EPISTEMOLOGIA PEDAGOGICA E DELLE SCIENZE DELL’EDUCAZIONE Prof. Giuseppe Bertagna a. a. 2015/2016 Obiettivi del corso 1. Cogliere le specificità, le differenze e le analogie esistenti tra episteme antica, quella moderna (galileana) e quella contemporanea (di matrice sia neopositivista sia ermeneutica). 2. Individuare le connessioni esistenti tra differenti visioni epistemiche e differenti visioni dell’uomo (antropologia pedagogica) e del suo fine (teleologia pedagogica). 3. Riconoscere le specificità dell’oggetto formale, dei metodi e del linguaggio della pedagogia, mostrando perchè e in che senso non può essere ridotta soltanto alle scienze dell’educazione (psicologia, sociologia, antropologia, neurofisiobiologia, ecc.) 2 Testi del corso Testi del corso sui quali si svolgono gli esami: • G. Bertagna, Dall’educazione alla pedagogia. Avvio al lessico pedagogico e alla teoria dell’educazione, La Scuola, Brescia 2010, (ad esclusione della premessa e dei capitoli I e VII). • G. Bertagna, Una pedagogia tra metafisica ed etica, in Id. (a cura di), Il pedagogista Rousseau. Tra metafisica, etica e politica, La Scuola, Brescia 2014, pp. 11-66. • Materiali di sintesi (slide) messi a disposizione sulla pagina del docente. Un testo a scelta tra: • J. Piaget, Epistemologia genetica, Laterza, Bari 1980 (nuova edizione in corso di stampa presso le ed. Studium, Roma 2015, pp.112). • M. Ceruti, La fine dell’onniscienza, Ed. Studium, Roma 2014, pp. 192 3 Modalità di esame • Analisi scritta di un «caso» alla luce delle categorie definite nel corso • «saggi brevi» relativi a tre domande-questioni che intendono esplorare, anche in maniera interdisciplinare, la conoscenza dei testi d’esame e la loro corretta comprensione. • Tempo a disposizione per la prova: 180 minuti. 4 Modalità di valutazione La votazione finale scaturisce dalla competenza dei candidati: • Di rispondere in modo pertinente nel tempo stabilito alle consegne poste, senza divagazioni e omissioni, sebbene consultando i testi e i materiali d’esame • Di organizzare, nei tempi e nei vincoli dati, un discorso coerente sul piano semantico e sintattico, oltre che corretto su quello ortografico OBIETTIVO 1 Analogie e differenze fra 1. Episteme antica 2. Episteme moderna 3. Episteme contemporanea EPISTEME ANTICA Etimologia Da epi= su; Histamai= stare/stabilire. Dichiarare ciò che «sta dritto» che «sta in piedi da solo», ovvero le conoscenze che sono vere, universali e necessarie per tutti. N.B. Oggi, il termine episteme viene tradotto solo con «scienza». Tuttavia, i Greci non distinguevano tra scienza e filosofia, tra asserti scientifici e filosofico-umanistici Nell'antichità non c’era differenza tra scienza e filosofia/humanitas 7 EPISTEME ANTICA: «FILOSOFIA=SCIENZA» (A) FILOSOFIA = SCIENZA Vuole conoscere e spiegare i singoli fenomeni e anche la loro Totalità (tutto ciò che c’è e appare nell’esperienza). Vuole conoscere e spiegare i (dare ragione dei) singoli problemi dell’intera esperienza e, non di meno, di tutta la realtà empirica e metaempirica, senza esclusione di parti o di momenti. Indagine sull’esperienza sull’«Intero dell’esperienza» MA ANCHE, QUINDI N.B. Oggi la scienza si occupa di campi d'indagine particolari e ha metodi particolari, per studiare oggetti particolari 8 EPISTEME ANTICA: «FILOSOFIA=SCIENZA» (B) CONOSCERE L’ESSERE (o L’ INTERO) 1. L’Essere dell’esperienza umana è: • la natura, il cosmo • le cose particolari che incontriamo con i sensi • la voce con cui esperiamo il linguaggio • ciascuno di noi • gli altri che incontriamo • … MA 2. L’Essere… è anche il senso, il pensiero, il contenuto dei pensieri di tutti di questi diversi modi di essere dell’esperienza. L’Essere della filosofia-scienza classica è l’INTERO: non solo, quindi, di tutto ciò che è esperienza sensibile (Intero dell’esperienza), ma anche di tutto ciò che è soprasensibile, concettuale, spirituale che spiega, predica e 9 dà senso all’intero precedente. INTERO: L’INSIEME DI EMPIRICO E METAEMPIRICO METAEMPIRICO • Tutto ciò che supera e va oltre l’esperienza (il possibile, l’immaginato, il concettuale, lo “spirituale”…). EMPIRICO (cioè dell’esperienza) • conoscere attraverso i sensi e con la conferma dei sensi Scoprire le ragioni di ciò che è emprico e metaempirico e il senso che si può dare all’Intero è di per se stesso una questione non empirica, ma non è per questo meno “reale”, “vera” e “cruciale” per la vita dell’uomo. COME CONOSCIAMO L’INTERO DELL’ESPERIENZA E L’INTERO? 10 LA RIFLESSIONE INTENZIONALE L’unione di Nous e Logos IL NOUS Intuizione: «intus ire» andare dentro o dietro oltre i sensi, in profondità e d’un colpo. Nous = (fiuto) Sapere intuitivo e prediscorsivo È la conoscenza immediata della realtà, che si avvale del “sentire”. Permette di conoscere immediatamente i «principi» della realtà e di elaborare “idee creative” (ipotesi di spiegazione) che vanno oltre la realtà (scoperta). Il Nous è la componenente intuitiva della razionalità umana (…) la capacità di andare oltre le cose, in profondità, d’un colpo, per cogliere, da un lato, ciò che si dà nell’esperienza, dall’altro, ciò che la supera, le va oltre, spiegandola, giustificandola. 12 IL NOUS E L’INTENZIONALITÀ: COME SI FA A COGLIERE LA REALTÀ? È una caratteristica dell’atto psichico-mentale dell’uomo Intenzionalità L’atto mentale ha sempre un contenuto verso il quale si rivolge Tale contenuto è appunto definito «oggetto intenzionale» Termine tecnico utilizzato da Husserl e Brentano per spiegare il processo messo in atto dal soggetto per conoscere. Ha la caratteristica di cogliere il particolare (empirico) attraverso, sempre, un universale concettuale. L’intenzionalità è la capacità di andare oltre la presenza fisica degli oggetti, delle situazioni e delle azioni, ma di portarle ugualmente al pensiero, trasformandole in contenuti di coscienza intellettuale. Dunque, affinchè ci sia Intenzionalità c’è bisogno di un soggetto che pensa e di un oggetto colto nel pensato. 13 1. Possiamo conoscere il fisico attraverso il mentale, cioè rendiamo “intelligibili” gli oggetti del mondo (intuizione intellettuale). ATTRAVERSO L’INTENZIONALITÀ 2. Idealizziamo, trascendiamo il mero dato empirico. Possiamo vedere non solo le cose come sono, ma anche come potrebbero essere state e come potrebbero stare nel futuro. 3. Possiamo scoprire che i fatti sono pieni di teoria, cioè non “parlano” da soli, ma attraverso strutture concettuali. 14 Da solo, il Nous non basta Bisogna anche lavorare logicamente sui “principi intuiti” al fine di rassodarli, ampliarli e giustificarli con una ragione discorsiva che sia con essi coerente, ma anche e sopratutto che ne espliciti dinanzi a chiunque le possibili implicazioni e conseguenze, in maniera tale che nessuno, pur volendolo, possa negarle. Abbiamo bisogno del LOGOS 15 ESEMPIO: TEOREMA DEGLI ANGOLI INTERNI DI UN TRIANGOLO «La somma degli angoli interni di un triangolo è uguale a un angolo piatto» Dall’esperienza… 1. 3. 2. 4. 5. 16 17 …Alla formalizzazione I SIGNIFICATI ORIGINARI DELLA PAROLA LOGOS 1. Riunire insieme, raccogliere, radunare e instaurare relazioni tra parti Logos (da légein) UNIFICA. È la capacità di sintesi della nostra mente Raccogliere e collegare frammenti separati e disparati per far nascere l’unità dalla molteplicità. 2. Scegliere a uno a uno da un gruppo DISTINGUE. È la capacità di analisi della nostra mente Analizzare un tutto per individuare le parti che lo compongono. 3. Parola che crea CREA. È la parola che giunge a “creare il reale stesso” (l’attività intellettuale inventivo-creativa), nominandolo e attribuendogli un senso. Si può dire quindi che il logos greco significasse sia l’attività sintetica della ragione che riunisce e lega insieme, attraverso il discorso, in una relazione organica parti tra loro separate, sia l’attività analitica che divide e separa in frammenti, seguendo un ordine logico, ciò che è in un tutto unitario, sia, infine, l’attività intellettuale inventivo-creativa- ermeneutica che pensa addirittura cose che prima non c’erano al mondo e che, dopo, con un’apposita potenza discorsiva, introduce nel mondo (dalla 18 poesia, per esempio, al significato della vita). LA RIFLESSIONE INTENZIONALE È l’unione della dimensione critico-argomentativa-ermeneutica (Logos) con la componente intuitiva (Nous). LA RIFLESSIONE INTENZIONALE LOGOS NOUS RIFLESSIONE INTENZIONALE 19 LA RAZIONALITÀ UMANA SI È STORICAMENTE STRUTTURATA, PER L’ANTICHITÀ, IN TRE TIPOLOGIE TECHNE O RAZIONALITÀ TECNICA: Si riferisce alla rilessione intenzionale orientata al fare qualcosa, al costruire o trasformare prodotti oggetti, macchine, secondo regole e procedure tanto determinate quanto condivisibili da tutti e perfezionabili da parte di tutti. EPISTEME O RAZIONALITÀ TEORETICA: Rimanda alla riflessione intenzionale che cerca di conoscere con verità intersoggettiva non solo ciò che c’è, le cose che ci sono, come sono e perché sono così, ma anche i «significati» che gli uomini danno alle cose che ci sono, come sono e perché sono così. PHRONESIS O RAZIONALITÀ PRATICA: Riflessione intenzionale orientata all’agire bene dell’uomo, con saggezza (phronesis), nelle situazioni particolari che gli sono date nella sua vita individuale e sociale. 20 LA RAZIONALITÀ TECNICA Secondo Platone Techne = essere padroni della propria mente Attraverso la techne, l’uomo si impone sulle cose materiali facendole “essere” e “diventare” come le aveva pensate Le quattro fasi della techne 1) 2) 3) 4) Modello o Idea (scopo pensato) Materia Strumenti (mezzi e metodo) Controllo del fare (nel processo) e del fatto (nel prodotto) Ovvero: processo e prodotto realizzano, concretizzano lo scopo o deviano dall’obiettivo? LE CARATTERISTICHE DELLA TECHNE 1. Lo scopo “futuro” D U R A N T E 2. La materia “presente” Carattere previsionale È l’idea (o il modello) di ciò che si vuole fare e che ancora non c’è Carattere progettuale È la capacità di fare un progetto sulla base di un’idea. È la materia informe (o di un’altra forma) Ha proprietà strutturali reali che vanno conosciute (vedi razionalità teoretica). 3. I mezzi e il metodo 4. Il controllo per fare e rifare A cui si intende, per scopo tecnico, attribuire una forma diversa, quella dello scopo (tras-formazione) Per dare nuova forma bisogna impostare il progetto a partire dalla conoscenza di tali proprietà Mezzi= servono alla coerente realizzazione degli scopi e del progetto tenendo conto della materia Metodo= “retta via” (ódos) intenzionale. Serve a trasferire gli scopi ideali nella materia che li può ricevere, attraverso la scelta dei mezzi, in tempi e modi adatti. Verificare, correggere ed eventualmente rifare ciò che si fa, sia durante, sia alla fine del processo di realizzazione dell’idea e del progetto. IL CARATTERE PERFETTIBILE DELLA TÉCHNE Il suo fine è avere scopi, ogni scopo diventa mezzo per un altro scopo, 22 e così via… LA RAZIONALITÀ TECNICA TRA SCIENZA E POTENZA sapere (episteme) ≡ potere del fare (dýnamis) Razionalità tecnica La techne è potere solo se «sa» Connessioni con la Razionalità Teoretica La techne è una volontà efficace ed efficiente solo se è competente. Competenza e specializzazione vanno di pari passo. In presenza di scienza, potenza del fare e competenza, il «vero e il fatto si convertono l’uno nell’altro». Nessuno può far essere, volendolo e controllandolo secondo i passaggi logici che si sono analiticamente presentati, qualcosa che non conosce, di cui non ha rappresentazione e controllo concettuale (nell’idea e nel progetto). Non esiste, tra gli uomini, una competenza tecnica tuttofare. E tanto meno un uomo che sappia padroneggiare tutte le tecniche. • Conosciamo veramente solo ciò che facciamo • Facciamo tecnicamente solo ciò che conosciamo. 23 Connessioni con la Razionalità Pratica Connessioni con la Razionalità Teoretica LE RISCHIOSE ANTINOMIE DELLA TECHNE 1. La distanza tra progetto e prodotto Essere padroni del progetto, non significa essere padroni della concretizzazione del progetto nella realtà. La materia resiste all’Idea: c’è sempre uno scarto tra intenzione mentale e realizzazione materiale. 2. L’antinomia tra sapere e fare Proprio per il punto precedente “sapere” e “fare” tendono a separarsi; da qui la differenza fra i teorici progettisti (che non fanno) e gli esecutori pratici (che non sanno). 3. Il fine identificato con lo scopo 4. Assolutizzazione dei mezzi Scopo= ciò a cui l’azione tecnica mira in base al progetto ideale Relazione del presente con il futuro immediato: controllo. Il fine (per esempio la bontà o la felicità) non ha mai una fine. Relazione sempre aperta con il presente e con il futuro. Il criterio di fattibilità diventa il criterio della bontà del fare stesso Ciò che “si può fare” diventa ciò che “si deve 24 fare”. LA RAZIONALITÀ TEORETICA Theoréo = osservo/vedo «vedere» con la mente l’ordine e la misura di ciò che c’è (empirico e/o meta empirico). La razionalità teoretica scopre le cause intellegibili (aitías, da cui eziologia) delle cose sensibili e dei pensieri che non sono sensibili e ne dà le “ragioni” a chiunque AITÍA O IL DISCORSO INTORNO ALLE CAUSE • Non tanto l’inizio, lo svolgimento e la conclusione di qualcosa, quanto la ragione per cui quel qualcosa esiste. Talvolta tale ragione può essere fatta risalire a una causa conosciuta, talvolta è la casualità, talaltra il destino (necessità) o un progetto preordinato (techne). • La teoresi classica raggiungeva l’universalità quando era in grado di dare ragione di una pluralità di cause: 1. Causa formale la forma o essenza delle cose 2. Causa materiale ciò di cui è fatta una cosa, la sua materia 3. Causa efficiente ciò da cui provengono il mutamento e il movimento delle cose 4. Causa finale il fine delle cose e delle azioni (compimento, non nel senso cronologico, ma cairotico). N.B. Il concetto di causa presso gli antichi era differente rispetto a quello dei moderni 26 LE CARATTERISTICHE DELLA RAZIONALITÀ TEORETICA 1. Dichiara che cosa sono le cose. LA RAZIONALITÀ TEORETICA 2. Dichiara come stanno le cose. 3. Dichiara perché le cose stanno così. 4. Si esprime nelle forme verbali del perfetto logico. Attraverso il pensiero vuole conoscere le cose che ci sono (che ci sono date dall’esperienza o dal pensiero). Riconosce l’universale delle cose, ovvero ciò che per tutti è così a prescindere dai punti di vista soggettivi (ousia = ciò che è sempre allo stesso modo). Scopre le cause intelligibili delle cose sensibili e non sensibili e ne dà le ragioni a chiunque. Nel senso che riguarda cose dell’esperienza e del pensiero che si sono già compiute, che hanno già concluso la loro genesi cronologica. 27 I METODI DELLA RAZIONALITÀ TEORETICA 1. Metodo dimostrativo o assiomatico-deduttivo 2. Metodo ipotetico-deduttivo Metodi 3. Metodo dialogico confutativo 4. Metodo induttivo I metodi furono elaborati dai Greci al fine di rispondere al “perchè” delle cose dell’esperienza o del pensiero, ovvero al fine di spiegarne le cause. 28 Metodo dimostrativo (assiomatico-deduttivo) Segue i processi logici della Deduzione Sillogistica: dimostrata in base a principi intuiti (che non hanno bisogno di • Conoscenza dimostrazione). fine di giungere alle conclusioni, utilizza passaggi logici controllati e • Al controllabili da tutti. da premesse intellettualmente evidenti (e quindi assunte come vere da • Ricava tutti: assiomi), conseguenze altrettanto vere • Le conseguenze sono conoscenze vere Premessa maggiore Tutti gli uomini sono mortali Aristotele: esempio di sillogismo Premessa minore Socrate è un uomo Conclusione Socrate è mortale 29 METODO IPOTETICO-DEDUTTIVO È riassumibile in due alternative: 1. Si riduce un problema di cui non si conosce ancora la soluzione ad un altro problema analogo di cui, invece, si possiede già una soluzione evidente/dimostrata 2. Si spiega una situazione nuova che eccede quelle già spiegate da una teoria condivisa dagli esperti con una teoria diversa ma più comprensiva, che dà ragione della nuova e delle vecchie • situazioni Le ipotesi non sono già contenute nel problema, ma sono solo condizioni per la soluzione del problema stesso • Dunque, possono esistere anche più condizioni (modelli) per risolvere lo stesso problema Le ipotesi possono variare nel tempo, nello spazio e nelle circostanze, alla luce di determinati metodi e strumenti di indagine Le verità sono circoscritte a quel problema o a quella cosa, considerati sotto determinate e ben precise condizioni di tempo, luogo, circostanze, oltre che di metodo e di strumenti di indagine • • Non sono verità assolute (ab- solute: sciolte dal vincolo delle condizioni date). 30 METODO DIALOGICO-CONFUTATIVO • • • • Avviato da Zenone, esaltato da Socrate-Platone, formalizzato da Aristotele Non è sufficiente, anche se lo si potesse, dedurre in maniera rigorosa le conseguenze di una certa premessa ritenuta vera Per essere sicuri della verità di una tesi serve dedurre in maniera rigorosa le conseguenze della tesi opposta, cosicché la premessa le cui conseguenze risultassero contraddittorie rispetto al punto di partenza sarà dimostrata falsa (es. dei diritti umani o del “non rubare”) Questo metodo comporta una radicale metabolé (trasformazione) non solo delle pretese veritative rivendicate dalle «teorie» degli altri, ma anche dalle proprie. 31 METODO INDUTTIVO • • • • L’induzione è una inferenza ampliativa, cioè è il processo logico che dai casi particolari dell’esperienza individua leggi generali e universali Secondo Aristotele, l’induzione apparteneva al regno della dialettica e della retorica, non della scienza, perché può solo argomentare o suggestionare e non ha valore epistemico-dimostrativo Ogni previsione ricavata da casi particolari, qualunque sia il numero di questi casi, può soltanto offrire conoscenze probabili Affinchè da un’induzione si possano derivare leggi universali certe, bisognerebbe analizzare infiniti casi, il che è impossibile. 32 Il tacchino induttivista di Bertrand Russell «Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell’allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle nove del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedi, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finchè la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un’inferenza come questa: “mi danno il cibo alle nove del mattino”. Purtroppo però, questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando invece di venir nutrito, fu sgozzato.» Bertrand Russell, cit. in A. F. Chalmers, Che cos’è questa scienza?, 1979 33 LA RAZIONALITÀ PRATICA È la riflessione intenzionale sull'agire umano La razionalità pratica utilizza Logos e Nous 1. per identificare l'azione buona 2. darne ragione pratica (ovvero per il contesto e le circostanze date) 3. ottenerne il riconoscimento dagli altri Riguarda la scelta per realizzare il proprio bene e il bene comune, tenendo conto delle situazioni e dei contesti. LA PAROLA PRATICA (= praxis) SIGNIFICATI DELLA PAROLA «PRATICA» Rimanda all’azione specificamente umana che qualifica l'uomo e nessun altro essere vivente… …che fa coincidere sempre, consapevolmente, intenzionalmente, ciò che si fa e ciò che si sa, con ciò che si dice e che è ritenuto bene per e secondo sé e per e secondo gli altri. NB. Non ha nulla di vicino al significato attuale del termine prassi, sia esso inteso in senso rivoluzionario marxista o, peggio, nell’anodino significato burocratico-amministrativo di «procedura». 35 LA RAZIONALITÀ TEORETICA LA RAZIONALITÀ PRATICA LA RAZIONALITÀ TECNICA • Usa Logos e Nous per decidere se ciò che c'è nell’esperienza e/o nel pensiero è bene che ci sia. • Esprime un giudizio motivato sulle cose che ci sono nell’esperienza e/o nel pensiero. L’AZIONE BUONA Il fare consapevole della techne ha sempre una relazione col bene in quanto decide se ciò che si è fatto e si sta facendo è anche bene. Tende verso la Verità, cioè riconosce nel fine dell’azione e nei mezzi che adopera per perseguirlo il buono, il bello, il giusto. 36 LA PHRONESIS: COME SI GIUDICA SE UN’AZIONE È BUONA O CATTIVA? È la virtù di chi, in ogni determinata situazione di tempo, luogo e circostanze, riesce a trovare i mezzi buoni, veri, giusti, belli (e, insieme, di conseguenza, utili e piacevoli), per realizzare il fine altrettanto buono, vero, giusto, bello (e, insieme, di conseguenza, anche utile e piacevole) del proprio agire. Phronesis (saggezza) = prudenza del giudizio Risiede nella coscienza e nell'autocoscienza di ognuno di noi, cioè nella capacità di esercitare la riflessione intenzionale (unione di logos e nous) sulla bontà delle azioni nel cronologico per renderle, così, cairotiche. Coscienza e autocoscienza devono confrontarsi con le quattro condizioni che rendono possibili la phrónesis: 1. Unità e integralità della persona umana 2. Libertà e responsabilità 3. Gli occhi del cuore 4. L'azione buona nelle circostanze date 37 LA CIRCOLARITÀ DELLA TECHNE, DI TEORESI E PHRONESIS • Non sempre la recettività della materia è un bene. • Anche i mezzi devono essere buoni (pratici). 2. Conoscenza teoretica della materia 3. Intelligenza manuale MATERIA MEZZI CIRCOLARITÀ SCOPI • Razionalità pratica: non tutto ciò che si vuole fare si deve fare. • Razionalità teoretica: è frutto di quale metodo di ricerca della verità? 1. Concezione dello scopo FARE E RIFARE 4. Valutazione teoretica dei risultati e pratica delle azioni • Aver agito come si doveva. Verificare che l’azione non abbia prodotto effetti perversi: assumersi le responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni. 38 EPISTEME MODERNA La svolta epistemologica SEPARAZIONE TRA SCIENZA E FILOSOFIA CARATTERI 1. Nuova idea di natura 2. Matematizzazione della realtà empirica 3. Nuova concezione del principio classico di causalità. La «Rivoluzione scientifica» di Galileo Inizio 1543, Le rivoluzioni degli astri celesti di Copernico 1610, Sidereus Nuncius di Galileo Galilei Fine 1687, I principi matematici di filosofia naturale di Newton La svolta galileana • Galileo preferisce accontentarsi di sapere cose certe sulle «affezioni» (proprietà empiriche) delle sostanze, che sono gli aspetti misurabili ed osservabili delle cose, al posto di cose incerte e controverse sulle sostanze stesse • Anche per Galileo, come per i Greci, la scienza è sinonimo di sapere certo e affidabile, ma deve limitare il proprio raggio d’azione alle proprietà empiriche delle sostanze se vuole ottenere risultati intersoggettivi ed evidenti «Io stimo più il trovare un vero, benchè di cosa leggiera, che ‘l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità niuna» G. Galilei, Nota autografa al p(adre) Campanella, 1610 40 Galileo: il metodo ipotetico-deduttivo-sperimentale I Nelle dispute sui problemi dell’essere dell’esperienza si deve fare riferimento alle «sensate esperienze» e alle «dimostrazioni necessarie». Attraverso: 1. Dimostrazioni logicomatematiche il cui modello è fornito dalla geometria 2. Proposizioni che si rifanno all’esperienza, ma “assediata” con l’esperimento che ne permette la matematizzazione L’unione di queste due tipologie porta al METODO IPOTETICO-DEDUTTIVO-SPERIMENTALE 41 LA RAZIONALITÀ SCIENTIFICA MODERNA Scopi Materia Metodo GALILEO ipoteticoGALILEI deduttivosperimentale Formulazione delle ipotesi al fine di spiegare la realtà empirica (la natura) La natura è matematizzabile Servono a rendere possibile (esperimenti, la verifica delle ipotesi con matematica) adeguati artifici tecnici Mezzi Verifica Attraverso l’esperimento e la matematica si verificano e/o si escludono le ipotesi iniziali e si costruiscono 42 “le teorie” Nella modernità si sviluppa la convinzione che la scienza abbia “oggetti regionali” La scienza non è più un’indagine sull’Intero dell’esperienza e sull’Intero dell’Essere, ma comincia ad occuparsi di campi d'indagine particolari, con metodi e linguaggi particolari, al fine di studiare oggetti particolari. AL CONTRARIO… La filosofia classica ci ha insegnato che per comprendere la parte (il particolare) occorre il tutto (l’universale). Infatti, nemmeno la conoscenza empirica più elementare consiste in una sensazione isolata o in una molteplicità disordinata di sensazioni: essa è sempre una unità organizzata di molteplicità. Un tutto, appunto. 43 È la riflessione intenzionale che cerca di conoscere con verità intersoggettiva La natura è una realtà oggettiva Che cosa è la natura? La Razionalità Teoretica «moderna»: Distinzione fra Scienza e Filosofia La realtà con caratteristiche osservabili e misurabili (peso, velocità, tempo, spazio, ecc…), che non dipendono dalla percezione sensoriale del soggetto (odori, colori, suoni…) Solo il sapere fornito da dati Com’è? Matematizzabile quantificabili in cronos e/o schema è “scientifico”. L’aspetto sorprendente è che la natura si legge con quanto di più lontano da essa in apparenza esista: la matematica Perché? La causa efficiente Le cose sono legate fra loro da causeeffetti e dagli effetti si può risalire alle cause Elimina la causa formale e finale, con l’interrogativo relativo La Verità intersoggettiva moderna all’essenza delle • Deriva da ciò che si può osservare e misurare (le sensate esperienze) cose • Deriva da ciò che si può verificare (le necessarie dimostrazioni) 44 DALLA CAUSALITÀ CLASSICA AL DETERMINISMO MODERNO Rispetto agli antichi, i moderni presuppongono una riformulazione del principio di causalità Antichi 1. Causa formale 2. Causa materiale 3. Causa efficiente 4. Causa finale Moderni Causa efficiente Ogni effetto è determinato da una causa e viceversa Carattere previsionale della scienza (dato A, allora B) NB. Sono necessità Logiche, non metodologiche (cioè verificabili attraverso il metodo sperimentale a livello cronologico-schematico) Obiezione di Hume (1711-1776) Dire che «A è causa di B» confonde il necessario con ciò che è soltanto successivo. Cioè dato A, B lo segue temporalmente dal punto di vista empirico, non logico DETERMINISMO Termine usato per indicare il ricorso alla scienza moderna e alla sua metodologia anche nello studio delle attività umane spirituali. Il metodo scientifico si estende anche al mondo dell’uomo e dello Spirito 45 Le forme del determinismo e il riduzionismo scientista LE FORME DEL DETERMINISMO MODERNO RIDUZIONISMO SCIENTISTA Rischi FORME ONTOLOGICHE • Ogni causa ha un solo e ben determinato effetto • Ogni causa ha un solo e ben determinato effetto e viceversa FORMA GNOSEOLOGICA (CONOSCITIVA) La conoscenza delle cause consente la previsione esatta dei loro effetti Il determinismo cade nel riduzionismo scientista quando: • gli si attribuisce una validità anche metafisica, cioè quando la scienza non solo resta nell’empirico, nel cronologicoschematico, ma pretende anche di estendersi al metafisico (al cairotico). • Estende a tutta la realtà (all’Intero), i principi validi per un solo campo di ricerca empirico o anche per l’Intero dell’esperienza. • Secondo i canoni dell’epistéme moderna, l’uomo viene considerato solo rispetto alla sua componente misurabile • L’uomo non padroneggia perfettamente il determinismo: non può conoscere con precisione lo stato iniziale delle cose su cui poi applicare la deduzione matematica 46 deterministica ESEMPIO: V POSTULATO DELLA RETTA DI EUCLIDE Se in un piano una retta, intersecando altre due, forma con esse, da una medesima parte, angoli interni la cui somma è minore di due angoli retti, allora queste due rette indefinitamente prolungate finiscono con l'incontrarsi dalla parte detta. α β I POSTULATI SONO VERITÀ LOGICHE INDIMOSTRABILI: INTUITE INTELLETTUALMENTE α+β< 180° Sono proposizioni che • si assumono come vere • si assumono alla base dei processi dimostrativi 47 INSUFFICIENZA DELL’ASSIOMATICA (DELLA LOGICA MATEMATICA) ESEMPIO: IL QUINTO POSTULATO DI EUCLIDE Se in un piano una retta, intersecando altre due, forma con esse, da una medesima parte, angoli interni la cui somma è minore di due angoli retti (<180°), allora queste due rette indefinitamente prolungate finiscono con l'incontrarsi dalla parte detta. 181° 179° NELLA STORIA DELLA MATEMATICA SORSERO ALCUNI PROBLEMI 1. 2. Il postulato coinvolge implicitamente il concetto di infinito (su cui non si possono fare ipotesi dimostrabili) Il postulato è stato considerato più come un teorema che come una asserzione pura inferita. Cioè è stato considerato come la base dimostrativa perfino di altri teoremi 48 3. Essendo utilizzato come teorema, è sorta la necessità di dimostrarlo Nella Geometria Euclidea sussiste una differenza intrinseca tra a. VERITÀ LOGICA È la possibilità di dimostrare "per assurdo”. Cioè a partire da concetti intuibili col pensiero b. VERITÀ EMPIRICOMISURABILE ciò che si vede e si misura di fatto. Nella scienza, il massimo risultato si raggiunge quando verità logica ed empirico-misurabile coincidono (adaequatio rei et intellectus o rei ad intellectum) a. VERITÀ LOGICA b. VERITÀ EMPIRICO-MISURABILE Per garantire la verità dei postulati dovremmo aver sviluppato l'intera geometria senza incappare in contraddizioni È impossibile controllare empiricamente che davvero le due rette del 5° postulato si incontrino all'infinito. Teorema Dell’Incompletezza di Gödel è impossibile costruire un sistema assiomatico completo dal metodo dimostrativo non deriva un sapere logicamente perfetto. 49 EPISTEME CONTEMPORANEA La Naturalizzazione dell’uomo 1. Tutto ciò che riguarda l’uomo deve essere spiegato con i metodi d’indagine delle scienze naturali, in particolare della fisica. 2. L’uomo è considerato come un “oggetto” di studio da spiegare attraverso leggi legate tra loro da nessi di tipo causali. 3. Tali metodi sono gli unici che producono conoscenza certa e affidabile, ovvero leggi scientifiche generalizzabili. La complessità dell’uomo è ridotta nei termini della spiegazione e comprensione della fisica, chimica, neurologia, fisiologia, ecc. 50 LA RIFORMULAZIONE DEL DETERMINISMO NELLA FORMA DELL’INDETERMINISMO • INDETERMINISMO (variabile del determinismo) • • Nega il carattere necessario della causalità efficiente, così come era stata pensata dal determinismo (ogni evento ha una causa a cui segue un effetto, e viceversa) La causa non determina necessariamente l’effetto ma indica l’esistenza di una probabilità che esso si verifichi. L’uomo non è in grado di conoscere con la precisione necessaria lo stato iniziale di tutte le cose, appunto (es. BIG BANG) Questa concezione non nega totalmente il determinismo. Infatti, non è la disconferma del presupposto ontologico deterministico (ogni effetto ha una causa, e viceversa) L’obiezione indeterministica esprime soltanto il nostro limite gnoseologico L’uomo non riesce a conoscere quali sono tutte le condizioni che ci permetterebbero 51 di giungere alla padronanza del determinismo TRA NEOPOSITIVISMO ED ERMENEUTICA NEOPOSITIVISMO 1.La filosofia è un’estensione delle scienze naturali 2. Il soggetto-persona è una «cosa» da spiegare naturalisticamente. 3. La conoscenza deriva soprattutto dai METODI NOMOTETICI stabiliscono leggi generali per spiegare e prevedere i fenomeni LA MATRICE ERMENEUTICA 1. Si parla di Scienze dello Spirito 2. Riportano l’attenzione sul soggetto-persona 3. È caratterizzata dalla nozione di comprensione 4. La conoscenza deriva soprattutto dai METODI IDIOGRAFICI I fenomeni sono unici e irripetibili. Le azioni degli individui possono essere comprese solo a partire dallo storico-“personale” e dal letterario-espressivo “personale”. LA PROSPETTIVA DI WITTGENSTEIN È l’indagine sull’intenzionalità del soggetto-persona (ermeneutica) e sui rapporti che quest’ultima instaura con le azioni osservabili (analisi neopositivistica) 52 CRONOLOGICO E CAIROTICO Cronos (zemán ebraico) e Schema (figura) Kairos (‘êth ebraico) «Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo (cronos), come mai questo tempo (kairos) non sapete giudicarlo?» Lc 12, 54 53 CRONOS e SCHEMA • La prima coppia rimanda a ciò che noi definiremmo dominio della “scientia”che si “confronta con” e “si ricava da” il particolare, l’empirico, lo spaziotemporale e che, perciò, porta ad elementi conoscitivi intersoggettivamente misurabili, osservabili, verificabili da chiunque, con appositi strumenti condivisi, nel tempo e nello spazio. • Rimanda, diremmo, all’In saecula ovvero al sapere del mondo dell’esperienza e della storia, dove vige il mutamento, la successione, la connessione tra le fasi del mutare e del succedere. 54 KAIROS I • Non si riferisce né ad un tempo cronologico misurabile nell’empirico storico-naturale con gli orologi o clessidre o altro (documenti ecc.), né ad un rapporto tempo/spazio di natura fisico-matematica alla Euclide, Newton o Einstein. • Rimanda invece al logos, ad un filo unitario di senso del proprio vissuto nel rapporto tra sé, le cose, il mondo e la storia, percepito (con il nous) in maniera cosciente . 55 KAIROS II • In tale unità di senso, prima e dopo si fondono, il qua e là si riuniscono, l’alto e il basso, il breve e il lungo si confondono in un nesso che non lascia fuori nulla di ciò che conta per me, della mia vita nel mondo (si provano le esperienze intellettuali, psicologiche, fisiche dell’integralità, della pienezza, della complexio esistenziale, della preziosità e della compiutezza). • In questi momenti, si fa la scoperta di ciò che l’antica giaculatoria chiamava l’In saecula saeculorum di ciascuno perché, se tale scoperta si manifesta nel tempo e nello spazio, allo stesso tempo li supera e va oltre essi, quasi toccando, sentendo una dimensione metafisica. 56 CRONOS/SCHEMA E KAIROS DIFFERENZE COMPARATIVE CIÒ CHE È DI CRONOS/SCHEMA CIÒ CHE È DI KAIROS HA UN INIZIO HA UN’ORIGINE HA UNA MUTAZIONE/TRASLAZIONE SI MANTIENE SEMPRE COME ARCHÈ (FONDAMENTO INCONCUSSO DI OGNI MUTAZIONE) HA UNA FINE ( REGNO DEL SEGNO) È «IL» FINE CHE NON HA UNA FINE (ESCATON) O, CHE, ALMENO, SENTIAMO O VOGLIAMO CHE NON L’ABBIA REGNO DEL SIMBOLO 57 CRONOS/SCHEMA E KAIROS NELL’ESPERIENZA UMANA: IL CASO DEL MATRIMONIO DI EMILIO L’INNAMORAMENTO SECONDO CRONOS/SCHEMA STORIA 1 • INIZIO • SVILUPPO/VIAGGIO • CONCLUSIONE (“Vissero felici”, con figli) FALLIMENTO STORIA 2 L’INNAMORAMENTO SECONDO AGAPE/KAIROS • ORIGINE METAFISICA • SI MANTIENE PER SEMPRE (NON PIÙ DUE MA UNO) • È IL FINE DEL PROPRIO STESSO ORIGINARSI E MANTENERSI: PIENA BEATITUDINE DI UN’UNICA STORIA • INIZIO • SVILUPPO/VIAGGIO • CONCLUSIONE FALLIMENTO STORIA 3. 4. 5. 6… Se le due dimensioni coincidono sempre = Stato di Grazia. Se non coincidono sempre e si sperimenta la friabilità dell’affetto e l’insinuarsi, pur non volendolo, dei risentimenti e dei rancori, delle rivendicazioni reciproche, si ha la ricerca 58 dello Stato di Grazia