il complesso vulcanico somma-vesuvio

IL COMPLESSO VULCANICO SOMMA-VESUVIO
Il Vesuvio è un tipico esempio di vulcano a recinto costituito da un cono esterno tronco, il Monte Somma, con
cinta craterica in gran parte demolita entro la quale si trova un cono più piccolo rappresentato dal Vesuvio,
separati da un avvallamento denominato Valle del Gigante, parte dell'antica caldera, dove in seguito,
presumibilmente durante l'eruzione del 79 d.C., si formò il Gran Cono o Vesuvio. La Valle del Gigante è
suddivisa a sua volta in Atrio del Cavallo ad ovest e Valle dell'Inferno ad est. Il recinto del Somma è ben
conservato per tutta la sua parte settentrionale, infatti è stato nei tempi storici meno esposto alla furia
devastatrice del vulcano, perché riparato dall’altezza della parete interna che ha impedito il deflusso di lave sulle
sue pendici. I pendii, variamente degradanti, sono solcati da profondi valloni radiali prodotti dall’erosione delle
acque meteoriche. Le sue pareti dalla parte del cono si presentano a picco. Tutta la sezione è poi disseminata di
spuntoni e dicchi di roccia vulcanica scura.
Il vecchio orlo craterico è un susseguirsi di cime dette cognoli. Mentre l’altezza del Somma ed il suo profilo si
sono conservati uguali nei secoli, l’altezza ed il profilo del Vesuvio hanno subito variazioni notevoli, a causa
delle successive eruzioni, con innalzamenti ed abbassamenti.
Il Vesuvio è un caratteristico vulcano poligenico e misto, ossia costituito da lave di composizione chimica
diversa (ad esempio trachiti, tefriti, leucititi) e formato sia da colate di lava sia da depositi piroclastici. Tutte le
zone alle pendici della montagna sono da considerarsi formate da terreni trasportati da lave di fango che
scendono dagli scoscesi pendii nelle stagioni piovose attraverso profondi e stretti valloni detti alvei o più
comunemente lagni. Gli alti argini sono formati da cumuli di scorie laviche, che precipitati allo stato
incandescente e dilagati verso le basse pendici, si rivelano ora a causa del loro materiale fertile, ricco di silicio e
potassio, preziosi per la vegetazione.
All’inizio dell’era quaternaria (seconda fase eruttiva dei Flegrei) un’eruzione di trachiti fu all’origine del
primitivo Monte Somma; altri due parossismi si verificarono tra il 6000 e il 3000 circa a.C. e tra il 3000 e l’era
cristiana, dando luogo soprattutto a emissioni di basalti leucitici. Successivamente, dopo un lungo periodo di
quiete, l’attività vulcanica si manifestò mediante scosse di terremoto che precedettero, a partire dal 5 febbraio del
63 d.C. (terremoto descritto da Seneca), la terribile eruzione verificatasi il 24 agosto del 79 d.C., durante la quale
furono completamente distrutte nonché sepolte da una spessa coltre di cenere, lapilli e lava le tre città di
Ercolano, Pompei e Stabia. Questa eruzione, definita pliniana, che secondo alcuni diede origine all’attuale Gran
Cono del Vesuvio, fu la prima storicamente datata e documentata in una celebre lettera a Tacito scritta da Plinio
il Giovane, che nel cataclisma, perse lo zio, Plinio il Vecchio, vittima della propria passione naturalistica. Tra le
eruzioni successive si ricordano quelle del 202, 472, 685, 1036, 1139 e quella violentissima del 16 dicembre
1631, che distrusse la maggior parte degli abitati situati ai piedi del vulcano, provocando circa 40.000 vittime e
durante la quale la lava raggiunse il mare. L’attività del Vesuvio venne nuovamente segnalata nei secc. XVII,
XVIII e XIX (1822, 1855, 1858, 1861, 1872). Seguirono altre eruzioni che trasformarono completamente la
sagoma del cratere; dopo il violento parossismo del 1906, durante il quale furono eruttati milioni di metri cubi di
lava, si determinò infatti sul Gran Cono una paurosa voragine craterica. L’ultima eruzione avvenne nel marzo del
1944: furono emessi 21 milioni di metri cubi di lava, distrutti numerosi centri abitati e le ceneri giunsero fino in
Albania. Da quel momento il vulcano non ha più dato luogo a fenomeni eruttivi, sebbene le frequenti
manifestazioni sismiche stiano a dimostrare il suo stato di riposo attivo. Il vulcano è stato, ed è attualmente,
oggetto degli studi più approfonditi riguardo alla previsione di eruzioni, studi che nulla lasciano oggi presagire
su un immediato risveglio.
Appartiene alla storia del vulcano, ma anche della vulcanologia mondiale l’Osservatorio vulcanologico, situato
in contrada Osservatorio nella parte alta del Comune di Ercolano, nel territorio incluso nel Parco. Lo si
raggiunge facilmente seguendo la provinciale che sale al cratere e deviando sulla destra all’altezza dell’hotel
Eremo. Realizzato nel XIX secolo è stato il primo Osservatorio vulcanologico del mondo, il luogo in cui si sono
svolte le prime ricerche sismiche e vulcanologiche, in cui si sono sperimentati diversi strumenti di misurazione.
Annovera tra i suoi direttori personaggi della scienza del calibro di Palmieri, Melloni e Mercalli. Ospita un
piccolo Museo della strumentazione scientifica che veniva utilizzata nel passato per studiare i terremoti e i
vulcani.