Stress e malattie psicosomatiche: “come

Stress e malattie psicosomatiche:
“come comprenderli e affrontarli”
Stefania Stocchino
Psicologa,
Scuola di Specialità Cognitiva-Comportamentale
Infermiera Ospedale San Giovanni Battista di Torino.
Non posso certo dire se sarà meglio, quando sarà diverso;
ma posso dire: è necessario che cambi, se deve migliorare
G.C. Lichtenberg
Premessa: I diversi colloqui affrontati con lo sportello Mobbing – disagio lavorativo hanno permesso di evidenziare
una significativa percentuale di casi di malattie psicosomatiche causate da tensioni emotive ed elevato stress.
I colleghi infermieri, arrivano a documentare casi estremi, quali: “ sintomi fisici (es: tensione addominale, dolore
fianco sinistro, problemi dermatologici, cefalee, colite o intestino irritabile…) affrontati con interventi chirurgici o
trattamenti farmacologici, e solo dopo scoprire che dietro al dolore organico si nascondeva una forte tensione emotiva
legata ad un disagio lavorativo.”
Lo scopo di questo articolo, non è quello di suggerire che tutte le malattie organiche siano generate da stress, ma
offrire una base di conoscenze al fine di individuare quanto lo stress diventi una compromissione significativa della
propria vita sociale, ambientale e lavorativa.
Le nozioni riguardanti lo stress hanno raggiunto il maggior campo di applicazione
nelle seguenti aree: la psicologia clinica, la psichiatria e la medicina in generale.
Dal punto di vista clinico, è interessante rilevare attraverso il sistema diagnostico
DSM-IV la “presenza” e il “grado” di stress psicosociali.
Il DSM, infatti, ci permette di individuare: il Disturbo Post-traumatico da Stress, il
Disturbo Acuto da Stress, i Disturbi dell’Adattamento.
Il termine Stress e Stressor
Il termine stress è stato introdotto in medicina da Selye nel 1936. Egli stava
effettuando ricerche per isolare un nuovo ormone sessuale, ed osservò che animali da
esperimento a cui venivano inoculate sostanze, reagivano in modo comune, con una
sindrome caratterizzata da ipertrofia corticosurrenale, atrofia del timo e delle
ghiandole linfatiche e ulcere gastriche. Selye rilevò che questo tipo di risposta si
produceva negli animali da esperimento in seguito a diversi tipi di stimoli nocivi,
chimici, biologici, denominati “stressors”.
Da questo esperimento Selye utilizzò il termine “stress” per definire la reazione
biologica caratterizzata dal comune stato di attivazione dell’asse ipofisicorticosurrene.
Egli definì poi “sindrome generale di adattamento” la somma di tutte le reazioni
sistemiche dell’organismo conseguenti ad una prolungata esposizione allo stress. La
sindrome generale di adattamento è organizzata in tre fasi:
La prima fase chiamata “di allarme” , causata da una forma di stress acuto che
determina una iperattivazione ipofisi-corticosurrene al fine di mobilizzare le difese
dell’organismo.
Una seconda fase, di resistenza, in cui l’organismo si adatta.
Una terza fase, “di esaurimento”, che subentra quando l’esposizione allo stressor si
protrae in modo abnorme e l’organismo entra in uno stato di esaurimento funzionale;
In questa fase, si producono nell’organismo patologie difficilmente reversibili.
Non possiamo evitare lo stress, ma possiamo andargli incontro in modo efficace
affrontandolo, imparando i suoi meccanismi, e adattando ad esso la nostra filosofia
dell’esistenza.
Modello cognitivo dello stress
Tutti noi sperimentiamo molti eventi stressanti nel corso di una giornata, una
settimana o un mese, per esempio: sostenere un esame, fare un colloquio di lavoro, o
semplicemente guidare per recarsi al lavoro..
Alcune circostanze sono più stressanti di altre, come: essere coinvolti in un decesso o
intervenire in una catastrofe naturale (terremoto). Molte persone riescono a
fronteggiare livelli ordinari e persino elevati di stress in modo efficace, altre sono più
vulnerabili presentando sintomi di ansia generalizzata, attacchi di panico, depressione
e malattie psicosomatiche
Riporto qui 2 casi documentati di due infermieri ( con una estrema sofferenza
psicologica) con sintomi addominali, esitati con diversi interventi chirurgici
(asportazione di ovaie, asportazione di appendice, mancanza di desiderio sessuale…):
entrambe avevano cominciato a star male quando i rapporti lavorativi diventarono
sempre più conflittuali e difficili da gestire e l’ambiente di lavoro un vero inferno…
Diventa importante trovare un equilibrio tra la nostra mente (emozioni, pensieri e
comportamenti) e il nostro corpo: “ la mente, con le sue strutture cerebrali colpisce il
corpo attraverso schemi cognitivi disfunzionali che altro non sono che
interpretazioni distorte di sé, degli altri, delle relazioni e della realtà. A causa degli
schemi malfunzionanti molte persone vivono gravi disagi senza per questo avere
consapevolezza di essere essi stessi la causa della loro sofferenza. Senza la
consapevolezza dei propri schemi cognitivi, il soggetto continua ad utilizzarli
entrando in un vero e proprio circolo vizioso”.
Aspetti psicosomatici
I sintomi psicosomatici, pur non organizzandosi in vere e proprie malattie, si
esprimono attraverso il corpo, manifestando diverse sindromi cliniche, quali: colon
irritabile, ulcera peptica, bruxismo, disturbi cutanei etc..
Vanno distinte:
- situazioni organiche di base in cui i fattori psichici possono interferire sul
modo di presentare i disturbi e sulla loro gestione ad es: nell’artrite reumatoide
- - situazioni che, pur presentandosi con sintomi somatici, sono di fatto
espressione di un sottostante disturbo psichico;
- - situazioni nelle quali fattori psichici giocano un possibile ruolo eziologico.
Vediamone alcuni:
Bruxismo: consiste nel “digrignamento dei denti durante il sonno o nel serramento
dei denti che può avvenire, in modo più o meno consapevole, durante il giorno.
Dal punto di vista Cognitivo- comportamentale il bruxismo è legato ad un’elevata
tensione emotiva, nervosismo e scarso autocontrollo delle proprie emozioni. Può
comparire per stati d’ansia generalizzata.
Dal punto di vista psicodinamico è stata ipotizzata una inconscia espressione di
rabbia e aggressività represse, eccessive restrizioni morali nell’infanzia che avrebbero
indotto a reprimere ogni espressione di ostilità o rabbia.
Dermatite atopica, psoriasi, herpes simplex …: anomalie e imperfezioni cutanee di
varie entità conseguenti a malattie dermatologiche incidono sull’immagine di sé e
possono essere il punto di partenza di importanti sequele emotive. Il sintomo cutaneo
è espressione allusiva e metaforica di sofferenza, timori, aspetti “interni” rifiutanti,
allarmanti o vergognosi. Tra i fattori responsabili dell’esacerbazione, soprattutto nella
psoriasi è riferito lo stress emotivo.
Imparare ad affrontare lo stress
Un vaccino produce immunità ad un agente infettivo attraverso l’esposizione a un
microrganismo; un’idea analoga è stata utilizzata per aiutare le persone a resistere
allo stress. Alcune ricerche hanno messo in rilievo come l’immunizzazione allo stress
sia possibile, esponendo le persone attraverso sperimentazioni di stress simili, ma
meno intensi. Per esempio: a dei bambini era stato permesso di giocare sulla poltrona
del dentista con tutta la strumentazione e per gioco si erano sottoposti a un controllo
odontoiatrico, quando si sottoposero realmente ebbero meno paura di altri bambini
che non avevano partecipato a questi giochi preliminari (R. Surwit (1974). Ricerca di
tesi di dottorato, MCGill University).
La percezione dell’ evento (come minaccioso o come innocuo) dipende moltissimo
dal nostro stato mentale. Per alcuni pazienti sottoposti ad intervento chirurgico,
l’essere al corrente che un po’ di ansia preoperatoria è normale e che essa può essere
controllata ripetendosi mentalmente gli aspetti positivi e reali connessi all’intervento
è risultato di notevole aiuto.
I programmi di immunizzazione allo stress prevedono di insegnare a riconoscere i
segni della paura ( battito cardiaco, mani sudate, tensione muscolare) e acquisire
consapevolezza di tutti gli elementi ansiogeni detti o pensati in situazioni difficili,
con la prospettiva di cambiarli. Parte della tecnica di immunizzazione consiste
nell’imparare a parlare con noi stessi in modo diverso. Ad es: “dirsi: sto perdendo il
controllo, sto impazzendo”…” … sta per venirmi un infarto..,” tutto ciò non fa altro
che peggiorare le cose.
Quando si fronteggia o si cerca di gestire un evento stressante, le frasi da ripetere
possono essere le seguenti: “tirati su, affronta questa sfida. Convinciti a farlo. Scaccia
la paura ragionando. Facendo un passo dopo l’altro riuscirai ad affrontare la
situazione. Non pensare alla paura, ma a ciò che devi fare…”.
Altri trattamenti efficaci vengono considerati il training autogeno, tecniche di
rilassamento muscolare progressivo di Jacobson (1938), yoga ed infine il training
assertivo per aiutare a saper gestire la rabbia disadattiva e per correggere le
verbalizzazioni che spesso producono o esasperano le situazioni stressanti.
Rimango a vostra disposizione per qualsiasi informazione o consultazione.
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Bibliografia
Giberti – Rossi: (1996) Manuale di Psichiatria. Piccin e Vallardi
Masson Manuale Psicodiagnostico. Milano Giuffrè
Charpentier G. (2003). Le malattie e le loro emozioni: come comprendere le reazioni psicosomatiche .
Vicenza: Il punto d’incontro.
Jhonson R. (2003). Effetti delle emozioni sulla salute . Milano: Tecniche Nuove.
Mitscherlich A. (1977). Malattia come conflitto . Milano: Feltrinelli.
Murray M. T. (1996). Stress, ansia e insonnia . Como: Red.