Condono edilizio : 50.000 domande di condono solo nella zona del Vesuvio. Malgrado 25 mila euro a famiglia come incentivo a sfollare, la gente preferisce restare Settembre 1995: la Protezione civile campana annuncia un “Piano Vesuvio”, il quale prevede un’ottimizzazione dell’esodo collettivo in caso di allarme. Rosso, giallo e blu sono i colori designati per coniare l’imminente pericolo; ma siamo sicuri che 700mila persone, in caso di attività vulcanica, si preoccupino di badare alla loro fascia di appartenenza? A questa domanda si è trovato a rispondere chi ha varato il fenomeno del sovraffollamento del Vesuvio. Costruzioni tollerate per decenni sino alle immediate vicinanze del cratere sono il simbolo lampante del crescente fenomeno edilizio che sta inondando questa zona d’Italia. Solo 20 demolizioni dal 1997 ad oggi e ben 50mila domande di condono: sono questi i dati aggiornati circa il “pericolo edilizio” del Vesuvio. Anche se a riposo da quasi sessant’anni, il vulcano più temibile d’Europa, in questo frangente, fa scorrere la memoria dei lettori al 1944 quando paesi come San Sebastiano e Massa di Somma furono sommersi dalla colata lavica di uno dei colossi d’Italia, ma ancor meglio viene ricordato il 79d.C, l’anno di Pompei ed Ercolano. Se è vero che i tecnologici sistemi di previsione dall’allarme coprono un’area di circa 110 chilometri, come si coordina il panico generale creato già dal primo sintomo di pericolo in tutta quest’area? Chi garantisce agli abitanti che non si creerà un black out di porti, ferrovie e quant’altro può salvaguardare le persone? Saranno forse i 25mila euro previsti per famiglia, come incentivo a sfollare l’area di maggior rischio? Di questioni vitali si parla in questo caso, e di edilizia deresponsabilizzata, ma il problema sembra non essere al centro dei riflettori italiani. Ne riparleremo (forse) quando sarà troppo tardi. Daniele Scuccato