dossier ricœur
Il perdono, la giustizia e la Commissione della Verità in Brasile
Il perdono: cura della memoria
ProspettivA
·persona·
88 (2014), 13-18
Jefferson Da Silva*
Il perdono è una specie di cura della memoria,
la conclusione del suo lutto; libera dal peso del
debito, la memoria rimane libera per grandi
progetti. Il perdono dà un futuro alla memoria 1.
F
in dall’inizio della sua importante
opera dedicata alla giustizia, Ricœur
afferma che il perdono non è oblìo,
ma una dialettica tra il travaglio del ricordo
e il travaglio del lutto che aiuta la memoria a
“fluire” liberamente in vista del futuro individuale e collettivo.
Ricœur mostra quanto il perdono è importante per la guarigione delle “malattie” della
memoria individuale e collettiva. Menziona
i traumi caratteristici dei periodi post-guerra
marcati dal dolore e dalla morte di parenti e
amici. Secondo il filosofo, certi popoli soffrono per causa di un eccesso di memoria, mortificati dal ricordo delle umiliazioni sofferte nei
periodi di guerre e di dittature. E, d’altra parte,
esistono popoli che soffrono per la mancanza
di memoria, come se fuggissero dai ricordi
di tante sofferenze arrecate ad altri popoli 2.
Si sa che in Brasile, dal 1964 al 1985, sotto
il peso della dittatura, molte persone furono
torturate, massacrate, esiliate, uccise e scomparvero lottando per i propri diritti in vista
di una società più giusta e meno opprimente.
Il 16 marzo 2012, fu insediata in Brasile la
Commissione Nazionale della Verità che avrà
due anni di tempo per investigare e verificare
le violazioni dei diritti umani occorse nel pas* Traduzione a cura di Lino Rampazzo.
1
P. Ricœur, O Justo 1. A justiça como regra moral e como
instituição (traduzione di Ivone C. Benedetti), Martins
Fontes, São Paulo 2008, 196.
2
P. Ricœur et al., Paul Ricœur e a simbólica do mal, Biblioteca de Filosofia 10, Afrontamento, Porto 2005, 35.
sato traumatico della nazione brasiliana 3. In
occasione del suo insediamento il presidente
Dilma Rousseff nel suo pronunciamento ha
rilevato che la popolazione brasiliana ha il diritto di conoscere la sua storia in profondità,
non mossa da spirito di vendetta o di odio,
ma dal desiderio di garantire alle future generazioni la conoscenza della verità, della memoria e della storia del Brasile 4.
Lo statuto della Commissione della Verità,
all’art. 1, afferma che la finalità della Commissione consiste nel:
PP
[…] chiarire le gravi violazioni dei diritti umani […] al fine di rendere effettivo il diritto alla
memoria e alla verità storica, e di promuovere
la riconciliazione nazionale 5.
Si nota che il tema del perdono e delle “malattie” della memoria analizzato nelle opere
del filosofo francese può aiutare le future generazioni ad evitare gli errori commessi.
Secondo il pensiero di Ricœur, riflettere sulla memoria, sul suo eccesso e sulla sua
mancanza, significa rimetterla nel quadro che
coinvolge passato, presente e futuro, perché il
passato non è un’esperienza fuori del presente
e del futuro 6. Se il passato soffre per causa di
ferite e di traumi, il presente e il futuro pure
soffrono. Egli afferma:
Nello spazio dell’esperienza bisogna capire le
eredità, le tracce sedimentate del passato, che
Governo Federale Brasiliano, Instalação da Comissão
da verdade. Brasília/DF 2012. Disponibile in http://
www.cnv.gov.br/index.php/institucional-acessoinformacao/a-cnv. Visualizzato il 4 aprile 2013.
4
Discorso del Presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, nella cerimonia di insediamento della Commissione
della Verità – Brasília/Distretto Federale.
5
Statuto della Commissione Nazionale della Verità.
6
P. Ricœur et al., Paul Ricœur e a simbólica do mal, 36.
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3
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costituiscono il suolo dove poggiano i desideri,
le paure, le previsioni, i progetti, le anticipazioni, che si distaccano dal fondo dell’orizzonte di
attesa 7.
Lo spazio dell’esperienza non rimane neutro, isolato nel passato, ma in qualche modo
influenza il presente e il futuro.
Ricœur si rende conto che nell’anima accadono i tre atti del tempo, presente del passato, presente del futuro e presente del presente:
vale a dire che sono tre attività distinte, che
non coincidono,
ma che avvengono
nella stessa
anima. Ciò
accade,
quindi, «…
nell’anima
nella misura in
cui lo spirito agisce, cioè, spera, sta
attento e si ricorda» 8.
Per Ricœur lo spazio dell’esperienza
non si oppone a un
orizzonte
di attesa,
ossia, le
eredità, le
sedimentazioni
del passato dicono molto
Anfora con scena mitologica.
all’orizzonte del futuro, passando attraverso la permuta del presente 9. Si vede che le esperienze
del tempo si sovrappongono di tal maniera
che una influenza l’altra. Così, la memoria
ferita della nazione brasiliana può influenzare
l’orizzonte di attesa. Una volta che “si curano”
le ferite, si aprono delle possibilità di un oriz-
PP
Ibid.
P. Ricœur, Tempo e narrativa. vol. I, (traduzione di
Claudia Berliner), Martins Fontes, São Paulo 2010, 37.
9
P. Ricœur et al., Paul Ricœur e a simbólica do mal, 36.
7
8
14
zonte di attesa più positivo. Tanto nel testo, Il
perdono può guarire, come in uno dei capitoli
dell’opera, La memoria, la storia, l’oblio, il filosofo analizza il tema delle ferite e dei traumatismi della memoria a partire di due saggi
di Freud, del 1914 e del 1915, intitolati Ricordare, ripetere, rielaborare e Lutto e melanconia.
Paul Ricœur prende come punto di partenza
la riflessione di Freud, per il quale le esclusioni
di ricordi
traumatici
sono sostituite dalla
compulsione della
ripetizione 10. Il paziente non
riproduce
il fatto dimenticato
in forma
di ricordo,
ma in forma di azione, ripetendo, senza
tuttavia avere coscienza
di ciò che sta ripetendo. Questo può succedere
anche collettivamente in una
comunità o in una nazione. Il filosofo ammette che la filosofia
politica nasce da una situazione di violenza dell’uomo
contro un altro uomo e crea,
dopo, un patto sociale per garantire la pace o, per lo meno, un numero minore
di guerre 11. La storia di molti popoli, come il
Brasile, nella loro memoria collettiva ha delle
ferite che chiedono una riconciliazione con
il passato. Questo genera la compulsione di
ripetizione, ossia il passaggio al commettere
violenze invece di ricordarne. Ed è proprio
qui che si rende necessario un lavoro di riconciliazione con il passato. E allora il fatto di
Ivi, 37.
Id., A memória, a história, o esquecimento (traduzione
di Alain François et al.) Unicamp, Campinas 2007, 92.
10
11
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istituire la commissione della verità in Brasile
è un tentativo di riconciliare il presente con il
passato.
Il perdono è dono, e «l’enfasi, qui, ricade
proprio sull’assenza di reciprocità» 12. Si può
dire che il perdono è una donazione in cui
non si aspetta niente in cambio. «Ma il modello dello scambio considera l’obbligo di
dare, di ricevere e di ricambiare come fatto
consumato» 13. Il perdono, al contrario, per
essere un dono, generosità, deve accadere con
spontaneità. Ed è in questa spontaneità del
dare, di fare la donazione a un altro, che diventa possibile la riconciliazione.
tivata e nella quale sarà opportuno cogliere dei
dati per la sua vita futura 16.
È in questo lavoro del ricordare le ferite che
il paziente si riconosce malato e alla ricerca
di un rapporto più “sano” con i suoi traumi
o di una “riconciliazione” con il suo passato
represso. Così pure i popoli, le culture, le comunità hanno bisogno di una rielaborazione,
ossia, di una ristrutturazione della memoria
del passato. Si rende necessario un lavoro per
riprendere a ricordare, ma con un uso critico
della memoria. È, quindi, nel livello del racconto che si fa l’esercizio del primo elaborazione del ricordo 17. È narrando che nascono
le possibilità di mettere in ordine gli elementi
che stavano disordinati e feriti. Raccontando
Elaborazione del ricordo e del lutto
si riescono a mettere insieme, attraverso la tesRicordando che, secondo Ricœur, le me- situra della trama, gli elementi eterogenei.
morie ferite sostituiscono i ricordi dolorosi
Secondo Ricœur la critica consiste:
con la compulsione di ripetizione, è necessa[…] nell’essere attenti quando si raccontano
rio un lavoro di trans-laborazione, nel senso
agli altri le storie del passato, racccontandole
dato da Freud, un vero lavoro tra l’analista e
pure dal punto di vista dell’altro – altro, mio
amico o mio avversario 18.
il paziente. Si tratta del «[…] lavoro analitico
del trattamento, da parte sia dell’analista sia
Questo raccontare da vari punti di vista
di chi deve essere analizzato» 14. L’analista deve
diventa importante perché si possa conoscere
avere molta pazienza con le ripetizioni che si
con maggior “oggettività” la memoria collettiverificano sotto il manto del trasferimento, va. Lo spazio dell’esperienza può essere interla compulsione si manifesta in una libertà pretato e reinterpretato, accadendo una svolta
quasi totale. Allora lo sfondo patogenico del nella storia passata e pure nei progetti futuri,
soggettto ha la possibilità di esprimersi aper- ricordandosi che le esperienze temporali sono
tamente 15. Ed è in questo processo che l’anali- sovrapposte come embrici. «Ciò che del passta, accorgendosi delle resistenze del paziente, sato può essere cambiato è la carica morale, il
tiene presente quanto segue:
suo peso di debito, che allo stesso tempo pesa
19
[…] lui ha bisogno di trovare il coraggio di fis- sul progetto e sul presente» .
È, quindi, nel elaborazione del ricordo che
sare la sua attenzione sulle sue manifestazioni
patologiche, di non considerare più la sua ma- nascono le possibilità del perdono. È in quelattia come spregevole, ma di guardarla come sta nuova maniera di “vedere” la storia o di
un vero avversario degno di stima, come una vederla in modo più dettagliato e completo
parte di se stesso, la cui presenza è molto mo- che può essere concesso il perdono. Esso è
una dimenticanza attiva, liberatrice, «[…] che
12
Ivi, 492.
13
sarebbe la controparte e il complemento del
Ivi, 489.
14
A. Mijolla, (Org. Dicionário internacional da Psicanálise. Conceitos, noções, biografias, obras, eventos, instituições, vol. II, (traduzione di Álvaro Cabral), Imago, Rio de
Janeiro 2005, 1883.
15
P. Ricœur, A memória, a história, o esquecimento, 84.
13-18
PP
Ibid.
Cf. Id. et al., Paul Ricœur e a simbólica do mal, 37.
18
Ivi, 35.
19
Ivi, 38.
16
17
15
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elaborazione del ricordo» 20. Il perdono libera la memoria ferita dal peso del debito e si
può costruire un po’ alla volta la riconciliazione con il passato, nella speranza di grandi
progetti per il futuro. Ma perché il perdono
PP
possa essere acompagnato dalla dimenticanza
attiva è necessario giustapporre la nozione di
elaborazione del ricordo a un’altra nozione
freudiana chiamata “elaborazione del lutto”.
20
16
Ivi, 39
L’elaborazione del lutto è l’atto di staccarsi
gradativamente dall’oggetto dell’amore, che è
pure oggetto di odio 21. È un lavoro di rinuncia. È l’avvenimento del perdono, nella convergenza tra ricordo e lutto.
È importante notare che il perdono non distrugge i ricordi, ossia gli avvenimenti, i cui
segni devono essere protetti. L’evento «[…]
ci ha segnato, marcato, toccato, colpito e il
marchio affettivo rimane nel nostro spirito» 22.
Tuttavia è possibile lavorare a ciò che si è perduto. In tal modo è possibile minimizzare o
perfino distruggere il vuoto. Qui è importante sottolineare che una persona o una nazione
può concedere il perdono o non concederlo.
Ricœur afferma che il perdono più che lavoro
è dono, e per questo la prima relazione che si
dovrebbe avere con il perdono non è esercitarlo, o darlo, ma chiederlo 23. «Il perdono è,
prima, quello che si chiede a un altro, e anzitutto alla vittima» 24. Ed è in questo intervallo
tra la richiesta di perdono e la risposta della
vittima che la generosità può manifestarsi o
no. «In esso si scopre tutta l’estensione di ciò
che si può chiamare di economia del dono…
» 25. Non è il caso qui di trattare della risposta
della vittima: nonostante il perdono sia difficile, può aprire delle possibilità per il futuro.
Tuttavia, il solo fatto di chiedere perdono
è già l’inizio di un processo, perché chiedere perdono significa riconoscere la propria
colpa. È proprio nel riconoscimento dell’errore, nel riconoscimento morale della colpa
che inizia il cambiamento della carica morale e la possibilità della distruzione del debito.
Paul Ricœur vede nel perdono una grandezza
politica, dato che molti leader politici hanno
avuto la grandezza di chiedere perdono alle
vittime che soffrirono e morirono per causa
dei loro predecessori 26.
Ibid.
P. Ricœur, Tempo e narrativa, 436.
23
Id. et al., Paul Ricœur e a simbólica do mal, 39.
24
Ivi, 39.
25
Ibid.
26
Ivi, 40.
21
22
88 (2014)
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Il Brasile con
l’installazione della commissione
della verità comincia un’elaborazione del ricordo e
allo stesso tempo
un’elaborazione
del lutto per le ferite causate nell’epoca della dittatura militare. Ciò consentirà
una possibile riconciliazione della nazione
con la sua memoria ferita. Ma qui sorge una
domanda: qual é il rapporto tra la giustizia e
il perdono?
Finché la propria condanna non è riconosciuta
come ragionevole da parte del condannato, non
potrà giungere a lui come ad un essere razionale 29.
E con questo riconoscimento c’è
[…] l’insieme delle misure che accompagnano
l’esecuzione della pena, con l’obiettivo di ristabilire la capacità del condannato per ritornare
ad essere cittadino con pieni diritti, al termine
della pena 30.
La giustizia e il perdono
Nell’affrontare la questione della giustizia e
del perdono, nella sua opera Il giusto, Ricœur
pone entrambi in un percorso che passa attraverso la condanna, la riabilitazione e, infine, termina nel perdono. Secondo il nostro
autore, in primo luogo è necessario separare
la giustizia dalla vendetta; ed è durante il percorso che avviene tale separazione. Lui indica
quattro elementi strutturali attraverso i quali
il diritto penale fa questa separazione: in primo luogo abbiamo la presenza di una terza
persona che non fa parte del dibattito; in secondo luogo questa terza persona è collegata a
un sistema giuridico statale; in terzo luogo è il
dibattito che porta la causa in questione a una
situazione di certezza; e, infine, la sentenza,
nella quale, generalmente, la colpa è legittimamente fissata 27. Con la fissazione della colpa,
la condanna è dovuta alla vittima, perché dovuta alla legge per ristabilire il diritto. La propria vittima è riconosciuta, l’ordine è ristabilito e, in un percorso più intimo, la sua dignità
morale è ricuperata dopo il tempo del lutto 28.
È necessario che l’accusato si sappia riconosciuto per lo meno come un essere ragionevole e responsabile, ossia, autore dei suoi atti.
Ma avverte:
PP
Si arriva così a riabilitare il condannato.
In questo itinerario Ricœur intende che il
perdono non fa parte dell’ordine giuridico o
del diritto, come possiamo verificare nella seguente citazione:
[…] il perdono è un valore non solo supergiuridico, ma super-etico. Ma nemmeno per
questo sfugge al diritto dovuto alla sua finalità.
Per capirlo bisogna dire prima chi lo può esercitare. In termini assoluti, forse solo la vittima.
Da questo punto di vista, il perdono non è mai
dovuto 31.
Pure avendo scontato la pena ed essersi riabilitato davanti alla società, il condannato
non può esigere che la vittima gli conceda il
perdono, perché il perdono non gli è dovuto.
La vittima può perdonare, ma solo per generosità, dopo il tempo del lutto e del distacco
dalla sua perdita. Il perdono annulla il debito
perché, secondo Ricœur,
P. Ricœur, O Justo I., 187.
28
Ivi, 188.
27
[…] è una specie di cura della memoria, la fine
del suo lutto; libera dal peso del debito, la meIvi, 191.
Ivi, 192.
31
Ivi, 196.
29
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moria rimane liberata per grandi progetti. Il
perdono dà futuro alla memoria 32.
Il delitto apre la possibilità del perdono. Il
perdono stacca la vittima dalla sua perdita e
libera dal debito il condannato, che è riabilitato. Apre, così, nuove possibilità di essere che
tendono a sradicare la vendetta dalla giustizia.
Considerazioni finali
PP
Questo articolo ha cercato di riflettere sul
tema del perdono e sull’elaborazione del ricordo e di superamento del lutto, a partire
dal testo “Il perdono può guarire?”. Secondo
Ricœur, attraverso il processo del perdono,
è possibile la guarigione sia di una memoria
individuale sia di una collettiva. Ma prima
è necessaria l’elaborazione del ricordo e il
superamento del lutto. Per questo, prima di
pensare nell’atto del perdono, diventa necessario il processo narrativo. Ed è giustamente
nel raccontare e racconare di nuovo le storie
che nasce la possibilità di “mettere in ordine”
i vari elementi che erano disordinati e feriti.
A partire da vari punti di vista, conoscendo
la storia, diventa possibile percepire chi sono
le vittime e chi sono i colpevoli. I colpevoli
possono assumersi le proprie colpe e le vittime possono offrire il loro perdono. Ciò che
viene dimenticato, o diminuisce, è il peso del
debito; peso, questo, che impedisce a una persona o a una nazione di crescere. Per questo è
possibile la riconciliazione con il passato e di
conseguenza la speranza di un futuro migliore
e più giusto.
Ma prima di parlare di perdono per quelli
che si sentono vittime, è necessario riconoscere le istanze della giustizia. La condanna
è dovuta alla giustizia e alla legge, al fine di
ristabilire l’ordine; è dovuta alla vittima, la
cui dignità è ripristinata; ed è dovuta al reo
che, attraverso il riconoscimento della colpa,
si apre alla riabilitazione. Al di là della giustizia, è situato il perdono, come un dono, che
strappa dalla propria giustizia la componente
32
18
della vendetta e apre, attraverso la liberazione
del debito, nuove possibilità di essere al condannato che è riabilitato.
Bibliografia
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Roussef D., Discurso na cerimônia de instalação da
Comissão da verdade – Brasília/DF. Disponibile alla pagina http://www2.planalto.gov.br/
imprensa/discursos/discurso-da-presidenta-da-republica-dilma-rousseff-na-cerimonia-de-instalacao-da-comissao-da-verdade-brasilia-df. Accesso: 4 aprile 2013.
Ibid.
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