AMORE E PERDONO Le sono perdonati i suoi molti peccat i perché ha molto amato. Colui al quale s i perdona poco, ama poco. ( Luca 7,47) Il palazzo è il chiaro indizio del pr est ig io di Simone, una figura di rilievo del partito (oltre che corrente reli giosa) dei farise i, un partito vicino alle classi popolari, segn ato anche da m oti vi ideali, ma talora pronto a co mpromessi col potere e col successo. Ge sù non ha m ai imbarazzi quando si tratt a di incontrare persone: non chiede loro la carta d’identità dell ’onest à, non teme gli st rali de l perbenismo, non esita a sedersi in ca ttiva compagnia. È probabi lmente anche per qu est o che, durante il banchetto pubblico offe rto a Gesù da Simone, i l fariseo, s’infiltra anche una “peccatrice”, una donna ipocritame n te condannata forse proprio da coloro che segre tamente non andavano troppo per il so ttile frequentandola e chiedendole prestazioni sessuali. Molti hanno creduto erroneamente che costei fosse Mari a di Magdala, e qu ivocando sul fatto che poche righe dopo, ma in altro contesto, l’evangelista Luca la evoca come «colei dalla quale erano usciti se tte demoni» (8,2); ma questa nota non fa cer ta mente della Maddalena una prostituta. Sappiamo tutti quello che accad de d ur ante il banchetto, ricordiamo il gesto de lla donna nei confronti di Gesù la quale, tr a le la crime, si rannicchia ai suoi piedi, le iro nie dei comm ensal i, l a parabola dei due debit or i che Cristo narra e la relativa applicazio ne. Noi, però, abb iamo voluto ritagliare l’ em ozio na nte frase che Gesù destina a quella do nna . Sarà, però, ut il e – al di là dell’immediata int ensit à di quelle parole – che noi ci soffermia mo sulle due facce che il detto di Cristo r ivela. Infatti, la prima dichiarazione ve de l’am ore come causa del perdono dei pecca ti, che «le sono perdonati perché ha molto ama to». Nella seconda asserzione, invece, l’amo re è l ’effetto del perdono ricevuto, tant ’è ve ro che «colui al quale si perdona poco, ama poco». Gli studiosi pensano che questa d if fere nza nasca dalla fusione di due frasi di Gesù pronunziate in moment i e situazioni d iver se. In verit à, è possibile tenere insiem e quel duplice volto del detto di Cristo, prop rio perché esso ideal mente chiude il cer chio dell’amore che è sorgente del perdono, ma n e è c ontempor aneament e il frutto. Sugg est ivo è il dialogo che il grande credente e filosofo francese Blaise Pascal immaginava nei su oi Pensieri tra Dio e l’anima. «Se tu conoscessi i tuoi peccati, t i dispereresti», ammoniva il Signore. E allora il peccatore sente che c’è po co da far e per lui. Ma D io continua: «No, t u n on ti dispererai, perché i tuoi peccati ti sara n no rivelati nel moment o st esso in cui ti sar anno p er donati». E cco, nel l’ ist ante in cui s’in crocian o conversione e perdono, si ha il fiorire di un unico am ore, anche se esso sboccia ne i due protagonisti, Dio e la persona umana. C’è l’amore divino che perdona e simultane am ente c’è l’amore del convertito che è occasion e del perdono amoroso di Dio. L’uno e l’a lt ro amore insieme si abbracciano, proprio come era accaduto in quel giorno nel palazzo di Sim one il fariseo. -1-