La razionalità della natura…
…presso i Greci
Il termine lògos ha una pluralità di significati che non possono essere resi in italiano
soltanto con la parola “ragione”. Esso non indica infatti soltanto la ragione come facoltà
propria dell’uomo di comprendere la realtà, ma anche la “razionalità” insita nelle cose
e, infine, il discorso attraverso il quale la ragione si esprime. Chiamiamo la prima
accezione ragione soggettiva, la seconda ragione oggettiva, la terza discorso. Tutte e tre
le accezioni sono indispensabili per caratterizzare l’atteggiamento razionale dei Greci
nei confronti della realtà1. Tali tre significati di lògos sono anche le caratteristiche del
nostro atteggiamento scientifico nei confronti della realtà. Mancando una sola di esse
non ci potrebbe essere conoscenza, nel senso di conoscenza razionale, della realtà.
Questo può risultare chiaro dalla seguente tabella, nella quale vediamo cosa succede
se proviamo a togliere anche uno soltanto dei caratteri del lògos.
Razionalità
soggettiva
Sì
Razionalità
oggettiva
Sì
Discorso
Sì
No
Sì
No
Sì
Sì
No
Non ci può essere scienza:
non possiamo comunicarla.
Non ci può essere scienza:
la natura è caos.
Non ci può essere scienza:
non siamo in grado di comprendere le leggi
della natura.
Nel caso ipotizzato nella prima riga della tabella, la natura obbedirebbe a leggi e
l’uomo avrebbe la facoltà di comprenderle, ma la scienza non potrebbe esistere dal
momento che ciò che ciascun uomo impara della natura non potrebbe trasmetterlo agli
altri: ciascuno dovrebbe ricominciare daccapo l’intera impresa scientifica. Nella
situazione descritta dalla seconda riga non ci potrebbe essere scienza perché, nonostante
il fatto che l’uomo sia razionale e capace di trasmettere le sue conoscenze, la natura non
obbedirebbe a leggi: immaginate di lasciar cadere un sasso e questo una volta vada
verso il basso e un'altra verso l’alto. Nella situazione immaginata dalla terza riga non
potremmo fare scienza semplicemente perché non avremmo la capacità di ragionare.
… nel mondo contemporaneo
Sul tema dell’Ordine dell’Universo, ovvero della sua intrinseca razionalità,
riportiamo un brano di Joaquin Navarro–Valls, giornalista e medico spagnolo,
1 In controtendenza rispetto alla concezione razionalistica e ottimistica che caratterizza la filosofia greca, si pone il
sofista Gorgia, il quale con la sua dottrina gnoseologica improntata allo scetticismo assoluto e quindi al nichilismo,
perviene, appunto, a una totale sfiducia circa la possibilità della ragione umana di conoscere la realtà. Così come
Gorgia, anche l’atomista Democrito (di un paio di decenni posteriore al sofista) costituisce – per altro verso – un
autore controcorrente rispetto alla mentalità greca dominante: contro la concezione sostanzialmente finalistica del
pensiero greco, Democrito sostiene, infatti, una concezione dell’universo di tipo meccanicistico-materialistico.
particolarmente conosciuto per essere stato il direttore della Sala Stampa della Santa
Sede dal 1984 al 2006, diventando una delle personalità più note del Vaticano durante il
pontificato di Papa Giovanni Paolo II.
« […] Sappiamo bene quanto anche i fisici moderni non amino pensare ad una natura
fisica caotica, priva di un ordine intrinseco necessario. Albert Einstein, in questo senso,
era assolutamente convinto “che alla base di ogni lavoro scientifico un po’ delicato si
trova la convinzione, analoga al sentimento religioso2 che il mondo è fondato sulla
ragione e può essere compreso”. In fondo, la grandezza
delle conquiste scientifiche riposa proprio nella capacità
di liberarci dal vincolo riduzionista che Monod chiamava
“il puro come delle cose” - la mera osservazione dei
fenomeni - ed ampliare la nostra visione ristretta della
realtà.
Mi ha sempre attirato – continua Navarro-Valls – la
considerazione di Gilson secondo la quale pensare
all’universo come soltanto il risultato di un’elaborazione
casuale di eventi è un po’ come osservare un tavolo da
biliardo in cui tutte le palline vanno in buca, senza Etienne Gilson (1884-1978). Nato a
considerare il fatto che vi sia qualcuno che sa tirarle Parigi da una famiglia cattolica, fu
di Henri Bergson; quindi
correttamente3. La situazione sarebbe tanto poco allievo
professore di storia della filosofia
razionale da non essere veramente scientifica, perché all’università di Strasburgo e alla
Sorbona. Filosofo e storico di
priva di quel logos, di quella razionalità naturale, che è ispirazione cattolica, scrisse saggi,
spiegazione imprescindibile e insopprimibile degli eventi oltre che su Cartesio, su
sant'Agostino, Pietro Abelardo, san
osservati.
Bonaventura, Giovanni Duns Scoto,
Ritenere che il mondo sia così bello e così armonico Dante e san Tommaso.
… ma frutto del caso, è un po’ come se volessimo aprire una busta che contiene tutte le
lettere dell’alfabeto, riversare il contenuto per terra, e pretendere che spontaneamente si
componesse la Divina Commedia»4.
2
«La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero; sta qui il seme di ogni arte, di
ogni vera scienza», così scriveva Einstein, che a proposito di “sentimento religioso” e ordine dell’universo era solito
dire che il “caso” e le “leggi” fanno a pugni: le leggi che si riscontrano nell’universo sono talmente sapienti che non
possono attribuirsi al caso. I più profondi religiosi, aggiungeva, sono i più grandi scienziati (riecheggiando, in ciò,
Louis Pasteur: “Un po’ di scienza allontana da Dio, ma molta riconduce a Lui”) e concludeva con le celebri parole:
«Credo in un Dio che si rivela nell’armonia del creato». Ma il Dio di cui parla Einstein – va detto – non è un Dio
personale né «un Dio che si preoccupa del fato e delle azioni degli esseri umani»; è piuttosto il Dio di Spinoza, un
Dio che, appunto, « si rivela nell’ordinaria armonia di ciò che esiste».
3
«Un essere intelligente dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine: ed è ciò che chiamiamo Dio»; così
scrive Tommaso d’Aquino, di cui Gilson è riconosciuto come uno dei maggiori studiosi.
4 Joaquin Navarro-Valls, la Repubblica del 7/03/2007.