione da freddo di circa 3 volte) per gli oligonucleotidi identici. Le barre rappresentano i segnali associati ai probes ‘perfect match’ (chiare) e ‘mismatch’ (scure). Fig. 4 - Probe-level analysis of GeneChip signals as affected by sequence mismatches. SPS ( induced about 3- fold by cold) is shown as an example. On the left, numbered from 1 to 11, tomato probe sequences (perfect match probes) are aligned to potato sequences and mismatches are highlighted by a black dot. Noteworthy, only signals associated to probes with multiple and/or central mismatches are severely impaired. Light and dark bars represent signal intensities associated to perfect match and mismatch probes, respectively. ro, 11) ciascuno lungo 25 nucleotidi. La logica di tale concezione progettuale è quella di fornire un ampia ridondanza di segnali sperimentali, tanti quanti sono gli oligonucleotidi, per ciascun target, al fine di minimizzare problematiche quali ‘cross-ibridazioni’ molto comuni negli approcci globali. Va tuttavia rilevato che spesso un numero ben inferiore di oligonucleotidi è sufficiente per una buona stima del segnale (Antipove et al., 2002; Grigoryev et al., 2005). Da ciò consegue che, nel caso di una ibridazione eterologa, si possono scartare in sede di elaborazione dei dati i segnali associati a specifici oligonucleotidi che riflettono sequenze non identiche tra le due specie preservando invece gli oligonucleotidi identici. Va tuttavia osservato che, ovviamente, tale approccio “correttivo” è limitato ai trascritti della pianta in studio per i quali esista informazione di sequenza. Nel caso questi siano in numero modesto, va tuttavia osservato che il dato grezzo dell’ibridazione eterologa, riguardante la tota42 lità dei geni rappresentati nel microarray, può sicuramente fornire preziose informazioni sulle tendenze complessive di espressione anche se va ovviamente interpretato con cautela. La peculiarità strutturale dei GeneChip Affymetrix ha infatti trovato varie applicazioni in contesti di ibridazioni eterologhe. Un approccio sviluppato è “Xspecies” che, con una metodologia biologica e informatica, basandosi sui segnali ottenuti in test preliminari di ibridazione con DNA genomico di una specie di interesse, scarta gli oligonucleotidi che non producono segnale assumendo che questo fatto rifletta mancanza di identità nucleotidica tra i trascritti delle due specie (Hammond et al., 2005; 2006). Per quanto la fattibilità di tale approccio sia assodata, alcuni fattori tra cui la necessità di sviluppare protocolli biochimici ad hoc ed un certo margine di incertezza relativo all’uso di sequenze genomiche che includono DNA non-codificante che potrebbe interferire in modo inat- L’addolcimento da freddo dei tuberi di patata teso rende poco attraente l’approccio a molti ricercatori. Sulla base della struttura dei GeneChip Affymetrix, sono quindi state esplorate due strategie di approccio. Globale, a livello di target, con generazione di un file “Global Match” (Bagnaresi et al., 2008) che, confrontando l’interezza delle sequenze target di pomodoro identifica il miglior corrispettivo di patata, consentendo quindi di assodare la rappresentatività di un gene di pomodoro per il corrispettivo di patata; poiché, infatti, gli oligonucleotidi del GeneChip che rappresentano tale gene di pomodoro sono definiti entro la sequenza target, maggiore è l’identità complessiva tra la sequenza target e un corrispettivo di patata maggiore è evidentemente la possibilità che tali oligonucleotidi abbiano alta identità con le sequenze di patata. Il Global Match File pomodoro-patata è un database ricercabile che consente di identificare immediatamente, a partire da un segnale ottenuto nel GeneChip di pomodoro, a quale corrispettivo di patata meglio si attagli, quale sia la annotazione del corrispettivo di patata e la bontà di tale associazione tramite alcuni parametri che definiscono la qualità dell’allineamento. Permette inoltre di definire sottoinsiemi di geni con alta omologia pomodoro-patata. Un alto grado di omologia, infatti, minimizza l’incertezza nell’ affidabilità dei dati. Locale (attualmente in sviluppo), a livello degli oligonucleotidi definiti entro la sequenza target, a scala più ridotta (al momento, pochi geni possono essere simultaneamente processati) ma più accurata. In questo modo, si determina un vero e proprio “adattamento” a livello di sequenza del GeneChip di pomodoro ai geni di patata escludendo dalla valutazione dei dati gli oligonucleotidi con un grado di omologia basso tra le due specie. Come si può osservare nella figura 4, infatti, solo in caso di numerosi mismatch o mismatch in regioni centrali il dato di espressione risulta significativamente alterato. In questo modo, (laddove esista informazioni di sequenza per la specie d’interesse) si minimizzano potenziali fonti di errore dovute a differenze di sequenza tra i geni, mentre evidentemente si può sempre osservare l’andamento “grezzo” dell’espressione genica sulla totalità dei geni rappresentati nel GeneChip. La sperimentazione (Bagnaresi et al., 2008) ha permesso di discriminare specifici membri di famiglie geniche che sono modulati dal freddo (4 giorni a 4 °C rapportati al controllo a 17 °C) e l’espressione di tali geni è stata studiata in modo dettagliato con esperimenti di PCR Real-time nel corso di 24 giorni di incubazione ottenendo una panoramica dettagliata e comprensiva degli eventi trascrizionali precoci indotti dal freddo. In particolare, si è evidenziato un andamento bifasico dell’espressione genica per vari geni associati ai carboidrati, che ben si integra con l’andamento trascrizionale di geni quali l’invertasi acida e la saccarosio fosfato sintasi precedentemente studiati. Di estremo interesse si è rivelata l’identificazione a livello di sequenza di attività enzimatiche da lungo tempo note per la partecipazione all’addolcimento, come β-amilasi ed invertasi neutre, fatto che consentirà ai ricercatori di avvalersi di efficaci e precisi strumenti molecolari con tecniche quali RNA interference per una comprensione approfondita del fenomeno. Inoltre, l’attività β-amilasica identificata a livello di sequenza presenta residui critici conservati di cisteina, caratteristici di altre β-amilasi che hanno dimostrato di essere oggetto di controllo redox in altri contesti (Sparla et al., 2006). Appare quindi estremamente probabile che l’impulso di attività β-amilasica, un tratto saliente dell’addolcimento da freddo, sia controllato da segnali di tipo redox, così come del resto sta emergendo per vari processi cellulari in particolare legati all’amido (Kolbe et al., 2006). Di interesse ancora maggiore l’evidenziazione di processi globali, quali l’induzione di geni associati ai processi redox ed alla sintesi e risposta a specifici ormoni che potrebbero veicolare il segnale che conduce all’addolcimento. In ultima analisi, questo tipo di approccio, in aggiunta allo sviluppo di metodologie bioinformatiche per condurre ibridazioni eterologhe, già alla luce dei primi risultati si profila di estremo interesse, avendo reso disponibili strumenti molecolari e concettuali di sicuro ausilio nella comprensione dell’addolcimento e quindi potenzialmente nel controllo dell’acrilammide nei prodotti di trasformazione di patata. Conclusioni Se da un lato la ricerca di metodologie di conservazione naturali come alternative a trattamenti chimici ha riproposto un generale interesse per le basse temperature, la conservazione dei tuberi a temperature inferiori a 7-8 °C genera problematiche di estremo rilievo tra cui l’accumulo di zuccheri riducenti, con sgradevoli conseguenze come l’annerimento in sede di frittura a causa della reazione di Maillard. Negli ultimi anni la ricerca ha evidenziato un fattore di pericolo ben più cospicuo, ossia la formazione di acrilammide, sostanza neurotossica e genotossica, che si produce a causa di una particolare sottospecie della reazione di Maillard tra zuccheri riducenti e l’amminoacido asparagina, particolarmente ricco in patata. A livello varietale, quindi, il moderato tenore in zuccheri riducenti e asparagina si configurano tra i primi 43 Bagnaresi et al. obiettivi del breeding per germoplasma con basso potenziale di sviluppo per l’acrilammide. E’ necessario tuttavia sottolineare che, in accordo con quanto sino ad oggi sperimentato, ci si attende una fluttuazione molto più marcata nei livelli di zuccheri riducenti (soprattutto, per l’appunto, a causa di fenomeni quali l’addolcimento) che non nei livelli di asparagina. Un’ulteriore sfera di intervento per il contenimento dell’acrilammide è invece rappresentata dalla tipologia di preparazione e cottura, poiché, infatti, temperatura, durata di cottura e pretrattamenti quali pre-lavaggi finalizzati a depauperare la matrice dei fattori critici (a.e. blanching, pre-incubazioni con acidi e basi, pre-cottura con microonde) hanno rivelato un certo grado di efficacia. La via maestra, tuttavia, per contrastare l’addolcimento si prospetta come una chiara comprensione della dinamica degli eventi che si innesca a partire dalla percezione del freddo da parte dei tuberi. A tale scopo, le ricerche condotte con un approccio di profi ling trascrizionale tramite microarray e ibridazione eterologa si stanno rivelando cruciali nell’identificazione a livello molecolare di vari enzimi associati allo sweetening, fornendo ai ricercatori potenti strumenti molecolari e concettuali per intervenire sul fenomeno. Riassunto Si è recentemente appurato che lo stoccaggio dei tuberi a basse temperature non solo provoca l’addolcimento ma, in seguito a frittura si produce la sostanza neurotossica e genotossica acrilammide. A tale processo contribuiscono zuccheri riducenti e in minor misura l’asparagina. Diverse varietà e procedure di frittura sono state esplorate al fine di contenere lo sviluppo di acrilammide. Tuttavia, l’approccio più promettente appare la prevenzione dell’accumulo degli zuccheri. A tal proposito, si descrivono recenti ricerche che, con metodologia microarray stanno chiarendo gli eventi trascrizionali precoci associati alla percezione del freddo nei tuberi. Parole chiave: reazione di Maillard, acrilammide, asparagina, microarray. Bibliografia ANTIPOVA A.A., TAMAYO P., GOLUB T.R., 2002. A strategy for oli gonucleotide microarray probe reduction. Genome Biol. 3, RESEARCH007 3. BAGNARESI P., MARÈ C., MAZZUCOTELLI E., 2004. Il ruolo centra le dello stress idrico nelle. avversità abiotiche delle piante. Agroindustria 3: 101-117. BAGNARESI P., MOSCHELLA A., BERETTA O., VITULLI F., RANALLI P., P ERATA P., 2008. Heterologous microarray experiments 44 allow the identification of the early events associated with potato tuber cold sweetening. BMC Genomics 9: 176. BAR-OR C., BAR-EYAL M., GAL T.Z., KAPULNIK Y., CZOSNEK H., KOLTAI H., 2006. Derivation of species-specific hybridiza tion-like knowledge out of cross-species hybridization results. BMC Genomics 7: 110. B A R - O R C., C Z O S N E K H., K O L T A I H . , 2007. C r o s s - s p e c i e s microarray hybridizations: a developing tool for studying species diversity. Trends Genet. 23: 200-207. B O U R N A Y A.S., H E D L E Y P.E., M A D D I S O N A., W A U G H R . , MACHRAY G.C., 1996. Exon skipping induced by cold stress in a potato invertase gene transcript. Nucleic Acids Res. 24: 2347-2351. CHEN S., HAJIREZAEI M.R., ZANOR M.I., HORNYIK C., DEBAST S., LACOMME C., FERNIE A.R., SONNEWALD U., BORNKE F., 2008. RNA interference-mediated repression of sucrose-phos phatase in transgenic potato tubers (Solanum tuberosum) strongly affects the hexose-to-sucrose ratio upon cold storage with only minor effects on total soluble carbohydrate accumu lation. Plant Cell Environ. 31: 165-176. DEITING, U. ZRENNER R., STITT M., 1998. Similar temperature requirement for sugar accumulation and for the induction of new forms of sucrose phosphate synthase and amylase in cold-stored potato tubers. Plant, Cell Environ. 21: 127-138. DE WILDE T., DE MEULENAER B., MESTDAGH F., GOVAERT Y., VANDEBURIE S., OOGHE W., FRASELLE S., DEMEULEMEESTER K., VAN PETEGHEM C., CALUS A., DEGROODT J.M., VERHE R. 2006. Influence of fertilization on acrylamide formation dur ing frying of potatoes harvested in 2003. J. Agric. Food Chem. 54: 404-408. EDNER C., LI J., ALBRECHT T., MAHLOW S., HEJAZI M., HUSSAIN H., KAPLAN F., GUY C., S MITH S.M., STEUP M., RITTE G., 2007. Glucan, water dikinase activity stimulates breakdown of starch granules by plastidial beta-amylases. Plant Physiol. 145: 17-28. ELMORE J.S., MOTTRAM D.S., MUTTUCUMARU N., DODSON A.T., PARRY M.A., HALFORD N.G., 2007. Changes in free amino acids and sugars in potatoes due to sulfate fertilization and the effect on acrylamide formation. J. Agric. Food Chem. 55: 5363-5366. ERDOGDU S.B., PALAZOGLU T.K., GÖKMEN V., SENYUVA H., EKIZ H.I., 2007. Reduction of acrylamide formation in French fries by microwave pre-cooking of potato strips. J. Sci. Food Agric. 87: 133-137. FOWLER S., THOMASHOW M.F., 2002. Arabidopsis transcriptome profiling indicates that multiple regulatory pathways are acti vated during cold acclimation in addition to the CBF cold response pathway. Plant Cell 14: 1675-1690. FRIDMAN E., ZAMIR D., 2003. Functional divergence of a syntenic invertase gene family in tomato, potato, and Arabidopsis. Plant Physiol. 131: 603-609. GI L M O U R S.J., S E B O L T A.M., S A L A Z A R M.P., EV E R A R D J . D . , THOMASHOW M.F., 2000. Overexpression of the Arabidopsis CBF3 transcriptional activator mimics multiple biochemical changes associated with cold acclimation. Plant Physiol. 124: 1854-1865. GUPTA S.K., SOWOKINOS J.R., 2003. Physicochemical and kinetic properties of unique isozymes of UDP-Glc pyrophosphorylase that are associated with resistance to sweetening in coldstored potato tubers. J. Plant Physiol. 160: 589-600. GUPTA S.K., SOWOKINOS J.R., HAHN I.S., 2007. Regulation of UDP-glucose pyrophosphorylase isozyme UGP5 associated with cold-sweetening resistance in potatoes. J Plant Physiol. In press doi:10.1016/j.jplph.2007.09.001. GREINER S., KRAUSGRILL S., RAUSCH T., 1998. Cloning of a tob acco apoplasmic invertase inhibitor. Proof of function of the recombinant protein and expression analysis during plant development. Plant Physiol. 116. 733-742. GR E I N E R S., R A U S C H T., S O N N E W A L D U., H E R B E R S K., 1 9 9 9 . L’addolcimento da freddo dei tuberi di patata Ectopic expression of a tobacco invertase inhibitor homolog prevents cold-induced sweetening of potato tubers. N a t . Biotechnol. 17: 708-711. GRIGORYEV D.N., MA S.F., SIMON B.A., IRIZARRY R.A., YE S.Q., GARCIA J.G., 2005. In vitro identification and in silico utiliza tion of interspecies sequence similarities using GeneChip technology. BMC Genomics 6: 62. GROZA H.I., BOWEN B.D., W.R., S., J.R, S., AL E., 2006 White Pearl-A Chipping Potato Variety with High Level of Resistance to Cold Sweetening. Am. J. Potato Res. 83: 259. HEIBEISEN T., BALLMER T., GUTHAPFEL N., TORCHE J.M., REUST W., 2005. Suitable potato varieties reduce acrylamide forma tion in processed products and dishes. EAPR 2005 abstracts, paper 125, Bilbao (ES), July 17-22: 496-500. H A M M O N D J.P., B R O A D L E Y M.R., C R A I G O N D.J., HI G G I N S J . , EMMERSON Z.F., TOWNSEND H.J., WHITE P.J., MAY S.T., 2005. Using genomic DNA-based probe-selection to improve the sensitivity of high-density oligonucleotide arrays when applied to heterologous species. Plant Methods 1: 10. HAMMOND J.P., BOWEN H.C., WHITE P.J., MILLS V., PYKE K.A., BAKER A.J., WHITING S.N., MAY S.T., BROADLEY M.R., 2006. A comparison of the Thlaspi caerulescens and Thlaspi arvense shoot transcriptomes. New Phytol. 170: 239-260. HANNAH M.A., WIESE D., FREUND S., F IEHN O., HEYER A.G., HINCHA D.K., 2006. Natural genetic variation of freezing tol erance in Arabidopsis. Plant Physiol.142: 98-112. HOEKSTRA F.A., GOLOVINA E.A., BUITINK J., 2001. Mechanisms of plant desiccation tolerance. Trends Plant Sci. 6: 431-438. JEZUSSEK M., SCHIEBERLE P., 2003. A new LC/MS-method for the quantitation of acrylamide bbsed on a stable isotope dilution assay and derivatization with 2-mercaptobenzoic acid. com parison with two GC/MS methods. J. Agric. Food Chem. 51: 7866-7871. KAPLAN F., KOPKA J., HASKELL D.W., ZHAO W., SCHILLER K.C., GATZKE N., SUNG D.Y., GUY C.L., 2004. Exploring the tem perature-stress metabolome of Arabidopsis. Plant Physiol. 136: 4159-4168. KOLBE A., OLIVER S.N., FERNIE A.R., STITT M., VAN DONGEN J.T., GEIGENBERGER P., 2006. Combined transcript and metabolite profiling of Arabidopsis leaves reveals fundamental effects of the thiol-disulfide status on plant metabolism. Plant Physiol. 141: 412-422. KONI G., 2003. Official food control authority of the Canton of Zurich, Switzerland. powerpoint presentation. LI L., STRAHWALD J., HOFFERBERT H.R., LUBECK J., TACKE E., JUNGHANS H., WUNDER J., GEBHARDT C., 2005. DNA variation at the invertase locus invGE/GF is associated with tuber qual ity traits in populations of potato breeding clones. Genetics 170: 813-821. LOVE S.L., MOSLEY A.R., NOVY R.G., CORSINI D.L., 2003. Ivory crisp: A potato variety with high tuber solids and cold chip ping ability. Am. J. Potato Res. 80: 207. LU, Y., SHARKEY T.D., 2006. The importance of maltose in transi tory starch breakdown. Plant Cell Environ. 29: 353-366. MENENDEZ, C.M., RITTER, E., SCHAFER-PREGL, R., WALKEMEIER, B., KALDE, A., SALAMINI, F., GEBHARDT C., 2002. Cold sweet ening in diploid potato: mapping quantitative trait loci and candidate genes. Genetics 162: 1423-1434. M I K K E L S E N R., M U T E N D A K.E., M A N T A., S C H U R M A N N P . , BLENNOW A., 2005. Alpha-glucan, water dikinase (GWD): a plastidic enzyme with redox-regulated and coordinated cat alytic activity and binding affinity. Proc. Natl. Acad. Sci. USA 102: 1785-1790. MOTTRAM D.S., WEDZICHA B.L., DODSON A.T., 2002. Acrylamide is formed in the Maillard reaction. Nature 419: 448-449. OLSSON K., SVENSSON R., ROSLUND C . A., 2004. Tuber compo - nents affecting acrylamide formation and colour in fried pota to: variation by variety, year, storage temperature and stor age time. J. Sci. Food Agric. 84: 447-458. C., POLLIEN P., LINDINGER, YERETZIAN C., BLANK I., 2003. Proton transfer reaction mass spectrometry, a tool for on-line moni toring of acrylamide formation in the headspace of Maillard reaction systems and processed food. Anal. Chem. 75: 54885494. PRESSEY R., 1967. Invertase inhibitor from potatoes: purification, characterization, and reactivity with plant invertases. Plant Physiol. 42: 1780-1786. RANALLI P., PARISI B., RONGAI D., SORCE C., LORENZI R., 2004. La fisiopatia nota come addolcimento dei tuberi di patata. Inf. Agr. 8: 117-121. RAUSCH, T., AND GREINER, S. 2004. Plant protein inhibitors of invertases. Biochim. Biophys. Acta 1696: 253-261. ROMMENS C.M., YE J., RICHAEL C., SWORDS, K. 2006. Improving potato storage and processing characteristics through allnative DNA transformation. J. Agric. Food Chem. 54: 98829887. ROMMENS C.M., 2007. Intragenic crop improvement: combining the benefits of traditional breeding and genetic engineering. J. Agric. Food Chem. 55: 4281-4288. R O M M E N S C.M., H A R I N G M.A., S W O R D S K., D A V I E S H . V . , BE L K N A P W . R . , 2007. The intragenic approach as a new extension to traditional plant breeding. Trends Plant Sci. 12: 397-403. SAHIN S., SUMNU G., OZTOP M . H., 2007. Effect of osmotic pre treatment and microwave frying on acrylamide formation in potato strips. J. Sci. Food Agric. 87: 2830-2836. S ASAKI T., TADOKORO K., SUZUKI S., 1971. Multiple forms of invertase of potato tuber stored at low temperature. Phytochemistry 10: 2047-2050. S M I T H A.M., Z E E M A N S.C., S M I T H S . M., 2005. S t a r c h degradation. Annu Rev Plant Biol 56: 73-98. SILVA E., SIMON P., 2005. Genetic, physiological, and environ mental factors affecting acrylamide concentration in fried potato products. In: Chemistry and Safety of Acrylamide in Food: 371-386. S OWOKINOS J.R., 2001. Biochemical and molecular control of cold-induced sweetening in potatoes. Am. J. Potato Res. 78: 221-236. SPARLA F., COSTA A., LO SCHIAVO,F., PUPILLO P., TROST P., 2006. Redox regulation of a novel plastid-targeted beta-amylase of Arabidopsis. Plant Physiol. 141: 840-850. TAREKE, E., RYDBERG, P., KARLSSON, P., ERIKSSON, S., TORNQVIST M., 2002. Analysis of acrylamide, a carcinogen formed in heated foodstuffs. J. Agric. Food Chem. 50: 4998-5006. THOMPSON, A.L., NOVY, R.G., FARNSWORTH, B.L., SECOR, G.A., 2005. Dakota Pearl: an attractive, bright white-skinned, coldchipping cultivar with tablestock potential. Am. J. Potato Res. 82: 481. VIKLUND G.A., OLSSON K.M., S JÖHOLM I.M., SKOG K.I. 2008. Variety and storage conditions affect the precursor content and amount of acrylamide in potato crisps. J. Sci. Food Agric. 88: 305-312. VIVANTI V., FINOTTI E., FRIEDMAN M., 2006. Level of acrylamide precursors asparagine, fructose, glucose, and sucrose in potatoes sold at retail in Italy and in the United States J. Food Sci. 71: C81-C85. ZHANG Y., ZHANG Y., 2007. Formation and reduction of acry lamide in Maillard reaction: a review based on the current state of knowledge. Crit. Rev. Food Sci. Nutr. 47: 521-542. ZRENNER R., S CHULER K., S ONNEWALD U., 1996. Soluble acid invertase determines the hexose-to-sucrose ratio in cold-sto red potato tubers. Planta 198. 246-252 45